Per l'interessante ci ha pensato Pasbas, da cui ricevo e volentieri pubblico l'articolo che segue, come sempre puntuale e rigoroso. Per il personale aggiungo un episodio, che peraltro è congruo con un passaggio dell'articolo di Pasquale: no, non ho partecipato allo sciopero generale pro-Pal, e a domanda ho risposto perché. Gli è che trovo, ormai, che il valore di queste manifestazioni sia quasi esclusivamente autoreferenziale e consolatorio. Della serie: "ho partecipato, sono un vero attivista di sinistra, sto a posto così". Invece Pas propone cose più concrete, come il sostegno ai portuali e il boicottaggio diretto e mirato (qui una guida de l'Indipendente, qui un articolo de Il fatto alimentare), anche se nulla sarebbe più utile dell'esercizio della leva elettorale democratica, peccato che non ci sia all'orizzonte uno schieramento che prometta credibilmente (qui un bel test di Lameduck) di eseguire un tale mandato specie disobbedendo all'UE se (com'è probabile) servisse. In questo contesto, risulta una presa in giro persino il riconoscimento dello Stato palestinese, e la cartina qui sopra è utile a capire perché, la formula "due popoli due Stati" non rappresenti più, dopo decenni di colonizzazioni ulteriori, un'alternativa praticabile. Infatti, è ora di iniziare a pensare a Israele come al Sudafrica, ai sionisti come ai bianchi colonizzatori, ai palestinesi come ai neri schiavizzati e ghettizzati, e a un Mandela che emerga (e guidi un Paese riconciliato sulla base del principio "una testa un voto", senza distinzioni di razza o religione) come unico orizzonte, per quanto oggi possa sembrare utopico, che risolverebbe le cose.
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F35 - Sumud flotilla - Manifestazioni pro Palestina
di Pasbas
Continuo a seguire giornalmente da due anni l'evolvere della situazione nell'Ovest Asia per cercare dei punti fermi su cui basare una analisi almeno parzialmente corretta e credibile. Come per chiunque, opinion leader o semplici osservatori come me, le informazioni su cui lavorare sono poche, arrivano spesso dopo diversi passaggi e sono difficilmente verificabili. L'unico modo che ho trovato almeno parzialmente efficace è quello di incrociare tra loro fonti che hanno referenti diretti sul campo e che ho riscontrato riportare notizie, confronti, analisi e dibattiti tra persone di alta levatura e riconosciute a livello internazionale per competenza e serietà (prof. Marandi, prof. Mersheimer, Jeffrey Scott ex CIA, Laith Marouf giornalista libanese, prof. Ilan Pappè e tanti altri). Ho ovviamente evitato, come si evita la peste bubbonica, qualsiasi fonte che riporti le veline governative del cosiddetto mondo civile e democratico.
Finito il "pippone introduttivo" passo ad affrontare i temi accennati nel titolo, cercando di spiegare il nesso tra i diversi elementi:
- F35. E' di un paio di giorni fa la notizia di una ennesima violazione dello spazio aereo di una nazione sovrana (Yemen) da parte dei criminali sionisti della IAF (Israeli Air Force). E fino a qui nulla di nuovo sotto il cielo; la novità e grossa però c'è e riguarda la fine infausta di questa ennesima violazione sionista del diritto internazionale: il jet è stato abbattuto dalla difesa aerea di Ansar Allah e con azione coordinata e estremamente rapida catturati i due piloti; piloti che con tutta probabilità, una volta localizzati da IAF, in ottemperanza alla famigerata "Hannibal Directive", sarebbero stati assassinati dalla stessa IAF per non farli cadere in mano nemica. Anche su questo Ansar Allah ha dimostrato di avere delle efficienti e preparate FFAA, capaci di anticipare le azioni della potenza imperiale e della loro mano armata sionista. Va ricordato che lo Yemen è sotto sanzioni pesantissime dal 2015, che ha subito un genocidio sistematico con bombardamenti continui che in sette anni hanno ucciso oltre 300 mila civili, il tutto sotto la criminale direzione dell'impero usraeliano e eseguita dai lacchè di Saudi Arabia e monarchie del Golfo, che hanno usato armamenti, aerei, cannoni e bombe fornite dall'impero. Nonostante questo, nonostante la povertà endemica resa estrema dagli embargo imperiali, nel panorama dell'Ovest Asia le FFAA di Ansar Allah sono riuscite a respingere due attacchi aerei usa, hanno fatto fuggire due portaerei che minacciavano le loro coste, hanno bloccato nello stretto di Ab El Mandeb diversi cargo diretti o provenienti dall'entità sionista. Insieme colle altre forze dell'Asse della Resistenza sono stati gli unici ad opporsi in modo sistematico al genocidio dei palestinesi attaccando gli obiettivi sensibili sionisti con droni e missili ipersonici "Palestine 2" sviluppati e realizzati localmente. La loro è davvero Resistenza armata fino alla liberazione dei popoli oppressi dall'impero, palestinesi in primis.
- Global Sumud Flotilla. In un paio di mesi di duro ed encomiabile lavoro, gli organizzatori della coraggiosa iniziativa sono riusciti a formare una unità marittima di oltre 40 navigli provenienti da ogni parte del Mediterraneo. E' la prima volta che viene dispiegata una forza civile di pace di tale dimensione, questo anche grazie al supporto fattivo dei portuali europei. Un insieme di 16 paesi (Irlanda, Spagna e Slovenia per l'Europa) hanno firmato un accordo che intima ai sionisti di "non attaccare la flotilla e di non torcere un capello" agli attivisti a bordo delle barche. Qui mi sorge il primo interrogativo: in caso di abbordaggio piratesco dei sionisti questo gruppo di dichiarati difensori della Flotilla cosa vorrebbero fare? Organizzare una flotta multinazionale da mandare nel Mediterraneo per contrastare e/o combattere contro INF (Israeli Navy Force)? Oppure elevare una ennesima "vibrante protesta" in un'Assemblea ONU? C'è inoltre da considerare una singolare coincidenza, nello stesso periodo e nella stessa zona Egitto e Turchia hanno organizzato delle manovre militari congiunte tese a rafforzare le rispettive sicurezze nazionali sotto il profilo marittimo. Come si comporterebbero queste due flotte se dovessero intervenire in soccorso delle barche della Flotilla? Non ho ovviamente alcuna idea a riguardo, l'unica è aspettare lo svilupparsi degli eventi. Chi invece si è opposto con atti concreto e dal 2021 a fare attraccare le navi che trasportano armi, bulldozer e altro, allo stato sionista sono i portuali italiani ed europei. Respingendo queste navi tengono sotto pressione i loro governi complici del genocidio. Per ultimo ma non meno importante, sempre loro hanno preannunciato un blocco totale dei porti nel caso venisse attaccata la Flotilla. Visto però lo scenario e i precedenti anche recenti, mi chiedo che possibilità hanno gli attivisti di attraccare sulle coste di Gaza. Da ultimo mio fondamentale interrogativo, qual è il reale obiettivo della iniziativa, arrivare a Gaza o farsi respingere per testimoniare al mondo la ferocia sionista (lo sappiamo da oltre 100 anni)? Aprire un corridoio umanitario confrontandosi colle navi di INF? Richiedere l'intervento diretto dei 16 e magari anche degli stati nei quali le barche sono immatricolate?
- Manifestazioni pro Palestina. Dopo quasi due anni di prese di posizione dei governi, accampamenti universitari, manifestazioni imponenti in tutto il mondo, repressione blanda o feroce dei militanti dei cinque continenti, dopo tutte queste energie messe in campo nulla si è mosso, non si è avanzati sulla strada della pace giusta neanche di un centimetro. Anzi gli "usasreliani" hanno massacrato il Libano, distrutta la Siria, attaccato l'Iran, bombardato più volte lo Yemen, intensificato il massacro dei Palestinesi sia a Gaza che nel W.B.; mi chiedo allora e chiedo a chi legge: se tutto quanto sopra detto è vero, qual è la funzione di questo genere di opposizione "non violenta"? Non intendo che non sia giusto manifestare, voglio dire che più che una questione ideale qui si tratta di salvare fisicamente un popolo da un feroce mostro a tre teste, USA-Israele-Europa.
Tento a questo punto di tirare le conclusioni di quello che ho prima trattato, eventi, riflessioni e dubbi compresi.
Si riscontrano livelli diversi di reazione al genocidio in corso che hanno effetti e obiettivi diversi. L'Asse della Resistenza ha scelto la strada del contrasto commerciale e militare allo strapotere di "usraele", bloccando navi, lanciando missili e droni, resistendo con armi progettate in loco ed autocostruite, con tunnel irraggiungibili e quant'altro a disposizione di popoli martoriati da decenni di violenze ed embargo perpetrate dall'Occidente democratico. Popoli che nonostante la ferocia genocida di cui sopra non cedono e rimangono attaccati alla propria terra con una determinazione incrollabile.
Dall'altra ci siamo noi, le nostre manifestazioni, i movimenti, le roboanti dichiarazioni, i riconoscimenti (l'italietta si dimostra però coerente fino in fondo non aderendo) ormai "postumi" dello stato palestinese, in una cornice di due Stati per due popoli, cosa assolutamente ridicola e non più realizzabile vista la pervasività degli insediamenti coloniali.
Anche qui però vedo degli spiragli tenuti aperti da lavoratori dei trasporti, soprattutto operai ma non solo, disposti a rischiare in prima persona pur di non consentire il transito di navi e aerei diretti allo stato sionista, che trasportano armi utilizzate per continuare l'azione genocidaria. Credo che oltre che un sostegno ad operazioni di sicuro successo da un punto di vista mediatico (Greta Thumberg docet) dovremmo sostenere quest'ultimo tipo di boicottaggio attivo, appoggiarlo con manifestazioni in loco coordinate con gli aeroportuali, finanziare la loro lotta, proteggerli da ritorsioni dei datori di lavoro e da repressioni poliziesche. Fare diventare inoltre di massa le attività di boicottaggio di BDF e non solo, andando davanti ai supermercati, ai mercati rionali e ad altre attività commerciali che vendono prodotti sionisti. Continuare la controinformazione per sbugiardare chi definisce le forze della Resistenza col termine "terroristi", rovesciandogli addosso tutto quello che i loro amici stanno facendo colla loro vigliacca copertura Internazionale. Parlare di Hamas, Jihad, Hezbollah, milizie irachene, siriani e iraniani spiegandone la storia, le motivazioni e la legittimità.
Per ultimo ma non meno importante dobbiamo partecipare al movimento popolare sì ma cercando di dargli una prospettiva politica di più lungo respiro, che gli consenta di continuare la sua azione fondamentale anche quando la carica emotiva e l'entusiasmo attuale saranno sostituiti alla devastante "assuefazione" a quanto di peggio vediamo accadere da noi e nel mondo.
La lotta ed il conflitto sono secondo me l'unica strada per sconfiggere il neocolonialismo imperialista.