domenica 16 ottobre 2022

IO OCCIDO

Se nel titolo alludo a un noto giallo del compianto Giorgio Faletti, storpiandolo per rimarcare l'etimo comune, nel latino per "cadere" del punto cardinale dove tramonta il sole e del verbo uccidere, ovviamente non è a cacchio. Da bambini siamo fermamente convinti di essere buoni e che i nostri genitori siano buoni. Non c'è niente di male: questa credenza è una necessità quasi fisiologica. Ma se la manteniamo da grandi è una patologia, che può declinarsi sia individualmente che socialmente (cos'altro credete che sia una faida?). Ebbene, è ora di crescere. O forse dovrei dire di "ri-crescere" visto che questa consapevolezza era diffusa negli anni settanta, prima di regredire quasi del tutto. E riconoscere: i "nostri" non sono "i buoni", non necessariamente in teoria e tutt'altro nella pratica storica.

Il twitt governativo cinese in immagine è estremamente eloquente. Ma il politologo Samuel Huntington, teorico dello scontro di civiltà, fu ancora più esplicito:

«L’Occidente non ha conquistato il mondo con la superiorità delle sue idee, dei suoi valori o della sua religione ma attraverso la sua superiorità nell’uso della violenza organizzata. Gli occidentali lo dimenticano spesso, i non occidentali mai.»

Aggiungerei soltanto che gli occidentali forse non è che lo dimenticano, non lo sanno proprio, indottrinati fin da piccoli al paradigma "noi abbiamo sempre ragione, loro sempre torto" (come dite? anche gli altri lo sono? ma se li bolliamo proprio per questo, come possiamo accettarlo in noi?), come potete verificare con estrema facilità ascoltando come viene raccontata la guerra in Ucraina in qualsiasi TG.

Il compianto Giulietto Chiesa lo aveva detto esplicitamente quasi nove anni fa, quando un golpe rovesciò il governo legittimo di Kiev per preparare la strada a un fantoccio dell'occidente che intanto imparava il mestiere in un reality show, che questa era l'ennesima puntata della strategia imperialista della NATO e che stavolta rischiava di trascinare il mondo in una nuova escalation bellica. Ma era già stato sfrattato dal mainstream, dove oggi nessuna voce dissonante ha spazio, sulla guerra come sulla sua propedeusi pandemica.

Continuando con l'espansione della NATO verso est, dopo peraltro aver promesso il contrario al povero Gorbaciov, che si illudeva di trattare con un nemico leale e così impedire la dissoluzione del proprio Paese sconfitto nella guerra fredda, si poteva però solo confidare che la Russia non si riorganizzasse abbastanza in fretta, magari anche grazie agli uffizi del fantoccio Eltsin. Ma quello è un grande Paese, peraltro strapieno di risorse naturali, contro il quale si sono rotte le corna fior fior di wannabe imperatori di tutte le europe: se non era Putin, qualcun altro avrebbe potuto risollevarlo, e renderlo capace di reagire, alla ennesima provocazione. In difesa dei territori russi finiti dentro i confini ucraini disegnati a cacchio (tanto era uguaglio) al tempo dell'URSS, territori oggi riannessi via referendum.

Ma già (dimenticavo), quando i popoli si pronunciano secondo i dettami dei "nostri", sono sempre legittime aspirazioni popolari da supportare, quando si pronunciano al contrario, sono manipolati illegittimamente. Chi protesta secondo una narrazione (vera o falsa che sia) che può essere letta come filooccidentale, come ad esempio oggi in Iran, è un paladino della democrazia, chi no, vedi ad esempio i gilet gialli o i nogreenpass, è un retrivo fascistoide manipolato. Gli ucraini stessi sono manipolati quando eleggono un filorusso, democratici quando eleggono un filooccidentale dopo che un altro filooccidentale aveva rovesciato con un golpe il filorusso di prima, e oggi sono un popolo fiero che combatte contro l'oppressore russo, mentre quelli del Donbass o della Crimea che resistono contro l'oppressore ucraino (da soli per anni e nel silenzio generale del mainstream occidentale, finché non si è deciso Putin ad andargli in aiuto) non sono nemmeno un popolo, e i referendum con cui si esprimono sono etichettati come farsa.

Il bello è che tutti questi che anelano di entrare nella sfera di influenza dell'impero americano, o del suo ascaro Unione Europea che è lo stesso, sono talmente abbagliati dalla prospettiva di boom economico (che storicamente ha sempre accompagnato queste specie di annessioni) che dimenticano di riguardarsi il seguito (lo sboom, se vogliamo intenderci, tipo il nostro dal 1992 in poi, con tanto di enormi e continui prelievi di ricchezza privata a "restituire il maltolto" dei decenni precedenti, in termini sia economici che di diritti) o il backstage (la nostra sovranità limitata, con tanto di strategia della tensione e morti a centinaia a garantirne il perdurare ogni qual volta era minacciato). I turchi in qualche modo se ne sono accorti, infatti rispetto alla UE sono passati dall'essere a un passo al col cavolo che ci entro e rispetto alla NATO sono ormai allo sto dentro perché mi fa comodo ma col cavolo che ti faccio da portaerei contro questi che mi sono molto più amici che voi, e infatti da noi si impone la narrazione che il loro premier è un autocrata eletto con chissà che brogli.

Quando ero ragazzo, e c'erano il rischio comunista e le stragi di Stato a fermarlo ricompattando i benpensanti sotto le gonne della DC, l'argomento "principe" dei filooccidentali era che però del benessere in cui vivevamo dovevamo proprio ringraziare gli americani. Oggi, non si può neanche sospettare, che visto che quel benessere è un lontano ricordo e quello che ne rimane è continuamente sotto attacco (tra regole economiche assurde e strategie sanitarie liberticide ed economicide) forse staremmo meglio fuori, da quei trattati capestro chiamati UE e NATO, a usare la nostra sovranità monetaria per finalmente attuare la nostra Costituzione, magari beneficiando dell'alleanza di un grande Stato europeo pieno di risorse naturali e culturali. Perché se te lo dici anche solo tra te e te, e qualcuno ti sente, ti bollano per sempre come sovranista (magari fascista) e putiniano (magari comunista), senza nemmeno avvertire un filino di contraddizione tra le cose. E però si dicono democratici...

Certo non è che si possa davvero confidare che sia proprio il governo Meloni ad avviare questo indispensabile smarcamento e attuare questa strategia: troppe anime contrastanti, molte delle quali del tutto contrarie a questa ipotesi, operano infatti all'interno di quello che non è molto di più di un cartello elettorale, e infatti si limiterà all'obiettivo tipico di queste formazioni, spartirsi il potere, al massimo con qualche operazione di facciata a sbandierare discontinuità. Occorre quindi attrezzarsi a passare una nottata che si annuncia ancora lunga, alimentando la mente con le letture giuste (ad esempio questo lungo post - Guerra all'Europa - dove Franco Cardini, una delle ultime teste pensanti in circolazione, fin dal titolo fornisce una chiave di lettura della questione ucraina del tutto diversa da quella imperante: gli interessi statunitensi e quelli europei non coincidono affatto, e non da ora, come dimostra l'uscita dalla NATO della Francia di De Gaulle di decenni fa, a ricordarsene) o andando a vedere cosa dicono questi di Forza del Popolo tra qualche giorno a Roma. Con le forze antisistema presentatesi divise alle scorse elezioni, e comunque marginali, niente va lasciato di intentato.

Chiudo tornando al titolo e ricapitolando (e occhio che se siete troppo intelligenti e non avete letto Faletti questo è uno spoiler): non è affatto detto che "i nostri" siano "i buoni", anzi ogni volta c'è sempre almeno il 50% delle possibilità che non sia così, se sembra è solo perché è chi vince che scrive la Storia, ma bisogna ricordarsene almeno mentre si vive la cronaca, che appunto ancora Storia non è diventata. Talvolta, infatti, si scopre che il cattivo, magari l'assassino, ero proprio io.

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