domenica 30 aprile 2023

LA MATEMATICA DEI SISTEMI COMPLESSI

Avrete certamente sentito parlare dell'effetto Farfalla. Si tratta di un paradosso matematico dovuto a un meteorologo ispirato a sua volta dal matematico a cui dobbiamo la moderna informatica, quel Tuning su cui forse avete visto pure un film. Tutti i sistemi complessi ne sono influenzati, ecco perché un vero scienziato quando ha a che fare con uno di questi sistemi onestamente dichiarerà di non essere in grado di calcolare con precisione accettabile le conseguenze di un qualsiasi minuscolo intervento iniziale. Ed ecco perché invece usare una matematica "normale" quando si ha a che fare con sistemi complessi è da criminali. 

Ma andiamo con ordine. Esiste un modo per distinguere uno scienziato da uno scientista, cioè un autentico studioso da un sacerdote interessato di questa nuova religione attraverso cui la dimensione religiosa dell'animo umano, quella per cui l'uomo quando non si spiega qualcosa ricorre all'autorità del sovrannaturale altrimenti non sopravvivrebbe, si è presa la rivincita dialettica al terreno eroso dalle spiegazioni scientifiche su quelle mistiche negli ultimi secoli, utilizzando proprio le categorie del pensiero scientifico per costruire un nuovo credo. Il modo è abbastanza semplice: se egli ha dubbi, se li manifesta di continuo, se mette avanti ogni volta che può formule dubitative anche alle sue stesse scoperte che gli sembrano più lampanti, se non si sogna manco la notte di imporle come dogmi, egli è uno scienziato. Se fa il contrario è uno sciamano del culto scientista, spesso ben remunerato della acquisita posizione.

Con un criterio così, è semplicissimo etichettare come ciarlatani, ad esempio, tutti quei soloni ben pagati che ci hanno afflitto negli ultimi anni con i Sacri Vaccini, chiamati tali senza esserlo per poterli imporre senza sperimentazione, e continuando ad insistere anche quando la sperimentazione su cavie umane coatte ha mostrato sempre più falle nella loro efficacia e nella promessa irrilevanza degli effetti collaterali (e ancora non abbiamo visto niente). Tra gli ultimi scienziati veri ad essere fregati dalla logica dell'emergenza, infatti, ci fu un certo Einstein, e non smise mai di pentirsene con dolore e pubblicamente finché visse. E non si era ancora affermata la fisica quantistica, che allo stesso Einstein metteva paura ma che oggi è il fondamento di una marea di applicazioni pratiche con cui giochiamo ogni giorno di continuo, a spazzare definitivamente il vecchio assioma che qualificava come scientifiche le osservazioni in cui l'osservatore non influiva sui risultati. E anche se a molti sembra ancora un'etichetta astrusa, senza la fisica quantistica non avremmo quasi nessuno degli aggeggi che costituiscono la nostra quotidianità, dalla TV in avanti.

Un reazionario magari religioso potrebbe dedurne che il successo ottenuto dal metodo scientifico nel cambiare il mondo negli ultimi secoli, a un certo punto ha fatto credere che esso potesse risolvere anche questioni al di fuori della sua portata, e ce ne sono in giro e ce li siamo pure trovati dalla stessa parte della barricata nella guerra contro la narrazione pandemica. Ma non è esatto: chi usi il metodo scientifico con rigore sa riconoscere le questioni al di fuori della sua portata, e lo dichiara, è solo chi ha altri interessi di varia natura (ingenuo o in malafede che sia) che spaccia per scientifiche conclusioni che invece sono solo miranti a un suo qualche obiettivo, per poterlo meglio attuare con l'appoggio dell'opinione pubblica, ben manipolata dalla propaganda. Gli esempi sono tanti, anche mettendo da parte il covid.

Il clima. Tutti noi possiamo constatare che l'app che abbiamo sul telefonino ci azzecca abbastanza solo per le previsioni a brevissimo termine, così così per quelle a breve e medio termine, mentre quelle della settimana prossima sono al massimo una indicazione di massima che spesso non si realizza. Gli è che le variabili in gioco per calcolare che tempo farà crescono esponenzialmente tanto più lontano nel futuro puntiamo l'obiettivo. Al punto che nessun computer esistente o immaginabile potrà mai, neanche concettualmente, calcolarle con precisione. Se ne deduce:

  • che chi compare in televisione dicendoci che tempo sarà la prossima estate o il prossimo inverno la sta solo buttando li, e probabilmente ha meno chance di azzeccarci del nostro bisnonno agricoltore;
  • che chi ragiona di riscaldamento climatico lo fa solo per imporre politiche di impoverimento e arretramento nei diritti fondamentali (economici prima che civili, perché gli ultimi senza i primi sono una presa per il culo), o perché si è bevuto la narrazione di chi ha questo abietto obiettivo.

Ne volete una prova? Ve ne do due, logiche ma volendo anche pratiche:

  1. se è così importante la transizione energetica (verso l'auto elettrica o la casa in classe A, per esempio) per ridurre il riscaldamento climatico (evidente, ma se anziché agire contro le sue vere cause si agisce contro cause apparenti, non si risolve, giusto?), perché anziché varare un massiccio piano di investimenti pubblici si chiede ai privati cittadini di impoverirsi indebitarsi insomma farsi carico della cosa?
  2. guardate negli occhi un sedicente scienziato che promuove la tesi del riscaldamento climatico antropico da fermare a ogni costo, e chiedetegli: hai la bacchetta magica, e sei in grado di ridurre con un cenno la temperatura media annua esattamente dei gradi che secondo te sono aumentati a causa dell'uomo; puoi dire con certezza che così il clima tornerà come quello di prima (quando signora mia c'erano le mezze stagioni) e non invece magari arriveranno problemi maggiori di quelli che la cronaca presenta sempre invariabilmente come parte della narrazione imperante? che ne so, nevicate assurde e letali, tempeste polari o altre amenità? se vi dice di no è un vero scienziato, e il castello di carte crollerà, se vi dice di sì è un buffone magari prezzolato.

Ma scendiamo su un caso in cronaca di portata minore, così da comprendere quanto l'asserzione che non siamo in grado di controllare veramente tutte quelle questioni in cui le variabili in gioco sono tante, anche quelle minime figurarsi quelle di portata globale, lo chiameremo il caso dell'Orsa assassina, anche se forse è solo una normale bestia selvatica che normalmente difende il suo territorio specie se ha dei cuccioli. Forse ne avete le scatole piene, e condivido perciò sarò breve, tanto usando la stessa logica dei capoversi precedenti si capisce bene dove sia stato commesso lo sbaglio, quindi dove siano le colpe (né sull'animale, né sul malcapitato ucciso). Gli è che a un certo punto qualcuno ha pensato qui una volta c'erano gli orsi, oggi non ci sono più, questo è un male per gli equilibri dell'ecosistema, vado in Slovenia, ne piglio un po', me lo calcolo scientificamente quanti, li porto in Trentino, ed opplà ho ripristinato l'ecosistema. A differenza del demiurgo del clima, qui non serviva la bacchetta magica, ma solo un qualche referente politico che gli desse ascolto e gli fornisse i mezzi. Ma (ops!) nel giro di un paio di generazioni gli orsi sono diventati troppi (non lo dico io, lo ammettono loro, infatti tra le soluzioni proposte c'è l'avvio di una deportazione in direzione opposta), come i cinghiali a Roma, a dimostrare che anche in casi così tutto sommato limitati credere di avere il controllo "scientifico" su fenomeni dalle troppe variabili è da presuntuosi criminali. I cinghiali come esseri selvatici sono relativamente poco prolifici, peccato che qualcuno abbia avuto la bella pensata di incrociarli coi maiali per mettere su degli allevamenti di cinghiali redditizi, da cui evidentemente qualche esemplare è sfuggito, ed essendo prolifico come i maiali ecco che nel giro di qualche anno si parla di invasione. Pensate se e quando avranno la libertà di costruire degli ibridi in laboratorio, cosa potrebbe venire fuori.

Ecco l'unica vera ragione per cui dovrebbe essere tassativamente vietato in tutto il mondo "giocare" con gli OGM. Già la modifica genetica ottenuta attraverso incroci "naturali" è potenzialmente pericolosissima, figurarsi dargli la potentissima accelerata di poterla effettuare in laboratorio. E chissà già quanti esperimenti hanno fatto, dai virus in su, persino in posti dove i governi sono formalmente contrari figurarsi dove tollerano. Senza tornare a parlare di vaccini mRna, ogni sperimentazione su questo terreno andrebbe semplicemente fermata, da un governo mondiale effettivamente illuminato, semplicemente perché nessuno è in grado di prevedere nemmeno lontanamente dove può portare. Non interessa se potenzialmente questa ricerca può farci guarire da tutte le malattie esistenti, interessa che se anche fosse davvero possibile senza controindicazioni come ad esempio lo sviluppo di malattie peggiori oggi inesistenti, il famoso demiurgo con la bacchetta magica che avesse il potere di attuarla con un gesto dovrebbe anche essere in grado di dirci ad esempio quanto tempo potrebbe resistere senza distruggersi un mondo dove nessuno si ammala e muore più e tutti campiamo cent'anni. Non sei in grado? ridammi sta bacchetta che te la spezzo sulle corna!

Con tutto questo non intendo che bisogna rinunciare alla ricerca in tutti quei settori dove l'analisi richiede quella che per semplificazione si può chiamare "matematica dei sistemi complessi". Solo che nel farlo bisogna mantenere la bussola orientata sul dio Dubbio (leggetevi questo articolo di filosofia, se volete approfondire), e neutralizzare tutti coloro che invece, interessatamente o ingenuamente che sia, si muovono su questi terreni sparando certezze a raffica.

sabato 22 aprile 2023

ESERCITO DI RISERVA

Le parole del ministro Lollobrigida sono fatte apposta per titillare un certo elettorato e irritare un certo altro, oppure semplicemente questi non sono capaci di ragionare al di fuori di certe categorie, anche se per decenza pensano razza e dicono etnia. Ma non potrebbero comunque avere alcun effetto se non poggiassero su una situazione reale, realmente sospetta e contraddittoria.

Lo stesso ministro lo spiega, nella stessa intervista di cui poi strumentalmente, come si usa in politica e nel giornalismo specie odierno, si estrapola solo il termine attaccabile: "Io ritengo l'immigrazione un fatto naturale fisiologico, sono nipote di un emigrante, quindi mi guardo bene dal pensare che l'emigrazione e quindi l'immigrazione siano un problema. Anzi diventano un'opportunità di crescita per una nazione. Se ci sono richieste di forza lavoro, quando hai esaurito la domanda interna, puoi, devi dotare di forza lavoro anche che venga da altre nazioni. Bisogna chiarire che il primo nemico dell'immigrazione regolare, fatta attraverso flussi organizzati, si chiama immigrazione illegale e clandestina, ed è una strada che è stata finora percorsa e che noi stiamo provando a cambiare". Mi pare una posizione condivisibile, ma voglio rincarare la dose: emigrare è sempre un dolore, una tragedia, ma i viaggi che intraprendevano i nostri avi, pur comunque durissimi, erano a fronte di una richiesta esplicita dei Paesi destinatari e ad essi funzionale, e nonostante ciò all'arrivo essi dovevano comunque affrontare diffidenze e razzismo. Questi poveracci vengono imbarcati apposta su natanti fatiscenti perché si possano subito creare i presupposti per andarli a salvare, e partono, pagando salatissimo, sapendo di avere una discreta probabilità di morire, e nessuna garanzia di occupazione all'arrivo, se non nei circuiti di manodopera sottopagata o di mendicità tenuti in piedi dalle vare mafie. Si tratta di una vera e propria tratta degli schiavi 2.0 con precisi mandanti organizzatori ed esecutori, rispettivamente il sistema capitalistico globalistico le mafie e gli scafisti. Se ci dimentichiamo ciò, e lasciamo che l'umana pietà verso le vittime, che pure non deve mai venire meno, riempia tutto il campo visivo e la mente distogliendoci dal pensare ai responsabili e al meccanismo infernale che hanno messo in piedi, saremo parte del gioco e non potremo mai fare nulla per fermarlo.

Questo ci può capitare specialmente se siamo culturalmente di sinistra e/o di animo contemporaneamente (perché invece in passato... lasciamo perdere) cattolico. E allora forse può essere utile prendere in prestito la sintassi del ragionamento del ministro e tradurne il testo rimpiazzando i termini che ammiccano ai destrorsi con altri di tutt'altro segno, scoprendo che il ragionamento continua a funzionare. Carlo Marx (ancora lui), studiando la nascente civiltà industriale, aveva capito, tra le altre cose, che il sistema capitalistico riusciva a retribuire il meno possibile i lavoratori mantenendone una buona quota disoccupati abbastanza a lungo da essere disposti a lavorare per meno di quello che prendevano gli occupati, costringendo questi ultimi ad abbassare le pretese per non essere rimpiazzati. Lui lo chiamava "esercito industriale di riserva", oggi basta togliere l'aggettivo al concetto per mantenerlo attuale. Le prove le hanno fatte con l'allargamento dell'UE a est (anzi prima ancora con le delocalizzazioni industriali), poi i cinesi hanno fatto la loro parte, e l'abbassamento drastico e per tutti della retribuzione del fattore lavoro in tutta una serie di settori fu rapidissimo. Ma le tendenze sistemiche del capitalismo non hanno servofreno, può fermarle solo un'autorità politica forte che lo voglia (questo era, il socialismo). Ed ecco che iniziò l'importazione degli schiavi, clandestina proprio perché funzionale al mantenimento in questa condizione, che senza governo si fermerà solo quando saremo tutti schiavi. Né vale l'obiezione che alla fine così il capitalismo stesso andrà in crisi, perché a lui non importa (d'altronde, se parliamo di tendenze sistemiche è perché non occorre postulare un vertice pensante, e in quanto tale convincibile a recedere) andare in crisi, dovrebbe importare a noi che non ci andasse, e infatti nella storia tutte le volte che ci è importato siamo riusciti ad evitare le crisi o ad ammortizzarne gli effetti imbrigliandolo. Aiutava alla cosa avere al mondo un altro sistema, che pur coi suoi enormi difetti costituendo un'alternativa costringeva la classe politica che volesse restare in un sistema capitalistico a governarlo in modo da diciamo così proteggerlo da se stesso. Da qualche decennio non è più così, e si vedono gli effetti drammatici. Tra cui le drammatiche migrazioni in cronaca.

sabato 15 aprile 2023

SEGUI I SOLDI

Lo so che è arbitrario e insufficiente, ma volendo condensare in una frase il portato del pensiero marxiano, quello che troppo spesso si dimentica finendo per trovare inspiegabili o spiegarsi in modo erroneo gli accadimenti, è che "l'economia è struttura, il resto è sovrastruttura". In altri termini, se vuoi capire davvero perché e percome accade qualcosa, devi seguire i soldi e tutto il resto da che sembrava caotico si rimette a posto componendo la figura. Attenzione: non sto dicendo che il resto non sia importante, dico solo che spesso la sua analisi a prescindere dal suddetto assioma marxiano risulta enormemente problematica e fornisce risultati fuorvianti. Spesso, fuorvianti in un modo preciso, fornito da chi ha confezionato la narrativa per portarci nella posizione che voleva.

Ad esempio, tutte le guerre combattute dagli umani, fin da quando sono diventati stanziali/agricoltori/allevatori da nomadi/raccoglitori/cacciatori che erano, hanno una causa prima di natura economica, a partire appunto dal banale controllo del territorio vitale alla comunità, che però viene "coperta" dal sovrano e dai suoi sciamani (entità con altro nome esistono ancora ed esisteranno sempre: la democrazia è una bugia bella e buona e chi non è d'accordo si illude) con motivazioni ideologiche, ad esempio religiose o etniche, che hanno lo scopo di mobilitare i sudditi a combattere. Il paradigma funziona sempre, se non si riesce ad applicarlo ad una qualche guerra di quelle studiate a scuola vuole semplicemente dire che non vi ci si è applicati abbastanza, fino a quella in cronaca: l'Occidente credeva di aver vinto la Guerra fredda, e all'inizio infatti trattava Putin e i suoi col sussiego che aveva per i fantocci come Eltsin, ma quando ha capito che non era così ha iniziato (nel 2013 in Ucraina, ma già prima nei Balcani) una offensiva, politica e anche militare, verso i confini della ricchissima in materie prime Russia, di cui quella che vi raccontano come se fosse una ingiustificata e improvvisa alzata di ingegno di un criminale non è che una tappa, una estrema reazione voluta e cercata e alla fine ottenuta. Putin non è folle, difende il suo territorio e la sua sovranità economica. E infatti la sua azione militare non è distruttiva, come ad esempio è nello stile proprio degli americani (si, anche qui in Italia).

D'altronde nemmeno Hitler era folle, o magari si (che ne so io) ma spiegare tutto con la sua follia è solo una verità di comodo su cui è fondata la narrazione politica occidentale degli ultimi 80 anni, il successo del nazismo essendo invece figlio delle sanzioni imposte alla Germania a fine prima guerra mondiale, a sua volta causata dalla volontà dei nuovi potentati di subentrare smembrandoli a quelli vecchi, gli imperi austroungarico e ottomano. Eccetera eccetera: vi risparmio l'esercizio. Che però funziona sempre.

Allora, se vogliamo capire come è nata la cosiddetta pandemia, e come è stato possibile che tutta la popolazione mondiale o quasi abbia creduto alla menzogna che la minaccia covid fosse così grave da giustificare lo spostamento della finestra di Overton fino a includere la demolizione dei principi liberali di libera impresa e assoluta proprietà del proprio corpo fisico, vulnus che non abbiamo ancora iniziato a pagare ma pagheremo e caro, dobbiamo seguire i soldi: quelli che hanno guadagnato le multinazionali del farmaco che erano anni che provavano a imporre il paradigma delle cure obbligatorie ai sani per moltiplicare i loro guadagni rispetto alle cure doverose ai malati, quelli che hanno così potuto elargire agli sciamani (medici e ospedali, politici, giornalisti), quelli che risalivano direttamente e indirettamente alla cricca di affaristi in cui oramai risiede il Potere del mondo globalizzato. E basta, perché una volta innescato il meccanismo si autosostiene, con la maggior parte dei miei e dei vostri parenti e amici che una volta creduto alla narrazione ha partecipato volontariamente e attivamente alla sua affermazione senza guadagnarci niente, anzi quasi sempre rimettendoci o del tutto inconsapevolmente o peggio ancora essendone consapevoli ma anche convinti di stare sacrificandosi per un Bene superiore. Esattamente come i soldatini nelle trincee della Grande guerra, tra cui ad esempio milioni di meridionali i cui nonni erano stati colonizzati dai piemontesi a guida anglosassone e ora andavano a morire per una patria che non era la loro, per strappare all'Austria territori che due decenni dopo facevano parte del sogno unificatore di Berlino, che con la fine del nazismo ha solo cambiato vestito.

Il paradigma si applica anche a quei pooracci che imbrattano opere d'arte e monumenti convinti di stare lottando per l'ambiente. Direi anzi a tutti coloro che credono alla narrazione pervasiva e insistente sull'ambiente che oramai ha preso piede, di cui gli imbrattatori sono solo una frangia estremista e stupida (come il bombarolo di De Andrè, che distrugge un'edicola, e la propria vita, anziché il proprio obiettivo, che però almeno lui aveva in qualche modo identificato correttamente). Dietro a questa narrazione, infatti, non c'è altro che l'intenzione precisa e determinata ad azzerare tutte le conquiste economiche e sociali che le classi subalterne occidentali avevano ottenuto a parziale risarcimento della seconda guerra mondiale.

Noi, che siamo i figli e i nipoti dei cafoni che una volta ottenute quelle conquiste le ha usate per farci studiare e darci la possibilità di elevarci socialmente ed economicamente, siamo l'obiettivo, dobbiamo mollare l'osso: il posto fisso, la casa di proprietà, la macchina, il tempo libero e le vacanze, e anche quelli che resistono prima o poi invecchiano e muoiono (il Sistema non ha fretta, per lui il tempo passa più lentamente) basta togliere dalla testa ai loro figli che quelli che per loro erano diritti intangibili esistano o siano mai esistiti davvero (e assieme far si che i loro figli non siano più la maggioranza della popolazione). La domanda allora è: quanti degli ambientalisti convinti, imbrattatori o meno, è consapevole del fatto che il modello sociale a cui stanno tirando lo sprint NON contempla i diritti economici e sociali che gli hanno permesso perfino di avere il tempo e il modo di pensarla come la pensano? Come diceva mio nonno, certe idee vengono solo a quelli col culo pieno, la sua generazione semplicemente non poteva permettersele, e comunque non c'erano le precondizioni perché gli venissero. I figli di quelli che oggi stanno contribuendo, con le loro azioni o anche solo col loro consenso, alla transizione verso la Servitù della gleba 2.0, saranno appunto servi, incapaci di attuare o anche solo di progettare alcunché, figurarsi una nuova transizione.

Insomma, gli imbrattatori fanno parte del piano, mentre chi non è d'accordo con lo stesso viene accusato di accuse infamanti e di contesto tale da sollevare consenso (come quelle di abuso sessuale), sia esso uno dei pochi giornalisti ancora capaci di fare il suo mestiere, o uno dei pochi politici non ancora a libro paga del Nuovo Potere.

sabato 8 aprile 2023

MA LA CAPITALE DEL PONTE?

Lo sberleffo degli oppositori è il primo tratto utile
a riconoscere le dittature. Lo shot è tratto da un sito
di stampa locale piuttosto seguito, e si autoqualifica.
Le ragioni per non costruire (meglio: non iniziare a,
perché non è detto che si riesca mai a finirlo) il Ponte
sono millanta e tutte serie, qui ne parliamo da anni,
ma gli utili idioti del regime le liquidano così. Come
coi no-vax, che ora tutti hanno almeno il dubbio che
invece avessero ragione, ma meglio non dirlo.
Per questioni ideologiche, lo dico anche se so che mi prenderete in giro, non guardo le serie TV (odio di essere costretto a fare qualsiasi cosa, anche a vedere il seguito di una cosa che non finisce, quindi una volta si ai telefilm e no agli sceneggiati) e soprattutto NON ho nessun abbonamento a piattaforme televisive: pago il canone e già quello è troppo. Per questa ragione, quelle poche volte che la mia tele è accesa su qualcosa che non è il tennis (quello gratis, sempre), faccio zapping compulsivo nel bouquet del digitale terrestre, che non offre quasi mai qualcosa che sia degna di fermarti più di dieci minuti. Ma ieri una mezzoretta mi sono fermato su un canale oltre il 50, che faceva l'ennesima replica di uno show teatrale di Ficarra e Picone, perché tanto dura uno dei loro sketch più riusciti, che se non l'avete mai visto ve lo metto in fondo al post col consiglio di guardarvelo tutto.

Se però andate proprio di prescia, vi indico io dove skippare. Ma prima alcune informazioni di contesto. Lo spettacolo è "maggiorenne", c'era Berlusconi premier, e fu mandato sulle reti Mediaset perché così fa chi è veramente potente: ostenta la sua potenza anche mostrando che "gli rimbalza" ospitare con rilievo i suoi oppositori, gente che non lo vota e che anzi ironizza su certe sue frequentazioni e abitudini. I due poi arriveranno fino a Striscia la notizia, il programma esemplare di questa finta satira (la satira è vera solo quando colpisce veramente, e di solito vale ai suoi autori come minimo l'esilio, vedi Daniele Luttazzi). Ma ai tempi erano ancora "vergini". E si incaricavano tra l'altro di dare voce a un movimento largamente maggioritario all'epoca, specie dalle mie parti: i no-Ponte eravamo quasi tutti, almeno quasi tutte le teste pensanti, o almeno quasi tutti i sedicenti di sinistra, perché il Ponte, si diceva, serviva solo alla mafia e a Berlusconi, e quest'ultimo a sinistra a sentirlo nominare tutti cominciavano a saltare (perché notoriamente "chi non salta Berlusconi è, è"). Gli davano voce a modo loro, denudando con ironia tutte le contraddizioni dell'operazione (prima tra tutte il costo, una cifra sufficiente a sistemare tutto il resto del territorio italiano, se solo avessimo quella sovranità monetaria perduta che ci consentisse di decidere dove investire, e quindi in una miriade di piccole opere indispensabili ma poco tangentizie e molto keynesiane, invece che in una enorme molto tangentizia e per niente keynesiana), impersonando i due ingegneri incaricati della costruzione alle prese con i problemi diciamo così logistici connessi. Più o meno nello stesso periodo, si occupava dell'impresa anche l'ingegner Cane di quel Fabio De Luigi esilarante con la Gialappa's prima di diventare un campione di insipidità al cinema.

Ma eccoci ai due passaggi cruciali, tra l'altro variamente profetici, cui saltare se non vi va di vedervi tutto il filmato:

  1. minuto 24, dopo che i due ineffabili capomastri avevano infilato di tutto, sul ponte, per accontentare parenti e amici, dall'asilo nido per la figlia all'autogrill per il cognato, passando per una serie di villette a schiera, ricevono una telefonata con la richiesta di metterci anche una pizzeria, che sulle prime rifiutano, ma poi invece capiscono, raggelando, da chi proviene...
  2. minuto 31, la Lega era da perculare e quindi anche il Ponte a un certo punto dichiara la secessione, con tanto di taglio dei collegamenti dalle sponde, che tanto per raggiungerle ci sono i traghetti (succederà davvero: se mai fosse ultimata una struttura del genere dovrebbe restare chiusa al traffico praticamente in ogni giorno di vento, se non ci credete informatevi su quanti metri deve oscillare un grattacielo per non crollare per effetto del vento, e stiamo parlando di un qualcosa di grosso ancorato al terreno alto al massimo qualche centinaio di metri, non di un qualcosa di relativamente sottile con oltre due chilometri di campata tra un ancoraggio e l'altro), ma allora ha bisogno di una Capitale... La scelta, allora dettata dal gioco di parole con la nota località adottata a simbolo anti "Roma ladrona", sa di vaticinio, visto che il principale sponsor del riciccio dell'operazione è proprio il leader di quelli che da un po' a Roma si trovano benissimo, e anche a fare affari con gli amici degli amici di quel Silvio ormai quasi fuori gioco, che proprio da loro fu portato a governare, dopo la stagione degli attentatuni e la tristemente nota Trattativa.

Buona Pasqua, anche se sentire parlare di Risurrezione di questi tempi suona beffardo...

lunedì 3 aprile 2023

DODICI NOTE

So di non essere originale nel meravigliarmi, da profano, che con sole sette note, che poi quelli bravi ti dicono che in realtà sono dodici perché contano pure quelle senza un loro nome autonomo che corrispondono ai tasti neri del piano, gli uomini possano inventarsi sempre combinazioni e sequenze diverse, e sono milioni anche senza poter accedere a tutte quelle che si cantavano e suonavano nei millenni prima di aver trovato modo di registrare le esecuzioni o anche solo di annotarsele scrivendo.

Si, certo, ogni tanto c'è un Al Bano che vince una causa contro un Michael Jackson per avergli questo copiato una sequenza - si, lo so, è davvero difficile immaginare Michelino all'apice del successo commerciale che per caso (o peggio ancora andandoselo a capare) ascolta un misconosciuto brano del Carrisi e si dice "figo, mo' glielo frego!", ma i giudici non decidono per immaginazione, nella fattispecie hanno dei parametri quantitativi per raffrontare le frasi musicali e poter decidere cosa è plagio e cosa no. Ad esempio Bachalov che vince un Oscar con un'idea di Sergio Endrigo è più plausibile, ma gli eredi del grande cantautore hanno faticato più a lungo ad ottenere ragione. E ogni tanto a ciascuno di noi è capitato di ascoltare una canzone e trovarsene in mente subito un'altra, a me ad esempio Sincerità di Arisa pare identica a Don't worry be happy di McFerrin, Grace Kelly di Mika a Daje de tacco daje de punta o come cavolo si chiama, e certi riff di Zucchero (e ancora ricordo la risata, perché lei ce l'ha impressionante, di Skin quando a Sanremo glielo hanno nominato) sono imbarazzanti. Ma anche tarato tutto questo, resta il miracolo di cui sopra: una specie di "pesca miracolosa e forse inconsapevole" di una nuova creatura da un universo parallelo dove evidentemente giacciono tutte da sempre e per sempre

Insomma, ci sono artisti che giustificano davanti agli Dei di avere sfruttato a dovere l'aver avuto in sorte (anche solo per un po') di campare di musica, per aver scritto una canzone una, trascurando tutto il resto del repertorio a prescindere se sia davvero tutto dimenticabile o abbia qua e la cose interessanti. Penso a un Edoardo de Crescenzo per la sua Ancora, a Bonocore con Scrivimi, ai Supertramp di The logical song o a Billy Joel per Honesty o Just the way you are, ma giusto per intenderci, che gli esempi sono millanta. Ma confesso che l'idea per questo post mi è venuta dalla cronaca, che dice della morte di uno peraltro relativamente giovane rispetto agli ultraottantenni ancora in giro a lottare insieme a noi.

Parlo di Ryūichi Sakamoto, artista polivalente e dalla produzione vastissima, tra cui un paio di colonne sonore memorabili fino a portargli un Oscar, che però se anche avesse scritto solo la musica di Forbidden colors eccetera eccetera (vedi sopra). Stiamo parlando della colonna sonora di un filmone di cui abbiamo già parlato a proposito dell'altro suo protagonista (si, Sakamoto ci recitava pure), quando a morire fu David Bowie. Andatevi a rileggere il post, e cercate il film se non lo avete visto. Il main theme musicale, anche se il titolo non vi dice nulla, appena arriva lo riconoscete, tutti, garantito.

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