sabato 5 giugno 2021

RADIOCIXD 41 - SYNCHRONICITY

La discografia dei Police conta in tutto cinque album cinque, ma in questi sono compresi brani memorabili in numero tale che molti artisti con carriere di successo e discografie lunghissime non ci arrivano. Il fenomeno è così rilevante che è davvero difficile scegliere un solo album da recensire, e sono certo che se vi fossero chiamati gli appassionati del gruppo inglese il risultato sarebbe estremamente variegato e grosso modo equivalente tra tutte e cinque i dischi. Io scelgo l'ultimo. Certo, la freschezza dei primi album è innegabile, come pure la loro valenza in termini di impatto di innovazione del panorama musicale pop rock dell'epoca, e ci sono dei singoli brani di una bellezza tale da essere assurti a classici: Roxanne, Message in a bottle, Don't stand so close to me, Walking on the moon, e mi fermo qui per non farmi troppi nemici ("perché non hai messo questa? e questa?"), ma Synchronicity è complessivamente l'opera più completa e matura, e apparve così anche all'epoca, quando non sapevamo ancora che sarebbe stata l'ultima.

In realtà nell'ambiente si sapeva già, e i bene informati quindi ne erano a conoscenza, che i tre oramai erano ai ferri corti: stava succedendo, proprio negli stessi anni, la stessa cosa (o quasi: i Police con molti meno anni di carriera alle spalle) che ai Pink Floyd, la personalità del frontman era diventata così dominante che gli altri avrebbero potuto tollerarla solo aderendo al ruolo di comprimari, cosa che è tanto più difficile quanto più sei bravo e ne sei consapevole. Infatti, proprio come The Final Cut (anzi, già The Wall) con Waters, questo album è il secondo di fila quasi tutto farina del sacco di Sting, che qui nei testi dichiaratamente si ispira all'opera del notissimo psicanalista Jung.

Il disco dura, come ancora (per poco) si usava nei primi anni 80 per via dello spazio "finito" del 33 giri, meno di 40 minuti in tutto (l'ultimo brano è stato aggiunto solo nella versione CD), ed è ancora oggi consigliabile sentirselo tutto d'un fiato: pur non essendo un vero e proprio concept album, il filo logico ad un ascolto attento si percepisce (e invece l'ascolto isolato specie dei brani più famosi lo impedisce). Ma siccome vi voglio bene ed è un servizio che non vi faccio da un po', e poi anche perché quasi tutte meritano un commento a se, ecco le singole tracce con i commenti e i tube accanto da far scorrere per ascoltarle leggendo.

1. Synchronicity I
Il concetto di sincronicità, tanto caro a Jung, è così ostico che si spiega meglio con tutta una serie di esempi che a definirlo. Forse si può azzardare "coincidenza significativa", ma ripeto non rende. Sting però lo ha sperimentato di persona: aveva organizzato un concerto in diretta mondiale sul web (all'epoca innovativo) dal giardino di casa sua in Toscana, l'11 settembre 2001: la diretta ovviamente abortì, la registrazione più tardi è diventata un dvd...
2. Walking in Your Footsteps
Piccola curiosità: l'accostamento tra l'estinzione dei dinosauri e quella che probabilmente stiamo causando noi alla nostra specie, c'è anche in un brano di Lucio Dalla quasi esattamente contemporaneo. Ma forse era semplicemente parecchio di moda...
3. Oh My God
Il primo di una serie di brani dell'album in cui si svolge un vero e proprio dialogo con Dio, irrituale e irriverente. Qui la divinità viene ripetutamente e provocatoriamente invitata ad avvicinarsi lei al suo interlocutore umano, anzichenò. Piccola curiosità: il testo dell'ultima strofa è esattamente ripreso da Every little thing she does is magic, capolavoro dell'album precedente.
4. Mother
Unico brano di Andy Summers, il geniale chitarrista che per mancanza di esibizionismo spesso ci si dimentica di tributare del suo 33% di importanza nel "suono Police" (ma quel basso e quella batteria sono un'attenuante al misfatto). Il pezzo è stralunato e straniante, proprio come (altra piccola curiosità) il brano omonimo di The Wall dei Pink (con cui avevamo fatto un parallelo).
5. Miss Gradenko
Subito dopo, abbiamo l'unico brano di Stewart Copeland, il geniale batterista che dopo lo scioglimento della band abbiamo avuto anche più volte mastro concertatore della Notte della taranta in Salento. Passaggio cult: "c'è qualcuno in vita qui? nessuno tranne noi".
6. Synchronicity II
Il vero capolavoro dell'album accosta nel testo degli scenari da "logorio della vita moderna" alla progressiva riemersione da un lago (presumibilmente "quel" lago) di un mai menzionato mostro. Anche il video è piuttosto suggestivo. Ma è il rock che è davvero tosto.
7. Every Breath You Take
Questa la conoscono tutti. Ma quasi tutti pensano sia una canzone d'amore. Invece è la risposta di Dio alle provocazioni umane del brano numero tre. Non hai scampo: qualunque cosa fai io starò li a guardarti, bimbo (il "baby" a noi italiani ci ha agevolato nell'equivoco). Dalla un paio di anni prima aveva risolto tutto con una canzone sola...
8. King of Pain
L'umano allora rivendica la sovranità sul dolore, elencandone tutte le declinazioni. Con la propria anima a sovrastarle.
9. Wrapped Around Your Finger
Sta per "ti ho sotto il mio controllo e ti rigiro come mi pare", più o meno. Siamo alla resa dei conti: all'inizio del brano è Dio che lo dice e ridice all'uomo, ma alla fine la situazione si ribalta: "scoprirai che il tuo servo è il tuo maestro". E anche questa molti la credono una canzone d'amore, d'altronde con quel biondino belloccio che salta tra le candele accese, si può capire...
10. Tea in the Sahara
Il brano, bellissima conclusione del vinile, è dovuto a una suggestione letteraria, la stessa che qualche anno dopo suggerirà a Bertolucci uno dei suoi filmoni
11. Murder by Numbers
Non inclusa nell'LP originale, è in fondo alla tracklist del CD, ma si capisce perché: è avulsa dal filo narrativo. Ma non è male, né come rock né come testo, una vera e propria satira politica antimilitaristica...

2 commenti:

pix2007 ha detto...

Mi vengono istantaneamente due immagini...
Festa da liceali anni 80, la mattina ero andato a comprare il 45 giri di every breath you take...
Tutti rapiti da quel giro ipnotico e così ti senti figo per una sera, quasi fossi Sting:-)
E poi a Torino, nell'esatto momento in cui si spensero le luci e iniziò il concerto del 2007...
Il riff di Message in a bottle...
Non c'è dubbio, impossibile scegliere... Synchronicity II dal vivo una bomba ma il ricordo più bello è stato cantare Reggatta de Blanc...
Grazie Gino!

cugino ha detto...

la mia speranza è di lasciare suggestioni "oltre" i pezzoni superfamosi, suggerendo spunti per un ascolto ulteriore....
grazie a te per l'attenzione!

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