lunedì 28 giugno 2021

RADIO CIXD 42 - PATÈ D'ANIMO

Questo disco è di 30 anni fa e già questo un po' mi intristisce, perché a me sembra dell'altro ieri e questo può solo essere una ulteriore dimostrazione del fatto che sto invecchiando. Il CD lo noleggiai a seguito della estrema notorietà raggiunta dal singolo, lanciato dall'allora giovane attore Claudio Bisio e spinto dall'allora sua nascente carriera di presentatore televisivo "per noi ggiovani". Il pezzo è esilarante ancora oggi, ma oggi forse non sarebbe potuto uscire: il bacchettonismo imperante, mascherato da lotta al sessismo, glielo impedirebbe. Ma allora ancora si poteva ridere di certe parolacce coniugate esclusivamente al femminile, e quella generazione lo faceva, e di gusto, e specialmente le donne. Ricordo infatti un paio d'anni prima a Budrio, al primo concerto di Elio e le Storie Tese che ho visto, portato li "al buio" da un amico bolognese, che le battute inequivocabilmente sessiste di Cara ti amo, ad esempio, erano cantate in coro, anche anticipandole, principalmente dal pubblico femminile, denotante trabocchi di autoironia quindi intelligenza. E certo che ce n'era anche per noi maschietti, ma sono certo che gli elii non erano costretti a stare li col bilancino.

L'esempio è più che congruo, perché in tutto il disco di Bisio c'è lo zampino della band demenziale, e in particolare del tastierista Rocco Tanica, anche noto al pubblico televisivo come Vano Fossati, personaggio con cui prendeva in giro il grande Ivano, peraltro talmente divertito da essersi esibito in coppia col suo perculatore (a proposito di autoironia). Quindi stiamo parlando di Musicisti con la M maiuscola, capaci di suonare e di inventare di tutto, nel solco del loro primo ispiratore, l'irraggiungibile Frank Zappa. E quindi questo Patè d'animo, se non lo conoscete, preparatevi ad ascoltarlo come per qualcosa che vi farà ammazzare di risate, si, ma mentre vi solletica il velopendulo dell'intelligenza ("aspetta, era una battuta, o una citazione testuale o musicale, e io l'ho capita! ammazza quanto so colto e sagace!", vi direte ogni due e tre), e - anche se non è certo un capolavoro - vi suona come un disco vero, e di quelli buoni, non come vi aspettereste dall'instant record di un comico televisivo di fama (e come è in quasi tutti gli altri casi analoghi, siano dischi o libri).

Seguono, come al solito, le tracce da ascoltare mentre leggete i commenti. Eh si: vi voglio bene.

1. Sapore di pinne (Il figlio di Rapput)
Angela Finocchiaro, attrice allora emergente che aveva appena recitato nuda per Maurizio Nichetti, dialoga con Bisio in questa esilarante intro, che tra le altre cose cita e campiona Eduardo Vianello.
2. Alfonso 2000
Qui la parodia se siete dei veri cinofili la indovinate fin dal titolo. Sarei tentato di chiudere qui, ma siccome spero ancora che tra di voi ci siano dei ragazzi, non posso trattenermi dal consigliarvi la visione, prima o ennesima non importa, di 2001 odissea nello spazio.
3. Guglielma (che vita di melma)
Come spesso capita nell'universo degli EELST, si ride di battute che si facevano alle elementari negli anni 60, al massimo 70. Ma si ride, eccome...
4. La droga fa male
 Rosa Russo Jervolino era ministro dell'Interno e firmò una legge che fissava il concetto di "modica quantità" per distinguere il consumo di droghe leggere dallo spaccio, mentre un altro più noto ministro veniva beccato a rollare cannoni così a Malindi. E si, anche Teddy Reno era stato pizzicato, anni prima. Con queste brevi note storiche, la capite meglio. 
5. Paté d'animo (Introducing Rapput)
Monologo similrap che aiuta a comprendere il contesto di svolgimento del brano guida.
6. La boutique del formaggio
Intermezzo tipicamente eliano, satireggiante su certe pubblicità di supermercati lombardi dell'epoca accostandole con autoironia alla autopromozione del cantante stesso.
7. Rapput (Monte Athos Mix)
Il brano è stato il tormentone di quella estate, e non potrebbe essere quello di questa. Basta questo per capire in che abisso di stupidità siamo finiti, co sta storia del linguaggio di genere e del sessismo. Senza parlare del green pass che adesso ci vuole per andare in Grecia...
8. Think
Mentre Thyl White canta il celebre classico di Aretha Franklin, Bisio la traduce in simultanea, evidenziando peraltro perché molte canzoni è meglio che le cantiamo in inglese...
9. Stachêin Yourself
Breve intermezzo in milanese. Sembra non entrarci niente...
10. Essa, Gace; Eddie, Vertente
...come peraltro quest'altro intermezzo "eliano": i fan riconosceranno questo vezzo stilistico, molto diffuso negli album classici degli Elio e le Storie Tese.
11. Le donne di Tunisi
Altro classico eliano, le parodie. Qui si affronta Le donne di Modena di Baccini, con esito - inutile dirlo - molto divertente.
12. Viva la gente
Rileggere il commento al pezzo 10.
13. Germano, i sellini e sua madre
Elio si spende in prima persona per questa canzone strutturata quasi come un cortometraggio.
14. L'urlo
Il finale che però è un sottofinale.
15. Rapput (live at Zelig)
Il brano finale è una alternate version del singolo, eseguita dal vivo sul palco della nota trasmissione televisiva, quindi è quello che più probabilmente avete già sentito. Ma qui le parole si capiscono meglio.

martedì 22 giugno 2021

A OGNUNO I CASI SUOI

Se tentate di razionalizzare, anche con una persona che fino a ieri vi sembrava capace di (e anzi avvezza a) farlo, ad esempio citando le statistiche ufficiali che dicono che la quasi totalità dei decessi con causa indiretta il covid19 riguarda gli ultraottantenni, può capitarvi che questa vi risponda che no, che lei conosce uno di 58 anni che è morto di, un amico di un parente eccetera. Sempre la statistica conforta: 120mila morti su sessanta milioni in due stagioni influenzali sono qualcosina in più della media, ammesso che la contabilità sia corretta (e non lo è: basta vedere che sono sparite altre cause di morte, per "assorbimento"), abbastanza da far si che la scarsità dei gradi di separazione tra gli umani garantisca un deceduto nella cerchia più o meno ristretta delle conoscenze di ciascuno, visto che fa 2 per mille e chi ormai non ha almeno 500 amici su Facebook. L'argomento è quindi logicamente da rigettare a priori, come si usava una volta: contano le statistiche non le conoscenze più o meno dirette. Ma siccome oramai la logica latita anche nelle menti migliori, per una volta sto al gioco e vi racconto tre storie avvenute nella mia cerchia ristretta, che per me non dimostrano niente ma magari per qualcun altro si.

1. Un amico molto razionale ma abbastanza furbo da evitare di schierarsi nettamente come il sottoscritto, anche perché dichiaratamente non riesce proprio a credere che ci sia gente così intelligente e insieme così cattiva da avere organizzato tutto questo ambaradam e invece preferisce pensare che siano inetti (per me francamente è il contrario: non trovo niente di peggio che una classe dirigente di imbecilli, li preferisco carogne), a un certo punto tira fuori il caso personale: un amico sessantenne morto di covid. Chiedo dettagli. Il poveretto aveva ricevuto la prima dose di vaccino, e prima di poter avere la seconda ha contratto il morbo in una forma fulminante. Questo dimostra: (a) che lo sventurato è morto semmai di vaccino, e (b) che oramai la logica covidiota riesce a permeare anche le menti migliori, spingendole a deduzioni errate quanto diffuse.

2. Una madre con figlia ragazzina deve fare il tampone per essere stata in contatto con un "positivo" in ufficio. Risulta positiva anche lei, senza sintomi. La figlia risulta negativa. Il padre non convivente deduce, logicamente, che la cosa migliore allora è portare la figlia a casa sua, evitandole ulteriori contatti con la madre finché non si negativizzi. La ASL e i suoi protocolli del ciufolo glielo impediscono: la figlia deve restare con la madre, reclusa e peraltro separata in casa. La cosa dura un mese, un lungo mese in cui il padre e la figlia si vedono solo per videochiamata, ed è andata pure bene: se, come era possibile, si fosse positivizzata la figlia, le due sarebbero rimaste recluse fino a che non finiva la rimbalzella. Senza mai nemmeno aver fatto uno starnuto. Quelli che invece stanno male devono restare a "tachipirina e vigile attesa" fino ad aver bisogno del ricovero: questo è quello che abbiamo consentito di fare a questi furfanti.

3. "Questo è un estratto dell'originale giuramento di Ippocrate che i medici greci prestavano prima di intraprendere la loro missione. Oggi invece la grande maggioranza dei medici di famiglia, timorosi di perdere il posto, ha abiurato a questo sacro giuramento, non curando più il paziente secondo 'scienza e coscienza' ma secondo i dettami di organizzazioni finanziate dalle multinazionali farmaceutiche: OMS, EMA, AIFA, ISS, Ministero della Salute, Protezione civile. Cosa potete aspettarvi che dicano a voi medici questi criminali mafiosi: che vi esortino a rispettare un giuramento vecchio di oltre 2mila anni? Il mortifero protocollo pandemico della 'vigile attesa' che tanti morti e ospedalizzati ha provocato dal gennaio 2020 è la negazione di quel giuramento. Voi medici, se siete intellettualmente onesti ponetevi questa domanda: medici, ricercatori e scienziati che hanno scoperto nuove frontiere per la diagnosi e la cura di malattie ritenute incurabili, avendo raggiunto i loro grandi risultati proprio grazie al superamento degli steccati imposti alla ricerca medica dal potere finanziario, se avessero obbedito agli ordini di scuderia come hanno imposto a voi, quanti di quei risultati avrebbero raggiunto? La 'vigile attesa', il protocollo vile e criminale peraltro bocciato dal TAR del Lazio e reintrodotto d'autorità da un ministro burattino e dai suoi sodali, ha mandato mia moglie in terapia subintensiva per 12 giorni e mi ha fatto rischiare l'ospedale perché costretto a rimanere 8 giorni senza cure. Giudichi la vostra intelligenza tutto questo, amici miei, e cercate una risposta nel merito a queste questioni, anziché bollarmi come complottista. E magari firmate la petizione online di 'un gruppo di medici e professori universitari fortemente preoccupati dalle attuali scelte politico-sanitarie, prive a nostro avviso di una necessaria base scientifica e non supportate da un adeguato rigore metodologico' per dire NO ai 'vaccini' genici per bambini e adolescenti." Pasbas.

martedì 15 giugno 2021

IO NO - VERSETTI COVIDICI 81-84

Instant movie distopico, soundtrack Sheep dei Pink Floyd
Che tristezza le file a vaccinarsi che manco quelle per il pane nell'URSS prima del crollo del comunismo: possibile che a nessuno venga il dubbio che fin dall'inizio era questo l'obiettivo? Dovevano mettere qualcosa nel sangue di tutti (qualcosa che quando scopriremo a che serve sarà troppo tardi) e col loro consenso, sia mai tocchi pagargli i danni: come fare? Facile: l'influenza ogni anno contagia miliardi di persone al mondo, milioni in Italia, e uccide milioni di persone al mondo, decine di migliaia in Italia: basta contarle, le prime magari con un test compiacente che becchi il 95% di gente senza manco uno starnuto, le seconde con manica larga e facendo sparire le altre cause di decesso così da poter mostrare un qualche scostamento dalla media, e infarcire la cosa con una campagna mediatica mai vista, orchestrata a livello globale, da fare invidia a Goebbels e Mussolini, ed eccoli li, ad agognare la punturina che li renderà nuovamente liberi. Ma sarà così, o avranno solo una catena più lunga? e quanto, più lunga, di preciso?

La risposta c'è già. Già si dice che la copertura immediata non è totale, e non so a voi ma a me è già capitato di amici vaccinati, anche col richiamo, che mi evitano perché io non lo sono. Sto parlando di gente istruita e con mezzi, non di poveri deficienti. La logica oramai latita a tutti i livelli, eppure basterebbe pochina così: o i vaccini funzionano, e allora i non vaccinati possono danneggiare solo se stessi e gli altri improvvidi come loro, o questi possono danneggiare anche i vaccinati, e allora vuol dire che i vaccini non funzionano. "E allora perché mai farseli?" sarebbe la domanda immediatamente successiva, ma non chiedo tanto: io rispetto le decisioni di ognuno, pretendo solo che si rispetti la mia. Aggiungo solo, ma disperando che qualcuno ancora voglia sentirlo (algoritmi dei social a parte, che oramai affossano i post degli eretici, e quando non ci riescono parte la censura o l'ostracismo), che è ovvio che non funzionano: non sono vaccini, sono sieri con dentro qualcosa che (volendosi attenere alle loro spiegazioni e rigettare le ipotesi da incubo) dovrebbe "modificare il sistema immunitario per renderlo in grado di riconoscere e affrontare il virus", ma nessuno sa (1) se lo fanno e (2) se hanno effetti dannosi a breve medio e lungo termine. Infatti:

  1. già ti dicono che tra otto mesi forse, anzi quasi sicuro, devi fare la terza dose perché la copertura non dura a lungo (ma di quali vaccini "veri" avete mai sentito che bisogna fare tre dosi all'anno?), e che forse con le varianti non funzionano (anzi si, anzi stanno studiando di adattarli, anzi in Inghilterra con la variante indiana no), e che ne sanno di quale variante arriva ad ottobre, hanno la palla di vetro o la stanno fabbricando (fino a ieri non si poteva dire se no eri complottista, ora l'ha detto Fauci e si può) - e intanto "grazie alla campagna vaccinale" i contagi calano, ma molto meno di quanto erano calati l'anno scorso di sti tempi senza;
  2. gli stessi che anelano di "vaccinare", trasformandoli in OGM, anche i loro figli, sono spesso quelli che fino a ieri protestavano contro gli OGM in agricoltura per la stessa ragione che andrebbe bene oggi per protestare contro questi sieri: quando tocchi il DNA metti le mani in una equazione a così tante variabili che manco con HAL9000 potresti prevedere cosa succede poi, l'ecosistema è sacro e non va sballato (visto le api?) - l'ecosistema no, e il sistema immunitario si? cosa ne sai cosa succede a chi hai giocato col suo quando incontra il prossimo virus che magari altrimenti sarebbe stato innocuo?

Intanto il generale dell'esercito che è stato significativamente messo a governare le operazioni di marchiatura del gregge preannuncia obiettivi di copertura di massa, ma ciò non basta a farli decidere a mollare l'osso di chi massa non ha voluto essere mai, figurarsi ora. Il green pass europeo è pronto, "la scimmia del quarto reich balla la polka" diceva un poeta, e senza tesserino di pura razza ariana non potrai fare nulla, caro il mio paria. E, giuro anche questo, c'è già il punturato che te lo rinfaccia, umma umma. Non si prenderanno mai la responsabilità di pagarti eventuali danni sottoponendoti a un TSO, figurarsi, ti renderanno semplicemente la vita sempre più impossibile se non ti pieghi e firmi, e hanno la faccia tosta di continuare a chiamarla democrazia. E, a proposito di previsioni facili che cominciano ad avverarsi prima del previsto, ecco che Brunetta ha pomposamente annunciato per la PA migliaia e migliaia di assunzioni... "a termine" è scritto piccolo, come si suole nelle sòle, e che si tratti dell'esercito industriale di riserva convocato col fine ultimo di sloggiare gli entusiasti smartworkinghisti dal contratto a tempo indeterminato, quello lo vede solo chi sa vedere oltre il proprio naso, e non siamo in tanti.

Insomma, come ben sapevano i classici, a prevedere sfaceli, anche se è facile e potrebbero farlo tutti, ti cacci nei guai, e nel frattempo resti solo. Finché me lo lasciano fare, lascio a quelle poche decine che ancora mi leggono i miei sfoghi e i versetti covidici raccolti qua e la. La notte è una lunga galleria appena iniziata, e il sole risorgerà, certo, ma chissà in quanti ci vedremo all'uscita!

81. Le 10 domande che nessun giornalista ha il coraggio di fare. Ovvero come e perché senza la collaborazione della stampa tutta (non solo di personaggi come questo) il misfatto non si sarebbe potuto compiere, più una sempre attuale citazione di Winston Churchill.

82. Il grande Reset è una grande contraddizione. Se ci collaborate, e non fate parte dell'un per cento degli straricchi che lo organizzano, o dei loro cani che aspettano il boccone sotto il tavolo, siete degli stupidi che contribuiscono alla propria stessa rovina. Firmato Carlo Marx.

83. Il lessico della Nuova Normalità, Spassosa traduzione di comedonchisciotte della neolingua orwelliana che ci hanno imposto di parlare, della serie "ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere".

84. Covid le cure proibite. Ovvero la versione corta del video di Mazzucco che vi avevo postato integrale qualche giorno fa, nella speranza che così ve lo vedete tutto. L'obiettivo era la vaccinazione di massa: le cure possibili sono state tutte rifiutate una a una, sapevàtelo...

mercoledì 9 giugno 2021

YOSS 4: IL RESPIRO DEL FARAONE

Il mondo del self-publishing è ormai talmente variegato che è facile scoprire una piattaforma (Bookabook) che prima non conoscevi. In questo caso è grazie alla pubblicazione da parte di un affine (sia evidentemente nel gusto di scrivere libri che nel senso di parente acquisito) del romanzo che vi segnalo, con un post che inserisco nella rubrica YOSS (che ricordo è l'acronimo inglese di "i tuoi racconti", che continuo a invitarvi a mandarmi specie se del tutto inediti) mostrandovene uno stralcio, quello stesso inserito dall'autore nella piattaforma di cui sopra.

La (gradita) novità di questo modello è che unisce i pregi dell'autopubblicazione con quelli del crowdfunding, costituendo così una valida alternativa all'editoria a pagamento, autentica piaga denunciata in quanto tale già da Umberto Eco nel suo "pendolo" e poi in una arcinota risposta a una lettera di un aspirante scrittore, purtroppo tardi per il sottoscritto che ci incappò da giovane (per avere già allora il vizio di leggere i bestseller solo se continuano ad incuriosirmi anche anni dopo il lancio di ovvio successo). A mia parziale attenuante, invoco il fatto che fui irretito da un premio letterario pubblicizzato addirittura in prima pagina da Repubblica, partecipando al quale fui contattato da un editore fiorentino che mi propose la pubblicazione del mio Chi c'è c'è in cambio del preacquisto di 200 copie (che è vero prevendetti in parola agli amici e a i parenti, sconzandoli tutti, ma i soldi li dovetti prendere in prestito con la garanzia di papà) su 1200 di tiratura, che poi stai a vedere se fu realizzata tutta, fattostà che dopo un paio di anni l'editore mi contattò come da copione proponendomi, in cambio dei proventi della vendita di mille copie, la spedizione delle 200 restanti che altrimenti andavano al macero (e mi è andata bene, di solito ti chiedono altri soldi), e so figli tuoi non lo puoi consentire. Per questa ragione, quando decenni dopo ho avuto l'occasione di scrivere un altro libro, Sushi marina, ho giurato che se mi proponevano una cosa del genere l'avrei lasciato inedito o al massimo pubblicato da me, e con questa riserva mentale ho cercato un editore della mia città d'origine, di cui il libro parla e nel cui dialetto è parzialmente scritto, magari piccolo ma che si accollasse il rischio d'impresa. Non pensavo di trovarlo invece si, e non so ancora come finirà, ma se sapevo da prima che avrebbe venduto poco, invece non potevo immaginare che pochi giorni dopo la presentazione sarebbe arrivata la cosiddetta pandemia, a congelare ogni altra iniziativa promozionale, e soprattutto a rendere superata la trama (che racconta di due ragazzi che aprono un ristorante: oggi suona fantascientifico).

La strada intrapresa da Marco Palumbo è come vi dicevo un'altra, innovativa: a questo indirizzo è possibile preordinare una copia de Il respiro del faraone, cartacea anche senza costi di spedizione o e-book, ma l'edizione parte solo al raggiungimento dell'obiettivo (immagino calcolato sulla base del punto di pareggio tra costi e ricavi) di 200 copie. Io ho aderito, e vi invito a fare altrettanto, magari dopo aver letto, come vi ho preannunciato, un estratto che vi invogli...

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Capitolo 1: Jonathan e Jada

Il ticchettio di un orologio a pendolo segnava inesorabile lo scorrere del tempo, echeggiando all’interno di una fredda soffitta dove raramente qualcuno faceva visita. Un pomeriggio Jonathan, un fanciullo di appena 13 anni, mentre rovistava in una vecchia panca all’interno di quella soffitta trovò tra i vari ricordi della sua famiglia (che aveva perso quando aveva appena 8 anni) vari manufatti, tra cui un papiro scoperto tanti anni prima da suo padre, un archeologo a cui piaceva non stare dietro una cattedra, ma vivere l’esperienza sul campo.

Jonathan viveva con i suoi zii in una periferia dello stato della California. Non era facile per Jonathan tenere in mano quel reperto, come vedere tanti quadretti con fotografie della sua famiglia quando era piccolo. Alla sua tenera età Jonathan, non avrebbe mai pensato che avrebbe seguito le orme di suo padre, anche se gli zii non avevano dubbi, visto lo spirito di osservazione e la curiosità che lo contraddistingueva. Laureatosi in letteratura antica, si specializzò in archeologia e antropologia. Cosa c’era di tanto misterioso in quel papiro tenuto nascosto per tanti anni e custodito con tanta cura da Jonathan? Fin quando non fu in grado di tradurre quei segni, quei simboli, quei geroglifici che tanto lo avevano affascinato non ne fece parola con nessuno.

Il papiro in oggetto, citava: “In un certo anno… del terzo mese d’Inverno, nella sesta ora del giorno… gli scribi della Casa della Vita videro un cerchio di fuoco che arrivava dal cielo… Il suo corpo era lungo e largo una pertica (5 metri). Era silenzioso, gli scribi si spaventarono a causa di esso; poi si buttarono a terra a faccia in giù … Si recarono dal Faraone… per riferire la notizia. Sua Maestà ordinò che tutto ciò fosse scritto nei rotoli di papiro, sua Maestà stava riflettendo su ciò che succedeva. Dopo che furono passati alcuni giorni, queste cose diventarono più che mai numerose nei cieli. Brillavano nel cielo più del Sole e si estendevano nei quattro lati del cielo. L’esercito del Faraone stava a guardare, con lui in mezzo. Improvvisamente, i cerchi di fuoco, salirono in alto verso sud… il Faraone fece bruciare l’incenso perché ci fosse pace in Terra. Ciò che accadde fu segnalato negli annali della Casa della Vita… in modo che fosse ricordato per sempre”.

Jonathan, rileggendo una sera quella pergamena, si recò da un suo collega a cena e, nel parlare del più e del meno, il discorso si spostò sul loro lavoro. Jonathan non perse occasione per parlargli di una sua teoria. Secondo lui una civiltà aliena scese sul nostro pianeta millenni fa, istruendo alcune delle civiltà che misteriosamente progredirono nella loro sapienza oltre lo specifico periodo della loro era. Thomas, una persona molto rigida e attaccata ai canoni scientifici, rimase un po’ perplesso, non aveva mai sentito tante “anomalie” messe insieme, ma, senza scomporsi gli promise che ne avrebbe parlato con sua moglie Anna, un’astronoma del monte Palomar, in California, dove vivevano anch’essi.

Una sera, mentre Jonathan era disteso sul suo letto, uno squillo di telefono lo fece sobbalzare, assorto nei suoi pensieri. Era Thomas, che aveva parlato con sua moglie, la quale, se pur anch’essa un po’ perplessa per tali teorie, gli confermò che aveva sentito parlare di qualcosa del genere: sapeva che alcune civiltà possedevano conoscenze astronomiche fuori dal comune.

sabato 5 giugno 2021

RADIOCIXD 41 - SYNCHRONICITY

La discografia dei Police conta in tutto cinque album cinque, ma in questi sono compresi brani memorabili in numero tale che molti artisti con carriere di successo e discografie lunghissime non ci arrivano. Il fenomeno è così rilevante che è davvero difficile scegliere un solo album da recensire, e sono certo che se vi fossero chiamati gli appassionati del gruppo inglese il risultato sarebbe estremamente variegato e grosso modo equivalente tra tutte e cinque i dischi. Io scelgo l'ultimo. Certo, la freschezza dei primi album è innegabile, come pure la loro valenza in termini di impatto di innovazione del panorama musicale pop rock dell'epoca, e ci sono dei singoli brani di una bellezza tale da essere assurti a classici: Roxanne, Message in a bottle, Don't stand so close to me, Walking on the moon, e mi fermo qui per non farmi troppi nemici ("perché non hai messo questa? e questa?"), ma Synchronicity è complessivamente l'opera più completa e matura, e apparve così anche all'epoca, quando non sapevamo ancora che sarebbe stata l'ultima.

In realtà nell'ambiente si sapeva già, e i bene informati quindi ne erano a conoscenza, che i tre oramai erano ai ferri corti: stava succedendo, proprio negli stessi anni, la stessa cosa (o quasi: i Police con molti meno anni di carriera alle spalle) che ai Pink Floyd, la personalità del frontman era diventata così dominante che gli altri avrebbero potuto tollerarla solo aderendo al ruolo di comprimari, cosa che è tanto più difficile quanto più sei bravo e ne sei consapevole. Infatti, proprio come The Final Cut (anzi, già The Wall) con Waters, questo album è il secondo di fila quasi tutto farina del sacco di Sting, che qui nei testi dichiaratamente si ispira all'opera del notissimo psicanalista Jung.

Il disco dura, come ancora (per poco) si usava nei primi anni 80 per via dello spazio "finito" del 33 giri, meno di 40 minuti in tutto (l'ultimo brano è stato aggiunto solo nella versione CD), ed è ancora oggi consigliabile sentirselo tutto d'un fiato: pur non essendo un vero e proprio concept album, il filo logico ad un ascolto attento si percepisce (e invece l'ascolto isolato specie dei brani più famosi lo impedisce). Ma siccome vi voglio bene ed è un servizio che non vi faccio da un po', e poi anche perché quasi tutte meritano un commento a se, ecco le singole tracce con i commenti e i tube accanto da far scorrere per ascoltarle leggendo.

1. Synchronicity I
Il concetto di sincronicità, tanto caro a Jung, è così ostico che si spiega meglio con tutta una serie di esempi che a definirlo. Forse si può azzardare "coincidenza significativa", ma ripeto non rende. Sting però lo ha sperimentato di persona: aveva organizzato un concerto in diretta mondiale sul web (all'epoca innovativo) dal giardino di casa sua in Toscana, l'11 settembre 2001: la diretta ovviamente abortì, la registrazione più tardi è diventata un dvd...
2. Walking in Your Footsteps
Piccola curiosità: l'accostamento tra l'estinzione dei dinosauri e quella che probabilmente stiamo causando noi alla nostra specie, c'è anche in un brano di Lucio Dalla quasi esattamente contemporaneo. Ma forse era semplicemente parecchio di moda...
3. Oh My God
Il primo di una serie di brani dell'album in cui si svolge un vero e proprio dialogo con Dio, irrituale e irriverente. Qui la divinità viene ripetutamente e provocatoriamente invitata ad avvicinarsi lei al suo interlocutore umano, anzichenò. Piccola curiosità: il testo dell'ultima strofa è esattamente ripreso da Every little thing she does is magic, capolavoro dell'album precedente.
4. Mother
Unico brano di Andy Summers, il geniale chitarrista che per mancanza di esibizionismo spesso ci si dimentica di tributare del suo 33% di importanza nel "suono Police" (ma quel basso e quella batteria sono un'attenuante al misfatto). Il pezzo è stralunato e straniante, proprio come (altra piccola curiosità) il brano omonimo di The Wall dei Pink (con cui avevamo fatto un parallelo).
5. Miss Gradenko
Subito dopo, abbiamo l'unico brano di Stewart Copeland, il geniale batterista che dopo lo scioglimento della band abbiamo avuto anche più volte mastro concertatore della Notte della taranta in Salento. Passaggio cult: "c'è qualcuno in vita qui? nessuno tranne noi".
6. Synchronicity II
Il vero capolavoro dell'album accosta nel testo degli scenari da "logorio della vita moderna" alla progressiva riemersione da un lago (presumibilmente "quel" lago) di un mai menzionato mostro. Anche il video è piuttosto suggestivo. Ma è il rock che è davvero tosto.
7. Every Breath You Take
Questa la conoscono tutti. Ma quasi tutti pensano sia una canzone d'amore. Invece è la risposta di Dio alle provocazioni umane del brano numero tre. Non hai scampo: qualunque cosa fai io starò li a guardarti, bimbo (il "baby" a noi italiani ci ha agevolato nell'equivoco). Dalla un paio di anni prima aveva risolto tutto con una canzone sola...
8. King of Pain
L'umano allora rivendica la sovranità sul dolore, elencandone tutte le declinazioni. Con la propria anima a sovrastarle.
9. Wrapped Around Your Finger
Sta per "ti ho sotto il mio controllo e ti rigiro come mi pare", più o meno. Siamo alla resa dei conti: all'inizio del brano è Dio che lo dice e ridice all'uomo, ma alla fine la situazione si ribalta: "scoprirai che il tuo servo è il tuo maestro". E anche questa molti la credono una canzone d'amore, d'altronde con quel biondino belloccio che salta tra le candele accese, si può capire...
10. Tea in the Sahara
Il brano, bellissima conclusione del vinile, è dovuto a una suggestione letteraria, la stessa che qualche anno dopo suggerirà a Bertolucci uno dei suoi filmoni
11. Murder by Numbers
Non inclusa nell'LP originale, è in fondo alla tracklist del CD, ma si capisce perché: è avulsa dal filo narrativo. Ma non è male, né come rock né come testo, una vera e propria satira politica antimilitaristica...

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