giovedì 25 agosto 2022

RADIOCIXD 61 - ANTIWAR SONGS

Oggi vi parlo di un sito mirabolante, che raccoglie le recensioni, e talvolta anche i video o gli mp3, di quasi quarantamila canzoni di ogni epoca, dalla ballata tradizionale la cui origine si perde indietro nel tempo all'uscita odierna magari nel silenzio del mainstream, che hanno tutte in comune il tag di essere "contro la guerra" (e aggiungerei, parafrasando il peggior Bersani con Monti e la nefasta UE, "senza se e senza ma": niente spazio a "io sono contro la guerra ma quel briccone di Putin in qualche modo bisogna fermarlo"...) e poi altri argomenti che le raggruppano variamente. Tra questi ultimi c'è pure il Coronavirus, a cui hanno dedicato una intera sezione, che raccoglie ben 191 canzoni. La cosa, pensando alla mia percezione persistente di totale o quasi mancanza di voci fuori dal coro "pandemico" nel panorama musicale specie nostrano, mi ha sinceramente stupito, spingendomi ad addentrarmi in questo Canzoniere tematico particolare.

Già solo scorrendo l'elenco, però, constato che la quasi totalità dei brani e direi degli autori e interpreti selezionati (spesso, tra l'altro, a posteriori e manco di poco) è fuori dal mainstream. Questo da un lato spiega com'è che si arriva a 191, e dall'altro fornisce una ulteriore misura di quanto la canzone specie italiana si sia allontanata decennio dopo decennio dalla funzione sociale che aveva assunto tra gli anni sessanta e i settanta, di laboratorio incubatrice e megafono delle istanze antisistema. Che poi, come ripeteva perfino Celentano in TV quando etichettava qualsiasi cosa nella dicotomia Rock/Lento, di meglio non c'è per definire correttamente il "rock", che non è un ritmo o un tipo di musica, ma un atteggiamento innanzitutto culturale. E questo, con buona pace dei loro fan, taglia senz'altro fuori i tanto amati (e pur non disprezzabili, rispetto al resto del panorama) Maneskin, e restituisce alla sua autentica dimensione di finto-rock (insopportabile, coi cori russi e il free jazz punk inglese, secondo il Maestro) il tanto venerato Vasco (attempato cantautore melodico attento da sempre a non pisciare davvero fuori dal vaso).

Seguendo i link, però, il quadro complessivo peggiora. Troviamo infatti, oltre ai citati pezzi di artisti lontani dal mainstream e quindi senza alcuna possibilità di intaccare la narrazione dominante:

  • moltissimi riadattamenti di testi di canzoni altrui ad opera di satireggiatori sconosciuti (e non sempre abilissimi nella cosa, ma pazienza);
  • molte canzoni precedenti al 2020 inserite in elenco per essere state profetiche;
  • troppi brani che sono si in argomento coronavirus, ma restando congrui alla narrazione ufficiale:

Tolto tutto questo, di "voci fuori dal coro" ne restano davvero poche. Ve le segnalo tutte, buon ascolto. E no: non andrà tutto bene.

Nell'aria di Giorgio Canali e Rossofuoco - La palma di migliore canzone sul tema va, e non mi stupisce, a un esponente della galassia ex-CSI. Per intenderci, riporto una strofa: È la liturgia del pensiero unico, continui appelli in mondovisione / a isolare i terroristi che divergono d’opinione / occupazione militare e delazione per il bene comune / dai che si arriva alla temperatura di ebollizione delle rane.

Pan/Demonio di Daniele Sepe - Nemmeno trovare lui in questa lista è stata una sorpresa: da uno capace di passare dalla tarantella a Frank Zappa, dalla fusion jazz a Comandante Che Guevara suonata come Corazon Espinado di Santana, senza mai dimenticare dove è la vera sinistra (cioè contro il sistema), mi sarei stupito del contrario.

No More Lockdown di Van Morrison - La cosa triste è che per trovare uno senza peli sulla lingua ("fascist" è l'etichetta giusta per gli architetti della pandemia) bisogna arrivare a un cantautore irlandese di 75 anni. Subito bersagliato da tutti, persino in questo stesso sito.

Nuvole di Frankie HI-NRG MC - Se c'è un italiano con un minimo di notorietà che intende il rap come controcultura, come nelle origini a stelle e strisce, è lui, sin dagli inizi. Troppi altri nel dirsi rapper hanno solo rovinato l'etichetta, e non li nomino nemmeno (cito solo Corona rap degli Assalti frontali perché è tra le 191).

L'immunità di gregge e La vacinada di Checco Zalone - Non sono sicuro di come la pensi davvero Luca Medici, che rimane sempre abbastanza paraculo da tenersi fuori dai guai, magari rifugiandosi dietro la satira. Ma quest'ultima rimane sempre forse il modo più efficace di combattere il Potere tra quelli a disposizione di chi potere non ne ha: ridendo ridendo Pulcinella dice sempre la verità..

La realtà non può essere questa di Eugenio ed Edoardo Bennato - Francamente non me l'aspettavo, questa fine carriera di uno che all'età sua ancora si tinge i capelli ed è passato da anni settanta magnifici ad anni ottanta e novanta francamente imbarazzanti. Ma bisogna dargli atto di essere ancora il più "rock" di tutti..

La lista è corta? Ve l'avevo detto... Ma facciamo così, se qualcuno ha canzoni da segnalare per allungarla, posti gli estremi e magari il link al tube in commento al post. Accorrete numerosi.

giovedì 18 agosto 2022

L'ASCIENZA

No, non è un errore di stampa, è che una improvvisa illuminazione mi ha suggerito che la trascrizione migliore per prendere in giro lo scientismo dominante quando si riempie la bocca con "La Scienza" per giustificare i propri misfatti non è quella tutto attaccato, che pure spesso si trova, ma quella con l'apostrofo dopo la L, che porta la A ad attaccarsi al sostantivo seguente assumendo una funzione privativa.

Quando ero piccolo da grande volevo fare l'ingegnere o l'astronauta, cosa tutt'altro che originale in quei magnifici anni sessanta in cui il duemila lo si immaginava come un'epoca dove tutti i problemi dell'umanità erano stati risolti e ciascuno di noi si spostava con il proprio scooter volante come i Pronipoti di Hanna&Barbera. Piero Angela era già giornalista RAI, da lì a poco avrebbe condotto il neonato TG2 e poi si sarebbe inventato Quark. Ma per il suo coccodrillo senza lacrime vi invito senza indugio a leggervi integralmente il post di Lameduck, che come al solito scrive quello che penso io dicendolo molto meglio. Io mi limito a confessare che il personaggio appena serenamente scomparso (a 93 anni, qua ci vuole proprio la scritta a mano sul manifesto "e volevo pure vedere che si lamentava!...") era stato uno dei miei miti di gioventù, prima di comprendere, con la maturità, che razza di mistificatore e manipolatore prezzolato (anche con la nepotistica elezione del delfino Alberto, ennesimo esemplare italico di "figlio di" che se non lo fosse stato chissà cosa avrebbe fatto nella vita) fosse in realtà.

L'evento mi fornisce l'occasione di ribadire la distinzione sempre troppo poco considerata tra quello che è davvero Scienza e quello che non lo è ma in tempi di predominio della tecnologia si traveste da Scienza per assolvere alla sua funzione sociale di Culto ufficiale. Prima, non ne aveva bisogno: per migliaia di anni, chiunque detenesse il potere in qualunque società umana si dotava del supporto di una sua Casta sacerdotale che agiva in quanto tale senza mascheramenti. La gente comune, infatti, era totalmente presa dalle attività quotidiane indispensabili al proprio sostentamento immediato, a cui era perfettamente funzionale che ci fosse una mitologia ufficiale a rispondere immediatamente ad eventuali domande esistenziali, e naturale che chi si occupasse di tramandarla vi si potesse dedicare integralmente senza a sua volta doversi preoccupare del proprio, di sostentamento. La casta, insomma, si autososteneva, ed escogitava strumenti per regolare al minimo indispensabile l'accesso ad essa stessa; ad esempio, per imparare i geroglifici ci voleva una vita, e il fatto che fossero prerogativa esclusiva e accettata naturalmente dei sacerdoti (pare che spesso nemmeno i faraoni stessi li padroneggiassero, specie se assurti al trono molto giovani) era assieme garanzia di impermeabilità della casta e di autorevolezza indiscutibile delle sue superiori determinazioni.

Non farà eccezione nemmeno il moderno monoteismo cristiano: il pescatore analfabeta erede designato da un sovversivo giustiziato dai romani avrebbe alla fine originato una Chiesa capace di dominare il mondo per secoli, avocandosi la prerogativa di dispensare la Verità Divina in esclusiva, perseguitando in vari modi (spesso cruenti) chi osava metterla in discussione, fossero eretici ebrei islamici o protestanti (ma pur sempre correligionari, cioè ambenti a rimpiazzarli non a spazzarli via) prima, o scienziati razionalisti dopo. Non possiamo farci nulla, deve essere qualcosa di connaturato all'essere umani: come il Potere tende ad essere sempre al numeratore e i suoi sudditi al denominatore, e quindi ogni Rivoluzione si risolve sempre al massimo in un rimescolamento di attori nei ruoli fissi che la recita impone, così lo Stregone (più o meno organizzato in una gerarchia) tende a sedere al suo fianco per diffondere la sua Verità e perseguitare come Falsità tutte le voci dissonanti. Accade così anche per La Scienza: dopo aver elaborato il suo metodo e determinato attraverso la sua affermazione una mirabolante crescita delle condizioni materiali e spirituali (le due cose sono sempre estremamente connesse: senza culo pieno non si ragiona) di tutti, quando il sistema mostra la corda e si avvicina ai suoi limiti fisici, e madama la Scarsità torna a dominare, il Potere torna ad arroccarsi e chiama lo Stregone a difesa, e questo oggi è L'Ascienza, perché nel mondo di oggi deve prendere quelle forme per affermarsi. Ma la sostanza è sempre quella, sempre stregone rimane.

Come facciamo allora a distinguere? Beh, è difficile, come tutto ciò che implica la fatica di ragionare: attività molto più lenta e fisicamente onerosa (il cervello consuma energie, lo avrete sentito dire...) del lasciare che la "mente profonda" faccia da se. Ma è possibile, tenendo presente il cardine del pensiero scientifico: ogni verità scientifica, per potersi dire tale, deve essere dimostrabile, i protocolli per la sua dimostrazione devono essere resi pubblici perché chi voglia e possa li riproduca, e se nessuno ci riesce non è tale, inoltre deve essere sempre possibile in teoria dimostrare che è falsa, e anzi diciamo così ogni verità scientifica si può dire tale se è come se non vedesse l'ora in realtà che ne arrivi un'altra che la dimostri falsa, e così via fino alla prossima, eccetera. Quando si dimentica di questo assioma, e spesso nella storia lo ha fatto (basta leggersi qualunque compendio di storia della scienza, per scoprire i guai che ha passato quasi sempre chiunque abbia osato a mettere in discussione ciò che al momento la comunità scientifica ufficiale considerava verità assoluta: è capitato persino a Einstein, ed egli stesso poi fu scettico verso la quantistica, che pure quadrava certi suoi conti altrimenti difettosi e che pure è in pratica ciò che vi consente di leggere queste righe su un PC o di guardare la TV), anche la comunità scientifica si trasforma in casta sacerdotale, le sue affermazioni in dogmi. I suoi esponenti in sacerdoti, i suoi divulgatori in chierichetti. E rieccoci a Piero Angela, e alla cronaca.

Oggi, se osi mettere in discussione il Sacro Vaccino, sei un eretico. Hai voglia a tentare di argomentare: avrei preferito un periodo di sperimentazioni a doppio cieco, come quelle previste normalmente per i farmaci per poter essere inseriti in prontuario, prima che cominciaste a somministrarli (a volontari, comunque), ma li avete imposti, peraltro col ricatto nemmeno con un obbligo che comportasse un'assunzione di responsabilità da parte dell'obbligante, e quindi di fatto avete fatto la sperimentazione a cielo aperto su un campione pari alla popolazione (e con un gruppo di controllo di renitenti sempre più risicato, e senza un gruppo di controllo cui somministrare inconsapevolmente il placebo, quindi con validità relativa, ma comunque). Ebbene, avete ottenuto risultati imbarazzanti: man mano che aumentavano i vaccinati e con sempre più dosi, i contagi aumentavano, fino a mille volte che prima. Come minimo, dovreste rannicchiarvi in un angolo in silenzio, sperando non arrivi la magistratura a indagare su eventuali tangenti. Invece, stanno ancora li a pontificare, sentenze apodittiche indimostrabili e indimostrate come "eh ma senza i vaccini chissà quanti contagi" oppure "eh ma i sintomi sono stati inferiori". Frasi che se vuoi ci puoi anche credere, per carità, ma essendo senza possibile controprova non hanno nessun, ripeto nessuno, fondamento scientifico. Ne avrebbe un po' di più affermare come reale la correlazione spuria che se aumentano i contagi allora sarà proprio colpa dei vaccini, ma da chi rispetta il metodo scientifico non la sentirete mai. Mentre per quanto riguarda gli effetti collaterali dei sieri stessi (già chiamarli vaccini è fargli onore, d'altronde gli hanno dato quel nome impropriamente proprio solo per potergli fare saltare la sperimentazione, in nome dell'emergenza), si nega e si insabbia (anche in casi eclatanti come questo), come per secoli per l'inquisizione, per decenni per i preti pedofili.

Insomma, i vari figuri che, appresso al Ministro (senza) Speranza ci hanno angariato per anni e si apprestano a riprendere a farlo in autunno (a meno che l'Agenda internazionale a cui obbediscono non ordini di insistere invece sul tasto "guerra"), si atteggiano a scienziati ma si comportano da Sacerdoti. E i giornalisti che ne recano il Verbo, dai poveracci che sennò li segano e non hanno di che campare su su fino ai soloni ben pagati come l'appena scomparso Immondo di Quark, ne sono i chierichetti. E no, non ho bisogno di essere un medico per dirlo. Mi basta quel poco che ho studiato di statistica e di sociologia, ma soprattutto quella malattia contratta da adolescente (quando dicendomi ateo mi meritavo ottimo in religione a forza di discussioni teologiche col prete, mentre i credenti uscivano dall'aula per andare a giocare in cortile) che mi costringe ad usare incessantemente quello che ho tra le orecchie.

domenica 14 agosto 2022

VIA DALL'AMBARADAN

Nel 1997, appena trasferito in Trentino, mi capitò cercando casa in affitto di vederne una a Baselga di Pinè, perché venendo da Roma non mi spaventavano i pochi chilometri fuori città, che lì significa quasi sempre già un po' su di quota. Il mancato locatore, sentitomi terronissimo, non mancò di sottolineare che lui invece era non dico trentino, ma decisamente austroungarico, infilando nella chiacchiera una tirata contro "Cesare Battisti, quel terrorista". Eppure al massimo davvero austroungarico sarà stato suo nonno, se non il suo bisnonno, per dire come certe percezioni tendano a permanere.

Anche venti anni e passa dopo? si: sentite questa. Tornatoci in vacanza, mi capita di fermarmi a fare GPL in una stazione di servizio tra Merano e Bolzano, ma diversamente dal solito non si avvicina nessuno. Temendo fosse chiuso l'impianto, entro nel bar e chiedo se fosse o meno così. La tipa mi guarda imparpagliata, ma giusto un attimo, poi capisce ed esclama: "ah, perché in Italia non è ammesso fare GPL in self-service, ora le mando qualcuno ad aiutarla". Una ragazza giovane: l'austroungarico sarà stato il suo bisbisbisnonno. In un posto di passaggio, mica in mezzo ai monti. Eppure dà per scontato, senza nemmeno badarci più di tanto, di non essere "in Italia". E magari se glielo si chiede nemmeno vorrebbe, come alcuni movimenti sicuramente ancora propugnano, tornare in Austria, anche perché con quello che comporta la specialità dello Statuto regionale in Italia i sudtirolesi ci stanno proprio bene, e invece probabilmente sotto l'Austria non avrebbero tutti quei privilegi. No, non è posizione politica, è percezione.

Ora, qualsiasi minoranza mette istintivamente in atto una serie di accorgimenti idonei a salvaguardare nel tempo se stessa, e se non hanno risultati prima o poi non resta nessuno ad accorgersene, altrimenti resiste nei secoli: l'esempio più eclatante sono gli ebrei, passati attraverso i millenni anche grazie a una religione pervasiva e la blindatura del sangue in tutti i contesti. Ad esempio, gli Ucraini sono stati parte dell'impero sovietico per settanta e passa anni, durante i quali non hanno mancato nemmeno di allearsi coi nazisti nel loro tentativo di invasione dell'URSS, eppure oggi sono lì a resistere all'invasione russa con orgoglio e determinazione, magari sotto le stesse insegne dei nonni, insegne che oggi agli occidentali fa comodo non vedere. E questo a chi si ferma alla narrazione dei fatti portata avanti incessantemente dai media mainstream può anche bastare. Ma se pensiamo alle regioni russofone finite all'interno della Repubblica Ucraina proprio al tempo dei sovietici, perché il blocco era unico e un confine valeva l'altro, non vale la stessa cosa? E' strano che continuino a considerarsi russi e dopo un decennio di angherie e massacri nascosti da parte degli ucraini golpisti abbiano chiamato la madrepatria a intervenire? E domani che la Russia vince la guerra e Crimea e Donbass diventano Stati sovrani, se ci fossero al loro interno comunità ucraine non avrebbero diritto a coltivare la loro identità e a pretendere rispetto, e sennò a ribellarsi? Occhio che le scatole cinesi non perdonano...

Prendiamo il Kosovo. Era una regione ad etnia albanese all'interno della Serbia, e noi occidentali abbiamo sostenuto il suo diritto all'indipendenza a costo di andare a bombardare Belgrado. Al suo interno però ci sono delle regioni a maggioranza serba, e questi oggi non possono nemmeno più mantenere la loro identità neanche formalmente. E se la Serbia protesta noi subito mobilitiamo le armi, sia mai gli venisse in mente di intervenire. Due pesi e due misure, con il giustificazionismo dell'imperialismo occidentale a fare da unica bussola. Ai tempi, Ligagiovapelù almeno cantavano Il mio none è mai più. Oggi per trovare un cantante o un altro artista fuori dal coro bisogna cercare col lanternino, e completamente al di fuori del circuito mainstream. A settembre assisteremo alle elezioni forse più gattopardesche della storia, e intanto stanno già acquistando milioni di dosi di vaccino, hai visto mai finisse la guerra scendesse il prezzo delle materie prime e ci rivolesse la pandemia a tenere il giogo stretto al popolo bue.

Eppure basterebbe poco, ad aprire gli occhi. Sempre in Trentino, ad esempio, passeggiando in montagna ci si imbatte facilmente in istallazioni austriache della prima guerra mondiale, dalla semplice trincea al forte enorme e maestoso. Ecco, leggendo i cartelli si scopre che tutto quell'ambaradan fu allestito, peraltro in posti dove si fatica a capire come abbiano fatto e in così breve tempo, al più dieci anni prima di perdere la guerra e vedere l'impero dissolversi. Istruttivo, no? La guerra, ogni guerra, è sempre una sconfitta, per chiunque. E ho usato apposta il  termine ambaradan, transitato nell'italiano corrente per dire "apparato inutilmente complesso e caotico" dal nome di una località etiope dove si consumò una delle peggiori vergogne della storia italiana (usammo gas tossici contro la popolazione civile, si proprio noi che crediamo sempre di essere "i buoni"), tappa di un'avventura coloniale che si rivelò anch'essa decisamente effimera.

venerdì 5 agosto 2022

LETTURE PER L'ESTATE

Non so se sia ancora così, ma temo di si: a scuola il fattore "C" con gli insegnanti è determinante, non solo per la carriera scolastica stessa, ma anche per le scelte di vita successive. Avendo dimostrato una certa attitudine a maneggiare i numeri (che mi è rimasta, a dispetto della mancata coltivazione), fu naturale scegliere il liceo scientifico, e addirittura al biennio mi ritrovai come insegnante di matematica lo stesso simpatico geniaccio che avevo alle medie (doppia coincidenza, il passaggio simultaneo e finire nella stessa sezione) e che, avendomi capito, ogni tanto veniva a spettinarmi con la mano chiamandomi "furiusu" per via della mia abitudine a fare di getto gli esercizi senza mai tornarci su se non venivano, tanto poi li avrei rifatti in classe in caso fossi stato chiamato a mostrarli. Ma la fortuna tende a girare, e al triennio mi capitò una insegnante di matematica e fisica di quelle che ti leggevano in classe la spiegazione dal libro, e si incazzavano se facevi domande, di cui non conoscevano mai la risposta. Risultato: gli esercizi continuavano a venirmi, ma non ne capivo il senso (di limiti, derivate, logaritmi, funzioni analitiche, eccetera) e mi disamorai. Nel frattempo alla bellissima insegnate di italiano e latino del biennio, fonte di tutti i sogni erotici di tutti i maschietti delle sue classi (si, esattamente come nei film sexy degli anni 70, quelli con Vitali Banfi Fenech Rizzoli Cassini Guida eccetera, che non erano affatto campati in aria), era seguita nel triennio una che apparve subito meno avvenente ma si sarebbe rivelata più decisiva per alcuni di noi, sicuramente per me. Già durante l'anno, infatti, ci aveva dato dei libri di letteratura contemporanea italiana non solo da leggere, ma anche da recensire in forma di "scheda", ed in gruppo: una cosa che ci faceva sentire tanto giornalisti e quindi ci ingrifava parecchio. Poi, per l'estate, ci consegnò una lista di libri da leggere nelle vacanze, tornando con le schede stavolta individuali. Parlo di Verga, Pirandello, Silone, Strati, Pavese, Levi, eccetera. Non so quanti di noi uscirono dal liceo come appassionati lettori, ma io sicuramente si, e il mio primo libro da scrittore (di tre, resto sempre e comunque soprattutto un lettore, anche se ormai la presbiopia mi fa preferire il lettore ebook, che ho impostato a caratteri grande e dove ho caricato migliaia tra classici e contemporanei, abbastanza per alcune vite) nel 99 lo portai in dono proprio a quella professoressa oramai anziana, e anche col sottile timore di avere un brutto voto, credo.

Tutto questo pippone perché accingendomi a fare qualche giorno di vacanza, dopo anni come tanti di voi, vi lascio con una serie di articoli da leggere, pescati qua e la nel mare magno del web, in ossequio alla funzione primigenia di questo blog: fare da media, farvi da filtro (certo, il mio filtro, ma se non vi va bene cambiatelo o usate il vostro personale), tirare su la rete risparmiandovi mezza fatica - che quella di scegliervi il pesce spinarlo e mangiarlo resta la vostra, se e quanto vi va.

  • Tensioni in kosovo... - Nel tentativo di espandere il conflitto che ha avviato in Ucraina nel 2014, la Nato ci mostra con evidenza non solo la sua natura guerrafondaia e imperialista, ma anche le contraddizioni in cui rischiamo di finire se ascoltiamo troppi TG. Mi spiego. Se in una nazione sovrana c'è una regione che è abitata a maggioranza da un'altra etnia (che so, ad esempio la Moldavia con la Gagauzia), ha diritto quella nazione ad angariare quella etnia? e se lo fa hanno diritto le nazioni limitrofe a impicciarsi e intervenire? Se rispondete si, abbiamo fatto bene a bombardare la Serbia nel '99 fino a ottenere l'indipendenza del Kosovo, e però ha fatto bene anche Putin ad intervenire in Ucraina oggi per liberare il Donbass (leggere qui per ricordare chi sono i neonazisti ucraini), e farebbe bene oggi la Serbia a intervenire in Kosovo dove stanno discriminando pesantemente le minoranze serbe nelle regioni di confine. Se rispondete no pensando al cattivone Putin o giustificando un nuovo intervento in Kosovo, occhio che un minimo di coerenza allora vorrebbe che rivalutassimo di 180° la lettura storica delle vicende nella ex Jugoslavia. Oppure, restate pure iscritti al partitone degli opportunisti secondo cui il criterio guida è che hanno sempre ragione i nostri (e magari UE e USA fossero davvero i nostri...).
  • Il caro-energia... - Mattei lo hanno ammazzato perché tentava di smarcare il nostro Paese dal colonialismo americano, di cui oggi la sua Eni è uno degli ascari migliori. Venendo adeguatamente retribuita con la scusa della guerra.
  • Draghi, missione compiuta - Quando era alla BCE, mister "whatever it takes" ha munificamente riempito di soldi la pancia delle banche ben sapendo che il teorema delle ricadute positive della cosa sui cittadini comuni era fasullo, le banche hanno usato il tesoro in regalo per fare incetta di titoli di Stato e gli Stati sono stati spinti ancora più di prima sotto il taglione del debito e dei parametri UE. Non bastava, serviva un catalizzatore e - miracolo! - è arrivata la pandemia. I traditori di Lega e M5S al governo hanno imboccato la strada del "farla pagare ai privati", mancando alle loro promesse. Ma non bastava ancora, doveva intervenire direttamente Lui: distruzione delle PMI, incaprettamento del Paese al PNNR, aumento vertiginoso del debito pubblico, sterzata guerrafondaia con conseguente innesco dell'inflazione da materie prime, bastano solo queste grandi linee a capire con che razza di killer abbiamo a che fare. "Eppure conosco brave persone, italiani plurilaureati e di buona volontà, che considerano ora più che mai Draghi come l’unico possibile 'salvatore della Patria', assurdamente silurato da un parlamento ingrato e traditore..." Mah...
  • Heather Parisi - Quando ero ragazzo mi sarebbe piaciuto stare li a sollevargli la gamba (dire così oggi è sessismo, ma io sto raccontando di quando ero adolescente...), oggi se la incontrassi le stringerei calorosamente la mano per ringraziarla: è una mosca bianca di autonomia di giudizio e dissonanza dalla narrazione imposta, in un mondo dello spettacolo e della cultura mai così disciplinatamente uniformato come oggi. Questo post è da sottoscrivere e divulgare in ogni modo. Il suo sito da oggi va di diritto in colonna destra.
  • Vaccini e morti improvvise - Se metti "morti improvvise" su Google e leggi i risultati, a vaccinarti non ci vai. Ok, non ce la dimostrazione statistica che l'impennata sia collegata alle vaccinazioni di massa. Ma c'è ancora meno per l'asserita riduzione dei sintomi in caso ti contagi e di decessi di contagiati. Molto meno. Eppure ho sentito con queste mie orecchie persone peraltro stimabili e intelligenti che recitano il mantra del "però non muori" quando provi a fargli notare che vaccinando tutti i contagi si sono moltiplicati per mille, quindi se anche non vogliamo dire che è per colpa dei vaccini, sicuro possiamo dire che sono perlomeno inefficaci. Che siano "insostenibili e non salutari" pare se ne sia accorto persino il Corriere..  Ma poi c'è il caso che muori, che un giudice certifica il vaccino come causa del decesso, e però nega il risarcimento perché non eri obbligato e hai firmato volontariamente: guardare per credere. D'altronde, se gli effetti avversi non vengono denunciati dai medici di base, per non perdere il posto (che poi magari il giudice ti reintegra - e Facebook censura chi posta la sentenza! - ma intanto passi i guai), come se ne esce?
  • Viglione - Ma un'alleanza elettorale tra le forze politiche antiglobaliste (quindi anche anti guerre Nato e anti gestione dittatoriale della pandemia), no?
  • Lameduck - Bentornata "papera zoppa". Come aveva promesso, la Tampieri ha ripreso a postare sul suo blog, stavolta con una lucidissima analisi della questione elezioni anticipate.

lunedì 1 agosto 2022

RADIOCIXD 60 - QUANDO PARLA GABER

Eh si: il dialogo tra i due "mi chiamo G", quello ricco
e quello povero, riuscì persino a farlo in Rai con Mina
A casa ho un rack stereo hi-fi degli anni 70 in perfetto stato, di quelli che oggi non si usa più comprare e comunque con quelle caratteristiche tecniche costa quanto un'utilitaria (vabbè, usato semestrale). Ma non lo ascolto mai. Durante il lockdown avevo ovviamente trovato il tempo di risistemare i collegamenti e fare qualche prova di ascolto (una bomba, infatti da ragazzi ci si facevano le feste in garage o in terrazzo), ma poi nisba. Magari quando vado in pensione, se mi tolgono la carota davanti al naso e arrivo a mangiarla, istituirò il rito dell'ascolto quotidiano di un ellepi. Ora, è molto più comodo attingere all'immensa mole di mp3 che in un modo o l'altro (nel rack c'è un pezzo più nuovo: un masterizzatore professionale per la conversione da analogico a digitale dei vinili) ho accumulato, per caricare una pennetta che poi rimane in auto fino a quando non ho ascoltato tutto il contenuto e la porto a casa per sostituirlo. Avendo il minuscolo aggeggio 32 giga di spazio, bastevole per quattro o cinque mila canzoni, anche passando due ore al giorno nel traffico di Roma ci vogliono mesi. E per metterti al pc a scegliere i brani per il rimpiazzo, devi ritagliarti qualche ora di tempo, anche se selezioni album interi. Così a volte, dopo un po' che scegli, magari tra le novità, ti arrendi e per fare prima ci infili tutta la discografia di qualcuno, che ami molto e vuoi riascoltare o magari che non hai mai ascoltato con attenzione e ti eri ripromesso prima o poi di farlo.

In questi giorni sto ascoltando praticamente tutta la discografia di Gaber, dove l'avverbio sta a indicare che è uno di quegli artisti per cui è difficile ricostruirla integralmente, perché vastissima e perché inizia in tempi in cui il concetto di album non si era ancora affermato (oggi è praticamente tramontato, ma per decenni è stato dominante) e i 33 giri erano solo raccolte spesso non coerenti e con duplicati vari. Tutta, dall'inizio alla fine, a puntate corrispondenti coi tragitti in auto. Mi rendo conto che si tratti di un'attitudine maniacale, e infatti mi vergogno un po' a confessarla, ma io non ascolto quasi mai tracklist miste, solo album dall'inizio alla fine, magari divisi tra una tratta in auto e l'altra. E se attacco una discografia completa, la finisco, ci vuole quello che ci vuole. Mi vergogno, o meglio mi vergognavo, finché non ho scoperto che in giro è pieno di gente, altrimenti all'apparenza normale, che si piazza davanti alla TV nottate intere o interi weekend per vedersi tutte di seguito ics stagioni di una serie. Per chi, come me, detesta anche quando un film per la TV te lo fanno in due puntate, è una cosa inspiegabile, quasi disumana. Per cui ad ognuno le sue manie, e faccio outing.

Di Gaber qui a radiocontroinformoperdiletto non abbiamo ancora parlato, proprio perché la sua produzione è talmente vasta ed eterogenea che è davvero difficile identificare un album da recensire. E però, consigliare a chi non l'abbia mai fatto di ascoltare Gaber è quasi un dovere civico. Jannacci, e va beh che erano amici, nella sua Se me lo dicevi prima, una invettiva contro la droga mascherata da canzone umoristica come il cardiochirurgo usava, mette "quando parla Gaber" tra le cose belle per cui vale la pena vivere. Già, perché il "teatro-canzone", termine coniato proprio da Gaber e Luporini per il tour teatrale de Il signor G del 1971 (e già questa scelta, per uno che ormai era di casa in prima serata sulla Rai magari accanto a Mina, come avrete senz'altro visto a Techetecheté, dimostra la statura dell'artista), era proprio un alternarsi costruito di canzoni e testi, dove questi ultimi constavano di affabulazioni in parte aderenti ad una traccia in parte modificate a braccio di volta in volta, talvolta brevi introduzioni del brano seguente talaltra digressioni che si allungavano a dismisura (ne Il grigio del 1989 arrivavano a fagocitare tutto). Per cui, o fate come me e vi ascoltate tutto, o ve le perdete. Si certo ogni tanto qualcuno (Dix, Marcorè, Paolo Rossi, ad esempio, e sicuramente Scanzi) prova a riproporlo a teatro, e magari con merito, ma non è la stessa cosa... Anche perché non credo che Gaber in scena oggi ridirebbe le stesse cose che diceva trenta o venti anni fa: ha cambiato sempre obiettivo per la sua satira feroce e impietosa, dalla borghesia all'individuo alla democrazia alla società, non vedo perché non avrebbe dovuto continuare a cambiarlo (i demiurghi della pandemia? i fautori della pace fornitori di armi? ciascuno ci metta il suo wish, tanto resta tale...).

Quindi, tenuto conto di quanto sopra, e cioè che comunque ne avrete un'idea parziale, vi propongo una tracklist commentata che pesca in decenni di carriera, e buon pro vi faccia:

  1. Io mi chiamo G - Celeberrimo duetto tra un bambino ricco e uno povero, clamoroso esempio di come si possa rappresentare una verità attraverso l'ironia. Il link punta alla versione televisiva, rara, e probabilmente dovuta a Mina che lo ha sempre considerato un amico, eccezione all'ostracismo totale che la Rai gli riservò per anni quando passò al teatro-canzone.
  2. I borghesi - Il brano fa a gara con Borghesia di Lolli a chi è più datato, tanto che Gaber a un certo punto ha smesso di farlo, e Lolli per farlo ci metteva un "forse" tra "il vento un giorno" e "ti spazzerà via". Ma è potente e diretto, e il fatto che nel 71 ci si potesse illudere che l'invettiva era verso altri e oggi non si possa che ritenerla rivolta anche verso noi stessi, non gli toglie valore, anzi.
  3. Un'idea - Qui la satira feroce è contro chi si sente progressista e avanzato, presentando una serie di personaggi che se ne vantano ma poi non finiscono proprio bene. E no, le idee non si mangiano, diceva mio nonno.
  4. Lo shampoo - Divertissement piuttosto noto ma certamente meno innocuo di quello che sembra a un ascolto superficiale.
  5. È sabato - Invece qui l'attacco è diretto, alle abitudini di coppia, al perbenismo, insomma ce n'è per tutti e nessuno si può chiamare fuori.
  6. La libertà - Il testo è un manifesto. Letteralmente: dovremmo stamparcelo e appiccicarlo in salotto, o in ufficio.
  7. Il conformista - Brano tra i più recenti, molto dopo che il Nostro era stato d'autorità arruolato tra i qualunquisti da quella sinistra da cui si era allontanato invece proprio perché lei aveva iniziato a tradire uno a uno tutti i valori di cui faceva bandiera. Ah, lo ha cantato anche Celentano.
  8. Il dente della conoscenza - Tolto il dente tolto il male. E' il vero problema della società di oggi, altrimenti il teatrino della pandemia non sarebbe potuto essere inscenato. E Gaber lo aveva capito decenni prima.
  9. La marcia dei colitici - Oggetto di questa satira giocosa sono le autoorganizzazioni e il culto del successo. Io però mi ci riconosco anche per una ragione più propria...
  10. L'elastico - Dentro il racconto di una esperienza extracorporale, c'è anche forse una frecciatina alla psicoanalisi...
  11. Quello che perde i pezzi - Meravigliosa allegoria. Il protagonista alla fine rimane solo con un testone e un testicolo. 
  12. La nave - C'era la metafora felliniana, e quella craxiana che opportunisticamente vi si accodava. Gaber ci rovescia sopra ettolitri di vomito, con la sua consueta abilità interpretativa sembra di sentirseli addosso...
  13. Le mani - Satira sociale a 360°, declinata attraverso tanti tipi di mani, con una chiusura senza tanti giri di parole.
  14. L'odore - Altra feroce introspezione. Quando l'ascolti, se ti senti colpito hai un problema, se invece non ti metti in discussione ne hai due.
  15. Il febbrosario - Nel 1974 si poteva prevedere la pagliacciata della pandemia? Ad ascoltare questo brano sembrerebbe in qualche modo di si. Scanzi avrà pure portato Gaber in teatro, ma forse questa o non l'ha ascoltata o non l'ha capita.
  16. La peste - Si, si poteva, questo brano dello stesso album lo dimostra. Ascoltatela con attenzione, prevede tutto, anche l'assuefazione in cronaca. Persino il "bacillo a manganello".
  17. C'è solo la strada - E qui, stesso disco, ce n'è pure per il lockdown: "Perché il giudizio universale non passa per le case dove noi ci nascondiamo: bisogna ritornare nella strada per conoscere chi siamo." Oppure, peggio, visto che dice che "appena un uomo si chiude in casa comincia ad ammuffire", chi ha architettato la gestione della pandemia il brano lo conosceva...
  18. Il comportamento - Questa feroce autocritica mi è sempre piaciuta. Sarà che anche mio nonno aveva un solo comportamento, e anche a me invece non mi è mai riuscito del tutto imitarlo...
  19. Le elezioni - Il perculamento del rito massimo della democrazia qui è totale, e culmina con una impresa che ammetto anch'io di avere sognato (che bella matita!) ma non so se davvero sia mai riuscita a qualcuno.
  20. L'America - Testo da sottoscrivere, ma l'attacco al mito americano ai tempi però si portava. Se vedo un rapper italiano o un trapper che ne fa la cover mi rimangio pubblicamente il mio disprezzo verso le categorie, giuro.
  21. Si può - Dire che è tratto dall'album Libertà obbligatoria già fa capire dove vuole andare a parare, ma il pezzo è molto noto, se si pensa che c'è persino una versione di Anna Oxa.
  22. Il suicidio - Questa esilarante affabulazione esiste in tante versioni quante tournée ha fatto, o forse quante serate, ognuna immaginando le modalità di farla finita delle personalità del periodo o in cronaca. Catartico.
  23. Quando è moda è moda - Il brano segna la presa di distanza dalla sinistra, e infatti ai tempi fu pesantemente contestato. Ma si adatta benissimo a ogni epoca, compresa questa.
  24. Io se fossi Dio - Quando fu rapito Aldo Moro avevo quindici anni e ogni volta che mio nonno (vecchio socialista antifascista impermeabile alla retorica democratica) rientrava in casa chiedeva serio "murìu Moru?", finché non tolse il punto interrogativo. Forse la cosa mi aiutò a maturare la mia posizione nei confronti della vicenda: tutti a parole volevano salvarlo, ma molti di questi lo volevano morto, così a esecuzione consumata era pieno di ipocriti (mandanti a parte) che ne ingigantivano a posteriori la statura politica mentre sotto sotto esultavano. Fu la prima volta che sperimentai l'ormai abituale sensazione di trovarmi da solo su una posizione alternativa mentre tutti gli altri facevano il coro alla narrazione ufficiale. L'anno appresso, da apprendista dj, misi le mani su uno strano vinile, inciso solo da una parte, con una canzone sola. Diceva quello che pensavo io, e non solo su Moro. Fu sequestrato, ma ormai in radio ce l'avevamo e io lo passavo. Poi ne girò una versione edulcorata. Ma il link che vi ho messo è quello alla versione integrale. Ascoltatevelo con concentrazione, se avete da fare rimandate a quando avete venti minuti di tranquillità per prendervi la vostra dose di "schiaffi di Dio" che "appiccicano al muro tutti".
  25. I soli - Questa ve la metto proprio qui perché a volte mi ha aiutato proprio in quella sensazione che vi dicevo. E parla di soli e non di single perché non parla solo di scelte sentimentali, e perché anche in due in fondo si è sempre soli, e chi pensa il contrario si illude.
  26. La democrazia - E questa perché la frase " io se fossi Dio di fronte a tanta deficienza non avrei certo la superstizione della democrazia" gli era evidentemente rimasto il bisogno di spiegarla nel dettaglio.
  27. Qualcuno era comunista - Essendosi trovato nel giro di pochi anni a passare da compagno coraggiosamente fustigante il sistema a volgare qualunquista, perché se uno mantiene fede a se stesso e alle proprie idee e tutti gli altri si tradiscono è lui che sembra spostarsi come il treno fermo in stazione mentre parte il nostro, il nostro a un certo punto evidentemente non ne poté più, e scrisse (sempre con Luporini) questa meravigliosa e idilliaca elencazione, al termine della quale dal vivo tutti ci si alzava applaudendo e sollevando il pugno, anche chi non aveva mai votato PCI. Se qualcuno vi accusa come talvolta capita a me di essere diventati "di destra", fategli sentire questa canzone, poi fate e dite come Mario Brega a Carlo Verdone, e mentre lo mandate a fanculo urlategli che semmai sono i compagni che sono diventati liberisti europeisti e destrorsi.
  28. Destra-Sinistra - Che poi è uno dei brani responsabili delle accuse di qualunquismo, ma solo perché si presta fin dal titolo a una lettura superficiale e strumentale. Se il partito più effettivamente di destra oggi è l'ultimo in elenco della linea di successione del PCI, e se il sovranismo monetario, precondizione a qualsiasi politica economica eretica rispetto al monetarismo eurista quindi anche a quelle socialiste o anche solo socialdemocratiche, viene invocato solo a destra, non è colpa di Gaber. E nemmeno mia.
  29. La strana famiglia - Divertentissimo pezzo di satira della società televisiva, peraltro scritto quando la deriva era ben iniziata ma lungi dall'arrivare ai picchi odierni. Ve lo propongo nella versione con l'amico di sempre Jannacci, che con la sua stralunatezza gli conferisce un plusvalore.
  30. Quando sarò capace d'amare - Uno così capace di scavare in qualsiasi contraddizione umana, è anche capace di un testo come questo, che impietosamente definisce l'amore nella sua essenza, consentendoci di scartare tutto il resto.
  31. L'illogica allegria - Quando l'autoanalisi e l'introspezione lasciano posto a una semplicissima presa di coscienza, di cui non vergognarsi.
  32. Il dilemma - Quadretto spietato ma dolcissimo di una coppia che sceglie l'unica maniera di avere l'ultima parola con la morte, o con la vita che è lo stesso. Difficile che troviate in una canzone, ma che dico in letteratura, un modo migliore di raccontare una vicenda come questa.
  33. Gildo - Idem, per una cosa peggiore della morte: la malattia. Gaber entra in ospedale (e qui forse c'è dell'autobiografia, visto che poi morì appena sessantaquattrenne di cancro ai polmoni -  e si: fumava...) e ci porta con se, facendoci quasi toccare con mano l'esperienza (al punto che chi l'ha provata ci si riconosce senz'altro) di quella forma di intimità e amicizia che si instaura tra codegenti di lunga durata, e la vergogna che prova chi di questi ne esce nei confronti di chi invece ci resta e non vedrà più. Un capolavoro assoluto.
  34. La stanza del bambino - A proposito di fumo, qui lo prende come spunto per una feroce satira contro il rincoglionimento e l'alienazione cui sottoponiamo e lasciamo che vengano sottoposti i nostri figli, placando la nostra coscienza col salutismo. E ancora non c'erano gli smartphone...
  35. Non insegnate ai bambini - E che ci troviamo in argomento, vi lascio con un altro capolavoro assoluto, ma nell'interpretazione magnifica di Alice, che gli aggiunge significato.

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