domenica 29 novembre 2020

LA PATENTE - VERSETTI COVIDICI 24-25

La notizia però invece leggetevela qua, ch'é meglio
Voglio vedere come la mettono i covidioti ora che anche sul mainstream è comparso a tutta (prima) pagina un concetto che vi vado ripetendo da febbraio scorso. Certo, il Resto del Carlino ne trae le conclusioni sbagliate, ovvero sempre le stesse, convinto che dire che il covid19 ci ha contagiati a milioni da settembre 2019 in poi alimenti la narrazione dominante, e in effetti per i covidioti lo fa. Ma invece l'unica logica conclusione di questa notizia è un enorme abbassamento delle percentuali di sintomatici gravi e deceduti. Cosicché si può ripetere ancora una volta che di questo virus, che non è un influenza stagionale (lo preciso per togliere una di quelle armi retoriche che vengono usate contro chi tenta di ragionare, accanto all'augurio di contagio, allo sfottò e all'etichettatura di negazionista), si può dire che, come per ogni influenza stagionale:
  1. finisce per contagiare almeno il 10 per cento della popolazione;
  2. la quasi totalità dei contagiati non ha sintomi o ha sintomi lievi;
  3. qualche decina di migliaia (sotto l'1%) ha complicazioni (eminentemente dovute a incroci con altri problemi, spesso dovuti all'età avanzata) purtroppo letali;
  4. un numero intermedio ma molto più vicino al secondo che al primo ha bisogno di cure ospedaliere.
Ecco, si può affermare con certezza, e infatti lo ammettono anche loro stessi (per chi sa ancora leggere la sostanza delle parole dietro ai messaggi emozionali), che l'unico dei 4 fattori che davvero distingue il covid19 dai virus influenzali "normali" è l'ultimo. Il numero che genera allarme di questa pandemia, quello che giustifica le misure liberticide prese e riprese, è quello dei ricoveri, tanto è vero che sono finite in zona rossa regioni con numero di morti e malati gravi bassissimo in assoluto ma alto rispetto alla loro capacità ricettizia ospedaliera. 
Ora, non solo non c'è nessuno in TV, nemmeno i cinquestelle che li avevamo mandati al governo apposta, che ricorda che la colpa di tutto ciò è di chi negli ultimi decenni ha smantellato la sanità per obbedire alle folli politiche di disciplina di bilancio dettate dai nostri padroni stranieri, e si può capire perché in questo sono tutti correi, ma nemmeno c'è una sola voce che osi dire che se questa scusa poteva essere invocata a marzo, è certamente criminale farlo ancora adesso, dopo mesi in cui, anziché pretendere dalla BCE le risorse cash per attrezzarsi al previsto ritorno autunnale, si è accettato di mendicare prestiti di varia truffaldina natura e incerta erogazione comunque variamente procrastinata, vantandosene pure.
Coi soldi che non abbiamo preteso (e comunque non ci avrebbero dato, ma allora avremmo dovuto, uscendo dalla nefasta unione monetaria, stamparci da soli) avremmo potuto e dovuto risarcire (non ristorare: anche la scelta del termine è significativa, quello avrebbe implicato l'ammissione di avere creato un danno e l'obbligo di rifonderlo interamente, questo sa di elemosina, di elemosina micragnosa, e li devi pure ringraziare) quelli che si fosse stati costretti a fermare o comunque danneggiare, e attrezzare non i 10mila posti di terapia intensiva che si asserisce di avere (cosicché si grida alla catastrofe quando ci si avvicina ai 3mila posti occupati: vedete voi, un Paese civile di 60milioni di anime non si può permettere di avere 3mila ricoverati gravi....), ma 30mila, 50mila perchè no? costava troppo? perché quanto costerà la rovina dell'economia nel complesso? Ecco, in che mani siamo: per non poter spendere in deficit immediatamente qualche decina di miliardi quando serve (e si era già visto coi terremoti, chiedete agli aquilani o agli amatriciani...), si sottraggono alle tasche dei cittadini centinaia di miliardi, portandone a milioni alla rovina. E se lo dici sui social, ultima piazza accessibile, non solo gli algoritmi ti penalizzano (e ti propongono finti sondaggi per tracciarti un po' meglio), ma gli amici (tra impauriti, indottrinati, centrosinistri a prescindere, quasi tutti covidiotizzati) ti sfottono, ti etichettano negazionista, ti confutano capziosamente estrapolando a cacchio frasi del tuo discorso, insomma partecipano alla propaganda usandone magari inconsapevolmente le tecniche.
La nuova normalità, inquadrata (bene) da Fusaro
Quando allora continui a far girare le rotelle del cervello, arrivi al solito punto morto: come fa gente istruita e scetata a non capire questo? E da qui se ne deduce il solito aut aut (che se lo esterni perdi pure gli amici): i politici che hanno scelto di far pagare ai cittadini l'emergenza, quando in quanto tale pagarla toccava al sovrano (monetario), sono deficienti che non vedono che le centinaia di miliardi di danni al tessuto economico e quelli incalcolabili al tessuto sociale potevano facilmente essere evitati spendendo (per appena qualche decina) a deficit per attrezzare la sanità, o sono criminali che lo vedono benissimo ma avevano proprio l'obiettivo, per il quale da bravi sicari sono stati profumatamente e variamente retribuiti, di distruggere il tessuto economico e sociale? Chi crede alla seconda ipotesi, cari miei, non è complottista, è solo uno che pensa che politici deficienti siano ancora peggio che politici criminali, quindi si augura che sia tutto un complotto perché se così fosse se si riuscisse a smascherarlo ci sarebbe ancora speranza. Quindi fa quel che può per partecipare allo smascheramento: ad esempio, raccogliere versetti covidici.

24. Tarro: ma quale movida, le morti Covid sono colpa della folle gestione dell’emergenza. Ogni anno 650mila persone muoiono in Italia, prevalentemente anziane, alcune decine di migliaia per complicanze respiratorie innescate da un'influenza. Io lo so benissimo, è capitato a mia madre, per la quale a Reggio Calabria - nel 2019 - non si è trovato un posto in terapia intensiva . Molti di voi anche. Seguite questo virologo emarginato e denigrato (tranne che da pochi, tra cui un altro "paria" come Fulvio Grimaldi), la sua narrazione è quantomeno da prendere in considerazione: sicuri che tutti sti morti siano una novità o è una novità contarli tutte le sere al TG? Sicuri che non c'era un'altra strada, diametralmente opposta, che passava per la medicina di base anziché paralizzarla, per affrontare un virus più carogna del solito? Vi dicono di no, tutti i santi giorni da nove mesi, ma voi una testa pensante ancora ce l'avete?

No vax in fila per il sussidio di sussistenza, dopo
aver perso il lavoro e i diritti civili ed economici
25. Senza patente del vaccino non si viaggerà. Crisanti ha dichiarato che lui non si vaccinerà, Conte pure. Entrambi sono stati costretti a precisare che intendevano "prima di aver letto i report dei test", ma intanto fioccano le anticipazioni su cosa succederà a chi si rifiuta di vaccinarsi quando sarà avviata la campagna. I soliti complottisti dicono che dentro al vaccino sponsorizzato da Bill Gates ci siano dei nanorobot, ma anche volendo non crederci, lo sapete o no che un vaccino di solito viene sperimentato sugli animali per anni prima dei test umani, mentre stavolta la prima fase è stata saltata e la seconda ridotta a pochi mesi? E quando vi dicono che è efficace e sicuro al 90%, fosse anche al 95, e voi vi sentite rassicurati, vi rendete conto che state accettando percentuali di rischio dieci volte maggiori a quella di contrarre il virus con sintomi? L'articolo 32 della Costituzione non può essere abrogato per decreto, né aggirato di fatto, anche se la cosa piace agli alessandrigassman e a tutte le altre belle teste desinistra che auspicano sui social che i renitenti siano considerati cittadini di serie B quando non perseguitati. A Norimberga furono condannati a morte gli ultimi che hanno imposto trattamenti medici ad esseri umani, e il paragone non è esagerato. Anche perché, se non vi basta, gli effetti indesiderati delle vaccinazioni sono così probabili che l'Europa si sta attrezzando per le inevitabili azioni legali che dovrà affrontare, leggete per credere il "bando per un software che processi l'atteso alto volume di reazioni avverse al vaccino anti covid19", e se non sapete l'inglese fidatevi.

mercoledì 25 novembre 2020

SAN DIEGO

Non sono tifoso di calcio. Lo ero da bambino, come tutti i maschi italiani, e come spesso capita tifavo la squadra per cui tifava mio padre. I meridionali, si sa, tifano per la squadra della propria città soltanto assieme a una squadra del Nord, perché la prima se va di lusso e gioca in serie A punta alla salvezza, se va ancora bene gioca in B, ma normalmente gioca nelle serie minori, e tu intanto devi tenere per una delle squadre che lottano per lo scudetto. Per cui circa metà dei terroni sono juventini, e gli altri metà interisti e metà milanisti. Un calcolo spannometrico, ma abbastanza attendibile. Ma solo se dai terroni togli i napoletani e limitrofi: loro a un certo punto hanno avuto lui.

Papà teneva per il Milan, forse perché gli capitò di lavorare per qualche tempo a Milano proprio negli anni in cui splendeva la stella di Gianni Rivera. Ma forse no, all'Inter c'era Mazzola e tra i due era solo questione di gusti, il livello era quello: avercene, oggi. I fantasisti, qualcuno li chiamava, i registi offensivi, i numeri 10. Quelli che con Sacchi e i suoi epigoni si sarebbero pian piano estinti, intrappolati in reticoli di venti uomini rinchiusi in venti metri. Con qualche eccezione: Baggio, Totti, qualcuno dice anche Del Piero. Messi e Cristiano Ronaldo ancora dovevano nascere, e anche ammesso che vogliamo considerarli a livello dei succitati, o di un Crujff per aggiungere un altro parametro, sono perle rare in un calcio che, sarò anziano pensatela come vi pare, è da decenni talmente brutto da non farsi rimpiangere, da chi ha deciso di seguire altri sport già una quarantina di anni fa. E poi c'era lui.

Uno che oggi ve lo avranno raccontato in mille modi in mille servizi televisivi. Non vi serve il mio coccodrillo. Forse vi sarebbe piaciuto quello di un mio amico suo tifoso che quando scrive di cose intime è molto più bravo di me, e gliel'ho pure chiesto ma nemmeno mi ha risposto. Mi piace pensare che sia per via della troppa tristezza. Quindi non vi dirò niente di Diego Armando Maradona, non sono titolato. Solo che di talenti come il suo ne nascono uno al secolo, e il Novecento ci ha dato anche Pelè è stato fin troppo generoso. Solo che purtroppo oltre che di un talento unico è stato testimonial di come non basta quello, nemmeno se ti arricchisce, se non hai la testa adatta a gestire le tue fortune (non parlo di intelligenza, come potrei, o di assennatezza, che non si può pretendere conviva col genio, parlo di quel minimo di opportunismo e di furbizia che l'avrebbero tenuto lontano dagli errori peggiori, mannaggiallui). E solo che non fosse stato così unico, e così tutto sommato breve la sua parabola, forse quelli come me sarebbero ancora tifosi di calcio. Uno sport che aveva la sua peculiarità, purtroppo perduta, nel racchiudere momenti di poesia. E chest'è.

venerdì 20 novembre 2020

LA FINE DEL CINEMA MUTO

Se volete avere una idea di quanto è stato sottovalutato Claudio Lolli, ascoltate il capolavoro che dà il titolo a questo post e che vi metto in video alla fine. Non che molte altre canzoni siano da meno, no, e addirittura interi album, che infatti ho già recensito e recensirò per la rubrica RadioControinformoXDiletto. Ma questa ci azzecca molto con la fase storica che stiamo vivendo. Si, anche il suo amico Francesco Guccini ha scritto un paio di capolavori sulle "ere di transizione", su tutte Mondo nuovo (che cita Huxley: chi non lo ha letto si precipiti, ci parla della cronaca molto meglio dei telegiornali) e Bisanzio. Ma questa raggiunge vette poetiche estranee al Maestrone (almeno sul sociale che sul privato pure lui sa commuovere). Per esempio già nell'incipit:

"Alla fine del cinema muto / si riempirono le osterie / di vecchi attori poco fonogenici / e dalle tante malinconie, / che guardavano il cielo lunatici / come dovesse cadere giù, / ripensando a quel silenzio magico, / quel silenzio che non c'era più..."

Chi ha disegnato per noi il "mondo nuovo" e sta facendo di tutto per realizzarlo (no, oggi non vi parlo del covid, che è solo l'ultimo e il più efficace dei suoi strumenti), chissà alla fine forse ha pure ragione: non c'è posto sul pianeta per 9 miliardi di persone che consumano non dico come un americano, ma nemmeno come un europeo del sud e forse nemmeno come un nuovo cinese. E non c'è modo di convincere un essere umano a cedere volontariamente se non quote marginali di ciò che lui ritiene sue conquiste irrevocabili, suoi diritti inalienabili. Ma la gente ha il brutto vizio di invecchiare e prima o poi morire, e quelli che nascono in un mondo dove quelle conquiste e quei diritti già non c'erano, rispondono comunque alla pulsione primordiale di tentare in ogni modo di vivere la propria vita essendo più felici che possono, e anche se hanno un padre o comunque un vecchio che gliele racconta, possono al massimo immaginarsele, non percepire nelle carni la loro perdita. E "loro" lo sanno, e ci contano.

Ma questa storia la scriverà qualcun altro, a modo suo, con categorie sue, mettendoci dentro cose che noi nemmeno immaginiamo e togliendo cose che per noi sono essenziali, e anzi forse nemmeno la scriverà. Noi possiamo solo raccontarla dal nostro punto di vista. Quello di chi è cresciuto sognando che nel Duemila avrebbe avuto la sua auto volante, come tutti. Credendo a chi gli diceva che aveva diritto a un lavoro, e che la Repubblica avrebbe rimosso materialmente le ultime disuguaglianze. Aveva diritto all'assistenza sanitaria gratuita se stava male, alle ferie per ristorare la propria capacità lavorativa, alla pensione quando invecchiava ma nemmeno tanto che sennò come ti godi almeno qualche anno, a mettersi in proprio e cercare di arricchirsi nella legalità. Guidando la propria quattro o due ruote con cui poteva andare dove gli pareva, se poteva permetterselo. Cavalcando il proprio purosangue con la colt alla cintura. Coltivando le terre comuni che il Signore doveva lasciare disponibili al popolo per sostentarsi. Spostandosi con la tribù in un'altra terra quando non c'era più niente da cacciare e raccogliere in questa. Essendo capace di recitare tutte le emozioni possibili senza dire una parola. E a un certo punto il mondo cambia e quello che sai fare tu non serve più, o non si usa più, o diventa vietato, o è superato da un progresso o magari da un regresso non importa. Se hai culo te lo lasciano fare finché campi, sennò ti devi pure inventare maschera nei cinema coi film degli attori che parlano, se vuoi mangiare. 

Questo post è dedicato a un amico che riconoscerà le tematiche di una nostra chiacchierata telematica, uno dei pochi che a ciascuno di noi è rimasto "vicino" in questo periodo in cui sono messi alla prova tutti i nostri rapporti interpersonali. Lui dice che io do il meglio quando mi butto sul privato e sul racconto, quindi credo che gli piacerà. E anche, che la conosca già o meno, questa canzone...

domenica 15 novembre 2020

BRIGANTE IO? BRIGANTI VOI!

A un certo punto fu così famoso da diventare poi il Brigante per antonomasia. Anche se coi briganti/partigiani del Sud conquistato con l'inganno e depredato del suo futuro, di cui lo stesso Pasbas ci ha raccontato in numerosi post, non c'e molto altro in comune che l'origine geografica, di certo non l'epoca che qui siamo qualche decennio dopo, né la causa che qui più che altro è una causalità. Ma una causalità così "romantica" nel senso etimologico del termine che originò cronaca morbosa ante litteram (pensate se c'erano i social!), nonché giudiziaria, poi letteratura e cinematografia. Tanto che come dicevo all'inizio oggi anche chi non ha idea di chi fosse può sentire se stesso ripetere l'espressione "il brigante Musolino", pescata da chissà dove. E allora, visto che forse vi siete stufati anche voi delle mie tirate sul Covid (io abbastanza, ne faccio una ogni tre che la cronaca mi suggerirebbe, ma vedrò di scendere), ringrazio Pasbas per il contributo, e omaggio lui assieme a tutti voi con una chicca finale musicale: il concept album apposito di Otello Profazio. Buona lettura e buon ascolto.


Brigante io? Briganti voi a condannarmi ingiustamente! L’ultimo dei veri briganti

di Pasbas 

No figghioli u briganti u fazzu ieu!” Non c’era verso di strappargli il ruolo dell’inafferrabile brigante in fuga continua, braccato dai carabinieri, impersonati sempre dai suoi piccoli compagni di giochi. Questo bel ragazzino, sveglio e intraprendente, era sempre in evidenza nei giochi che si facevano nel piccolo paese di montagna, e che montagna: il famoso e temibile (per chi non lo conosceva) Aspromonte. Il ragazzino divenne un bel giovane, molto ammirato e ricercato, in un primo tempo dalle ragazze del luogo ma in un secondo momento ricercato tout-court. Per un giovane bello e intraprendente come era lui, era un gioco da ragazzi fare innamorare le belle calabresi che, a loro volta, lo fecero innamorare: Rosalia il primo amore, Cata la montanara dell’Aspromonte. Da qui in poi si trattò di capriccetti o di donne di malavita. E si, perché la sua vita incontrò uno spartiacque, un bivio nel quale dovette fare una scelta dalla quale non potè mai più recedere: la scelta del brigante inafferrabile. I suoi giochi con i ragazzini del paese rappresentavano, a sua insaputa, una oscura ombra proiettata sul suo futuro. 

I fatti

Questa bettola è uno dei centri di aggregazione delle settemila anime che vivono qui, alle falde dell’Aspromonte. “No questo lo bevo io perché sono il sottopadrone. La passatella ha queste regole e con queste regole si gioca. Se dico bevo io, vuol dire bevo io, se dico beve Filastò, è lui che beve. Zoccali, le regole sono regole.” E’ il giovane Peppe che parla in tono imperioso. E così quella sera Zoccali non beve neanche un bicchiere.“Ah si? e allora non rimetterò più piede in questa bettola” disse lo Zoccali. E Peppe di rimando (si Peppe, è così che si chiama il nostro eroe) “fai pure il tuo comodo, la tua mancanza non ci farà di certo fallire”. E Zoccali di rimando “dici così perché sei una bestia!”. Gli animi cominciano a scaldarsi, le frasi si fanno sempre più pesanti, Peppe ad alta voce “la bestia sei tu che non sai accettare uno scherzo come si deve”. Com'è come non è l’alterco si trasforma in sfida aperta, i due contendenti escono dal locale per battersi ma gli amici dell’uno e dell’altro li separano per tempo. Rimangono solo tra i due parole cariche di odio: “Peppe per il tuo meglio non ti accostare più a me!”; “oh non ne morrò di voglia, Zoccali!”. Tutto sembra concludersi così, senza vincitore né vinto ma... ...ma adesso entra pesantemente in gioco, per la prima volta, il disgraziato destino di Peppe. Tornando dal lavoro incontra alla fontana delle belle ragazze e tra queste la bellissima Marietta, giovine della famiglia Zoccali. Lui saluta le altre e poi: “E tu Marietta non mi dici niente?” a cui Marietta risponde: “No perché ho bisogno di star zitta”. Peppe: “Allora ti dirò io una bella paroletta all'orecchio”. Marietta: “Vattene sfacciato, ti saresti azzardato a baciarmi”. Peppe: “no, per me sei la Vergine Maria in persona!”. Detto questo le ragazze presenti prendono Marietta sotto braccio per toglierla d’impaccio e si avviano verso le rispettive case. La mattina dopo Marietta (che impersona in questo frangente il triste destino di Peppe) racconta a casa Zoccali: “ieri alla fontana il giovane Peppe ha cercato di attaccare discorso e di avvicinarsi per baciarmi”. La reazione dei tre maschi è a veemente: “sempre questo Peppe” e di rimando Rocco “è ora di finirla”, l’altro dei fratelli “si adesso oltre me molesta anche mia sorella!” , infine Rocco “cosa fatta capo ha, stasera andremo a trovarlo.” Il destino però ha i suoi tempi che non sono quelli degli uomini: “siedi con noi Peppe, bevi un bicchiere” dice Rocco; “non bevo perché ho bevuto troppo”. “Che vieni a fare qui, in questo locale?” dice uno dei fratelli e Peppe “aspetto un amico”. Fortunatamente arriva l’amico Filastò che, intuito cosa sta per succedere, trascina fuori il focoso Peppe e con lui si avvia per la strada del paese. Senonché udito un rumore i due si girano e si ritrovano i tre Zoccali che si avvicinano minacciosamente; “che volete?” dice Peppe e Rocco risponde “ci hai fatto una grande offesa rifiutando di bere con noi e questa è un’ingiuria atroce!”. Peppe sempre più alterato “ah questa è un’ingiuria atroce e allora prendete questa” e si tuffa in mezzo ai tre menando pugni in tutte le direzioni. Sebbene solo si difende come un leone finché uno dei tre aggressori lo colpisce tre volte con un punteruolo. Vista la mala parata Nino estrae la rivoltella, esplode in aria alcuni colpi e manda in fuga gli Zoccali. Medicato a casa l’amico, Nino lo esorta a denunziare tutto ai carabinieri. E qui il destino bussa nuovamente alla porta di Peppe: “No la spia io la lascio fare a chi è del mestiere”. Questo rifiuto gli costerà molto molto caro. Nella precedente colluttazione è caduto il cappello dalla testa di Peppe e alla fine della lite il cappello è introvabile: ecco un altro colpo che il destino assesta al nostro ignaro eroe. Il mattino dopo lo Zoccali si alza all'alba e esce dalla porta di casa quando improvvisamente esplodono dei colpi di schioppo, uno dei quali si stampa sul legno della porta. “Maledetti volevano farmi la pelle, sono quei due infami di Nino e Peppe! Avete sentito tutti gli spari e guardate qui, il cappello di Peppe prova che erano loro.....chiamate le guardie....che arrestino quei due malandrini!” grida Vincenzo. Sentito il trambusto e le frasi di Vincenzo, l’amico Clito corre da Peppe per avvisarlo. “Peppe hanno tirato tre fucilate a Vincenzo Zoccalo e accusa te e Nino di aver attentato alla sua vita”. “Cosa? E le prove?”, “ha nelle mani il tuo cappello, mettiti in salvo, per carità!”. Sentito questo il (quasi) brigante raccomanda la sua famiglia all'amico, esce di corsa da casa e sparisce nei boschi aspromontani. Le guardie chiamate sul luogo dell’attentato decidono di arrestare Nino e Peppe; detto fatto si recano nell'abitazione di Nino e lo ammanettano, quindi bussano alla porta di Peppe e chiedono alla sorella Ippolita dove sia. La risposta è: “è uscito presto per andare al lavoro, non so dove si trovi ora e a che ora tornerà”. Perquisiscono allora la casa e, visto che non c’è traccia del fuggitivo, vanno via. Da questo momento Peppe è per la legge ufficialmente un latitante. Il suo destino ha finalmente scelto il suo futuro, brigante! Passato qualche giorno con cautela Peppe si reca a casa di un parente nei dintorni del paese, per avere notizie della famiglia e rifornirsi di viveri, visto che la latitanza si prospetta lunga e faticosa. Visto che lo ha visto la madre di una delle sue amanti, essa decide di andare a Gerace a denunciarlo al delegato; in breve tempo così Peppino il bello è preso e arrestato. Ma lui non è tipo da arrendersi facilmente e, sebbene legato come un salame, dice: “mi avete legato come una bestia, ma non finisce qui!”. La strada del brigante è oramai tracciata. Alle otto di sera Peppino viene tradotto nel carcere giudiziario, lo stesso in cui è detenuto l’amico Nino. E dopo?

Il presidente della giuria della Corte di Assise di Reggio annunzia il verdetto: “gli imputati qui presenti sono condannati a scontare 21 anni di carcere per tentato omicidio nella persona di Vincenzo Zoccali”. Peppe Musolino (è lui il nostro romantico bandito) in un eccesso di collera, rivolgendosi allo Zoccoli grida: “hai capito che i signori giurati mi hanno condannato a 21 anni di carcere e che, come sai, io e Nino (Filastò) siamo totalmente estranei al fatto. Bene, adesso ho 21 anni e fra ventuno ne avrò 42, sappi che appena uscito verrò a cercarti e ti strapperò il cuore dal petto, dopodiché lo mangerò davanti ai tuoi cari. Ma se non ti troverò sfogherò la mia rabbia sui tuoi figli e sulla tua infame famiglia”. Zoccali di rimando: “intanto sorbiti questi 21 anni di sofferenze!”. Poi un urlo, dramma nel dramma, la sorella di Nino, Carmela incinta di 6 mesi, udita la sentenza stramazza al suolo e muore. Ignari di tutto i due condannati vengono caricati sul cellulare (non si tratta certo di un nuovissimo smartphone ma piuttosto di uno squallido e sporco carrozzone trainato da due ronzini) e tradotti al carcere per scontare da innocenti l’ingiusta pena. Il carcere si rivela durissimo, la cella di isolamento è angusta, buia e sporca. I reclusi hanno poca acqua e pochissimo cibo; l’uomo abituato ai grandi spazi delle montagne si trova costretto in un ambiente ostile e nauseabondo e quasi impazzisce: urla, strepita, non dorme, attira continuamente le guardie tanto che viene stretto in una camicia di forza. E’ a questo punto che Nino chiede udienza al direttore per farsi assegnare una cella migliore e con altri detenuti. Capita la situazione, il direttore decide di assegnare loro la cella di normale detenzione, già occupata da tre detenuti. La vita torna a essere più normale e i cinque divengono ottimi compagni. Passano i giorni ma Peppe Musolino non si arrende a questo triste destino, si gira e si rigira nel sonno, Poi in una notte di sonno finalmente sereno il nostro brigante fa un sogno premonitore, un bel vecchio gli indica il punto nel quale il muro della cella è indebolito e lo esorta a sbrigarsi per organizzare l’evasione perché presto li avrebbero trasferiti in un altro istituto di pena. Un altro segno del destino: una notte un canto strano, le parole quasi in codice e il dolce accompagnamento di una zampogna. Peppe chiama a sé gli altri detenuti e spiega che quello è un canto di criminali, una fibbia, che dice che saranno protetti dopo l’evasione. Trovato un grosso chiodo infisso nel muro, già da quella notte i cinque cominciano a scavare nel punto indicato nell’imbasciata della mala. Tutto procede ed una notte, allargato il foro tanto da far passare un uomo, si imbattono sfortunatamente in un grosso masso. Per diverse notti si alternano nel tentativo di rimuoverlo ma ahimè la dimensione ed il peso sono eccessivi e ogni tentativo si rivela vano. La rabbia di Peppino cresce e lo fa pian piano diventare un leone: fa spostare tutti i compagni di sventura dal buco e riesce, con uno sforzo sovrumano, a smuovere il masso. Si copre tutto e si attende la notte successiva. Tutto pronto, lenzuola annodate, vestiti e altro. Peppino si mette di guardia alla porta della cella, Nino fissa il lenzuolo alle sbarre e a quel punto tutto è pronto. Al solito Musolino si fa avanti, passa attraverso il buco e si cala lungo il muro di cinta. Arrivato a terra fa segno a Nino di scendere e, praticato un foro nella rete di recinzione, i due escono dal perimetro del carcere e si preparano alla fuga. Arrivano due dei compagni di cella ed inizia la loro avventura da uomini liberi (uno dei tre, tal Passaruga, decide di rimanere in cella). Dopo un certo tempo il Brigante Musolino si reca non visto alla casa paterna; prende un fucile, fa scorta di munizioni, di cibo e denaro e fugge sui monti dell’Aspromonte. Iniziano adesso le scorrerie dal monte Scapparone ai piani di Dorgada e usa Peppino la grotta di s.Leo come rifugio. Inizia così la serie impressionante di delitti per i quali sarà condannato all’ergastolo dalla corte di Assise di Lucca. 

I delitti di Musolino

Beh che dire, in quanto a Curriculum Vitae Peppe Musolino non era secondo ai vari Crocco, Ninco Nanco, Michelina De Cesare ed altri briganti postunitari. La vicenda processuale si conclude con la sua arringa finale, in quanto i suoi avvocati lo abbandonano. Ecco quello che dichiara prima della sentenza di condanna:

Il fato infausto, come nei romanzi scritti dai grandi autori del Romanticismo o nel famoso “Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel Garcia Marquez, ebbe piena responsabilità nella cattura del maledetto eroe popolare: avendo deciso di emigrare nelle Americhe, datosi le forze di polizia che lo inseguivano con un battello e la taglia consistente decisa dal Governo per catturarlo (con l’arrivo dei piemontesi, servi degli statunitensi e loro imitatori, furono creati dopo l’unità i Bounty Killer), prima di essere catturato si incammina a piedi dall'Aspromonte ad Urbino. In quel di Acqualagna, viene notato casualmente da due carabinieri che si insospettiscono nel vedere un giovanotto così ben vestito in piena campagna, gli gridano l'Alt! Ma Peppino scappa andando ad inciampare in un fil di ferro di un filare di viti e i due carabinieri, pur con molti sforzi, riescono a immobilizzarlo e riconoscendolo lo conducono in caserma. E’ la fine della latitanza e della libertà del famoso Peppe Musolino, il Re dell’Aspromonte.

La sua fine fu indegna e triste per un uomo intraprendente e amante della libertà come lui: dichiarato insano di mente fu trasferito nel manicomio di Modena a Reggio Calabria, dove finì i suoi giorni.

giovedì 12 novembre 2020

PESTE LO COLGA - VERSETTI COVIDICI 21-23

"Chi non beve con me, peste lo colga!" è una celebre
battuta de La cena delle beffe che si appiccicò tanto
ad Amedeo Nazzari che i meno anziani la ricordano
piuttosto come slogan del Biancosarti. I più giovani
nemmeno, ma si fidino, e parafrasino con me: "chi si
ostina a manipolarci con la paura, peste lo colga...
"
Ogni tanto tra le righe gli scappano brandelli di verità. Una famosa immunologa, intervistata un giorno si e l'altro pure un po' da tutti, nel dire stringi stringi che l'aveva detto lei questa estate che non ci si poteva rilassare altrimenti si arrivava dove infatti si è arrivati perché le influenze sonnecchiano d'estate e si ripresentano d'autunno, ha ammesso non solo che chi dice che questa non è che un'influenza più grave del solito non è un complottista (l'avranno già girato lo spot con il negazionista covid quelli del buondì, dopo il fissato col 5G, il terrapiattista e il negazionista lunare?) ma è solo uno dotato di buon senso che capisce di numeri, ma soprattutto che era talmente prevedibile (e previsto, come si era palesato a chi voleva vederlo a luglio quando si sono prorogati l'emergenza) che ci sarebbe stata una recrudescenza, che dire oggi che siamo costretti alle chiusure (e prima o poi al lockdown generale, se è vero come è vero che non si possono prenotare treni e aerei per dopo il 15 dicembre) perché il sistema ospedaliero non è in grado di reggere l'ondata è, senza mezzi termini, criminale.

Non è compito dei cittadini che rifiatano sulla spiaggia o cercano un minimo di socializzare, infatti, prevedere il ritorno dei contagi e attrezzarsi, è compito di un buon governo. O meglio, sarebbe stato compito di quel buon governo che non abbiamo. Anche se lo avevamo votato. La differenza tra il 33% preso alle urne dal m5s e il 15% accreditato oggi dai sondaggi, almeno quella, è infatti da attribuire almeno in parte a un certo Beppe che parlava di referendum per uscire dall'Euro e di piano capillare di micro opere pubbliche per far ripartire il Paese keynesianamente ed ecologicamente. Ebbene, quel governo avrebbe dovuto e potuto, il giorno dopo aver constatato che il sistema sanitario distrutto dalle folli politiche economiche europeiste degli ultimi venti anni non era in grado di reggere una influenza che causava migliaia di ricoveri contemporanei, pretendere quei soldi dalla BCE, e di fronte ad un rifiuto denunciare i Trattati e usare la sovranità monetaria per: 1) risarcire sull'unghia quelli che avrebbe dovuto fermare per arginare l'epidemia, e 2) ricreare nel più breve tempo possibile le condizioni perché il sistema sanitario reggesse a un'onda anche grande il doppio o il triplo o perché no il decuplo (che problema c'è? le strutture sanitarie quando finisce l'emergenza le usiamo per la prevenzione e la cura di altro, o la gente deve per forza aspettare mesi o anni per curarsi, magari attraverso trafile da incubo, com'è ormai da decenni?).

Allora io mi chiedo: perché sta cosa non la dice nessuno? Dai berluscones me lo aspetto, che ne approfittino per vigliaccamente ripetere che per salvare la sanità bisogna prendere il MES, cioè altri prestiti che dovremo restituire chissà come, ma non la dice nemmeno Salvini coi suoi economisti ex grillini. E poi mi chiedo: visto che le proporzioni di questo disastro sono quelle di una influenza più forte del solito (perché stiamo parlando di numeri impressionanti ma di ordini di grandezza simili, altrimenti nessuna voce fuori dal coro poteva nemmeno formarsi), che succederebbe se arrivasse non dico la peste, ma almeno una pandemia di un morbo che ospedalizza e uccide con un solo ordine di grandezza in più (aggiungete uno zero, zucconi!)? Questa è la vera tragedia: siamo nelle mani di chi ha genialmente pensato e pensa che non ci sono soldi per mantenere e sviluppare un sistema ospedaliero decente, e come soluzione uccide l'economia in modo che la prossima volta ci saranno ancora meno soldi. Nel mezzo, si vanta di aver ottenuto un altro megaprestito che non avrà mai i soldi per restituire, e tenta di prenderne un altro ancora più piccolo e più condizionato. E nemmeno l'ombra di mezzo giornalista che vi dice queste cose, dovete leggerle qui come "versetti covidici" o scovarvele sul web da soli, magari dribblando tra mille cavolate.

21. Superare la crisi economica e sanitaria: ecco i 4 punti. Un fondamentale post di Francesco Amodeo, da leggere tutto e rileggere e poi divulgare. I punti sono: "abolizione del vincolo che impedisce alla BCE di fornire liquidità direttamente agli Stati, abolizione definitiva dei vincoli imposti dal Fiscal Compact che richiedono tagli alla spesa, abolizione definitiva dei vincoli che vietano allo stato di concedere aiuti direttamente alle imprese, abolizione dei contributi dell’Italia al bilancio dell’Unione Europea per tutta la durata della fase emergenziale." Solo un governo che li attui IMMEDIATAMENTE, come premessa al riacquisto di una piena sovranità monetaria, e per attrezzare immediatamente la Sanità in modo da renderla in grado di fronteggiare la Peste Bubbonica, ha il diritto di rimettervi in lockdown, e per l'ultima volta. Questi governanti, se fossero costretto a ricorrervi (e lo sa, è solo per questo che cincischia e cerca di prendervi in giro) dovrebbero non solo dimettersi, ma anche autoincarcerarsi a vita per la vergogna.

22. Tracciando la tua linea sulla sabbia. Dove si delinea una possibile strategia di salvezza individuale, nel caso probabile il piano di rifondazione sociale in atto si compia. Tutti noi ammesso che potremo dovremo scegliere "Se porteremo le (nefaste e inutili, leggete qua) mascherine o no. Se faremo il vaccino oppure no. Se installeremo l’app di tracciamento o no. Se accetteremo i passaporti digitali o no. Se ci faremo installare il chip o no." Il vaccino, come avete visto, lo hanno annunciato il giorno dopo la proclamazione (per ora solo mediatica) di Biden, e anche se è di una multinazionale tristemente nota, la sua sperimentazione è tragicamente sotto standard e la sua efficacia miracolosa è solo autoasserita (come quello di Putin, ma quello non va bene) questo già lo comprano (e quelli incassano) e ve lo magnificano, prima di eventualmente obbligarvici. In un modo o nell'altro

23. Cacciari e la crisi. Chi avesse ancora dubbi sui piani di lorsignori, si legga con attenzione questa intervista al filosofo progressista. Che non è il peggiore del cucuzzaro, anzi. Figuratevi gli altri. Anch'egli sottendendo il dogma fasullo che "non ci sono i soldi", dichiara non (come dovrebbe un uomo di sinistra) che non è giusto che i tagli alla sanità dei decenni scorsi li paghi oggi mezza Italia chiudendo, ma che è giusto che li paghi anche l'altra mezza. Cioè l'ultima voce di trasferimento diretto e indiretto di ricchezza dallo Stato ai Cittadini (alle pensioni ci stanno già pensando, tranquilli). Quando saranno tutti in smart working, a paga se va bene dimezzata, facendo in bici chi ha dove tenerla quei pochi spostamenti che gli saranno consentiti, forse i miei colleghi statali che sostengono l'azione politica di questo governo si accorgeranno che saranno stati complici della loro stessa rovina, se servirà a qualcosa. Certo se ne accorgeranno quelli che campavano del giro d'affari generato dai loro consumi, e quelli che usufruivano dei servizi da loro garantiti, o meglio quelli tra loro che saranno sopravvissuti al falciamento diretto in atto. Se il piano di "reset" doveva iniziare col "distruggere la mobilità di massa, il turismo internazionale e il grande settore ricreativo", è già ben avviato. Il resto seguirà, e ce lo dicono in faccia.

venerdì 6 novembre 2020

LUI È PEGGIO DI TRUMP

Mentre scrivo ancora non si è completato lo spoglio delle schede, e nel complicatissimo meccanismo elettorale delle presidenziali USA basta poco per sovvertire tutto, al netto di eventuali battaglie legali successive, già peraltro preannunciate dal presidente uscente. Tra le altre cose, il congegno può assegnare la vittoria anche a chi è complessivamente meno votato, come fu il caso di Bush junior (per giunta con l'apporto decisivo dei brogli nello Stato governato da suo fratello) contro Gore, e prevede il brogliabilissimo voto postale, con tanto di questione se i voti pervenuti fuori tempo massimo ma inviati in tempo siano validi o meno. Questo, in soldoni, perché diversamente da altre volte non vi hanno ancora detto chi ha vinto (anche se certa stampa sta dicendo che vince Biden da mesi, da noi evidentemente per inveterata abitudine a tentare di influenzare l'elettorato, permanente anche quando come in questo caso non ha senso).

Ve ne parlo non tanto perché me ne importi tanto, o ne abbia in qualche modo titolo: mica sono americano, io. Anche se, come ho già detto, la promessa di scardinare il castello di propaganda chiamato covid19, con tanto di premessa di aver tolto il sostegno finanziario all'ineffabile OMS, un filino appetitosa è. Quanto per parlare una volta tanto d'altro, che non sia questa maledetta presunta pandemia, senza ricorrere a una delle mie recensioni musicali che le statistiche mi dicono vi interessano poco.

Ma perché mai allora uno di sinistra, Covid a parte, deve (doveva?) tifare Trump? Beh non esageriamo, diciamo tifare contro Biden, che ci capiamo meglio... E' semplice: per un vecchio adagio, che recita che è meglio un nemico sincero che un amico falso. Che poi è la ragione per cui era meglio Berlusconi del PD (e spiace essersene accorti dopo anni a saltare nelle piazze per non essere lui), è meglio un razzista proletario di periferia che vota Salvini di un progressista accogliente col culo degli altri perché ha la casa in centro, sarebbe stato meglio un Grillo che puntava dichiaratamente a conquistare e mantenere il governo a qualunque costo (anche a quello di tradire praticamente tutte le promesse, no Euro e no vax in testa) che quello che è passato da acerrimo nemico dei traditori del Paese a loro salvatore e complice nel tenere il popolo fermo mentre se lo inchiappettano. Insomma, meglio un macho violento e un po' buzzurro che tenta di toccare il culo a tua moglie, che il tuo migliore amico che mentre recita questa parte con te a lei la corteggia fino a diventare il suo amante. Trump quello è, uno che è chiaro come il sole quali interessi rappresenta, e se c'è una cosa che gli si può rimproverare nella gestione della pandemia è che è il suo partito il principale (ma non esclusivo, comunque) responsabile del fatto che negli USA in pratica si cura solo chi ha i soldi o le polizze che è lo stesso. I democratici, invece, sotto il velo liberal hanno negli ultimi decenni: liquidato la separazione tra banche d'affari e istituti di risparmio (Clinton) che in pratica è alla base della finanziarizzazione dell'economia e in ultima analisi della crisi economica mondiale che ci stringe dal 2008, promosso la guerra col premio Nobel della pace in tasca (Obama) continuando ad alimentare tutti i focolai mondiali ereditati ed aprendone di nuovi, instradato il futuro di tutti noi verso la fase finale della globalizzazione (tutti, compreso i loro sostenitori col culo sulle multinazionali, e compreso il fantoccio che proclameranno Presidente presto) che prevede un uno per cento di ricconi e un novantanove alla canna del gas, senza avere scrupoli riguardo ai mezzi (e mi fermo qui, sennò riparlo di Covid).

Insomma, quello che ci aspetta negli anni a venire non è comunque un granché. Ma con Biden e chi ne tira le fila a capo dell'impero sarà molto peggio. E per capire che non è una mia boutade leggetevi questo pezzo del filosofo Ercolani su Il fatto quotidiano. E poi se ancora non avete capito il "perché mai" del capoverso precedente, affari vostri.

domenica 1 novembre 2020

IO PENSO POSITIVI - VERSETTI COVIDICI 15-20

La verità, lampante, è sotto gli occhi di tutti. Ma, come spesso è successo nella Storia, la stragrande maggioranza preferisce non vederla. Moriremo, per qualche ragione, e in quel momento finirà l'universo, e se anche non fosse così per ciascuno di noi sarà così, quindi è così, datevi pace. E magari date un senso a quello che vi accadrà fino a quel momento, amate, vivete. Ma chi è in grado di fare un discorso del genere, per dire, a suo figlio bambino? Nonno è morto? è andato in cielo. Favole. Ci raccontiamo favole per non impazzire davanti all'idea della morte, cui siamo condannati dall'essere primati un po' troppo evoluti, o se preferite dall'aver mangiato una mela. Quindi siamo fisio/antropologicamente predisposti, a credere alla favola del Covid19.

Ora, più tamponi fanno più positivi (anche se non fossero un test farlocco, lo farebbero), e anche se sono sempre quasi tutti asintomatici non importa, anzi è peggio perché quelli trasmettono la "positività" in maniera subdola, fa niente se anche quelli a cui l'hanno trasmessa saranno quasi tutti asintomatici e così via, in una progressione piramidale che se solo l'avessero lasciata libera si sarebbe già esaurita in quanto tale per ragioni aritmetiche. Eh ma la saturazione della sanità, ti dicono. Anche volendo dare per buono questo argomento a marzo, otto mesi dopo, sei mesi dei quali passati a contagi zero e reparti vuoti, con quale faccia tosta te la ripropongono? Se davvero prevedevano un ritorno di fiamma, e lo prevedevano perché si sono fatti la proroga dell'emergenza a luglio, e inoltre perché era facile (le influenze ogni anno esplodono a novembre e si spengono a maggio, di solito), perché diavolo non hanno preteso dalla UE (al posto delle promesse fumose e avvelenate ottenute e pompate sui media) i soldi cash per risarcire i danneggiati dal primo lockdown e attrezzare la sanità pubblica per essere in grado di affrontare la seconda ondata senza doverne indire un secondo?

Niente da fare, la maggior parte di quelli la fuori è impermeabile a questi ragionamenti, se anche gli arrivassero. Figurarsi col blocco mediatico e politico a impedirglielo. Quale voce mainstream si permette di mostrarli (se non raramente, e in modo da denigrarli)? Quale forza politica le sposa? Perfino Vox Italia, di cui ho saputo seguendo Fusaro, ha un gruppo Facebook che invece di ospitarle le voci fuori dal coro le sfotte. Non abbiamo speranze (e non ci resta che invidiare la Tanzania): il futuro che hanno programmato per noi si realizzerà. E non piacerà affatto nemmeno ai tanti, troppi coglioni che oggi applaudono alle misure di protezione, e anzi ne invocano altre e si avventano sul dissenziente. Chissà se almeno allora lo capiranno, ne dubito, eppoi sarà una magra consolazione per noi che lo sapevamo e lo stiamo denunciando al vento da mesi, ognuno come può.

15. Quei "riduzionisti" dell'Istituto Superiore di Sanità. Si, avete letto bene: è il rapporto ufficiale dell'ISS a dimostrare al limone che "seppur il covid19 non sia un influenza (perché diverso è il virus patogeno) ... gli effetti sull'essere umano sono sostanzialmente gli stessi che quelli di un'influenza".  Voi che vi fate impressionare dai numeri dei TG, riflettete su questo: che l'anno scorso se avessero fatto la stessa operazione con gli stessi criteri avrebbero potuto dare gli stessi numeri, morti compresi, o almeno dello stesso ordine di grandezza. E anche l'anno prima. Quindi anche l'anno prossimo. E fino a che non arrivano dove vogliono.

16. Grande reset e amazonizzazione della società. Ecco dove vogliono. Spiace solo che lo devo leggere sul Giornale, ma non è colpa mia se il Manifesto (con tutta la sinistra, sindacati compresi) invece porta acqua al mulino del turbocapitalismo. Il post parte anch'esso dai dati nudi (un tasso di letalità dello zero virgola poco, superiore a quello dell'influenza solo per gli over tanto) per dedurre la natura politica dei provvedimenti presi e prendendi, e ragionare su quali ne possano essere gli obiettivi. Che si badi bene sono palesi e ripetutamente espressi, persino nell'etichetta ("grande Reset", proposto - qui dal Times - come fosse una cosa positiva: per questo dobbiamo categoricamente rifiutarci di giocare al giochino di cercare il lato buono in tutto quanto sta accadendo - non c'è, e se c'è è per inchiappettarci). FMI, WWF, Gates foundation, eccetera ce lo sbattono in faccia, cosa vogliono che diventi il mondo. Tanto sanno che la paura ci acceca, e gli basta terrorizzarci coi numeri per nasconderci quello che abbiamo tutti sotto gli occhi.

17. Nefasti obiettivi. Se non vi basta, eccovela buttata giù ancora più esplicitamente. L'impronta ecologica degli occidentali sul pianeta è tale che se estesa a tutti ne causa il tracollo delle risorse. Fino a che tutti gli altri stavano sul filo della sussistenza poteva reggere, ora non più. Toglierci la sovranità monetaria, poi politica, poi farci minacciare da una torva adolescente non poteva bastare. Col covid, invece, è già sparita l'industria del turismo mondiale e dei voli a buon mercato, la piccola e media impresa ad alimentare il consumismo sta seguendo, assieme all'industria dello spettacolo e della musica, seguirà lo smantellamento degli uffici e l'abbandono delle grandi città. In fondo al tunnel, un mondo dove una élite governa e vive nel lusso, e tutti gli altri stanno in fondo, con diritti socioeconomici ridotti al lumicino. E sono certo che ci sarà pure chi ci trova il lato positivo, meno male che io muoio prima, forse - e anche che io pensi ciò fa parte del loro piano.

18. Enrico Montesano. Una goduria di intervista. Sarà perché oramai c'ha 'na certa, sarà perché non ha mai cercato il consenso a ogni costo, sarà che sente l'obbligo morale di non lasciare al solo Sgarbi la casellina di persona famosa a cui queste pagliacciate di misure fanno girare le palle, è da ascoltare o leggere tutta d'un fiato. Magari non lo vedremo più in tv, ma pazienza: vorrà dire che seguiremo il suo canale youtube. Dove si trovano cose come questa lettura dell'immenso Saramago.

19. "Davvero pensate che abbiamo fatto tutto da soli?"  Un breve post folgorante, che vi fa toccare con mano il fatto che stiamo vedendo giorno dopo giorno in diretta la nascita di un regime dittatoriale, e la nostra inerzia deve farci orrore come oggi, a posteriori che è facile, ci fa orrore quella di chi con la propria favorì a suo tempo la nascita di altri.

20. Senza titolo né commenti.  Di questo post di Francesco Carraro vi riporto invece direttamente un brano saliente: "si può arrivare a una sintesi (sulle ragioni di questo maledetto contagio) condivisa sia dai pochi, e vituperati, 'negazionisti' sia dai numerosi, e lodevoli, impanicati. Se c’è una cosa – dico una-cosa-una - non smentibile da chicchessia, imparata in dieci mesi di convivenza con il virus venuto dalla Cina, è che non mette sotto stress né la salute individuale, né la salute collettiva. Mette sotto stress il sistema sanitario. Perché, al netto di imprecisioni inessenziali, questo morbo costringe alla terapia intensiva una certa percentuale di contagiati. Se questi poveri cristi non andassero a saturare il (troppo esiguo) numero di posti letto (cinquemila suppergiù) destinati alla respirazione artificiale, state certi che dell’isteria oggi diffusa a ogni livello, politico e mediatico, non vi sarebbe traccia. Il dannato problema è che il sistema va in tilt non appena la curva dei “malati” supera una certa soglia critica. A quel punto, le strutture sanitarie esplodono perché sono sottodimensionate rispetto alle richieste di cura. In un mondo ossessionato dalla logica del mercato e della competitività, è forse giusto - per quanto sia cinico sottolinearlo - che la malattia più gettonata abbia a che fare con il concetto di “domanda” e di “offerta”: ci sono troppi potenziali consumatori di un diritto troppo rapidamente tagliato dalle affilate cesoie dell'austerity: l’articolo 32 della Costituzione. Ecco, Speranza potrebbe partire da qui per una seria riflessione [...]. Dal fatto che il partito in cui egli milita è il principale responsabile dei “risparmi” sul nostro sistema sanitario negli ultimi dieci anni."

Chiudo lanciando un inquietante interrogativo. Tolte alcune zone d'Italia in primavera, le statistiche di contagiosità e letalità del covid19 scendono al di sotto di quelle di una influenza media. Per la letalità, sembra ormai assodato che sia stata colpa di protocolli sbagliati che hanno ucciso le persone anziché curarle (capita la fretta di seppellirle vietando le autopsie?), e ho notizia di prima mano di strutture di eccellenza che hanno avuto migliaia di ricoveri senza un decesso per avere applicato quelli giusti, che sono state lodate ma cui non è stato chiesto quali fossero, hai visto mai si potesse tornare alla normalità. Per la contagiosità, pare che in quelle zone fosse stata appena fatta una massiccia campagna di vaccinazioni antinfluenzali, e anche in questo giro la correlazione si va confermando

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