venerdì 31 dicembre 2021

FINCHÈ SON VIVO

Prossima trincea: muori ma soffrendo meno.
Ero molto indeciso se pubblicare qualcosa da Positivo, dopo due anni di parole a fiumi per dapprima cercare di tenere viva la fiaccola della ragione, poi per almeno riaccenderla in qualcuno, infine per rassicurarci tra noi pochi a tenerla viva avendo constatato la vittoria del Nemico (del genere umano) che ha convinto tutti gli altri. La mia perplessità derivava da due ordini di rischio anche piuttosto facili da capire, oltre che a realizzarsi:
  1. che nel mondo dei social, su cui solitamente faccio quel minimo di pubblicità ai miei post, qualcuno, tra tutti quelli che lo pensano, abbia il coraggio (mica tanto: i social aiutano i conigli a farsi leoni) di declinare in un qualche modo che ben mi sta, eccetera eccetera;
  2. che poi davvero la Nemesi mi colpisca, mandandomi dove non potrei impedire che tutto quello che ho scritto venga utilizzato a mio dileggio postumo e come legna per la propaganda vaccinista.

Alla fine ho deciso di scrivere proprio per l'altra faccia della medaglia del punto 2: una cosa va fatta, finché si può. Inoltre, a favore di questo post ci sono anche un fattore scaramantico, sempre meridionale sono, e uno pratico: hai visto mai qualcuno un giorno volesse raccogliere in un volume tutto questo una conclusione ci vuole. Ed è: da buon riggitano testa di scecco, nemmeno restarne vittima lo ha convinto. D'altronde, se il caso singolo non fa testo, se contano le statistiche fatte bene (quindi non certo i numeri manipolati pro terrore ogni giorno) e anche saperle leggere (quindi non certo come fanno da due anni gli scherani di ogni guisa), allora non fa testo nemmeno il proprio.

Quindi chiudiamo questo maledetto 2021 con il più classico dei "buona fine buon principio", poi semmai ci risentiamo nel 2022 dall'ennesima inutile zona gialla, altrimenti (e mi tengo per me per chi soltanto mi dispiacerebbe) vuol dire che era un addio.

venerdì 24 dicembre 2021

CARO BABBO NATALE

Caro Babbo Natale, ti scrivo anche se ormai so che non esisti, anzi l'ho sempre saputo perché quando ero piccolo la vedevo a zia Luciana che iniziava ad agosto a comprare i regali per tutta la famiglia (e stiamo parlando di un clan calabrese degli anni sessanta, la maggior parte di voi per capirlo deve attingere alla cinematografia neorealista) impacchettarli e metterli via. E lo faccio come esercizio retorico, dal momento che sono perfettamente consapevole di non avere nessuna speranza di vedere realizzati i miei desideri.

Oggi per trovare 50mila positivi, di cui forse 10mila con qualche sintomo, hanno fatto NOVECENTOMILA tamponi. Gli stessi tamponi che vanno bene per trovare le cifre necessarie a un ulteriore giro di vita, però, non vanno più bene per poter andare a lavorare. Anche se tornano buoni per patentare un vaccinato con due dosi, intanto che corre a farsi la terza. Ecco, Santa Klaus, quest'anno sotto l'albero vorrei trovare i miei concittadini bivaccinati che si incazzano come bestie e scendono loro in piazza, non i quattro gatti chiamati con spregio no-vax come i dettami della propaganda vogliono (etichettare è il primo passo, e non sempre è una stella cucita), ché milioni in rivolta piegano qualunque tiranno. Invece leggo e vedo che non solo non si sentono, come dovrebbero, presi in giro, ma plaudono alla stretta e anzi lamentandosi che non sia stata fatta prima e magari più dura. Ci resto sempre male, anche se dovrei saperlo, avendolo letto in troppi libri, che quasi sempre gli schiavi amano le proprie catene e sennò non ci sarebbe nessuna schiavitù.

Sono due anni che vado dicendo e scrivendo (ma la prima cosa ho smesso, si rischia troppo, e la seconda ormai quasi, come potete constatare) che con questi numeri, con questi criteri, lo stato di emergenza poteva iniziare decenni fa e potrebbe continuare per sempre. Non si tratta di minimizzare o meno, che ogni singola vita persa è sacra, ma di mantenere o meno la lucidità di analisi indispensabile ad evitare che i malintenzionati se ne approfittino. Ecco, San Nicola conterrone mio, vorrei che un qualche Assange (in mancanza di quello originale, non a caso messo per tempo in condizione di non nuocere) facesse uscire le serie storiche reali, che dimostrano che i numeri per cui continuano a angariarci oggi, se li avessimo contati allo stesso modo, ci sarebbero stati per ogni santa epidemia influenzale, il che vuol dire semplicemente (ripeto, sono due anni che lo urlo al vento) che ci saranno finché vorranno, o finché i cittadini non gli imporranno di smettere di contare e preoccuparsi solo di curare chi sta male. E con ogni mezzo possibile, non - come hanno fatto - impedendo qualsiasi cura allo scopo preciso di lasciare senza alternative la sperimentazione di massa di sieri mai testati prima.

Che poi, cifre alla mano, se avessero un minimo di pudore oggi tutti quelli che hanno montato sto teatrino, in Italia come altrove, dovrebbero andare in TV a reti unificate a dire: "scusate, ci siamo sbagliati, i vaccini non funzionano, ora sperimentiamo tutti i protocolli che abbiamo improvvidamente affossato, e intanto interrompiamo la campagna, mettiamo su una commissione di inchiesta per fare luci su quei tanti, troppi, che da mesi vanno morendo improvvisamente in ogni dove (le cronache sono piene, e mai che un giornalista faccia seguire l'informazione, o almeno la domanda, sulla loro recente vaccinazione) senza mai avere avuto malattie importanti, e promettiamo di risarcire chiunque abbia avuto danni in proporzione agli stessi". Ti sembra troppo, caro il mio omone della Coca Cola, come regalo di Natale? Va bene, mi accontento che inizino a glissare, dismettano tutti i provvedimenti liberticidi, e si ritirino a vita privata.

Ora, lo so bene che il covidiota a questo punto ripeterà il mantra del calo dei sintomi e la litania della responsabilità sociale. Ma, oh Gesùpiccinopicciò, non sono così ottimista da osare di chiederti di fare tornare il lume della ragione in milioni di teste, so da me che quando è troppo è troppo, eppoi forse a questo punto è lecito dubitare che ce lo abbiano mai avuto davvero. L'unica mia misera consolazione è che lo scrissi fin da giugno, e per tutta l'estate, che il calo dei contagi non poteva essere dovuto alla campagna vaccinale dal momento che quello dell'anno prima, senza vaccini, era molto ma molto più marcato, deducendone la previsione, puntualmente avveratasi adesso, che vaccini o non vaccini con l'inverno sarebbe arrivata una nuova influenza e l'unico modo per non avere di nuovo i contagi alle stelle sarebbe stato non contarli. E invece curare tempestivamente chiunque inizi a star male, abbandonando i tamponi al loro destino di strumento statistico mal riuscito, anziché sprecare i soldi pubblici per mantenere questo assurdo baraccone, e intanto tagliando i fondi alla sanità al punto che oggi a Roma se vai a farti un prelievo in ospedale o struttura convenzionata dopo tot numeri te lo paghi. Ecco, mi accontento che tutti i zelanti tripunturati siano costretti a farsi le analisi del sangue di frequente, a monitorare i trombi causati dai sieri, e ogni volta costretti dai tagli alla sanità ad alzarsi più presto e sennò pagare di tasca. A parziale mitigazione della condanna, ti propongo di fargli sparire gli specchi da casa, che tanto coperti dagli sputi non funzionano bene.

Buona festa del Sole Invitto a tutti, che gli antichi saggi avevano fissato tre giorni dopo il solstizio invernale, quando ci si cominciava ad accorgere che le giornate avevano anche stavolta ricominciato ad allungarsi, che quindi l'Astro del giorno non aveva nemmeno stavolta deciso di abbandonarci per sempre. Il grande Eduardo la sintetizzava meglio: "ha da passà a nuttata!". Ecco, caro Babbo Natale, ora chiudo gli occhi, e domani questo incubo sarà finito, vero? vero?....

sabato 18 dicembre 2021

RADIOCIXD 50 - ALCHEMY

Questo live se te lo sei perso è proprio il caso di dire "cacchio, me lo sono perso!". Con la testa di oggi si poteva capire da subito, che quella band era come un tavolino con una gamba sola e non sarebbe stata in piedi a lungo, ma allora chi poteva saperlo, che saltata (a venti anni e senza un soldo in tasca...) Cava dei Tirreni (la location più vicina a Reggio)  ti perdevi l'Alchemy tour e non avresti avuto più occasione, di vedere i Dire Straits dal vivo, se non nella tournée di addio (ma al Palaeur, acustica pessima). Certo, Mark Knopfler continua ancora oggi, e da allora ad oggi molte volte è passato in concerto dall'Italia, e oltre ai suoi brani da solista (pur apprezzabili ma non certo memorabili) lui dal vivo propone sempre molte cose del suo passato, ma non è mica la stessa cosa.

Non sono riuscito a trovare l'intero video in rete, magari siete più fortunati di me, o magari vi procurate il DVD (il link non ve lo metto, non faccio pubblicità ai profittatori della pandemia - ma chi ce l'ha più in casa un lettore?), per cui vi confeziono come strenna natalizia la tracklist commentata coi tube singoli (con qualche dubbio sulla loro estrazione proprio dal video ufficiale). Ma una fruizione continuativa del concerto è qui più ancora che mai vivamente consigliata, specie se avete accanto minori (va bene pure se solo di 40 o 50 anni...) da sorprendere. Vi si vedono alcuni ragazzi scatenarsi su un palco con in mezzo uno di loro, proprio quello che produce sequenze di note inimmaginabili e incredibili, quasi impassibile, a capovolgere tutti i luoghi comuni sul chitarrista rock già allora cristallizzati da decenni di imitatori di Hendrix. A volte, gli si muovono solo le dita. Ma a velocità irreali. E a produrre suoni a dispetto della velocità perfettamente scanditi e "in tema".

1. Once Upon a Time in the West
Tredici minuti. L'attacco sottolinea, come nella versione studio, l'omaggio a Morricone già chiaro nel titolo. Ma l'andamento reggae dell'originale qui lascia spazio a un arrangiamento rock ormai consolidato. Vi ho messo il tube col solo audio perché non ho trovato il video di questa stessa versione, che dal settimo minuto è assolutamente strepitosa per esecuzione strumentale e qualità della registrazione.
2. Expresso Love
Qui invece il video è quello proprio di Alchemy live. Il pezzo è un rock a struttura classica, tratto da Making movies del 1981. Farebbe la fortuna di qualsiasi album di qualsiasi altro rocker, ma in questo contesto di capolavori si ritrova declassato a brano di passaggio.
3. Romeo and Juliet
Anche qui meglio il solo audio che un video di un'altra esecuzione. Il celeberrimo brano del 1981 qui viene allungato a otto minuti, ma nonostante i virtuosismi finali (dal settimo minuto in poi) il suo valore resta nella storia che racconta, con una metrica che tradisce le radici dylaniane dell'autore anche quando l'arrangiamento tende a mascherarle. Ai tempi la ballavamo in discoteca, nell'atteso momento dei lenti, e la sapevamo tutti a memoria. Io l'ho cantata (al matrimonio del mio amico Saverio, accompagnato al piano dal mio amico Antonello), ma sono certo che molti di voi possono dire altrettanto, o giù di lì.
4. Love Over Gold - 
Ve ne ho già parlato qui. Anche per questo vi mostro il video del live anche se la qualità dell'audio del tube che ho trovato non è granché. Il brano in qualche modo è la title track del disco, se è vero che gli alchimisti cercavano di ottenere l'oro da altri materiali. 
5. Private Investigations
Anche di questo brano vi ho già parlato a proposito dell'album da cui è tratto. Ve ne propongo una versione video dal tour successivo, non avendo trovato quella di Alchemy, sperando che data la natura intimista del brano si possa perdonare la peggiore qualità del suono e l'esecuzione meno accurata.
6. Sultans of Swing
Per fortuna invece di questo brano la versione originale di Alchemy ve l'ho trovata. Il brano è il primo e il più famoso della band, se ne trovano migliaia di versioni loro e migliaia di cover. Ne fece una anche Cristiano De Andrè coi Tempi duri. E una la facevamo anche noi Ristrittizzi (traduzione in un riggitano inventato proprio di Dire Straits e Tempi duri). Questa dura quasi undici minuti, e la già lunga e strepitosa coda strumentale della versione studio (allora in radio noi la passavamo tutta, oggi se vi capita di sentirla a un certo punto la sfumano: dovrebbe essere reato penale) qui diventa assolutamente monumentale, dal quinto minuto in poi: da non credere alle proprie orecchie. E occhi, visto che gli inquadrano spesso le mani.
7. Two Young Lovers
La versione studio di questo brano fa parte di un q disc del 1982 ingiustamente dimenticato, quattro rock'n'roll (il più noto è Twisting by the pool) tutt'altro che disprezzabili. Ma nei live è presto assurto a introduzione di Tunnel of love, e chi ha consumato il vinile è così che lo ricorda.
8. Tunnel of Love
Di questo iconico brano ho trovato un live di poco successivo ad Alchemy, che da quasi un quarto d'ora passa a oltre sedici minuti. Si sente bene, e anche l'esecuzione è buona anche se leggermente diversa nella lunghissima e famosissima coda. Nel 1981 in radio la già lunga coda della versione studio la prolungavamo missando più volte il 45 giri con l'ellepì. Se uccidi un dj per averla invece sfumata, non è reato.
9. Telegraph Road 
Nel merito di questo pezzo ho già parlato qui. Questa versione live è una volta tanto una fedele riproposizione di quella in studio, ed è proprio quella di Alchemy.
10. Solid Rock
Per questo brano vale quanto detto più su per Expresso love, album di origine compreso. In più, il testo, che a un ascolto superficiale sembra vi parli di una musica tosta, a un ascolto attento richiama un noto brano del vangelo, spesso scelto nei matrimoni. Dylan rules again.
11. Going home
Forse il titolo ha giocato un qualche ruolo, nella scelta di questo brano per chiudere questi epocali concerti. O forse anche, chissà, qualcosa nell'anima di Knopfler che già gli suggeriva una carriera lontana dalla band. Il brano è infatti tratto dalla prima di molte colonne sonore scritte dal nostro, quella del film Local hero, pellicola tutto sommato dimenticabile con tra i protagonisti un vecchio Burt Lancaster, del 1983. E non si può dire che anche musicalmente non sia una chiusa perfetta.


mercoledì 8 dicembre 2021

CH'È SÌ CARA

A giudicare dal numero di letture degli ultimi "versetti covidici", forse dovrei lasciar perdere, che anche solo a cantarcela tra noi, "noi" siamo ormai talmente pochi che rischiamo il ridicolo. Bisogna ammetterlo: hanno vinto. Secoli di conquiste sono state avviate all'azzeramento, o comunque alla riduzione ai minimi termini, o se preferite ai termini che vengono decisi chissà dove e come, usando come grimaldello una cosa che ha accompagnato l'umanità fin dalla nascita, in continua evoluzione come e più di essa: il virus dell'influenza. Va dato atto alla genialità.

Il capolavoro è costituito dal fatto, indispensabile peraltro per la predetta vittoria, che gli accoliti di questa nuova religione, che essendo forse il 95% annoverano tante ma tante persone fino a ieri stimabili e ritenute intelligenti e consapevoli, non si accorgono minimamente di esserlo. Credono sinceramente di stare seguendo solo prescrizioni empiriche di governanti preoccupati per la nostra salute che tutto sommato non avevano alternative ai provvedimenti via via adottati, vista l'emergenza (o se preferite Monti lo "stato di guerra"), che domani, finita l'emergenza, passeranno, anche se nessuno ancora gli ha mai detto quand'è questo domani (nessuno ad esempio confronta i dati di oggi con quelli antecovid, per scoprire che allora potevamo essere in emergenza da 50 anni, per non dire da sempre), e ignorando che glielo stanno spostando davanti al naso come la carota legata al bastone davanti a quello dell'asino.

Di fronte a ciò, accolgo molto ma molto volentieri lo "zibaldone" che mi ha mandato Pasbas, intanto perché mi consente non dico di cambiare argomento ma di spostarcisi di lato, eppoi perché ci azzecca eccome. Ho lasciato il suo titolo alla raccolta di citazioni, ma per il post ne ho scelto un altro, anch'esso citazionista, e non vi dico nemmeno di chi, che dovreste saperlo.

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Popolo di sana e robusta Costituzione? Sulla Libertà.

di Pasbas

L'uomo è schiavo perché non usa la ragione, unico strumento che conduce alla Libertà. (Spinoza)

La Libertà è Responsabilità ed è proprio questo che alcuni temono. (Sartre)

Si potrebbe pensare un piacere e un'energia nell'autodeterminazione, una Libertà del Volere in cui uno spirito prende congedo da ogni certezza. Un tale spirito sarebbe lo spirito libero per eccellenza. (Nietsche)

Tre le fasi di evoluzione del concetto di Libertà: (1) momento più basso, Libertà appannaggio di pochissimi [Tesi]; (2) processo evolutivo che estende la Libertà a parte dell'umanità [Antitesi]; (3) Libertà patrimonio dell'intera umanità [Sintesi]. (Hegel)

La Libertà è il più grande dono ma anche il più grande fardello, essa implica la tragicità: essere liberi di perseguire il bene o il male, ciò provoca nell'uomo insicurezza. (Dostoevskij)

La Libertà si basa su un rapporto non conflittuale tra cittadino e legge ma anche sulla capacità di dare leggi a se stessi. La legge non può essere accettata supinamente in virtù di altro. (Rousseau)

La vera Libertà non è obbedire ad altri ma essere trasparenti con se stessi. La Libertà si basa sull'io intellettuale e sull'autodominio, cioè l'anima che domina il corpo, la razionalità che domina l'animalità. L'uomo libero è capace di dominare i propri istinti, lo schiavo ne diventa vittima. (Socrate)

[La Libertà vera è] quella che consiste nell'essere cittadino per mezzo di giuste leggi e stabili istituzioni assicurato..contro ordini tirannici del potere.. - Chi solo amò di Libertade il nome o appena il profferì, dai sacri lari strappato e trascinato è per le chiome - E i servi trasformar puote in eroi... E non teme il fragor di tue ritorte, o Tirannia, né de' metalli tuoi; non quella cieca che si chiama sorte che i vili in Ciel locaro e fecer Diva; e scritto ha in petto: o libertade o morte. (Manzoni)

Noi vogliamo una filosofia libera, una libera ricerca scientifica, mentre voi imponete la vostra volontà di sopraffazione. Noi vogliamo l’autonomia del pensiero e della scienza da ogni autorità religiosa, civile o accademica, voi volete soffocare ogni manifestazione dello spirito. Così, così così così possono essere scacciati dalla Sorbona e da ogni università i bigotti ed i pedanti, amen, amen, amen. (Giordano Bruno)

La natura offre al fanciullo un ampio spazio da cui attingere le diverse conoscenze, anche in maniera ludica, sperimentandola in assoluta libertà. la repubblica è analoga ad un organismo vivente, capace di proteggere l’uomo e non annientarlo; approccio unitario delle problematiche all’interno della comunità, per la messa in evidenza dell’accordo tra i cittadini, come fondamento del vivere civile. . tentativo di immaginare un modello di società giusta e solidale, nella quale la formazione dell’uomo «perfetto e armonico». (Campanella)

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E, a proposito di filosofia e di libertà, guardatevi questo video:

domenica 5 dicembre 2021

SOTOMAYOR! - VERSETTI COVIDICI 114-119

Ed ecco a voi una doppia autocitazione carpiata: in questo post di maggio 2021 scrivevo questo, ricordandovi quello che vi avevo scritto a maggio 2020:

"...l'anno scorso di questi tempi il vostro affezionatissimo blogger vi avvisava che ovviamente [,,,]  coi primi freschi, i contagi sarebbero risaliti e il teatrino ricominciato. Inutile dire che dal combinato disposto di quanto sopra la deduzione può tranquillamente essere rifatta pari pari per l'autunno prossimo (eccetera), anche se vi vaccinate tutti."

Ai tempi ancora speravo di svegliare qualcuno, oggi ormai mi sono rassegnato a cantarcela tra noi. Ma intanto si sono vaccinati quasi tutti, moltissimi con due dosi, si inizia con la terza, e... opplà! arriva la nuova influenza, che chiamano "variante" per poter continuare a sommare morti e contagiati di stagione in stagione, e (ops!) i sieri genetici chiamati dolosamente vaccini non la coprono. Dite che mollano l'osso? Macché, prima ho sentito al TG questa notizia: "identificato in Italia il primo caso di variante Omicron, sta bene grazie ai vaccini". Dopo pochi giorni, quest'altra ancora più incredibile (per chi abbia ancora una concezione corretta della scienza, non essendoci stato il tempo materiale non dico per compiere una verifica, ma nemmeno per cominciarla): "la terza dose efficace contro la variante Omicron". D'altronde, il primo comandamento di ogni traditore seriale è da che mondo è mondo: non ammettere mai la colpa, continuare imperterritamente e ottusamente a negare qualsiasi cosa, anche e soprattutto se evidentissima. E a nulla vale, perché il 95% si beve tutto e solo in pochi stiamo li ancora a riscontrare incrociare eccetera, che essi stessi ammettano che questa nuova variante non è poi così aggressiva, e d'altra parte che la quarta dose sarà inevitabile (che lettera greca useranno? o passeranno all'aramaico?).

Sempre a proposito di acrobazie, queste capriole logiche continue a noi spettatori dovrebbero ricordare quelle esilaranti di Aldo Giovanni e Giacomo quando facevano ridere, che sempre si concludevano con uno che approfittava dell'altro che si era chinato per avvicinarsi da dietro con un gesto inequivocabile del bacino (come per "inOcularlo") ed esclamare il nome dell'ex campione di salto in alto cubano che da il titolo a questo post. A noi spettatori, perché invece la vittima nella gag ci ricascava sempre. Peccato solo che rispetto a quella situazione noi "spettatori consapevoli" abbiamo uno svantaggio: il culo è anche il nostro. Anzi, visto che la vulgata condivisa è che la colpa è nostra, ce lo rimettiamo due volte.

Infatti adesso parte il Super Green Pass, quello per cui coloro che ottengono il lasciapassare tramite tampone negativo (che poi a rigor di logica sono gli unici sicuramente sani, o perlomeno lo sono con molta più probabilità dei vaccinati, visti i dati) possono solo andare a lavorare, e invece non possono andare al cinema o al ristorante. E' solo l'anticamera dei provvedimenti all'australiana, dove anche i contatti vengono internati in campi di concentramento, e se provano ad evadere vengono braccati come criminali. Ma questo non è ancora sufficiente ad allarmare le belle anime della fu sinistra italiana, lodevoli eccezioni escluse. Se avessero ancora un briciolo di rispetto verso le loro stesse idee, quelle che oggi continuano a sbandierare vuotamente a proposito di parità di genere o di disabilità (temi sacrosanti, ma che essi stessi senza accorgersene sminuiscono con il loro strabismo con cui ignorano gli attacchi alla democrazia in cronaca), dovrebbero tutti ergersi a difesa del libero dissenso. Anche quando fosse davvero pericoloso, perché quando è comodo sono buoni tutti. Per cui il diritto a non vaccinarsi perché non convinti dalle ragioni portate da chi sostiene i vaccini, almeno fino ad eventuale obbligo di legge (che non sanciscono ancora solo perché temono che ci siano gli estremi che qualche magistrato finalmente si svegli e Costituzione in mano li condanni a congrui risarcimenti - e non parlo solo di danni collaterali, voi le avete mai viste tutte queste morti improvvise di persone giovani e sane in cronaca, senza che il giornalista di turno non dico enumeri le possibili cause, ma almeno ci dica se erano vaccinate o meno?), dovrebbe essere il primo dei diritti civili ad essere difeso oggi, perché è quello sotto attacco oggi, anche in caso di epidemia in fase apicale con un morto in ogni casa. Scenario da cui per fortuna il covid19 è stato anni luce lontano anche nei momenti e nei luoghi di maggiore intensità. Ma in quel caso, in caso di autoevidenza del male e di efficacia certa dei vaccini, non ci sarebbe alcun bisogno di nessuna campagna di convincimento e di nessun green pass, se è vero come è vero (e io c'ero, anche se ragazzino) che col colera degli anni 70 la gente andò in piazza a protestare per la mancanza, dei vaccini.

Invece non solo i paladini dei diritti civili si scordano di difendere chi è sotto attacco qui e adesso, ma nemmeno si accorgono che in fondo l'attacco non è diretto dove sembra, o almeno non solo. In altre parole, le vittime non "saranno" ma sono già, qui e adesso, anche loro. Presi in giro mille volte da chi gli disse chiudiamo tutto subito così a Pasqua ne siamo fuori, poi ripetendo il mantra più volte fino a uscita dei vaccini, poi fatti il vaccino che ne sarai fuori, poi visto che d'estate i contagi e i ricoveri (che l'estate prima, senza vaccini, erano scesi a zero) permanevano fatti la seconda dose che ne sarai fuori, poi che i vaccinati possono contagiare ed essere contagiati (e volendo possiamo anche sapere quanto e perché) ma però con minore gravità, poi che la colpa era dei non vaccinati, poi che con la nuova variante devi fare la terza dose, poi che però è probabile che ci saranno nuove varianti quindi bisogna già pensare alla quarta. Non ci resta che osservare da spettatori, come i vecchietti i lavori in corso,  questo esperimento sociale, chiedendoci: quando lo capiranno? quando capiranno che li hanno fregati ("sotomayor!")? e ammesso che lo facciano, si ribelleranno mai? e potranno farlo, o essendo triinoculati saranno costretti (con conseguenze tragiche diverse si ma ugualmente innegabili) a restare "sotto cappella" come un drogato col suo spacciatore?  

E intanto che ce lo chiediamo, continuiamo a recitarci tra noi i versetti covidici, che anche la religione della Mente Ancora Accesa vuole i suoi riti a tenerla viva, a tenerci vivi.

114. La distopia siamo noi. Per raccontarci tra noi "la vita al tempo della dittatura sanitaria", Comedonchisciotte ha organizzato uno spazio apposito. Della serie ogni regime richiede delle strategie di resistenza, perché è vero che la Storia la raccontano i vincitori, ma è anche vero che nessuna vittoria è per sempre, e da qualche parte spunta sempre prima o poi un buco dove i perdenti hanno inguattato le "carte" che raccontano la loro versione.

115. Squadristi della postverità. Laddove si racconta dal verso giusto, casomai vi fosse capitato di sentirlo da quello sbagliato su La7, il tentativo di debunking su Comedonchisciotte ordito da Fanpage ma finito male, anzi proprio col debunking inverso: una giornalista si è infiltrata nella redazione del sito di controinformazione proponendo di pubblicare una bufala allo scopo di screditarlo, ma il sito non ci casca e non la pubblica, ma ovviamente quest'ultima parte il servizio sul mainstream non la racconta. L'avranno almeno pagata bene, la tipa, o l'ha fatto solo perché se no perdeva anche la misera paghetta?

116. Un totalitarismo patologizzato da manuale. La "trasformazione della società in una distopia patologizzata e totalitaria, dove somministrazioni obbligatorie di terapia genetica e documenti digitali di conformità sono la prassi, è ora ufficialmente in corso". E tutto ciò grazie, non dimentichiamolo mai, a "un virus che causa sintomi influenzali da lievi a moderati (o nessun sintomo di alcun tipo) in circa il 95% degli infetti e il cui tasso complessivo di mortalità è di circa lo 0,1%-0,5%". E' la prima cosa che vi scrissi ormai quasi due anni fa (quando peraltro i dati dei contagi erano molto più seri di adesso): se lo consentiamo per questo virus, lo consentiamo per sempre, perché numeri di questo ordine di grandezza li fanno da sempre e li faranno sempre. Infatti, basta chiamarli "varianti".

117. Pnrr, ci sono almeno due aspetti su cui i più europeisti dovrebbero riflettere. Draghi sta li, enorme prova sotto gli occhi di tutti, a dimostrare il legame strettissimo tra la pandemia e la distruzione delle sovranità nazionali chiamata eurozona. Ma se non vi basta questo post di Carraro, andate in un qualsiasi ospedale laziale a fare delle analisi del sangue: scoprirete che se non arrivate presto potete farle solo a pagamento, perché per quelle in convenzione oramai ci sono a disposizione solo alcuni numeretti, e se arrivate tardi peggio per voi. Qui lo trovate scritto da due anni: un'emergenza sanitaria bisognava affrontarla con enormi (o almeno proporzionati) investimenti a deficit sulla sanità, invece si è fatto e si farà il contrario. A dimostrare ulteriormente che la sanità è stata solo il pretesto per attuare propositi di tutt'altra natura, e già decisi da tempo.

118. Ho avuto il Covid. Laddove Francesco Amodeo, uno dei giornalisti più attivi a tentare di mantenere viva la contronarrazione, racconta la propria esperienza personale col virus, e come questa, nonostante sintomi importanti, gli abbia confermato la bontà della propria scelta di campo. In tempi dove il mainstream è scatenato alla ricerca del no-vax colpito e magari morto, con enfasi pari alla distrazione invece sui troppi decessi senza motivo di gente giovane e forte vaccinata, è tanto.

119. Covid e bambini: i numeri dell'ISS. Perché adesso passano all'attacco sui più piccoli, e bisogna difenderli, magari coi loro stessi numeri. Che dimostrano la follia mengeliana dell'offensiva.

venerdì 26 novembre 2021

RADIO CIXD 49 - CREUZA DE MÄ

Che Fabrizio De Andrè sia da annoverarsi tra i giganti del Novecento è convinzione diffusa, e non solo del cantautorato o della musica in genere, come dimostra anche il fatto che qui ha un suo tag e seguendolo si trovano i post più disparati. Tra questi, alcuni parlano di canzoni del piccolo meraviglioso album di cui trattiamo oggi, che per qualcuno (tipo me) è da considerarsi tutto sommato come il migliore dell'intera produzione di Faber, anche se è talmente difficile la scelta che va bene qualsiasi altra e comunque nessuna classifica è con distacco. Forse, però, se stringiamo la valutazione alla importanza del linguaggio, sia musicale che testuale, si può affermare che questo lavoro sia non solo il disco migliore del Nostro, ma anche forse dell'intera musica leggera italiana. O almeno nel suo Olimpo.

Per questa ragione, vi propongo l'ascolto completo dell'album, che non arriva a 40 minuti (come si usava ai bei tempi del vinile) ma tanto lo riascolterete a manetta, e ciò è ancora più certo per chi non lo conoscesse già. Nella consueta tracklist commentata, dunque, accanto ai titoli dei brani non trovate i singoli video, e nemmeno (come talvolta è capitato) al click sul titolo: stavolta, questi conducono ai testi tradotti, presi direttamente dal sito ufficiale della Fondazione De Andrè. Così potrete ascoltare il disco, lanciando il tube in fondo al post e coi testi in mano, come facevamo noi con gli ellepì dei nostri tempi, che avevano quasi tutti il foglio coi testi dentro. Per chi non l'ha mai fatto, è un'esperienza da non perdere, per gli altri da ricominciare a fare (e lo dico anche a me stesso).

Io però ai tempi sta cosa co sto disco la feci poco, meno di quanto usassi in genere, e ciò nonostante fosse interamente in dialetto, e in un dialetto che non era il mio. L'approccio a quest'opera che preferii, e che raccomando, fu infatti quello di lasciarmi investire dai suoni, tra cui si gli arrangiamenti di Mauro Pagani che hanno praticamente (per ammissione esplicita, sentita con queste recchie, di Sua Maestà Peter Gabriel, che si schermiva dal ruolo di suo creatore) inventato la world music, con quella strumentazione misto ancestrale ai tempi così innovativa, ma anche la lingua genovese deandreiana, con quest'ultimo aggettivo a sottolineare l'arditezza e la cifra particolare dell'esercizio stilistico e sostanziale. Inoltre io ai tempi, non sapendo come fosse possibile, mi trovai così facendo ad addirittura capirle, le parole, oltre che ad impararle a memoria a partire dal suono come con le canzoni in inglese. Oggi penso che forse ciò è merito del Mediterraneo, mare talmente nostrum da avere dato la sua impronta a tutte le civiltà che vi insistono e quindi alle loro lingue, nei millenni in cui navigare è stato di gran lunga il mezzo di comunicazione più rapido: è la ragione per cui un reggino e un messinese parlano la stessa lingua, mentre un reggino e un catanzarese no, ed è la ragione per cui noi magnogreci sentiamo familiare il portoghese e non il lombardo, il genovese e non il piemontese. Ma allora successe e basta, e spero capiti anche a chi lo dovesse oggi ascoltare per la prima volta.

Data questa assonanza linguistica, ha cominciato a capitarmi di cantarci sopra, ma non in genovese: in riggitano. E funzionava. Così oggi, per sfizio, ho preso quattro dei testi e li ho tradotti, ma con la tecnica della cover: cercando si di mantenere il significato ma anche salvando la metrica e le assonanze, di modo che chi volesse potrebbe ricantarli senza perdere il filo, e magari un ascoltatore distratto non genovese né reggino potrebbe non accorgersi della differenza. I testi calabresi ve li metto dopo il video, però...

  1. Crêuza de mä - Come non sempre capita, la title track è il capolavoro. Già l'attacco è folgorante, ma, come invece sempre capita coi capolavori, il primo ascolto completo ti convince, e ogni altro ascolto successivo ti rivela qualcosa che non avevi notato. La creuza è intraducibile in italiano, è quel sentiero tra due proprietà agricole delimitato dai due muretti in pietra a secco che fanno da confini, ma invece, a dimostrare che una lingua rappresenta solo i concetti che conosce (e tutti, come gli eschimesi e le loro tante parole per "ghiaccio"), in qualsiasi dialetto del Mediterraneo si.
  2. Jamin-a - Perfetto esempio della differenza tra erotismo e pornografia, questa canzone è tanto sconcia quanto bella, e la musica è perfettamente congegnata al testo nel veicolarne i significati.
  3. Sidún - Di questo brano ho già scritto. Perché purtroppo è da sempre e per sempre attuale, visto che parla di bambini uccisi in azioni di guerra. Sul come ne parla, lascio il giudizio a voi; a me fa piangere ogni volta.
  4. Sinán Capudán Pasciá - Cito testualmente: "Nella seconda metà del XV secolo in uno scontro alle isole Gerbe tra le flotte della repubblica di Genova e quella turca insieme ad altri prigionieri venne catturato dai Mori un marinaio di nome Cicala che divenne in seguito Gran Visir e Serraschiere del Sultano assumendo il nome di Sinán Capudán Pasciá."
  5. ‘Â píttima - Il protagonista di questo brano sembra uscire da un film dii Garrone. Come rappresenta anche De Crescenzo nel suo Bellavista, che ci mostra nel ruolo un malato di cuore, era usanza diffusa mandare a riscuotere crediti diciamo così non troppo legali un soggetto inoffensivo fin dall'aspetto. Faber arriva quasi a farcelo amare.
  6. ‘Â duménega - Seguito ideale di Bocca di rosa, questa canzone racconta lo struscio delle prostitute nel dì di festa. Qui però la dimensione metropolitana e la multietnicità di Genova fanno da scenario indispensabile, forse solo Napoli potrebbe permettere altrettanto.
  7. D’ä mæ riva - Vera e propria "barcarola" fin dalla struttura musicale, questa breve cantilena contribuisce a lasciarci con la voglia di rimettere il disco daccapo. Non resistiamo.

Ed ora, le mie traduzioni in dialetto reggino (trascritto secondo le convenzioni usate per Sushi marina, casomai qualcuno se ne ricordasse...) dei primi quattro brani. Se ne raccomanda la lettura in simultanea con il riascolto:

  1. VINEDDHA ‘I MARI
    Umbra di mussa, mussa ‘i marinari / r’aundi viniti aund’aiti a gghiari? / R’un postu aundi a luna si mmustra ‘a nura / e a notti ndi puntau ‘u cuteddhu aa gula? / A nchianari nto sceccu ristau sulu Ddiu / e ‘u riavulu si fici ‘a fulea nto cielu. / Nui niscimu r’u mari a sciugari l’ossa ‘i Limitri / aa funtana r’i palumbi nta casa ‘i petra, / e nta casa ‘i petra, ddha intra, cu nc’è / nt’a casa i Limitiri chi marinaru non è? / genti i Catanzaru c’a faccia tagghiata, / chiddi chi d’a spinula nci piaci l’alata: / figghi di famigghia r’u sciauru bonu / ca li poi vardari senza lu nguantu. / E a sti panzi voti chi nci voi rari? / cacchicosa i mbiviri o puru i mangiari: / nnannata fritta e vinu janculinu, / ciriveddhu i gneddhu nto stessu vinu, / pasta ncasciata china ‘i carni a rraù, / e cunigghiu oo furnu ‘i chiddi chi sai tu. / E ca barca r’u vinu apoi finimu nte scogli, / emigranti chi rirunu ch’i chiova ntall’occhi, / anzinu ch’a matina apoi ti ricogghi, / frati d'i garonfuli e d’i figghioleddi / patruni d’a corda fracita r’acqua e sali / chi ndi ttacca e ndi porta nta na vineddha i mari…
  2. GIACUMINA
    Chi focu Giacumina / lupa i peddhi nira / c’a bucca spalancata / muzzicata i carni rura / stiddha nira chi ddhumi / mi vogghiu ricriari / nt’o duci umiliatu / r’u meli chi mi dai / Soru Giacumina / pirdunami si poi / si non sugnu nimali / comu i pinzeri toi / Vatindi Giacumina / mussa i mureddhi janchi / fatti vardari bonu / ddha cosa mmenzu all’anchi / E a faccia nto sururi / zzucu di sali e cosci / a pilu tu si na / rriggina r’i bagasci / Vai chianu Giacumina / ch’a barca u pigghia i latu / prima c’a vogghia, nchiana e sdindi, / non mi jetta all'ancallariu / L’urtimu ciatu Giacumina / rriggina i tutti i sambi / m’u tegnu pi nesciri vivu / d’u ruppu r’i to gambi
  3. SIDONE
    'U me figghiolu, u meu, u meu / mussa rossi oo suli, ‘i meli, ‘i meli / tumori ruci benignu i to mamma / sprenatu nt’a calura d’a stati, d’a stati / e ora mbrischiu di sangu ricchi e denti di latti / E l’occhi r’i surdati, cani rraggiati / c’a schiuma aa bucca, cacciaturi ‘i gneddhi / chi currjanu i cristiani comu sarbaggina / anzinu a quandu u sangu non ci carma 'u preu/ E u ferru nt’a gula e poi i ferri r’u turriuni / e nte piaghi a sumenza d’a deportazioni / pirchì accussi non mi nesci nenti ccchiu / ‘o chianu ‘i nostru: né arburu, né ranu, né figghiolu / Ti salutu, figghiu meu, l’eredità si mmuccia / nta sta città chi brucia, chi brucia / nt’a sira chi sta scindendu / e nta sta randi luci di focu / p’a to morti picciriddha
  4. SINÁN CAPURÁN PASCIÁ
    Testi nfasciati nta navi / i spadi si jocanu 'a luna / e a mia ‘a rassai aund’era / pi non catugghiari a furtuna / Ammenzu a mmari nc’è / un pisci tundu / chi quandu a viri nira / scindi ‘o fundu / ammenzu ‘o mari nc’è / un pisci palla / chi quandu a viri bbona / 'nchiana a ngalla / E a scangiu cull’anni, i me riciannovi, / si pigghiaru i me gambi e i me bbrazza novi / e i tandu ‘a canzuna a cantau 'u tamburu / a sunari nu cantu i travagghiu duru / Rema pirchi ha’ rremari galiotu / e spingi spingi u rremu nzina 'e peri / rema pirchì ha’ rremari ubitu / e tira e tira u rremu nzina ‘o cori / E chista è ‘a me storia / e t’a vogghiu cuntari / prima chi la vecchiaia / mi mi pista nto murtaru / e chista è a memoria / a memoria i don Cicala / chi nte libri si chiama / Sinàn Capuràn Pascià / E suttu li stiddhi d’u cielu / c’a facci nt’o cuscus c’u broru / na notti c’u friddu ntall’ossa / ti muzzica i carni e mbisicca / e u Bey pensa a Mecca ssittatu / nzunnandusi i virgini i latu / nci giru u timoni a libici / sarbanduci a vita e u sticchiu / Amuri amuri meu a spurtuna è nu ceddhazzu / chi gira ntornu a testa r’u testicazzu / amuri amuri meu a spurtuna è un ruppu i pizza / chi vola intra 'o culu i cu nciu mpizza / E chista è ‘a me storia / e t’a vogghiu cuntari / prima chi la vecchiaia / mi mi pista nto murtaru / e chista è a memoria / a memoria i don Cicala / chi nte libri si chiama / Sinàn Capuràn Pascià / E dinci a cu mi chiama nfamu e tintu / chi tutti i ricchizzi, l’oru e l’argentu / Sinan i purtau nt’a sacchetta e ‘o suli / jastimandu ad Allah ambeci r’u Signuri / Ammenzu a mmari nc’è / un pisci tundu / chi quandu a viri nira / scindi ‘o fundu / ammenzu ‘o mari nc’è / un pisci palla / chi quandu a viri bbona / nchiana a ngalla

sabato 20 novembre 2021

NON DIRE PAROLACCE - VERSETTI COVIDICI 108-113

Come ho potuto piacevolmente riscoprire di recente, quelli che continuiamo a ragionare non siamo soli, siamo solo isolati, e perciò ci sentiamo soli. Deposte da un po' di tempo le armi dal tentativo di convincere chicchessia a rimettere in funzione le rotelle e ribellarsi anche da vaccinato e bivaccinato, resta però dunque il dovere di continuare a scrivere del "dio pandemia" in funzione almeno consolatoria tra di noi "non credenti" . Ed è con questo nuovo spirito che riprendo le pubblicazioni di questa rubrica. Nel frattempo i versetti covidici hanno superato il centinaio, e ciascuno di essi è sia un balsamo per la mente e il cuore di noi "eretici" (per quanto appena detto) sia carburante per alimentare la propria determinazione a tenere la linea, e perché no anche per la propria sacrosanta rabbia.

Un caro amico mi ha scritto - a proposito - chiedendomi più o meno conto della mia radicalizzazione. Tengo molto a lui, e temendo che questa sia proprio la ragione per cui ho perso altri amici, gli rispondo pubblicamente, con l'aiuto di una vignetta. Dopodiché, non serve, ma esplicito il concetto con una domanda retorica: sto assistendo al sistematico svuotamento dei miei diritti fondamentali di uomo e di cittadino (o almeno, questa è la mia percezione, ma noi lo insegnavamo che è la percezione del destinatario quella che conta, no?), e non posso nemmeno incacchiarmi? Si è vero che non è bella questa estremizzazione, questo prendersela con i propri simili, ma (ibidem) quando due fratellini litigano a chi diciamo "smettila" se non al più grande? Qui non abbiamo (ariibidem) parità di risorse tra contendenti, qui il conflitto è tra: (1) un governo feroce e determinato, che agisce su mandato straniero e nel solco della annosa sottrazione di sovranità alle nazioni, nonché nell'interesse di multinazionali (e non parlo solo di quelle farmaceutiche), con dalla sua un novanta per cento abbondante di persone che crede alla sua narrazione, fornendogli consenso anche quando mette in campo operazioni che io reputo (vedi sopra) spudoratamente antidemocratiche, e spesso superandolo in livore nei confronti dei "non convinti", e dall'altra parte (2) sempre meno individui sempre più isolati e indeboliti. E proprio a questi ultimi parleresti di moderazione? Comincia dagli altri: quando i forti smetteranno di esercitare il loro strapotere, allora potrai dire ai deboli di smetterla di sbraitare. Altrimenti, e uso appositamente un esempio molto forte, è come se un branco di stupratori di notte circonda e aggredisce due ragazze sole, e mentre le violenta e loro urlano tu ti affacci dalla finestra e ti lamenti "che modo di urlare è questo, qui c'è gente che al mattino si sveglia presto!". Almeno, limitati a chiamare i carabinieri, che poi magari arrivano e salvano le malcapitate - forse, perché nella realtà capovolta in cronaca non serve nemmeno appellarsi non dico alle forze dell'ordine, da sempre (da Bronte alla Diaz, per capirci "a sinistra") al servizio innanzitutto dei potenti a dispetto delle declaratorie democratiche, ma nemmeno alla magistratura, che pare avere anch'essa rinunciato a fare da argine a questa deriva, nonostante la teorica indipendenza. Se persino un Gratteri arriva a sostenere l'abominio costituzionale che un non vaccinato dovrebbe pagarsi le cure da se (e allora perché non chiunque altro sia "causa del suo male", che so un fumatore uno sciatore un automobilista un tentato suicida?), vuol dire che non abbiamo speranze.

Ma già, i non vaccinati secondo la narrazione imperante non sono solo causa del loro stesso male, sono causa anche del male dei vaccinati. Questa solenne asineria (a rigor di logica se i vaccini funzionano, anche solo nell'asserita riduzione di sintomaticità ricoveri e mortalità, i non vaccinati possono nuocere solo ai loro simili, e se non è così allora i vaccini non funzionano e quindi la loro imposizione peraltro surrettizia, che sarebbe già grave e incostituzionale se funzionassero, è anche assurda) hanno cominciato a sostenerla quando ancora i vaccinati erano in pochi, e continuano anche adesso che sono al 90%. Di cosa hanno bisogno i vaccinati per rivoltarsi contro chi li ha imbrogliati, avviandoli al tunnel delle dosi come gli spacciatori fuori dal liceo, di diventare il 99%? Non ci vuole ancora tanto, e - potete giurarci - anche quando ci saranno arrivati i contagi continueranno a salire e scendere con il normale andamento delle influenze stagionali, come sempre. Nei miei post di maggio/luglio, infatti, avevo previsto per ottobre/novembre la risalita in atto, e non è che io sia un veggente o sia particolarmente intelligente. Semplicemente, ricordavo la storica sostanziale inefficacia di tutti i vaccini antinfluenzali per via del fatto che i ceppi di coronavirus cambiano di stagione in stagione per loro natura, e questi sieri sperimentali a mRNA manco sono vaccini peraltro (con buona pace di chi continua ignorantemente a fare paragoni a cazzo con l'antipolio). In pratica, hanno voluto proditoriamente (ricordiamo che hanno bocciato uno a uno tutti i protocolli di cura domiciliare e ospedaliera - un autentico crimine - proprio per poterlo fare: la legge non consente la somministrazione di massa di vaccini sperimentali per una malattia per cui esistono cure approvate) fare una sperimentazione di massa su volontari non pagati, poi aumentandone la platea con odiosi ricatti (questo è il green pass, punto e basta - ecco come ne parla un moderato come Cardini), e non ha funzionato. Dite che si arrendono e lo ammettono? Nooo: si passa alla terza dose, con le stesse promesse ("spezzeremo le reni al covid") che erano state della prima e della seconda, e con la stessa probabilità che anche queste vengano mancate e allora sotto con la quarta. Tanto ormai nella trappola della "tessera del Fascio" il popolo bue ci è finito, e in questi casi per uscirne di solito ci vuole una guerra e qualche milione di morti. Ma questo, bisogna ricordarsi la Storia e pure saperla leggere, per capirlo.

D'altronde, l'asineria su eviscerata non è il solo esempio di macroscopica fallacia logica della narrazione imperante, ce ne sono almeno un altro paio:

  1. o l'emergenza c'è o sta tornando, e allora bisogna con urgenza annullare i provvedimenti brunettiani e tornare tutti quanto più possibile in smartworking - o invece si può tornare tutti a lavorare prevalentemente in presenza perché l'emergenza è finita o quasi: in ogni caso, se ne dovrebbe dedurre che il green pass è un esperimento fallito, da chiudersi. Invece - opplà! - lo vogliono rafforzare, e nel plauso generale, limitandolo nella durata ed escludendo i tamponi (o riducendone la portata) tra le modalità per ottenerlo, e allora...
  2. o i tamponi non sono sufficientemente affidabili, e allora non lo sono solo come via al green pass, ma anche come parametro, e casca come un castello di carte tutta la struttura su cui hanno fondato la gestione della presunta pandemia (non dimentichiamo che le famigerate "zone" si basano su una frazione che vede i tamponi sia al numeratore che al denominatore: positivi su effettuati), o invece sono validi, e allora dovrebbero essere l'unico mezzo per ottenere il green pass, sia per i non vaccinati che per i vaccinati (visto che questi si ammalano e contagiano, anche volendo ammettere la misura minore, ancora in maniera rilevante, e crescente coll'ammesso calo dell'efficacia dei vaccini nel tempo).

E ora, recitiamoci tra noi e noi i nuovi versetti covidici.

108. Rapporto ISS: i vaccini non proteggono dal contagio e l'efficacia cala rapidamente. Breve post di Byoblu, gloriosa trincea di resistenza web e televisiva (canale 262 - grazie Pas - del DT: seguitelo e divulgate), che con tanto di link legge correttamente i dati ufficiali in Italia. Al contrario di quello che fanno tutti i telegiornali di regime h24. Se non vi bastasse, ecco da Paragone, altro baluardo, la situazione nel Regno Unito e in particolare in Scozia. Co sti vaccini, come minimo (cioè volendo escludere la malafede, ma proprio volendo---) hanno preso una cantonata, e ora anziché ammetterlo con tante scuse continuano con le fughe in avanti. Verso il baratro.

109. Soltanto 3783. Sempre secondo i dati ISS, riportati da Il tempo a dimostrare che volendo la verità si può scovare/scavare anche nel mainstream, calcolando correttamente (cioè, coi criteri di "prima") le cause di morte, il covid19 non sarebbe responsabile dei 135mila e passa morti continuamente declamati (sommando oramai tre stagioni influenzali, peraltro: perciò chiamano "varianti" quelli che una volta chiamavano "nuovi virus") ma di una cifra enormemente inferiore, abbondantemente inferiore anche alle medie dei decessi attribuiti alle varie annate di influenza "normale".

110. Quando discriminare è bello. Pezzullo satirico di Francesco Carraro, che spiega perché in questo momento storico chi insiste a parlare di discriminazioni dimenticando di includervi quella in cronaca, di chi non è convinto e non intende derogare al diritto costituzionale di decidere sui trattamenti sanitari a cui sottoporsi, è o colpevolmente cieco o addirittura in bieca malafede.

111. La verità non si sposta. Sempre Carraro, sempre con ironia. Riporto un estratto: "...una nuova terribile ondata è in arrivo proprio in Europa [...] dove il livello di vaccinazioni è oltre l’ottanta per cento. Mentre in Africa, che è al sei per cento secondo l’OMS, non si segnala alcuna ecatombe. E allora magari il pensiero correrà a quegli scienziati i quali ammonivano che non si vaccina mai durante una epidemia (per non selezionare nuove varianti) o che i vaccini contro i virus rna non interrompono mai i contagi o che anche i vaccinati contagiano. Ma troppi tra noi hanno preferito continuare a mentire, e a dar credito alle menzogne. [...] La verità [...] è stata tradita non una sola, ma innumerevoli volte su innumerevoli fronti: sull’origine del virus, sulle cause di morte, sulla necessità delle autopsie, sulla esistenza delle cure, sul tasso di mortalità, sui rischi per i bambini, sulla sicurezza dei vaccini e ancora e ancora e ancora."

112. La psicologia dell’ipnosi di massa e il totalitarismo. Ovvero, come sia possibile che stia accadendo tutto questo. Cioè ad esempio che la casalinga di Voghera esca di casa solo con la mascherina e se sente un'amica il primo argomento di conversazione sono le dosi e se interrogata risponde che lei metterebbe un bel segno ai non vaccinati così da distinguerli da lontano (non me lo sto inventando, vero Pasbas?). O che alla notizia del TG di oggi che la metà circa dei decessi riguarda non vaccinati probabilmente solo io abbia pensato che allora la metà riguarda i vaccinati quindi i vaccini NON funzionano, o perlomeno si possa ormai dire con assoluta certezza che al massimo funzionicchino per cui è una follia investire solo su essi come unica via d'uscita, una follia che si spiega solo postulando che essi siano solo uno strumento per altri obiettivi (della serie "poi dice che uno si butta a complottista").

113. Zelenko, medico dei Vip: vaccini, inutile strage annunciata. Tutto quanto detto fin qui sull'assurdità dell'insistenza in una campagna vaccinale che si è dimostrata non efficace costituisce un quadro di enorme gravità di suo, e non abbiamo ancora considerato la possibile altra mezza messa: e se facessero male? E qui ha ragione Freccero, un altro dei pochi che si salvano (si cari compagni sinistrorsi, il vostro Freccero della mitica televisione alternativa è un eretico anti green pass...): il problema è anche di comunicazione. Se uno solo tra i canali televisivi generalisti, uno, passasse roba come questa che leggete qui, pensate che il giochino della propaganda totalitaria avrebbe attecchito? E se Zelenko o Stefano Re avessero ragione? Vedremo i vaccinati, coi forconi?

martedì 9 novembre 2021

LIBERA, USCITA

Tra i pochi vanti della mia vita c'è quello di essere stato amico, oltre che collaboratore assiduo, di Giancarlo Fornari per un decennio, da quando mi selezionò per la sua squadra di Relazioni esterne (la comunicazione pubblica in Italia l'ha praticamente inventata lui, ma ve l'ho già raccontato) a quando è prematuramente (e visto come viveva, l'avverbio si può a buon titolo usare nonostante l'età) scomparso, oramai undici anni fa. Tra le altre cose, mi fece conoscere una associazione che aveva cofondato e di cui era presidente, Liberauscita, finalizzata al riconoscimento dell'autodeterminazione terapeutica per tutte le persone, con particolare riferimento alle scelte di fine vita, nei cui valori mi sono da subito riconosciuto e di cui sono rimasto socio per molti anni: francamente non ricordo con esattezza quando e come ho smesso di rinnovare la tessera, ma è stato di recente, tanto che continuo a riceverne in posta la newsletter.

Nell'ultima edizione, trovo una sorpresa positiva, anche se la notizia non lo è affatto. Da quando è iniziata la deformazione proditoria della realtà che per comodità chiamiamo anche noi "pandemia", infatti, leggo sempre più distrattamente di qualunque battaglia per i diritti civili in genere, se manca di aggancio con l'attacco epocale agli stessi in cronaca, sia quando lo fa per dolo calcolato (enfatizzando concessioni o anche solo attenzioni su temi come LGBT, violenza sulle donne o linguaggio di genere al solo scopo di distrarre dal furto di libertà ancora più fondamentali perché anche prodromiche ad esse e a tutte le altre) sia anche solo quando è per colpevole distrazione. Per dire, mi sono cancellato da Altroconsumo, perché secondo me aderendo alla narrazione ufficiale sul virus tradisce uno dei suoi pilastri fondativi. E leggo con fastidio delle battaglie fuori tempo e contesto dei CUG lavorativi, e di quelle proditoriamente fuorvianti dei sindacati (i primi a tradire, oramai quasi trent'anni fa). Ragion per cui leggere delle dimissioni di Maria Laura Cattinari, presidente di Liberauscita proprio dai tempi della scomparsa di Giancarlo Fornari, e soprattutto della loro motivazione, mi ha ripeto da un lato intristito perché sancisce forse (la stessa Cattinari mi ha preannunciato che la presenza di alcuni soci minoritari che condividono le sue preoccupazioni la potrebbe indurre a ritirare le dimissioni fino a una prossima assemblea dove contarsi e decidere) la fine (non so ancora se di diritto o solo di fatto) di un'associazione così meritoria, ma dall'altro confortato, come sempre capita a chi sentendosi sempre più isolato a un certo punto scopre invece finalmente che esiste qualcun altro a pensarla come lui (ma sarebbe il caso di dire "a pensare" tout-court). Tant'è che l'ho contattata per esprimerle la mia solidarietà e chiederle qualche approfondimento, che ho subito ricevuto con tanto di permesso a pubblicarlo.

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Caro Gino,

quando si ha un sentire comune, a maggior ragione di questi tempi, direi che si è reciprocamente cari.

La notte prima della riunione del 23 ottobre scorso, mio figlio Enrico, membro del Direttivo Nazionale, avvocato, ha scritto e inviato al Direttivo una lettera, di cui ti riporto un passaggio:

Credo in particolare che proprio questo momento storico ponga più che mai in pericolo alcuni dei principi fondamentali per la cui difesa la nostra associazione esiste. Credo che da decenni il principio dell’autodeterminazione terapeutica non sia stato messo in pericolo come ora.
Per quanto mi riguarda, quindi, l’unica vera questione da porre all’ordine del giorno è se siamo tutti consapevoli di questo pericolo, se vogliamo proseguire uniti nella nostra pacata e onesta lotta per la “
liberazione dell’essere umano da ogni forma di costrizione fisica, morale o economica” o se siamo disposti a svendere decenni di impegno a tutto vantaggio di politicanti e uomini di potere.
Non mi illudo che proseguire in questo momento storico possa essere per noi facile. Qualsiasi posizione che non sia allineata con le tesi governative rischia oggi di essere tacciata di eresia. Ma non è forse per questo che oggi più che mai c’è bisogno del nostro impegno?[... ] se tra le Socie e i Soci di Libera Uscita vi è la consapevolezza - quasi come tra pochi carbonari - dei rischi che la nostra società sta correndo con il dilagare delle tesi oggi dominati in materia di vaccinazione coatta/obbligatoria contro il Covid-19, la mia opinione è che vada fatto tutto il possibile per salvare e tenere in piedi la nostra associazione...

Ma una presa di posizione comune, rispettosa dei nostri fini statutari, purtroppo non ci fu, e rassegnai le dimissioni.

Ancora nel febbraio 2020, in piena "prima ondata", l'associazione aveva predisposto e diffuso un modulo di "Dichiarazione ai Curanti" che, mentre gli anestesisti e rianimatori discutevano su quali criteri adottare per decidere chi far entrare o meno in Terapia Intensiva, consentiva a chi la produceva di dichiarare di non voler essere ricoverati in TI ma invece di essere solo assistiti domiciliarmente fino, eventualmente, "alla Sedazione Palliativa Profonda Continua".

Come ricorderai, infatti, lo Stato d’Emergenza proclamato a partire dal 31 Gennaio 2020 ha portato ad assurdi protocolli che hanno di fatto impedito la cura precoce domiciliare dei colpiti dal virus. Non potevamo saperlo, ma erano solo i primi passi a calpestare il principio dell'autodeterminazione terapeutica!

Trovo importante sottolineare come tutto è stato fatto per impedire che risultassero esserci delle cure per arginare e contenere la pandemia, requisito imprescindibile per poter commercializzare i vaccini ancora in fase sperimentale. La vicenda De Donno è tragicamente emblematica ma anche l’ostracismo inflitto ai tanti medici che, riuniti in gruppi diversi, tra cui il noto Ippocrate.org,  hanno continuato a curare con farmaci di uso corrente e con buoni risultati. Sospesi poi dall’ordine. E a sottolineare e insieme aggravare la sostanziale inutilità sempre più evidente dei così detti medici di base - sai tutto assai meglio di me - "Tachipirina e vigile attesa".

Il silenziamento di ogni opposizione. Il mantenimento della più totale disinformazione. I giornalisti che fanno solo propaganda di Governo come sotto Mussolini e sono pagati profumatamente per questo (quelli di "peso", gli altri magari basta il precariato diffuso a ridurli a ragione, se vogliono continuare a mangiare - NdR).

Così via via si sono zittite tutte le voci scettiche o contrarie alla vaccinazione di massa come unico rimedio alla pandemia, agitando davanti al popolo ormai soggiogato dalla paura i "rischi di varianti ancor più pericolose".

Infine, per indurre alla vaccinazione chi ancora si ostina a pretendere di decidere con la propria testa sul proprio corpo, si parte il 5 agosto 2021 con il Green Pass. Ma già da giugno erano cominciate a riempirsi le piazze d’Italia con la parola d’ordine "NO PAURA DAY, NO GREEN PASS", tutto nel più assordante silenzio dei media, tranne che per screditare ovviamente.

Io è dal Luglio del 2021, dalla manifestazione No Paura Day di Torino, che comincio a veicolare messaggi tesi a verificare la disponibilità del Direttivo e dei Soci a far sì che Libera Uscita prenda una posizione forte e chiara contro il green pass: obbligo surrettizio, strumento liberticida che viola totalmente ciò per cui LU è nata nel 2001 a Roma. Ora abbiamo dal 15 Ottobre il GP esteso anche al mondo del lavoro e i sindacati non hanno avuto niente di meglio da suggerire se non l’obbligo tout court!! Non ci sono parole.

Maria Laura Cattinari

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Chi mi segue ha sicuramente trovato in queste righe tante tematiche trattate ed eviscerate da questo blog in questi ormai quasi due sciaguratissimi anni. La più scandalosa delle quali è l'insabbiamento di tutti quei protocolli di cura precoce che avrebbero abbondantemente ridotto le proporzioni della cosiddetta pandemia a un normale increspamento della curva storica delle influenze (e anche così non siamo andati troppo lontani: nemmeno un "ordine di grandezza" in più). E la più sconfortante è l'acquiescenza di tante teste che sapevi pensanti a una narrazione illogica e assurda: al proclama che la curva risale quindi ci vuole la terza dose e l'ulteriore proroga dello stato di emergenza e quindi del green pass, un vaccinato con due dosi e ancora un briciolo sveglio dovrebbe finalmente ribellarsi e pretendere la testa di chi lo ha preso in giro, invece la farà, poi farà anche la quarta, poi accetterà che qualunque suo diritto (dopo l'accesso al lavoro, sarà la volta di quello al proprio conto corrente: è tutto pronto) sia subordinato al possesso di una patente di buon suddito (con il nome già ammiccante all'ecologia, sennò perché "green"?), che sarà subordinata a qualunque cosa chi comanda ritenga opportuno. E intanto applaudirà a chi come in Austria propone il lockdown per i soli renitenti alla leva vaccinale, che invece se avesse letto (o ricordarsi di averlo fatto) Huxley o Orwell dovrebbe tradurre come carcere per reati di opinione, e levare gli scudi.

sabato 6 novembre 2021

RADIOCIXD 48 - THE WALL

Oggi parliamo di un album dei più discussi ed eviscerati, oltre che dei più venduti, della storia della musica. E questa è anche la ragione per cui non ne abbiamo parlato fino ad ora. La ragione per cui invece ne parliamo proprio ora è perché quasi per caso (ed è strano perché si tratta di un amico che in varie vesti ho visto suonare dal vivo molte volte, e ve ne ho anche parlato) ho trovato la chiava per parlarne nell'unico modo ammissibile per una rubrica come questa: con un taglio originale e personale, che non ripeta cose già sentite o che chiunque può trovare sul web. E se non può farlo chi ha portato sul palco l'intero album per anni, studiandoselo ed eviscerandolo fino a farlo proprio, dopo averlo amato da ascoltatore ovviamente, allora chi?

D'altronde, stiamo parlando di un album dei più visionari, della messa in partitura e testi (e poi in scena e su pellicola) dell'ossessione intima di una delle rockstar più autentiche della storia della musica, uno che per come si presenta e come ragiona ancora ora che ha superato la settantina è rimasto uno dei pochi che può spiegare appieno cosa significa "rock" in senso culturale: essere sempre "contro", mettere in discussione il Potere, iniziando da dentro se stessi. A prescindere se suoni rock in senso di struttura musicale e ritmica.

Un album che molti adorano come un feticcio, e che però molti cultori dei Pink Floyd reputano già molto lontano dai primi o primissimi album: una specie di premessa alla fine della band, consumata col successivo The final cut (si: anche se dopo una battaglia legale gli altri tre continuarono ad usarne il nome, lo spirito della band se andò con Waters, e gli altri continuarono per anni e anni ad incidere ed esibirsi con tanta perfezione formale quanto poca intimità, come una specie di tribute band di stralusso), che però come vi ho già raccontato è proprio l'album da cui io stesso diciannovenne cominciai la scoperta archeologica dei tesori precedenti.

Un album infine fondato su una metafora così potente da essere stata stiracchiata di qua e di la a coprire qualsiasi cosa: il muro dentro se stessi, il muro della società, il muro di Berlino o quello di Gaza, il muro attorno a noi e tra di noi edificato con la scusa della pandemia. E si, anche il muro costruito tra il pubblico e la band mentre questa suona e poi abbattuto fragorosamente al termine del processo. Ovviamente non ho qui Roger Waters in persona, ma se lui è Dio chiedo a uno dei suoi profeti, Diego Lombardi: cosa è The Wall? Ce ne parli un pochino, fornendoci magari degli spunti di riflessione mentre snoccioli la playlist (e intanto chi ci legge fa partire il tube del full album che embeddo in coda al post, perché se c'è un disco che va ascoltato tutto assieme dall'inizio alla fine è questo, mentre del film sono riuscito a trovare solo tube spezzetati, buoni però ad invogliarli a procurarsi l'intero)?

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I Pink sono importanti nel mio mondo musicale, ma non sono al centro. Credo che questo in qualche modo mi avvantaggi, perché ho potuto assorbire la loro musica in più vesti ed occasioni, abbastanza diverse tra loro e non acritiche: bambino ignaro sottoposto dal fratello più grande ad un ascolto ad alto volume per impressionarlo; appassionato ed esteta del Progressive rock; cantante ed attore dilettante. E’ quest’ultimo, ritengo, il punto di osservazione chiave per poter dare dei significati all’opera d’arte in sé.

Come amante della musica posso dire solo che l’album è originale e suggestivo, che funziona, e che mi piace. D’altra parte è un ottimo “concept”, quindi ha un potente e credibile filo conduttore che non ti permette di uscire dallo scenario per un tempo paragonabile a quello che passiamo in una sala di cinema!

Quando, invece, devi essere tu il veicolo di quello che un artista voleva comunicare, qualsiasi sia la tua conoscenza dell’opera devi studiare e capire ancora. In questo caso si tratta di guardare la gente al concerto, o dire le cose, come Pink lo farebbe. Sentirsi come lui, anche, direi… per rendere il tutto più genuino.

Fare questo tipo di lavoro ripaga molto l’attore-cantante, perché diventa esperienza vissuta in altri panni e situazioni impensabili per la vita che conduce normalmente; perché ci si attacca all’opera ancora di più e, infine, perché si riescono finalmente a far materializzare i personaggi della storia e a comprendere le loro frasi.

The Wall è un dramma, nel quale si possono trovare anche risvolti odiosi e sgradevoli, come può accadere anche in Les Miserables o Jesus Christ Superstar. Però queste storie hanno il merito di avvicinarci alla comprensione di qualcosa che non potrà mai essere pienamente e precisamente rappresentato: la complessità e l’intensità dell’esperienza umana.

Parlando di scaletta devo dire che, pur avendo le mie preferenze, trovo che ogni brano del disco sia importante e adatto al proprio ruolo. Musicalmente sono attratto dalla spavalda energia espressa in “Run Like Hell”, “In The Flesh”, “Another Brick In The Wall Part 3”; però il bello è che ci sono tanti colori da godersi sia come attori che come spettatori: momenti di riflessione e di disperazione (“Mother”, “Hey You”, “Goodbye Cruel World”, “Don’t Leave Me Now”), e momenti di mistero ed inquietudine (“Is There Anybody Out There”, “Goodbye Blue Sky”, “Empty Spaces”, “The Happiest Days Of Our Lives”).

Per fortuna, ci sono anche alcune cose di carattere meno oscuro, per garantire un’alternanza che renda il tutto più efficace. Questo mi fa venire in mente anche il fatto che l’armonia è importante per rendere bene quest’album: ci sono delle belle parti corali che richiedono voci affiatate, e per me è stato un piacere sperimentare in questo senso con gli UFO Club, il gruppo nel quale ho militato per anni e che sapeva rendere molto bene anche questo aspetto.

Come osservazione conclusiva sulla terna “Pink Floyd, The Wall, Platea”, devo dire che nonostante il suo potenziale questa Opera Rock non è mai stata messa in scena in modo adeguato (no, neanche ai concerti con muri titanici e maiali grossi come dirigibili). I PF non hanno mai realizzato a sufficienza quanto si sia perso a causa della loro scarsa propensione, come persone, alla teatralità e a una comunicativa stretta con il pubblico.

Per fortuna ci ha pensato il film a colmare questo vuoto, così come delle rappresentazioni in forma di musical potrebbero raggiungere il bersaglio pieno, con l’aiuto di artisti di discipline diverse.

Viene qualcuno a vestire i panni di Pink (e della moglie, la madre, il dottore, il maestro, il giudice…) sul palco con la giusta autorevolezza, o dobbiamo accontentarci di Waters che si fa scorgere da lontano mentre si trova al sicuro in una finestra più alta di quella del Papa?

sabato 30 ottobre 2021

RADIOCIXD 47 - MATIA BAZAR E ANTONELLA RUGGIERO

Come vi avevo preannunciato, comincio ad esaurire la lista degli "album memorabili secondo me", cioè di quei dischi che reputo per intero degni di eternazione, e se voglio proseguire con questa rubrica devo arrendermi sempre di più a recensire delle mie compilation personali di artisti che magari un ellepì intero no, ma una buona serie di brani da ricordare ci sono, lungo tutta la carriera o magari solo lungo un tratto di essa.

Quest'ultimo è il caso dei Matia Bazar, un gruppo che a definirlo "pop" anziché dequalificare lui si riqualifica l'etichetta. Se poi restringiamo il campo dalla lunga e poliedrica attività a quella tutto sommato breve prima fase in cui la frontwoman era Antonella Ruggiero, ecco che possiamo parlare di pop sofisticato e colto, con echi che variano dal progressive rock all'elettronica, passando per le radici liguri e condendo il tutto con la dimensione angelica della straordinaria vocalità della cantante. Inavvicinabile in assoluto (e pertanto mai nemmeno lontanamente avvicinata dalle per quanto brave artiste che l'hanno seguita nel gruppo), sia appunto per la vocalità che per curiosità cultura voglia di esplorare, come si è visto nella sua poliedrica carriera solista, a cui attingo in fondo alla playlist cronologica che vi suggerisco. La lista è lunghetta perciò non embeddo i video come al solito, sennò la pagina diventa troppo lunga, tanto comunque al click i video si aprono in nuova finestra e li potete iniziare ad ascoltare leggendo il commento, magari capendo dallo stesso se è anche il caso di andare a vederli.

  1. Io Matia - Siamo all'archeologia, il video è raro e a lungo inedito. Io stesso non lo conoscevo, ma dimostra col botto non solo tutte le potenzialità dell'allora nuova formazione, ma anche come le sue radici peschino, come (a scavare bene) quelle peraltro di quasi tutta la musica italiana di qualità, nel rock progressivo dei primi anni 70.
  2. Stasera che sera - Di poco successiva è questa meraviglia, che tutti conoscete, che dimostra da 47 anni a che livello possono arrivare le canzonette - ve la posto in versione live perché vi si colgono meglio le doti della cantante.
  3. Per un'ora d'amore - Sempre del 75 è questo pezzo altrettanto noto e meritatamente imperituro, anche se sfrutta meno la vocalità di Antonella.
  4. Cavallo bianco - L'anno dopo ancora doveva uscire il primo album, ma questa hit era li a dimostrare che i nostri ancora flirtavano col progressive, e che avevano una cantante mai vista (io ricordo che da ragazzino ero ipnotizzato da questa esecuzione, e come carico da 11 vi ho ritrovato il video dell'epoca)
  5. Solo tu - Altrettanto nota e bella, sia pur di un genere opposto, è questa canzone del 77, di cui ho trovato un musicarello d'epoca girato credo a Genova.
  6. ...E dirsi ciao - La consacrazione arriva però l'anno appresso, con questa canzone tutto sommato meno indimenticabile di quelle fin qui ascoltate, che però riuscì a mettere dietro, nella memorabile edizione di Sanremo con Beppe Grillo, pezzi come Gianna di Rino Gaetano e chitarrina e Un'emozione da poco di Anna Oxa vestita da maschio. Il video è quello originale della premiazione. 
  7. Mister Mandarino - Dello stesso anno, già superiore è questa ballata dagli echi reggae (che allora si portavano parecchio, appresso a Loredana Bertè).
  8. C'è tutto un mondo intorno - A ricordarci delle vette cui può arrivare il pop, arriva l'anno dopo questo pezzo incredibile, che ai tempi passavo in radio spesso e volentieri. Ricordo che al primo ascolto pensai "non può salire ancora!", e quando è salita ancora mi si sono stretti gli occhi e rizzato i peli. Voglio essere esagerato: pur infinitamente meno complessa, in qualcosa ricorda Bohemian Rapsody dei Queen.
  9. Fantasia - Intanto arrivano gli anni 80, i Matia cambiano formazione e virano decisamente sul pop elettronico. Questo pezzo del 1982 ne è una lampante dimostrazione, anche se ai tempi straniò molti fan storici, dimostra la voglia di ricerca musicale e addirittura suona ancora attuale.
  10. Il video sono io - Siamo nel 1983, ancora pop elettronico, stavolta condito dal virtuosismo vocale della Nostra: come dice lei IH-OH, nessuna mai e mai più.
  11. Elettroshock - Stesso anno, stesso genere ma ancora più spinto. Il video è quello originale di Mr. Fantasy, che per chi ha una certa età è garanzia di qualità.
  12. Vacanze romane - Sempre dallo stesso album, Tango, questo celeberrimo brano, che ai tempi fu uno dei rari punti di contatto tra i gusti musicali miei e quelli di mio padre, vinse a Sanremo il premio della critica. Il video è quello originale del festivalone.
  13. Aristocratica - Anche questo brano del 1984 è molto bello: sentite come cambia aria e struttura a un certo punto, sorprendendovi (se non lo conoscete già).
  14. Ti sento - Dello stesso anno è quella che se devo dirne una è la mia canzone preferita, e sicuramente quella di maggior successo a livello mondiale, venduta in tutto il mondo anche grazie alla sua versione in inglese, e alla sua struttura dance. Il link è alla versione studio perché vi si nota benissimo quando lei sale ancora, dove sembrerebbe non si potesse. Anche se ai tempi ci riusciva perfettamente anche dal vivo...
  15. Souvenir - Qui siamo a Sanremo 1985, e anche questo brano vinse meritatamente il premio della critica. Chanson d'amour...
  16. Noi - Sono anni in cui trovato il solco del successo lo si segue, anche magari a scapito dell'originalità e della ricerca musicale. Con episodi ancora di elevata qualità, come questo del 1987.
  17. Dieci piccoli indiani - La ripetitività si nota soprattutto nella base ritmica, che poi è quella dominante nel decennio. Questo brano però ammicca a un riferimento letterario di livello...
  18. La prima stella della sera - Siamo nel 1988, è l'ultima partecipazione a Sanremo dei Matia e Antonella assieme: quest'ultima lascia il gruppo l'anno appresso, in cerca di nuove strade di espressione, esempio non unico (citofonare Battisti) ma raro nel panorama musicale italiano.
  19. La danza - Per farlo arriva fino in India (ok, con illustri predecessori, specie negli anni 60 e 70), e si sente in questo brano, il primo del primo album solista. Che è del 1996: sette anni dopo sette.
  20. In the name of love - Dallo stesso album, Libera, che vale un ascolto completo, vi segnalo anche questo brano, dove Antonella ci ricorda di non aver deposto i suoi virtuosismi.
  21. Il canto dell'amore - E si, vi segnalo anche questa, che al di là degli arrangiamenti ha una struttura più simile a quelle coi Matia.
  22. Amore lontanissimo - E la distanza si azzera anche per quanto riguarda i risultati, se pensiamo che questa meraviglia arrivò seconda a Sanremo 1998 (dietro la Minetti: uno dei tanti verdetti assurdi del festivalone).
  23. Controvento - Siamo nel 1999. e qui si torna al pop elettronico, anche se molto sofisticato.
  24. Echi d'infinito - Nel 2005 a Sanremo è terza assoluta, e vincitrice della inedita categoria "donne" con questo bel brano di Mario Venuti.

La carriera solista della Ruggiero continua ancora, anche se la voce giocoforza non è più quella di una volta, almeno per estensione. Solo che non è semplice segnalare brani singoli, dato che spazia dall'elettronica all'orchestrale classica, dal fado al tango, da Genova a Broadway, dal sacro alla morte. E dato che ho volutamente escluso le tantissime cover (e autocover dei brani coi Matia), per imbarazzo della scelta: quasi sempre, la versione di Antonella è meglio dell'originale.

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