giovedì 31 maggio 2018

DEMOCRAZIA SOTTO TUTELA?

Questo Bagnai lo scriveva nel 2012, e ce lo ricorda oggi...
Al momento che scrivo ancora non sappiamo se ci hanno definitivamente sancito che non siamo in democrazia imponendoci l'ennesimo governo fantoccio di Bruxelles oppure se avremo finalmente il governo gialloverde anche se in versione light per non allarmare troppo i pupari. E' dalle elezioni che scrivo poco di politica per via del quadro troppo mutevole per le possibilità di aggiornamenti di un sito amatoriale, ma la questione Mattarella impone un commento a se stante a prescindere dagli sviluppi successivi, per cui ci provo.
Il nocciolo non è se sia o meno legittimo che un PdR rifiuti di nominare un ministro (in passato è stato fatto, anche se mai con la conseguenza di impedire il varo di un governo), è per le motivazioni che ha ritenuto di usare (della serie, era meglio per lui se taceva): tutelare i risparmi degli italiani e non accettare al MEF chi abbia posizioni critiche verso l'Euro. Due questioni eminentemente politiche che pertanto esulano dalle prerogative di chi sarebbe il garante della Costituzione che ancora assegna la sovranità al popolo e quindi se il popolo vota chi è critico verso l'Euro e con ciò mette a rischio i propri risparmi sono cavoli suoi, il Presidente non è nostro papà che ci deve proteggere anche da noi stessi se serve.
E' una obiezione talmente logica che il PdR, non sappiamo se imbeccato o meno ma ciò è ininfluente, l'ha fatta subito propria precisando che per mettere in discussione l'Euro bisogna semmai presentarsi chiaramente agli elettori con questo programma così poi è chiaro quale è la loro volontà in merito. E ha convocato un falciatore professionista a varare un governo "balneare" per portarci al voto al più presto. Peccato che i sondaggi dicano (e anche questo è appena logico, può arrivarci chiunque) che l'esito di elezioni impostate a mo' di una sorta di referendum sull'Euro sarebbe largamente scontato, a meno di far passare abbastanza tempo e fare succedere abbastanza cose da terrorizzare completamente tutti (e in Italia purtroppo di queste cose siamo tristemente esperti...). E che lo spread può essere si innescato o disinnescato da atti mirati, ma coi mercati completamente governati dai computer di tutto il mondo in tempo reale non può essere manipolato, per cui è continuato a crescere anche con Cottarelli a bordo campo per scaldarsi e quindi il mister lo ha fatto di nuovo accomodare in panchina. Ma dello spread parliamo dopo.
E' il momento, infatti, di entrare nel merito della questione che ha innescato il problema. E' giusto o sbagliato mettere in discussione l'Eurozona? e soprattutto, visto che parliamo di Savona, è sensato o insensato avere un piano B in caso l'UE non ascolti le istanze di un Paese che di essa è socio fondatore nonché terza entità, ma anche in caso che questa UE collassi di suo, cosa sempre più probabile (nel qual caso, si fanno male tutti, ma chi non ha pronto un piano B di più - e infatti i tedeschi ce l'hanno eccome)? In altre parole, dopo aver sancito che anche se fosse una pessima idea, se l'uscita dall'Euro è volontà degli italiani un Presidente che si oppone può al massimo, se non intende piegarsi al volere del suo popolo, dimettersi, andiamo a discutere tale idea nel merito.
Il grafico è tratto da questo illuminante articolo di Gawronski
Per prima cosa occorre demolire la montagna di falsità che hanno già cominciato a recitare a reti unificate, una vera e propria campagna di disinformazione secondo la quale il debito pubblico ci impedirebbe di uscire dall'Euro pena sfaceli a non finire. E cominciamo dai risparmi degli italiani, guardate la curva: sono aumentati o diminuiti da quando c'è l'Euro?  Si, hanno retto nei primi anni, ma non c'era la crisi. E sono proprio le risposte monetariste alla crisi, pro-cicliche anziché miranti a salvaguardare il più possibile i più deboli, la vera dimostrazione della totale inadeguatezza del sistema eurocentrico, e la vera causa di tutti i nostri mali. Rispondere a una crisi di domanda interna imponendo tagli è come fare un salasso a un anemico: muore. Ma l'area Euro non è fatta tutta di anemici, anzi: averla varata per come è stato fatto, con le parità che abbiamo avuto, è stato come una enorme trasfusione verso Germania e satelliti, che da allora esportano a gogò (anche ben oltre i parametri concessi, ma si sa quelli valgono solo quando conviene a loro), per cui a loro i salassi sono salutari e allora si fanno a tutti e pazienza per le vittime. La "realtà vera" è questa: l'Euro nasce come arma per impoverirci, ed è stata finora molto efficace, i risparmi degli italiani sono solo una delle dimensioni colpite, e il debito pubblico con lo spread non c'entra nulla perché questo è un parametro quasi automatico della credibilità di un debitore e uno Stato sovrano ha molti modi per farsela (se no il Giappone col debito che ha avrebbe lo spread alle stelle e non tutt'altro). A fabbricare le "false realtà" sono quindi professionisti pagati dai vincitori di questa guerra europea sotto mentite spoglie, a propagarle sono i politici a libro paga e i giornalisti schiavizzati al punto che se fanno altrimenti devono cambiare mestiere. La cosa che fa più rabbia è, però, che ci siano ancora persone comuni che, vittime della loro ingenua adesione a una collocazione ideologia che ormai è solo facciata, peraltro edificata a loro uso e consumo, fanno eco gratis sui social a questa cagnara di bugie. E magari si sentono pure di sinistra, nel farlo...
Allora occorre essere duri. Io pure sono di sinistra, dall'adolescenza. Ma oggi chiunque abbia a cuore il futuro dell'Italia deve capire che il No all'Euro non è di destra o di sinistra. E' un presupposto per poter ricominciare a dividersi su quale politica economica intraprendere e in che direzione incanalarne l'azione, cioè per poter tornare ad essere di destra e di sinistra per davvero. L'Unione Europea, come dice Diego Fusaro,  è
"...un progetto nato per volere della classe dominante turbocapitalistica per massacrare le classi lavoratrici d’Europa e per riplebeizzare il vecchio continente, azzerando ogni conquista sociale e imponendo la volontà sovrana dei Mercati."
Nessuna politica di nessun colore è possibile al suo interno. E nessuna delle favole sulla gestione del debito e dei conti pubblici che vi raccontano da trent'anni è vera. E' vero il contrario. La prova regina? Siamo in avanzo primario, cioè lo Stato incassa dai suoi cittadini più di quanto dia loro, al netto della spesa per interessi, dal 1992 praticamente senza soluzione di continuità, eppure il debito pubblico ha continuato ad aumentare. Mentre gli italiani stanno sempre peggio. Senza sovranità monetaria, e senza un esercizio eticamente ineccepibile di tale sovranità, nessun sacrificio sarà sufficiente a salvarci. Siamo sotto uno strozzino, dobbiamo liberarcene. Se una volta eravamo scialacquoni, forse, oggi ormai il vizio del gioco ce lo siamo tolti da 26 anni, e con esso tutto il superfluo, molti oramai anche il necessario, e non basta. Non basta perché NON PUÒ, bastare. L'austerità oltre un certo limite, la spending review dopo decenni di buchi nella cintura, sono ricette sbagliate, che uccidono il paziente, come - ripeto - un salasso a un anemico. Volete morire? Restiamo nell'Euro. Questo dev'essere detto senza più equivoci - capito Di Maio? - approfittando di ogni spazio ti lasciano e cercando di crearsene altri di propri, possibilmente generalisti. Perché dall'altra parte reciteranno a reti unificate il mantra del vincolo esterno e del pareggio di bilancio (tra l'altro, messo nottetempo in Costituzione con la complicità di Salvini: da non dimenticare...). Fino ad erodere il vostro possibile trionfo. Dovete spiegare alla gente con chiarezza che il vostro programma, dal reddito di cittadinanza all'acqua pubblica alla Rete come diritto fondamentale al sostegno alle piccole e medie imprese al recupero del territorio e dell'immenso patrimonio edilizio e culturale eccetera, NON E' ATTUABILE se non disponendo della leva monetaria. Che può anche restare in mano a Bruxelles, ma per farci quello che chiedono gli Stati membri (in altre parole, cambiando i Trattati). O se no salta tutto. E poi i mercati vediamo cosa fanno, se attaccano o premiano chi ha coraggio di investire sull'economia reale rilanciandola massicciamente.
Questo ha detto il famigerato Savona, questa è la posizione di Bagnai e Borghi economisti di sinistra eletti nella Lega, questo quello che recita il programma a 5 stelle anche se il cauteloso Di Maio fischietta: siamo fondamentali per l'Europa, senza di noi l'Unione crolla, il piano A è andare a Bruxelles e fare pesare tutto ciò, chiedendo una riforma dei trattati che doti l'Unione di una vera banca centrale tipo USA o Giappone, a cui chiedere le risorse che servono per i bisogni della popolazione. Può farlo, sono anni che Draghi lo fa per le banche, a miliardi, senza che uno zero virgola di benefici si sia visto per i cittadini. Se a Bruxelles rispondono picche (e lo faranno perché non è mai stato un loro obiettivo guardare ai bisogni di tutti gli europei, la UE è nata per essere uno strumento di dominio di una parte dell'Europa su un'altra, altrimenti ad esempio la parità lira/euro sarebbe stata fissata a 1000 non quasi a 2000) allora si attua il piano B (ecco che quindi bisogna avercelo eccome), e lo si fa "nottetempo" perché nella storia dell'umanità queste cose si sono fatte sempre all'improvviso e negando fino al momento prima, per non dare tempo agli speculatori di agire. Il governo era pronto, lo spread era a cuccia, ora sapete anche chi è il responsabile della sua crescita: proprio chi dice di volerci tutelare, perché i gialloverdi avevano scelto uno che era stato ministro con Ciampi proprio per tranquillizzare i mercati, non c'era nessun bisogno di trasformarlo in Robespierre e farne un caso. A meno che l'obiettivo non fosse proprio svegliare il cane che dorme. Ma questo l'abbiamo già raccontato....
Ora che si rivedono spiragli, non so se sia una manovra o meno, e non so se i gialloverdi saranno chiamati a sbiadirsi e pur di governare accetteranno di farlo, convinti che possa essere comunque utile. Sgombro da subito ogni dubbio, come dissi a suo tempo per la Raggi sindaco: senza leva monetaria non si può fare niente, se devi tappare una buca qua puoi farlo solo se ne lasci aperta una la. Occorre un cambio di paradigma, o della UE in toto o nostro fuori dalla UE. Un cambio radicale. Ora. Il governo se non fosse stato stroncato sarebbe nato il 24 maggio, quando il Piave mormorava, che cosa mormorasse dovreste saperlo...
Ma nel caso vi serva ancora qualche ripassino, vi propongo di leggervi per intero il famigerato piano B di Savona, scoprirete che stringi stringi è puro buon senso, e magari seguire pian pianino tutti i link di cui dissemino i miei post "politici" come questo, i primi sono tanti ma i secondi ormai sono radi, potete farcela, e magari servono a darvi, anche solo inconsapevolmente, gli strumenti per zittire, se non per convincere, gli sciagurati che vi diranno che fuori dall'Euro ci sono solo guai, anche dopo 17 anni di guai per esserci dentro. Nella Storia, tutto a un certo punto finisce, e gli abomìni, quelle costruzioni innaturali che stanno in piedi solo a patto di storture che recano più sofferenze ai molti che benefici ai pochi, di solito durano pochi decenni al massimo. Questa Unione Europea o cambia radicalmente (e si potrebbe, se si volesse, leggete qui la Gabanelli, ma vedrete che non vorranno) o muore, e anche presto. Se fate la vostra parte, magari si potrà dire che dell'uno o dell'altro di questi esiti il merito storico è stato della vostra cara vecchia vituperata Italia...

domenica 27 maggio 2018

19 - EVERGREEN

Gli occhi verdi più famosi della storia della fotografia, al tempo
perfetti per strappare il nostro consenso una guerra senza fine...
Per apprezzare meglio il racconto numero 19 (coraggio, ne mancano due o tre) di Chi c'è c'è (mia prima e unica opera di narrativa fino all'uscita di Sushi Marina nei prossimi mesi) bisogna ricordarsi che è uscito nel 1999 ed è stato scritto l'anno prima. Non era di moda il superamento delle identità sessuali. Che, tra parentesi, è cavalcato in questi anni bui da chi vuole farsi spacciare per progressista mentre ci rispedisce in massa nel sottoproletariato. L'astronauta il cui sogno è intercettato dal geestre che ci ha letto tutti i racconti è un anziano biologo brasiliano gay non dichiarato, ma per mezzo racconto la cosa non si capisce, come per Stella di mare di Lucio Dalla manco dopo la millesima volta che la senti.

(Abbiate pazienza, del governo parlerò solo se lo fanno, o se invece hanno la faccia tosta di non farlo, con il primo Presidente della Repubblica della storia italiana che usa davvero le sue prerogative sulla scelta dei ministri per mettere i bastoni tra le ruote fino alla fine, e magari con successo, che viene giusto dopo il primo suo collega a farsi rieleggere per impedire che vada al suo posto uno meno compromesso coi padroni del vapore. Ma se non si incazzano i ventenni, cosa volete mai da un cinquantenne abbondante?...) 

19 - EVERGREEN

Arancio. Rosso. Blu. Bianco. Giallo. Nero. Oro. Argento. Viola.
Verde.
Nei miei occhi lampi di luce colorata, globi luminosi che esplodono in scintille iridate, ed i ricordi fluiscono, inarrestabili… La musica è assordante, le strade colme di gente in festa, coriandoli, balli e danze, ritmi antichissimi, piume e lustrini, ed un odore di trasgressione, di divertimento ad ogni costo.
Non ho mai condiviso in pieno questa atmosfera di festa obbligata, non mi sono mai sentito parte di questa massa urlante, dondolante, trasognata, isterica. Tuttavia, quel giorno ero lì, ad osservare, tra il divertito e l’annoiato, la sfilata delle scuole di samba, a Rio. Era l’occasione giusta per lasciare moglie e figli a casa, senza destare sospetti.
Verde.
Improvvisamente, il verde delle nostre foreste, che i miei pennelli non erano mai riusciti a riprodurre, illuminato da riflessi d’oro, e sottolineato da un contorno blu. Era il verde dei tuoi occhi, che incrociarono i miei per un attimo interminabile.
Ti osservai a lungo, mentre tu, imbarazzato, distoglievi lo sguardo. Un lungo fremito scivolò lungo la mia schiena, mi raggiunse le gambe, poi risalì fino alla fronte, mi fece socchiudere gli occhi, come per un capogiro.
Sparisti.
Proprio quell’attimo fu sufficiente per perdere la tua immagine tra la folla, lasciandomi in preda all’inquietudine, allo smarrimento. Ma non è facile che io mi dia per vinto!
Così continuai a sbirciare ovunque, tra i colori, cercando quel colore che, solo, poteva portarmi da te. E, come per miracolo, ti ritrovai.
Spintonai decine di persone accaldate, mi feci strada tra gruppi festanti, urlai per avere largo, mentii spudoratamente per oltrepassare un controllo di polizia, e ti raggiunsi. Il tuo sorriso divertito fu il premio più bello, superiore ad ogni ragionevole speranza.
Non ci furono commenti, non ci furono spiegazioni, non ci furono giustificazioni banali. Solo domande, da parte mia e tua, domande a torrenti, a fiumi, come se avessimo dovuto raccontare in un solo giorno tutte le nostre vite passate. E quanta complicità, fino da quel primo momento, che da allora in poi non ci avrebbe mai abbandonato.
Divenimmo ben presto inseparabili. Passavamo insieme ogni momento libero, parlando, parlando, parlando, e guardandoci. In casa dicevo che era per lavoro. D’altronde, fare il biologo molecolare è una missione, come salvare l’Amazzonia. Nel mio caso le due cose si identificavano: lavoravo per l’ONU, già allora. E spesso mi attardavo sui microscopi elettronici. Ma ultimamente lo facevo di meno e lo dicevo di più.
Ricordo quando mi facesti notare che il verde della foresta dentro alle lenti dei miei strumenti non si vedeva: me lo dicesti senza rabbia, sorridendo. Ed io alzai lo sguardo. Verso la finestra, verso di te. Verso il tuo sorriso.
Ah, il tuo sorriso! Cercavo tutte le occasioni per farti ridere. Soprattutto per quel tuo modo di scuotere la testa e per quel tuo gesto istintivo di scostare i capelli dalla fronte. Hai sempre ripetuto quel gesto, ogni volta che hai riso, ed ogni volta, anche dopo tanti e tanti anni, non ho potuto reprimere un fremito di tenerezza.
Passarono i mesi, anzi volarono, e mentre io ero sempre più innamorato e svanito, tu restavi sereno e tranquillo, come se non avessi capito nulla, come se stessi aspettando. Aspettavi, infatti, e ti sarò grato per sempre di aver prolungato quell’attesa, ed avere, così, dilatato enormemente il piacere che mi ha regalato il tuo primo si.
Mi ricordo distintamente quella sera, a casa tua, dopo una cena in cui mangiammo sconsideratamente di tutto. Ridevi, con quella tua risata fragorosa, contagiosa, ed io ti scostai i capelli della fronte, prima che fossi tu stesso a farlo. Allora mi prendesti la mano, e la accarezzasti a lungo, con attenzione, e per me tutto svanì, languidamente, nel verde dei tuoi occhi.
Amore. Completo, totale, irriproducibile, inspiegabile, delirante, infantile, eterno.
I tuoi occhi divennero il mezzo tanto a lungo cercato per esprimere la mia arte. Cominciai a dipingere, e i miei quadri si riempirono di verde, e con esso di natura, di pace, di serenità. Mi piacevano, si, ma mille volte meno dei tuoi: tu eri un artista vero, nato.
Se ripenso alla mia vita non mi sembra di avere mai fatto niente di bello se non con te, di non avere mai avuto un attimo di felicità se non con te, di non essere mai stato vivo, se non con te. Mia moglie e i miei figli, un errore collaterale a quello fondamentale di non avere preso coscienza ancora di ciò che ero, un errore comune a tanti come noi, da cui molti non si riprendono mai, neanche da vecchi.
Vecchio, giovane: che significa, poi? Quando si è felici si è giovani, si è con i giovani, si pensa ai giovani. La scuola d’arte che abbiamo creato insieme ci sopravviverà, e con essa le nostre idee, la nostra gioia di vivere, la nostra felicità per esserci incontrati.
E’ questo l’esorcismo contro la maledizione scagliataci addosso dalla natura matrigna, che ci ha generato ed un attimo dopo rinnegato, proibendoci di trasmettere al futuro, indissolubilmente fusi insieme, i nostri cromosomi, cioè il nostro passaporto genetico per l’eternità. I nostri figli, miei e tuoi, sono i tuoi allievi, figli non frutto di amori frettolosi, risposta ad istinti di riproduzione così antichi da non essere più riconosciuti come tali, bensì figli della consapevolezza e dell’educazione, sigillo alla nostra volontà di unirci per sempre.
Abbiamo molto amato molto sofferto  molto vissuto. Siamo vecchi. O meglio, io ero vecchio, dentro, quando mi convocarono, e capii che era stato tutto un sogno. Servivo, dovevo partire, dovevo persistere nella menzogna, e rinnegare te. Così ti feci credere che la decisione che io facessi parte della missione la avessimo presa insieme, ben sapendo che non ci saremmo più rivisti. Tanto, ti dissi, prima o poi la morte biologica ci avrebbe separato comunque. Era meglio che la nostra storia finisse così, messaggio di speranza affidato di nascosto a questa navicella per viaggi interstellari, piuttosto che con una straziante agonia, o un inaccettabile arresto cardiaco che non ci avrebbe lasciato nemmeno il tempo di un saluto.
La tua ultima immagine sfuma nella mia memoria. Indelebile, il verde del tuo sguardo mi accompagna nell’ultimo barlume di coscienza.
Il buio e le luci dello spazio si fondono in un unico, universale verde, ed io mi fondo con essi, felice di essere te.

domenica 20 maggio 2018

DA BAMBINI

Proposta di sottotitolo: Thanos stermina tutti...
L'ho capito, che non vi interessano le mie canzoni: sono i post meno cliccati, e nessuno mi ha mai contattato per chiedermi l'uso di un testo, eppure l'ho detto e ridetto che non lo cedo per soldi ma per il piacere di sentirlo musicato e cantato da qualcuno (tra l'altro, sicuramente meglio di come avrei potuto farlo io, che non posso per ragioni fisiche da un po' e per limiti d'età intercorsi nel frattempo).
Oramai ci sono, però, e continuo, un po' perché non si sa mai, un po' perché trovo sia un buon modo per tenere vivo il blog quando so che gli impicci mi impediscono di aggiornarlo con costanza, come nei prossimi giorni.
Questa la pensai come una specie di rap a corrente alternata, per intenderci le strofe lunghe sono quasi parlate quelle brevi quasi cantate sulla melodia, poi vabbé che chi la volesse la può musicare come crede, ma insomma è per spiegare la stranezza della struttura.
La tesi è che le religioni, tutte, servono a sedare negli esseri umani l'angoscia derivante dalla consapevolezza di dover morire, e chi ha cresciuto dei bambini o si ricorda di se stesso bambino capisce al volo la metafora. Allora, ma ero giovane, pensavo che se e solo se l'umanità "crescesse" si sarebbero risolti la maggior parte dei problemi. Era un'ingenuità, ma ce lo possiamo dire solo tra anziani. Se fosse adulta, razionale, la soluzione ai nostri problemi, avrebbe ragione Thanos (e qui capisce solo chi ha visto l'ultimo film degli Avengers, un pastrocchio di intreccio dove però si salva forse il messaggio filosofico di fondo, o almeno quello che ci ho visto io): dimezziamo i viventi e così diamo ai sopravvissuti un bel po' di spazio (e quindi tempo per riorganizzarsi) in più. Invece ha torto. Vero che ha torto?...
DA BAMBINI
Per la prima volta almeno per qualche generazione si è invecchiato senza avere fatto guerre in gioventù
almeno
qui
in Italia,
ma dal novantuno le danno in televisione e le puoi seguire ovunque, all’ufficio, al bar, in strada,
e pare
sia come
in un qualsiasi film.
Da bambini noialtri cinquantenni abbiamo avuto padri che parlavan della guerra
spesso triturandoci i coglioni quasi fosse colpa nostra di non averla fa
tta ta ta
Per la prima volta abbiamo avuto un occhio li sul fronte a dirci le bugie in diretta prima e meglio della volta prima
col fronte
tra gli occhi,
ma la foto di quel tale che si sta imbarcando con la faccia deformata dall’abbraccio della madre
è di ieri
o
di settant’anni fa?
Il successo è stato tale che dieci anni dopo hanno fatto lo stesso con gli attacchi terroristi
per giustificare tante bombe su chi non c’entrava un cazzo: beato a chi ci cre
e e de!
Le facce
di quelli che partono
sono tutte uguali,
i regimi
tornano
protagonisti reali,
la tv
incide sulla realtà
più di ogni altra volta,
molti italiani
sono invecchiati
senza far la guerra
e
tra un po’
si sentiranno in colpa
Liberati e ancora non del tutto dai disastri che la stessa esistenza della fede nella religione cristiana
ha
procurato al mondo
dobbiamo subire sfortunatamente ancora altri integralismi e ancora altre guerre bimbe senza razionalità
e
senza scuse
Non ho mai creduto in nessun Dio: chi potrei ammazzare io nel nome di me stesso
se non per suicidio o per difesa a prezzo della coscienza? Fate come me…
…glio non c’è
Da bambini tutti i credenti ai loro padri onnipotenti obbediscono ululanti
se i cristiani sono un po’ cresciuti non c’è da meravigliarsi se accade ora agli altri ciò:
ci odiano!

venerdì 18 maggio 2018

I COME INFAMIA

Tear down the wall! Tear down the wall!
Come ho detto fin dall'inizio, è molto meglio Trump di Obama perché è molto meglio uno che si mostra per quello che è rispetto a uno che pensi che sia una cosa e invece è tutto l'opposto (si, è lo stesso motivo per cui Renzi era molto peggio di Berlusconi...). Trump è un miliardiario cafone che sa che per l'economia del Paese che è chiamato a guidare serve fare le guerre, e quindi si butta a pesce in tutte le situazioni che vanno bene alla bisogna, ovviamente sottobanco trattando perché non diventino davvero troppo pericolose per i suoi.
Israele, a dispetto di quello che vi dicono da sempre, non è altro che un avamposto che l'Occidente ha piazzato in Medio Oriente all'inizio dell'Era petrolifera. Il resto è solo ideologia, cioè fuffa per i boccaloni: tutti, sia i pro che i contro. Della sua storia nel dettaglio ho scritto più volte, oggi se volete un bel ripasso c'è qui Johnstone, e se la volete capire davvero c'è sempre la splendida satira di Mazzucco. La cronaca dice che per rinfocolare la questione ci voleva un po' di rravogghia (ah, l'espressività dei dialetti!), e Trump l'ha diligentemente creata spostando l'ambasciatore da Tel Aviv a Gerusalemme proprio in occasione del settantesimo anniversario della Naqba, il giorno in cui i palestinesi commemorano il primo abbandono delle proprie case durante la prima guerra con Israele. I morti e i feriti, come al solito, sono tanti a pochi (o niente) a danno dei palestinesi, ma della cosa non viene riportato quasi da nessuna parte un resoconto decente.
Intanto una delle critiche da sinistra al nascente (speriamo: non dire gatto finché non l'hai nel sacco, diceva Trapattoni...) governo, il primo dal 1987 a rappresentare più del 50% degli elettori, il primo nella storia d'Italia ad avere contro quasi tutto il mainstream (ma se dovesse partire e riuscisse ad agire, vedrete quante linguette cominceranno a cercare di cambiare culo!...), è che non avrebbe speso una parola per i palestinesi. Come se m5s e Lega non avessero già il loro bel daffare a trovare la quadra nel calcolo del minimo comun denominatore dei loro programmi, grazie alla polpetta avvelenata di una legge elettorale concepita per il Renzusconi (senza fare i conti con gli elettori, che per fortuna li hanno sgamati e fottuti). Ma soprattutto come se i governi precedenti avessero mai fatto qualcosa del genere.
In ogni caso, a sputtanarli, ecco dov'è che si trova una presa di posizione come si deve: su Beppegrillo.it, che riporta le parole dell'immenso Roger Waters. Uno che di muri se ne intende.

giovedì 10 maggio 2018

UN POSTO VICINO L'USCITA, GRAZIE

E così, pare, alla fine di due mesi di pantomime e psicodrammi, il governo, l'unico politico possibile dato il risultato del 4 marzo, si farà. Salvo colpi di scena finali, s'intende, ma sono due mesi che evito accuratamente di scrivere dell'argomento (e meno male che scrivo anche di altro, c'è chi da due mesi non aggiorna il blog...) proprio per non seguire false piste, stavolta mi voglio sbilanciare, e pazienza se toppo non sarà mica la prima né l'ultima volta...
I due soggetti politici che hanno vinto le elezioni, inoltre dimostrando la persistenza di una spaccatura nord/sud nel Paese, alla fine si stanno accordando per un governo la cui linea politica porti avanti il massimo possibile dei programmi di entrambi, partendo dalle non poche cose in comune e lasciando però fuori le cose magari volute dall'uno ma assolutamente aborrite dall'altro. Non sarà facile, ma l'alternativa, che Mattarella ha minacciato di concretizzare altrimenti, è semplicemente agghiacciante: un altro governo a guida UE col compito preciso di terminare l'opera di distruzione del tessuto economico italiano intrapresa da tutti i governi politici dal 1992 in poi e implementata con meno intermediazione dal 2011 ad oggi. Tanto che forse è proprio per paura di ciò che, se davvero lo faranno, i due galletti hanno fatto la pace: il governicchio del Presidente, potete scommetterci, non sarebbe affatto durato pochi mesi, in chi lo avrebbe appoggiato c'è gente avvezza a fare campagne acquisti sotterranee in corso d'opera, e ti saluto occasione di cambiamento.
Si tratta, dei 4 scenari che vedevo possibili l'11 marzo scorso, di quello che giudicavo assieme meno probabile e più auspicabile, e la prima cosa dimostra ancora una volta che a previsioni non sono granché, la seconda invece necessita di divagazione, perché mi ritengo ancora di sinistra e ho molti amici di sinistra a cui rendere conto: come la mettiamo ora che andiamo al governo con la destra più becera? Ora, a parte che il primo a flirtare con Bossi fu proprio il centrosinistra in funzione antiberlusconi1, e non volendo ripetere il mantra di Di Maio, che a domanda risponde sempre che destra e sinistra sono categorie superate e lo dimostra il fatto che sono milioni gli elettori già di sinistra che ora votano sia per il m5s che per la Lega, non resta che ricorrere a una metafora, e approfittare dell'occasione che offre il calendario.
In questi giorni, infatti, 73 anni fa si chiudeva il dominio nazista in Europa (per la parola FINE sulla seconda guerra mondiale si doveva attendere ancora la tragica appendice nucleare giapponese, che in perfetto stile hollywoodiano più che la fine di un film era l'aggancio per il film seguente), e l'evento è festeggiatissimo.... in Russia. In Russia? Perchè in Russia e non in Occidente, vi potreste chiedere... Perché, a dispetto di quanto vi raccontano da decenni, a scuola e in decine di film alcuni pure belli, il nazismo non fu sconfitto dagli angloamericani, proprio no, ma essenzialmente (diciamo almeno all'80%, se vogliamo dare una cifra - e non è a spanne, è a litri di sangue versato alla causa) dall'Unione Sovietica, prima l'unica che resistette alle irresistibili avanzate del Reich e dopo quella che da sola lo avrebbe sconfitto, magari impiegando qualche mese in più, anche senza l'invasione dell'Italia lo sbarco in Normandia e i bombardamenti a tappeto più o meno gratuiti (Dresda in testa). Azioni tutte queste ultime che già allora molti in Occidente pensarono indispensabili proprio e solo in funzione antisovietica (e infatti senza di esse oggi staremmo ancora tutti sotto il Patto di Varsavia, comunisti anziché consumisti). Ma anche se in pochi ricordano le proporzioni dei meriti sovietici, nessuno osa contestare la semplice evidenza logica del fatto che, se non si fossero accantonate momentaneamente le differenze in nome dell'obiettivo comune della sconfitta del progetto hitleriano, questo avrebbe vinto, e oggi staremmo celebrando l'85mo anniversario del terzo Reich.
Ecco, i risultati delle ultime elezioni italiane dicono questo: gli italiani si sono finalmente accorti, non tutti, non ancora in maggioranza assoluta e preponderante, ma almeno nella maggioranza dei votanti, anche se divisi tra due formazioni che correvano in schieramenti diversi, di ciò che solo i visionari (primo tra tutti l'immenso De Andrè) avevano invece visto già nel 1989. E cioè che l'Unione Europea così come è stata disegnata è, (è, senza giri di parole) il Quarto Reich. E chi lo vuole sconfiggere deve mettere da parte le pur tante divergenze per allearsi nell'obiettivo comune.
Detto questo, il programma del nuovo governo è semplice (e perfettamente nella linea politica dichiarata di entrambi i soggetti), mi autocito (11/3):
andare in UE a chiedere una profonda riforma dei Trattati (su moneta e immigrazione, innanzitutto), e rispondere all'eventuale rifiuto denunciandoli e uscendone (a Bagnai e Borghi i dicasteri economici), per usare la spesa in deficit per politiche keynesiane massicce (ovviamente affiancate dal dimezzamento simbolico delle prebende ai politici e da una feroce lotta alla corruzione).
Il governo, ammesso che parta, avrà questo programma? e la forza di attuarlo? Se si, avrà l'appoggio di tutti quegli italiani che col loro voto hanno chiesto proprio questo, e pian piano anche di tutti quelli che si accorgeranno dei miglioramenti nel quotidiano. Come spiega bene Conditi di Moneta positiva, se davvero m5s e Lega vogliono farci uscire dalla crisi gli strumenti ci sono, addirittura anche senza uscire dall'Euro (ma secondo me è meglio farlo, e a tradimento, nottetempo, fino alla sera prima giurando di no).
Controinformoperdiletto nel suo piccolo svolgerà, isolotto dell'arcipelago della controinformazione, assieme alle sorelle più grandi si ma pur sempre isolette, quella funzione di cane da guardia della politica che dovrebbe avere e non ha purtroppo più da tempo la stampa tutta.
Distrutto il Quarto Reich, ci torneremo a dividere come più ci piace.

giovedì 3 maggio 2018

18 - TUTTO PER AMORE

Il racconto numero 18 (su 21, 22 con quello che li racchiude tutti) di Chi c'è c'è (mia prima e unica opera di narrativa fino all'uscita di Sushi Marina nei prossimi mesi) è sognato, con una vividezza che per un attimo sembra quasi far pensare all'alieno che le legge la mente che anche lei sia entrata nella sua, da una donna, un'astronauta tunisina cieca, a bordo perchè chi ha confezionato l'equipaggio di questa specie di arca ha pensato che magari servisse ai risvegliati - se e quando si risvegliassero - una brava psicanalista. Beh, oggi servirebbe a certi politici, ma questa è un'altra storia, anche se anche avere a breve un governo (d'accordo con Scanzi: piuttosto che il PD meglio rivotare...) sembra proprio fantascienza...

18 - TUTTO PER AMORE

Ho voglia di mangiare. Magari una mela, di quelle croccanti con la buccia liscia liscia, che solo a toccarla la senti già in bocca. I denti faticano ad entrare, poi ecco la morbidezza della polpa, il succo scorre sulla lingua, poi giù contro il palato, e nella gola, e ancora giù, giù… vorrei masticarla piano, assaporarla fino in fondo, con la soddisfazione degli ultimi morsi, ricamati attorno al torsolo.
Ho voglia di bere. Magari dell’acqua fresca appena frizzante, dal sapore un poco acidulo, che lascia in bocca un leggero amaro ed un piacere autentico.
Ho voglia di dormire. Magari in un letto caldo ed accogliente, soffice e confortevole come quello della mia mamma in cui, da piccola, dopo uno dei miei soliti febbroni, mi era permesso di passare la notte, rannicchiata contro di lei che mi toccava la fronte umida, mentre io mi abbandonavo a quella spossatezza benefica, al sonno rigeneratore.
Vorrei toccarti. Sapessi come mi emoziona sentirti vicino, avvertire la tua presenza ancora prima di sentire la tua voce, riconoscerti dal passo, dall’odore, e poi sentire la tua mano nella mia, le tue dita che scivolano nel mio palmo, lunghe, sottili, delicate, eppure così forti, decise, confortanti.
Vorrei passarti le dita fra i capelli. Forse sono un po’ più bianchi, e più radi, ma sempre sottili, leggeri e imprevedibili e ribelli, come te.
Vorrei ascoltarti mentre mi racconti le tue storie interminabili, ed io smetto di seguire il senso di ciò che dici, e mi cullo al suono della tua voce, fantasticando.
Vorrei vederti. Anche solo per un attimo, per rinnovare quel ricordo che, ormai, nonostante tutti i miei sforzi, sbiadisce ogni giorno di più.
Vorrei baciarti.
Vorrei assaporare le tue labbra, esplorare la tua bocca piano piano, come sono lisci i denti, sono lucidi? E la lingua umida e calda e la barba, più ruvida attorno alle labbra, e intanto lasciarmi stordire dagli odori – quanti! – e dal tuo respiro, che si affretta.
Sogno. Non sto dormendo, eppure sogno. Salgo un pendio ripido, mi arrampico mentre scende la notte ed è sempre più buio. Io non ho paura, devo arrivare in cima, dove c’è una luce, una festa, suoni e musica. Poi capisco. Sono sulla Rocca di Cartagine: la mia città, il Mediterraneo, il mondo, sono ai miei piedi. Io sono Didone nel tempio, lucente di marmi, illuminato da mille fiaccole, adorno di tutte le statue più belle che l’uomo ha potuto pensare e creare. La perfezione, la bellezza, qui sono ovunque.
Nel centro del tempio, una tavola imbandita, gente che ride e canta. Tu mi volti le spalle, ti chiamo e non mi esce la voce, allora corro per raggiungerti, ma inciampo, cado, tu ti volti, ed inizi a scendere dalla collina, dalla parte opposta a quella dalla quale io sono salita, e sparisci, inghiottito dal buio. Cerco di vedere attraverso le tenebre, ma non vedo più te, né niente altro.
Non so perché ho accettato. Certo, mi lusingava l’idea che, fra tanti psicoanalisti, avessero scelto proprio me, cieca (eh, si: chiamiamo le cose con il loro nome, a me il termine “non vedente” non piace affatto) ma, come dicono, con due palle così. Che sfida, fare parte di questa missione ai limiti dell’impossibile e forse oltre, ai limiti del buon senso, con il compito di assicurare il benessere mentale di tutta la spedizione! E il mio? Chi pensa al mio? Non so perché ho accettato.
Però so perché ti ho lasciato. Ti ho lasciato perché tu non lo avresti mai fatto, perché non tolleravo l’idea di non essere amata come io ti amavo, di non essere necessaria quando tu mi eri indispensabile.
Non coraggio, ma viltà, e ce ne è voluta tanta per abbandonarti stupito, attonito, smarrito, privo di quelle che erano le tue certezze.
Non ho visto il tuo viso, ma ho sentito il tuo disagio, ho potuto toccarlo e respirarlo, e ho ingoiato le lacrime che salivano inarrestabili, e che avrei poi, da sola, consumato fino in fondo.
Ti ho lasciato per troppo amore, perché per il tuo bene ho voluto rinunciare a ciò cui tengo più di me stessa, cioè a te.
Sono immersa nel silenzio dell’infinito, milioni di stelle, milioni di anni, milioni di vite lontane, milioni di chilometri, un viaggio senza inizio e senza fine, sospesi nel tempo, sospesi nella coscienza e nei ricordi.
Tutto il vuoto dell’universo si riempie, e lo riempio con la tua voce, con il calore e con la fragranza della tua pelle, con il ricordo del tuo profilo irregolare, che scorre sotto le mie dita. Posso colmare ogni vuoto, posso, pensando a te.

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