domenica 27 dicembre 2020

I TERRAPIATTISTI SIETE VOI - VERSETTI COVIDICI 33-35

Questo screenshot, preso da Fusaro dal sito
dell'AIFA, è la dimostrazione scientifica di
quanto vi pigliano per il kulo in TV quando
vi agitano davanti al muso la carota vaccini.
Il bugiardino, già uscito in rete ma di certo
non al TG, dice esplicitamente che non sono
state fatte verifiche di interazione con farmaci
o altri vaccini. Quindi, anche senza considerare
il problema delle nuove varianti di covid uscite
dopo la sua realizzazione, questo vaccino come
minimo è una sòla, e comunque è sperimentato
direttamente sugli uomini e pertanto renderlo
obbligatorio sarebbe un crimine
. Intanto, tutte
le possibili cure empiriche ai per fortuna rari
casi in cui questo virus dà sintomi importanti
sono rimaste patrimonio di quelle strutture e
quei medici e che hanno avuto il coraggio di
praticarle anche senza il placet delle autorità.
Allora, chi è il terrapiattista, covidioti?
Come in ogni dittatura, in questo regime covidiota non è ammesso il dissenso. L'ipotesi che tu sia una persona razionale, che si è documentata come meglio può, e ti sia formata una opinione diversa da quella imposta da una narrazione dominante e pervasiva come non mai, non passa nemmeno per l'anticamera del cervello neanche al migliore dei "convinti". Se non ti allinei, devi avere qualche problema. Se chi ti accusa è di indole autoritaria, tu sei un negazionista da vaccinare a forza. Se invece si sente desinistra e razionale, pensa che sei fuorviato dalle bugie del web e ti invita a redimerti (ascoltando solo il vangelo dei tigì, immagino - ah, erano gli stessi che osannavano l'informazione libera contro il bavaglio berlusconiano e il suo dominio televisivo) sennò ti dà del terrapiattista. I fascisti ti dicevano disfattista e poi se ti andava bene ti incarceravano, come fece capitare l'immenso Massimo Troisi al suo Camillo, reo di inventare lozioni contro la caduta dei capelli e antidolorifiche sotto un regime guidato da un calvo che predicava un Impero forgiato col dolore e preparava una guerra disastrosa.

Ma il terrapiattista è l'opposto di chi si fa domande sulla realtà, per dedurne una spiegazione razionale. A chi abusa del termine per sminuire gli altri, gioverebbe ricordare che i terrapiattisti hanno dominato il pianeta per secoli, forti del fatto che i poteri dominanti non ammettevano che la loro dottrina potesse essere messa in discussione, e quando dovettero arrendersi alla rotondità del pianeta si arroccarono comunque sul geocentrismo, ugualmente dottrinale, al punto di perseguitare torturare uccidere tutti coloro che, non riuscendo a fare a meno di pensare liberamente, hanno consentito a certe idee di giungere dalla Grecia antica a noi conservandole ben nascoste anche quando era pericolosissimo tenerle in vita. O almeno quasi, a tutte, se crediamo al destino che Umberto Eco suppose per il libro di Aristotele sulla commedia.

Dunque non è la prima volta nella storia dell'umanità che abbiamo da una parte una sedicente scienza ufficiale, o comunque un credo ortodosso, che piega la realtà ai suoi dogmi, e convince quasi tutti, con le buone o con le cattive, con la propaganda o con la forza, con le litanie delle sue falsità o con la paura, e dall'altra una serie di sparuti individui che coltivano il dubbio e cercano con pazienza la realtà attraverso la nebbia dei dogmi, e certo che molti di loro sbagliano, ma loro non cercherebbero di imporre i propri errori come verità assoluta neanche se ne avessero il potere, e comunque è attraverso loro che alla fine in qualche modo l'oscurità si squarcia e possono venire alla luce i frammenti sepolti di verità che loro sono riusciti a preservare dall'oblio, attraverso i quali chi verrà potrà ricostruire una verità diversa alla luce della quale apparirà in tutta la sua mostruosità il castello di menzogne a cui fino a un attimo prima tutti avevano creduto. Succede sempre così, succederà anche stavolta. E sarà altrettanto difficile trovare un covidiota quanto lo era trovare un fascista nel 45, giù da noi nel 43, quando fino al giorno prima lo erano tutti.

Questo sono i pensieri covidici che sto raccogliendo in questa rubrica: squarci di possibile verità alternativa. Alcuni giusti, alcuni sbagliati. Ma tutti sacrosanti nella loro funzione, perché senza confronto non c'è democrazia. Per questo dovreste leggerli tutti, perché Internet è un mare di cazzate, si, ma il mare è pieno di tesori, a saperli cercare. Questo filtro è la funzione di cui si arroga fin dall'inizio questo blog, e certo che è il filtro arbitrario di chi vi scrive, ma l'unica alternativa degna al rifiutarsi almeno di leggere i tesori che vi seleziono io è andare anche voi nel mare a cercare i vostri. Restare ad abbeverarsi all'ortodossia, invece, è indegno di esseri pensanti e invece degno di un gregge. Infatti loro vi trattano così, e ve lo dicono pure in faccia.

33. MMT e il Mito del deficit. Due mesi prima non era possibile sforare i Sacri Parametri di uno 0,2. Due mesi dopo si ferma l'economia producendo una contrazione del denominatore, il reddito (vi bastano 420 miliardi di crollo del fatturato delle PMI italiane?), tale da farli sforare di decine di volte tanto. Con la scusa dei suddetti parametri, per decenni si è tagliato il tagliabile e oltre, ad esempio per decine di miliardi di Euro nella sanità. Arrivata la cosiddetta pandemia, si scopre che la sanità non è attrezzata a farvi fronte. E stiamo parlando di ricoveri e morti superiori al consueto solo contando con meticolosità, il che statisticamente si dice "dello stesso ordine di grandezza" di una influenza stagionale forte. Se non conoscete o ricordate la matematica, direte di nuovo che sto negando il covid, quando invece sto solo ripetendo un concetto elementare: il problema, certo esistente, era di un ordine di grandezza tale che uno Stato moderno doveva essere in grado di affrontarlo col proprio sistema sanitario. Se lo aveva reso incapace di farlo, si doveva immediatamente spendere a deficit tutto quello che sarebbe stato necessario per affrontare una seconda ondata senza lockdown neanche parziali. Invece non solo non lo si è fatto, ma quando finalmente si decidono esborsi comunitari, lo si fa non emettendo moneta a deficit europeo, ma in pratica restituendo parte dei contributi versati dagli Stati e prestando loro altri soldi, e stabilendo che queste somme siano destinate a tutto (ad esempio, si riparla del Ponte sullo Stretto: sic!...) fuorché a risarcire chi si è fermato e soprattutto a rinsaldare la sanità. Cosicché si possa usare la stessa come arma di ricatto per accedere ad altri prestiti vincolati (il MES). Il risultato (di questo vero e proprio strozzinaggio) sarà che quando saremo fuori dalla pandemia, ammesso che lo saremo, i parametri saranno talmente fuori scala da obbligarci alla definitiva cessione di ogni forma di sovranità, quindi di ogni leva di politica economica e finanziaria (in pratica, votare diventa definitivamente inutile). Un piano diabolico per affermare una dittatura tecnocratica, che se non ha creato il covid ne ha approfittato e non so cosa è peggio. Tra tutte le scienze, l'economia è la più umana, cioè la meno deterministica, cioè quella che più di tutte necessita di più di una campana. E invece da decenni ne suona solo una. Continuare a studiarne un'altra non è terrapiattismo, è incarnare Galilei costretto all'abiura e Giordano Bruno al rogo. Vi basta come metafora per andarvi a leggere con attenzione il versetto proposto?

34. Fine del virus o fine del mondo? E' lungo, ma è pieno zeppo di dati. Fulvio Grimaldi va sempre letto, è uno dei vecchi capi della Resistenza. Ma leggetevi pure Lameduck, che anche oggi sui vaccini ha detto la sua meglio di me.

35. Gli artisti si risvegliano? Il segno peggiore che ci si trova in un regime è quando gli intellettuali e gli artisti si uniformano. Col fascio, solo un professore universitario in tutta Italia ebbe il coraggio di non prendere la tessera del partito (mio nonno, vecchio socialista non interventista, perse il posto in ferrovia per questo). E anche i giornali più gloriosi si ridussero a passaveline, proprio come sta constatando oggi chi ha ancora gli occhi per vedere e un cervello per pensare. Per cui, non ridite ancora "com'è possibile che tutti mentano?": non solo è possibile, ma in questi frangenti è sempre stato così. Consigliare oggi a qualcuno di non informarsi sulla Rete è come allora consigliargli di lasciar perdere i volantini sovversivi: un consiglio di impecoronirsi per quieto vivere fatto da uno che ti vuole bene, nel migliore dei casi, altrimenti il primo passo verso la delazione. Fino ad oggi, solo Bob Dylan aveva osato, dall'alto della sua statura, schierarsi contro la propaganda, ma lo aveva fatto a modo suo, sotto metafora (kennediana) e con cripticità, dando modo a chi non voleva capire di non capire. Oggi scopro finalmente un pezzo esplicito: è scritto da un altro vecchio, Van Morrison, e cantato da un altro vecchio, nientemeno che Eric Clapton. Ma ho scovato anche dei giovani che satireggiano, finalmente: quelli che satireggiavano contro Berlusconi oggi sono tutti anziani e allineati...

martedì 22 dicembre 2020

SCETATEVE GUAGLIUNE - VERSETTI COVIDICI 28-32

Finirà solo quando il popolo dirà basta. Dico "popolo" e non "gente" perché le parole contano, e non è un caso se il primo termine è stato via via soppiantato nell'uso dal secondo. Sono dieci mesi che vi esorto a svegliarvi, cioè a tornare l'uno e non essere più l'altra, sono anche un po' stufo, e voi di me, ma siamo sotto Natale e non trovo miglior augurio di questo.
Avrete anche voi sentito al TG di una "variante inglese" del Covid, no? e subito dopo, hanno pure avuto la faccia tosta di dirvi che a breve parte la campagna di vaccinazioni, giusto? ora: quanto fa due più due? avete sentito uno solo dei cosiddetti giornalisti avere il coraggio di fare al politico o al solone scientista di turno la domanda facile-facile "ma se il virus cambia, che cavolo vaccinate a fare?", oppure "che cavolo c'è dentro a quello che per tranquillizzarci continuate impropriamente a chiamare vaccino?"? Non è che tutto l'obiettivo di questa gigantesca campagna di disinformazione è inoculare chissà cosa in miliardi di esseri umani, sicuramente per ottenere enormi guadagni ma forse anche, se pensate anche voi che ciò non sarebbe un movente sufficiente, per avere in mano (si, esatto: come Thanos le Gemme) un potentissimo interruttore?
Non ci fate caso, sono solo chiacchiere da complottista, e se le ascoltate vi vengono in testa pericolosi dubbi che poi vi fanno svegliare di notte tutti sudati. Oops, le avete lette, Vi basta rubricarle come tali per cancellarle dal vostro subconscio? Se vi basta, beati voi. Se anche voi avete gli incubi, allora non vi basta. E per interrompere un incubo c'è un solo sistema: svegliarsi.
D'altronde, il Natale cristiano è stato fissato il 25 dicembre per una delle tante paraculaggini del nostro monoteismo: festeggiare in un giorno in cui era già festa per le religioni da soppiantare. E non c'è festa più radicata con la razza umana e con tutte le sue religioni di quella del giorno in cui, tre giorni dopo il solstizio d'inverno, si comincia a notare che le giornate hanno ripreso ad allungarsi, il Sole invitto inizia la riconquista del cielo, e già si intravvede in lontananza la primavera e la nuova stagione agricola. Buon Natale, allora, leggetevi questi versetti covidici, mi raccomando seguite i link (leggete tutto, non avete altro che il vostro cervello), e col sole scetatevi pure voi.
Ogni virus influenzale è una variante di un altro. Ogni stagione influenzale contata da novembre ad aprile nel nostro emisfero, e da maggio a ottobre nell'altro, fa un numero di morti dello stesso ordine di grandezza del covid-19, distribuiti per fasce d'età allo stesso modo, e ogni tanto una stagione è più dura delle altre, e nessuno nega che questa lo sia. Ma con un decimo dei soldi bruciati sull'altare dei lockdown (termine carcerario, non dimenticate), tutti i sistemi sanitari potevano essere resi in grado di sostenere una stagione dieci volte più dura di questa, senza terrorizzare nessuno e senza rovinare nessuno. E la sorpresa invocata a febbraio non può essere reinvocata oggi: si è preferito dissanguare le economie anziché attrezzare la sanità, e lo si è fatto per un preciso disegno politico. Per attuare il quale. adesso che gli avete fatto capire che per paura accettate i soprusi, non si esita a continuare a terrorizzarvi: sciorinando numeri di positivi a un tampone che intercetta quasi sempre gente sanissima (e quando gli serve lo ammettono), sbandierando numeri di morti quotidiani perfettamente all'interno di quanto accade ogni anno, sommando per far lievitare i totali due stagioni influenzali diverse (e quando è evidente che sono diverse, dicendo che è una variante della stessa per poter continuare a farlo). Così, correrete a vaccinarvi anche se il cosiddetto vaccino non può proteggervi dal nuovo virus, esattamente come gli inutili vaccini antinfluenzali di ogni anno che sono sempre contro i virus dell'anno prima, e però rendono più vulnerabili a quello dell'anno dopo come dimostra la percentuale di anziani vaccinati morti nella prima ondata nel nord Italia. E se continuate a leggere queste mie parole è solo per la mia insignificanza mediatica, perché chi le dice avendo più lettori è già intercettato e neutralizzato su tutti i social, e non solo li. Alla faccia della democrazia. E ora si spiega anche perché tutto questa cattiveria contro Assange, proprio alla vigilia del "livello successivo" di Schiavitù 2.0, che è il gioco che stanno giocando.
No, non finirà. Ce lo dicono in faccia. La variante inglese è solo la prima di cui si parla, di tante esistenti. Qualcuno già si è fatto scappare che questo virus è solo il primo di una lunga serie. Altri, che più inside non si può, che il vaccino è tutt'altro che risolutivo e di covid ne avremo per dieci anni, quindi tocca imparare a conviverci, che poi è quello che facevamo prima con i virus di ogni anno e che questo fesso con pochi altri vi sta ripetendo fin dall'inizio avremmo dovuto fare anche stavolta. Ma quando la belva ha assaggiato il sangue è difficile fermarla: andremo da una misura assurda a un'altra, se non ci ricordiamo di essere il popolo sovrano, ci svegliamo, e glielo impediamo. Il grande Reset, sia il coronavirus una parte della sua strategia che solo un'evenienza di cui hanno approfittato per lanciarla, glielo dobbiamo far rimangiare noi. E possiamo solo noi, il Popolo. Ma se mi guardo attorno vedo solo Gente: non abbiamo molte speranze.
Ed ecco i preziosissimi versetti di oggi.
29. Trattamento Scientocratico Obbligatorio. Una dei pochi altri è Lameduck. E qui spiega meglio di me come la questione vaccino obbligatorio (di diritto o di fatto che sia) è uno spartiacque per la storia dell'umanità. Passato il Rubicone, sarà sancita la Dittatura. Sapevàtelo.
30. Al passo dell'oca. Tra gli altri pregi, il contributo di un altro dei pochi, Blondet, ha quello di tentare di elencare i danni del lockdown oltre a quelli economici. Un conto che prima o poi qualcuno dovrà pagare, altrimenti saremo noi.
30.  Anno zero. Ma se avete risorse di tempo e mentali per seguirne uno solo, dei miei link, seguite questo. E' illuminante e fondamentale: spiega convincentemente qual è il vero obiettivo dei GloboCap (la cricca di miliardari che pensa di salvare il pianeta a spese nostre). Il loro gioco si chiama “Guarda Cosa Possiamo Farti Quando Cazzo Ci Pare”, è il vecchio gioco del Potere. Ma non è l'unica rivelazione che avrete leggendo con attenzione il post.
31. Senza digitalizzazione non ci sarebbe il lockdown. Lettura a portata di mano, ma come spesso capita proprio per questo sfuggita a tutti. Non è una coincidenza, quindi, che tutto questo sia accaduto adesso, e non in una delle tante stagioni influenzale dai numeri paragonabili a questa. Il rimbecillimento umano via smartphone era un atto prodromico: le articolesse desinistra che scrivevamo e leggevamo sull'eccessivo uso della socialità telematica a scapito di quella reale avevano ragione, ma in un senso che non immaginavano (e infatti molti sinistroidi che le trovavano sensate, in successione alle tirate antiberlusconiane sulla strapotenza televisiva, oggi invece sono dei pasdaran della covidiozia).
32. Cosa dice la scienza a proposito del Covid? Questo utile vademecum è come dice il termine non solo da leggere attentamente, anche da stampare e portare con se, per sfoderarlo quando (spesso) i covidioti trincerano le loro fesserie dietro "LaScienza". La scienza vera intanto non è mai dogmatica, e quando lo è stata non era vera scienza (chiedete ad Einstein, e alla miriade di scienziati veri schiacciati da quelli a cui il potere aveva dato alla testa). Deducete da soli OMS e soci a che parrocchia appartengono, dal momento che non ammettono nemmeno le voci dissenzienti. Poi rileggetevi il vademecum, che smonta scientificamente uno per uno tutti i pilastri della propaganda, che invece è l'unica scienza praticata dai covidioti.

venerdì 18 dicembre 2020

RADIOCIXD 32 - SOTTO IL SEGNO DEI PESCI

RadioControinformoXDiletto è la rubrica meno gradita del blog, le statistiche me lo dicono; non che gli altri post siate in migliaia a leggerli, e nemmeno in centinaia, ma questi interessano mediamente solo a qualche decina, e infatti, anche se la ricerca di lettori non è certo il primo obiettivo di questo diario, la sto via via diradando, perché manco è bello cantarsela e suonarsela da soli o quasi.

Siccome però scrivere di musica mi piace, e uno a casa sua fa quello che gli piace, provo adesso a cambiare qualcosa: finora RadioCIxD ha recensito solo album, brano per brano, qui l'album lo prendo solo per pretesto per parlare più in generale di un artista. E nessuno è più adatto di Antonello "corederoma" per un ragionamento del genere: intanto perché i miei concittadini se si parla di Venditti un'occhiata la vengono a dare, e poi perché è molto difficile, volendone parlare, trovare un album tutto bello-bello. Sotto il segno dei pesci è però forse tutto sommato il miglior punto di partenza per ragionare sulla sua parabola artistica, e forse in qualche modo ne è pure il vertice, e lo spartiacque tra il Venditti di prima e quello di dopo. Prima, solo lavori che una volta si dicevano "impegnati"; poi, una volta trovato il successo commerciale, quasi solo una astuta riproposizione per decenni del proprio canone a mo' di marchio di fabbrica. Con rare (ma presenti) puntate di qualità.

E dire che il ragazzo era partito col botto: il primo album Theorius campus, che i discografici gli fecero realizzare assieme all'amico De Gregori (entrambi erano "ragazzi del Folkstudio"), è un mirabile esempio per chi vuole comprendere immediatamente il concetto di "maturità artistica", tanto acerbo è Francesco nella sua metà di pezzi che contagia l'altro anche nei pezzi comuni, tanto già "pronto" è Antonello che i suoi brani sono già perfetti, da Ciao uomo a Sora Rosa, ma anche L'amore è come il tempo e le altre, per non parlare di Roma capoccia che la conoscete tutti (ma sapevate che era una "opera prima"? secondo me non in tanti...).

Era inevitabile il suo successo immediato, e solo il suo, e non che l'altro dovette aspettare troppo, ma la disparità non deve essergli andata giù tanto che glielo rimproverò in Piano bar (a cui Antonello rispose con Francesco, che sentirete nel tube qui sotto, chiedendogli letteralmente scusa), avendo allora però torto, o forse conoscendolo talmente bene che sarebbe stato facile profeta. Ancora per qualche anno Venditti avrebbe scritto parecchie cose di valore assoluto: E li ponti so' soli, Le cose della vita e Mio padre ha un buco in gola nel 1973, A Cristo, Marta, Campo de' fiori e Quando verrà Natale nel 1974, Lilly, L'amore non ha padroni e Compagno di scuola nel 1975, Maria Maddalena (la mia preferita in assoluto, ci sono tutti quegli anni lì) e Una stupida e lurida storia d'amore nel 1976, tutte queste canzoni vi consiglio di cliccare sui link a ascoltarle con attenzione. Di Sotto il segno dei pesci, che è del 1978, vi embeddo invece il full album, anche se la title track, Bomba o non bomba e Sara si staccano da una qualità media già elevata e infatti le conoscono tutti ma proprio tutti.

Sono 18 capolavori in sei anni, niente male. Nei successivi quarantadue, fatichiamo a trovarne altri cinque, e abbassando le pretese: Modena nel 1979, Notte prima degli esami (quella del pianoforte sulla spalla, che l'autore ha poi precisato che lo portava Pino Daniele, davvero...) nel 1983, Peppino e Giulio Cesare (quella che Paolorossi era un ragazzo come noi) nel 1986, Dolce Enrico nel 1991. Le altre famosissime che vi vengono in mente proprio no: a parte i testi, la scrittura musicale è talmente standardizzata da consentire a Francesco Baccini nel suo Nomi e cognomi una presa in giro azzeccatissima (che vi invito ad ascoltare perché è davvero gustosa, oltre che tecnicamente illuminante, ma vi giuro che non sono riuscito a trovare il tube, chissà perché, provate da voi con Spotify e simili...), e forse pure affettuosa. Lo stesso potreste dire di questa mia recensione critica, che entra nel merito di alcune tracce per trovare il pretesto di farvele (ri)scoprire senza però avere intenzione di scalfire il monumento. E chi ve lo tocca, amici romani (specie se romanisti, poi)!

Una cosa ancora. Altre volte abbiamo fatto il gioco di indovinare "cosa sentiva da giovane" quell'artista, partendo dalla sua cifra stilistica. Stavolta facciamo il gioco al contrario, ed è facilissimo, anche se a qualcuno potrà sembrare sacrilego. Ultimo. Ultimo da piccolo è cresciuto a pane e Venditti, è il suo erede naturale e lo sanno tutti e due. Facessero una tournée assieme, sarebbe un vero e proprio passaggio di testimone. Con tanto di consegna al giovane sambasiliano del repertorio vendittiano, che gli calza a pennello. Non per abusarne (non è scemo non lo farebbe), ma perché ci sono certe canzoni che devono essere cantate al pianoforte da un romano vero con la voce piena davanti al Circo Massimo pieno che fa il coro.

domenica 13 dicembre 2020

DIECI PER DUE

Per chi ha meno di trent'anni questa precisazione serve: una volta i numeri dei giocatori in campo andavano da 1 a 11, 12 era il secondo portiere e poi le altre riserve. Il 10 era il fantasista, e questo l'avete sentito dire per via di Maradona. Il 9 il centravanti. La numerazione è libera e fissa solo dal 1995, prima lo era solo per i tornei brevi tipo i mondiali, ma anche li di solito i titolari avevano le maglie fino all'11. Non nel 1982, che già da un po' per l'Italia si era deciso per altri criteri. Quindi Paolo Rossi non aveva il 20 perché era riserva, mi spiace anche un po': il post sarebbe stato più romantico.

Anche perché a quei mondiali Paolo non era scontato non dico che partisse titolare, ma proprio che andasse. Fu solo per la cocciutaggine del ct Bearzot (che ricordava ancora bene le sue prestazioni accanto a Bettega nel mondiale buttato quattro anni prima in Argentina, ed era un uomo davvero di altri tempi, di una tempra capace di farsi rimbalzare addosso qualsiasi campagna mediatica) che ci andò e poi partì titolare, e poi restò in campo anche se nelle prime tre partite, in cui furono opachi un po' tutti, di certo non brillò, e poi nemmeno nella quarta quando gli altri si svegliarono battendo l'Argentina del giovane Maradona.

E qui vi tocca una doppia digressione. A causa della scomparsa ravvicinata dei due, è credo la prima volta in dodici anni che in questo blog si parla di calcio per due volte in un mese. Io il calcio non lo seguo da parecchio, non mi piace quello che è diventato diciamo da Berlusconi/Sacchi in poi, ma appunto qui si parla del calcio di un tempo. Inoltre, come per Maradona, e come per altre volte, coccodrilli o no che siano, che mi prendo la briga di dire la mia su un qualsiasi argomento che trovate già disaminato abbondantemente sul mainstream, è solo per dare un punto di vista personalissimo, non certo per fare da inutile eco a cose già sentite. E questa era la prima.

La seconda è proprio a proposito di Italia-Argentina. Anni dopo, il mitico Gianni Brera (un vero letterato che restava tale anche quando scriveva di sport, con una invenzione linguistica dietro l'altra, che peccato che i ragazzi di oggi non abbiano il suo punto di vista, e non solo nel calcio) ebbe a rivelare che il giovane Maradona in quella partita non toccò palla perché marcato a uomo da Gentile in un modo che oggi non si potrebbe raccontare, e forse nemmeno fare: lo rese furente e quindi poco lucido perché a ogni occasione, e senza mai fare fallo, gli si appoggiava contro con le parti intime, che essendo Claudio mezzo africano erano rilevanti anche diciamo così a riposo. Brera per dirlo meglio le chiamò "negritudini": immaginatelo oggi, che la dittatura del politically correct consente di sospendere una partita perché un assistente rumeno (ma dire "rumeno" non è discriminatorio?) per spiegare all'arbitro chi in un nugolo di persone avesse commesso non so quale irregolarità ha detto in romeno "quello negro", che non so nemmeno se in romeno esistono due parole diverse per dire nero e negro, ad esempio in riggitano non esistono, si dice niru se si ha intento sia discriminatorio sia meramente descrittivo. Un giorno o l'altro vi propino un pistolotto tutto dedicato a questa insopportabile isteria linguistica, che pensa di cambiare la sostanza cambiando la forma e di cambiare la lingua per legge, due cose che sono sempre fallite e sempre falliranno, ora torniamo a Pablito e a quando lo diventò.

Mio papà era tifoso di calcio, sfegatato. Ed era uno dei tanti tifosi italiani che allora come adesso non perdonavano ad un allenatore risultati negativi, e pensavano di poter fare la formazione meglio di lui. Quell'Italia aveva pareggiato pure le amichevoli premondiali, e ora le prime tre, passando il turno di culo. E Rossi era stato convocato pur non giocando da due anni, e non stava certo brillando. Quando mio padre lo vide in campo anche contro il Brasile, sbottò. E io, che amavo fin dai tempi del Vicenza quel ragazzo gentile e furbo, capace di sbucare dal nulla quando c'era da metterla dentro, un po' per scaramanzia un po' per sfotterlo gli dissi, letteralmente: "statti zittu, chi oggi Rossi ndi signa tri". Proprio così: tre gol. E ovviamente mio padre fu felice di essersi sbagliato ed esultò con me tutte e tre le volte, rompemmo pure un lampadario saltando a braccia alzate.

Sono sicuro che ciascuno di quelli che c'era avrà da raccontare una sua, di storia, attorno a quell'evento. A me basta di avervela fatta ricordare, raccontandovi la mia. L'Italia campione del mondo si avviava a diventare la quarta potenza economica mondiale, ci sarebbe voluto l'uno-due eurozona-covid per ripiombarci straccioni. Non sapevamo, allora, che la polpetta avvelenata era già in pancia, era lo sgancio della Banca d'Italia dal ruolo di sottoscrittore di prima istanza, e i craxiani che hanno pompato quella crescita con la spesa pubblica dimenticando quel piccolo particolare, forse anche perché troppo concentrati sul proprio tornaconto immediato, avrebbero portato il famigerato debito pubblico dal 30 al 130 per cento in pochi anni. Oggi nemmeno lo dicono più, a quanto è arrivato, nonostante 30 anni di lacrime e sangue e avanzi primari, e a causa delle mazzate sul denominatore fatte in nome dell'emergenza sanitaria. Ma state sicuri che appena alziamo la testa, vaccinati o no, ce lo ricorderanno, MES o non MES. Ebbene quegli straccioni che eravamo negli anni 70, quando un paio di epidemie influenzali superarono i 50mila morti a stagione senza che nessun politico osasse pensare di toccare di un'unghia le nostre libertà, anche perché se l'avesse fatto povero lui, forse sono davvero il nostro futuro. Magari lo fossero in tutto e per tutto, speranze e fierezza compresi. Non serve il fisico, servono coraggio e astuzia, senso della posizione e resilienza per passare le nottate chiamate infortuni e squalifiche, cuore puro e occhi che sembrano tristi e mezzi chiusi ma in realtà sono vispi e vedono spazi che gli altri non vedono, per essere decisivi. Questo ci insegnò Paolo Rossi, ecco perché allora diventò un simbolo, ed oggi lo piangono tutti. 

mercoledì 9 dicembre 2020

E VENNE IL GIORNO - VERSETTI COVIDICI 26-27

Al TG c'è stata un'altra "confessione", ovviamente non rilevata dal cosiddetto giornalista che ha letto la notizia come al solito distorcendone il senso e reprimendo, forse, l'unica domanda legittima che la logica suggeriva. La notizia è che secondo le statistiche ufficiali l'età media dei morti "di" covid è superiore agli 80 anni, che i morti al di sotto dei 40 sono attorno all'1%, e che oltre il 95% degli stessi aveva anche altre patologie. Quindi sarebbe più giusto parlare di morti "col" covid, se non fosse che l'etichetta viene da un tampone che intercetta qualunque segmento di DNA che somiglia al covid. Ecco perché tutti questi "positivi", in grandissima parte asintomatici: se escludessero questi ultimi dal conto, i numeri renderebbero implausibile l'emergenza a tutti i non ipocondriaci. 

Ma non è l'unica scorrettezza ormai inveterata: la peggiore è la giaculatoria dei decessi quotidiani per fare impressione. A chi si trincera dietro i morti (le autorità in mala fede, si, ma ad esempio i giorno dei 900 morti ho letto sui social messaggi raccapriccianti di persone in buona fede, per cui ho solo sincera compassione) dico brutalmente: certo che ci sono centinaia  morti quasi tutti ultraottantenni al giorno in un Paese di 60 milioni di persone tra i più "anziani" del mondo. La media degli ultimi anni dice 650mila morti all'anno, il covid non ha cambiato significativamente né il totale né la distribuzione per fasce d'età. E fanno quasi 2mila al giorno, sempre con la stessa distribuzione. Attribuirne grazie ai suddetti test farlocchi qualche centinaio al giorno a questo virus può fare impressione, ma non cambia le statistiche suddette, che loro stessi recitano. Ma per capirlo bisogna tenere il cervello acceso, e lo avete quasi tutti paralizzato dalla paura e intontito dalle cazzate.

A sapere leggere i numeri (e non solo da noi: qui quelli USA), dunque, non sta succedendo niente di diverso in misura statisticamente significativa di quello che succede ogni anno, e quindi i centinaia di miliardi di euro di danni all'economia e quelli incalcolabili al tessuto sociale dovrebbero essere oggetto di una class action senza precedenti, per non dire di moti di piazza che col distanziamento e la militarizzazione delle strade ce li hanno tolti, da parte di cittadini che fossero tali e non pecore impaurite. Se non vi basta leggerlo, guardatelo: in questo video i titoli dei giornali degli anni scorsi, in cui le stesse identiche situazioni non venivano però strumentalizzate per rovinarvi.

C'è poi una ulteriore scorrettezza manipolatoria, in questi giorni. Le serie storiche delle influenze registrano i dati per stagione invernale, diciamo da novembre ad aprile. Il dato parla chiaramente di qualche decina di migliaia di morti a brutta stagione, con oscillazioni che ricorrentemente hanno sforato i 50mila. Stavolta, per poter dire numeri più grossi, stanno sommando i morti di questo autunno con quelli della scorsa primavera. Vedrete che sommeranno anche quelli della prossima primavera, di quella che stanno già chiamando la probabile terza ondata per mettere le mani avanti. Ma per quanto grosso sarà il totale, se confrontato in maniera corretta con periodi analoghi lo scostamento se ci sarà non sarà certo tale da giustificare la distruzione che è già a buon punto e hanno in mente di completare. Ragion per cui, se uno postula che lo stanno facendo apposta, che è stato deciso "dove si puote" un cambio di paradigma e la mai dichiarata pandemia non è che uno strumento per attuarlo, è solo perché almeno così sarebbe logico, da stronzi ma logico, invece quello che stanno facendo se non è da sicari è da deficienti.

Lo so, l'ho già detto. Ma un amico mi ha chiesto, per stuzzicarmi, cosa pensavo del fatto che alla fine la Cina ha avuto un decimo dei morti della Lombardia, e sembra esserne fuori. Gli ho risposto che penso che sia semplicemente perché ha deciso quasi subito di smettere di contarli. E non è perché non è una democrazia che il governo decide cosa devono dire i media, perché anche da noi è così e allora o noi siamo una democrazia e allora pure loro, o non lo siamo nemmeno noi e allora la differenza è solo che noi abbiamo padroni che hanno meno a cuore il nostro destino di sudditi, forse perché quelli veri sono stranieri. In altre parole, essendo assodato che non c'è niente di atipico nei numeri dell'epidemia se non come vengono contati, ecco che basta decidere di contarli diversamente, di leggerli diversamente, e le cose cambiano. Se la gente cadesse morta per strada come in un film di Shamalayan, non si potrebbe. Ma non è così, e si può. E la Cina lo fa, perché è il nostro paradigma che deve cambiare, e per adeguarsi al loro. Quindi saranno una dittatura comunista, ma in qualche modo mirano ancora al bene del loro popolo. Se Trump riuscisse nel miracolo di far valere le proprie ragioni in merito di brogli elettorali e si confermasse Presidente, cosa che ormai è praticamente da escludere ma non si sa mai, potrebbe davvero far si che non si parli più di covid, come ha (tardivamente) promesso. Sarà un cafardo miliardario razzista, ma in qualche modo ancora mira, magari per interesse, al benessere del suo popolo. Da noi, e in quasi tutto il resto del mondo che si è affrettato ad imitarci (per quanto noi siamo inimitabili quindi da noi è peggio), una classe politica al soldo di interessi sovranazionali e occulti NON mira più, e da decenni, al benessere del suo popolo. Non che quelli di prima fossero dei santi, ma è meglio rubare mentre si consente al popolo di prosperare che strozzarlo mentre si ostenta onestà (tutta da dimostrare, peraltro).

Se ce la fate, anche oggi chiudo con qualche "versetto covidico". Lo so che è dura, specie se, magari dopo una prima lettura integrale, tornate indietro e seguite ogni singolo link di cui è infarcito il testo, come vi consiglio da sempre. Ma per quanto stretta e faticosa, è l'unica via per restare fuori dal gregge. Ammesso che ciò sia salutare....

26. Niente cinema, viaggi, bar e ristoranti per chi non farà il vaccino. Ci sono molti modi per aggirare la Costituzione, si è visto fin troppo spesso in settantadue anni. Ma almeno le dichiarazioni di questo o quel personaggio su cosa farebbe ai renitenti aiutano a orientarsi, a capire chi sono i nuovi nazifascisti. Annunziata. Gassmann. Severgnini. Ovviamente Conte. Annotatevi la lista. E non dimenticate. Ah, c'è il 10% delle probabilità (se crediamo a loro, che dati oggettivi non ce n'è; se non ci crediamo moltiplicatelo pure) che il vaccino non funzioni o faccia male. Invece il covid uccide lo 0,1% della popolazione, lo 0,001% sotto i quarantanni, e vi terrorizza. Il rapporto del Censis sintetizza come la pensate: Meglio sudditi che morti. Complimenti.

27. La nebbia covid si sta dissipando. L'OMS, chiamata in causa dai magistrati di Bergamo sulla gestione dell'epidemia, si è trincerata dietro una implausibile immunità diplomatica. E poi cito "Ormai è palese come annunciato dall'Istituto dei Tumori di Milano e da altri ricercatori privati indipendenti che il nuovo virus era in circolazione già da Agosto/Settembre 2019 e che il Protocollo Imposto dall'OMS (leggete leggete, prima qui e poi qui) a tutte le nazioni ha causato il decesso prematuro di centinaia di migliaia di anziani comorbili che se curati con gli antinfiammatori e gli antibiotici vietati, sarebbero probabilmente in buona parte ancora vivi e vegeti."

giovedì 3 dicembre 2020

MI PROCLAMO DITTATORE

No, non sono impazzito definitivamente, non è una dichiarazione d'intenti. Anche se voi per la maggior parte siete rane bollite cotte a puntino per uno dei regimi più crudeli della Storia, che iniettando dei nanobot in 7 miliardi di persone da quel momento in poi farà di loro quello che vuole: altro che i dittatori del passato contro cui si poteva cospirare e comunque si potevano odiare liberamente.

No, il titolo è quello scelto da Pasbas per uno dei suoi escursus storici tanto ma tanto istruttivi per il presente e il futuro, a saperli leggere. Che il processo che ha unito l'Italia sia stato a svantaggio dei molti e vantaggio dei pochi, e comunque molto ma molto diverso di quello con cui ci hanno indottrinato fin da piccoli, a un secolo e mezzo di distanza comincia a essere considerata una verità in qualche modo di patrimonio comune. Già solo questo ci dovrebbe rendere in guardia contro le narrazioni monocorde in genere, quindi contro quella che propugna il processo di unire l'Europa, che ha una sintassi del tipo suddetto se non ancora peggiore. E non parlo del Covid (perché Pasbas, che mi vuole bene, mi ha mandato il post proprio per cambiare ogni tanto registro), ma ci azzecca eccome pure la sua, di narrazione.

Un'ultima precisazione. Essere critici nei riguardi di un processo di unificazione fatto male, non significa affatto essere nostalgici della situazione preesistente con tutti i suoi problemi, che tutte ne hanno. Significa proprio far si che la Storia sia davvero, come si dice, "maestra di vita", evitando almeno, visto che commettere errori pare sia proprio insito nella condizione umana, di ripetere quelli già commessi. E guardando alla Storia recente e alla cronaca, direi purtroppo che ne avremmo proprio bisogno.

---

Mi proclamo dittatore

di Pasbas

Mi proclamo dittatore, il Duca è fuggito con i suoi”. Più o meno queste le parole di Farini, commissario straordinario (vedremo poi perché straordinario) spedito dai boia Savoia con lo scopo di abolire il legittimo governo locale. Nell'assolvere questo sordido compito, il beccaio Farini si avvale del (confesso) criminale Curletti, noto uomo di malaffare che, coadiuvato dai suoi bravi, compie efferati delitti contro i civili nostalgici del legittimo governo.

A questo punto alcuni di voi penseranno: “ecco la solito tirata vittimista di un terrone piagnone e in malafede!” Al che io, pur rivendicando a pieno il titolo di terrone, dico: sei in errore caro lettore e sai perché? Perché sto parlando dell’Emilia e dei suoi Duchi e non del Regno Borbonico come tu probabilmente pensavi.

Vizi con radici antiche. Curletti nello svolgere il suo infame compito ha però un grosso problema da risolvere e cioè reperire la manodopera necessaria per la repressione; la soluzione è però presto trovata, applicare il famoso metodo Savoia: libera dalle carceri un migliaio di delinquenti comuni e li usa per prendere possesso dell’intera regione e mantenervi l’ordine pubblico. Gli stessi liberali si dicono sdegnati dal fatto che i criminali piemontesi fanno man bassa dei tesori dei Duchi D’Este, quadri, oro, denaro e argenteria. Si beh più che l’argenteria meglio dire l’argento: infatti l’argenteria dei Duchi porta inciso lo stemma del casato e rivendendolo ai ricettatori piemontesi si potrebbe dare l’impressione di essere dei ladroni (sic!), invece - Savoia docet - basta fondere tutto! Ovviamente il ricavato viene usato per ripianare il debito e sistemare l’economia del Piemonte, anche stavolta? Beh no, non è andata proprio così perché stavolta il ricavato dei furti viene totalmente intascato dal prode Farini. Si ma così le malelingue dei partigiani dei Duchi e qualche giornalista locale (di Popoli dell’Eco, ad esempio) troppo zelante potrebbero insospettirsi e proditoriamente gridare “al ladro, al ladro!” Come allora evitare le maldicenze? Dai su, ormai tutti lo sappiamo, si ricorre all'infallibile metodo Savoia: Farini intima al capo della polizia Curletti “obbliga i giornalisti a pubblicare la notizia che nella fuga, il Duca di Modena ha portato con sé tutti i tesori del Ducato”, e senza corpo del reato il reato non esiste. E il glorioso parlamento sabaudo? Bene, qui entra in gioco il metodo anglo-massone: “corrompiamo i già corrotti parlamentari e tutto passerà sotto silenzio”. Per completare l’opera serve comunque di non scontentare i politici locali per cui si organizzano feste e banchetti pantagruelici; per questo però serve una sede opportuna di rappresentanza: niente di più facile, “Curletti, requisisci il palazzo ducale, ne voglio fare la mia residenza privata”. Confiscare le proprietà altrui (abitazioni incluse), saccheggiarne i tesori e intascare i relativi proventi è la vera specialità piemontese, più ancora della bagnacauda! Ergendo a sistema le corruttele per mettere preventivamente a tacere qualsiasi pericolosa voce di opposizione si sperimenta quello che diviene da lì in avanti lo standard della politica italiana. Un metodo criminale di gestione della res publica praticamente fino allora quasi sconosciuto nei vari stati (Piemonte a parte) preunitari. Ma i militari estensi ben addestrati che fine hanno fatto nel frattempo? Semplice, per evitare spargimenti di sangue si sono auto-esiliati con il duca di Modena nel Veneto governato dai cugini austriaci. Per chi avesse letto i miei scritti precedenti, hanno esattamente lo stesso responsabile e onorevole comportamento tenuto da Francesco II Borbone che con la regina si chiude nella fortezza di Gaeta, lasciando così via libera al delinquente e assassino Garibardo; le sue orde di stupratori, assassini e razziatori possono così invadere Napoli senza che ci sia una guerra civile. Sarà una pura coincidenza ma ambedue i sovrani si chiamano Francesco (II e V). Tornando alle gaudenti orge fariniane, quella pantagruelica durata otto giorni costerà alla fine all'erario 7000 franchi, cifra esorbitante per l’epoca: Farini ne avrebbe d’avanzo per saldare il debito, ma perché diminuire il proprio patrimonio personale quando si può applicare lo sperimentato metodo Savoia? Presto fatto, in una città di lunga tradizione militare come Modena, basta proporre al creditore una transazione in natura: il giovane cuoco Ferrari si trova così proiettato in una fulminante carriera militare col grado iniziale di colonnello! Il Capo di Stato Maggiore dell’esercito estense, in esilio col duca Francesco V, dopo una carriera durata una vita si trova ad avere lo stesso grado militare di un cuoco, per ironia della sorte suo figlio!

Il metodo Savoia e la Brigata Estense. Il fine giustifica i mezzi e la rapina pretende mano libera: oltre al denaro necessario a corrompere e le baionette necessarie a reprimere, il nemico va anche oltraggiato e messo alla berlina forzando la mano a giornalisti e storici, questo prescrive il metodo Savoia. Ma la verità prima o poi emerge. I circa 3500 militari che seguirono Francesco V Austria-Este in Veneto divennero negli anni a venire circa 4000, in quanto i giovani di Modena e dintorni fuggendo correvano ad arruolarsi nella brigata, con la speranza di poter tornare nell'ex Ducato da vincitori. L’arrivo di questi giovani divenne così imponente da spingere il Duca Francesco V a chiedere ai suoi concittadini di rimanere nell'ex Ducato, avendo la brigata già raggiunto e superato i 4000 uomini. E questo nonostante le minacce di Farini, che col decreto del 27 settembre 1859, priva tutti i militari dei diritti civili; poi nel 1862 il re galantuomo emette un decreto di amnistia per tutti i militari che rientrino nel regno entro 6 mesi; niente da fare, il popolo rimane fedele al Duca. Nel 1863 l’epilogo: l’Austria decide una compressione dei costi e conseguentemente lo scioglimento della Brigata Estense, che da lì in poi scomparirà anche dai libri di storia. 

W il risorgimento, W l’italietta! W la corruzione, la concussione, elementi fondanti dell’Unità (festeggiamenti nel 2021 per i 160 anni). Vi aspetto per il prossimo scritto, contenente altre esilaranti chicche italiote.

domenica 29 novembre 2020

LA PATENTE - VERSETTI COVIDICI 24-25

La notizia però invece leggetevela qua, ch'é meglio
Voglio vedere come la mettono i covidioti ora che anche sul mainstream è comparso a tutta (prima) pagina un concetto che vi vado ripetendo da febbraio scorso. Certo, il Resto del Carlino ne trae le conclusioni sbagliate, ovvero sempre le stesse, convinto che dire che il covid19 ci ha contagiati a milioni da settembre 2019 in poi alimenti la narrazione dominante, e in effetti per i covidioti lo fa. Ma invece l'unica logica conclusione di questa notizia è un enorme abbassamento delle percentuali di sintomatici gravi e deceduti. Cosicché si può ripetere ancora una volta che di questo virus, che non è un influenza stagionale (lo preciso per togliere una di quelle armi retoriche che vengono usate contro chi tenta di ragionare, accanto all'augurio di contagio, allo sfottò e all'etichettatura di negazionista), si può dire che, come per ogni influenza stagionale:
  1. finisce per contagiare almeno il 10 per cento della popolazione;
  2. la quasi totalità dei contagiati non ha sintomi o ha sintomi lievi;
  3. qualche decina di migliaia (sotto l'1%) ha complicazioni (eminentemente dovute a incroci con altri problemi, spesso dovuti all'età avanzata) purtroppo letali;
  4. un numero intermedio ma molto più vicino al secondo che al primo ha bisogno di cure ospedaliere.
Ecco, si può affermare con certezza, e infatti lo ammettono anche loro stessi (per chi sa ancora leggere la sostanza delle parole dietro ai messaggi emozionali), che l'unico dei 4 fattori che davvero distingue il covid19 dai virus influenzali "normali" è l'ultimo. Il numero che genera allarme di questa pandemia, quello che giustifica le misure liberticide prese e riprese, è quello dei ricoveri, tanto è vero che sono finite in zona rossa regioni con numero di morti e malati gravi bassissimo in assoluto ma alto rispetto alla loro capacità ricettizia ospedaliera. 
Ora, non solo non c'è nessuno in TV, nemmeno i cinquestelle che li avevamo mandati al governo apposta, che ricorda che la colpa di tutto ciò è di chi negli ultimi decenni ha smantellato la sanità per obbedire alle folli politiche di disciplina di bilancio dettate dai nostri padroni stranieri, e si può capire perché in questo sono tutti correi, ma nemmeno c'è una sola voce che osi dire che se questa scusa poteva essere invocata a marzo, è certamente criminale farlo ancora adesso, dopo mesi in cui, anziché pretendere dalla BCE le risorse cash per attrezzarsi al previsto ritorno autunnale, si è accettato di mendicare prestiti di varia truffaldina natura e incerta erogazione comunque variamente procrastinata, vantandosene pure.
Coi soldi che non abbiamo preteso (e comunque non ci avrebbero dato, ma allora avremmo dovuto, uscendo dalla nefasta unione monetaria, stamparci da soli) avremmo potuto e dovuto risarcire (non ristorare: anche la scelta del termine è significativa, quello avrebbe implicato l'ammissione di avere creato un danno e l'obbligo di rifonderlo interamente, questo sa di elemosina, di elemosina micragnosa, e li devi pure ringraziare) quelli che si fosse stati costretti a fermare o comunque danneggiare, e attrezzare non i 10mila posti di terapia intensiva che si asserisce di avere (cosicché si grida alla catastrofe quando ci si avvicina ai 3mila posti occupati: vedete voi, un Paese civile di 60milioni di anime non si può permettere di avere 3mila ricoverati gravi....), ma 30mila, 50mila perchè no? costava troppo? perché quanto costerà la rovina dell'economia nel complesso? Ecco, in che mani siamo: per non poter spendere in deficit immediatamente qualche decina di miliardi quando serve (e si era già visto coi terremoti, chiedete agli aquilani o agli amatriciani...), si sottraggono alle tasche dei cittadini centinaia di miliardi, portandone a milioni alla rovina. E se lo dici sui social, ultima piazza accessibile, non solo gli algoritmi ti penalizzano (e ti propongono finti sondaggi per tracciarti un po' meglio), ma gli amici (tra impauriti, indottrinati, centrosinistri a prescindere, quasi tutti covidiotizzati) ti sfottono, ti etichettano negazionista, ti confutano capziosamente estrapolando a cacchio frasi del tuo discorso, insomma partecipano alla propaganda usandone magari inconsapevolmente le tecniche.
La nuova normalità, inquadrata (bene) da Fusaro
Quando allora continui a far girare le rotelle del cervello, arrivi al solito punto morto: come fa gente istruita e scetata a non capire questo? E da qui se ne deduce il solito aut aut (che se lo esterni perdi pure gli amici): i politici che hanno scelto di far pagare ai cittadini l'emergenza, quando in quanto tale pagarla toccava al sovrano (monetario), sono deficienti che non vedono che le centinaia di miliardi di danni al tessuto economico e quelli incalcolabili al tessuto sociale potevano facilmente essere evitati spendendo (per appena qualche decina) a deficit per attrezzare la sanità, o sono criminali che lo vedono benissimo ma avevano proprio l'obiettivo, per il quale da bravi sicari sono stati profumatamente e variamente retribuiti, di distruggere il tessuto economico e sociale? Chi crede alla seconda ipotesi, cari miei, non è complottista, è solo uno che pensa che politici deficienti siano ancora peggio che politici criminali, quindi si augura che sia tutto un complotto perché se così fosse se si riuscisse a smascherarlo ci sarebbe ancora speranza. Quindi fa quel che può per partecipare allo smascheramento: ad esempio, raccogliere versetti covidici.

24. Tarro: ma quale movida, le morti Covid sono colpa della folle gestione dell’emergenza. Ogni anno 650mila persone muoiono in Italia, prevalentemente anziane, alcune decine di migliaia per complicanze respiratorie innescate da un'influenza. Io lo so benissimo, è capitato a mia madre, per la quale a Reggio Calabria - nel 2019 - non si è trovato un posto in terapia intensiva . Molti di voi anche. Seguite questo virologo emarginato e denigrato (tranne che da pochi, tra cui un altro "paria" come Fulvio Grimaldi), la sua narrazione è quantomeno da prendere in considerazione: sicuri che tutti sti morti siano una novità o è una novità contarli tutte le sere al TG? Sicuri che non c'era un'altra strada, diametralmente opposta, che passava per la medicina di base anziché paralizzarla, per affrontare un virus più carogna del solito? Vi dicono di no, tutti i santi giorni da nove mesi, ma voi una testa pensante ancora ce l'avete?

No vax in fila per il sussidio di sussistenza, dopo
aver perso il lavoro e i diritti civili ed economici
25. Senza patente del vaccino non si viaggerà. Crisanti ha dichiarato che lui non si vaccinerà, Conte pure. Entrambi sono stati costretti a precisare che intendevano "prima di aver letto i report dei test", ma intanto fioccano le anticipazioni su cosa succederà a chi si rifiuta di vaccinarsi quando sarà avviata la campagna. I soliti complottisti dicono che dentro al vaccino sponsorizzato da Bill Gates ci siano dei nanorobot, ma anche volendo non crederci, lo sapete o no che un vaccino di solito viene sperimentato sugli animali per anni prima dei test umani, mentre stavolta la prima fase è stata saltata e la seconda ridotta a pochi mesi? E quando vi dicono che è efficace e sicuro al 90%, fosse anche al 95, e voi vi sentite rassicurati, vi rendete conto che state accettando percentuali di rischio dieci volte maggiori a quella di contrarre il virus con sintomi? L'articolo 32 della Costituzione non può essere abrogato per decreto, né aggirato di fatto, anche se la cosa piace agli alessandrigassman e a tutte le altre belle teste desinistra che auspicano sui social che i renitenti siano considerati cittadini di serie B quando non perseguitati. A Norimberga furono condannati a morte gli ultimi che hanno imposto trattamenti medici ad esseri umani, e il paragone non è esagerato. Anche perché, se non vi basta, gli effetti indesiderati delle vaccinazioni sono così probabili che l'Europa si sta attrezzando per le inevitabili azioni legali che dovrà affrontare, leggete per credere il "bando per un software che processi l'atteso alto volume di reazioni avverse al vaccino anti covid19", e se non sapete l'inglese fidatevi.

mercoledì 25 novembre 2020

SAN DIEGO

Non sono tifoso di calcio. Lo ero da bambino, come tutti i maschi italiani, e come spesso capita tifavo la squadra per cui tifava mio padre. I meridionali, si sa, tifano per la squadra della propria città soltanto assieme a una squadra del Nord, perché la prima se va di lusso e gioca in serie A punta alla salvezza, se va ancora bene gioca in B, ma normalmente gioca nelle serie minori, e tu intanto devi tenere per una delle squadre che lottano per lo scudetto. Per cui circa metà dei terroni sono juventini, e gli altri metà interisti e metà milanisti. Un calcolo spannometrico, ma abbastanza attendibile. Ma solo se dai terroni togli i napoletani e limitrofi: loro a un certo punto hanno avuto lui.

Papà teneva per il Milan, forse perché gli capitò di lavorare per qualche tempo a Milano proprio negli anni in cui splendeva la stella di Gianni Rivera. Ma forse no, all'Inter c'era Mazzola e tra i due era solo questione di gusti, il livello era quello: avercene, oggi. I fantasisti, qualcuno li chiamava, i registi offensivi, i numeri 10. Quelli che con Sacchi e i suoi epigoni si sarebbero pian piano estinti, intrappolati in reticoli di venti uomini rinchiusi in venti metri. Con qualche eccezione: Baggio, Totti, qualcuno dice anche Del Piero. Messi e Cristiano Ronaldo ancora dovevano nascere, e anche ammesso che vogliamo considerarli a livello dei succitati, o di un Crujff per aggiungere un altro parametro, sono perle rare in un calcio che, sarò anziano pensatela come vi pare, è da decenni talmente brutto da non farsi rimpiangere, da chi ha deciso di seguire altri sport già una quarantina di anni fa. E poi c'era lui.

Uno che oggi ve lo avranno raccontato in mille modi in mille servizi televisivi. Non vi serve il mio coccodrillo. Forse vi sarebbe piaciuto quello di un mio amico suo tifoso che quando scrive di cose intime è molto più bravo di me, e gliel'ho pure chiesto ma nemmeno mi ha risposto. Mi piace pensare che sia per via della troppa tristezza. Quindi non vi dirò niente di Diego Armando Maradona, non sono titolato. Solo che di talenti come il suo ne nascono uno al secolo, e il Novecento ci ha dato anche Pelè è stato fin troppo generoso. Solo che purtroppo oltre che di un talento unico è stato testimonial di come non basta quello, nemmeno se ti arricchisce, se non hai la testa adatta a gestire le tue fortune (non parlo di intelligenza, come potrei, o di assennatezza, che non si può pretendere conviva col genio, parlo di quel minimo di opportunismo e di furbizia che l'avrebbero tenuto lontano dagli errori peggiori, mannaggiallui). E solo che non fosse stato così unico, e così tutto sommato breve la sua parabola, forse quelli come me sarebbero ancora tifosi di calcio. Uno sport che aveva la sua peculiarità, purtroppo perduta, nel racchiudere momenti di poesia. E chest'è.

venerdì 20 novembre 2020

LA FINE DEL CINEMA MUTO

Se volete avere una idea di quanto è stato sottovalutato Claudio Lolli, ascoltate il capolavoro che dà il titolo a questo post e che vi metto in video alla fine. Non che molte altre canzoni siano da meno, no, e addirittura interi album, che infatti ho già recensito e recensirò per la rubrica RadioControinformoXDiletto. Ma questa ci azzecca molto con la fase storica che stiamo vivendo. Si, anche il suo amico Francesco Guccini ha scritto un paio di capolavori sulle "ere di transizione", su tutte Mondo nuovo (che cita Huxley: chi non lo ha letto si precipiti, ci parla della cronaca molto meglio dei telegiornali) e Bisanzio. Ma questa raggiunge vette poetiche estranee al Maestrone (almeno sul sociale che sul privato pure lui sa commuovere). Per esempio già nell'incipit:

"Alla fine del cinema muto / si riempirono le osterie / di vecchi attori poco fonogenici / e dalle tante malinconie, / che guardavano il cielo lunatici / come dovesse cadere giù, / ripensando a quel silenzio magico, / quel silenzio che non c'era più..."

Chi ha disegnato per noi il "mondo nuovo" e sta facendo di tutto per realizzarlo (no, oggi non vi parlo del covid, che è solo l'ultimo e il più efficace dei suoi strumenti), chissà alla fine forse ha pure ragione: non c'è posto sul pianeta per 9 miliardi di persone che consumano non dico come un americano, ma nemmeno come un europeo del sud e forse nemmeno come un nuovo cinese. E non c'è modo di convincere un essere umano a cedere volontariamente se non quote marginali di ciò che lui ritiene sue conquiste irrevocabili, suoi diritti inalienabili. Ma la gente ha il brutto vizio di invecchiare e prima o poi morire, e quelli che nascono in un mondo dove quelle conquiste e quei diritti già non c'erano, rispondono comunque alla pulsione primordiale di tentare in ogni modo di vivere la propria vita essendo più felici che possono, e anche se hanno un padre o comunque un vecchio che gliele racconta, possono al massimo immaginarsele, non percepire nelle carni la loro perdita. E "loro" lo sanno, e ci contano.

Ma questa storia la scriverà qualcun altro, a modo suo, con categorie sue, mettendoci dentro cose che noi nemmeno immaginiamo e togliendo cose che per noi sono essenziali, e anzi forse nemmeno la scriverà. Noi possiamo solo raccontarla dal nostro punto di vista. Quello di chi è cresciuto sognando che nel Duemila avrebbe avuto la sua auto volante, come tutti. Credendo a chi gli diceva che aveva diritto a un lavoro, e che la Repubblica avrebbe rimosso materialmente le ultime disuguaglianze. Aveva diritto all'assistenza sanitaria gratuita se stava male, alle ferie per ristorare la propria capacità lavorativa, alla pensione quando invecchiava ma nemmeno tanto che sennò come ti godi almeno qualche anno, a mettersi in proprio e cercare di arricchirsi nella legalità. Guidando la propria quattro o due ruote con cui poteva andare dove gli pareva, se poteva permetterselo. Cavalcando il proprio purosangue con la colt alla cintura. Coltivando le terre comuni che il Signore doveva lasciare disponibili al popolo per sostentarsi. Spostandosi con la tribù in un'altra terra quando non c'era più niente da cacciare e raccogliere in questa. Essendo capace di recitare tutte le emozioni possibili senza dire una parola. E a un certo punto il mondo cambia e quello che sai fare tu non serve più, o non si usa più, o diventa vietato, o è superato da un progresso o magari da un regresso non importa. Se hai culo te lo lasciano fare finché campi, sennò ti devi pure inventare maschera nei cinema coi film degli attori che parlano, se vuoi mangiare. 

Questo post è dedicato a un amico che riconoscerà le tematiche di una nostra chiacchierata telematica, uno dei pochi che a ciascuno di noi è rimasto "vicino" in questo periodo in cui sono messi alla prova tutti i nostri rapporti interpersonali. Lui dice che io do il meglio quando mi butto sul privato e sul racconto, quindi credo che gli piacerà. E anche, che la conosca già o meno, questa canzone...

domenica 15 novembre 2020

BRIGANTE IO? BRIGANTI VOI!

A un certo punto fu così famoso da diventare poi il Brigante per antonomasia. Anche se coi briganti/partigiani del Sud conquistato con l'inganno e depredato del suo futuro, di cui lo stesso Pasbas ci ha raccontato in numerosi post, non c'e molto altro in comune che l'origine geografica, di certo non l'epoca che qui siamo qualche decennio dopo, né la causa che qui più che altro è una causalità. Ma una causalità così "romantica" nel senso etimologico del termine che originò cronaca morbosa ante litteram (pensate se c'erano i social!), nonché giudiziaria, poi letteratura e cinematografia. Tanto che come dicevo all'inizio oggi anche chi non ha idea di chi fosse può sentire se stesso ripetere l'espressione "il brigante Musolino", pescata da chissà dove. E allora, visto che forse vi siete stufati anche voi delle mie tirate sul Covid (io abbastanza, ne faccio una ogni tre che la cronaca mi suggerirebbe, ma vedrò di scendere), ringrazio Pasbas per il contributo, e omaggio lui assieme a tutti voi con una chicca finale musicale: il concept album apposito di Otello Profazio. Buona lettura e buon ascolto.


Brigante io? Briganti voi a condannarmi ingiustamente! L’ultimo dei veri briganti

di Pasbas 

No figghioli u briganti u fazzu ieu!” Non c’era verso di strappargli il ruolo dell’inafferrabile brigante in fuga continua, braccato dai carabinieri, impersonati sempre dai suoi piccoli compagni di giochi. Questo bel ragazzino, sveglio e intraprendente, era sempre in evidenza nei giochi che si facevano nel piccolo paese di montagna, e che montagna: il famoso e temibile (per chi non lo conosceva) Aspromonte. Il ragazzino divenne un bel giovane, molto ammirato e ricercato, in un primo tempo dalle ragazze del luogo ma in un secondo momento ricercato tout-court. Per un giovane bello e intraprendente come era lui, era un gioco da ragazzi fare innamorare le belle calabresi che, a loro volta, lo fecero innamorare: Rosalia il primo amore, Cata la montanara dell’Aspromonte. Da qui in poi si trattò di capriccetti o di donne di malavita. E si, perché la sua vita incontrò uno spartiacque, un bivio nel quale dovette fare una scelta dalla quale non potè mai più recedere: la scelta del brigante inafferrabile. I suoi giochi con i ragazzini del paese rappresentavano, a sua insaputa, una oscura ombra proiettata sul suo futuro. 

I fatti

Questa bettola è uno dei centri di aggregazione delle settemila anime che vivono qui, alle falde dell’Aspromonte. “No questo lo bevo io perché sono il sottopadrone. La passatella ha queste regole e con queste regole si gioca. Se dico bevo io, vuol dire bevo io, se dico beve Filastò, è lui che beve. Zoccali, le regole sono regole.” E’ il giovane Peppe che parla in tono imperioso. E così quella sera Zoccali non beve neanche un bicchiere.“Ah si? e allora non rimetterò più piede in questa bettola” disse lo Zoccali. E Peppe di rimando (si Peppe, è così che si chiama il nostro eroe) “fai pure il tuo comodo, la tua mancanza non ci farà di certo fallire”. E Zoccali di rimando “dici così perché sei una bestia!”. Gli animi cominciano a scaldarsi, le frasi si fanno sempre più pesanti, Peppe ad alta voce “la bestia sei tu che non sai accettare uno scherzo come si deve”. Com'è come non è l’alterco si trasforma in sfida aperta, i due contendenti escono dal locale per battersi ma gli amici dell’uno e dell’altro li separano per tempo. Rimangono solo tra i due parole cariche di odio: “Peppe per il tuo meglio non ti accostare più a me!”; “oh non ne morrò di voglia, Zoccali!”. Tutto sembra concludersi così, senza vincitore né vinto ma... ...ma adesso entra pesantemente in gioco, per la prima volta, il disgraziato destino di Peppe. Tornando dal lavoro incontra alla fontana delle belle ragazze e tra queste la bellissima Marietta, giovine della famiglia Zoccali. Lui saluta le altre e poi: “E tu Marietta non mi dici niente?” a cui Marietta risponde: “No perché ho bisogno di star zitta”. Peppe: “Allora ti dirò io una bella paroletta all'orecchio”. Marietta: “Vattene sfacciato, ti saresti azzardato a baciarmi”. Peppe: “no, per me sei la Vergine Maria in persona!”. Detto questo le ragazze presenti prendono Marietta sotto braccio per toglierla d’impaccio e si avviano verso le rispettive case. La mattina dopo Marietta (che impersona in questo frangente il triste destino di Peppe) racconta a casa Zoccali: “ieri alla fontana il giovane Peppe ha cercato di attaccare discorso e di avvicinarsi per baciarmi”. La reazione dei tre maschi è a veemente: “sempre questo Peppe” e di rimando Rocco “è ora di finirla”, l’altro dei fratelli “si adesso oltre me molesta anche mia sorella!” , infine Rocco “cosa fatta capo ha, stasera andremo a trovarlo.” Il destino però ha i suoi tempi che non sono quelli degli uomini: “siedi con noi Peppe, bevi un bicchiere” dice Rocco; “non bevo perché ho bevuto troppo”. “Che vieni a fare qui, in questo locale?” dice uno dei fratelli e Peppe “aspetto un amico”. Fortunatamente arriva l’amico Filastò che, intuito cosa sta per succedere, trascina fuori il focoso Peppe e con lui si avvia per la strada del paese. Senonché udito un rumore i due si girano e si ritrovano i tre Zoccali che si avvicinano minacciosamente; “che volete?” dice Peppe e Rocco risponde “ci hai fatto una grande offesa rifiutando di bere con noi e questa è un’ingiuria atroce!”. Peppe sempre più alterato “ah questa è un’ingiuria atroce e allora prendete questa” e si tuffa in mezzo ai tre menando pugni in tutte le direzioni. Sebbene solo si difende come un leone finché uno dei tre aggressori lo colpisce tre volte con un punteruolo. Vista la mala parata Nino estrae la rivoltella, esplode in aria alcuni colpi e manda in fuga gli Zoccali. Medicato a casa l’amico, Nino lo esorta a denunziare tutto ai carabinieri. E qui il destino bussa nuovamente alla porta di Peppe: “No la spia io la lascio fare a chi è del mestiere”. Questo rifiuto gli costerà molto molto caro. Nella precedente colluttazione è caduto il cappello dalla testa di Peppe e alla fine della lite il cappello è introvabile: ecco un altro colpo che il destino assesta al nostro ignaro eroe. Il mattino dopo lo Zoccali si alza all'alba e esce dalla porta di casa quando improvvisamente esplodono dei colpi di schioppo, uno dei quali si stampa sul legno della porta. “Maledetti volevano farmi la pelle, sono quei due infami di Nino e Peppe! Avete sentito tutti gli spari e guardate qui, il cappello di Peppe prova che erano loro.....chiamate le guardie....che arrestino quei due malandrini!” grida Vincenzo. Sentito il trambusto e le frasi di Vincenzo, l’amico Clito corre da Peppe per avvisarlo. “Peppe hanno tirato tre fucilate a Vincenzo Zoccalo e accusa te e Nino di aver attentato alla sua vita”. “Cosa? E le prove?”, “ha nelle mani il tuo cappello, mettiti in salvo, per carità!”. Sentito questo il (quasi) brigante raccomanda la sua famiglia all'amico, esce di corsa da casa e sparisce nei boschi aspromontani. Le guardie chiamate sul luogo dell’attentato decidono di arrestare Nino e Peppe; detto fatto si recano nell'abitazione di Nino e lo ammanettano, quindi bussano alla porta di Peppe e chiedono alla sorella Ippolita dove sia. La risposta è: “è uscito presto per andare al lavoro, non so dove si trovi ora e a che ora tornerà”. Perquisiscono allora la casa e, visto che non c’è traccia del fuggitivo, vanno via. Da questo momento Peppe è per la legge ufficialmente un latitante. Il suo destino ha finalmente scelto il suo futuro, brigante! Passato qualche giorno con cautela Peppe si reca a casa di un parente nei dintorni del paese, per avere notizie della famiglia e rifornirsi di viveri, visto che la latitanza si prospetta lunga e faticosa. Visto che lo ha visto la madre di una delle sue amanti, essa decide di andare a Gerace a denunciarlo al delegato; in breve tempo così Peppino il bello è preso e arrestato. Ma lui non è tipo da arrendersi facilmente e, sebbene legato come un salame, dice: “mi avete legato come una bestia, ma non finisce qui!”. La strada del brigante è oramai tracciata. Alle otto di sera Peppino viene tradotto nel carcere giudiziario, lo stesso in cui è detenuto l’amico Nino. E dopo?

Il presidente della giuria della Corte di Assise di Reggio annunzia il verdetto: “gli imputati qui presenti sono condannati a scontare 21 anni di carcere per tentato omicidio nella persona di Vincenzo Zoccali”. Peppe Musolino (è lui il nostro romantico bandito) in un eccesso di collera, rivolgendosi allo Zoccoli grida: “hai capito che i signori giurati mi hanno condannato a 21 anni di carcere e che, come sai, io e Nino (Filastò) siamo totalmente estranei al fatto. Bene, adesso ho 21 anni e fra ventuno ne avrò 42, sappi che appena uscito verrò a cercarti e ti strapperò il cuore dal petto, dopodiché lo mangerò davanti ai tuoi cari. Ma se non ti troverò sfogherò la mia rabbia sui tuoi figli e sulla tua infame famiglia”. Zoccali di rimando: “intanto sorbiti questi 21 anni di sofferenze!”. Poi un urlo, dramma nel dramma, la sorella di Nino, Carmela incinta di 6 mesi, udita la sentenza stramazza al suolo e muore. Ignari di tutto i due condannati vengono caricati sul cellulare (non si tratta certo di un nuovissimo smartphone ma piuttosto di uno squallido e sporco carrozzone trainato da due ronzini) e tradotti al carcere per scontare da innocenti l’ingiusta pena. Il carcere si rivela durissimo, la cella di isolamento è angusta, buia e sporca. I reclusi hanno poca acqua e pochissimo cibo; l’uomo abituato ai grandi spazi delle montagne si trova costretto in un ambiente ostile e nauseabondo e quasi impazzisce: urla, strepita, non dorme, attira continuamente le guardie tanto che viene stretto in una camicia di forza. E’ a questo punto che Nino chiede udienza al direttore per farsi assegnare una cella migliore e con altri detenuti. Capita la situazione, il direttore decide di assegnare loro la cella di normale detenzione, già occupata da tre detenuti. La vita torna a essere più normale e i cinque divengono ottimi compagni. Passano i giorni ma Peppe Musolino non si arrende a questo triste destino, si gira e si rigira nel sonno, Poi in una notte di sonno finalmente sereno il nostro brigante fa un sogno premonitore, un bel vecchio gli indica il punto nel quale il muro della cella è indebolito e lo esorta a sbrigarsi per organizzare l’evasione perché presto li avrebbero trasferiti in un altro istituto di pena. Un altro segno del destino: una notte un canto strano, le parole quasi in codice e il dolce accompagnamento di una zampogna. Peppe chiama a sé gli altri detenuti e spiega che quello è un canto di criminali, una fibbia, che dice che saranno protetti dopo l’evasione. Trovato un grosso chiodo infisso nel muro, già da quella notte i cinque cominciano a scavare nel punto indicato nell’imbasciata della mala. Tutto procede ed una notte, allargato il foro tanto da far passare un uomo, si imbattono sfortunatamente in un grosso masso. Per diverse notti si alternano nel tentativo di rimuoverlo ma ahimè la dimensione ed il peso sono eccessivi e ogni tentativo si rivela vano. La rabbia di Peppino cresce e lo fa pian piano diventare un leone: fa spostare tutti i compagni di sventura dal buco e riesce, con uno sforzo sovrumano, a smuovere il masso. Si copre tutto e si attende la notte successiva. Tutto pronto, lenzuola annodate, vestiti e altro. Peppino si mette di guardia alla porta della cella, Nino fissa il lenzuolo alle sbarre e a quel punto tutto è pronto. Al solito Musolino si fa avanti, passa attraverso il buco e si cala lungo il muro di cinta. Arrivato a terra fa segno a Nino di scendere e, praticato un foro nella rete di recinzione, i due escono dal perimetro del carcere e si preparano alla fuga. Arrivano due dei compagni di cella ed inizia la loro avventura da uomini liberi (uno dei tre, tal Passaruga, decide di rimanere in cella). Dopo un certo tempo il Brigante Musolino si reca non visto alla casa paterna; prende un fucile, fa scorta di munizioni, di cibo e denaro e fugge sui monti dell’Aspromonte. Iniziano adesso le scorrerie dal monte Scapparone ai piani di Dorgada e usa Peppino la grotta di s.Leo come rifugio. Inizia così la serie impressionante di delitti per i quali sarà condannato all’ergastolo dalla corte di Assise di Lucca. 

I delitti di Musolino

Beh che dire, in quanto a Curriculum Vitae Peppe Musolino non era secondo ai vari Crocco, Ninco Nanco, Michelina De Cesare ed altri briganti postunitari. La vicenda processuale si conclude con la sua arringa finale, in quanto i suoi avvocati lo abbandonano. Ecco quello che dichiara prima della sentenza di condanna:

Il fato infausto, come nei romanzi scritti dai grandi autori del Romanticismo o nel famoso “Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel Garcia Marquez, ebbe piena responsabilità nella cattura del maledetto eroe popolare: avendo deciso di emigrare nelle Americhe, datosi le forze di polizia che lo inseguivano con un battello e la taglia consistente decisa dal Governo per catturarlo (con l’arrivo dei piemontesi, servi degli statunitensi e loro imitatori, furono creati dopo l’unità i Bounty Killer), prima di essere catturato si incammina a piedi dall'Aspromonte ad Urbino. In quel di Acqualagna, viene notato casualmente da due carabinieri che si insospettiscono nel vedere un giovanotto così ben vestito in piena campagna, gli gridano l'Alt! Ma Peppino scappa andando ad inciampare in un fil di ferro di un filare di viti e i due carabinieri, pur con molti sforzi, riescono a immobilizzarlo e riconoscendolo lo conducono in caserma. E’ la fine della latitanza e della libertà del famoso Peppe Musolino, il Re dell’Aspromonte.

La sua fine fu indegna e triste per un uomo intraprendente e amante della libertà come lui: dichiarato insano di mente fu trasferito nel manicomio di Modena a Reggio Calabria, dove finì i suoi giorni.

In evidenza

DEFICIENZA, NATURALE

Dell'argomento AI ne abbiamo già parlato come di uno di quei pericoli gravissimi verso i quali sarebbe opportuno porre argini non appen...

I più cliccati dell'anno