venerdì 26 marzo 2021

OGNI RESISTENZA - VERSETTI COVIDICI 56-58

La resistenza è utile, chi ha visto questo film lo sa
Meglio ripeterselo ogni tanto, perché con la narrazione continua e monocorde che ci avvolge da oltre un anno può capitare anche ai migliori, di cedere: quaranta e passa anni di dominio del credo ultraliberista, trenta e passa incontrastato (dopo la caduta del sistema sovietico), hanno ridotto quasi ogni Stato moderno (con l'Italia in prima fila) al punto che non può permettersi di affrontare senza ricadute sui propri sudditi un'epidemia che colpisce una percentuale minima di persone, e in maniera grave e talvolta letale una percentuale minima di quelli che colpisce. Ma anziché dire "abbiamo sbagliato" e andarsi a ficcare nel cesso della Storia tirando la catena, gli ultraliberisti monetaristi sono ancora nelle condizioni di imporre la loro ricetta tragicamente sbagliata come l'unica possibile, creando così le condizioni (senza rendersene conto? con tutti gli anni che hanno studiato e tutto il potere che hanno?) per una tragedia di dimensioni multiple alla presente.

Screenshot tratto dal sito di Diego Fusaro
Ricordiamocelo, che non possiamo fare molto altro: la "soglia di attenzione" per dichiarare zona rossa è di 250 "casi" su 100mila, una inezia, e i "casi" sarebbero i positivi al tampone (che nel 95% sono asintomatici o con sintomi da raffreddore o poco più), che poi sono quei circa ventimila al giorno che vi recitano, assieme alla soglia di affollamento delle terapie intensive (che essendo percentuale, si poteva e doveva abbassare anche agendo sul denominatore, almeno dopo i primi 2 mesi in cui la scusa che non eravamo pronti poteva reggere, per non parlare delle cure domiciliari lasciate alla iniziativa di qualche volenteroso), senza appunto ricordarvi che a stare male di loro sono un centinaio. Su due o trecentomila "tamponati", cioè sospetti. Tamponate tutta la popolazione, e la quota dei malati scenderà ancora, dai 3 o 5 ogni 10mila circa che è così. Potete ripetere i numeri come cavolo volete, nei vostri telegiornali che fanno rimpiangere per indipendenza i cinegiornali del fascio, riportando acriticamente h24 i dispacci di istituzioni politico/sanitarie che fanno rimpiangere per obiettività il Minculpop e Goebbels. La proporzione del fenomeno resta questa: è per un fenomeno di questa incidenza modesta che con un consenso quasi plebiscitario hanno distrutto il tessuto economico e sociale.

La logica non governa le decisioni umane, questo si sapeva. Ma che la stragrande maggioranza di popoli in teoria alfabetizzati ne abbandonasse del tutto ogni utilizzo, nemmeno in situazioni che necessiterebbero di uno sforzo in tal senso, francamente è una pessima sorpresa. Se abbiamo adottato una risposta così distruttiva per probabilità così basse di star male, cosa faremmo se arrivasse un qualcosa capace di colpirci con percentuali significative? E cosa facciamo se la tanto attesa campagna vaccinale si rivela un flop, e questa pandemia continua per qualche anno ancora? Stiamo tutti fermi finché il moltiplicatore keynesiano non ci porterà tutti alla fame? lo sapete o no che come investimenti a deficit di 1000 possono generare un maggior reddito di 5000, così un abbattimento drastico di 400 miliardi di euro può fare danni per 2mila miliardi, cioè uccidere definitivamente ogni prospettiva economica nel nostro Paese?

A proposito di vaccini. Fermo restando, lo abbiamo già detto e ridetto, che:

  1. tecnicamente questa definizione è abusiva (tranne, forse, che per quello russo, che infatti non è ammesso dalla UE, hai visto mai funzionasse) e finalizzata al salto della fase di sperimentazione a doppio cieco prevista prima di poter mettere sul prontuario qualsiasi farmaco,
  2. chi si sottopone fa da cavia umana e firma una liberatoria criminale,
  3. se è vero che la metà dei nuovi casi sono da varianti, e che i produttori stanno adesso studiando i vaccini per le varianti (entrambe notizie da TG), allora la campagna vaccinale è un non-senso,

resta sempre valido il principio logico secondo cui se il vaccino funziona chi non si vaccina può far male solo a se stesso o ad altri che non si vaccinano, principio che rende nulle, quindi assurdamente totalitarie (oltre che anticostituzionali), tutte le ipotesi di obbligo reale o surrettizio che circolano. Per non parlare delle tirate di soloni di varia estrazione (uno da giovane era uno scrittore satirico antisistema: va bene che si nasce incendiari e si muore pompieri, ma di qui a scatenare il diluvio universale ce ne corre...) che pontificano o sfottono sulla mancanza di connessione logica tra morte dopo il vaccino e morte di vaccino, e sono gli stessi che quando fai la stessa operazione tra morti col covid e morti di covid ti danno del negazionista.

Questa è per i cultori di Star Trek: i covidioti sembrano i Borg, esseri "assimilati" da un controllo centrale al punto di perdere, assieme a parti del corpo sostituite da componenti meccaniche, ogni individualità, che operano allo scopo di continuare ad assimilare altri popoli, al motto di "ogni resistenza è inutile". Sarà inutile, ma fino a che ho fiato io resisto, e chi è d'accordo con me si faccia un regalo: segua ogni link nel testo, e poi i "versetti covidici" appresso. Magari aiuta, nell'attraversare la nottata della Ragione come ci tocca fare adesso.

56. Ex colonnello russo: la falsa “pandemia” è un’operazione speciale di poteri nascosti... E' vero, sembra la trama di uno scadente b-movie di fantascienza distopica. Ma non vi fate fregare dal pensiero retorico e consolatorio che "non possono essere così perfidi, e poi perché mai dovrebbero?": magari non sarà tutto vero, questo film, ma è quello che stanno girando, e le (s)comparse siete voi.

57. Speranza e il potere che lo ha messo a quel posto. Istruttivissimo articolo di Blondet, se volete sapere non solo cosa ci hanno fatto e continuano a fare, ma perché e percome, oltre che tramite chi.

58. Covid, non solo: La lunga guerra degli antitaliani. Fulvio Grimaldi ci racconta "Cosa ci hanno fatto, cosa ci stanno facendo, cosa vorranno fare di noi.", ed io vi posto pure il video:

martedì 23 marzo 2021

RADIOCIXD 37 - OPERA BUFFA

Non ti puoi lamentare se ti leggono in pochi se fai post come questo, in cui recensisci un album tutto sommato "minore" di un cantautore del passato, e manco un disco recente ma uno di 48 anni fa. Ma gli è che il Maestrone, così viene chiamato nell'ambiente Francesco Guccini, nonostante decenni di collaborazione con strumentisti di prim'ordine con cui ha sfornato una serie di dischi dalla sonorità piena e raffinata, se qualche ragazzo ne ha sentito parlare è come di uno di quelli che nelle canzoni ci mettevano poca musica e tanto testo, e questo quasi sempre impegnatissimo e pallosissimo. E invece.

E invece Guccini è stato sempre un tipo divertente che si sapeva divertire, in un'epoca in cui i social erano le osterie e le persone erano così consapevoli e attive che nessun governo si sarebbe mai sognato, e se lo avesse fatto sarebbe stato travolto dalle proteste, di rinchiudere tutti a casa con la scusa di un virus (l'influenza del 1970 fece 13 milioni di contagi e decine di migliaia di morti, e non c'erano i tamponi genetici e neanche la spasmodica intenzione di gonfiare i numeri). Chi l'ha visto in concerto lo sa, che si teneva vicino un bicchiere di vino che sorseggiava tra una canzone e l'altra mentre affabulava tutti con aneddoti e chiacchiere, chiudendo sempre con una battutaccia che in modenese non la so scrivere ma significa "non ce la faccio più", prima dell'immancabile Locomotiva finale.

Per chi non lo ha mai visto, e non lo vedrà visto che sono anni che ha rinunciato ai concerti (ormai fatica a parlare figurarsi a cantare), c'è però un disco che meglio di qualsiasi altro permette di capire quell'atmosfera. Si tratta di un live, ovviamente, ma è molto di più, specie rispetto ai live di oggigiorno, caratterizzati da una postproduzione tale che suonano come un album in studio se non meglio: è stato registrato in presa diretta tra Folkstudio e Osteria delle Dame (dove il Nostro usava passare le serate intrattenendo gli amici con la chitarra, e se no mangiando e sbevazzando in allegria, tra un cazzeggio e una sfida all'improvvisazione in rima), con ritocchi in studio limitati quanto "artigianali". E dentro non ci sono, come già si usava allora, le versioni dal vivo di brani già registrati in studio e pubblicati negli album precedenti, ma sei canzoni (quasi) tutte inedite, e tutte ironiche: ecco perché il titolo è "Opera buffa". Vi consiglio di ascoltarle tutte con attenzione: sono a tratti esilaranti e sempre spunto di riflessione magari anche attuale. E senza perdervi il parlato, che se possibile è ancora meglio del cantato.
1. Il bello
Il "quasi" di cui sopra è per questa, uscita però solo in 45 giri e di cui scopro esiste una versione di Lando Buzzanca (appropriatissimo, direi). Tango da balera che ne descrive perfettamente l'atmosfera, giù fino alla cravatta coi titoli dei giornali in cima, meglio di uno dei tanti film con ambientazione "vintage" tanto di moda adesso.
2. Di mamme ce n'è una sola
Presa in giro di un preciso aspetto dell'italianità, con trent'anni di anticipo e trenta volte più amore delle tirate sui bamboccioni, nonché della canzone melodica all'italiana allora imperante, che ci fa rimpiangere che oggi non ci sia chi è capace di ripeterla con quella ora imperante, che definirei per intenderci "defilippica", o con gli insopportabili e onnipresenti stilemi del trap (che ha già stufato).
3. La Genesi
Un capolavoro assoluto. L'autore si dichiara ispirato direttamente da Dio, e ci fa sbellicare per oltre sei minuti con una trovata dietro l'altra, da "si chiami l'Enel sia fatta la luce" a "non tirare mica in ballo mio figlio, quel capellone, con tutti i sacrifici che ho fatto... per me lui finisce male" passando per "cosa vuol dire di sinistra, di sinistra... non sono un socialdemocratico anch' io?". E siccome la risata è l'antidoto più efficace contro ogni dogmatismo, il suo ascolto potrebbe aver ispirato Umberto Eco per Il nome della rosa, per dire...
4. Fantoni Cesira
Personaggio allora di frontiera, quello della ragazza di provincia che fa carriera con la topa, diventato poi sempre più attuale, anche se se ne parla meno che ai tempi del "bunga bunga", perché ora i centrosinistri stanno dalla stessa parte dei berlusconiani. Come "da che parte?" Contro il popolo italiano, che domande!
5. Talkin' sul sesso
"Morte alla pillola atea e nociva, all'aspirina si gridi evviva! Non bisogna prenderla prima o dopo, bisogna prenderla invece. E passano anche quei noiosi mal di testa.!" E questo è solo un passaggio dei tanti di questo talkin' blues all'emiliana.
6. La fiera di San Lazzaro
Siamo all'apoteosi. Raccontata in dialetto ("una bolognese me la fate fare?") con spassose traduzioni simultanee, una storia contadina di sesso e mercato, che sarebbe metafora di tante cose se si riuscisse a smettere di ridere. Alla faccia del cantautore musone degli anni settanta...

sabato 20 marzo 2021

FUOCHI NELLA NOTTE

Della serie "ogni tanto una buona notizia", un amico mi ha fatto conoscere una, si spera delle tante, iniziativa "dal basso" di persone che non ce la fanno a farsi bastare la resilienza, e tentano di organizzarsi "attorno al fuoco" come gli umani usano fin dalla notte dei tempi per fare comunità, scambiarsi le esperienze, e proteggersi dalle bestie feroci (ancora non ci credete? guardate questo video della Microsoft: chi non inorridisce, è ormai anch'egli un "ultracorpo").

I fuochi sono ovunque, e il sito ti aiuta a trovare quello più vicino a te, o se serve ad "accenderne" uno tu nella tua zona. Mentre che cerco di capire cosa voglio fare io, mi sembra doveroso notificarvi la cosa, perché ciascuno di voi possa fare lo stesso.

Il sito è molto ben strutturato e ci si trovano tutte le informazioni necessarie, difficili da sintetizzare, a decidere il proprio livello e tipo di impegno. E' vero che un disegno oligarchico con questa potenza di fuoco non si era mai visto nella storia dell'umanità, ed è vero che di piccoli gruppi di individui che volevano cambiare le cose ma sono stati sconfitti senza lasciare alcuna traccia la storia è piena zeppa, ma è anche vero che ogni vero progresso è cominciato da uno di questi piccoli gruppi che volevano cambiare le cose e se ne fregavano di quanto sembrasse difficile. Per cui mi sembra appropriatissima questa colonna sonora:

martedì 16 marzo 2021

NEI PANNI DI SARAH CONNOR - VERSETTI COVIDICI 52-55

La bella, il brutto e (in mezzo) il cattivo
Non so se avete visto Being John Malkovich, se no cercatevelo: oltre a mostrarci una deliziosa giovane Cameron Diaz, il film è molto divertente e soprattutto originale, immaginando che uno strano piano ammezzato di un ufficio sia in realtà un accesso attraverso cui i protagonisti in pratica finiscono dentro la testa del noto attore, guardano la realtà coi suoi occhi e in parte ne controllano la volontà. Ma sicuramente avete visto un altro classico del cinema, che passano di continuo: Terminator 2. Qui l'espediente narrativo è meno surreale, ma c'è sempre qualcuno che vede la realtà con gli occhi di un altro, e stavolta siete voi:  che avendo visto Terminator 1, siete gli unici a potervi immedesimare in Linda Hamilton alias Sarah Connor quando a furia di avvisare tutti del futuro che lei conosce benissimo, essendo tornato a lei nell'episodio precedente, viene presa per matta e rinchiusa e ricorrentemente sedata. La sua rabbia e frustrazione diventa la vostra, e paradossalmente si scarica quando gli scettici iniziano a morire per mano del cyborg "liquido", talvolta senza nemmeno avere il tempo (mannaggia) di rendersi conto della loro ottusità.

Citazione di estrema attualità, ripescata da Franco Cardini
Ebbene, se avete inquadrato la faccenda sapete come mi sento, voce critica sempre più isolata a miagolare nel buio l'evidenza del crimine di cui siamo tutti vittime, anche tutti quelli che non sanno di esserlo, e se la pensate come me ora avete forse un esempio nuovo per descrivere il vostro stato d'animo, il vostro schifo, la vostra impotenza, di fronte a persone che magari reputate intelligenti, o amiche, che sbeffeggiano le vostre grida di allarme. Non può essere, vi dicono, che in tutto il mondo si siano messi d'accordo per rovinare l'economia. E' un argomento retorico da sempre usato per rabbonire gli schiavi: ma ti pare che gli americani si buttavano giù da soli le torri gemelle? e come facevano a non far trapelare nulla di un piano così diabolico?! Peccato che il piano era li, scritto nero su bianco, come è li oggi il Great Reset, sulla copertina del Time: più lo metti in evidenza, meno lo si nota (io per fare quello che mi pareva in classe mi mettevo al primo banco, per dire). Quelli che possono svelarlo li si sopprime, o li si mette dentro buttando la chiave. Quelli meno pericolosi, li si emargina.

Eppoi, ripetono a pappagallo (se non li deformano) i numeri confezionati e martellati di continuo dalla Propaganda. Ti guardano storto se fai jogging senza mascherina (tanto poi se te la metti e muori, perché sotto sforzo fa male fino ad essere potenzialmente letale, troveranno il modo di ascriverti ai morti di covid) o se ti avvicini a meno di un metro al supermercato. Ti rifiutano uno strappo in macchina anche se di mascherine te ne metti due. Ti perculano sui social. dopo averti bollato come complottista. Ti danno del terrapiattista, non accorgendosi che invece tecnicamente la definizione è perfetta per loro: ubbidienti ad una teoria propinata dalle istituzioni e impermeabili ad ogni logica, evidenza scientifica o ragionamento, e pronti a mandarti al rogo se confuti il geocentrismo con l'evidente eliocentrismo, di statistiche che più le guardi più dimostrano che siamo di fronte a un qualcosa che certo che esiste, ma colpisce con un'incidenza e una gravità non fuori scala, ossia di misura tale da:

  • giustificare senz'altro un piano di investimenti pubblici per rinforzare la sanità pubblica e i presidi medici di base (piano che non hanno fatto e non hanno nessuna intenzione di fare);
  • non giustificare in alcun modo tutto il restante teatrino che sta creando danni all'economia e alla società di tale spropositata entità e profondità che difficilmente saranno reversibili. Tanto da non lasciare spazio ad altra spiegazione che non sia la sua natura politica e il progetto oligarchico retrostante.

"Loro" stanno prendendo il potere, maledetti, perché non mi credete? che me ne faccio della soddisfazione di cogliere nei vostri occhi mentre vi uccidono lo stupore di avere avuto torto a non credermi, ammesso che ne avrò la possibilità e invece non uccidano prima me, che non sono nemmeno Sarah Connor?

Inutile, non resta che buttar giù un altro po' di versetti covidici, a futura memoria: chi li legge (magari avendo pure seguito tutti i link nel testo) almeno potrà dirsi "hanno cambiato il mondo, ma senza il mio accordo, la mia acquiescenza, la mia complicità".

52. Possiamo progettare nuovi organismi. Attenzione: il cosiddetto vaccino anticovid NON è un vaccino. Ripetiamo: NON è un vaccino. E' un siero che inocula mRNA negli umani per adattarne la biologia alla risposta antivirale. Il problema non sono quei casi di reazioni avverse immediate magari letali, che se non fossero seri col cavolo che avrebbero sospeso Astrazeneca, il problema sono gli effetti a medio-lungo termine, di cui nessuno ha la pur minima idea (figurarsi con le "varianti"...). Infatti, a voi che vi andate a vaccinare vi fanno firmare un foglio con cui vi assumete la relativa responsabilità: siete peggio delle cavie, che almeno non sanno cosa gli fanno, peggio delle cavie umane di qualsiasi cura sperimentale, che almeno vengono retribuite. Vi hanno ridotto che anelate un minimo di normalità al punto di riporre tutte le speranze su un vaccino che NON è un vaccino, e sgomitare per farvelo iniettare.

53. La pandemia che ha deformato la mentalità del genere umano. Un post da leggere tutto, e attentamente. L'analisi è completa e gli si fa torto a estrapolarne delle parti. Rischio soltanto per questa mirabile inoppugnabile e lapidaria verità: "L’emergenza nella quale ci troviamo è SANITARIA e NON medica in quanto riguarda essenzialmente l’assenza di terapie domiciliari corrette e tempestive e la carenza - grave prima, ma imperdonabile dopo la pausa estiva - delle strutture ospedaliere e in particolare dei posti letto in terapia intensiva."

54. Kit di sopravvivenza per negazionisti. Preziosissimo vademecum, in quanto tale da stampare e portarsi appresso. Pensare ai covidioti come agli adepti di una setta, per evitare di discuterci, il passaggio che mi sarà più utile, ma ciascuno troverà il suo.

55. Processare l'Italia. Il competente Draghi ha affidato a dei fin troppo competentissimi privati la redazione del Recovery Plan. Nel plauso dei manutengoli e degli imbecilli, e nella ignoranza più completa di quasi tutti gli altri. Cominciamo a farci un'idea della cosa, grazie a Marco Della Luna, a cominciare dal termine "processare" usato in accezione macellaia piuttosto che giuridica.

giovedì 11 marzo 2021

SUPERATA LA RICORRENZA...

Nostalgia canaglia!
Gli amici di Stazioni Lunari ieri mi hanno mandato il link di una diretta streaming dell'8 marzo con Ginevra Di Marco e Gaia Nanni. Il video dovrebbe restare in visione fino al 15, salvo proroghe, per cui affrettatevi a guardarlo che ne vale la pena. Specie se come me siete "a rota" di spettacoli dal vivo in genere - e in particolare con Ginevra, che avrò visto una decina di volte almeno, numero da raddoppiare o triplicare se estendiamo il filtro a tutta la galassia di artisti comunque collegabili al continuum CCCP/CSI/PGR.

Non voglio approfittare dell'occasione per riparlare (lo faccio già troppo) di covid19 e  strategie sbagliate, inutilmente penalizzanti alcuni settori, peraltro cruciali per definire la vita per come faticosamente si era potuti arrivare ad intenderla, come la musica e l'arte in genere. Ma invece si, visto l'argomento, per ribadire l'importanza di una ricorrenza che, per come la vedo io, deve avere come obiettivo finale il proprio stesso superamento, o se no non ha senso e si riduce a rituale vuoto e autoreferenziale, come troppi altri ce n'è oggigiorno. Trovo quindi sia una piacevole coincidenza trovarmi a parlare di 8 marzo con voi un altro giorno, magari lo rifaremo non a due giorni di distanza, ma a due o sei mesi. Due anni fa, mia madre, protofemminista per molti aspetti del suo carattere e delle sue scelte, parve avere scelto apposta la data per lasciare questa valle di lacrime e mascherine. A lei, che d'altro canto aveva radici ben piantate nella civiltà contadina e ancestrale, questo video sarebbe piaciuto. 

lunedì 8 marzo 2021

I NUMERI, A SAPERLI LEGGERE - VERSETTI COVIDICI 49-51

L'immagine è tratta da un post che parla di una
iniziativa svizzera che bufala o non bufala è da
citare come buon esempio. La frase è da poster.
Ora è ufficiale, lo dice l'ISTAT: i morti in Italia nel 2020 sono stati 100mila in più che nella media dei 5 anni precedenti. La cifra tonda fa impressione, quindi a riprenderla sono stati un po' tutti i media, impegnati nel loro quotidiano portare acqua con le orecchie al progetto di dittatura mondiale in fase di avanzata attuazione, semmai a me dispiace averla dovuto leggere su un sito che seguo, sedicente comunista peraltro, che la usa per lamentarsi - udite, udite! - che il capitalismo non avrebbe voluto fermare la produzione incurante delle nostre vite: della serie "quando l'ideologia offusca la mente", essendo vero il contrario, avendola fermata, ma nei settori che è stato deciso debbano chiudere perché non previsti nel "nuovo mondo".


La manipolazione è già evidente nel confronto: perché la media degli ultimi 5 anni? non è che già nel 2019 l'influenza aveva fatto qualche decina di migliaia di morti in più del solito e quindi un raffronto con solo quell'anno avrebbe prodotto numeri meno impressionanti? vi lascio nel dubbio, ho deciso, anche perché l'ho già pubblicato mesi fa, un post con dentro un video coi titoli di giornale del 2019, anno in cui peraltro proprio in questi giorni ho perso mia madre ottantottenne per i postumi di una influenza con interessamento polmonare e la mancanza di posti in terapia intensiva a Reggio Calabria (ve l'ho già raccontato). Preferisco attenermi alla statistica loro, e usarla per ragionarci su. Il risultato è in immagine.

Lo scostamento dalla media dei decessi è, avete letto bene, dello 0,16%, che poi sarebbe poco più dell'1,5 per mille. Ecco perché quasi nessuno di voi conosce in prima persona qualcuno che è morto di covid. Se avete seicento conoscenze, e parlo di persone di cui vi importa mica di amicizie di facebook, allora forse ne conoscete uno, mediamente. Anzi no: ciò vale solo se l'incremento sia effettivamente tutto da attribuire al covid, piuttosto che, ad esempio, all'abbandono colpevole e criminale di tutta la sanità non covid (ovviamente non parlo degli operatori, che sono le prime vittime di questo scempio). Non lo so, chissà se avremo mai dati sinceri di tale fattore, ma a chi mentalmente mi sta mandando affanculo perché invece lui si, ne conosceva un paio di morti di covid, rispondo che allora io so più o meno direttamente di almeno un paio di morti di malasanità, persone cui è stato rimandato un trattamento o rifiutato un ricovero per via della situazione nei reparti, e siamo pari. No, le statistiche non si fanno coi casi personali.

Si fanno coi numeri, e quelli non perdonano. Se i morti fossero stati rispetto alla media non quel tot di più ma il doppio, l'incremento sarebbe stato dall'1 al 2 non per mille ma per cento, della popolazione. Allora si, che avremmo avuto tutti un conoscente diretto all'obitorio, e ci saremmo chiusi in casa da soli senza bisogno di nessun DPCM. Ma non sarebbe stato ancora oggettivamente giustificato: la peste nera, quando arrivava, uccideva la metà, della popolazione: il 50, per cento. Eppure, quelli che non venivano infettati continuavano a lavorare, a produrre, persino a divertirsi quando potevano (vero, Boccaccio?) e ad amarsi e sposarsi (vero, Manzoni?). Ecco allora che arriviamo alla vera essenza di questa tragedia: c'è stata e c'è un'epidemia influenzale un po' più seria del solito, ma niente di falcidiante per fortuna, e c'è da tempo un progetto di concentrazione del potere in poche mani a livello sovranazionale che se non l'ha progettata ne ha sicuramente approfittato per proprio vantaggio. Ma nessuna pandemia, e nessun progetto oligarchico, avrebbero potuto fare nulla senza la nostra collaborazione.

screenshot dal sito di Diego Fusaro
Siamo noi che ci mettiamo paura. Siamo noi che consentiamo a questa paura di governarci: quando ci dicono che la soglia di attenzione è di 250 casi su 100mila abitanti e anziché pensare ai 99.750 con sollievo pensiamo ai 250 con terrore, o quando dimentichiamo che di quei 250, di quei 10 o 20 mila nuovi positivi a un tampone, solo una piccola parte ha sintomi e solo una piccolissima muore (con un'incidenza di poco superiore alle medie annuali: ce lo hanno confessato loro, mentre cercavano di dirci il contrario...). E anche quando volessimo ignorare le reali proporzioni del fenomeno e preoccuparci per la nostra salute, siamo noi che anziché pretendere, e dico pretendere, massicci e immediati investimenti pubblici per curare tutti quelli che stanno male (a casa, in ospedale, in intensiva) consentiamo plaudendo la caccia ai positivi asintomatici nel tentativo di arginare l'inarginabile (a un costo peraltro multiplo di almeno 10, e a carico privato, rispetto alla spesa sanitaria pubblica in deficit). E così per (per così dire) proteggere la nostra salute consentiamo che venga intaccata la nostra libertà, tradendo generazioni di nostri antenati che ci avevano portato fin qui nei diritti e nelle condizioni materiali perché per difendere la libertà erano disposti a perdere la vita figurarsi la salute. Oggi c'è la terza ondata, poi forse ci lasceranno respirare questa estate (ma meno della scorsa, potete giurarci), poi in autunno arriverà la quarta. Eccetera. Non ne verremo fuori se non quando diremo noi: basta! Nessuna pandemia da il diritto a nessuno di limitare la nostra libertà di uscire, respirare, socializzare, ballare, cantare, mangiare, vendere, comprare, lavorare, studiare, insegnare, curarci ed essere curati, solo io stesso posso decidere se per paura dei contagi rinuncio a una o più delle mie attività. Questo dice la nostra Costituzione, questo avremmo dovuto imporre fin dall'inizio. Non averlo fatto, è una colpa grave che ricadrà sui nostri figli. E riprenderemo a vivere non grazie a un qualche vaccino più o meno farlocco (senza contare le varianti), ma solo se e quando metteremo un punto e basta a tutto ciò. Abbandonando e anzi demolendo il The Covid Show.

Questo mi dico e vi dico. Poi mi guardo attorno, e mi cascano le braccia. Lascio la parola ai versetti covidici, come se servisse a qualcosa.

49. Il dottore che non mette la mascherina. E non si vaccina, non perché sia no-vax ma perché non si fida di questi sedicenti vaccini senza sperimentazione, e perché sostiene che il covid si possa curare, portando i dati della sua esperienza di ambulatorio a suffragio. Sappiamo che non è il solo, e sappiamo anche che sono proprio medici di base così a costituire la prima e principale linea di difesa (fatta saltare dalle demenziali normative).

50. Recovery Fund: è davvero la manna dal cielo come ci raccontano i mass media italiani? La domanda è retorica, e la risposta negativa di Ilaria Bifarini tranciante. Una elemosina a rate presentata come una pioggia di dobloni, che peraltro sarà usata per tutto tranne che rifondere chi è stato danneggiato dalle misure anticovid e attrezzare la sanità pubblica per affrontare adeguatamente questa o altre pandemie.

51. Un anno di Covid, un anno di guerra all'umano. Il post introduttivo di Fulvio Grimaldi ad una sua intervista su Comedonchisciotte, riassuntiva dello scempio che abbiamo consentito.

sabato 6 marzo 2021

RADIO CIXD 36 - PERCHÈ SANREMO È SANREMO

Questa è la settimana del festivalone e vista la reclusione serale è difficile evitare di curiosarci. Nel mondo di prima, spesso preferivo cose in quello di oggi impossibili come una serata al cinema, una cover band dal vivo, una pizza con gli amici o andare a ballare salsa, ma ogni tanto un po' di tempo, magari non tanto, davanti al festivalone ci stava sempre: se è vero, infatti, che il festival di Sanremo e la Musica come espressione artistica sono da sempre due universi ben distinti, è anche vero che questi due insiemi ricorrentemente hanno avuto uno spicchio di sovrapposizione, e dargli un'occhiata nella speranza che ricapiti (magari quasi sempre disillusa) non è una decisione incomprensibile.

Piuttosto, ad essere incomprensibili sono gli attacchi a cui è stata sottoposta l'organizzazione per la decisione di svolgere la manifestazione col pubblico, ben distanziato, come già si è visto per altri spettacoli televisivi. Lo sono sia quando provenienti dagli ultrà covidioti della segregazione, quei deficienti che cominciano a urlare all'untore non appena vedono dei ragazzi a un tavolino godersi secondo loro troppo vicini il consentito aperitivo a pranzo senza mascherina, ma questo era nelle attese, sia (ma molto meno comprensibili) quando provenienti da persone giustamente critiche contro gli assurdi liberticidi economicidi e controproducenti provvedimenti anticovid, che lamentandosi dell'eccezione concessa hanno indotto Amadeus e soci a rinunciare al pubblico: così, il festival è stato un esempio di "virtù" covidiota da additare, mentre lasciandogli ospitare il pubblico poteva essere un argomento per sbloccare la situazione altrove.

Altra questione mal posta è, secondo me, quella dei compensi. Che peraltro si ripete sempre uguale ad ogni manifestazione di questo rilievo, e sempre infondata: o sei coerentemente e rigidamente comunista, o se ammetti che certe cose le decida il mercato devi accettare che tra queste ci siano i cachet ai personaggi dello spettacolo. Quest'anno, in più, c'è la situazione contingente del mondo della musica e dell'arte in genere, annichilito dalle assurde chiusure: se la pandemia dura dieci anni, e c'è già chi preannuncia l'ondata di ottobre prossimo, ci rinunciamo per sempre, o troviamo un modo di conviverci come si doveva fare dall'inizio? Cazzi amari per tutti, ma chi aveva un minimo di notorietà da spendere, è da biasimare se in questi mesi ha tentato di ruspare qualcosa in ospitate televisive? Abbiamo visto persino Vasco da Roberto Bolle, non ci scandalizziamo per Avincola a Sanremo. Anche perché Rossi a suo tempo al festival ci andò e ci tornò eccome, sempre buscandole, e magari senza averlo fatto avrebbe avuto maggiori difficoltà a raggiungere la notorietà. 

Premiamo per riavere la musica dal vivo e le sale da ballo aperte, allora, e nel frattempo guardiamoci ogni tanto uno scampolo di festival sperando di essere testimoni di una delle, magari occasionali ma in 70 anni in totale tantissime, esibizioni memorabili. Ve ne elenco alcune, se li trovo coi link, senza alcuna pretesa di esaustività e oggettività, anzi vi faccio proprio la mia personalissima top 30, rigorosamente in countdown come da prassi:

  • 30. volevo risparmiarvela per troppa notorietà, ma parlando di musica popolare di qualità non si può non citare l'esplosione di Modugno nel 1958 con Nel blu dipinto di blu, perché propedeutica a tutto quello che è venuto dopo - la metto in coda solo perché è l'unica che viola il criterio della testimonianza personale;
  • 29. anzi no, anche questa l'ho vista solo dopo: 1968, Louis Armstrong, Mi va di cantare, non avendo capito (forse per via del cachet) che doveva fare un solo pezzo, Satchmo fu letteralmente cacciato via dal palco da Pippo Baudo mentre tentava di proseguire il concerto;
  • 28. questa me la ricordo: 1969, Lucio Battisti, Un'avventura, piazzato - Seppi dopo che la cantava in coppia con Wilson Pickett (che non era alla sua prima sanremata: l'anno prima aveva battezzato Fausto Leali), quello di The midnight our, un vero mito - e a proposito di miti, scopro che lo stesso anno penultimo in coppia con Gabriella Ferri fu un certo Stevie Wonder...;
  • 27. 1990, in coppia con Toto Cutugno per Gli amori, secondo, c'è un certo Ray Charles, che ne offre una splendida quanto irriconoscibile versione;
  • 26. 1992, Statuto, Abbiamo vinto il Festival di Sanremo, piazzato tra i giovani (ma segnalo anche gli Aeroplani italiani con Zitti zitti, eliminato subito): anche lo ska ha il suo momento sanremese;
  • 25. 1980, Benigni conduttore (quando era Benigni...), Decibel, Contessa, finalista, con il giovane Ruggeri alla voce e occhiali di plastica, perché lui è "stato punk prima di te";
  • 24. 1984, Gruppo italiano, direttamente da Mister Fantasy, Anni ruggenti, piazzato - penultimo Ruggeri con Nuovo swing;
  • 23. 1986 (anno del clarinetto di Arbore secondo dietro Ramazzotti), nelle retrovie troviamo Ruggeri con Rien ne va plus, Rossana Casale con Brividi, e soprattutto Zucchero ancora Fornaciari con Canzone triste, tutta roba di alta qualità anche in relazione al repertorio successivo degli stessi interpreti;
  • 22. del resto l'anno prima, 1985, Zucchero con la Randy Jackson band cantò Donne, e arrivò penultimo;
  • 21. finalmente nel 2001 Zucchero vince primo e secondo posto con Luce cantata da Elisa e Di sole di azzurro da Giorgia, ma io segnalo soprattutto i Quintorigo di John de Leo con Bentivoglio Angelina, assolutamente fuori contesto e di altra categoria;
  • 20. a proposito di fuori contesto, ma in altri sensi: 1994, Giorgio FalettiSignor Tenente, secondo (minchia!);
  • 19. 2012, Chiara Civello, Al posto del mondo, eliminata subito: evidentemente, troppo sofisticata per un festival che si stava rilanciando premiando a raffica prodotti dei (nefasti) talent, anche della "concorrenza";
  • 18. 1972, Delirium, Jesahel, ben piazzato: voce e flauto Ivano Fossati, crew nutritissima vestita casual (ancora non si chiamava così, e a Sanremo non si usava, non si osava), colpì tanto il me bambino che me li ricordo ancora, mentre il me adulto avrebbe amato sia Fossati che il progressive anche quando presero due strade diverse;
  • 17. 1988: l'anno che vinse Ranieri con Perdere l'amore, c'erano Fiorella Mannoia con Le notti di maggio, ancora di Fossati, e Tullio de Piscopo con Andamento lento;
  • 16. 2017, Francesco Gabbani, vincente con Occidentali's Karma, ha sia il merito diretto di aver imposto un brano non convenzionale e ricco di citazioni colte, che quello indiretto di aver impedito che Fiorella Mannoia, molte volte piazzata male con canzoni bellissime, vincesse con una delle più brutte del suo repertorio;
  • 15. 1979, Franco Fanigliulo, A me mi piace vivere alla grande, ben piazzato: stralunato e dissacrante cantautore scomparso troppo presto, ho scoperto di ricordare questa sua canzone quando decenni dopo mi sono sorpreso a cantarla a memoria appresso ad Avincola che la coverizzava dal vivo;
  • 14. 2002, Daniele Silvestri, Salirò (ma anziché il live sanremese vi posto lo splendido videoclip originale, girato sotto le finestre dell'allora mio ufficio, peraltro), non il miglior pezzo del cantautore romano, ma di quel Sanremo fu il brano preferito di mia nonna Carmela, che lo chiamava 'Nchianerò in riggitano, e tanto basta;
  • 13. 1999, l'anno di Renato Dulbecco ad affiancare fabiofazio e la castà c'è Silvestri (dicevamo...) con Aria che ci porta nel braccio della morte, e tra i giovani ci sono Britti con Oggi sono io (ancora la sua canzone più bella, specie nella versione di Mina) e Gazzè con Una musica può fare;
  • 12. 1995, l'anno della consacrazione di Giorgia, c'è tra i giovani (dicevamo...) Daniele Silvestri con L'uomo col megafono, pezzo tra gli altri pregi anche piuttosto comunista;
  • 11. 2007, Simone Cristicchi, Ti regalerò una rosa, vincente: nonostante la tematica scomodissima, manicomio e suicidio;
  • 10, inizia la top ten. 1996, Ron e Tosca, Vorrei incontrarti tra cent'anni, vincono meritatamente (Tosca ha una voce sublime e doveva vincere l'anno scorso), ma tutti giustamente ricordano Elio e le storie tese secondi e premio Mia Martini con La terra dei cachi, e Carmen Consoli tra le nuove proposte con Amore di plastica;
  • 9. 2003, Sergio Cammariere, Tutto quello che un uomo, terzo: il cugino di Rino Gaetano, oltre ad aver scritto una delle più belle canzoni d'amore di tutti i tempi (infatti vi ho postato il video col testo), suona il piano talmente bene che gli ho sentito improvvisare in radio l'attacco di Firth of fifth dei Genesis, come se niente fosse, mentre ormai lo stesso Banks da anni lo salta, in concerto, per non sbagliarlo;
  • 8. 1978: seconda Anna Oxa giovanissima vestita da maschio con una meravigliosa canzone di Fossati (Un'emozione da poco), terzo Rino Gaetano con Gianna;
  • 7. 1971, Nada, Il cuore è uno zingaro, vincente in coppia con l'autore Nicola Di Bari: la Malanima (allora giovanissima, ma si era già ben piazzata due anni prima, praticamente una bambina, con Ma che freddo fa) sarà una delle artiste più cazzute dei cinquanta anni successivi;
  • 6. 1971, Lucio Dalla, 4/3/43, terzo: Lucio erano anni che ci provava (l'anno di Tenco tacciato di essersi suicidato per via dell'esclusione dalla finale, cantava Bisogna saper perdere...), questa canzone nel testo di Paola Pallottino si chiamava Gesù bambino ma la censura impose il cambio di titolo e il colpo di genio fu metterci la data di nascita del cantante - la cover sincera dei Negramaro è forse il momento più alto di Sanremo 2021;
  • 5. 1989, l'edizione peggio presentata è una di quelle con più cose da ricordare: a parte Mia Martini con Almeno tu nell'universo (solo nona, ma premio della critica, quel premio che oggi si chiama Mia Martini), c'erano Raf con Cosa resterà degli anni 80, Jannacci con Se me lo dicevi prima, Paola Turci con Bambini e i Ladri di biciclette col brano omonimo, e persino in gara Renato Carosone;
  • 4. 1981, Alice, Per Elisa, vincente: forse il più netto trionfo della qualità in tutta la storia del Festival, questo brano scritto per la bellissima e bravissima Carla Bissi dall'allora suo partner Franco Battiato;
  • 3. ed eccoci al podio: 1991, Enzo Jannacci (in coppia con Ute Lemper), La fotografia, undicesimo, uno dei tanti brani misconosciuti del maestro, e uno dei più toccanti;
  • 2. 2000, Avion Travel, Sentimento, vincente inatteso ma meritato (anche secondo mia nonna), anche se sono da segnalare anche almeno altri due brani: In bianco e nero, piazzato con Carmen Consoli, e La tua ragazza sempre della premiata ditta Rossi-Curreri, secondo con Irene Grandi;
  • 1. peggio era andata a Rossi-Curreri nel 1997 con E dimmi che non vuoi morire cantata magnificamente da  Patty Pravo, ottava nonostante sia forse tra le canzoni italiane più belle di ogni tempo. Questo è il mio brano vincente nella classifica sanremese all-time, e so di non essere originale.

lunedì 1 marzo 2021

SOGGETTIVA DAL BIG RESET

Primo piano su un pezzo grosso che parla ai suoi pari, in un evento di qualche anno fa che non si capisce bene se sia in presenza o in videoconferenza.

"Signori e signore, ho una soluzione per l'allarme epocale che abbiamo tentato invano di affrontare in molti modi negli ultimi decenni. Sapevamo da tempo che se tutti i terrestri avessero assunto l'impronta ecologica di uno statunitense ci sarebbero volute le risorse non rinnovabili di almeno sette pianeti come il nostro per mantenerli tutti, anche ammesso che in qualche modo avessero fermato la curva demografica (assunto impossibile da realizzare, se non appunto per assurdo). Ma avevamo un nemico, e per sconfiggerlo ci serviva che i nostri sudditi avessero un tenore di vita e un livello di diritti migliore di quelli dei suoi, sennò diventavano tutti comunisti pure da noi e anzi a un certo punto sembrava pure ci fossimo quasi. Certo, in luoghi chiave come l'Italia la strategia della tensione e gli anni di piombo hanno impedito che questo accadesse, perché quando in giro scoppiano bombe e si spara i pavidi escono dalle tane e danno sostegno allo statu quo, ma la partita si è chiusa solo quando abbiamo schiantato l'economia sovietica con la corsa agli armamenti. E a quel punto non abbiamo avuto più ostacoli, a iniziarci a occupare del Problema: il nostro pianeta non basta.

Così, abbiamo cominciato a imporre come fosse una scienza esatta una dottrina economica, il monetarismo, che soppiantasse quella che aveva fin li aiutato a elevare i sudditi d'occidente dalla loro condizione di pezzenti. Certo, c'erano sempre gli italiani che col loro vizietto di rubacchiare e la loro maestria negli espedienti tentavano di farla franca, ma è bastato ammazzarne qualcuno e assoldarne qualcun altro per inserire nascostamente il virus cardine del monetarismo nel loro sistema (l'affrancamento della Banca centrale dall'acquisto del debito) e fare esplodere il debito pubblico, per essere pronti alla prima occasione a presentargli il conto. Dopo un po' di sana vecchia propaganda, l'altra teoria era sparita, innanzitutto dalle università, poi dalla narrazione mainstream, infine dall'anima della gente, nutrita a sensi di colpa per accogliere come liberatorio quel vincolo esterno che era in realtà peggio di una sconfitta bellica. L'Euro era il corollario, lo strumento principe, di questa scientifica spoliazione: i soldi non bastano, bisogna privatizzare, smantellare, eccetera eccetera. Ma nemmeno questo è stato sufficiente.

Noi però lo sapevamo, che non bastava. Anche perché nel frattempo il nostro successo sul comunismo russo aveva comportato l'estensione del modello di sviluppo a porzioni di umanità fino allora tenute ai margini, e parliamo di popolazioni enormi come Cina India Brasile eccetera: importa poco che non stiamo parlando dell'impronta ecologica USA, basta che ci somigli da lontano. Già in parallelo avevamo iniziato a far circolare la coscienza ecologica dapprima come ideologia giovane e di tendenza, poi come teoria economica strutturata (decrescita felice, qualcuno l'ha infelicemente chiamata), e visto che non funzionava infine anche qui l'abbiamo irrorata con la propaganda mediatica in modo che entrasse nell'anima. Ma nonostante la nostra oggettiva bravura fino alla scelta dei testimonial (Greta, un capolavoro che nemmeno Kubrick...), la paura siamo riuscita a iniettarla solo in quella quota di popolazione già particolarmente sensibile di suo.

Ecco allora la mia idea: basta remore, la paura va solleticata laddove siamo sicuri che esploda. La sopravvivenza della specie non attacca, bisogna far venire a ciascuno la paura di morire lui, anzi peggio, che muoiano i suoi genitori o peggio ancora i suoi figli. A lungo mi sono chiesto, e so di non essere stato il solo, se fosse il caso di fare scoppiare una nuova guerra mondiale, o una nuova peste nera. Ma l'idea che vi propongo ci consente perlomeno di rimandarla, una così grave decisione, a quando non avremo alternative, anzi anche di agevolarla, a quel punto. Nel grafico dietro di me potete vedere i dati dei decessi di ogni anno come conseguenza indiretta delle epidemie influenzali. Se guardiamo le colonne percentuali, sia rispetto alla popolazione che anche rispetto ai soli infettati dai vari virus, sono ridicole, ma se guardiamo alla colonna dei decessi totali, beh, le cifre sono impressionanti. E si, è vero che oscillano abbastanza, ma è anche vero che non scendono mai sotto una certa soglia, ogni santo anno: possiamo scegliere di far scattare l'operazione quando abbiamo notizie di un virus un po' più cattivo della media, e se tarda abbiamo un sacco di laboratori che sperimentano per noi, ma vedrete che non servirà. Poi, se funziona, ma vedrete che funzionerà, possiamo farlo durare quanto ci pare e ripeterlo quando ci pare, fino a raggiungimento totale dell'obiettivo.

Dobbiamo ridurre drammaticamente l'impronta ecologica degli umani sul pianeta. E non possiamo farlo accettare agli emergenti se non prima la tagliamo drasticamente al "primo mondo", ai beneficiari per decenni dei sensi di colpa dell'ultima guerra mondiale. Che hanno dimostrato l'insaziabilità dell'animo umano, quando non è piegato dal gioco dell'ineluttabilità. Il diritto al lavoro, alla salute protetta da una sanità pubblica gratuita, alla mobilità individuale con mezzi antiecologici e antieconomici, al turismo di massa, alla cultura di massa ma anche a quella pericolosissima individuale, alla istruzione di massa che poi so tutti laureati e nessuno vuole più fare il lavori umili, al consumo di massa, anche di cultura, alla iniziativa economica individuale volta a rastrellare l'eccesso di liquidità complessivo, sono tutti fenomeni che devono essere considerati transitori e dobbiamo fare in modo che vengano consegnati all'oblio. La macchina propagandistica dovrà essere così efficiente che morti gli ultimi storici beneficiari nessuno ricorderà più che siano mai esistiti. Se poi nemmeno questo dovesse bastare, i nanobot iniettati in sette miliardi di umani per renderli OGM con sieri che chiameremo vaccini così che pretenderanno di farseli, i coglioni, e quand'anche ci fossero dei resistenti troveremo il modo di obbligarli, ci consentiranno una decimazione più o meno istantanea a nostro piacimento. Per prepararli subliminalmente, ci facciamo un bel filmone di supereroi che racconta la storia, anche se edulcorata: ci sarà solo magari un dimezzamento, e sarà reversibile. Quello vero no, ma nessuno si lamenterà, vuoi perché saranno rimasti in pochi, vuoi soprattutto perché gli scampati saranno più contenti di esserci che arrabbiati per chi non c'è più, vedrete."

Applausi, dissolvenza, stacco sui primi TG del 2020, in tutto il mondo. Titoli di coda.

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Ho scritto questa storia di getto, perché francamente sono stufo di cercare di farvi ragionare, che poi voi se mi leggete è probabile che già lo facciate, e comunque siete così pochi a fronte del mare di boccaloni che sperare di salvare il mondo scrivendo su un blog è come sperare di salvare una barca che affonda svuotandola con un cucchiaino. Non dice niente di diverso della tesi che sostengo da un anno, solo lo dice capovolgendo la prospettiva. Magari non si capisce tutto, magari non tutto è condivisibile da tutti, magari non è successo proprio così, ma se fosse verosimile, anche solo in parte, sarebbe abbastanza da esserne terrorizzati. Visto che la paura funziona, usiamola anche noi a mo di contropropaganda, hai visto mai...

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