mercoledì 28 ottobre 2020

RADIOCIXD 30 - WHEN THE WIND BLOWS

Bei tempi quelli dell'olocausto nucleare! Oggi è difficile da immaginare, ma ai tempi temevamo davvero che il mondo potesse finire da un momento all'altro, anche solo per la follia o la sbadataggine di uno col dito sul pulsante rosso. Kubrick ci aveva fatto un autentico capolavoro già 20 anni prima, ma in quegli anni 80 il dispiegamento dei missili in tutta Europa dominò sia i nostri pensieri di ragazzi che la produzione artistica di tutti i generi (io stesso ci scrissi una canzone e un racconto, per dire). Tutto potevamo immaginare, tranne che quell'equilibrio mondiale si sarebbe fatto rimpiangere, superato da incubi distopici come la globalizzazione con la connessa fine delle sovranità nazionali, le cosiddette guerre al terrorismo in realtà figlie del dominio di una sola superpotenza e madri del governo mondiale tramite paura, e la dittatura psicosanitaria in cronaca. Ma chi oggi voglia farsi un'idea di quel clima, non troverà niente di meglio del cartone animato di Murakami tratto dal fumetto di Briggs di cui oggi recensisco la colonna sonora.
Io l'ho visto al cinema, e uscendo sono andato a comprarmi il vinile. La storia, angosciosa e romantica assieme, è quella di una coppia di anziani alle prese prima con le notizie di un possibile attacco nucleare, cui reagisce fidandosi delle istituzioni britanniche anche sulla scorta dell'esperienza della seconda guerra mondiale che avevano vissuto da giovani, poi con i goffi e maldestri preparativi finalizzati a sopravvivergli, quindi con l'esplosione e il fallout affrontati con ingenuità, infine con la inevitabile morte, fronteggiata con sorpresa e commovente ingenuità. I disegni e l'animazione sono magici, e rendono benissimo il clima pur non potendo contare sulle diavolerie cui siamo avvezzi oggi. Ma è la musica, il pezzo forte. David Bowie, i Genesis e Roger Waters appena transfugo dai Pink Floyd, più altri meno "big" che non sfigurano affatto: scusate se è poco.
Se riuscite a procurarvi il film, che non si trova più gratis su youtube, è meglio, ma intanto accontentatevi della mia consueta tracklist commentata, buona per leggerla mentre si ascoltano i brani.
1. When the Wind Blows
David Bowie canta la title track a modo suo, rafforzando i significati con l'interpretazione. Il brano è suo, il video è quello suo, che il Duca bianco era anche un grande attore (un paio d'anni prima ci aveva deliziato come protagonista di Merry Christmas Mr. Lawrence, disgraziatamente ribattezzato Furyo per il mercato italiano, di cui sicuramente conoscete la colonna sonora, non vi metto nemmeno il link).
2. Facts And Figures
Hugh Cornwell era il frontman degli Stranglers. Il brano, su un letto musicale scanzonato, denuncia il ruolo manipolatorio e collaborazionista della stampa, buona solo a tenere ferma la gente mentre i potenti abusano di lei. Vi ricorda qualcosa? Quanti positivi asintomatici c'erano oggi?
3. The Brazilian
Il brano strumentale dei Genesis qui inserito non è inedito, come potete vedere dal video. E dimostra: 1) che quelli che "erano rimasti in tre" erano talmente bravi che volendo potevano sfornare roba come questa; 2) che quindi il fatto che invece ai tempi oramai sfornavano solo pop e pure scarsino era una scelta precisa (per carità, i soldazzi piacciono a tutti...); 3) che Phil Collins la batteria la sapeva suonare davvero... 
4. What Have They Done
Anche gli Squeeze spiazzano, come Cornwell, con un brano che allegrotto continua a ripeterci "che hanno fatto?!". A noi pinkfloydiani ricorda il verso simile, ma urlato in maniera decisamente diversa, di The post war dream, di un paio d'anni prima. Waters qui ancora non c'è, ma infatti il testo è suo....
5. The Shuffle
...e prima che arrivi, chiude il lato A un altro intermezzo strumentale, stavolta di Paul Hardcastle, uno che rimasticava a jazz la musica più di moda in quegli anni, e che aveva da poco toccato il suo vertice di notorietà col bellissimo 19, che parlava di un'altra guerra però.
6. > 15. When the wind blows
Il lato B è tutto di Roger Waters. Le tracce sono 10 (The Russian Missile, Towers of Faith, Hilda's Dream, The American Bomber, The Anderson Shelter, The British Submarine, The Attack, The Fall Out, Hilda's Hair, Folded Flags) ma come spesso capita nelle colonne sonore alcune sono brevi e interlocutorie, oltre che riecheggianti le principali. Per questa ragione, ma anche perché alla fine come spesso nei "pink" gli album sono un unicum che non può essere fruito correttamente se non in sequenza, esiste il tube unico, e io ve l'ho messo. Da Towers of Faith, Hilda's Hair e Folded Flags, i brani significativi, capirete senza dubbio come e perché lo spirito dei Pink Floyd dal 1983 lo ha tenuto vivo Waters, e non certo gli altri per quanto straordinari musicisti/strumentisti.
Forse se quello scenario apocalittico non ebbe luogo, e ripeto forse, non fu soltanto perché politicamente era meglio congegnato quell'equilibrio di quello che lo ha rimpiazzato, ma anche perché quello spirito era in noi ragazzi, che non sentivamo la musica tanto per sentire, e non accettavamo che i nostri capoccia giocassero con le nostre vite senza dire la nostra. Che non era "andrà tutto bene", era "se continuate così andrà tutto male". Forse non siamo stati noi il fattore decisivo a che non finisse male, ma comunque la nostra parte l'abbiamo fatta.

venerdì 23 ottobre 2020

C.V.D. - VERSETTI COVIDICI 9-14

Immagine tratta da questo post che rilancia Fusaro
Ho detto e scritto a luglio che ad ottobre ci sarebbe stato un nuovo lockdown. Se mi sbagliavo, mi sbagliavo di poco. Fino a pochi giorni fa i politici escludevano categoricamente la possibilità, ma questo confermava a chi conosce il politichese che ci stavano pensando; infatti adesso iniziano ad ammetterlo. Ogni giorno, però, i dati peggiorano, quindi c'è solo da chiedersi quando, non se, si farà. Se non ci si arriverà, sarà solo perché saranno riusciti anche solo con le misure alternative (i coprifuoco notturni o serali - cioè impedire la circolazione delle persone quando ne circolano poche, mah! - e gli inviti all'autoreclusione volontaria, ad esempio) a centrare il loro vero obiettivo iniziale: cancellare la piccola e media impresa, sferrare l'attacco definitivo al concetto stesso di posto di lavoro sia privato che pubblico, e ridurci tutti ad atomi impauriti pronti ad obbedire al Nuovo Ordine Mondiale. 

Chi avesse voglia di ribattere a questo ragionamento una qualunque obiezione legata al numero dei contagi crescente, si reputi sfanculato. Arriva l'inverno, aumentano e aumenteranno: ogni anno un virus influenzale viene contratto da almeno il 10% degli abitanti. L'unica differenza rispetto agli altri anni è che quest'anno li contano, giorno dopo giorno, con enfasi; di più, contano gli asintomatici, cioè anche chi non ha niente di niente, ma ha l'unica sfiga di essersi dovuto sottoporre a un test che ha rintracciato in lui un segmento di acido nucleico simile a quello del virus, forse. Un test farlocco (qui denunciato motivatamente da alcuni scienziati liberi: ce ne sono ancora pochi, ma ci sono, anche medici) che se si vuole trova positivi tutti, ma non si vuole perché se lo fossimo il tasso di pericolosità e quello di mortalità si abbasserebbero a un livello tale che anche i più ottusi covidioti dovrebbero arrendersi, alla insopprimibile dicotomia: o è un virus che fa più danni di un'influenza ma contagia molto meno, o contagia uguale ma fa danni in misura apprezzabilmente simile. Ma questo l'ho già spiegato, ora cambio approccio.

Tutti noi abbiamo più o meno avuto esperienze di qualche tipo con le catene di Sant'Antonio, quel meccanismo su cui si basano le più classiche truffe finanziarie: attiro risparmiatori offrendo alti rendimenti, e finché trovo altri creduloni posso perfino pagarli, accreditandomi e crescendo, ma quando non ne trovo più non mi resta che scappare con la cassa. Si chiamano anche schemi piramidali (su di essi si basano anche i cosiddetti marketing multilivello, ma talvolta con correttivi importanti che li fanno rientrare nella legalità) e hanno il loro limite naturale, che spesso sfugge però alla vista della vittima offuscata dalle promesse, nella finitezza della popolazione a fronte della formula esponenziale su cui si basano: se per arricchirmi devo portare 10 nuovi soci, in quanti passaggi avrò raggiunto l'intera popolazione, quindi il punto in cui è impossibile proseguire? Ho scelto un esempio facile, basta aggiungere uno zero ad ogni passaggio: con base 10 per scendere di 8 livelli ci vogliono 100 milioni di polli, ma anche trovarne 10 milioni per arrivare a 7 non è mica facile. Non tutti sono abbindolabili. Ora, applicate questo ragionamento alla piramide popolazione-tamponati-positiviasintomatici-sintomaticilievi-gravi-morti. Quanto gli reggerà il giochino? Poco: mostrerà la corda man mano che i "tamponati" si avvicinano alla popolazione. Però è troppo conveniente, tanto che anche quei pochi politici al mondo che si erano sottratti poi ci si sono fiondati, Trump a parte. Quindi, ascoltate un fesso: faranno come i multilivello bravi, differenzieranno i prodotti. Quando saranno costretti ad ammettere che questo virus ha finito la sua carica potenziale (cosa che lasciandolo circolare e concentrandosi sul curare i soli colpiti con sintomi e proteggere i soggetti deboli, sarebbe già accaduta), state certi che ne troveranno un altro, o vi diranno che è una nuova versione. Non abbiamo scampo: ormai gli avete concesso di farlo una volta, non opponendo i vostri diritti costituzionali alle indebite ingerenze governative sulla vostra vita e la vostra persona in nome della presunta sicurezza, e ora possono farlo tutte le volte che vogliono. E potete giurarci lo faranno finché non otterranno quello che vogliono. Chi vivrà, vedrà. Io finché posso continuo il mio dovere di grillo parlante.

9. Elon Musk chiede la fine del lockdown. La speranza che questo post, in cui il leader di Tesla cita il caso svedese come esempio da imitare, numeri alla mano, infonde è che il fronte dei multimiliardari, che tira le fila del cambio di paradigma dell'economia e della democrazia che sta dietro tutto questo, si stia incrinando. Forse non sono tutti uguali, forse qualcuno di loro comincia a temere che il potere politico degli Stati riprenda terreno, e si prepara a conviverci piuttosto che starci nel mirino.

10. L’appello degli scienziati: basta lockdown, sì all'immunità di gregge. Che è un bruttissimo termine, ma in soldoni significa che il tentativo di arginare l'inarginabile si traduce al massimo in un appiattimento della curva, non in un abbattimento dei totali. Se anche il tentativo servisse a qualcosa, sarebbe da valutare se farlo o meno mettendo con responsabilità sull'altro piatto della bilancia i suoi costi, in termini sia economici che di vite perse o rovinate. Ma non serve a niente, se non a coprire la follia dei tagli alla sanità degli anni passati. Meglio l'immunità di gregge, che comportarsi da gregge.

11. Il vaccino contro il Covid siamo noi. Non a caso questo post di Lameduck ve lo segnalo subito dopo quello della Bifarini. Leggetevelo e rileggetevelo, dice meglio di me le cose che vi ripeto da mesi io. E che dovreste considerare con grande serietà. E che vi trovate, leggetevi anche gli altri post da quando ha ricominciato a scriverli (bentornata, ci mancava la tua lucidità).

12. Il reportage più completo sull'emergenza sanitaria. Se non vi è bastato, leggetevi avidamente questo post di Francesco Amodeo. Spiega benissimo come e perché il Covid non è altro che la continuazione con altre armi dell'attacco alla democrazia iniziato con lo spread. E dice ancora più spietatamente di quando ho fatto io all'inizio qual'è l'obiettivo finale di questo progetto scellerato.

13. I parallelismi fra l'11 settembre e il Covid19. Questo documentato e articolato pezzo, invece, fa rientrare nello stesso progetto anche la cosiddetta lotta al terrorismo. Undici punti da mandare a memoria. La menzogna impera da allora.

14. La truffa del Covid, un crimine contro l'umanità. La denuncia di un avvocato tedesco membro di una commissione d'inchiesta per far luce sulla gestione della pandemia. In Germania. Da noi che è stato fatto molto peggio non se ne vedono. In particolare, la commissione chiede: se siamo di fronte a un'epidemia di Covid o di tamponi, se il lockdown serva a fermare il virus o a terrorizzare la gente e renderla docile e disponibile a venire depredata, se il governo si sia prestato a questo gioco sotto la pressione di organismi internazionali privati, e che tipo di pressione. 

domenica 18 ottobre 2020

RADIOCIXD 29 - BRIGANTI

Subito dopo aver pubblicato il nuovo post di Pasbas sui briganti, lo stesso autore mi ha suggerito di aggiungervi alcuni brani musicali. Ma il solo fatto di suggerirmeli, me ne ha fatto venire in mente degli altri, e mentre cercavo i video su Internet me ne sono venuti incontro molti altri, tanti che a un certo punto mi sono dovuto fermare per selezionarli, anche se oramai avevo già deciso che sarebbero stati non aggiunti a un post ma protagonisti di un'anomala edizione di RadioControInformoXDiletto.

Di solito, infatti, questa rubrica recensisce album completi, anche per sottolineare il valore che il Long Playing aveva assunto di "unità di misura" della produzione artistica musicale, valore che ha perso nell'epoca dei singoli e delle playlist personali. Non farò molte altre eccezioni al principio di parlarvi di "opere uniche", ma stavolta ci sta, una playlist sui briganti.

La produzione musicale sul tema del cosiddetto brigantaggio, e che in genere racconta la Storia dell'Unità d'Italia dal punto di vista di coloro per cui fu inganno depredazione (anche del tesoro erariale, enorme quello borbonico, a ripianare gli enormi debiti piemontesi) massacro colonizzazione e infine necessità di emigrare, è infatti molto nutrita (a dimostrazione del fatto che spesso l'arte arriva prima, alla verità), e di vari generi e qualità. Ci sono artisti famosi come Eugenio Bennato e i suoi Musicanova, Teresa De Sio, Ginevra Di Marco che canta (meravigliosamente) Domenico Modugno, Mimmo Cavallo, Massimo Ranieri, altri comunque noti come i Folkabbestia, Federico Salvatore e i Ratti della Sabina, e altri quasi sconosciuti al grande pubblico, che quindi vi segnalo con ancora maggiore piacere. Tutti questi brani meritano il vostro ascolto attento, e magari vi viene voglia di cercare altro...


Eugenio Bennato - Ninco Nanco
Eugenio Bennato - Il Sorriso di Michela
Eugenio Bennato - Mille
Musicanova - Vulesse Addeventare nu Brigante
Musicisti Basso Lazio - Michelina
Musicanova - Omaggio alle Brigantesse / A la muntagna
Paola Fontana - Noi siamo briganti
Compagnia Musicante - Ballata del Brigante
LiraBattente - Tarantella dei briganti
Mimmo Cavallo - Fora Savoia
Mimmo Cavallo - Siamo briganti
Massimo Ranieri - Palummella zompa e vola
Canzoniere Grecanico Salentino e Giovanna Marini - La Quistione Meridionale
Federico Salvatore - Il Monumento
Ratti della Sabina - La morale dei briganti
Sandro Sottile - L'altra storia
Sandro Sottile - Brigantiska
Ferdy Sapio - So Crocc
Amerigo Verardi - Due Sicilie
Salvo Ruolo - Mariuzza Izzu
Eddy Napoli - Malaunità
Folkabbestia - Cindecinquande
Teresa De Sio- Lu brigante
Ginevra Di Marco - Amara Terra Mia (in assoluto la migliore versione del capolavoro di Modugno sull'emigrazione)

venerdì 16 ottobre 2020

BRIGANTI, I PARTIGIANI DEL SUD

Meno male che ogni tanto ci pensa Pasbas a mandarmi un post su argomenti diversi: io sto periodo se penso di scrivere mi viene da parlarvi di covid19, e in particolare da ricordarvi come e quanto io avessi su queste pagine previsto quello che stanno facendo adesso (avvisando che concesso una volta l'arbitrio, sarebbe stato impossibile da fermare altre volte: con questi numeri possono terrorizzarvi e danneggiarvi ogni anno, e se gli serve lo faranno), e mi freno per non tediarvi, oppure vi propino un'altra di quelle recensioni musicali di cui avete già dimostrato che non ve ne frega niente.

Oggi torna sui briganti: l'altra volta avevamo messo un punto interrogativo, oggi lo togliamo. Prima o poi, vedrete, sarà verità storica ufficiale e condivisa chi erano veramente questi eroi prima massacrati e poi coperti di ignominia, com'è successo coi pellerossa, che da bambino mi immaginavo come "i cattivi" perché così ce li rappresentavano ma poi da ragazzo ho visto Soldato blu e ascoltato De Andrè, eccetera. Magari non sempre, ma spesso il tempo è galantuomo: oggi nessuno più si sogna di dire che Kennedy lo ha ammazzato Oswald, ormai oltre il 50% degli americani in sondaggi ufficiali ha dichiarato di non credere alla versione ufficiale dell'11 settembre, quindi è tempo che una narrazione alternativa della guerra di conquista truffaldina e antipopolare che chiamano Unità d'Italia si affermi fino a diventare luogo comune. Per la verità sul coronavirus è ancora troppo presto, ma salterà fuori anche quella. Intanto dilettiamoci con questa accuratissima ricerca storica.

I Partigiani del Sud

di Pasbas

La Guerriglia

E’ stato per me interessante scoprire che i Partigiani del Sud non erano poi così rozzi e inesperti (come hanno voluto farci credere) visto che tra loro molti erano gli ex militari (ufficiali, sottufficiali e soldati) del disciolto esercito borbonico. Quasi certamente avevano studiato a fondo le gesta del comandante germano Hermann, Arminius per i Romani, il cui monumento si erge nella zona del TeutoBurgerWald ed è visibile da molti chilometri di distanza, incutendo ancora timore. Egli attirò l'esercito romano guidato da Publio Quintilio Varo in una trappola creata precedentemente all'interno della foresta. I guerrieri tedeschi attaccavano le retrovie delle tre legioni, il cui corteo si dispiegava per alcune decine di chilometri, depredando le salmerie e uccidendo soldati e intere famiglie al loro seguito. Nessuno che li precedeva si rendeva conto di cosa stesse accadendo dietro di loro. Colpisci e fuggi fu la tattica vincente, i guerrieri continuavano a colpire distruggendo le retrovie. Quando gli ufficiali romani si accorsero di quanto accadeva tentarono una reazione ma, strette le truppe negli angusti sentieri dei boschi, per il potente esercito romano non ci fu scampo. Tre intere legioni furono completamente annientate da un numero esiguo di guerrieri ben organizzati. Nasceva così ufficialmente la Guerriglia. I Partigiani del sud impararono tanto bene queste tecniche, che il loro modo di combattere fu a lungo studiato in molte scuole di guerra. In parole povere, il Che non aveva inventato nulla, aveva probabilmente a sua volta ben studiato i cosiddetti Briganti del Sud Italia. Certo devo ammettere a denti stretti che non fu tutto bello ed eroico. Dopo una fase iniziale caratterizzata da un Brigantaggio politico di tipo lealista, in un secondo momento alle varie bande operanti in Basilicata, Campania, Puglie e Calabrie si unirono criminali di tipo comune, assassini di professione, ex galeotti. Ma il numero e l’esperienza degli ex militari ed i soldi che arrivavano dal Re Francesco II, asserragliato con la moglie nella fortezza di Gaeta, e da alcuni latifondisti della penisola (alcuni di questi conducevano uno sporco doppio gioco per mantenere comunque le loro posizioni di privilegio) consentivano alle bande di crescere in numero, armamenti e potenza di fuoco. Inoltre la popolazione li aiutava dando loro cibo, bevande, vestiario e armi e gli stessi briganti si autofinanziavano rubando ai ricchi possidenti, operando sequestri e vessazioni varie. Di converso aiutavano la parte più debole della popolazione con cibo, soldi e protezione dagli invasori, tanto che li potremmo definire in un certo qual modo dei moderni Robin Hood. Va anche ammesso però che l’immagine romantica del brigante galantuomo, difensore degli umili e degli oppressi, spietato con i forti e generoso con i deboli non sempre corrispondeva a verità (costa ammetterlo, ma lascio volentieri agli altri la scarsa obiettività). Ma cominciamo a fare la conoscenza di questi personaggi in bilico tra storia e leggenda.

Vita da Briganti/Partigiani

  • Carmine Crocco, il Generale dei Briganti
Detto Donatello o Donatelli, è stato uno dei più noti briganti del Risorgimento. Nato a Rionero in Vulture nel 1830, morì in carcere a Portoferraio agli inizi del Novecento a 75 anni. Fu il capo delle bande del Vulture-Melfese, ma il suo potere si estese anche in Capitanata ed Irpinia. Da bracciante agricolo divenne dapprima militare borbonico, poi si diede alla macchia e combatté per Giuseppe Garibaldi. Fino a diventare comandante di un esercito di duemila uomini e protagonista della guerriglia anti-sabauda. Probabilmente il destino feroce di Carmine Crocco fu segnato nel 1836, quando, ancora bambino, assistette ad una vicenda drammatica: Il fratello Donato uccise con un randello un cane levriero. Il padrone del cane, tale don Vincenzo, aggredì con un frustino Donato. Nel tentativo di difenderlo, la madre, incinta di cinque mesi, subì un calcio al ventre e abortì. Dopo questo triste evento Crocco, attraversando varie peripezie, si arruolò nell'esercito di Ferdinando II diventando sergente; ma abbandonò l’esercito dopo aver ucciso un uomo che si era invaghito della sorella.Tornato a Rionero, fu arrestato e rinchiuso nel bagno penale di Brindisi il 13 ottobre 1855, ricevendo una condanna a 19 anni di carcere. Il 13 dicembre 1859 riuscì ad evadere, nascondendosi nei boschi di Monticchio sul Monte Vulture. Aderì ai moti liberali del 1860 unendosi agli insorti lucani, seguendo Garibaldi fino al suo ingresso a Napoli. Crocco però non ricevette la grazia promessa (come tutte le promesse dei garibaldini anche questa fu promessa da marinaio) e fu così arrestato dai garibaldini stessi. Ma riuscì nuovamente a scappare e a rifugiarsi nei boschi del Vulture. Allora fu approcciato da membri di comitati filoborbonici che gli diedero l'opportunità di riscattarsi, di diventare il capo dell'insurrezione legittimista contro lo stato italiano appena unificato, offrendogli un solido supporto di uomini, soldi e armi. Crocco decise così di passare alla causa di Francesco II. Anche per via dello stato di miseria in cui viveva il popolo lucano, che spingeva molti contadini ad unirsi ai rivoltosi, divenne il comandante di 43 bande al servizio di Francesco II, e quindi di fatto guidò la rivolta anti-sabauda. Però ad un certo punto l’esercito di Crocco si indebolì per il tradimento di uno dei suoi fedelissimi, il brigante Caruso, che rivelò piani e nascondigli di “Donatello” al generale piemontese fontana. Egli quindi fuggì nello stato pontificio nella convinzione che, dato il suo impegno nella difesa delle istituzioni cattoliche, il papa Pio IX lo avrebbe accolto. Invece fu catturato dai militari del Papa a Veroli e da qui estradato verso il nuovo stato unitario. Fu quindi condannato a morte l’11 settembre del 1872, ma la pena fu commutata nei lavori forzati a vita. Morì il 18 giugno del 1905 dopo aver completato la sua biografia, scritta peraltro in un italiano corretto (i piemontesi e i Savoia, ignoranti che non conoscevano l’italiano, parlavano ancora un dialetto francesizzante). Durante il processo intentato contro di lui, il Presidente della giuria, rivolgendosi all'imputato, esclamava: "Voi siete stato carcerato sotto il governo passato, carcerato a Roma, carcerato ora, respinto dalla reazione, respinto dai liberali, pare che per voi non vi è stata mai pace!" A queste parole l’ex capo-brigante replicava: "Mai pace in nessuna epoca e con nessun governo, cerchiamo di fare pace ora per carità…"
  • Il Sergente Pasquale Domenico Romano
Nacque a Gioia del Colle il 24 agosto 1833 e nel 1851 si arruolò nell'Esercito Borbonico, conquistando i gradi di Sergente, appunto. Visto l’immobilismo del comitato clandestino scelse la lotta armata, riunendo i compagni d’arme del disciolto Esercito Borbonico. Con essi formò la prima banda che attaccava guardia nazionale e piemontesi per procurarsi armi e munizioni. Il 28 luglio 1861 conquistò Gioia del Colle, col supporto determinante dei cittadini, mettendo in rotta i piemontesi e la guardia nazionale. Gli sconfitti per ritorsione perseguitarono la sua famiglia e gli amici più cari (metodo tipico dei bastardi invasori, sempre pronti a vendicare le sconfitte sui più deboli). Unita la sua banda con quella del Generale Carmine Crocco nel 1862, bloccò le strade di accesso per Andria e Corato. I partigiani distrussero le masserie di liberali ed ex garibaldini della zona, uccidendo senza pietà i “traditori del Popolo meridionale”. Il 1 Dicembre 1862 fu sorpreso con i suoi nella masseria dei Monaci, sede abituale della banda, in quel momento sguarnita di sentinelle, e la banda fu sterminata dai piemontesi; lui ed altri pochi partigiani riuscirono però a fuggire. Riuscito ad arruolare un’altra piccola banda ma il 4 gennaio del 1863 venne catturato vicino a Gioia del Colle. I piemontesi lo uccisero ma prima di morire gridò “EVVIVA O RRE!”, riferendosi ovviamente a Francesco II. Il suo corpo spogliato della divisa Borbonica fu caricato ed esposto in Gioia del Colle per un intera settimana. Con lui finì il brigantaggio in Puglia.
  • Chiavone, il brigante che ammirava Garibaldi
All'anagrafe Luigi Alonzi, era nativo di Sora ed era stato luogotenente del famoso Mammone (guerrigliero figlio di un mugnaio originario di Alatri che lavorava a Sora nei mulini concessigli in affitto). Fu chiamato Chiavone per quella enorme chiave di casa che da bambino aveva il compito di custodire al suo collo durante il lavoro che i genitori svolgevano nei boschi, era un "figlio d'arte". Infatti suo nonno, Valentino Alonzi, era un brigante sanfedista (tra l'altro, molto interessato al look militare dell’epoca, si era fatto una uniforme da generale, con galloni d'oro, bottoni, speroni, e scudiscio) distintosi per la sua capacità, fedeltà ed astuzia: nel gennaio del 1799 aveva guidato una rivolta nelle città di Sora e Isola Liri, insorgendo contro l'occupazione francese. Luigi invece dapprima aveva in grande simpatia garibardo che riteneva un grande comandante e che come lui sapeva affascinare ed irretire il popolino, gente povera che lo considerava una sorta di mitico eroe. Dopo una giovinezza dissoluta si arruolò nell'esercito borbonico e tornato a Sora fu nominato guardia forestale. Usò questo ruolo per accattivarsi le simpatie di montanari, carbonari e bracconieri, favorendo le loro attività illecite senza operare alcun controllo. Scoperto, evitò a malapena il carcere, ma continuò a tenere sotto il suo controllo la popolazione di Sora e dei dintorni. Tornato a Sora, fu arruolato nella guardia nazionale, dalla quale però uscì rifugiandosi a Casamari. Da qui minacciò il nuovo intendente di Sora e la guardia nazionale, intimandogli di abbandonare la cittadina immediatamente, pena la morte; rientrato in città rimase qui padrone incontrastato per cinque giorni, installandosi con i suoi nel municipio dove distrusse sistematicamente tutte le effigi dei Savoia e la bandiera sabauda, mentre risparmiò tutte le immagini di garibardo. Dopo di ciò, rifornite di armi e munizioni le sue truppe, tornò sulle montagne dimorando nell'abbazia di Casamari, dove teneva i contatti con Francesco II. Il piemontese De Sonnaz (uno dei tanti criminali di guerra, come già raccontato) tentò di catturare lui e la sua banda-esercito all'interno del convento, ma Chiavone ed i suoi riuscirono a fuggire. Ricevuta la chiamata alle armi dal generale borbonico Lagrange, Chiavone fu uno dei primi a rispondere aderendo con la sua banda alle azioni di guerriglia contro i piemontesi. Così, scacciò i piemontesi da Bauco (Bovelle Ernica), provocando molte perdite all’esercito invasore. Dopo questa vittoria, continuò con i suoi la lotta contro i piemontesi del colonnello Quintili: andò negli Abruzzi dove il 28 gennaio, a Frieti, il colonnello piemontese aveva sconfitto Christen e Chiavone uccidendo quasi tutti i loro uomini (i due avevano avuto appena il tempo di rientrare, accompagnati soltanto da alcuni briganti, negli stati del Santo Papa). Da questo momento in poi condusse una guerriglia frontaliera spostandosi tra stato pontificio e regno borbonico; tali scaramucce peraltro non portarono ad alcun risultato di rilievo sul piano militare. La fine cruenta ed infamante di Chiavone riassume la tragedia che aveva colpito l'antico regno. Infatti il capo brigante fu fatto fucilare proprio da un Comandante legittimista, il generale Rafael Tristany. Aveva infatti, per i Legittimisti, infranto il giuramento fatto a Francesco II di combattere secondo l’etica borbonica e non , come fece in più occasioni, utilizzando i cruenti e criminali metodi dei piemontesi. Difatti questo era il giuramento dei Legittimisti: "Io giuro fedeltà a Sua Maestà Francesco II, Re delle Due Sicilie. Io giuro obbedienza alle leggi di guerra, che dichiaro di aver compreso. Io giuro di vivere da prode soldato e di morire, se Dio lo vuole, per la difesa della nostra santa causa. Amen." Credo sia importante qui considerare l’abisso di etica civile e militare che separava i meridionali dai piemontesi, mai colmato.
  • Pizzichicchio
Questo brigante faceva scorrerie nel tarantino, tra Martina Franca e San Marzano. La leggenda dice di un immenso tesoro che voleva consegnare ad un massaro suo amico; sembra però che questi abbia rifiutato, conoscendo la provenienza di quei soldi, dovuti a rapine e malversazioni varie. Musulino (vero nome del bandito) organizzò una banda di 37 uomini, pastori, artigiani e contadini, tutti giovanissimi, che lo veneravano come un eroe. La sua fama si diffuse anche nel barese, teramano e salentino, luoghi nei quali divenne capo anche di bande locali. Il suo covo si trovava nel bosco delle Pianelle, nella zona detta “Tavola del brigante”. Partendo lui con i suoi da lì per un raid nel materano, fu intercettato dai piemontesi e dalla guardia nazionale che li sterminarono quasi tutti nella masseria Belmonte. Pizzichicchio riuscì a fuggire nascondendosi e imboccando sembra un passaggio segreto. Dopo qualche tempo gli uomini della guardia nazionale, in perlustrazione nella zona di Crispiano, entrarono nella masseria Ruggirruddo per riparasi dal gran freddo. Scorsero un anello nella cenere del camino e, guardando in alto, scoprirono il partigiano nascosto nella canna fumaria. Consegnato alla Corte Marziale di Potenza, fu condannato a morte; come estremo sfregio alla sua dignità fu fucilato alla schiena, come fosse un traditore.
  • Francesco Monaco
Come tanti altri partigiani fu tradito e morì per mano dei suoi stessi compagni. Aveva rapito una ragazza compaesana ma con il suo consenso: se l’avesse seguito avrebbe ricevuto un premio in denaro. Una volta alla macchia lei visse accanto a lui condividendone disagi e rischi. Un giorno alcuni della banda tentarono di violentare la ragazza, allora Monaco intervenne e decise di disarmare l’intera banda e allontanare i responsabili della tentata violenza. Per vendetta questi ultimi gli tesero un agguato e lo uccisero.
  • Papa Ciro
Don Ciro Annichiarico, prete di Grottaglie, entrò in rivalità con don Giuseppe Motolese, un altro prete che come lui era innamorato di una certa Antonia. In un accesso di gelosia Ciro uccise il suo rivale e fuggì dal paese per non essere arrestato. Per 15 anni questo brigante spretato imperversò nella zona di Francavilla d’Otranto compiendo razzie e crimini vari con la sua banda, una setta chiamata I Decisi.Alla fine le truppe regolari lo stanarono nella torre della Masseria Scasserba, dove la setta si era asserragliata per tentare un’estrema ultima difesa. Catturato, dopo aver confessato 70 omicidi, fu fucilato nella piazza di Francavilla d’Otranto.

Vita da Brigantesse/Partigiane

Donne coraggiose queste nostre brigantesse, che ricordano da vicino le nostre partigiane della seconda guerra mondiale impegnate come soldati, servizi di intelligence, staffette e supporto logistico durante l’unica vera rivoluzione che abbia visto questo nostro Paese, la Resistenza appunto. Ma una differenza c’è e non è trascurabile: nel primo caso si trattava di donne nate nella prima metà dell’800 al Sud, perlopiù in piccoli centri, con poca istruzione, e che destavano scandalo nei rispettivi paesi di provenienza per la loro indipendenza e la loro intelligenza. Anche qui le donne ebbero più ruoli durante la lotta partigiana di contrasto all'invasione dei criminali piemontesi, cioè supporto logistico, compagne o mogli dei partigiani, addette alle vettovaglie, alla cura dei feriti e alla gestione della vita famigliare, inclusa la cura dei figli. Per ultimo le soldatesse partigiane in alcuni casi divennero anche capobanda. Queste ultime erano donne decise, capaci di sparare, progettare e tendere agguati e in molti casi mostravano una cattiveria e una crudele spietatezza da far tremare le gambe agli invasori. In tono dispregiativo queste partigiane venivano appellate col termine Drude, cioè donne di malaffare o donne sottomesse ai propri uomini (il termine druda comunque nella sua accezione corretta significa donna e amante fedele, e viene dal provenzale, lingua dei trobadores). Queste donne furono perseguitate come gli uomini e, quando erano di base nel loro paese e rifornivano i partigiani sulle montagne, venivano arrestate e maltrattate dai piemontesi come e più di quelle che si erano date alla macchia. Oltre questo dovevano subire anche le critiche e le malvagità dei compaesani, scandalizzati dal loro sfrontato comportamento. Queste donne erano in genere molto religiose e devote alla Madonna e pregavano spesso perché i loro uomini si ravvedessero ottenendo così il perdono di Dio. Desideravano sostanzialmente il ritorno ad una vita normale, lontane dalla miseria allevando i propri figli e amando fedelmente i loro uomini. E adesso è giunto il momento di fare la conoscenza di alcune delle brigantesse più note del periodo post-unitario.
  • Michelina De Cesare
Nata nel 1841 in Terra di lavoro, a Caspoli provincia di Caserta, si sposò nel 1861, ma il marito morì dopo brevissimo tempo. L’anno dopo incontrò un ex militare borbonico (Francesco Guerra) di cui si innamorò e che seguì in montagna, entrando a far parte della banda di Rafaniello. Quando nel 1861 Rafaniello morì, il Guerra divenne capobanda, e in un certo senso anche lei: infatti, Michelina partecipava alle scorrerie comportandosi dal punto di vista militare come e meglio degli uomini, che di conseguenza la rispettavano come un capo. Ed è proprio come una capobanda che lei agiva nelle incursioni contro l’esercito piemontese. Ma usando i soliti meschini mezzi di corruzione monetaria in cambio di delazioni il generale Pallavicini con i suoi carnefici li sorprese in una masseria; dopo averli crivellati di colpi, e non contento dello strazio dei loro corpi, li fece denudare ed esporre sulla pubblica piazza. Lo stato dei cadaveri era così degradato che i compaesani capirono a quali tremende torture furono sottoposti prima del colpo di grazia, sparato a freddo dai soliti vigliacchi piemontesi. Di lei e di Guerra rimane il vivo e emozionante ricordo di una delle coppie di partigiani che più avevano messo in difficoltà i criminali invasori.
  • Filomena Pennacchio
Nata nel 1845 a San Sossio Baronia, si sposò molto giovane con un impiegato di Foggia. Ma il marito la maltrattava e la picchiava, e allora lei, durante un ennesimo episodio di sevizie, reagì ficcandogli uno spillone d’argento in gola, uccidendolo. Per questo omicidio si diede alla macchia entrando a far parte di diverse bande. Per la sua determinazione e la sua bellezza fu contesa da diversi capobanda tra cui Crocco e Caruso. Ma fu lei invece a scegliere il suo compagno, Giuseppe Schiavone, col quale condivise scorrerie, fughe e momenti di tenera intimità. Furono catturati nel 1864 e lui, subito e senza processo, fu passato per le armi nella piazza di Melfi. Lei invece, condannata a 15 anni di lavori forzati, riuscì in qualche modo (forse tradendo alcuni briganti) a farsi ridurre la pena a 7 anni, dopodiché sparì nel nulla.
  • Marianna Oliviero detta Ciccilla
Nata in provincia di Cosenza nel 1841, sposò Pietro Monaco, ex soldato borbonico che si era dato alla macchia dopo un omicidio. Il Monaco andava periodicamente a trovarla in paese, nel contempo però aveva stabilito una relazione con la sorella di lei. Venutolo a sapere, Ciccilla uccise la rivale con brutale ed efferata violenza, a questo punto dandosi alla macchia anche lei, e proprio col marito. Morto quest’ultimo, divenne l’indiscussa capobanda degli uomini da lui comandati. Catturata e condannata a morte, per ragioni non note la pena fu commutata in carcere duro; rinchiusa nell'orribile lager di Fenestrelle, si dice che questa bella partigiana vi morì di stenti dopo 15 anni di detenzione.

venerdì 9 ottobre 2020

IL SOGNO INTERROTTO - VERSETTI COVIDICI 4-8

Buonasera. Anche oggi il numero di positivi rispetto ai tamponi effettuati si attesta attorno al 2/3 per cento, dopo che tutta l'estate ovviamente è rimasto attorno all'uno. Gli esperti sostengono che ovviamente con l'autunno potrebbe salire ulteriormente, ma ricordiamo anche che essere positivi non significa essere malati, le persone positive con sintomi sono una piccola percentuale che diventa piccolissima se consideriamo sintomi importanti e minima se parliamo di ricoveri in terapia intensiva. In parole povere, la possibilità di ammalarsi è di una frazione con al denominatore una cifra a 4 zeri, niente che il nostro già efficiente servizio sanitario pubblico, reso ancora più efficiente dagli ingenti investimenti subito previsti dal governo in aperta sfida ai diktat europei, è perfettamente in grado di assistere qualunque cittadino stia poco bene. "Questo non significa che non sia meglio adottare comportamenti di prudenza e buon senso, specie se siete o avete in famiglia soggetti potenzialmente deboli come le persone molto anziane - ha dichiarato il Premier - ma ricordato questo state tranquilli, continuate a produrre e consumare, cioè contribuire alla ricchezza della Nazione, e siate felici."

Stavo sentendo queste parole da un TG, quando mi sono svegliato. Ora fate un giochino: per ogni TG vero che sentite, misurate la distanza con questo mio sogno, e saprete quanto quel servizio, quel giornalista, è un miserabile esempio di asservimento a quel Potere che ha deciso che l'Era Moderna è finita e siamo tutti degradati da cittadini a schiavi: le catene fatte di paura sono molto più forti di quelle di ferro, e siamo noi stessi che ce le stringiamo. Posso solo fare questo, e lo farò finché posso (ma la morsa si stringe): continuare a ripetere che vi stanno mentendo di continuo, per manipolarvi. Ad esempio, fateci caso, quando il numero dei positivi (quasi tutti sanissimi, ripeto, quasi tutti sanissimi, quindi se anche contagiano altri saranno altri positivi quasi tutti sanissimi: è logico, maledizione!) cresce in ragione di un aumento dei tamponi, la notizia è l'aumento dei contagi, quando calano mentre ve lo dicono ribadiscono subito che però oggi sono stati fatti meno tamponi. Così possono imporvi l'asocialità, la spersonalizzazione (le mascherine all'aperto sono una assurdità, senza mezzi termini), l'impoverimento se siete piccoli imprenditori o il decadimento del concetto stesso di posto di lavoro se siete impiegati. Con tutto quello che ne segue. E se vi intervistano, siete pure quasi tutti contenti: la sindrome di Stoccolma vi fa una pippa.

Ed ora andiamo avanti coi Versetti covidici, che non resta, per non impazzire di rabbia, che giocare a fare i Rushdie.

4. In Toscana mai nessuna emergenza... Leggete, leggete avidamente questo articolo ricco di statistiche tutte prese da siti ufficiali. I numeri dimostrano in maniera inoppugnabile quanto dichiara nel titolo: perfino nel periodo più "caldo", il rischio di finire in terapia intensiva era attorno al 3 per mille, dopodiché è sceso rapidamente sotto l'uno per diecimila. E considerando il totale dei primi 6 mesi dell'anno, il numero dei decessi per qualsiasi causa si attesta su valori vicini alla media, che è spinta in alto anzi dai valori del 2017 e soprattutto del 2015, cui il 2020 resta nettamente sotto. A naso, mi verrebbe di affermare che se uno studio di questa serietà venisse effettuato regione per regione, salvo due o tre del nord darebbe gli stessi risultati, come minimo. Ad esempio, essendo reggino, ogni giorno do uno sguardo anche alla stampa locale della mia città natale: la notizia che si ripete da mesi è "oggi in città 100 (o una cifra del genere) tamponi e 0 (o alla peggio qualche unità) positivi". Ebbene, gli insensati provvedimenti governativi hanno messo sul lastrico una quota enorme di piccole attività commerciali, e lo hanno fatto anche in Toscana in Calabria e in una marea di posti dove non c'è stato che qualche malato grave e pochissimi morti: più o meno che per l'influenza di ogni anno, comunque. La prossima volta, spero di sognare una class action che si conclude con una condanna al risarcimento danni a milioni di italiani da parte dello Stato, che poi si rivale fino a capienza sui sui improvvidi servitori.

5. Un virus impegnato politicamente. Dove si scopre che il filo logico che si può intuire tra le politiche restrittive imposte dalla UE, l'ambiente usato come grimaldello e il virus come arma finale per impoverirci, ha anche un riscontro statistico. E poi si legge una meravigliosa giaculatoria sull'indifferenza al destino degli altri finché il nostro culo è al riparo. Chissà se mai vedremo calcolate le vittime delle misure anti-Covid, e quando scopriremo che sono un multiplo di quelle del Covid potremo assistere a una bella Norimberga per chi ha le ha causate!

6. ...La lettera dei medici belgi. Mentre in Italia le voci discordanti vengono ridotte al silenzio tramite esilio dai social e minacce di radiazione professionale, in Belgio una bella fetta di dottori ha chiesto la messa sotto accusa dell'OMS per simulazione di pandemia. Il testo è da leggere tutto: al TG se mai lo citeranno è per immediatamente deriderlo o screditarlo. Tra le altre cose ne dice una che vado ripetendo da marzo: il tasso di mortalità del Covid-19 non è differente in modo statisticamente significativo da quello delle influenze di ogni anno. Se non vi bastano le cifre che riporta, in quest'altro post se ne riportano altre da fonti ufficiali (sono uguali a quelle che sentite al TG, ma senza manipolazioni interpretative): il virus ha contagiato ad oggi oltre 300 mila italiani uccidendone oltre 35 mila. Messa così, un macello. Ma più tamponi fai più il denominatore cresce molto più del numeratore. E parliamo dei tamponi, non di un test attendibile (questa ve la spiego dopo). Facendoli a tutti, domani, è statisticamente ragionevole che risulti che i contagiati sono milioni. Come per ogni influenza. E contando i malati e non i positivi, non c'è nessuna emergenza, e i morti certo a citarne il totale fanno impressione, ma ogni anno si sarebbe potuto fare: le cifre erano simili, un anno maggiori uno minori, ma sempre dell'ordine di decine di migliaia in Italia, milioni al mondo. Quand'è che aprite gli occhi? Non mi credete? Bene, se preferite un denominatore di contagiati piccolo, così potete dire che il Covid-19 è molto più letale di un'influenza, allora però dovete ricordare che i contagiati sono anche il numeratore di un'altra frazione, con la popolazione al denominatore, quindi il Covid-19 è molte volte, 10 o 20, meno contagioso di un'influenza. In un caso o nell'altro, si deduce che tutta questa pantomima mondiale è indebita, per gli scopi dichiarati. Da qualche parte la gente se ne inizia ad accorgere, ad esempio anche in Germania. Aprite gli occhi.

7. Il tampone non ti dice che sei malato. Non lo dico io, lo dice chi ha inventato la tecnologia PCR su cui si basa (un premio Nobel per la medicina purtroppo scomparso l'anno scorso, sennò ce lo poteva dire in diretta) in parecchie testimonianze video, ovviamente a proposito di altri virus. Riporto alcuni passi: "con la PCR, se la fai bene, puoi trovare quasi tutto in chiunque: se si può amplificare una singola molecola fino a qualcosa che si può davvero misurare, cosa che la PCR può fare, allora ci sono solo pochissime molecole di cui tu non ne abbia almeno una nel tuo corpo."; "La tecnologia si basa sull'amplificazione dei risultati molte volte. Se vengono amplificati meno di 35 volte, nessuno risulterà positivo. Se vengono amplificati 60 volte, tutti risulteranno positivi." Quindi, se avete ancora un cervello tra le orecchie, i governi hanno in mano uno strumento per fare quello che vogliono. L'estate scorsa ci hanno fatto respirare sennò chiusi in casa col caldo scoppiava la rivolta, adesso giorno dopo giorno riprende la giaculatoria dei positivi. Quasi tutti asintomatici? si ma contagiosi, ti rispondono. Eh ma allora anche tutti quelli che contageranno saranno asintomatici (leggi: sani come pesci) e così via! Zitto, negazionista di merda! ti intimano. Senza contare che col freddo, guarda un po', aumenteranno i raffreddati e gli influenzati (e le mascherine peggioreranno le cose)... No, non sarà un buon Natale, credetemi. E vista l'opposizione che abbiamo in Italia, non c'è nemmeno da sperare in un ribaltone...

8. Il colpo di genio. Lo so da me che è paradossale, ma sono tempi in cui capita anche questo: che uno di sinistra possa riporre le sue speranze nella rielezione di uno come Trump. Ma non è colpa mia se "non abbiate paura" oggi lo dice solo lui, che sia guarito a tempo di record o abbia addirittura finto di ammalarsi e guarire per risalire nei consensi come suppone ammirato nientemeno che Michael Moore. Resta il fatto che, come abbiamo appena detto, non possiamo sperare più in nessuno che scardini l'Unione Europea da dentro, abbiamo votato cinquestelle in massa apposta e ci hanno tradito, Salvini si capisce già che non ci pensa affatto. Dobbiamo tifare Trump, rassegniamoci. Se rivince, e può farlo (anche l'altra volta i sondaggi lo davano per spacciato, ma si sa chi fa i sondaggi e con quali scopi), l'OMS, la fondazione Gates, e tutta la combriccola che sta guidando la transizione verso la distopia suprema, usando adesso l'arma più efficace dopo averne provate tante altre, passerà qualche guaio.

Alla prossima, se no vi stancate. E ricordate: si può obbedire a un dittatore, perché si tiene alla pelle, ma continuare a coltivare dentro di se la libertà di pensiero.

venerdì 2 ottobre 2020

RADIO CIXD 28 - LA DONNA CANNONE

C'è stato un momento, nei primi anni 80, che i discografici tentarono di arginare la crisi del vinile introducendone un nuovo formato, una via di mezzo tra il Long Playing e il 45 giri, che andava a 33 come l'album ma però conteneva 4 brani, non proprio 2 ma pochi, e infatti lo chiamarono Q disc. Lo fecero fare a tanti, spesso assieme, cito a memoria: Dalla, Graziani, Cocciante, Gaetano, persino i Dire Straits. Per la ragione opposta a quella che la vedrà scendere nell'era del CD (che demotivò la selezione sia perché offriva più spazio sia perché riempiendolo si pensava di compensare il prezzo elevato con la quantità), la qualità media dei brani era spesso elevatissima. Come nel caso di questo disco di De Gregori.

A parte la notissima title-track, ci sono infatti altri tre brani che meriterebbero di essere strappati al loro destino di minori e misconosciuti, e infatti ve ne parlerò come al solito. Ma c'è una ragione in più per aver scelto di recensire questo disco: è l'occasione per parlare di una donna bellissima e attrice straordinaria, da troppo tempo costretta a ritirarsi: Monica Vitti.

Infatti, forse non tutti sanno che questo minialbum è la colonna sonora di uno degli ultimi film con lei protagonista: Flirt, si chiamava, talmente "minore" che incredibilmente non se ne trova su Internet neanche uno spezzone- il regista è l'uomo che l'accompagnerà per il resto della sua vita, suo marito da 20 anni, purtroppo caratterizzata da una malattia degenerativa che l'ha tolta alle scene e alla vita pubblica, ma non alla mente e al cuore di tutti gli italiani (e non solo), nonostante i decenni trascorsi. Ma chi ha avuto come il sottoscritto la fortuna di vederlo al cinema, dopo aver goduto dell'ennesima prova attoriale fuori dal comune della succitata (nel ruolo di una donna che scopre che il marito ha un amante ma presto capisce che questa è invece totalmente frutto di una allucinazione di lui, e allora decide di non trattarlo come un malato ma di cercare di riconquistarlo come se la rivale esistesse veramente), se ha aspettato come ogni buon cinefilo lo scorrere dei titoli di coda, si è ritrovato il bonus di ascoltare inattesa una delle più belle canzoni d'amore mai scritte.

L'EP in realtà ha cinque tracce e non quattro, ma una - proprio la soundtrack del film - è eseguita con due versioni diverse. Eccovi il consueto specchietto che vi consente l'accolto mentre leggete le mie note di accompagnamento.


1. La donna cannone
Devo proprio dire qualcosa? E' impossibile che non l'abbiate ascoltata, in una delle cento tra versioni dello stesso "principe" e cover, improbabile che non l'abbiate rovinata al karaoke, quasi certo che vi piaccia tantissimo e la conosciate a memoria o quasi. De Gregori sarà anche calato come autore, dopo, come peraltro è fisiologico, ma il brano è di quelli che se anche avesse scritto solo questo meriterebbe eterna memoria.
2. Flirt #1
Peccato non aver trovato scene del film in cui scorre questo struggente tema. Magari non sono stato abbastanza bravo, provateci voi. Se no pare non sia in vendita nemmeno il DVD, dovete cercarvi la cassetta in qualche bancarella, o aspettare che decidano di passarlo in TV.
3. La ragazza e la miniera
Qui invece ho un ricordo personale, e anche piuttosto divertente. Ero un ventenne universitario che per tirare su qualche lira ogni tanto faceva un mese a liquidare schede di disoccupazione agricola. Un lavoro ripetitivo, per cui quando mi scappava di cantare ero ben accetto dagli altri (si lavorava in tanti tutti su un enorme tavolo, non proprio un tot a scheda ma dovevi farne tante), anche se ogni tanto dato che già allora conoscevo più canzoni della media sollevavano il dubbio che me le inventassi. Poi una volta intonai "meno male che c'è sempre qualcuno che canta e la tristezza te la fa passare ... perché la vita è un lavoro a cottimo...", e ne furono certi. La canzone era questa, ma non c'erano gli smartphone e non li convinsi.
4. Flirt #2
Il Dylan de noantri non si poteva far mancare un pezzo tutto d'armonica, che poi in un film struggente ci sta benissimo.
5. Canta canta
Quanto è più efficace un brano così di mille pomposi discorsi retorici, sulla funzione riabilitativa che dovrebbe avere il carcere, e sulla presa di distanza dal giudizio etico sui comportamenti altrui che dovremmo tutti avere, specie nei confronti di chi paga i suoi debiti e chiede solo di poter voltare pagina in pace!

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