domenica 21 febbraio 2021

CHIEDI COS'ERA IL FASCISMO - VERSETTI COVIDICI 44-48

Se la misura di torto o ragione dipendesse dal consenso... 
Se avete un/a figlio/a alle elementari a cui per la prima volta le maestre con cautela hanno parlato di fascismo, forse a proposito del giorno della memoria, e avete costruito con lui/lei un rapporto per cui quando non capisce una cosa ve la viene a chiedere, e vi chiede appunto, non avendolo capito e non potendolo capire, "cos'è il fascismo", in questo periodo siete "fortunati". Ma può darsi che non lo sappiate.

Infatti, è probabile (statisticamente parlando, quasi certo, a credere ai sondaggi) che anche voi siate convinti che avere un tecnico del calibro e del riconoscimento internazionale di Draghi come primo ministro sia una benedizione, e ancora (anche se un po' meno) che il governo nell'ultimo anno vi ha protetto contro un virus terribile e pazienza se ciò ha comportato dei costi economici e sociali immensi ("cosa dovevano fare con questi numeri!", ripetete sciorinando le cifre dei TG), e ancora (anche se non in maggioranza, in buon numero) di essere di sinistra progressisti democratici e dunque antifascisti col timbro. Allora risponderete che il fascismo è stata una dittatura brutta e cattiva che assieme al nazismo ha sterminato gli ebrei e provocato e per fortuna perso una immane guerra mondiale. E il/la pargolo/a ne verrà doppiamente rassicurato: dal non aver sentito dal genitore una storia diversa che a scuola, e dal pensare meno male è roba di una volta oggi siamo liberi e siamo in democrazia. E voi avreste assolto il vostro compito: farne un perfetto suddito di domani. Giusto?

Perché se invece pensate che il vostro compito sia farne un uomo o una donna libero/a, e pronto però a pagarne il prezzo in termini di diversità rispetto agli altri anche solo in termini di consapevolezza (la quale comporta sempre un certo grado di sofferenza in più, rispetto all'abbandonarsi al gregge), dovreste sforzarvi di cercare un'altra risposta. Di regimi in cui i pochi governavano autoritariamente i molti, infatti, la storia dell'umanità è piena, anzi direi che sono quasi la totalità, in forme diverse. Dov'è l'originalità del fascismo, allora? Perché si merita un'etichetta tutta sua?

Perché con la rivoluzione industriale i sudditi, non più contadini analfabeti sparsi appunto nel contado ma operai sempre più (per necessità pratiche) istruiti e pigiati nelle città, hanno cominciato a parlare tra loro e pretendere la loro parte, ed è nato il socialismo, che poi addirittura dove ha trovato le condizioni ha preso il potere diventando "reale", e la Grande Guerra ha ulteriormente accelerato questo processo, perché nelle trincee si sta ancora più stretti. E il capitalismo se voleva sopravvivere doveva inventarsi qualcosa, che magari mutuasse alcune forme proprio dal socialismo, accogliendone alcune istanze. Infatti, Mussolini era socialista. E tra le altre cose, realizzò tutta una serie di cose, dall'industria pubblica all'edilizia popolare di massa, al sostegno alle famiglie, all'istruzione, mai viste dai sudditi in quelle proporzioni, tanto che chi ha l'età mia ha fatto a tempo a conoscere molti vecchi che le rimpiangevano ("quando c'era Lui caro lei"), e quelli che non lo facevano era perché la democrazia postbellica aveva conservato e implementato tutto quell'apparato di condivisione della ricchezza con le classi subalterne. Fino alla fine dell'URSS e del socialismo reale, che diede al capitalismo il via libera al suo smantellamento. Quindi la risposta è: il fascismo fu un regime autoritario che traeva la sua forza e il suo consenso dall'accoglimento di buona parte delle istanze del suo nemico naturale, sapientemente gestite con la propaganda (che contribuì a far diventare una sorta di scienza, da semplice istinto retorico di comando che era sempre stata). Il nazismo in questo era ancora più "a sinistra", avendo eretto questo sistema sulle macerie colpevolmente lasciate sul campo dai criminali accordi di pace di Versailles, e saldato le sue mura con quell'imperialismo che della patria germanica è elemento fondativo: i tedeschi, insomma, prima di Hitler erano morti di fame e con lui diventarono agiati e capaci di ripensarsi padroni del mondo. Insomma, non c'è da stupirsi del consenso popolare che avevano fascisti e nazisti, semmai del dissenso minimo che continuò a covare sotto la cenere e su chi e cosa lo alimentasse. Ah, e l'antisemitismo non lo hanno inventato, se lo sono trovato lì bello pasciuto da millenni di propaganda cristiana e pratica diffusa, senza contare chi aveva inventato e in pratica reggeva il sistema bancario capitalista.

Ricapitolando, il fascismo è un regime autoritario che non ammette il dissenso (lo tollera quando è irrilevante, e non pretende di essere pubblico: guardatevi la prossima puntata del commissario Ricciardi) e comunque lo minimizza tramite l'uso massiccio della propaganda da una parte e la concessione paternalistica di condizioni di sicurezza materiali dall'altra. Non c'era mai stato, prima, nella storia, un regime così. E la sua sconfitta bellica fu solo eventuale: se avesse vinto, avreste solo studiato cose diverse a scuola. E oggi avremmo solo una forma diversa di realizzazione dell'imperialismo germanico di quella che invece vedete coi vostri occhi, spesso senza saperla riconoscere: la UE. Ovviamente, non sto dicendo che per me, per come la penso io, sarebbe stata la stessa cosa. Tutt'altro. A me piace pensare che se fossi vissuto in quei tempi sarei stato uno di quelli che rischiavano di continuo di finire al confino per non sapersi trattenere il dissenso, o almeno uno di quelli che ha perso il lavoro per non essersi fatto la tessera del PNF, come mio nonno Luigi. Parlo di voi, della maggioranza di voi. E ne ho la controprova in cronaca.

Se infatti la definizione più corretta di fascismo è quella al capoverso precedente, come vi dicevo all'inizio in questo periodo siete "fortunati": state assistendo in diretta alla creazione di un regime fascista a livello (come globalizzazione impone) mondiale. Fateci caso: potete pensare che una epidemia che colpisce meno del 5 per cento dei sospetti (e quindi sottoposti al tampone, con ragionevole deduzione statistica che se il tampone, ammesso che sia attendibile, fosse generalizzato la percentuale scenderebbe ancora) e di questi circa il 99% senza ucciderli (infatti, in un anno ha ucciso tra l'uno e il due per mille della popolazione) doveva essere affrontata in modo diametralmente opposto (lasciando intatto il tessuto produttivo e impegnando però massicce risorse pubbliche alla cura dei malati), ma non lo potete dire se non in posti irrilevanti come questo blog, o passate i guai. Ma se lo fate, è solo per via della vostra tigna a non volersi uniformare, perché intanto la macchina della propaganda manda da un anno h24 una narrazione con una potenza di fuoco tale che resistervi è impossibile. E l'obiettivo è sempre lo stesso, da quando eravamo scimmie: il Potere. Quell'istinto naturale che fa esporre i virologi a vaticinare le prossime ondate, hai visto mai dovessero tornare a contare come il due di coppe con la briscola a denari. Quel potere che tende a concentrarsi in poche mani, al punto che perfino Povcatvoia blatera di fine degli Stati nazionali, mentre Addiomonti dichiara che basta con questi ristori chi deve fallire fallisca e che gli italiani devono smetterla col vizio delle case di proprietà che poi i figli crescono viziati, e mentre Colçao e Brunettadeiricchiepoveri chiudono a sandwich per poi falciarlo (ma l'arbitro è loro, fischierà simulazione) l'ultima fonte di trasferimento netto di ricchezza dallo Stato all'economia reale: l'impiego pubblico.

Si, sta nascendo un nuovo regime tirannico mondiale, e lo state vedendo affermarsi coi vostri occhi e col consenso di troppi di voi. E se proprio vi piace riesumare etichette del passato, Fascismo gli si adatta abbastanza bene (più che a Trump o a Berlusconi, mi spiace). Ho scritto troppo, i versetti covidici ve li lancio rapidamente.

44. Due ministri e un messaggio in codice. Andare a votare partiti orgogliosamente populisti e sovranisti nel 2018 e ritrovarsi Draghi al Governo nel 2021 col consenso di quegli stessi partiti: oltre che il danno in se, c'è il messaggio che la democrazia è un esercizio totalmente inutile.

45. E allora il MES? Draghi a Palazzo Chigi assicura che ci tengono per le palle anche senza il MES, ecco perché non se ne parla più e forse manco lo prendono....

46. Le cinque domande ad un amico che vuole farsi vaccinare contro il Covid. Da segnarsi per farle davvero, se è un amico tocca tentare di salvarlo anche se è mosso dalla paura, o proprio convinto sostenitore delle palle che gli raccontano.

47. Diciamo no al governo Draghi. Se si votasse domani, un partito ci sarebbe ancora da votare per noi delusi dai cinquestelle novelli europeisti: Italexit dell'ex cinquestelle Paragone. Siccome non si vota domani, meglio: avrà più tempo per organizzarsi, speriamo ci riesca. Così da poter dire "c'è Paragone".

48. 1978-2021: dal sequestro Moro a quello dell'Italia. Corsi e ricorsi storici di un sistema fondato sull'emergenza, nel post della "solita", eccezionalmente illuminante Lameduck.

lunedì 15 febbraio 2021

RADIOCIXD 35 - BANDABARDO'

La frase di addio completa di Erriquez è in questo post del fan
club ufficiale, ma vi avverto: si fatica a trattenere le lacrime...
Come forse saprete, questa rubrica normalmente recensisce album. Questo è il solo motivo per cui finora non ne ho dedicato un numero alla Bandabardò, che adoro. Gli è che da un lato è difficilissimo scegliere un album o un altro della loro discografia, anche perché non è che stiamo parlando di un cantautore con una poetica che usa gli album come fossero libri della sua bibliografia facendo di ciascuno di essi un'opera con un capo una coda e un messaggio, dall'altro il gruppo per cifra stilistica e scelta filosofica di fondo si è sempre espresso al meglio (gli album costituendo quindi ogni volta nuova legna da ardere per gli scatenati concerti) fondamentalmente dal vivo. Espressione questa particolarmente triste ora che è morto il frontman e fondatore Erriquez.

Su un blog come questo non ha senso rincorrere i tanti coccodrilli dei siti professionali, per cui come altre volte scrivo solo se ho qualcosa da aggiungere con un taglio più personale. Ora, la Bandabardò negli anni l'avrò vista dal vivo una decina di volte almeno - sono membro del loro fanclub ufficiale (e per uno che ha sposato il motto marxiano (di Groucho) "non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me", è una eccezione più unica che rara) - ogni volta uscendone come dopo una seduta tosta in palestra, per cui sarebbe difficile isolare un singolo ricordo, ma invece ce l'ho, ed è un pensiero ad un amico di quelli che non si vedono da tempo (sto periodo poi...) ma si portano sempre nel cuore. La prima volta che ci ho portato Fabione, non li conosceva affatto, erano "musica dei ragazzi di oggi" eppoi lui manco ci faceva tanto coi concerti live. Ma di solito dove suonavano loro si mangiava e si beveva, e questo aiutò. Pian piano, però, alla diffidenza iniziale subentrò il coinvolgimento fisico: mi capite solo se ci siete stati anche voi, è impossibile stare fermi. Alla quarta canzone aveva capito la sintassi, le canzoni partono quasi sempre lente ma si scatenano dopo un paio di giri, e la dichiarò con la sintesi estrema tipica delle espressioni dialettali già nel pensiero: mo ariva lo zumpappà. Era uno spettacolo sentirglielo dire, e leggergli in volto l'attesa per l'immancabile momento catartico.

Ora non so cosa succederà, non credo che Erriquez sia rimpiazzabile. Se decideranno di continuare con la Banda, e si che speriamo di si, sanno anche Finaz e gli altri che il rischio è l'effetto Nomadi dopo Augusto o Matia Bazar senza la Ruggiero. Quello che so è che anche postandovi i video dei concerti, figurarsi quelli dei brani in studio, non riuscirei neanche lontanamente a spiegarvi l'anima popolare e ancestrale dei pezzi della Banda.. Vi metto qualche link, e poi vi embeddo il video di Beppeanna dal vivo. E piango l'amico, anche se non ci conoscevamo di persona, che tenendo nascosto il suo male ci ha fatto questa brutta sorpresa.

Eccovi quindi la tracklist di una mia compilescion ideale:

  • Tre passi avanti. uno indietro per umiltà: io seguo Che Guevara;
  • Mojito Football Club: la versione alcoolica della Pallastrada di Benni;
  • Cohiba, per restare in tema cubano, una cover del brano forse più bello di Daniele Silvestri;
  • Ubriaco canta amore, per restare in tema alcoolico;
  • Lo sciopero del sole - pagate e vi sarà dato un sole di cartone;
  • Succederà - che bello quando bastava essere antiberlusconiani per sentirsi tutti uniti, e si poteva sperare in un futuro migliore..:
  • Una giornata uggiosa, perché con un chitarrista acustico come Finaz una cover così dovevano farla per forza;
  • Un giudice, perché i bassi di statura e cattivi di animo sono tornati di moda, e perché non potevano non fare anche una cover di Faber;
  • Bambino, e qui più che di cover di Guaglione di Carosone possiamo parlare di remake con Carotone;
  • W Fernandez, versione live con Piero Pelù, in cui si svela il ruolo di quest'ultimo nel lancio della Banda;
  • Sempre allegri, dove si citano nientemeno che Dario Fo e Jannacci di Ho visto un re;
  • Bobo Merenda: che ci troviamo su Jannacci, una cover di un pezzo antimilitarista degli anni 60;
  • Manifesto: ai tempi nessuno poteva pensare che restare a casa senza vestirsi avrebbe significato lavorare e non il contrario;
  • Vento in faccia - 20 bottiglie di vino, in un unico tube perché è quello che mi ha postato l'amico Massimo sul profilo per darmi la notizia, per me come detto del tutto inattesa;

elenco necessariamente incompleto, che si chiude come promesso con una delle mille versioni live di un brano così iconico che loro ci hanno chiuso sempre, credo senza eccezioni, ogni concerto. Tra parentesi, non so voi, ma anche io "se mi rilasso, collasso":

sabato 13 febbraio 2021

DRAGHI E CAVALIERI

Quante città al mondo avranno, fissata nello stemma come la mia Reggio o altrove nella leggenda, la storia di un cavaliere che per salvare una fanciulla uccide un drago? Temo sia incalcolabile, perché l'episodio è forse il più tipico espediente medievale di raccontare il trionfo del Bene nell'eterna lotta col Male. Ebbene, come l'avrebbero presa i villici se, in trepida attesa del ritorno del cavaliere dalla mission impossible con in braccio la fanciulla e alle spalle da qualche parte il cadavere del mostro, lo avessero invece visto tornare a braccetto con quest'ultimo (la pulzella, l'ha stuprata prima lui e poi l'ha lasciata al compagnuccio da mangiare)? Pensateci bene, perché è questo che sta succedendo nella cronaca politica odierna, nel plauso generale quindi anche probabilmente di molti di voi.

"Siamo fregati!", avrebbero pensato con ragione. Esattamente come lo siamo noi adesso. Solo che adesso la gran parte di voi, stragrande direi, è convinta del contrario. Quindi se fino ad ora tentare di raccontare una storia diversa dalla narrazione dominante era un po' patetico, adesso è diventato letteralmente una impresa disperata. Da tentare lo stesso, ma non avendo speranze di riuscita, solo per aver titolo di poter sbattere in faccia carta cantante quando potrò dire "ve l'avevo detto io". Ma andiamo con ordine.

Mario Draghi era sul famigerato Britannia quando si decise che il nostro modello di sviluppo, che aveva portato l'Europa occidentale ad essere il primo durevole esperimento della storia dell'umanità in cui si trasferivano ricchezze e diritti verso la maggior parte dei sudditi e l'Italia ad essere in prima linea in quel processo, era obsoleto. I soldi hanno una tendenza a concentrarsi in poche mani che è quasi una legge della termodinamica, e si sa che ogni attività neg-entropica necessità di energia applicata con costanza e sistematicità per reggersi almeno per un po', come giustamente pensate delle creme e della palestra ogni giorno che passa e vi guardate allo specchio. Morto il comunismo, tentativo supremo in tal senso che come ogni sport estremo alla fine fa più male che bene e prima o poi il cigno nero arriva, perdeva senso di sussistere la socialdemocrazia, che altro non era che il meccanismo omeopatico di disinnesco nelle plebi di qua della voglia di imitare quelle di la della Cortina di Ferro. Quindi, bisognava togliere alla mano pubblica tutto quello che controllava assicurando benessere diffuso da qualche decennio. Il pretesto era già stato innescato in anticipo, quando non avrebbe insospettito nessuno: togliendo il controllo politico alle banche centrali, si impennava il debito pubblico. La stampa avrebbe fatto il suo, con iniezioni potenti di sensi di colpa a giustificare il cosiddetto "vincolo esterno". Draghi scese dal panfilo con il mantra delle privatizzazioni a tracolla.

Chi oggi esulta perché abbiamo finalmente al timone uno che è stato capace, alla guida della BCE, di iniezioni di liquidità a fantastiliardi ("whatever it takes"), dimentica che quelle immense somme non sono andate in tasca ai cittadini (nel qual caso ne bastava un decimo a uscire dalla crisi in un anno o due) o a intaccare il debito degli Stati (ci si poteva accontentare anche così) ma in pancia alle banche, che grazie alla defunta distinzione tra istituti di credito e di investimento hanno, anziché in qualche modo favorito il riversarsi almeno parziale di quei soldi nell'economia reale (teorizzato dalla fallimentare e falsa ideologia monetarista), speculato sullo scarto tra gli interessi negativi pagati e quelli incassati incamerando titoli pubblici tanto più succulenti quanto più alto era il famoso spread. Il deficit corrente è la differenza tra quanto ogni anno il Sovrano dà ai sudditi e quanto ogni anno prende da loro. Ebbene, l'Italia è in surplus corrente (al netto degli interessi sul debito pregresso) praticamente senza interruzioni (solo un anno osò il Cavaliere, appunto) dal 1992. E questo nonostante si sia privatizzato tutto il privatizzabile asserendo (falsamente) che ciò avrebbe ridotto il debito (non poteva, data la curva iperbolica degli interessi, nata dalla trovata di farli pagare al sovrano non più padrone della propria banca) mentre invece aveva solo tolto ricchezza allo Stato (cioè a noi) per regalarla ai privati (assecondando la succitata naturale tendenza alla concentrazione del denaro..).

Tanto lo so che il post intero di Grimaldi, linkato nel
testo, non lo leggete... allora qui un estratto succoso:
il vero programma di governo di Draghi. Sapevatelo!
Ebbene, nonostante trent'anni di salassi, gli italiani ce la stavano facendo lo stesso. La loro rete di piccole imprese, la vocazione turistica, l'innovazione innestata alla tradizione nella ristorazione e nell'accoglienza in un Paese che ospita forse i tre quarti del patrimonio artistico mondiale (guarda caso, proprio i settori più colpiti dalla gestione criminale dell'emergenza sanitaria), i servizi pubblici che tenacemente resistevano ad un attacco dopo l'altro. Intollerabile, questa resistenza al terrore monetarista, questa indifferenza all'ultrambientalismo forse dettata dalla naturale diffidenza verso il Potere specie se camuffato nata da 1500 anni di resilienza alle dominazioni straniere. Questa capacità di rifugiarsi nel privato trasformando in percentuali da record di case di proprietà i propri risparmi da record. Ci voleva il Covid, la paura di morire che paralizza anche quando è statisticamente infondata. Ora lo sappiamo, ci siamo fatti due conti (con la C maiuscola): erano solo mosse preparatorie.

La Morte Nera arriva adesso.
A volte ritornano...
Basta leggere la lista dei ministri, redatta col sempiterno Cencelli a confermare il peggio degli uscenti per guarnirli con delle new entries inequivocabili: austerità, colpo di grazia al pubblico impiego, e per quanto riguarda il debito, beh dovete solo aspettare un pochino. Quando avranno deciso che la dittatura sanitaria ha finito il suo sporco lavoro, e speriamo che le varianti oltre che essere più contagiose non se la piglino anche coi piccoli (non lo faranno solo se capiscono che almeno per quelli il popolo è ancora più capace di incazzarsi che di paralizzarsi), sono già al posto giusto quelli che, avendo preso i soldi del recovery fund e poi magari anche quelli del MES, per usarli per tutto tranne risarcire i danneggiati e ricostruire la sanità pubblica s'intende, un bel giorno diranno: ohibò, il debito pubblico è schizzato verso il 200%! presto, tagliamo, privatizziamo, patrimoniale sugli immobili, lo dice Leuropa! E tutto questo con 4 ministri grillini e 3 leghisti (ma mica Borghi o Bagnai: a proposito, li avete sentiti fiatare? almeno Di Battista ha sfanculato tutti..), quote guadagnate promettendo agli italiani di uscire dall'eurozona se non dalla UE: che schifo, da ultimo baluardo per la sovranità dell'Italia a complici dell'averne fatto l'architrave del progetto di regime assolutista mondiale in costruzione.

sabato 6 febbraio 2021

IRRETITI E NO - VERSETTI COVIDICI 40-43

Non parlo di Draghi, non ancora. Penso tutto il male possibile della "maggioranza Ursula", ma mi è capitato di leggere di questo tecnocrate su uno dei siti che segue di più le teorie monetarie eretiche, citato come un reprobo del monetarismo pronto a ritraghettare l'Italia verso la sovranità monetaria. Non ci credo, o per lo meno non credo ai pentimenti a questo livello, ma se fosse stata decisa la dissoluzione della nefasta Eurozona, Draghi sarebbe il perfetto esecutore della missione, voluto colà dove si puote perché il processo avvenga in maniera il meno possibile traumatica per gli scambi economici dentro l'UE (che però ridovrebbe cambiare il nome assieme al progetto, magari tornando CEE o qualcosa di simile). Peccato però che questo significherebbe un'uscita da straccioni e da schiavi, non da Stato sovrano libero e potente, forte ad esempio dei tre quarti di tutto il patrimonio artistico mondiale. Peraltro, inutilizzabile come asset stante la virtuale morte del turismo mondiale di massa cui stiamo assistendo. Comunque, di Draghi riparliamo a nebbia della cronaca politica diradata (e intanto volendo leggete Grimaldi), nel frattempo ci ributtiamo tra i versetti covidici.

Era da un po' che non lo facevo, perché il conformismo dilagante mi fa francamente cadere le braccia giorno dopo giorno. Mi scuoto perché fa bene a me, oltre che a voi. Avrete sentito anche voi, no?, che l'emergenza durerà fino a ottobre, che non finirà finché non saremo tutti vaccinati, varianti permettendo? Vi tengono sulla corda, e vi vanno preparando (nero su bianco). Ci hanno privato delle libertà più elementari per una cosa che ha numeri simili alle influenze di tutti gli anni, credendo come dei polli alle acrobazie logiche e statistiche che continuano a sciorinare e nonostante le quali arriviamo a un numero di morti che fa impressione ma che è dello stesso ordine di grandezza del solito (significa, per gli zucconi, che anche attribuendo a covid19 tutte le morti attribuibili e oltre, non riescono ad avere un 10% di incremento annuo delle morti totali, e anche sommando due stagioni influenzali non riescono ad avere un numero di morti doppio dell'influenza del 2019, calcolati coi vecchi criteri peraltro): ebbene, glielo abbiamo consentito? Abbiamo aperto l'otre dei venti di Eolo, o il vaso di Pandora se preferite: una parola rimetterci dentro il contenuto, o tornare a casa! Ve la ridico meglio. Se il covid19 fosse stato dieci volte più grave, e fossimo stati certi che però con qualche mese di lockdown l'avremmo stoppato, tutti i provvedimenti presi avrebbero avuto un qualche senso (anzi, nemmeno: se fosse stato così grave, ci saremmo chiusi in casa da soli senza che ce lo imponesse nessuno). Invece così, accettare questi soprusi per quello che è stato, significa una cosa sola: possono continuare quanto vogliono, rifarli ogni anno, oppure se siamo sfiniti lasciarci respirare e poi rifarlo. Perché numeri così si possono ottenere sempre, da ogni cazzo di influenza stagionale, a volerlo. Ma anche fosse solo dalle più gravi, possiamo contarne almeno una decina negli ultimi decenni, che si sarebbero prestate, quindi perché in futuro non dovrebbe essere lo stesso?

Oramai il mio telecomando salta sia i TG (tranne giusto il tempo di capire di che colore siamo domani) e i cosiddetti approfondimenti di informazione: ne rivedrò uno quando saprò per certo che ospiterà fisso qualcuno che suona l'altra campana. Qualcuno ad esempio che faccia la semplice domanda di buon senso: "e se durasse dieci anni?" meglio: "qualcuno di quelli che ci hanno ordinato di smettere di vivere, viaggiare, ballare, fare sport, passeggiare respirando a volto scoperto, andare al bar o al ristorante, quando lo ha fatto, e ora che continua a farlo e minaccia di rifarlo se non facciamo i bravi, aveva una qualche contezza del fatto che la cosa sarebbe stata a stretto giro in grado di stroncare la diffusione del virus?" si? e chi gliel'aveva data: nomi e cognomi, e li denunciassero. no? denunciamo loro, per alto tradimento, avendo peraltro superato il limite massimo consentito dalla Costituzione per lo stato d'emergenza. E se durasse dieci anni? si può chiudere tutto per dieci anni, o anche ad intermittenza, di modo che in pratica nessuna piccola o media impresa sia in grado di sopravvivere? o bisogna invece, o bisognava invece, puntare da subito a fare diventare endemico un virus che colpisce una piccola percentuale (dei sottoposti a tampone, cioè in qualche modo sospettati, sennò piccolissima) di individui, facendone stare molto male una piccola percentuale, e uccidendo una piccola percentuale di questi ultimi, in genere molto anziani e con altre patologie? endemico: cioè conviverci tentando in ogni modo di vivere normalmente, produrre, divertirsi, essere felici, e proteggere solo chi è a rischio e curare (ma bene) chi sta male.

Finirà così: come nessuno crede più che a Kennedy lo ha ammazzato Oswald, che la Mafia non esiste (versione ufficiale del parlamento italiano fino agli anni 80), che le torri gemelle le abbia buttate giù Bin Laden, che in giro per l'Italia a metà ottocento ci fosse una stragrande maggioranza di patrioti che tifavano per l'Unità, che i pellerossa erano cattivi e i "nostri" buoni, che esiste una sola religione giusta e gli eretici meritano il rogo, così nessuno crederà più a questa favola del covid19 così come ce la stanno raccontando. Resta solo da capire se la mia generazione vedrà affermarsi la verità su questa storia, o sarà magari quella dei nostri figli. Ecco perché scrivo ancora di queste cose: nella disillusa speranza di dare un piccolo contributo a un'acceleratina, e in subordine di lasciare scritto che no, a me non mi avevano irretito. E spero nemmeno a voi che mi leggete, specie se seguite tutti i link nel testo, o almeno quelli segnalati alla fine:

40. Intervista panoramica di Barbara Tampieri a Fulvio Grimaldi. Da leggere integralmente e con attenzione, questo dialogo tra una delle blogger più toste e uno degli ultimi grandi vecchi del giornalismo italiano. E da gustarsi ogni singolo grafico inserito a corredo.

41. Vaccini e Coronavirus. Due diverse logiche? Dunque, ci sono i primi morti da vaccino, e subito i soloni si precipitano a precisare: non sono morti "di" vaccino sono morti "col" vaccino ma di altre patologie pregresse. Lo stesso argomento che se tu lo usi col covid sei un negazionista, uno da vaccinare a forza o se no marchiare come un paria o come un ebreo (ah, quanto è a senso unico la memoria del giorno della memoria!...) rendendogli la vita impossibile. Mumble mumble...

42. Non sono vaccini ma terapie geniche. Li chiamano vaccini solo ed esclusivamente perché così possono, per via dell'urgenza, saltare molte fasi delle sperimentazioni previste per i farmaci e le terapie,  o meglio farle su chi accetta di sottoporsi (o magari sgomita per farlo) firmando però una liberatoria sulle responsabilità civili e penali in pratica facendo da cavia umana. E fosse solo quello: sono anche molto ma molto meno efficaci di quanto dichiarano, 19% non 95, almeno a sentire il British Medical Journal... E voi, se il vino è buono o meno, credete all'oste che ve lo vende e lo magnifica o al sommelier che lo stronca?

43. Il Grande Reset. Il piano post pandemico. Non è la prima volta che cito questo libro di Ilaria Bifarini. Che illustra meglio di altri, sicuramente di me, come e perché questo piano criminale di rimodellamento della società a livello globale sia purtroppo l'unica chiave logica che spiega integralmente l'accaduto, tutte le altre lasciando invece dei buchi così. In altre parole, non si distrugge definitivamente un modello economico e sociale per una cosiddetta pandemia che se proprio ti ingegni coi conti ha fatto aumentare i morti su base annua di qualche punto percentuale, a meno che l'obiettivo vero e iniziale non era distruggere definitivamente quel modello economico e sociale.

lunedì 1 febbraio 2021

RADIO CIXD 34 - IL TUFFATORE


Non tengo questo blog per cercare click, volutamente ho escluso qualsiasi possibilità di lucrarci neanche un centesimo di euro. Così, posso dire e dirmi che quando seleziono nel mare della controinformazione lo faccio per voi, ben sapendo però che è come per la beneficenza: chi la fa davvero, sa che in fondo lo fa per se stesso. Quando scrivo di musica, poi, mi pongo ancora di meno il problema di quanti lettori possa incuriosire, perché da sempre penso che l'unico criterio che distingue la buona musica dalla cattiva, e potremmo anche sostituire musica con arte, è proprio questo: c'è chi parte da un'intenzione artistica, di esprimere se stesso e quello che ha da dire, anche se certo vorrebbe interessare a tanti e talvolta magari ci riesce pure e si arricchisce, e c'è chi parte da un'intenzione commerciale, ponendosi a monte il problema di interessare quanta più gente possibile ed arricchirsi e talvolta nemmeno riuscendoci oppure riuscendoci una volta e poi finire dimenticato. Queste due intenzioni sono sempre rintracciabili da chi abbia orecchio allenato, anche quando uno stesso artista passa dall'una all'altra nell'arco della sua carriera. Il disco di cui vi parlo oggi è di un artista che non ha mai concesso a se stesso questa deviazione, e non è che non avesse una famiglia che potesse aiutarlo. Semplicemente, Flavio Giurato (qui il sito ufficiale) ha campato di altro. E poi si, ha venduto dei dischi e anche cantato dal vivo nei locali. Un paio di volte, ho avuto la fortuna di beccarlo in uno di quelli della scena romana dove al massimo si entra in trenta, e si sta seduti a due metri da chi canta e suda e ti sputa in faccia: roba del mondo di prima, insomma, che chissà se vedremo mai più (non senza una rivolta popolare, che non pare proprio nell'orizzonte degli eventi peraltro). E ve ne parlo perché se non l'avete mai sentito vi manca qualcosa, ve lo giuro, poi fate come volete, io ho il vinile e me lo tengo caro.

E si, perché Il tuffatore è, senza mezzi termini, un autentico capolavoro. Che noi ragazzi di allora scoprimmo grazie a Mister Fantasy, programma televisivo dell'epoca da me citato altre volte e che mai smetterò di ringraziare, ma io in particolare Giurato però lo conoscevo già, perché mio cugino Gino grande (si, in terronia capita, di ritrovarsi una sfilza di cugini tutti col nome del nonno) mi aveva prestato, e mi ero registrato in cassetta come si usava ai tempi, il poi introvabile Per futili motivi, un concept che racconta il fascismo in soggettiva dagli occhi di un ragazzo dell'epoca, coraggiosissima scelta di prospettiva se pensiamo che eravamo nel 1978. Il tuffatore è di 4 anni dopo, un intervallo per altri lungo per il Nostro relativamente breve, se pensiamo che arriverà ai 18 anni tra il terzo e il quarto album, di un totale di sette. E ve lo faccio ascoltare brano per brano, affiancando al tube qualche nota o citazione, ma niente commenti e spieghe, intanto perché l'album è così di culto da avere mobilitato penne molto migliori della mia, e poi perché in genere quando è vera arte nulla può farla comprendere come la fruizione diretta.

1. Introduzione
"Figliola, non andare coi cantautori, che poi finisci nelle canzoni!" E si capisce subito che si parla di una storia finita, ma in un modo che ci finisce dentro il mondo. Visto ogni volta da una prospettiva diversa e imprevedibile.
2. L’acchiappatore dell’acqua
"...ma non ci si perde in un grande albergo: basta seguire le indicazioni, e non cercare di spostare i corridoi"
3. Orbetello
"Tu sei nel mio cuore dal torneo di Orbetello, quando è libecciato e non si è giocato, e la laguna sembrava volesse coprire il promontorio. Un giocatore è diverso da tutti gli altri passanti, ma anche una donna alta non è mai banale, sarà per lo sguardo necessariamente superiore..."
4. Orbetello ali e nomi
Il testo sarebbe da citare per intero: rinuncio. Ma la lunga coda di piano di Toto Torquati e sax di Mel Collins (già King Crimson e che poi sarebbe andato in tour coi Dire Straits), ogni volta fa venire voglia di ricomprare il disco. Si, lo so, ho detto una cosa senza senso, ma rende bene l'idea.
5. La stanza del mezzosogno
Passaggio strumentale, che vi conferma che non capirete mai di che genere musicale è il disco. Cantautorale, si, ma con dentro jazz, prog, e stilemi che troveranno un nome decenni dopo.
6. Valterchiari
Questa canzone ve l'ho fatta sentire tempo fa a proposito dell'artista cui è intitolata (e del suo amico Lelio Luttazzi), di cui però non parla: lo cita soltanto, come "l'ultimo dei signori, l'ultimo degli attori, dei grandi suonatori".
7. Marcia nuziale
"Fosse per circostanza, per mancate risorse, che ora cerchi l'aiuto di qualcuno più forte, ché tu da sola non sai dirti che sei buona e brava"
8. Il coro dei ragazzi
"Le delusioni sono unite dalla ferrovia, che tu da sola non sai dirti che sei buona e brava"
9. Simone
"Io dico che le spade te le lasciano per strada non per maleducazione, ma per farti ricordare del fratello di un amico. E allora ditemi voi un altro modo per non lasciare Simone alla sua sorte..."
10. Il tuffatore
"Volevo essere un tuffatore: con l'altezza sotto il naso ed il gonfio del costume. Volevo essere un tuffatore che si aggiusta e si prepara, di bellezza non comune. E ora voglio essere un tuffatore, per rinascere ogni volta dall'acqua all'aria."
11. La scuola di congas
"Venite ai concerti per stare insieme, per dividere una buona emozione, per vedere se si può ancora soffrire di manifestazione. E se dobbiamo essere tutti americani, io spero che saremo i nuovi indiani: una minoranza classica ed elegante."
12. Notte di concerto
"Grazie a un giovane nuovo che non vuole fare il medico, non vuole la clientela di suo padre, e che ha il coraggio di vivere di musica..."

E per chiarirvi ancor meglio le idee, eccovi trent'anni dopo Massarini che lo reintervista, con passaggi degli introvabili video dell'epoca.

 

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