venerdì 1 febbraio 2019

GENESIS GOLD

Quei pochi che mi seguono lo sanno, che quando posso vado a sentire la musica dal vivo, e che ai megaconcerti oramai divenuti carissimi per tutti e troppo fisicamente faticosi per un ultracinquantenne preferisco di gran lunga le esibizioni di cover e tribute band in locali dove mentre senti la musica bevi o mangi qualcosa, e soprattutto vedi il sudore dei musicisti e ne apprezzi da vicino la passione e l'impegno, così grandi da farsi perdonare qualsiasi erroruccio. Gli altri, controllino scrollando i risultati del tag concerti quanti live ho commentato negli anni.
Il titolo di questo post è quello del progetto live di un gruppo di Roma (e dintorni) che ho avuto modo di ascoltare di recente al Biff, ai Colli Portuensi: i Willow Farm. Il progetto ha il merito di focalizzare il tributo alla sola parte della lunghissima carriera dei Genesis che è degna di passare ai posteri (si lo so, potrei farmi dei nemici...), quella con Peter Gabriel e poco oltre. Stiamo parlando di alcuni degli album più di culto di un periodo/genere già di culto di suo: il rock progressivo dei primi anni 70. Dischi che hanno venduto più nel tempo che ai tempi, carichi di brani che sono vere e proprie suite, tanto goduriose per chi ne apprezza il linguaggio quanto complesse da eseguire per chi decide di riprodurle.
E qui apro un inciso. Non ho mai visto dal vivo i famosissimi Musical Box, la tribute band "ufficiale" dei Genesis, che riproducono con precisione parossistica i concerti dei Nostri fino ad averne fatto un mestiere: intanto i prezzi sono da concerto ufficiale (certo non dei Genesis in una ipotetica estrema reunion completa, non zoppa come quella del Circo Massimo per intenderci, per cui in molti pagheremmo cifre da capogiro) o quasi, ma poi anche perché l'operazione è più una rappresentazione (per carità, eseguita benissimo) che un concerto con una sua anima. Non mi biasimate, sono esagerato: non sono nemmeno andato a vedere i Pink Floyd veri a Cinecittà, perché non c'era più l'anima, ovvero Roger Waters. Ma a me piacciono più ragazzi (o dovrei dire signori) che per pura passione (perché i compensi quasi mai arrivano nemmeno a coprire le spese vive) perdono il sonno per provare quel pezzo che poi nemmeno sanno quando riusciranno a portare sul palco e come verrà.
La scaletta stavolta era questa:
  1. watcher of the skies
  2. get'em out by friday
  3. the return of the giant hogweed
  4. seven stones
  5. fountain of salmacis
  6. firth of fifth
  7. I know what I like
  8. squonk
  9. duke medley
  10. the carpet crawlers
  11. lilywhite lilith
  12. chamber of 32 doors
  13. afterglow
  14. dance on a volcano - los endos
  15. the knife
la riporto a uso degli appassionati, che magari gli viene voglia di sentirsele live, e iniziano a seguire il gruppo sui social o sul sito così non prendono altri impegni per la prossima serata dei Willow Farm nella loro zona. Nel frattempo, volendo, c'è il loro canale Youtube.

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