venerdì 28 ottobre 2022

STUTELATO

Lo vuole Leuropa...
Aver riascoltato, per recensirvela, una vecchia canzone di Vecchioni in cui due leader politici a cui non stava bene l'epoca "di grazia e d'alleanza" in cui "felice e immobile la gente viveva solo del presente", uno però spingendo in avanti, al cambiamento, e uno indietro, al ricordo, si scoprivano alla fine la stessa persona, mi ha innescato una riflessione sul presente di oggi. A partire dalle bollette da pagare.

Essendo, infatti, uno strenuo fautore del cosiddetto "mercato tutelato", resisto in questa cittadella, a continui attacchi del Nemico anche truffaldini (sia per telefono che di persona), in cui gas e luce mi sono stati aumentati circa del 60% (per effetto della guerra in Ucraina, diciamo così), mentre al di fuori gli aumenti sono stati un multiplo variabile (ma minimo 2 o 3) di questa entità (tranne per i pochi che avevano un contratto "bloccato", che il conto lo pagheranno dopo).

Ora, immaginate di vivere sotto una dittatura (è facile, siamo appena passati da un periodo che la rasentava abbastanza, anzi anche troppo, ammesso che sia finito) e sognare di tornare a quando c'era la democrazia: siete per questo dei "passatisti", dei nostalgici? Pensare l'altrove, nello spazio o prima o dopo nel tempo qui, è esattamente quello che ci fa umani, quello che ci ha fatto scendere dagli alberi nella notte dei tempi o concepire la democrazia un po' più di recente. Quello che chiamano Progresso, invece, è un concetto ideologico piuttosto plastico nelle mani e per gli scopi di chi gestisce il Potere: con la scusa di dover "andar avanti", spesso e volentieri invece si impongono delle regressioni di fatto, sotto una marea di punti di vista.

Le cosiddette "liberalizzazioni" (e/o "privatizzazioni") sono un ottimo esempio. In quasi ogni settore dove sono state imposte, e dal 1991 lo sono state quasi ovunque, la cosa si è tradotta in un ottimo affare per chi ne ha tratto profitto, spesso aziende pubbliche (cioè costruite coi soldi dei nostri padri) nel frattempo cedute (ma sarebbe meglio dire regalate - e dove i giudici hanno messo il naso hanno scoperto tangenti) a soggetti privati di neanche troppo varia estrazione, e in un pessimo affare per i cittadini o utenti finali che dir si voglia (con Mattei, ammazzato giusto sessant'anni fa per aver tentato la strada opposta, che è trent'anni che mulina nella tomba). Ce le hanno presentate come progresso (e continuano a farlo, negli assalti alle ultime cittadelle), spesso mettendo avanti le presunte doti miracolose della concorrenza, ma a chi guarda bene appare chiaramente quanto sia stato effettivamente un regresso. O volete dire che c'è concorrenza tra società di carburanti, telefoniche, elettriche, ferroviarie? Finta, sempre; vera, quindi a favore del consumatore, mai. E l'elenco può essere allungato a piacere. Gli scettici non hanno che attendere che riesca il colpaccio anche con l'acqua, su cui non demordono malgrado un referendum stravinto dai "passatisti" e i cui risultati hanno aggirato dove hanno potuto mettendo in mezzo concessionarie e simili: si segnino il prezzo, e stiano a guardare se aumenta o diminuisce. Noi "complottisti" (che non dimentichiamo) già lo sappiamo.

Come sapevamo che i sieri non erano vaccini, e che non impedivano i contagi (e chissà se in qualche modo prima o poi qualcuno pagherà il conto di questo affaire, e magari anche delle sue pericolose conseguenze - insomma se e quando verrà fuori la verità). Che escluso un periodo e solo in qualche zona i numeri della cosiddetta emergenza sono sempre stati statisticamente non significativamente discostanti da quelli delle normali influenze, il che comportava che l'emergenza sarebbe durata a piacere (e finita a piacimento) per decisione politica. Che i nostri ragazzi avrebbero imparato a considerare ciò che per noi era un diritto, una concessione nel migliore dei casi e niente nel peggiore, che poi è il lavoro ovvero l'articolo 1 della Costituzione. E che la cosa sarebbe passata nel silenzio generale, assordante in quelle categorie che nel delicatissimo gioco di equilibri senza il quale la democrazia non è che un vuoto proclama ideologico dovrebbero recitare il ruolo del cane da guardia (l'informazione) e del giullare fustigatore del Potere (l'arte in genere, la musica in particolare dagli anni 60 in poi).

Per questa ragione mi ha fatto enormemente piacere, in questo silenzio, in questa acquiescenza generalizzata alla narrazione dominante che ha screditato ai miei occhi (e speriamo non solo ai miei) la quasi totalità degli artisti, ascoltare questo brano degli Eugenio in via di gioia, con cui vi lascio, invitandovi a seguire il testo (a partire dal titolo, che mette nel mirino le supercazzole del WEF) mentre ascoltate il brano che scorre nel video. 

lunedì 24 ottobre 2022

RADIOCIXD 63 - IPERTENSIONE

Come per Dalla, c'è un Vecchioni primissima maniera, diciamo cantautore convenzionale con una certa notorietà (Luci a San Siro, per dire, sta al "professore" come 4/3/43 al geniaccio bolognese), e un Vecchioni dell'epoca d'oro sia per qualità che per vendite (gli album di Stranamore e Samarcanda di Vecchioni sono un po' come i due col nome e cognome e poi col solo cognome di Dalla, col parallelo che si estende ad un terzo capolavoro precedente, rispettivamente Elisir e Com'è profondo il mare). In mezzo, se per Lucio c'è il meraviglioso trittico roversiano, per Roberto c'è il tentativo mezzo progressive e mezzo no de Il re non si diverte e questo Ipertensione di cui parliamo oggi: tutti dischi tanto belli e profondi quanto relativamente poco venduti ma importanti in quanto marcanti la cesura.

Di Vecchioni ho già recensito parecchi dischi, tutti dei periodi citati (dopo, di nuovo come per Dalla, la produzione continua per decenni diventando sterminata, e quando è così non è possibile nemmeno attendersi qualcosa di diverso rispetto alla riscontrata presenza di vette isolate in un livello medio variamente decrescente...), ma abbiate pazienza: da ragazzo ero talmente fissato con questo artista che avevo addirittura scritto una esegesi di tutta la sua discografia, posseggo ancora il dattiloscritto (alla Lettera32) e ogni tanto me lo guardo con la tenerezza tipica di queste cose. Ci rimesto dentro, riraccontadovi un episodio: pensate che mi capitò, coincidenza rarissima, di incrociare il cantautore nello stesso appartamento, e sapevo che mi sarebbe successo perché era una mia amica, o meglio i suoi genitori, a ospitarlo in qualità di retropalco in un concerto di paese (eravamo già nei primi anni 80, la difficile "era del riflusso" per i cantautori del decennio precedente), e mi ero pure portato il papello appresso; ebbene, pensate che ebbi il coraggio non dico di scambiarci qualche parola, ma almeno di mostrarglielo e farmelo autografare? esatto, no: ero proprio un c...one, come quasi tutti i ventenni (a volermi dare un'attenuante).

Non vi posto più i video, pochi quanti siete a leggere i post di questa rubrica sarete anche così motivati da seguire i semplici link, che si aprono in pop-up così potete ascoltare i brani mentre leggete, bontà vostra se vi va, i commenti (miei, se ne volete di migliori ce n'è, ad esempio qui) della tracklist:

  1. Irene - Così giovane e già con un matrimonio al tramonto, il Nostro ne trova ispirazione per una serie di canzoni lunga così. E questa non è nemmeno una delle prime...
  2. Canzone per Laura - I vezzi letterari e storici caratterizzano tutta la produzione di Vecchioni: in qualunque fase della sua discografia troviamo riferimenti e citazioni di questo tipo. Qui, si passa da Petrarca già nel titolo a un Marco Polo che, come Salgari in Malesia, in Cina non ci è andato mai, passando per un re Riccardo che rifugge la platea.
  3. I poeti - Se De Andrè a chi gli voleva dare del poeta rispondeva citando Benedetto Croce, Vecchioni mise le mani avanti con un ritratto come questo, tutt'altro che lusinghiero (arriva ad alludere alla pedofilia, ma la mia strofa preferita è "I poeti son liberi servi di re e cardinali che van ripetendo noi siam tutti uguali e si tingono di rosso vivo ciascuno pensando: il giorno del Nobel farò l'antidivo"). Notevolissima la coda strumentale.
  4. Canzonenoznac - Come già suggerisce il titolo palindromo, i due leader politici contrapposti, uno rivoluzionario uno iperconservatore, si scoprono alla fine essere la stessa persona. Ma non è una metafora qualunquista, sarebbe fin troppo semplice; è invece un elogio del pensare altrove o altrimenti, avanti o indietro che sia, senza il quale la società è un dato di fatto e non una variabile su cui pensare e agire, e l'essere umano perde la sua umanità. Non credo volesse o potesse essere profetico dei tempi nostri, ma lo è.
  5. Alighieri - I due temi che si alternano, uno cantato e uno recitato, intrecciano tra loro due piani narrativi, quello della storia d'amore che finisce male (che attraversa tutto l'album) e quello semiautobiografico dell'insegnamento (che come è noto in vari modi ha accompagnato tutta la carriera del Nostro), eterodosso nelle intenzioni del protagonista, ortodosso nella sarcastica conclusione virgolettata.
  6. Tutta la vita in un giorno - Qui i due piani sono proprio mixati, su due tracce parallele mono che ascoltate in stereo ti arrivano diverse in ciascun orecchio, e si tratta della radiocronaca da una Miss Italia d'epoca e dell'audio in tedesco sovratradotto in italiano sembrerebbe dall'Istituto Luce di un filmato sulla gioventù tedesca hitleriana. Sembra un brano di riempimento, invece forse è un brano di transizione.
  7. Pesci nelle orecchie - Il primo Vecchioni usava spesso la metafora in forma di proporzione vita:mare=amore:fiume. E siccome a stare troppo immersi in mare può capitare di ritrovarsi prima o poi i pesci nelle orecchie, ecco questa lunga elucubrazione finale sulle situazioni cui la vita ti porta. Di questo brano esiste una versione corta, riarrangiata in maniera nelle intenzioni più accattivante una decina di anni dopo, ma io personalmente preferisco questa versione, scarna e lunga fino a farti capire anche quali sono i tuoi, di pesci.

domenica 16 ottobre 2022

IO OCCIDO

Se nel titolo alludo a un noto giallo del compianto Giorgio Faletti, storpiandolo per rimarcare l'etimo comune, nel latino per "cadere" del punto cardinale dove tramonta il sole e del verbo uccidere, ovviamente non è a cacchio. Da bambini siamo fermamente convinti di essere buoni e che i nostri genitori siano buoni. Non c'è niente di male: questa credenza è una necessità quasi fisiologica. Ma se la manteniamo da grandi è una patologia, che può declinarsi sia individualmente che socialmente (cos'altro credete che sia una faida?). Ebbene, è ora di crescere. O forse dovrei dire di "ri-crescere" visto che questa consapevolezza era diffusa negli anni settanta, prima di regredire quasi del tutto. E riconoscere: i "nostri" non sono "i buoni", non necessariamente in teoria e tutt'altro nella pratica storica.

Il twitt governativo cinese in immagine è estremamente eloquente. Ma il politologo Samuel Huntington, teorico dello scontro di civiltà, fu ancora più esplicito:

«L’Occidente non ha conquistato il mondo con la superiorità delle sue idee, dei suoi valori o della sua religione ma attraverso la sua superiorità nell’uso della violenza organizzata. Gli occidentali lo dimenticano spesso, i non occidentali mai.»

Aggiungerei soltanto che gli occidentali forse non è che lo dimenticano, non lo sanno proprio, indottrinati fin da piccoli al paradigma "noi abbiamo sempre ragione, loro sempre torto" (come dite? anche gli altri lo sono? ma se li bolliamo proprio per questo, come possiamo accettarlo in noi?), come potete verificare con estrema facilità ascoltando come viene raccontata la guerra in Ucraina in qualsiasi TG.

Il compianto Giulietto Chiesa lo aveva detto esplicitamente quasi nove anni fa, quando un golpe rovesciò il governo legittimo di Kiev per preparare la strada a un fantoccio dell'occidente che intanto imparava il mestiere in un reality show, che questa era l'ennesima puntata della strategia imperialista della NATO e che stavolta rischiava di trascinare il mondo in una nuova escalation bellica. Ma era già stato sfrattato dal mainstream, dove oggi nessuna voce dissonante ha spazio, sulla guerra come sulla sua propedeusi pandemica.

Continuando con l'espansione della NATO verso est, dopo peraltro aver promesso il contrario al povero Gorbaciov, che si illudeva di trattare con un nemico leale e così impedire la dissoluzione del proprio Paese sconfitto nella guerra fredda, si poteva però solo confidare che la Russia non si riorganizzasse abbastanza in fretta, magari anche grazie agli uffizi del fantoccio Eltsin. Ma quello è un grande Paese, peraltro strapieno di risorse naturali, contro il quale si sono rotte le corna fior fior di wannabe imperatori di tutte le europe: se non era Putin, qualcun altro avrebbe potuto risollevarlo, e renderlo capace di reagire, alla ennesima provocazione. In difesa dei territori russi finiti dentro i confini ucraini disegnati a cacchio (tanto era uguaglio) al tempo dell'URSS, territori oggi riannessi via referendum.

Ma già (dimenticavo), quando i popoli si pronunciano secondo i dettami dei "nostri", sono sempre legittime aspirazioni popolari da supportare, quando si pronunciano al contrario, sono manipolati illegittimamente. Chi protesta secondo una narrazione (vera o falsa che sia) che può essere letta come filooccidentale, come ad esempio oggi in Iran, è un paladino della democrazia, chi no, vedi ad esempio i gilet gialli o i nogreenpass, è un retrivo fascistoide manipolato. Gli ucraini stessi sono manipolati quando eleggono un filorusso, democratici quando eleggono un filooccidentale dopo che un altro filooccidentale aveva rovesciato con un golpe il filorusso di prima, e oggi sono un popolo fiero che combatte contro l'oppressore russo, mentre quelli del Donbass o della Crimea che resistono contro l'oppressore ucraino (da soli per anni e nel silenzio generale del mainstream occidentale, finché non si è deciso Putin ad andargli in aiuto) non sono nemmeno un popolo, e i referendum con cui si esprimono sono etichettati come farsa.

Il bello è che tutti questi che anelano di entrare nella sfera di influenza dell'impero americano, o del suo ascaro Unione Europea che è lo stesso, sono talmente abbagliati dalla prospettiva di boom economico (che storicamente ha sempre accompagnato queste specie di annessioni) che dimenticano di riguardarsi il seguito (lo sboom, se vogliamo intenderci, tipo il nostro dal 1992 in poi, con tanto di enormi e continui prelievi di ricchezza privata a "restituire il maltolto" dei decenni precedenti, in termini sia economici che di diritti) o il backstage (la nostra sovranità limitata, con tanto di strategia della tensione e morti a centinaia a garantirne il perdurare ogni qual volta era minacciato). I turchi in qualche modo se ne sono accorti, infatti rispetto alla UE sono passati dall'essere a un passo al col cavolo che ci entro e rispetto alla NATO sono ormai allo sto dentro perché mi fa comodo ma col cavolo che ti faccio da portaerei contro questi che mi sono molto più amici che voi, e infatti da noi si impone la narrazione che il loro premier è un autocrata eletto con chissà che brogli.

Quando ero ragazzo, e c'erano il rischio comunista e le stragi di Stato a fermarlo ricompattando i benpensanti sotto le gonne della DC, l'argomento "principe" dei filooccidentali era che però del benessere in cui vivevamo dovevamo proprio ringraziare gli americani. Oggi, non si può neanche sospettare, che visto che quel benessere è un lontano ricordo e quello che ne rimane è continuamente sotto attacco (tra regole economiche assurde e strategie sanitarie liberticide ed economicide) forse staremmo meglio fuori, da quei trattati capestro chiamati UE e NATO, a usare la nostra sovranità monetaria per finalmente attuare la nostra Costituzione, magari beneficiando dell'alleanza di un grande Stato europeo pieno di risorse naturali e culturali. Perché se te lo dici anche solo tra te e te, e qualcuno ti sente, ti bollano per sempre come sovranista (magari fascista) e putiniano (magari comunista), senza nemmeno avvertire un filino di contraddizione tra le cose. E però si dicono democratici...

Certo non è che si possa davvero confidare che sia proprio il governo Meloni ad avviare questo indispensabile smarcamento e attuare questa strategia: troppe anime contrastanti, molte delle quali del tutto contrarie a questa ipotesi, operano infatti all'interno di quello che non è molto di più di un cartello elettorale, e infatti si limiterà all'obiettivo tipico di queste formazioni, spartirsi il potere, al massimo con qualche operazione di facciata a sbandierare discontinuità. Occorre quindi attrezzarsi a passare una nottata che si annuncia ancora lunga, alimentando la mente con le letture giuste (ad esempio questo lungo post - Guerra all'Europa - dove Franco Cardini, una delle ultime teste pensanti in circolazione, fin dal titolo fornisce una chiave di lettura della questione ucraina del tutto diversa da quella imperante: gli interessi statunitensi e quelli europei non coincidono affatto, e non da ora, come dimostra l'uscita dalla NATO della Francia di De Gaulle di decenni fa, a ricordarsene) o andando a vedere cosa dicono questi di Forza del Popolo tra qualche giorno a Roma. Con le forze antisistema presentatesi divise alle scorse elezioni, e comunque marginali, niente va lasciato di intentato.

Chiudo tornando al titolo e ricapitolando (e occhio che se siete troppo intelligenti e non avete letto Faletti questo è uno spoiler): non è affatto detto che "i nostri" siano "i buoni", anzi ogni volta c'è sempre almeno il 50% delle possibilità che non sia così, se sembra è solo perché è chi vince che scrive la Storia, ma bisogna ricordarsene almeno mentre si vive la cronaca, che appunto ancora Storia non è diventata. Talvolta, infatti, si scopre che il cattivo, magari l'assassino, ero proprio io.

domenica 9 ottobre 2022

LA VERTIGINE DELLA MORTE

Diciamocelo, questa cosa che non c'è quando ci siamo e quando c'è noi non ci siamo più ci affascina, a noi umani in genere intendo, chi più chi meno, chi un modo chi nell'altro. E lo dico subito, non c'è ragione perché io ne parli adesso, ma un momento vale l'altro, il pensiero ci accompagna sicuramente da quando abbiamo memoria ma compare quando ancora non la abbiamo quindi non sappiamo dire quando, quindi non è mai il momento giusto e lo è sempre. E vale anche per chi, la maggior parte, usa una qualsiasi visione di aldilà veicolata da qualsiasi regione per spostarlo un po' più in là, da qualche parte in fondo al proprio animo, dove comunque esso persiste.

Nella nostra società (in altre no), si tende a tenere lontani i bambini dalla visione di un essere umano morto o che muore. Poi magari li affoghiamo di immagini di morte in fiction, ma quella è un'altra storia. Ho un aneddoto, a proposito, ma sono certo che ciascuno di voi ha il vostro, magari più crudo. Quando ero ragazzino io i ragazzini giocavano per strada, nel quartiere, liberi (anche perché sottoposti a un controllo collettivo: chiunque osservasse il gruppo sapeva chi erano i figli di chi, e se non c'erano i suoi sapeva che qualcun altro li stava osservando), io meno degli altri perché l'asma mi teneva spesso a casa ma comunque più di chiunque altro nelle generazioni a venire. Un giorno era morto un vicino di casa, e come si usava veniva esposto a porta aperta per un giorno o due per le visite (no, i pianti professionali delle prefiche, che da noi si chiamavano "bagnarote", non ho fatto a tempo a vederli), e questo era a piano terra. Quasi tutti andammo a curiosare, io tra l'altro non ne avevo visti mai, i morti di famiglia essendomi stati invece fin li accuratamente nascosti. Non ricordo dettagli, ma il fatto stesso che ricordi l'episodio è significativo di quanto mi debba avere colpito al tempo.

La vertigine è uno dei giochi più praticati dalla razza umana fin dai suoi albori. Se volete farvi una cultura in merito questo trattato di Callois è perfetto, ed è pure gratis. Per i pigri ho pure trovato un riassunto. Gli umani adorano perdere l'equilibrio, sennò non esisterebbero le giostre o le altalene. Gli da lo stesso friccico rischiare di cadere ma non cadere, per questo amano sciare, andare in automobile, o praticare gli sport estremi, e pazienza se qualche volta si cade davvero o peggio, il rischio non è calcolato ma la voglia lo cancella alla nostra vista. Affacciarsi su un orrido è indubbiamente affascinante per chiunque, anche per quelli in cui prevale la paura e non lo fanno. E non c'è orrido più profondo del non-esistere-più. Quindi nemmeno più bello. Dobbiamo, guardare quell'incidente mentre passiamo, o quei video in TV o sul web che poi magari ci sentiamo male e da allora in poi cerchiamo di girare alla larga. E, aggiungo, per fortuna o purtroppo questo fascino è maggiore sui giovani e giovanissimi, proprio perché in loro la percezione della sua concretezza è minima. Forse ve lo ricordate anche voi, che da bambini il pensiero che prima o poi sareste morti non vi passava proprio per la capa, almeno quasi mai. Alla mia età, invece, cominci a contare più gli anni che ti restano, di vita attiva e degna, tenuto conto pure delle statistiche degli accidenti e delle malattie o meglio del loro incorrere nel giro delle vostre conoscenze, che quelli che hai passato, che non ti sembra neanche vero.

Death-Morte è anche una dei protagonisti di un capolavoro assoluto del fumetto, quel Sandman di Neil Gaiman che io ho in libreria e vi consiglio di procurarvi: a questi livelli, il fumetto è senz'altro letteratura. Giustamente, è rappresentata come il più "neutro", o se preferite il meno "cattivo" degli Eterni, che stanno prima e sopra persino agli Dei. Le rendono giustizia allo stesso livello Angelo Branduardi nel suo Ballo in fa diesis minore, e soprattutto Totò nella Livella. E chest'è.

domenica 2 ottobre 2022

GAS-OLIO

L'efficacissima immagine è di Movmag
Per la rubrica "forse non tutti sanno che...", che chi ama l'enigmistica ha capito e gli altri si informino, due spigolature che fanno scopa anche se magari all'inizio non sembra:

  1. il prezzo dei carburanti è solo in parte determinato dal costo industriale più il margine di guadagno di tutta la filiera. Una parte decisamente minoritaria, inferiore al quaranta per cento. Avete capito bene: senza le accise e l'IVA un litro di benza costerebbe 70 centesimi. E anche un litro di gasolio. E vi dirò di più, anche un litro di GPL. Ovviamente, centesimo più centesimo meno.
  2. le tasse non hanno (solo) la funzione di rimpinguare le entrate dell'erario in modo da rendere possibili le uscite (anzi, secondo il dimenticato keynesismo sarebbe il contrario: permettono il funzionamento del moltiplicatore facendo rientrare le spese a deficit che appunto moltiplicano il reddito dei cittadini), hanno anche la funzione sociale di indirizzare i consumi verso prodotti ritenuti più accettabili di altri, tassando gli ultimi in maniera più onerosa dei primi.

Il combinato disposto di questi due fattori potrebbe rendervi ragione dell'imparpagliamento che provate in questo periodo quando vedete il prezzo del gasolio sopravanzare alla pompa di un buon dieci per cento quello della benzina, dopo decenni in cui era vero il contrario, e anzi in misura maggiore. La guerra in Ucraina può influire, infatti, solo sul prezzo industriale, che abbiamo visto pesa molto meno della metà (GPL a parte), e inoltre marginalmente perché non è da li che arriva il petrolio (il metano in parte si, ma questo è un altro discorso: i prezzi volano, anche di quello che non viene da la, perché oggi vengono determinati sui mercati finanziari, come peraltro anche quelli di quasi tutto il resto, prodotti agricoli compresi - è cioè speculazione fin dall'inizio). Ho detto potrebbe perché sarebbe logico, in tempi di in cui l'ambientalismo è di moda (e come tutto ciò che è di moda, è solo esteriore), che uno Stato responsabile e serio, una volta appurato che il gasolio inquina più della benzina, usasse la leva fiscale per scoraggiarne l'utilizzo. Ma sono tempi in cui la logica non sta di casa, per cui serve un supplemento d'indagine, da cui si scopre che da un lato ammettono che le accise sul gasolio NON sono state ridotte meno di quelle sulla benzina e restano più basse, e dall'altro chiamano in causa il gioco domanda/offerta (quindi la guerra), dimenticando che questo può influire sul prezzo finale molto modestamente.

Arriviamo al punto solo se rammentiamo il perché, le accise sul gasolio sono sempre state storicamente più basse: la benzina serve sostanzialmente solo alle auto private, il gasolio o a chi con la macchina ci lavora e fa tanta strada (girando più lento, il motore diesel consuma meno e dura almeno il doppio) o ai camion o ai pullman o alle industrie o alla piccola produzione elettrica. E questo era anche prima, poi e solo poi i costruttori si sono inventati le diavolerie necessarie a fare andare diesel anche le auto di tutti noi. Prima che si iniziasse ad attaccarne il potenziale inquinante, dimenticando che il particolato è solo un fattore, l'unico a sfavore del diesel, mentre i consumi minori, la durata maggiore, la robustezza fanno si che calcolando bene, uno che deve percorrere tanti chilometri inquina il pianeta molto meno se usa per dieci o più anni la stessa turbodiesel che se si compra ogni tre anni l'ultimo ritrovato in materia di ambiente (per costruire il quale serve acciaio, petrolio per le plastiche, eccetera eccetera, e oggi anche metalli rari per le costosissime batterie, anche dimenticando che in qualche modo bisognerà produrla tutta quella elettricità che faticosamente accumulano). Se dunque si voleva intervenire sulle accise in modo da continuare a far valere le ragioni storiche per cui il gasolio deve costare meno della benzina, bisognava, ammesso che le teorie sul costo industriale siano vere, agire sulle accise in maniera diversificata in modo da continuare a privilegiarlo. Se non lo si fa, quindi, è solo perché non si vuole. E perché non si vuole, visto che il maggior inquinamento è tra la balla totale e la percentuale difficile da calcolare e comunque minima?

Per rispondere è sufficiente scorrere la cronaca degli ultimi tre anni, fatti di gente chiusa in casa e attività economiche fatte fallire a migliaia. Per non volere affrontare una cosiddetta pandemia di nemmeno un ordine di grandezza superiore alle normali epidemie influenzali senza investire in deficit immediatamente e senza indugio in tutte quelle strutture sanitarie e procedure farmaceutiche che potevano combatterla senza causare sofferenze ulteriori alla popolazione e alla società civile. Poi, se uno pensa e dice che erano queste ultime l'obiettivo e la prima è stata solo presa a scusa per poterle attuare, gli si appiccica il bollino di complottista e lo si emargina. Sta di fatto, che con la scusa della guerra si moltiplica non solo il prezzo del gas, ma anche quello della luce anche se non è che le centrali vadano a gas, e anche quello dei carburanti in genere, e non solo anche del gasolio più della benzina (il che fa pensare che il GPL sia una soluzione solo fino a che non vogliono disincentivare pure quello). L'ineffabile UE che per trent'anni ci ha inflitto manovre asfittiche per contenere l'inflazione, non è minimamente in grado di fermare l'inflazione esogena, e nemmeno di adottare una strategia comune per l'energia (che poi era quella per cui era stata concepita all'inizio), con i tedeschi che come al solito però ai propri cittadini gli aiuti li varano eccome.

Dovete stare a casa. Un'auto con sette-ottocento chilometri di autonomia, che consuma poco e dura tanto, non la potete avere più. Una piccola impresa che vi da da vivere dignitosamente nemmeno. Questo è l'input, che se non l'hanno già fatto lo sussurreranno anche all'orecchio della Meloni: non avete scampo. I vostri figli non sapranno nemmeno che il lavoro è un diritto, anzi il primo: senza il quale nessun altro ha senso. Non è detto nemmeno che potranno riuscire a mantenere quella casa di proprietà che faticosamente gli avete lasciato, ammesso che ci siate riusciti. Ma intanto ci dovete stare, tanto c'è Glovo e la payTV e gli smartphone, che uscite a fare? Solo, a diciannove gradi e risparmiando corrente. Questo è il piano per l'Europa occidentale in genere, e per l'Italia in particolare. La storiella del denaro come bene scarso è appunto una storiella. La storia che c'è dietro ve l'ho raccontata già altre volte, ma mi sa che prima o poi ci torno...

P.S. Nel caso vi fosse venuto il dubbio, non ho un auto diesel. Anni fa sono passato a un usato a gpl, ma forse ora l'usato a gasolio si troverà a prezzi convenienti, magari ne approfitto...

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