Nella nostra società (in altre no), si tende a tenere lontani i bambini dalla visione di un essere umano morto o che muore. Poi magari li affoghiamo di immagini di morte in fiction, ma quella è un'altra storia. Ho un aneddoto, a proposito, ma sono certo che ciascuno di voi ha il vostro, magari più crudo. Quando ero ragazzino io i ragazzini giocavano per strada, nel quartiere, liberi (anche perché sottoposti a un controllo collettivo: chiunque osservasse il gruppo sapeva chi erano i figli di chi, e se non c'erano i suoi sapeva che qualcun altro li stava osservando), io meno degli altri perché l'asma mi teneva spesso a casa ma comunque più di chiunque altro nelle generazioni a venire. Un giorno era morto un vicino di casa, e come si usava veniva esposto a porta aperta per un giorno o due per le visite (no, i pianti professionali delle prefiche, che da noi si chiamavano "bagnarote", non ho fatto a tempo a vederli), e questo era a piano terra. Quasi tutti andammo a curiosare, io tra l'altro non ne avevo visti mai, i morti di famiglia essendomi stati invece fin li accuratamente nascosti. Non ricordo dettagli, ma il fatto stesso che ricordi l'episodio è significativo di quanto mi debba avere colpito al tempo.
La vertigine è uno dei giochi più praticati dalla razza umana fin dai suoi albori. Se volete farvi una cultura in merito questo trattato di Callois è perfetto, ed è pure gratis. Per i pigri ho pure trovato un riassunto. Gli umani adorano perdere l'equilibrio, sennò non esisterebbero le giostre o le altalene. Gli da lo stesso friccico rischiare di cadere ma non cadere, per questo amano sciare, andare in automobile, o praticare gli sport estremi, e pazienza se qualche volta si cade davvero o peggio, il rischio non è calcolato ma la voglia lo cancella alla nostra vista. Affacciarsi su un orrido è indubbiamente affascinante per chiunque, anche per quelli in cui prevale la paura e non lo fanno. E non c'è orrido più profondo del non-esistere-più. Quindi nemmeno più bello. Dobbiamo, guardare quell'incidente mentre passiamo, o quei video in TV o sul web che poi magari ci sentiamo male e da allora in poi cerchiamo di girare alla larga. E, aggiungo, per fortuna o purtroppo questo fascino è maggiore sui giovani e giovanissimi, proprio perché in loro la percezione della sua concretezza è minima. Forse ve lo ricordate anche voi, che da bambini il pensiero che prima o poi sareste morti non vi passava proprio per la capa, almeno quasi mai. Alla mia età, invece, cominci a contare più gli anni che ti restano, di vita attiva e degna, tenuto conto pure delle statistiche degli accidenti e delle malattie o meglio del loro incorrere nel giro delle vostre conoscenze, che quelli che hai passato, che non ti sembra neanche vero.
Death-Morte è anche una dei protagonisti di un capolavoro assoluto del fumetto, quel Sandman di Neil Gaiman che io ho in libreria e vi consiglio di procurarvi: a questi livelli, il fumetto è senz'altro letteratura. Giustamente, è rappresentata come il più "neutro", o se preferite il meno "cattivo" degli Eterni, che stanno prima e sopra persino agli Dei. Le rendono giustizia allo stesso livello Angelo Branduardi nel suo Ballo in fa diesis minore, e soprattutto Totò nella Livella. E chest'è.
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