lunedì 24 ottobre 2022

RADIOCIXD 63 - IPERTENSIONE

Come per Dalla, c'è un Vecchioni primissima maniera, diciamo cantautore convenzionale con una certa notorietà (Luci a San Siro, per dire, sta al "professore" come 4/3/43 al geniaccio bolognese), e un Vecchioni dell'epoca d'oro sia per qualità che per vendite (gli album di Stranamore e Samarcanda di Vecchioni sono un po' come i due col nome e cognome e poi col solo cognome di Dalla, col parallelo che si estende ad un terzo capolavoro precedente, rispettivamente Elisir e Com'è profondo il mare). In mezzo, se per Lucio c'è il meraviglioso trittico roversiano, per Roberto c'è il tentativo mezzo progressive e mezzo no de Il re non si diverte e questo Ipertensione di cui parliamo oggi: tutti dischi tanto belli e profondi quanto relativamente poco venduti ma importanti in quanto marcanti la cesura.

Di Vecchioni ho già recensito parecchi dischi, tutti dei periodi citati (dopo, di nuovo come per Dalla, la produzione continua per decenni diventando sterminata, e quando è così non è possibile nemmeno attendersi qualcosa di diverso rispetto alla riscontrata presenza di vette isolate in un livello medio variamente decrescente...), ma abbiate pazienza: da ragazzo ero talmente fissato con questo artista che avevo addirittura scritto una esegesi di tutta la sua discografia, posseggo ancora il dattiloscritto (alla Lettera32) e ogni tanto me lo guardo con la tenerezza tipica di queste cose. Ci rimesto dentro, riraccontadovi un episodio: pensate che mi capitò, coincidenza rarissima, di incrociare il cantautore nello stesso appartamento, e sapevo che mi sarebbe successo perché era una mia amica, o meglio i suoi genitori, a ospitarlo in qualità di retropalco in un concerto di paese (eravamo già nei primi anni 80, la difficile "era del riflusso" per i cantautori del decennio precedente), e mi ero pure portato il papello appresso; ebbene, pensate che ebbi il coraggio non dico di scambiarci qualche parola, ma almeno di mostrarglielo e farmelo autografare? esatto, no: ero proprio un c...one, come quasi tutti i ventenni (a volermi dare un'attenuante).

Non vi posto più i video, pochi quanti siete a leggere i post di questa rubrica sarete anche così motivati da seguire i semplici link, che si aprono in pop-up così potete ascoltare i brani mentre leggete, bontà vostra se vi va, i commenti (miei, se ne volete di migliori ce n'è, ad esempio qui) della tracklist:

  1. Irene - Così giovane e già con un matrimonio al tramonto, il Nostro ne trova ispirazione per una serie di canzoni lunga così. E questa non è nemmeno una delle prime...
  2. Canzone per Laura - I vezzi letterari e storici caratterizzano tutta la produzione di Vecchioni: in qualunque fase della sua discografia troviamo riferimenti e citazioni di questo tipo. Qui, si passa da Petrarca già nel titolo a un Marco Polo che, come Salgari in Malesia, in Cina non ci è andato mai, passando per un re Riccardo che rifugge la platea.
  3. I poeti - Se De Andrè a chi gli voleva dare del poeta rispondeva citando Benedetto Croce, Vecchioni mise le mani avanti con un ritratto come questo, tutt'altro che lusinghiero (arriva ad alludere alla pedofilia, ma la mia strofa preferita è "I poeti son liberi servi di re e cardinali che van ripetendo noi siam tutti uguali e si tingono di rosso vivo ciascuno pensando: il giorno del Nobel farò l'antidivo"). Notevolissima la coda strumentale.
  4. Canzonenoznac - Come già suggerisce il titolo palindromo, i due leader politici contrapposti, uno rivoluzionario uno iperconservatore, si scoprono alla fine essere la stessa persona. Ma non è una metafora qualunquista, sarebbe fin troppo semplice; è invece un elogio del pensare altrove o altrimenti, avanti o indietro che sia, senza il quale la società è un dato di fatto e non una variabile su cui pensare e agire, e l'essere umano perde la sua umanità. Non credo volesse o potesse essere profetico dei tempi nostri, ma lo è.
  5. Alighieri - I due temi che si alternano, uno cantato e uno recitato, intrecciano tra loro due piani narrativi, quello della storia d'amore che finisce male (che attraversa tutto l'album) e quello semiautobiografico dell'insegnamento (che come è noto in vari modi ha accompagnato tutta la carriera del Nostro), eterodosso nelle intenzioni del protagonista, ortodosso nella sarcastica conclusione virgolettata.
  6. Tutta la vita in un giorno - Qui i due piani sono proprio mixati, su due tracce parallele mono che ascoltate in stereo ti arrivano diverse in ciascun orecchio, e si tratta della radiocronaca da una Miss Italia d'epoca e dell'audio in tedesco sovratradotto in italiano sembrerebbe dall'Istituto Luce di un filmato sulla gioventù tedesca hitleriana. Sembra un brano di riempimento, invece forse è un brano di transizione.
  7. Pesci nelle orecchie - Il primo Vecchioni usava spesso la metafora in forma di proporzione vita:mare=amore:fiume. E siccome a stare troppo immersi in mare può capitare di ritrovarsi prima o poi i pesci nelle orecchie, ecco questa lunga elucubrazione finale sulle situazioni cui la vita ti porta. Di questo brano esiste una versione corta, riarrangiata in maniera nelle intenzioni più accattivante una decina di anni dopo, ma io personalmente preferisco questa versione, scarna e lunga fino a farti capire anche quali sono i tuoi, di pesci.

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