sabato 30 aprile 2022

I PARALLELISMI GIUSTI

Impressionante, vero? E' Napoli, sotto le bombe "alleate"...
C'era una volta un popolo che si era affidato a un dittatore fascista, nel senso proprio che quello governava col consenso di una ampia maggioranza, e che però a un certo punto si era alleato a uno che voleva dominare l'Europa col suo Reich dalle manie espansionistiche. Scoppiò la guerra, e finì che un impero potente, praticamente dispotico anche se teoricamente democratico, occupò prima le sue regioni meridionali e poi pian piano il resto del Paese. Messa così, non sembra che sto parlando dell'Ucraina? Non è l'Ucraina che si è affidata mani e piedi a un attorucolo sedicente neonazista al servizio della Nato e della Ue (una cosa tanto simile al quarto Reich che chi ci vedeva bene lo aveva capito da prima, e che Hitler redivivo sarebbe felice di vedere), e che le armate di Putin stanno "liberando"? 

Questa invece è Roma. Dresda, Hiroshima e mille altre ve le
risparmio, tanto si trovano. I russi non sono i soli cattivi della
storia, e sicuramente non sono i peggiori...
Invece sto parlando dell'Italia di qualche decennio fa, e il paradigma è lo stesso. L'unica differenza - a guardare bene, cioè senza i paraocchi gentilmente forniti dall'informazione mainstream - è che l'invasore/liberatore di allora, a differenza di quello di oggi, faceva precedere le sue avanzate da bombardamenti a tappeto con immense stragi di civili e distruzione di tutte le infrastrutture industriali comprese le città ad esse più o meno vicine (ne sanno qualcosa a Terni, ad esempio). Ma possiamo ancora sperare che ci sia un'altra differenza: che il Reich stavolta molli l'osso prima, dei due anni che allora durò la cosa. Allora, finì un 25 aprile, data che ancora quel popolo in teoria festeggia - solo che nei festeggiamenti il suo Presidente in carica, e tutta la stampa appresso a lui, un pochino si confonde con gli accostamenti. C'è qualche temerario che addirittura mette in bocca "Bella ciao" agli ucraini dell'ovest, quando invece al massimo spetterebbe a quelli del sud-est, che dopo otto anni di soprusi e massacri hanno avuto il coraggio di sollevarsi e chiedere aiuto al vicino potente. Il quale, ripeto, si sta peraltro comportando anche militarmente in maniera molto distante dai modi cui gli ammericani invece hanno abituato sia noi che mezzo mondo dopo di noi, dalla Corea al Vietnam al Cile all'Iraq all'Afghanistan alla Libia, peraltro dopo essersi esercitati a casa sterminando milioni di nativi.

Scrivo queste cose, anzi le ripeto, perché c'è già chi auspica (chi prepara lo fa dal 2014) l'ingresso in guerra di Nato e UE, e magari non trova nemmeno contraddittorio dirsi pacifista. D'altronde, anche Hitler era pacifista (oltre che vegetariano e animalista): bastava volere essere annessi o capitolare presto. Un vero pacifista, oggi, dovrebbe aborrire l'invio di armi e aiuti economici finalizzati al riarmo, peraltro da noi assolutamente incostituzionale (ma d'altronde, il vulnus fu inaugurato nel 1991 e proseguito in molte altre occasioni in questi sciagurati trent'anni dalla "fine della Storia", oramai ci siamo assuefatti..). Facendo invece ogni legittima pressione sul proprio governo perché aiuti in ogni modo possibile la Russia a chiudere al più presto e con meno "danni collaterali" possibili quello che chi conosce la Storia sa essere essenzialmente un loro "affare interno" (e anche loro lo sanno, anche per questo già li limitano più che possono, mica come "i nostri" che hanno cominciato da Dresda hanno continuato con Hiroshima e Nagasaki e poi non si sono più fermati).

Proprio per questo, intanto che Pasbas ci regali una delle sue puntuali cronistorie (quelle sulla conquista militare del sud da parte dei piemontesi sono impagabili...), vi lascio con uno dei miei zibaldoni di link di approfondimento, che era da un po' che non lo facevo, e che chiudo con un imperdibile ricostruzione storica in video di Mazzucco:

  • Ons Jabeur, la tennista più talentuosa del circuito ora che si è ritirata la numero uno Barty, oltre che l'unica musulmana mai arrivata a questi livelli (è top ten), si affianca a Djokovic, numero uno tra gli uomini, nel condannare l'inaudito banning di russi e bielorussi da Wimbledon -  Cito la sintesi in occhiello, “Sport e politica non si devono mischiare, ci sono bambini che muoiono ogni giorno per le guerre, come in Palestina da 74 anni”, ma vi invito a leggere tutta l'intervista, da applausi.
  • Grimaldi, ovvero l'ultimo grande vecchio del giornalismo rimasto, in un lungo e imperdibile ragionamento, a partire dal 25 aprile e la cosiddetta liberazione, che sta a questo mio post come un bel pranzo saziante a uno stuzzicante aperitivo.
  • Cardini, che è un po' meno vecchio ma non è riducibile a giornalista e non è inquadrabile a sinistra, invece ci fa la cronistoria della Nato e della sua guerra contro la Russia, che ci dissero finita col Patto di Varsavia nel 1991 ma era appena iniziata.
  • Mazzucco, di cui linko qui che ci mostra i parallelismi tra Ucraina e Covid, e qui che ci ricorda cosa dicevano gli infami traditori di elettorato pentastellati del colpo di stato di Zelenskji sette anni fa, prima di embeddarvi il video promesso: è lungo, ma vale la pena, mettetevi comodi come se fosse un bel film. Senza dimenticare mai che purtroppo non lo è, e senza tentare di schivare le secchiate di acqua fredda a ricordarci tutte le palle che ci raccontano giorno dopo giorno.

domenica 24 aprile 2022

RADIOCIXD 55 - MINA LIVE '78

Come oramai consuetudine, uso questa rubrica per tenere vivo il blog (o quasi: sono i post meno letti...) quando non ho molta voglia di scrivere d'altro. Non è che non ci sarebbe materiale, solo pochi giorni fa scrivevo degli sportivi russi ingiustamente bannati - sport di squadra out, individuali senza bandiera, ma prevedevo guai peggiori, del tipo se vuoi giocare ripudi la patria, essendo una volta ancora facilissimo profeta: Wimbledon ha già ufficialmente escluso gli atleti russi e bielorussi dal prossimo torneo, e anche se ATP e WTA hanno levato gli scudi (sono associazioni di giocatori, di cui i russi fanno parte, e nessuna associazione può accettare che parte dei suoi soci vengano discriminati) i tornei del grande Slam non li organizzano loro e al massimo possono, facendo seguire alle parole i fatti, azzerare i punti attribuiti dal torneo londinese se non ritorna sui suoi sciagurati passi. Ebbene, ancora una volta Draghi si segnala immediatamente per il premio del più sciaguratamente allineato alla deriva autoritaria mondiale in atto (ed essendone uno dei registi, non c'è da stupirsene) annunciando che anche gli Internazionali d'Italia faranno lo stesso. Vediamo se la FIT obbedisce al sopruso, peraltro andando incontro a sanzioni ancora più gravi da parte di ATP e WTA, del cui circuito il torneo romano invece fa parte: una bella cancellazione del torneo, con un bel po' di euri persi, sarebbe il minimo e mi piacerebbe vederla. Ma io temo invece addirittura un dietrofront delle associazioni tennistiche mondiali, da cui di fatto i "nemici" si troverebbero espulsi. Che vomito!

No, meglio parlare di musica. Come forse qualcuno ricorderà, in questa rubrica recensisco album storici, e la cosa mi ha messo in difficoltà quando un artista si è segnalato non tanto per uno o più album, ma per una carriera disseminata di successi singoli. Peraltro, essendo l'album un concetto storicamente datato, collocabile tra gli anni 70 e gli anni 90 del secolo scorso, legato indissolubilmente al supporto su cui era inciso, prima il vinile a 33 giri poi il CD, che induceva gli artisti a considerarlo un "discorso unico" anche quando non si arrivava al vero e proprio "concept" (e ce ne sono tanti, e bellissimi), quelli che hanno sempre considerato la propria carriera un unicum e gli album quasi sempre poco più che delle raccolte per ciò stesso si sono collocati prima, o dopo, o comunque fuori, questa epoca precisa. Prima, c'erano i 45 giri, poi, ci sono i singoli e le playlist, insomma gli album a uno nato dopo del duemila bisogna proprio spiegargli cosa fossero, e non è detto che ci si riesca. No, non mi stupisce che radiocontroinformoperdiletto sia letta al massimo da poche decine di voi. Ma siccome io scrivo per me stesso (come tutti, in fondo, e come dimostra l'assenza di ogni sia pur minimo strumento di guadagno da queste pagine), continuo.

L'esempio più fulgido del tipo di artista che rientra nella categoria appena descritta, assolutamente non legata al concetto di album (anche se ne ha incisi alcuni pregevoli, specie gli omaggi monografici ad autori, come Battisti e Jannacci ad esempio) e ad esso irriducibile perché debordante in molte direzioni, è Mina. Ha cantato di tutto, e fatto di tutto: canzoni memorabili, TV di tale qualità che ancora oggi i suoi spezzoni passano di continuo, scelte personali all'avanguardia e coraggiosissime (un figlio con un uomo separato pagato con l'ostracismo televisivo, un'altra con un giornalista poi scomparso in circostanze non chiare, il ritiro dalle scene a soli 38 anni con tanto di sparizione mediatica a trasformarla in oggetto di culto). E anche quello che NON ha fatto, per scelta, è memorabile: una tournée americana con Sinatra, un film con Fellini, tornare in TV da vecchia incassando probabilmente cachet profumatissimi. No, per Mina non è proprio possibile identificare uno o anche alcuni album che possano in qualche modo dirsi rappresentativi. Ma un disco simbolico di tutto quanto detto, si, quello c'è: è il doppio live registrato la sera del suo ultimo concerto dal vivo, tenuto nello stesso locale dove vent'anni prima ragazzina aveva iniziato, composto (qui le tracce) come diventerà abitudine per metà da pezzi "suoi" (cioè scritti da altri, in genere autori o cantautori di primissimo livello, ma appositamente perché lei li cantasse, o magari no ma comunque portati al successo da lei per prima, come Il cielo in una stanza o La canzone di Marinella ad esempio) e per metà da cover di brani famosi, quasi sempre come minimo all'altezza ma spesso anzi valorizzati dalla interpretazione mazziniana (unica eccezione, secondo me, Almeno tu nell'universo, che Mia Martini cantava con le viscere in modo insuperabile e infatti insuperato), di cui non esiste nemmeno un video ufficiale perché quello era previsto per l'ultimo concerto e questo fu l'ultimo solo per ragioni di salute, quelli dopo furono cancellati. E nessuno sapeva, forse nemmeno lei stessa, che sarebbe stata l'ultima sua apparizione pubblica. Dopo, solo tanti dischi, con cadenza quasi annuale, ancora di inediti e cover, a lanciare giovani autori e rivitalizzare brani noti, con la sapiente regia del figlio Massimiliano e chissà forse anche una postproduzione talmente importante, man mano che si entrava nell'era dei computer (tutto questo era iniziato addirittura prima, pensate un po'), da non poter nemmeno più dire se quella è davvero la voce di Mina, o sta ad essa come le quasi sempre bellissime immagini fotoshoppate delle tante copertine alla vera immagine della signora della canzone che invecchia in pace nella sua torre d'avorio.

Non importa. Noi ci guardiamo il video, anche se non essendo ufficiale non è della qualità giusta. Questa è Mina, una donna bellissima intelligentissima e bravissima che nel fiore degli anni ha detto basta al paradigma social alcuni decenni prima che si affermasse, a ricordarci per sempre la differenza tra Essere e Apparire. Questa è Mina, signore e signori, e questa sempre sarà.

domenica 17 aprile 2022

GOTT MIT UNS

Durante la guerra fredda, col rischio dell'annichilimento nucleare sul groppone, a influenzare l'immaginario di un paio di generazioni (e io chi ero per sottrarmi? infatti...), non si era osato quello che si sta vedendo in questi giorni: la riduzione del Nemico a Criminale al punto da espellere "da tutti gli sport del Regno" le sue squadre nazionali, ed ammettere i singoli esponenti ma senza bandiere nei display o a bordo campo, e c'è già chi dichiaratamente pretenderebbe una esplicita abiura. Ora, secondo loro, e anche secondo me per il libero convincimento che mi sono fatto avendo studiato la storia e seguito i fatti, i Russi hanno ragione, mentre secondo quasi tutti gli altri hanno ragione gli Ucraini (anche se a essere precisi sarebbero Ucraini anche quelli delle regioni russofone ghettizzati e massacrati da 8 anni a questa parte dai neonazisti al potere grazie a un colpo di Stato a regia occidentale, ma lasciamo perdere): in questi casi, l'unico comune denominatore possibile è che in guerra tutti pretendono di avere ragione quindi logicamente nessuno ce l'ha tutta. Non bisogna dimenticarlo mai, nemmeno quando la guerra poi qualcuno la vince e allora riscrive la Storia in modo che risulti che la ragione ce l'aveva tutta lui. Pansa da ex comunista ci ha lucrato un bel po' sui "ragazzi di Salò", per dire...

Meglio. A voler tornare ancora più dietro, l'Italia vinse i suoi due primi campionati del mondo di calcio (si si, quelli con Vittorio Pozzo CT e Meazza e Piola in campo) quando era una dittatura conclamata che colonizzava il corno d'Africa e mandava volontari in Spagna a sostenere Franco contro il governo democraticamente eletto, e si accingeva a entrare in guerra appresso alla Germania, che pure lei si organizzò le sue belle olimpiadi in casa (si si, quelle con Jesse Owens il negro e le sue medaglie d'oro in faccia a Hitler, ci dicono, omettendo che erano in faccia anche a quasi tutti gli statunitensi bianchi e razzisti) tre anni prima di invadere la Polonia. Si fermò tutto, si, ma a guerra conclamata. Fino ad allora, i nostri atleti erano liberi di girare il mondo facendo il saluto romano al pubblico. Invece oggi le squadre russe sono fuori da tutte le competizioni da qua a fine anno e non rientreranno nemmeno la guerra finisse, e negli sport individuali ci sono dei ragazzi poco più che ventenni costretti a esibirsi col marchio dell'infamia sul groppone, pensando che il tifo contro non è solo per ragioni sportive. E infatti uno, il primo russo ad essere diventato numero 1 del mondo di tennis, ha deciso subito dopo di fermarsi per un piccolo intervento chirurgico che chissà se è vero, mentre un suo collega emergente ha inanellato una serie di sconfitte non in linea coi risultati dell'anno scorso, che forse sarebbero arrivate lo stesso (quella col nostro Sinner mi fa piacere pensare di si) ma il dubbio resta, che le dichiarazioni pacifiste peraltro male accolte dai peggiori dei colleghi restino a lavorare dentro all'anima del "cattivo".

Spezzo questa lancia a favore di Rublev (così si chiama l'ultimo, l'altro Medvedev), perché volevo criticarne un vezzo mettendo le mani avanti: non ce l'ho con lui. Peraltro, lo stesso vezzo, anche se meno carico di enfasi, ce l'ha anche Djokovic (da me difeso a spada tratta pochi mesi fa per essere stato messo all'indice per le sue scelte in tema di salute, e i tanti sportivi vaccinati nei guai gli danno ragione da un lato mentre l'andamento delle curve dei contagi glielo danno dall'altro: i vaccini anticovid non servono a un cazzo, e quindi per un principio basilare della medicina sono dannosi), e magari tanti altri in modo ancora meno visibile o addirittura intimo. Si tratta del gesto plateale di ringraziamento a gesucristo che fa ogni partita che vince. Non credo bestemmi quando perde, ma il punto è proprio questo: non sono credente, ok, ma se lo fossi sarei addirittura indignato per gesti così, altro che infastidito. Davvero, non capisco come dentro la testolina di quelli che pregano Dio di farli vincere o lo ringraziano per averlo fatto, non si affacci il pensiero appena razionale che se Dio è uno ed è il padre di tutti, negli sport dove si può dovrebbe fare pareggiare tutti, e negli altri qualcuno lo deve scontentare per forza.

Qualcuno risponderà: si va beh, prego Dio di vincere ma se non vinco lo ringrazio lo stesso, di non essermi fatto male ad esempio o comunque a prescindere (visto che comunque gli infortuni esistono, e anche le malattie e la morte, e un vero credente accoglie tutto come un dono di Dio, giusto?). Ma qui non stiamo facendo teologia, ma al massimo sociologia, spiccia. E allora viene in mente che lo sport contemporaneo addirittura nasce per essere quello che è: una metafora della guerra e della violenza che ha la funzione precipua (e per tutti: praticanti e tifosi) di valvola di sfogo omeopatica. E se è vero che tutti i potenti, tutti gli imperatori, hanno da sempre fatto marciare i loro eserciti sotto l'insegna di "Dio è con noi", inducendoli a combattere anche per avergli instillato questa convinzione, non c'è niente di strano che la cosa si sia traslata negli sport assieme agli inni nazionali. Ergo, se vogliamo davvero fermare la Guerra, estirparla dai nostri cuori e soprattutto agire in modo di estirparla da quella dei nostri discendenti, approfittiamo dell'ostracismo alle squadre russe per cancellare tutte le manifestazioni in cui gli atleti concorrono se non per se stessi o il loro club di tesseramento. Peraltro, la cancellazione dei mondiali di calcio farebbe comodo all'Italia in questo periodo, ma questa è solo una coincidenza.

Per chiarire meglio il senso di questo parallelismo che qualcuno potrebbe pensare esagerato, non c'è niente di meglio che affidarsi a un artista visionario. Per cui vi lascio con il video, con testo, di una canzone di quarant'anni fa quaranta dell'immenso Franco Battiato, L'esodo. E tanti auguri di Buona Pasqua, ma non prima di avervi ricordato che la Pasqua cristiana rievoca il martirio di Gesù avvenuto a Gerusalemme nei giorni in cui si festeggiava la pasqua ebraica, che a sua volta è la rievocazione allegorica (poveri agnelli, magari Gesù col pane azzimo e la favoletta dell'eucarestia intendeva proprio fermare "il silenzio degli innocenti" - e questa non ve la spiego) della strage dei bimbi egizi perpetrata dall'Angelo di Dio risparmiando le porte macchiate di sangue ovino dagli ebrei su indicazione di Mosè. Perché Dio è con noi e peggio per gli altri, giusto? E' vero, la Pasqua cristiana aggiunge il concetto di resurrezione (e di nuovo, solo un artista visionario come De Andrè poteva ricordarci, in Tre madri, che grazie al c... che mi sacrifico per voi e muoio se so di dover risorgere dopo tre giorni), ma voi intanto fate mente locale, magari assieme a un altro artista visionario e dissacratore come Troisi, e ricordatevi che per poter risorgere, forse, intanto dovete soffrire, e poi dovete, sicuro, morire.

sabato 9 aprile 2022

I NODI E IL PETTINE

Mi è arrivata una bolletta del gas di trecento euro e passa, e io vivo in un miniappartamento dove accendo poco i riscaldamenti (più di quando non c'era lo smartworking, ma sempre poco) e ho ancora il contratto a mercato tutelato: non oso immaginare chi sta sul mercato libero e ha una casa grande che chiede di essere scaldata tanto, e ho fatto questo inusuale outing proprio perché sono certo che ciascuno di voi in questi giorni sta sperimentando il mio stesso sgomento (lo so: state tutti alzando la mano). Il meccanismo è sempre lo stesso, da sempre sperimentato per i carburanti auto: il gas in bolletta è riferito in gran parte a prima della guerra, ma l'aumento si applica subito. Chiamasi speculazione: l'hanno acquistato a meno, approfittano degli eventi in cronaca per rivenderlo a tanto. E col cavolo che quando scende usano lo stesso paradigma: in quel caso, ti dicono che avendolo comprato a tanto, il calo dei prezzi ci vuole del tempo perché arrivi alla pompa, o al rubinetto di casa. Per fortuna arriva la bella stagione, ma stiamo certi che il prossimo inverno saranno dolori: vuolsi così colà dove si puote, la transizione ecologica la dobbiamo pagare noi di tasca, come è stato per la pandemia. E il bello è che la maggior parte di voi (o forse, tra noi "carbonari della verità" ci dovremmo dire "di loro") è convinta che sia davvero "forza maggiore", che sia colpa di un virus cattivo ieri e di un autocrate cattivissimo oggi. D'altronde, nessuna tirannia si è mai retta senza il consenso dei sudditi, ve lo ripeto da ormai oltre due anni...

I loschi figuri dell'Unione Europea, peraltro, ce lo dicono e ridicono in faccia da anni, sempre meno dissimulando: ci dobbiamo scordare, tutti, di avere diritto al lavoro, alla mobilità individuale autonoma, all'iniziativa economica, alla casa di proprietà, alla sanità e alla istruzione pubbliche, e in definitiva a ogni forma di progettualità di medio-lungo termine. D'altronde, la vita è breve, no? I figli?... I figli certe cose non sapranno mai che sono mai esistite, non ne soffriranno. Sono catastrofico? Complottista? Ve ne accorgerete, chi vivrà.

Intanto l'inflazione è ufficialmente attorno al 7%, il che vuol dire che di fatto galoppa oltre il dieci, e avere una certa età aiuta: è come negli anni settanta, accompagnata da stagnazione perché originata da fattori esogeni non dalla domanda interna, anzi peggio perché con le criminali misure antipandemia eravamo andati già in recessione (e il recovery fund non ha impatto reale essendo per metà soldi nostri e per metà prestiti pelosi e pericolosi) e a quell'epoca esistevano ancora tutta una serie di reti di protezione sociale costruite grazie alle lotte dei nostri padri che aiutavano a limitare i danni (smantellate poi col consenso criminale e corrivo dei sindacati). Chi si ricorda, oggi, che tutto il castello Eurolandia, in piedi da trent'anni e in costruzione da prima, con le fondamenta impastate del sangue e del sudore dei cittadini a forza di manovre restrittive, aveva ed ha la sua missione dichiarata nel contenimento dell'inflazione? C'è un politico, un giornalista, uno stronzo qualunque in televisione che dice a chiare lettere che averci affamato per anni col solo scopo di tenere bassa l'inflazione, e non essere in grado di impedirne il ritorno alla prima occasione, si chiama fallimento, e l'UE deve essere stravolta o smantellata o abbandonata OGGI? No, non c'è, perché quel poco di soldi che ancora girano vengono da li, e vanno a ungere per primi i politici di tutti i partiti e i giornalisti di ogni testata (i pochi grossi arricchendoli, i tanti piccoli e precari elemosinandoli in modo da tenerli sotto minaccia della fame). Ma questa verità è dura ma ancora accettabile, ciò che non lo è sono i milioni di concittadini convinti ancora contro ogni evidenza che il "vincolo esterno" ce lo meritiamo, che l'eurozona ci abbia salvati, eccetera eccetera. Cosa vogliano ancora, per capire di essere stati fregati, non si comprende. Quelli ad averlo capito non è che siamo in pochi: alle scorse politiche addirittura abbiamo portato alla maggioranza relativa un partito che cinque anni prima manco esisteva, solo che ora non sappiamo proprio a chi guardare.

Infatti il programma grillino recitava senza possibilità di equivoci che c'era bisogno di recuperare la sovranità monetaria, se necessario anche passando attraverso un referendum sull'Euro, e con quella bisognava avviare una serie di investimenti in deficit per finanziare una miriade di micro opere pubbliche in tema di recupero del territorio, energie alternative, acqua pubblica e altri settori di economia collettiva, e che si doveva farlo intanto sradicando, o almeno limitando al fisiologico, la corruzione dalla politica perché altrimenti questa avrebbe vanificato il suddetto recupero indirizzandolo male. Quanto serviva per realizzare tutto questo? Quanto serviva serviva, secondo il programma grillino quei soldi potevano essere chiesti a mamma UE, e se diceva no sfancularla e stamparseli da soli. Inflazione? forse, ma da crescita. Quindi riassorbibile facilmente, come il deficit attraverso il moltiplicatore keynesiano: se un deficit viene speso sul territorio, il maggior reddito innescato alla fine del ciclo avrà aumentato le entrate fiscali di almeno altrettanto. Se avessero mantenuto le promesse, loro e i salviniani (che giocano a fare gli antieuropeisti e ne imbarcano pure, ma poi hanno votato e votano tutti i capestri europei), saremmo arrivati non dico alla pandemia con la sanità riattrezzata dopo decenni di tagli (non si faceva a tempo, ma ad allestire una risposta diametralmente opposta si, attrezzando al volo la sanità pubblica a reggere la pandemia senza farla pagare ai cittadini rovinando l'economia) ma almeno con un piano energetico nazionale avviato all'affrancamento dalle fonti non rinnovabili di proprietà estera (non solo russa), si. Ripeto, era nei programmi grillini, ne avrò scritto decine di volte negli anni scorsi (i post se li cerchi chi vuole).

Invece, lo spiraglio costituito dai 5 stelle si è chiuso dopo i contatti degli stessi, ormai governativi, con quelli che comandano davvero da Bruxelles in su: chissà come mai. Così, abbiamo visto sgomenti sciogliersi come neve al sole i proclami del moVimento, che prima si sfiancava per ottenere dalla UE uno zero virgola di deficit in più, poi si esibiva in una serie di cambi di coalizione che manco la DC della prima Repubblica, e infine accettava e promuoveva una (criminale) narrazione della realtà opposta a quella per cui era stato messo li dagli italiani, scaricando sugli stessi i guai anziché proteggerli (anche lo Stato più virtuoso - e noi lo siamo da trenta e passa anni, ma famo di più - se arriva poniamo un terremoto può ricostruire soltanto o con debito pubblico o con debito privato, e il rimpiazzo del primo col secondo è precisamente la mission dell'UE fin dall'inizio), e finendo per questa ragione a trovarsi comunque nella situazione che in teoria il baraccone europea doveva evitare: deficit schizzato, inflazione alle stelle, e non per aver avviato una fase espansiva ma invece proprio durante una recessione causata dai suoi stessi provvedimenti.

In questo contesto, l'inflazione esogena (ripeto, perlomeno concausata dall'aver mancato alle promesse di investimenti a deficit in un nuovo piano energetico) è una mazzata definitiva ad ogni velleità di ripresa. Molti saranno costretti a tirare la cinghia, a svendere casa sperando di trovare da vivere in affitto, a tentare di guadagnare punti per quella "patente di bravo cittadino 2.0" che stanno sperimentando proprio a Bologna (la "rossa", la città che dimostrava che i "comunisti" al potere potevano starci e fare qualcosa di buono: il Cucciolo Alfredo che lodava gli "autobus biglietto gratuito regalo di un'amministrazione niente male" si starà rivoltando nella tomba) e che è la logica (e infatti prevista, da chi voleva vedere) prosecuzione del green pass.

Dite: ma c'è la guerra. E certo che c'è: ma per colpa di chi è iniziata, per colpa di chi sta proseguendo e proseguirà? Putin, dite? Nella migliore delle ipotesi è stato tirato dentro a forza, nella peggiore non ha fatto altro che recitare nel ruolo assegnatogli. Bisogna fermarla, dite? Certo, subito. Ma fornire armi all'Ucraina è il modo migliore perché continui per anni. Perciò stanno utilizzando il paradigma di manipolazione sperimentato con la pandemia per questa propaganda di guerra: perché vogliono che continui. Battiato ci aveva avvisato. L'unico modo per salvarsi l'anima è spegnere la TV (se avete pazienza, Grimaldi vi spiega perché) non credere a una parola di quello che raccontano. Tutti. E non basterà a salvarsi la pellaccia.

Ed ora, i soliti approfondimenti:

  • Blondet, ovvero il filo rosso che lega la strategia vaccinista e i suoi danni ai fabbricanti di armi e i loro interessi;
  • Crisanti, ovvero qualcuno comincia di sguincio ad ammettere il fallimento totale delle strategie "antipandemiche", ma dobbiamo andarvelo a cercare nei sitarelli;
  • Escobar, ovvero come e perché questa non è una guerra della Russia contro l'Ucraina ma degli USA contro l'Europa.

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