domenica 9 ottobre 2022

LA VERTIGINE DELLA MORTE

Diciamocelo, questa cosa che non c'è quando ci siamo e quando c'è noi non ci siamo più ci affascina, a noi umani in genere intendo, chi più chi meno, chi un modo chi nell'altro. E lo dico subito, non c'è ragione perché io ne parli adesso, ma un momento vale l'altro, il pensiero ci accompagna sicuramente da quando abbiamo memoria ma compare quando ancora non la abbiamo quindi non sappiamo dire quando, quindi non è mai il momento giusto e lo è sempre. E vale anche per chi, la maggior parte, usa una qualsiasi visione di aldilà veicolata da qualsiasi regione per spostarlo un po' più in là, da qualche parte in fondo al proprio animo, dove comunque esso persiste.

Nella nostra società (in altre no), si tende a tenere lontani i bambini dalla visione di un essere umano morto o che muore. Poi magari li affoghiamo di immagini di morte in fiction, ma quella è un'altra storia. Ho un aneddoto, a proposito, ma sono certo che ciascuno di voi ha il vostro, magari più crudo. Quando ero ragazzino io i ragazzini giocavano per strada, nel quartiere, liberi (anche perché sottoposti a un controllo collettivo: chiunque osservasse il gruppo sapeva chi erano i figli di chi, e se non c'erano i suoi sapeva che qualcun altro li stava osservando), io meno degli altri perché l'asma mi teneva spesso a casa ma comunque più di chiunque altro nelle generazioni a venire. Un giorno era morto un vicino di casa, e come si usava veniva esposto a porta aperta per un giorno o due per le visite (no, i pianti professionali delle prefiche, che da noi si chiamavano "bagnarote", non ho fatto a tempo a vederli), e questo era a piano terra. Quasi tutti andammo a curiosare, io tra l'altro non ne avevo visti mai, i morti di famiglia essendomi stati invece fin li accuratamente nascosti. Non ricordo dettagli, ma il fatto stesso che ricordi l'episodio è significativo di quanto mi debba avere colpito al tempo.

La vertigine è uno dei giochi più praticati dalla razza umana fin dai suoi albori. Se volete farvi una cultura in merito questo trattato di Callois è perfetto, ed è pure gratis. Per i pigri ho pure trovato un riassunto. Gli umani adorano perdere l'equilibrio, sennò non esisterebbero le giostre o le altalene. Gli da lo stesso friccico rischiare di cadere ma non cadere, per questo amano sciare, andare in automobile, o praticare gli sport estremi, e pazienza se qualche volta si cade davvero o peggio, il rischio non è calcolato ma la voglia lo cancella alla nostra vista. Affacciarsi su un orrido è indubbiamente affascinante per chiunque, anche per quelli in cui prevale la paura e non lo fanno. E non c'è orrido più profondo del non-esistere-più. Quindi nemmeno più bello. Dobbiamo, guardare quell'incidente mentre passiamo, o quei video in TV o sul web che poi magari ci sentiamo male e da allora in poi cerchiamo di girare alla larga. E, aggiungo, per fortuna o purtroppo questo fascino è maggiore sui giovani e giovanissimi, proprio perché in loro la percezione della sua concretezza è minima. Forse ve lo ricordate anche voi, che da bambini il pensiero che prima o poi sareste morti non vi passava proprio per la capa, almeno quasi mai. Alla mia età, invece, cominci a contare più gli anni che ti restano, di vita attiva e degna, tenuto conto pure delle statistiche degli accidenti e delle malattie o meglio del loro incorrere nel giro delle vostre conoscenze, che quelli che hai passato, che non ti sembra neanche vero.

Death-Morte è anche una dei protagonisti di un capolavoro assoluto del fumetto, quel Sandman di Neil Gaiman che io ho in libreria e vi consiglio di procurarvi: a questi livelli, il fumetto è senz'altro letteratura. Giustamente, è rappresentata come il più "neutro", o se preferite il meno "cattivo" degli Eterni, che stanno prima e sopra persino agli Dei. Le rendono giustizia allo stesso livello Angelo Branduardi nel suo Ballo in fa diesis minore, e soprattutto Totò nella Livella. E chest'è.

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