martedì 26 luglio 2011

ANGOSCIA DI VIVERE E INTEGRALISMO

ma in cella assieme a disquisire
per una trentina d'anni, no?
La metafora biblica dell'albero del Bene e del Male, espressa in altra forma in quasi tutte le altre religioni costituite, rende ragione dell'unica vera peculiarità dell'essere umano rispetto a tutti gli altri animali: la consapevolezza di vivere e dunque di morire.
Prima di acquisirla, il cucciolo di uomo è assolutamente identico a quello di tutti gli altri mammiferi (salvo la maggiore immaturità che è poi il suo punto di forza, dato che completa il suo sviluppo cerebrale in un ambiente infinitamente più ricco di stimoli che non l'utero): vive solo il presente, obbedendo a informazioni elementari come avere fame sonno freddo dolore eccetera. Niente coscienza di sé o del passato, niente progettualità. Gli altri mammiferi restano così, "felici" di vivere nel loro paradiso fino a che campano: la morte non è un loro problema, quando arriva loro non ci sono più, quando ci sono loro è lei che non c'è. Noi no, noi abbiamo "mangiato la mela", e presto impariamo a riconoscerci allo specchio, a essere consapevoli di esistere, ed entriamo nel tunnel dell'orrore di morire che chiamiamo vita.
Da questo elementare processo derivano tutti i mali del nostro vivere, ma proprio tutti, più o meno direttamente. Il maggiore dei quali è avere bisogno di credere che la nostra vita abbia un senso, e che magari qualcuno creandoci a sua immagine e somiglianza ci attenda alla fine dei nostri giorni terreni in un aldilà più o meno consolatorio. Il testa di minchia autore dell'eccidio norvegese è solo l'ultimo portatore dell'atteggiamento più distruttivo della storia dell'umanità: avere disperato bisogno di "semplificare" la realtà per non morire di paura, e credere che la nostra semplificazione sia non solo la migliore rispetto a tutte le altre ma anche l'unica ad avere pieno diritto di esistere. Chiamate "religione" o meglio ancora "credo" (politico, calcistico, religioso: come vi pare, l'attributo è indifferente) questa semplificazione, ed avete la causa di quasi tutte le guerre gli stermini gli eccidi di tutti i tempi.
Se mai l'umanità riuscisse a sostituire tutte le religioni con la "religione" del dubbio, che poi è sinonimo di quel "relativismo culturale" non a caso obiettivo prediletto di quel deficiente vestito da bambolina con l'accento da SS che controllando un patrimonio superiore a quello del 90% degli Stati dell'ONU si permette pure di farci la predica, allora forse avremmo qualche speranza di interrompere le spirali di violenza efferata che da sempre ci caratterizzano come specie - e il bello è che abbiamo il barbaro coraggio di definire "inumano" o "animalesco" ogni cosa che ci pare davvero troppo cattiva, quando si dice il rovesciamento dei termini...
Dico "se mai" anche perché invece gli scenari che abbiamo davanti, dominati tutti dalla scarsità di risorse del pianeta per quanti siamo diventati e quanto consumiamo, ci allontanano anzichenò da questo obiettivo: meno si ha, più si ha paura di soccombere, più ha buon gioco e cresce in numero chi preferisce incolpare "gli altri" e credere di risolvere la propria angoscia di vivere "eliminandoli". Se poi questa eliminazione si traduce in furia omicida piuttosto che in farneticazioni e rovina della cosa pubblica per via federalista è solo questione di avere o meno una forma rozza di coraggio: in altri termini, leghisti e affini non sono meno stronzi di Breivik, sono solo molto più vigliacchi.

giovedì 21 luglio 2011

UP PATRIOTS TO ARMS

Tante volte su questo blog sono tornato sul tema della decrescita, puntando ad articoli di varia lucidità e aspettative ed altri sintetizzandone, ma raramente mi sono imbattuto in pezzi così cupi e precisi come questo. Si tratta di pura e semplice aritmetica, il mondo non ce la può fare a sostenerci in così tanti ai nostri livelli di consumo risorse pro-capite: parlare di crescita è da irresponsabili, e oramai nemmeno adottare da domani una drastica politica di controllo delle nascite a livello mondiale ci salva da uno scenario in cui sarà il pianeta stesso a falciare in un modo o nell'altro l'eccesso di popolazione, mentre il naturale egoismo umano tenderà ad un'ulteriore concentrazione delle risorse in pochissime potenti mani. La decrescita infelice insomma è alle porte, e neanche adottare subito tutti quanti con convinzione quella felice potrebbe essere sufficiente a salvarci. La metafora adatta a descrivere la situazione è nel famoso indovinello delle ninfee: se queste raddoppiano ogni giorno e riempiono totalmente uno stagno in 10 giorni quanto tempo impiegano a riempirne metà? La soluzione comporta che un viandante che passi dallo stagno il nono giorno, e ignori il tasso di crescita delle ninfee, possa pensare a uno stagno più o meno stabilmente riempito a metà. Ecco, quando noi cianciamo di ripresa, sviluppo, globalizzazione, capitalismo, eccetera, ignorando che ogni anno l'umanità consuma il doppio delle risorse (non rinnovabili, ma anche per molte delle altre il consumo è più veloce del rinnovamento), siamo quell'ignaro viandante, e possiamo pensare di avere tutto il tempo che vogliamo ignorando che invece sta per finire.
La situazione era stata letta con mirabile afflato profetico da Franco Battiato già nel 1980, album Patriots, brano Venezia/Istanbul:
"e perché il sol dell'avvenire splenda ancora sulla terra facciamo un po' di largo con un'altra guerra".
Leggiamoci allora l'intervista di qualche giorno fa del cantautore siciliano all'Espresso: è una Povera patria in prosa, con buona pace degli intellettuali di destra che hanno negli anni tentato di attribuirsi il "Maestro".
Insomma, mentre il mondo si avviava verso il baratro, il nostro piccolo Paese ha inteso legare il proprio destino a quello di un dittatorucolo da quattro soldi, un imprenditore fallito con la sola grande capacità di corrompere i pochi e manipolare i tanti. Meritiamo la rovina, e spiace per i dissenzienti e gli innocenti.
Spazio e tempo per salvarci c'è n'è poco o nulla, forse l'ultima speranza è che troviamo come altre volte la forza e la capacità di ripartire dopo il default, ma si tratta comunque di attraversare un periodo di ristrettezze che oggi a confronto siamo vicino Bengodi.
Come al solito, vi fornisco degli spunti ragionati di approfondimento presi qua e là dalla Rete:
  • Altraeconomia, ovvero come siamo ridotti male e quali sono le (strette) vie d'uscita;
  • Napoleoni, ovvero l'unica soluzione è il default programmato;
  • Prospero, ovvero il populismo anticasta è un favore alla destra e alla casta che esprime;
  • Cardini, ovvero come un intellettuale di destra può vedere in una nuova Europa l'unica possibile soluzione - lunga intervista da leggere assolutamente per intero;
  • Turroni, ovvero finalmente qualcuno che dice che il problema non sono tanto le Province quanto proprio le stramaledette Regioni e il cosiddetto federalismo.
Dopo il default, non ci resta che ripartire dall'unica vera grande innovazione politica che abbiamo compiuto negli ultimi mille anni: i Comuni. Spazzare via ogni altro inutile ente tra questi (cui andrebbero la sanità, la gestione del territorio e di ciò che gli è connesso, e simili) e lo Stato, questo si che sarebbe un risparmio. E dall'altro lato rinazionalizzare a costo di ricorrere ad espropri brutali ogni cosa che attiene alla struttura profonda di una nazione: rete ferroviaria, rete telefonica e Internet, rete elettrica, strade e autostrade, porti, servizio postale, emissione monetaria, insomma ossa tendini e sistema circolatorio e nervoso. Al mercato solo la sovrastruttura, muscoli pelle vestiario e belletti. Vedrete se non saremo costretti a questo, a meno di non voler accettare un destino di schiavi...

lunedì 18 luglio 2011

TRE ANNI TRE ANNI TRE ANNI

No, non è cambiata l'impostazione dei colori del vostro schermo, cari (pochi) lettori; è che questo blog obbedisce al decalogo elementare della comunicazione on-line, che dice che ogni annetto al massimo devi dare una rinfrescata alla grafica.
Il tema resta sempre quello neroarancio, in omaggio alla Viola Reggio Calabria, unica squadra per cui io tifi (di basket, il calcio lo schifo da quando ho raggiunto l'età della ragione) anche se vogliamo esageratamente, visto cosa arrivo a fare in suo nome e vista anche l'attuale collocazione in quarta serie della gloriosa compagine che scoprì Ginobili e lottò più volte per lo scudetto.
Sperando di aver sfruttato l'occasione per rendere un tantinello più leggibile il tutto, vi lascio col video che spiega il titolo di questo post: l'estratto da Miseria e nobiltà in cui Totò ed Enzo Turco si accordano per restare ospiti al cena dal Cuoco (che bella parola) per un periodo che si ferma a due anni per ansia di chiudere la contrattazione di uno dei due morti di fame, con l'altro che si arrabbia perché "due anni so' pochi: siamo ancora giovani...".
Ecco, noi siamo ancora giovani, cambiamo grafica ma controinformiamo ancora. Nel nostro piccolo....

domenica 17 luglio 2011

LA FINE E L'INIZIO

Se vivesse ancora nonna Carmela oggi compirebbe centotré anni. Non avrebbe voluto e infatti quando ha voluto andarsene lo fatto, semplicemente arrendendosi ad un acciacco qualsiasi, come vuole lo stato di natura e sempre è stato nella storia dell'umanità prima di questa sciagurata epoca in cui si è stravolto persino il senso stesso della vita. Ma oggi la celebro, le mando i miei auguri diretti in quell'angolo di universo dove sarà, che poi è dentro di me e quindi ci sarà finchè vivo cioè - mi spiace per voialtri ma per quanto mi riguarda il mondo finisce con me - per sempre, per due ragioni distintissime, che hanno a che fare con l'inizio e la fine di questa cosa che chiamiamo vita.
L'inizio. Carmela nasce il 17 luglio 1908, il terremoto che rase al suolo Reggio Messina e zone limitrofe causando un totale di quasi 150mila morti la colse bimba di 5 mesi. Avere sott'occhio una neonata adesso mi fa capire come mai sono proprio loro quelli che meglio sopravvivono ad eventi del genere, senza volere citare i tanti casi estremi di cui sono piene la letteratura e la mitologia, da Romolo e Remo con la lupa a Tarzan delle scimmie. Il fatto è che questi esserini apparentemente così fragili sono in realtà dotati di una forza e di una resistenza incredibili, e animati da un'unica persistente ossessione: voglio vivere. Come un Hal 9000 supercompatto, tutto in loro è informato a questa istruzione elementare, e a un paio di subroutine ad essa funzionali: mangiare, dormire, espellere i rifiuti. Se qualcosa intralcia l'esecuzione di questo software, parte il pianto, in varianti per natura del malessere, carattere, situazione, eccetera, ma sempre consistente in un codice elementare condiviso da tutti i mammiferi, di cui fanno parte anche i tratti somatici del cucciolo (occhioni in primis, come sanno bene alla Disney), ecco la lupa e le scimmie o i cani o gli orsi eccetera, e comunque da tutta la specie umana, il che aumenta enormemente le loro probabilità di sopravvivenza in qualunque situazione.
La fine. Carmela è stata fortunata, 95 anni in salute poi dicevo la decisione di mollare. Suo figlio Pepè, mio padre, lo era stato molto meno: quando hai una malattia che non perdona e sopravvivi a un intervento cui nessuno sopravvive, per la scienza medica occidentale smetti di essere una persona e diventi un caso di studio: le provano tutte per farti campare un altro po' anche se sanno che non sarà per molto e sarà per te una sofferenza fisica e una ancora più grande prostrazione mentale, anche se nemmeno loro sanno bene cosa fare, perchè fai "letteratura" e anche così la medicina progredisce. Ma quattro mesi di ricovero prima dell'esito fatale di una cirrosi non sono niente, rispetto alle vere disgrazie che possono capitare: i casi sono così noti che non li enumero nemmeno, anche perchè per ognuno di questi ce ne sono mille altri uguali che restano nell'ombra, povere eluane e piergiorgi e poveri i loro cari. Ebbene, in questi giorni il parlamento sovrano ha licenziato una legge che definire vergognosa è poco: in pratica, nessuno di noi potrà più - se mai ha potuto - avere l'ultima parola su cosa intende per vita e su cosa ammette e cosa no venga fatto al proprio corpo quando la propria anima sarà altrove e non sarà più in grado di esprimere la propria volontà. La mia parte intollerante qui emerge in maniera decisiva: auguro di tutto cuore ad ogni deputato che ha votato a favore di quella legge, ad ogni esponente della gerarchia cattolica che ha contribuito ad ispirarla, e ad ogni elettore che sia d'accordo, almeno diciassette anni di coma irreversibile in cui il corpo piagato sopravvive grazie al sondino imposto dalla legge, ma a differenza della Englaro spero che ciascuno di costoro per tutto il periodo resti in qualche modo cosciente, come in un punto esterno al corpo nella stanza, e tenti invano di urlare a tutti quelli che passano "vi prego lasciatemi morire". Se esiste un inferno, dev'essere una cosa del genere. Per quelli del PD devo pensare a un supplizio aggiuntivo, ma sono troppo buono non mi viene in mente niente di adeguato.

mercoledì 13 luglio 2011

LA MANOVRA DEI CRETINI

Quello che da del cretino a quell'altro e poi gli chiede scusa - ma si possono dare delle scuse del genere, e soprattutto si possono accettarle, se non si è davvero cretini? - ha tentato un'altra volta di cavarsela con un magheggio di quelli che ci propina dal 1994, quando dopo una serie di articoli sul Corrierone contro i condoni inaugurò il suo dicastero col nuovo record mondiale della specialità: giochini contabili fondati essenzialmente sul rimando, perché il suo signore e padrone non può permettersi misure impopolari, tanto poi arrivano gli altri al governo e il lavoro sporco lo fanno loro. Insomma, se non ci fossero state le brevi parentesi col centrosinistra al governo, un Tremonti ministro per 17 anni di fila non lo avremmo visto solo perché la bancarotta sarebbe arrivata prima, ma anche così il fallimento è alle porte. Il problema di questi giorni è che nessuno più in Europa è nelle condizioni di credere, ma nemmeno di far finta di credere, ai magheggi di chicchessia, e come questi hanno tentato di varare una manovra di non si sa nemmeno quanti miliardi MA tutti concentrati nel 2013 e 2014, quelli in tempo reale hanno avviato un attacco speculativo che solo in termini di aumento direttamente consequenziale degli interessi sul debito richiederebbe da subito una manovra aggiuntiva: stiamo parlando, per intenderci, di una cifra con cui si potrebbe pagare la TAV in Val di Susa, argomento questo che in un Paese serio metterebbe la pietra tombale sull'intero progetto con la lapide con su scritto "non ci sono i soldi".
Avremo quindi quanto prima un governo tecnico, che col collaborazionismo del PD (non ho sbagliato termine, collaborazione non rende l'idea) finirà di distruggere lo stato sociale e privatizzare la cosa pubblica, e magari la cosa servisse davvero ad evitare un destino "greco": il punto in cui siamo, infatti, rende il tentativo patetico, e alimentante una spirale negativa tra impoverimento della cittadinanza e depressione imprenditoriale che ci metterà tutti, impiegati pubblici per primi, col culo per terra. Dopo, forse solo dopo, nella migliore tradizione nazionale, troveremo dalla polvere la forza di riemergere, mandare in esilio un'intera classe dirigente (non solo politica), e ripartire dall'elementare principio "una testa un lavoro, una famiglia una casa, e una moneta per quanto serve né più né meno" che a suo tempo fu la fortuna di Hitler - speriamo che stavolta noi riusciamo a far a meno di un padre folle.
Questo è quanto capiterà nei prossimi mesi, in sintesi. Come spesso faccio in questi casi, offro una serie di spunti di approfondimento per i rari volenterosi:

sabato 9 luglio 2011

VOCI STONATE A SINISTRA

Pasolini ai tempi si schierò coi poliziotti figli di proletari e
contro gli studenti figli di papà: Serra oggi coi no-TAV tenta
una goffa imitazione. Qui il grande intellettuale tra due baldi
giovanotti: riconoscibilissimo benchè magro il futuro alleato
di Berlusconi Walter Veltroni, il cicciottello è nientemeno che
il campione in carica di cambio di partito Ferdinando Adornato

Oggi su La Repubblica di carta c'è una lunga lettera aperta nientemeno che del genio politico del millennio, il Primo Segretario del Partito Democratico Walter Uolly Veltroni, in cui egli da sfoggio purtroppo tardivo di conoscenza dell'ingegneria elettorale: era con l'Unione al governo, caro mio, che dovevi ripristinare il mattarellum prima di creare il tuo partito-frankenstein e portarlo allo sbaraglio di un'elezione persa in partenza. Perchè proprio oggi ti decidi a dare sfoggio di saggezza? Provo ad indovinare: un po' di voglia di protagonismo politico, un po' troppa per uno che aveva dichiarato pubblicamente che finita l'esperienza di sindaco si sarebbe dedicato al volontariato in Africa (attirandosi lo sfottò di Degregori...), un po' la tendenza innata ad agire fuori tempo, ma soprattutto il tentativo di bloccare sul nascere un'iniziativa che se avesse successo è vero che non ci renderebbe un sistema elettorale perfetto ma almeno smuoverebbe le acque e avvierebbe lo smantellamento dell'obbrobrio secondo cui votiamo dal 2006. I promotori pare che ci caschino: hanno proclamato una moratoria alla raccolta di firme che se fosse confermata non potrebbe che condurre alla bandiera bianca, speriamo invece tengano duro.
Certo, il ritorno al proporzionale puro senza premio di maggioranza e senza sbarramento non può fare piacere a chi di noi ha una certa età e rammenta a quali e quanti governicchi senza responsabilità ha dato luce per decenni, ma nemmeno il maggioritario finto targato mattarellum in vigore dal 1994 al 2005 era senza difetti, e l'attuale porcellum con gli eletti decisi al 90% dalle segreterie nazionali dei partiti e un premio di maggioranza osceno è sicuramente il peggio del peggio, una roba che nemmeno Orwell e Huxley messi assieme avrebbero saputo immaginare. Calderoli evidentemente invece si.
Ma Uolly non è la sola voce stonata a levarsi a sinistra in questi giorni. Comodamente disteso sulla sua amaca quotidiana, l'ex tagliente scrittore satirico Michele Serra, forse rammollito da una eccessiva attività di autore televisivo di grido, forse in delirio pasoliniano, si è apertamente schierato per la TAV in Val di Susa, con l'argomento capzioso che non si può essere una volta a favore dell'Europa una volta contro a convenienza. A parte che vorrei dire "perchè no?", la misura in cui la presunta grande opera interessa all'Europa è pari alla percentuale di investimenti che ci metteranno, più o meno 500 milioni su 22 miliardi. Il resto dobbiamo metterlo noi, nel senso proprio di io e chi di voi paga le tasse, il che di questi tempi esigerebbe come minimo cautela, visto che siamo appena entrati nel mirino degli speculatori, come dopo la Grecia era peraltro atteso. Nè basta il giusto pregiudizio a favore della ferrovia e a danno del trasporto stradale delle merci, esercitato qui da un Odifreddi per una volta superficiale, se non si considera che la ferrovia lì c'è già, è sottosfruttata e il volume delle merci non è destinato ad aumentare a sufficienza vista la crisi attuale e la decrescita incombente, e se si omette di ricordare che il resto della TAV in Italia è costata uno sproposito a beneficio dei soliti noti, grazie anche alla truffaldina legislazione sugli appalti di marca berlusconiana, la stessa che ha creato la voragine della A3 e tenta in tutti i modi di dare avvio definitivo a quella del Ponte, passando per il nucleare per fortuna abortito per sovrana volontà popolare. E' che quando si tratta di stramagnare a base di tangenti e aumenti di spesa nei megalavori pubblici, sinistra e destra sono miracolosamente d'accordo, e quindi tutta la stampa è in coro, per cui se volete sapere come stanno le cose dovete andare alla fonte, e malignare persino sui black-block che non si sa com'è appaiono sempre al posto e al momento giusti per rendere legittime le aggressioni ai pacifici manifestanti e illegittime le loro rivendicazioni. La TAV non s'ha da fare non per una questione di principio, di Nimby o di ecologismo, ma perchè come e peggio del Ponte sullo Stretto ha un rapporto costi/benefici imbarazzante e gli unici che ci andrebbero a guadagnare sono i megacostruttori e i destinatari delle loro tangenti: ammesso di avere quei soldi, spendendoli ad esempio nella rete ferroviaria capillare nazionale si creerebbero mille volte più posti di lavoro (e stabili) e si disincentiverebbe seriamente il traffico gommato, anche - unitamente a una Rete veloce gratuita o quasi per tutti - incentivando il telelavoro e la ripopolazione della provincia.
A proposito di province, da decenni tutti parlano di abolirle ma poi quando si è al dunque nessuno lo fa, nemmeno quando sarebbe facile come il gol di Paolo Rossi alla Polonia su cross di Bruno Conti, quello di cui Pablito raccontò che sul pallone c'era scritto "basta spingere": il vergognoso atteggiamento del PD nell'episodio ricorda la misteriosa e decisiva assenza in aula di alcuni ben noti democratici ai tempi dell'approvazione dell'ultimo orrendo scudo fiscale.
Questa è la Casta, non gli stipendi dei parlamentari troppo alti e la relativa email di indignazione che periodicamente ci intasa la casella da qualche decina d'anni: io non l'ho mai inoltrata, perchè io ai parlamentari gli stipendi glieli raddoppierei pure, perchè solo così si può pensare che chiunque possa espletare questa attività e viceversa se invece glieli azzeriamo in parlamento potrebbe andarci solo chi è già ricco di suo. Il problema è nella selezione della classe politica e nelle inerzie che essa attiva per arroccarsi, di cui il porcellum è solo un esempio tra tanti. Benettazzo qui propone una legislazione che faccia si che il Parlamento rispecchi il Paese, per professione o mestiere o lavoro e io aggiungere pure sesso. Mi piace, ma è farraginoso; io torno direttamente a Platone e Pericle e propongo: creiamo una sorta di albo nazionale dell'elettorato passivo, in cui si entra alla maggiore età (ok, al Senato a 40 anni...) e si esce per motivi tassativamente elencati, come potrebbero essere la condanna definitiva per qualsiasi reato (la non definitiva dà comunque origine a una sospensione) o l'avere già svolto due mandati anche non consecutivi, poi ogni tot anni (io farei almeno dieci, ma va bene gli attuali 5) si estraggono a sorte da questo elenco i parlamentari, che poi a loro volta eleggono un Capo dell'esecutivo che nomina i ministri e risponde al parlamento del suo operato continuamente (può essere "dimissionato" in qualsiasi momento). In questo modo da un lato il parlamento rappresenterebbe in senso statistico il Paese reale, per sesso età professioni istruzione e orientamento politico, dall'altro la politica tornerebbe ad essere una funzione precipuamente connessa alla cittadinanza e smetterebbe di essere un mestiere. Ah, ai "deputati per sorteggio" darei tanti soldi da rendere corruttibili solo gli insaziabili (e una magistratura libera dai tentativi di imbrigliamento da parte dei politici avrebbe buon gioco a identificarli ed escluderli ipsofatto dal gioco), casa a Roma in comodato gratuito temporaneo, "taxi blù" e portaborse pagato.
Visto che è di moda vaneggiare, l'ho fatto anch'io. Forse.

martedì 5 luglio 2011

MANU CI SCRIVE DAL MALAWI

Tra i tanti omaggi e auguri di benvenuto alla piccola Viola, scelgo di ringraziare tutti pubblicando questo, perchè viene dall'africa orientale profonda e mi ricorda, ci ricorda, che ancora nascere dalle nostre parti è una incredibile botta di culo, qualunque altra considerazione si possa fare. Poi dissento nettamente da alcune conclusioni cui arriva Manuela, tipo quelle sulla famiglia, che nella mia esperienza e nelle statistiche è più spesso il cimitero di ogni forma d'amore che la sua fortezza, ma confido che il suo soggiorno africano si prolunghi abbastanza, e dentro di lei anche oltre la durata fisica, da farle capire che in fondo invece non le manca niente non solo dentro casa ma neanche dentro il cuore. Anche perchè la prima condizione per trovare l'Amore è assolutamente non cercarlo e nemmeno sentirne la mancanza.

Blantyre, 2 luglio 2011

A volte intraprendi un viaggio perché vuoi staccare da tutto ed immergerti nel completo relax affinché ogni pensiero o preoccupazione o la semplice quotidianità venga allontanata dalla tua mente e possa finalmente purificarsi dal caos che la circonda.
A volte decidi di buttare la tua vita in continuo movimento alla scoperta di qualcosa di diverso che possa aprire la tua mente a nuovi orizzonti e permetterle di valutare in modo diverso circostanze, persone e situazioni.
Altre volte intraprendi un viaggio perché hai bisogno di conoscere nuove dinamiche lavorative, esterne alle tue mansioni affinché tu possa comprendere appieno le tue e migliorarle.
Oppure puoi decidere di intraprendere un viaggio nella convinzione che troverai la tua dimensione e la tua vera Felicità perché qualcuno ha deciso di non volerla condividere con Te.
A volte hai bisogno di andare molto lontano ed isolarti completamente da tutto e tutti perché tu possa guardare fino in fondo nel tuo cuore.
Pensavo che l’Africa mi avrebbe dato tutto quello di cui avevo bisogno ma venendo qui ho avuto solo una tremenda delusione….
Pensavo mi sarei fermata per sempre... ma è solo da qui che tutto ha inizio..
Mi sono guardata intorno.. . la povertà già la conoscevo ed è quella che ognuno di noi vive a modo suo nel proprio mondo.
Non avevo bisogno di fare migliaia di km x capire quanto sono fortunata dal punto di vista materiale, quello l’ho sempre saputo ed ho avuto sempre rispetto per tutte quelle persone che anche se non vedevo con i miei occhi sapevo quanto dovevano faticare per lavarsi le mani o avere un po’ di corrente elettrica.
Da qui il mio continuo pensiero e l’accortezza di non lasciare mai rubinetti aperti o luci accese o comunque non sprecare mai nulla nella consapevolezza che quello che ho è un grande dono e nulla mi appartiene.
Oggi ringrazio ancora più di prima per le piccole cose, dalla possibilità di vivere in una casa con un bagno, un letto e delle coperte, alla disponibilità di acqua e luce tutto il giorno. Dalle strade asfaltate alla macchina/motorino che mi consentono di andare in giro e muovermi in libertà ed autonomia, dalla connessione internet al telefonino o la tv., o alle serate in pizzeria con la cosa più preziosa che ho: i miei Amici.
L’Africa mi ha ricordato di non dare tutto per scontato, di gioire quando ho la possibilità di fare una doccia calda o asciugare semplicemente i capelli, l’Africa mi ha insegnato quanto sono fortunata ad avere la lavatrice e quanto sia faticosa la quotidianità senza avere nulla, ma anche quanto in realtà quel non avere nulla possa rendere la nostra vita piena.
Durante i miei viaggi, quando incontro le persone ed ho modo di scambiare pensieri, esperienze opinioni, molti mi suggeriscono di leggere un libro nel quale sembrano essere racchiuse le mie considerazioni…
Nel mio immaginario ho sempre creduto che non tutti siamo destinati all’amore, nel senso che non tutti siamo destinati ad avere una famiglia e dei figli..
Ma il semplice camminare tra la gente, andare nei villaggi, inchinarmi alla presentazione di uomini e donne e stare in mezzo a loro ha aperto a me una nuova visione o forse introspezione.
Ovunque in questo mio vagare ho incontrato tanti occhi..
Di uomini antichi, terreni, semplici e buoni.
Di donne bellissime, forti, a volte malate ma sempre sorridenti.
Ma ciò che ha messo gioia nel mio cuore è stato il sorriso dei tantissimi bambini che incontro ovunque, ogni giorno, ogni momento della giornata e in ogni dove…
Sono loro che mi hanno fatto capire che non c’è niente di meraviglioso oltre il loro esistere..
L’Africa mi ha insegnato che esiste un unico grande e insostituibile valore…  l’Amore.
E che solo una cosa può annullare tutto il caos che c’è intorno e renderti veramente felice: il sorriso di un bambino, il suo sguardo, e tenere stretto fra le braccia tuo figlio…

Era questo ciò che dovevo capire.
Al di fuori della prosecuzione del tuo Amore e quindi della tua Famiglia non esiste nulla che possa nutrire ed appagare il tuo cuore.
È la Famiglia la vera Unica e insostituibile Felicità.
Questo pensiero lo dedico ai due nuovi Portatori di Felicità appena arrivati: Manuel e Viola. Perché i loro sguardi ed i loro sorrisi possano riempire il cuore di tutti noi…
Un abbraccio immenso quanto il cielo, dove continuamente ricerco la mia pace che non riesco a trovare in fondo al cuore, quando mi manca l’Amore.
Manuela

venerdì 1 luglio 2011

CHE FANTASTICA STORIA

Ho assistito alla nascita di mia figlia, sei ore di travaglio, pensavo un'infinità mi hanno detto poche. L'ho fatto a valle del convincimento, che ho condiviso con la madre che poi ovviamente era l'unica a decidere, della giustezza delle teorie neonatologiche più attuali che dicono che il parto naturale è da preferire sempre, salvo i soli casi in cui sia indispensabile ricorrere al cesareo: il dolore è utile sia dal punto di vista fisico che psicologico, il bambino è l'unico che sa davvero quando è ora di nascere, il cesareo è pur sempre un intervento chirurgico e non è nemmeno vero che risparmia traumi al nascituro, eccetera. Infatti sulla stampa fioriscono i pezzi che lamentano l'eccessivo ricorso al cesareo in Paesi "non più abituati alla sofferenza" come il nostro, e invece magnificano il naturale sia nelle sue versioni old-style tipo parto in casa che in quelle up-to-date come il parto in acqua o quello yoga. Ebbene, ho cambiato idea, e oggi se dovessi consigliare a chiunque a che tipo di parto ricorrere dico cesareo tutta la vita, e meno male che l'esperienza fatta non è stata delle più traumatiche, mi dicono: figurarsi!
La cosa più antipatica è stato sentire l'ostetrica (e si capisce, con le ostriche si guadagna poco... - dal 7° minuto circa), per carità davvero molto brava, magnificare tutto il tempo Madre Natura per aver previsto fase per fase tutto in modo che si svolga nel miglior modo possibile per mamma e bambino. Ho pensato subito, invece, e non ho detto solo perchè si è limitata a Madre Natura se avesse messo in mezzo Dio non avrei resistito, che se Madre Natura o chi per lei fosse stata davvero previdente avrebbe fatto le donne con un pulsante di espulsione che cambia colore allo scadere del tempo, e oplà: tutto in un minuto e senza dolore. E attenzione, a questo punto chi mi tira fuori il "partorirai con dolore" dell'Antico testamento rischia il vaffanculo senza passare dal via...
Vi risparmio i dettagli anche perchè sti giorni ho esagerato coi personalismi in questo blog, ma chi ci è passato lo sa, e chi no si fidi: è molto più dura di quanto si riesca ad immaginare, anche detto da chi ha avuto tutto sommato abbastanza culo... Dice ma vuoi mettere la gioia? ma perchè se a una gli nascesse un figlio senza tutta sta sofferenza sarebbe meno felice? ma mi faccia il piacere....
E allora spersonalizziamo. I cuccioli di uomo nascono così immaturi per una malformazione evolutiva delle femmine, probabilmente connessa alla stazione eretta. Le ossa del bacino delle femmine delle altre specie, infatti, sono fatte in modo che il cucciolo possa restare nella pancia tutto il tempo che serve perchè quando esca sia perfettamente formato, in grado di alzarsi subito sulle proprie gambe e seguendo il proprio fiuto raggiungere il capezzolo. Se i cuccioli di uomo nascessero allo stesso stadio, tutte le femmine morirebbero di parto, e la specie sarebbe estinta da un pezzo. Perciò nascono al più tardi possibile per non essere così immaturi da non avere speranze di vita, ma prima di essere troppo grandi perchè possano in qualche modo uscire, a patto di enormi sofferenze e in passato anche grandi rischi per le donne. Come spesso accade, questo svantaggio evolutivo individuale si è trasformato in un vantaggio decisivo (e quindi si è darwinianamente affermato) per la specie:
  • nascendo col cervello non ancora del tutto formato, i cuccioli ne completano la formazione in un ambiente infinitamente più ricco di stimoli che non la pancia materna, diventando così molto più intelligenti;
  • avere piccoli così bisognosi di protezione e dipendenti ha costretto gli uomini a diventare esseri socialmente complessi;
  • da questi fattori deriva la dominazione della specie umana sulla Terra, con tutto ciò che ne consegue (nel male e nel bene) compreso il nostro sviluppo numerico virale a dispetto di una nascita così problematica, sviluppo che però finirà tra non molto per uccidere il pianeta che ci ospita.
Tra non molto, ripeto sperando di non vederlo e che magari non lo veda neanche Viola, anche se i segni ci sono tutti. Ma è tempo di ottimismo, e allora volgo lo sguardo a una buona notizia che ci riguarda: è stato approvato alla Camera, e ora passa al Senato, un provvedimento legislativo che sostanzialmente equipara in tutto e per tutto i figli a prescindere di quale sia la relazione giuridica tra i genitori. E' un passo verso la civiltà di questo nostro arretrato Paese, e infatti ci sono già parecchi mal di pancia, ma speriamo che sia presto Legge.

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DEFICIENZA, NATURALE

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