lunedì 31 marzo 2014

JAMBES COURTES

Tradurre un'espressione idiomatica è sempre difficile, per cui se voglio far capire a un francese che le bugie hanno le gambe corte devo dirgli che "non vanno lontano" (ne vont pas loin). Ma siccome non credo proprio di avere lettori francesi, titolo proprio "gambe corte" questo pezzo sulla sacrosanta batosta rimediata dai socialisti in Francia.
Non avendo remore a rimarcare quando prendo cantonate, posso tranquillamente ricordare quando invece un po' ci piglio: in questo pezzo su Hollande, infatti, c'era si tanta speranza che si trattasse di una svolta vera capace quindi di propagarsi all'intera Unione, ma anche molto scetticismo sul fatto che potesse, e anzi che volesse, mantenere le promesse. Oggi conta poco stabilire se non voleva o non poteva, conta tanto invece registrare che se uno vince clamorosamente al grido di attaccherò i potentati finanziari sottintendendo denuncerò il Fiscal compact, e poi non fa nulla per deviare il corso della politica economica e monetaria del proprio Paese (e quindi dell'Europa, trattandosi della Francia) dal solco dell'ortodossia neoliberista, poi prendere una tranvata alle elezioni è il minimo che gli possa capitare.
Capite bene, amici miei, che quello che non sono stati capace di (o non hanno voluto) fare i socialisti in Francia non può fare (ammesso che lo voglia) la vostra listarella Tsipras? Si tratta dell'ennesima accozzaglia di anime belle che non ha il coraggio, o la voglia, di scagliarsi come dovrebbe contro l'Unione Europea perché in fondo pensa che sia emendabile, o peggio perché ha il mandato di intercettare quella quota della marea di scontenti che si reputano troppo "de sinistra" per votare i "populisti". Insomma, una trappola, come già fu Sel in Italia l'anno scorso: senza  il suo accordo di coalizione col PD, subito sconfessato dopo il voto per fingere di fare opposizione, avremmo avuto zero deputati vendoliani (e nessuna presidentessa del pisello a Montecitorio) e il premio di maggioranza a Grillo, e oggi staremmo vivendo ben altra stagione politica che questa pagliacciata autoritaria hon la hannuccia horta.
I francesi lo hanno capito. Non è che si siano trasformati tutti in pericolosi fascisti xenofobi, no: è che da loro non c'è Grillo, e c'è invece la Le Pen che è evidentemente riuscita a mondare il proprio partito dai peggiori fardelli paterni, e buon per loro che queste erano solo elezioni amministrative. Anche in Italia l'anno scorso non ci eravamo trasformati tutti in pericolosi qualunquisti, è che avevamo capito che c'era solo un'alternativa all'andazzo cui tutti gli altri ci condannavano. Oggi, nonostante un anno e passa di fuoco concentrico di tutto l'apparato massmediatico, col fuoco in appoggio su Internet e i social network di ancora troppi persistenti illusi di sinistra e molti bimbiminkia affascinati dal finto giovanotto fiorentino, siamo ancora quasi tutti qua, convinti che le prossime elezioni europee possono essere uno spartiacque.
Se si registrerà una forte affermazione di tutte quelle forze che davvero hanno l'intenzione di mettere questo sistema monetario con le spalle al muro ("o si cambia o ce ne andiamo"), avremo ancora qualche speranza (non la certezza, perché il potentato finanziario ha sede transcontinentale e potenza di fuoco pazzesca, ma almeno potremo provarci) di rimettere la piena occupazione al centro degli obiettivi economici dell'Europa o se no dei singoli Paesi che lo vorranno, con la politica monetaria a fare da variabile dipendente rispetto a questo obiettivo, qualunque sia la moneta da usare. Altrimenti, saremo bestie da macello nelle mani di chi ha palesemente l'intenzione di impoverirci tutti, e usa la propaganda per buttarci fumo negli occhi e tardare la nostra reazione. E "da sinistra" tutto ciò gli viene meglio...

venerdì 28 marzo 2014

...E CHI SI RICI, PEPPI?

Dopo il grande successo della foto di Obama di ieri, dovevo
trovarne una che rappresentasse il personaggio odierno in modo
che il parallelo reggesse, data la differenza sia di colore che di
avvenenza.. La metafora è la stessa: per fare quello che ha fatto,
e soprattutto come lo ha fatto, in anni di governo prima cittadino
e poi regionale, bisogna proprio avere la faccia come il culo.
 
Noi lo sapevamo già, che il Nuovo Centrodestra era uguale a quello vecchio. Peggio, noi sapevamo già che il buon Peppe era colpevole anche quando era innocente. Perché un conto è la responsabilità penale e un conto è quella politica, e per quest'ultima non c'è bisogno di nessun tribunale esterno, basta quello interno di ciascuno di noi. Chi ce l'ha...
E' facile titolare oggi contro Scopelliti, bisognava farlo in diretta, mentre forte di maggioranze bulgare demoliva la primavera reggina e dirottava l'immensa mole di liquidità in fin dei conti da essa originata in quel sottobosco al confine (e talvolta oltre, con un piede o due) con l'illegalità che costituisce purtroppo parte fondamentale di quell'anima reggina che sta all'anima italica come il succo d'arancia concentrato alle aranciate in bibita. Bisognava studiarselo, il fenomeno per cui una popolazione avvezza da millenni a ogni sorta di vessazione, riesce a stretto giro prima a coagularsi attorno a una figura di redenzione collettiva, e morto tragicamente lui, come di nuovo preda del fatalismo atavico ("non c'è furtuna p'i riggitani"), subito dopo attorno al suo esatto contrario, un campione di "chi si rici" e "tutt'a postu", gli sport nazionali del nostro Sud, meravigliosamente rappresentati dal Totò parcheggiatore abusivo del filmato in fondo: eccellenza, dal momento che non può sistemare la categoria, sistemi almeno me e gli altri 499 si arrangeranno, pazienza.
Si, dev'essere proprio questa la sindrome: incapaci di pensare socialmente, ci riusciamo solo dietro a una figura carismatica per il tempo in cui essa riesce a mantenere credibile la sua promessa di salvezza per tutti, e non appena questo fragile equilibrio inevitabilmente per una ragione o per l'altra crolla tentiamo almeno una situazione in cui possiamo salvare noi stessi. Se non guariamo da questa malattia, nessuna stagione miracolosa sarà mai decisiva. Nemmeno un'affermazione plebiscitaria di Grillo, a meno che non abbia il tempo di sedimentare il cambiamento radicale nella selezione della classe politica e anzi di concezione etica e durata del "servizio civile in politica" che è il punto fondamentale del progetto a 5 stelle.
Immaginate infatti una ritrovata sovranità monetaria in mano non dico a Berlusconi (non credo possa mai tornare premier, ormai), ma a uno dei tanti scopellitini che infestano il Paese. Per ogni 100 lire o eurosud o comecavololavoletechiamarequestamoneta necessarie a far girare 'a nicula (i soldi: è neutro plurale in -a come in latino, bellissimo...!), ne stamperebbero altre 100 per inguattarsele, da un lato vanificando gli effetti del moltiplicatore keynesiano a saldo zero per l'erario (funziona solo per redditi bassi diffusi ed emersi) e dall'altro innescando una pericolosa spirale inflattiva con spread a rincorrere e conseguente peggioramento del deficit via spesa per interessi. Un sottobosco talmente virulento che riesce persino a prosperare mentre le cime, con grande copertura della Stampa, sono sottoposte a potatura: basta leggere bene la tanto pompata abolizione renziana delle province...
Niente, la cura può essere solo drastica. Finché la politica sarà un modo di fare carriera e soldi, sarà una delle strade preferite da chi ha quegli obiettivi e nessuno scrupolo. Se proprio non si può passare al sorteggio, bisogna imporre che chiunque voglia fare politica possa farlo al massimo per dieci anni, e prima e dopo venga sottoposta a una TAC patrimoniale totalmente trasparente. Non ci stai? Hai tutto il diritto alla tua privacy, ma sei ineleggibile. E alla fine se hai un euro in più hai l'onere della prova invertito a tuo danno: o dimostri che lo hai ottenuto indipendentemente dalla tua attività politica, o lo ridai con sanzioni e interessi.
Scommettiamo che si sarebbero molte meno "vocazioni"? Certo, non mancherebbero altre strade per procurarsi sei anni di carcere, per chi proprio se li vuole andare a cercare.... In fondo, se ha ragione Marx e ogni accumulazione originaria di capitale nasconde un crimine, non c'è poi tutta sta differenza tra la 'Ndrangheta SpA e un'altra qualsiasi multinazionale: ognuno si arrangia come può, e in ogni caso non è facile primeggiare, specie partendo da situazioni di svantaggio...

giovedì 27 marzo 2014

ERA SOLO ABBRONZATO...

Un bel primo piano del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama,
in questi giorni in visita a Roma...
Quando ho iniziato a fare il dj in radio, eoni fa, la prima raccomandazione che gli amici più esperti hanno tenuto a farmi è stata più o meno questa: quando fai una cavolata, anche solo un "buco" (in gergo, non so nemmeno se ancora attuale, "silenzio in onda per più di un secondo o due"), dopo fai qualunque cosa tranne scusarti o tornare in altro modo sull'accaduto: l'unico effetto sarebbe aumentare, ed esponenzialmente, il numero di chi si è accorto della cosa.
Questo precetto base della comunicazione di massa, in realtà, non è l'unico che vìolo sistematicamente su questo blog, forse proprio perché l'audience è la cosa cui bado meno nel tenerlo. Quindi questa non è la prima volta che ammetto di aver preso cantonate, se ne segnalano almeno un paio di altrettanto clamorose: quando facevo il tifo perché la Fiat comprasse anche l'Opel, ancora convinto che Marchionne fosse li per fabbricare e vendere auto, o quando pensavo che a certi patti "più" Unione Europea fosse meglio che "meno", ancora non avendo aperto gli occhi sull'operazione "impoverisci i sudditi specie del Sud" che invece era il progetto Euro fin dall'inizio (e non so Prodi se ne esce meglio col dolo o la colpa: è meglio per un politico rivelarsi un imbroglione o un cretino?). Certo, almeno il Partito Democratico l'ho tanato fin da subito, che era lo strumento della definitiva liquidazione della sinistra in Italia, ma anche qui ho sperato fino alla fine che l'anima Bersani fosse diversa da quella Renzi, purtroppo dovendo registrare nella breve stagione in cui prevalse che ciò sostanzialmente non fosse vero: è stato proprio mentre PLB ripeteva ogni giorno che qualunque fosse stato l'esito del voto lui sarebbe rimasto "con Monti senza se senza ma" che assieme ad altri milioni di delusi ho mollato il PD per abbracciare la causa grillina...
Ma questa no. Questa non me l'aspettavo. Si, è vero che tenevo a sottolineare più l'aspetto simbolico dell'elezione di un nero alla Casa Bianca prima che al soglio pontificio (fregando sir Skardy) o prima che una donna al Quirinale, ma insomma si, avevo gioito anch'io per l'elezione di Obama. Che invece fin da subito ha gettato fango sul Nobel per la pace assegnatogli sulla fiducia (evidentemente malriposta), mancando ogni promessa elettorale di disimpegno militare su vari fronti, di cui pian piano anzi ne ha aperto molti altri. Dimostrando che per una volta l'uomo di Arcore aveva ragione, che ne sai forse i bugiardi si riconoscono tra loro dall'odore: quello del negro aveva solo l'apparenza, e manco tanto.
Diciamoci la verità: oggi l'Imperatore è in visita alla sua colonia più "ballerina" in fatto di importanza, a seconda se la Storia la situi o meno sulla frontiera. Oggi che i Russians si sono messi in testa di giocare di nuovo alla Grande Potenza, vediamo cosa ci guadagneremo noi; l'altra volta, erano stati due o tre decenni di relativo benessere e crescita delle aspettative, al prezzo di mantenere la democrazia a livello di mera etichetta formale. Certo è che questi che hanno la scusa di essere progressisti quando ci si mettono riescono a essere più reazionari dei peggiori conservatori: dal persistente osceno impegno in Afghanistan e Iraq alla gestione vergognosa della questione ucraina, passando per le "primavere" arabe varie e il lavorio più o meno sommerso contro un Sudamerica che non si rassegna a perdere, questo Mr. President ha proprio la faccia come il culo. Di un nudista.

sabato 22 marzo 2014

COSA VUOI DA ME?

Chi di noi, sommersi in questo periodo come non mai da contatti commerciali invadenti su qualsiasi telefono a qualsiasi ora, dopo essersi giustamente abbandonato allo sfogo della rabbia si sia soffermato un istante a chiedersi come mai, e come mai proprio adesso, si è probabilmente già dato da se l'unica risposta sensata: è proprio per via della crisi, che è pieno di disperati che tentano di grattare il fondo del barile.
Io oggi, dopo aver ascoltato gentilmente l'interessante proposta di una venditrice del mio operatore mobile che tentava di diventare anche il mio fisso fino a che non è diventata troppo insistente a "chiudere" qui e ora, e dopo aver invece mandato quasi a quel paese il commerciale della compagnia elettrica che si fa aprire il portone chiedendo del contatore (ma su quali testi ha studiato chi gli fa i corsi di marketing? se mi imbrogli subito io non ti credo più, quale che sia l'effettiva favolosità dell'offerta, cretino!), tento di dirvela in maniera più generalizzabile. Ci sono solo due modi per avere a disposizione una parte della ricchezza complessiva del sistema di cui si fa parte (la scala per ora sceglietela voi: la famiglia, la città, lo Stato, il mondo?): partecipare alla sua creazione, o cercare di spostarla.
Fate finta, per ora, che qualunque sistema abbiate scelto esso sia "chiuso", non ci sia cioè possibilità di prendere la ricchezza da un altro sistema, poi di questo parliamo. E ora ditevi, guardandovi allo specchio: siete di quelli che la ricchezza la creano, o la spostano? E' facile, perché a meno che non siate coltivatori diretti, allevatori, minatori, produttori di energia (o qualunque altro settore che si occupi di rendere spendibile nel sistema-Terra l'unica fonte esterna di approvvigionamento dello stesso, il Sole), siete (siamo) della seconda razza, quel novanta per cento abbondante che per campare deve inventarsi qualcosa per convincere gli altri a cedergli parte della loro ricchezza.
Non è stato sempre così, questo rapporto è rimasto esattamente l'opposto per millenni, solo una certa fase del capitalismo scaturita dalla dialettica col socialismo ha portato al mondo che viviamo noi occidentali da qualche decennio. L'unico, per capirci, in cui un uomo abbia mai potuto anche solo pensare di andare oltre la stretta sussistenza e magari arricchirsi, chessò, cantando canzoni. Perché questo mondo sia agli sgoccioli ce lo siamo già detto molte volte, è una questione di risorse globali complessive del pianeta rispetto alla popolazione, e la ragione per cui certi complottismi intorno a disegni di spopolamento drammatico e repentino ci fanno rizzare i peli anziché ridere a crepapelle. Forse dovremmo chiederci però anche perché e come sia potuto esistere.
E' esistito perché una parte del mondo aveva e ha la forza di imporsi sul resto, imponendo trasferimenti massicci di ricchezza a suo favore, e comprando il silenzio dei sudditi interni attraverso una parziale redistribuzione di quella ricchezza. Il welfare, il consumismo, la stessa possibilità di elevarsi culturalmente, tutto quello che io e voi crediamo essere conquiste della civiltà sono state possibili solo a patto di un secolare violento e disumano piano di sfruttamento delle risorse del resto del mondo. Che continua, e continuerà finché potrà. Ma allora, vi chiederete, perché non possiamo continuare ad avere le cose e le prospettive che hanno visto i nostri padri, se basta trovare il modo di fare pace con la propria coscienza di predatori o parassiti degli stessi?
In realtà si può. Qualcuno potrà. Chi ne ha la potenza economica/politica/militare potrà. Gli statunitensi, innanzitutto. I giapponesi, marginalmente. I russi, cui la sconfitta nella guerra fredda non ha tolto le immense risorse naturali. I cinesi, gli indiani, i brasiliani e simili, che hanno il vantaggio di non aver mai dovuto concedere ai loro innumerevoli sudditi quelle cose che ora gli altri hanno il problema di dover togliere ai loro pochi. E gli europei?
Molti di noi hanno creduto, qualcuno ci ha fatto credere, che il progetto "Unione Europea" fosse proprio questo: il livello di scala necessario a poter difendere nel nuovo scenario mondiale lo stile di vita conquistato dai cittadini europei. Non era questo. Alcuni di noi se ne sono accorti forse tardi, molti, troppi altri ancora non se ne accorgono ma non era questo. Era che i tedeschi (segui questo link, ma prima siediti) non hanno mai davvero messo da parte il desiderio di raggiungere quella massa critica necessaria a recitare un ruolo in quello scacchiere, hanno solo cambiato nome (spazio vitale effettivamente è fuori moda nell'era del politically correct) e scelto modi più subdoli ed efficaci. Così anche qualcuno tra loro potrà. Noi italiani, scordiamocelo.
Noi non abbiamo mai avuto niente, sotto il culo, solo la posizione geografica è stata una ricchezza finché contava qualcosa stare al caldo e viaggiare per mare. Ci abbiamo fatto un impero, con furbizia ingegno ed elasticità, su questo. Poi con le stesse doti abbiamo creato e accumulato il più grande patrimonio artistico mondiale, traendone le energie proprio nella rinuncia all'entità politica. Una volta Stato, per volontà e con risorse degli altri, siamo stati giustamente dagli altri rintuzzati ogni volta che credevamo davvero di poter parlare con loro dallo stesso livello. E' vero che i nostri tentativi erano goffi, i nostri eroi ogni volta più ridicoli, da Adua al(l'ormai ex) Cavaliere passando per il Mascellone, ma anche fossero stati seri sia gli uni che gli altri il risultato non sarebbe cambiato. Non abbiamo niente sotto il culo. Ci hanno fatto campare un po' meglio per qualche decennio solo perché gli serviva: dobbiamo ringraziare il PCI e chi lo votava, tutti anche i padroni che lo vedevano come il fumo, se non fosse stato così forte da metterci sul fronte della guerra fredda non avremmo avuto nemmeno i "favolosi anni sessanta". E infatti per sconfiggerci lo hanno attaccato su tutti i fronti, soprattutto da dentro. E ora chi dovrebbe portarne l'eredità è proprio chi guida il plotone d'esecuzione per finirci.
Cosa vuol dire ridurre la spesa pubblica, stronzi? Quale, spesa pubblica? Mille euro date a uno per pulire un giardinetto tutti i giorni, fanno un giardinetto pubblico pulito gratis, perché quello i mille euro li spende per campare, e se quelli a cui li da pagano le tasse come lui ha fatto alla fonte in pochi giri lo Stato ha incassato i mille spesi e comincia a guadagnarci. Anche se poi quello il parco non lo pulisce, però io i parchi puliti li voglio e allora pago 1500 a uno che controlla se li puliscono eccetera. Un sistema che si autofinanzia e fornisce servizi, questa è una Pubblica Amministrazione efficiente, e perché la sua efficienza fosse accettabile non serviva nessuna riforma epocale di quelle fatte (e non ne servono altre ora), bastava volerla davvero. Non la si è voluta per creare correi. Piccoli correi di rei grandi. Che hanno formato un fiume di spesa pubblica fuori dall'alveo di questo circolo virtuoso. Un milione di euro dati a mille guardaparchi non sono un milione di euro dati a un palazzinaro, un tangentaro, un mafioso, una casa automobilistica, un manager, un partito: il primo milione resta nel giro e si ripaga da solo col solo freno dell'evasione dei piccoli commercianti, il secondo esce quasi tutto e va nei conti esteri, nelle partecipazioni, nel capitale finanziario, nelle imprese malavitose, eccetera. Eccovelo il vostro debito pubblico. E voi tutte le volte cominciate dagli esuberi tra gli statali. Voglio vedere, quando riusciranno a togliere lo stipendio regolare anche agli statali, la confcommercio che plaude alle misure del governo come commenterà le statistiche dei suoi consociati che chiudono per mancanza di clienti. La crescita? Riducendo il lavoro a una scommessa sottopagata? E a chi le vendi le cose che riesci a produrre con italiani pagati 600 euro al mese, ai cinesi che i loro li pagano 60 e lavorano il doppio?
Non abbiamo ricchezze naturali. Quel poco che abbiamo, a parte un po' di oro nei forzieri di provenienza borbonica, lo abbiamo accumulato nei decenni in cui la rendita di posizione ce lo ha consentito. I beni pubblici ce li hanno già rubati tutti, le hanno chiamate privatizzazioni. Ai cittadini resta qualcosa, per lo più case di proprietà e diritti. Ecco che ce li stanno togliendo. Scientemente. E' inutile che mi chiedi che operatore ho, io non ho quasi più niente la casa è della banca finché non estinguo il mutuo e non è detto che campi abbastanza e quanto mi daranno di pensione basti a pagarlo, spendo solo quanto mi è indispensabile e presto sarà per tutti così, già per te e tutti quelli che cercano di spostare ricchezza verso di loro è così, cosa vuoi che serva un architetto se non ci sono i soldi per ristrutturare i negozi che ancora non chiudono, cosa un dentista in più se non ci vado se non sto impazzendo dal dolore, cosa mi vuoi vendere commerciante che non sia una cosa indispensabile fino a che potrò comprarmi almeno quelle?
Abbiamo solo la posizione geografica, e il più grande patrimonio artistico mondiale. Fossimo giapponesi, camperemmo solo di quello come i giapponesi campano solo della loro intelligenza, e faremmo pagare caro a tutti anche solo odorare quello che è nostro e noi teniamo magnificamente. Sovranità monetaria e rigore morale, assieme. Non c'è altra via d'uscita. Le propone il M5S, ecco perché dobbiamo farli vincere, li proponesse convincentemente qualcun altro andrebbe bene lo stesso. Di fatto, oggi, sono solo loro a farlo. Il resto sono solo chiacchiere.
Non voglio rinegoziare il mio contratto elettrico. Voglio che tu abbia uno stipendio e un ruolo che non sia tentare di sgraffignare qualche spicciolo a me e altri mille morti di fame come me perchè sennò non mangi. Voglio che tu ricordi che è un tuo diritto, e non ti rassegni a questa visione del mondo che anche i mass-media loro schiavi tentano di proporci come senza alternative. E che tutti quanti assieme sfruttiamo quel poco di sostanziale che c'è nel giochino che chiamano democrazia per capovolgere la Storia. Non voglio più vedere in giro disperati, solo incazzati. Sarebbe ora.

sabato 15 marzo 2014

NON SERVE PENSARE A MALE

La verità è che è una faticaccia sospettare di tutto e di tutti, la vita diventa un inferno, come diceva il professor Bellavista al camorrista che chiedeva il pizzo "ma vi siete fatti bene i conti, vi conviene?". Per cui, a parte appunto alcuni che ci sono tagliati, tendiamo tutti in prima battuta a fidarci, e solo quando la malafede di qualcuno ci pare dimostrata ci arrendiamo all'ipotesi, ma solo nei suoi confronti, mentre solo quando tutti i personaggi di un certo tipo (tutti gli uomini o le donne, o tutti i politici) la estendiamo alla categoria (e poi si che è dura rimuovere, questo pregiudizio, nei confronti del singolo che non lo merita, e sempre per economia, perché coltivare un pregiudizio nei confronti di una categoria è meno oneroso che formarsi giudizi a posteriori nei confronti di ciascuno dei componenti).
Quando allora si presenta un tipo con la faccia pulita, da cicciobello bamboccione, e magari ci dice pure che rottama tutti, riscrive le regole, ci riporta la crescita e tanto per cominciare ci aumenta gli stipendi di 80 euro al mese, sì, abbiamo il vago sospetto che ci stia prendendo in giro e in realtà ci prepari chissà che piattino, ma poi pensiamo "e perché dovrebbe?". Quindi l'ipotesi, avanzata da molti "scetàti", che egli sia un killer per conto del capitalismo finanziario europeo incaricato di completare la demolizione del Paese, anche se immediatamente suffragata dalle sue scelte chiave (a Economia e Finanze in primis) e dai primi passi (il jobs act è nè più nè meno che il definitivo smantellamento di un modello del lavoro conquistato con decenni di lotte, e almeno servisse a qualcosa) della sua attività di governo, viene scartata dai più proprio perché non ritengono sensata tanta cattiveria.
Perché poi dovrebbe una classe politica essere così vorace da uccidere il tessuto sociale di cui è prospero parassita? Perché anzi, allargando il quadro, dovrebbe quella ristretta élite mondiale che in questa crisi continua ad arricchirsi, continuare a impoverire tutti gli altri quando si è visto che il capitalismo prospera e vince proprio quando riesce a inglobare tra i beneficiati anche gli ultimi della fila?
Per la risposta non bastano le metafore: quella dello scorpione che punge la rana anche se così annegheranno entrambi perché nessuno alla fin fine può tradire la propria natura anche sapendo a che guai lo conduce, o quella degli organismi che proprio quando l'animale muore conoscono il vertice della propria parabola nutrendosi della carcassa non sapendo (e quand'anche fregandosene) che stanno esaurendo la fonte stessa della propria esistenza. Occorre uno sforzo logico.
Il rasoio di Occam postula uno dei più principi più preziosi per lo sviluppo dell'umanità: per spiegare un evento, occorre scartare tutto ciò che non è strettamente necessario. Che è come dire che tra due spiegazioni sufficienti di un qualunque fenomeno è sempre preferibile quella più semplice. Aggiungere elementi non necessari è esattamente il punto debole di ogni religione e di ogni "teoria del complotto": roba che contiene tanti elementi di verità, e per questo attrae, e poi ne aggiunge di non necessari, e per questo alla fine costringe chi vuole continuare a vedere le cose con razionalità a prendere le distanze.
Insomma, non occorre affatto pensare a un Renzi "cattivo", per capire che è li per completare la distruzione nel nostro Paese. Lui è solo una pedina in parte inconsapevole di un progetto più ampio, che si realizza da sè, per forze sistemiche insite nel capitalismo. Non c'è nessuna ragione, per le leggi dell'economia oggi che vigono incontrastate, per cui in un mondo unico con un mercato dei capitali unico e uno delle merci virtualmente tale si mantengano differenze nel mercato del lavoro e dunque nel tenore di vita dei lavoratori. Quando è stato possibile per "gli ultimi" dell'occidente avere più soldi più diritti più possibilità di crescere culturalmente degli ultimi del resto del mondo, lo è stato per fattori extraeconomici come la potenza militare e le scelte politiche risultanti dalla cosiddetta "lotta di classe". In particolare, grazie alla loro posizione tattica nella guerra fredda gli italiani hanno vissuto alcuni decenni di conquiste in tema di lavoro, casa, istruzione, sanità, cultura, eccetera, che dopo il 1989 così com'erano state rese possibili hanno iniziato a essere smantellate. Il processo deve essere graduale, per evitare conflitti e alla fine essere più rapido, tanto man mano chi ha vissuto delle conquiste come diritti invecchia e muore e i suoi figli e nipoti quelle stesse cose non sapranno mai che erano diventate appunto diritti. Alla fine di questo processo, c'è un pianeta con un sistema economico e politico unico, una piramide alla cui base la classe più numerosa vivrà al livello di sussistenza, sempre che il pianeta lo consenta ancora. Per capirlo, non occorre postulare nessun Grande Vecchio da nessuna parte: avverrà e basta, a meno che non ne diventi consapevole abbastanza gente da organizzarsi per contrastarlo (ammesso che sia possibile). Ma è molto difficile: gli strumenti culturali necessari sono stati "sventatamente" elargiti per poco tempo, e dopo gli anni settanta si è smesso, sostituendoli ad altri più facili e attraenti che hanno favorito il processo di "mandrizzazione" generale. Internet è in controtendenza, e il movimento di Grillo con essa, ma proprio per questo è continuamente sotto attacco da tre versanti: commercial/culturale, caricando anch'essa di strumenti di "mandrizzazione"come i social network, politico, demonizzando le espressioni di partecipazione da essa espresse in misura direttamente proporzionale alla loro capacità di incidere sul reale (da qui la coalizione politica e massmediologica contro i grillini), e legislativo, continuando a tentare di imbrigliarla e limitarne la libertà. Quindi è l'unica speranza, ma non c'è da sperarci troppo.
Molti di noi avevano sperato che l'Unione Europea fosse un tentativo di costituire un argine sufficientemente potente, visto che gli Stati nazionali non lo erano, per contrastare questo processo e in definitiva proteggere i cittadini europei dalla globalizzazione. Invece col tempo si è purtroppo scoperto che invece era il cavallo di Troia per facilitarlo, e l'Euro era i soldati achei dentro la sua pancia. Ora sono dentro le mura, e stanno bruciando tutto. Non so nemmeno se siamo a tempo a ricacciarli fuori, e se servirebbe a qualcosa. So solo che oggi bisogna stare con chi vorrebbe farlo, e registrare gli avvenimenti con la chiave di lettura giusta, a futura memoria: Laocoonte è morto senza riuscire a fermare il tranello che aveva intuito, si, ma il suo gesto è arrivato fino a noi.

martedì 11 marzo 2014

MILLE BOLLE BARBABLU'

Come Barbablù che scrive un pamphlet contro il femminicidio.
Come Hitler che gira Schindler's list, no come Hitler che molla il regime e si dedica a salvare gli ebrei dallo sterminio.
Come Alonso che guida col cappello la sua NSU Prinz verde a due all'ora.
Come Superman che illustra a un convegno medico i benefici della kryptonite verde.
Come Topolino che rapina la banca di Gambadilegno con Pippo a fargli da palo.
Come la Navratilova che magnifica le doti del maschio italico.
Come Paola e Chiara che vincono il premio Tenco.
Come una squadra di Zeman chiusa a difendere lo zero a zero dal primo minuto. E Zeman non fuma.
Come la Juve che perde uno scudetto a causa di un errore arbitrale.
Come Rocco Siffredi che dichiara di essere ancora vergine.
Come Berlusconi onesto.
Come Toto Riina che telefona a Falcone consigliandogli di fare un'altra strada.
Come Dante che scrive in latino che quelli che scrivono in volgare dovrebbero essere giustiziati e andare all'inferno.
Come Edberg che vince uno slam senza mai scendere a rete.
Come un giornalista televisivo italiano, uno qualunque uno solo, che riporta una notizia non politicamente neutra in modo obiettivo.
Come Sgarbi che fa una comparsata televisiva senza mai alzare la voce neanche un pochino.
Come Maradona che contrae uno strano morbo che lo rende incapace di comprendere il concetto stesso di palla.
Come Mina che stona.
Come Luca Giurato nominato ad honorem alla Crusca (Marzullo a RAI cultura c'è già).
Come Manuela Arcuri che interpreta in una fiction Anna Magnani (zitto che anche questo forse potrebbero farlo...).
Come Napolitano che si muove rigorosamente all'interno delle prerogative costituzionali.
Come Brunetta che gioca pivot in NBA (Dalla a livello amatoriale diceva di farlo...).
Come Maria De Filippi che conduce un programma culturale edificante per i valori dei ragazzi.
Come Vespa per sempre lontano dalla TV, a passare gli ultimi anni sulll'Himalaya seguendo le orme di Tiziano Terzani.
Come Erode presidente di Save the children.
...
La lista è allungabile all'infinito, la sintassi l'avete capita: bisogna immaginare un personaggio e attribuirgli iniziative o comportamenti il più assurdi possibile per lui. E' un esercizio spirituale importante, per essere pronti ad assorbire il colpo di uno che è stato il principale, anche se non il solo per carità, artefice della liquidazione del patrimonio sociale e culturale del più grande partito comunista occidentale, che celebra in un film (evidentemente ora si crede regista, in passato si credeva scrittore, giornalista, e pensate un po' anche leader politico) colui che lo aveva portato ai massimi storici. Come un ateo che agiografa Dio, o uno dei due Papi che bestemmia in pubblico.
Veltroni ha fatto un film su Berlinguer.

domenica 9 marzo 2014

ASTENERSI PERDITEMPO

E' qui che Cavour si guadagnò l'appoggio inglese alla guerra
di conquista che chiamiamo Unità d'Italia, o mi sbaglio?...
Il tag "democrazia" è uno dei più cicciotti nella cloud a destra, quindi in queste pagine se ne parla spesso, magari criticamente, distinguendo tra concetto teorico e sua declinazione pratica, ma spesso. Eppure non trovate nei quasi sei anni di questo blog nessuna eco a nessuna delle innumerevoli situazioni in cui invece il mainstream vi ha rintronato le orecchie di questo termine dunque tanto sacro quanto bestemmiato. Mai, dall'Iraq alla Cina, dal Venezuela a tutte le primavere arabe, dalle pussy riot a Striscia o Le iene, da Bono alle lezioni di democrazia a Grillo e grillini, dall'Iran all'Argentina, per finire all'Ucraina e a tutte le altre occasioni che sicuramente ho omesso dall'elenco, trovate qui un post che si accoda alle proteste "per la democrazia" come invece accade in profusione su Facebook.
Già, Facebook. Primissimi tempi a parte, lo uso quasi solo per pubblicizzare le pubblicazioni di questi post. E non ho un account Twitter. Sticazzi, ecco un altro snob anti social network, si potrebbe dire. Sticazzi, risponderei io, se lo pensate, la verità la so io e a me basta: è che, tolte le foto proprie dei propri figli e di cagnolini propri e sconosciuti, e tolto appunto chi li usa come cassa di risonanza di cose che fa altrove, i social network sono ormai il regno incontrastato della pigrizia. Cosa ci vuole a dare aria al proprio fiato mentale rigirando un link senza nemmeno magari averlo letto, o scrivere 150 caratteri sul nuovo episodio di cronaca ascoltato in TV? Poca fatica, molta visibilità, ecco perché ha successo. Purtroppo io per motivi anagrafici vengo da un passato in cui la fatica invece contava, tanto da dare sia gusto che sostanza alle cose.
Attenzione, perché è un vizio che una volta preso si propaga anche ai media tradizionali: prendete ad esempio la malaviruta del Ministro dell'Interno di oggi, che crede di lucrare su un infanticidio per accreditare la sua patente di paladino della lotta ai criminali (al punto di avocarsi tutte le funzioni della magistratura, dalle indagini alla Cassazione), senza avere la pazienza almeno di chiedere prima qualche particolare agli investigatori che intanto stavano già torchiando la madre...
Lo fanno in tanti, lo fate in tanti: vi dicono che in Ucraina c'è un intero popolo che lotta per la democrazia contro un tiranno sanguinario, e voi vi accodate allo sdegno. Con un po' di fatica, però, era facile scoprire che le attuali frontiere dell'Ucraina sono state disegnate da Kruscev per ragioni e con ricadute tutte interne all'Unione Sovietica, ma in Crimea sono quasi tutti russi e oggi hanno almeno le stesse ragioni di proclamare la secessione di quelli che ieri sfilavano a Kiev col nostro plauso. Come la mettiamo? Non ammettiamo la lezione nemmeno se finisce, o almeno rischia di finire, a schifìo? Chi ha voglia di andarsi a studiare com'era davvero e com'è andata a finire la questione Jugoslavia?
Molti mi dicono, e tante volte guardandomi allo specchio e osservando il contatore in alto a destra dubito che abbiano ragione, che scrivo difficile ed è faticoso seguirmi. Poi mi ricordo che è un complimento e tengo duro, quanti siete siete. Buonanotte a tutti, portate a ninna i vostri corpi. Ma lasciate sempre sveglie le anime...

giovedì 6 marzo 2014

C'È FICTION E FICTION

La troupe nell'estate 2013 lungo "quello che Gabriele D'Annunzio
definì il più bel chilometro d'Italia
" (Martellini - De Zan), senza
potere ancora aggiungere 'della città peggio amministrata d'Italia'
Poi uno dice che vai a fare al cinema, adesso in TV ci sono delle fiction di livello cinematografico, stasera poi ce n'è una che parla della tua terra, e lo so che odi le cose a puntate ma queste sono solo due!...
Avendo visto e rivisto tutti i Montalbano televisivi, che effettivamente sembrano film e spesso risultano migliori dei non sempre perfetti gialli di Camilleri (che peraltro televisivo ci nasce e si vede), ed essendo Zingaretti il "giudice meschino" protagonista di questa miniserie, dico vabbè. E poi lo guardo fino alla fine (nonostante una infinita serie di nefandezze e stereotipi, in testa "il boss della 'ndrangheta buona di una volta") solo per due ragioni: scoprire se era vero che avevo indovinato il colpevole alla prima inquadratura (purtroppo si, e ho detto tutto), e evitare la tentazione di partecipare al trionfo di share di Canale 5 risorbendomi il polpettone neooscarizzato di Sorrentino.
Poi di quest'ultimo leggo questa stroncatura più netta e motivata della mia, e collego le due cose, dando un nome e cognome al disagio che mi dava ogni inquadratura della mia Reggio fatta da Carlei (uno che al vertice della sua carriera per ora ha Padre Pio e Enzo Ferrari entrambi col volto di Castellitto) per la sua fiction. P.S. stavolta non è post scriptum, ma sono le iniziali del politico che ha fortemente voluto e sponsorizzato questa opera, le ragioni profonde mettetecele voi. Si intuiva dalle location a cominciare da quella dell'assassinio di Gioele Dix, si capisce seguendo lo stesso ragionamento di Di Cori Modigliani per La grande bellezza, si dimostra andandosi a cercare le prove su Internet (ad esempio qui durante le riprese e qui alla prima nel salotto buono cittadino). Troppe volte lo scopo della produzione non è certo fare un buon film che renda l'investimento...
...
Poi allora uno dice che vai a fare al cinema, se il "campione" è una mezza boiata, e poi magari ti capita di andare a vedere dopo trent'anni Verdone, perchè c'è la Cortellesi che è riuscita a tenere a galla persino un film girato da quello di Benvenuti al sud al nord e a tutti i luoghi comuni possibili e immaginabili, e poi ricordare perché lo avevi abbandonato dopo Perdiamoci di vista (appunto...): potrebbe godersi i miliardi accumulati riposandosi, al limite recitando (male) ogni tanto, ma scrivere e dirigere film ti prego proprio no, ti ha detto culo i primi tre, non è cosa tua...
E allora non resta che andare a teatro. Meglio se a vedere giovani che hanno scelto la strada del sudore sul palcoscenico per crearsi lo spazio che meritano nel mondo dell'arte. Magari mettendo in scena qualcosa che in qualche modo parla di se stessi: personaggi di questo paese nel tunnel di una crisi economica senza apparente via d'uscita, le cui esistenze si incrociano drammaticamente. E' il soggetto di "Equilibrio precario", in scena sabato 8 marzo a Roma, al Teatro della Visitazione in via dei Crispolti 142 (vicino via Tiburtina), tratto da quel "Gli ultimi saranno gli ultimi" di Massimiliano Bruno guarda caso già portato in scena anni fa proprio dalla Cortellesi. Stavolta l'adattamento è per più attori, regia di Daniela Aversa. Costa 15 euro (per prenotazioni e info 3425117850 o 064111825) compresa la tessera e l'accesso a un buffet e a una mostra di pittura nel dopo spettacolo. E ci sarà uno spazio per la meritoria associazione PeterPan, che da tempo si occupa dell'assistenza, logistica e non solo, per i bambini malati di cancro e le loro famiglie.
Andare a teatro, in occasioni così, che nascono dal territorio (presentano l'evento il circolo tennis T5 e l'associazione Teatroavista) e vivono del territorio, è toccare con mano come tra una fiction e l'altra possono esserci tantissimi gradi di differenza nel contatto con la realtà. Buon divertimento.

lunedì 3 marzo 2014

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Il trompe l’œil di Alan Sonfist che chiude forse il più bel film
di Resnais, Mon oncle d'Amerique. Credo sia a New York...
Del film da Oscar di Paolo Sorrentino, di come sia il meno bello della sua peraltro non lunga filmografia e di come sia però così paraculo da aver reso facile prevederne la premiazione americana, ho già detto a suo tempo. Oggi è tempo di adottare a posteriori il profilo che per sua fortuna Leonardo ha calzato a priori, e gioire per l'affermazione del cinema italiano, anzi della sua anima "colta all'italiana", per quanto estemporanea rischi di restare anche stavolta.
La notizia della vittoria agli Oscar ha però oscurato, almeno nella stampa italiana, un'altra notizia dal mondo del cinema altrimenti di primissimo piano: decisamente al tempo suo, ci ha lasciati il grande regista francese Alain Resnais, non so se il migliore dell'anima "colta alla francese" del cinema ma certo quello che secondo me ha raggiunto i momenti maggiori nel rapporto tra i contenuti e la capacità di renderli fruibili a tutti con poca fatica, sempre secondo me invece il grande problema del cinema francese d'autore in genere. In cima a tutti, il meraviglioso Mon oncle d'Amerique (guardatelo, qui c'è tutto!), che grazie all'intreccio di due piani narrativi apparentemente distantissimi, le vicende di una famiglia e gli esperimenti sui riflessi condizionati dei topi, ci schiaffeggia con la reale origine dei nostri moti d'animo a prescindere di ciò di cui la nostra sovrastruttura mentale li riveste e imbelletta. Per chiudere con quella che io chiamerei "la giusta distanza rappresentata in metafora", una delle più grandi metafore della storia del cinema, ovviamente per immagini, che non ha che da essere vista e rivista.

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