venerdì 6 novembre 2020

LUI È PEGGIO DI TRUMP

Mentre scrivo ancora non si è completato lo spoglio delle schede, e nel complicatissimo meccanismo elettorale delle presidenziali USA basta poco per sovvertire tutto, al netto di eventuali battaglie legali successive, già peraltro preannunciate dal presidente uscente. Tra le altre cose, il congegno può assegnare la vittoria anche a chi è complessivamente meno votato, come fu il caso di Bush junior (per giunta con l'apporto decisivo dei brogli nello Stato governato da suo fratello) contro Gore, e prevede il brogliabilissimo voto postale, con tanto di questione se i voti pervenuti fuori tempo massimo ma inviati in tempo siano validi o meno. Questo, in soldoni, perché diversamente da altre volte non vi hanno ancora detto chi ha vinto (anche se certa stampa sta dicendo che vince Biden da mesi, da noi evidentemente per inveterata abitudine a tentare di influenzare l'elettorato, permanente anche quando come in questo caso non ha senso).

Ve ne parlo non tanto perché me ne importi tanto, o ne abbia in qualche modo titolo: mica sono americano, io. Anche se, come ho già detto, la promessa di scardinare il castello di propaganda chiamato covid19, con tanto di premessa di aver tolto il sostegno finanziario all'ineffabile OMS, un filino appetitosa è. Quanto per parlare una volta tanto d'altro, che non sia questa maledetta presunta pandemia, senza ricorrere a una delle mie recensioni musicali che le statistiche mi dicono vi interessano poco.

Ma perché mai allora uno di sinistra, Covid a parte, deve (doveva?) tifare Trump? Beh non esageriamo, diciamo tifare contro Biden, che ci capiamo meglio... E' semplice: per un vecchio adagio, che recita che è meglio un nemico sincero che un amico falso. Che poi è la ragione per cui era meglio Berlusconi del PD (e spiace essersene accorti dopo anni a saltare nelle piazze per non essere lui), è meglio un razzista proletario di periferia che vota Salvini di un progressista accogliente col culo degli altri perché ha la casa in centro, sarebbe stato meglio un Grillo che puntava dichiaratamente a conquistare e mantenere il governo a qualunque costo (anche a quello di tradire praticamente tutte le promesse, no Euro e no vax in testa) che quello che è passato da acerrimo nemico dei traditori del Paese a loro salvatore e complice nel tenere il popolo fermo mentre se lo inchiappettano. Insomma, meglio un macho violento e un po' buzzurro che tenta di toccare il culo a tua moglie, che il tuo migliore amico che mentre recita questa parte con te a lei la corteggia fino a diventare il suo amante. Trump quello è, uno che è chiaro come il sole quali interessi rappresenta, e se c'è una cosa che gli si può rimproverare nella gestione della pandemia è che è il suo partito il principale (ma non esclusivo, comunque) responsabile del fatto che negli USA in pratica si cura solo chi ha i soldi o le polizze che è lo stesso. I democratici, invece, sotto il velo liberal hanno negli ultimi decenni: liquidato la separazione tra banche d'affari e istituti di risparmio (Clinton) che in pratica è alla base della finanziarizzazione dell'economia e in ultima analisi della crisi economica mondiale che ci stringe dal 2008, promosso la guerra col premio Nobel della pace in tasca (Obama) continuando ad alimentare tutti i focolai mondiali ereditati ed aprendone di nuovi, instradato il futuro di tutti noi verso la fase finale della globalizzazione (tutti, compreso i loro sostenitori col culo sulle multinazionali, e compreso il fantoccio che proclameranno Presidente presto) che prevede un uno per cento di ricconi e un novantanove alla canna del gas, senza avere scrupoli riguardo ai mezzi (e mi fermo qui, sennò riparlo di Covid).

Insomma, quello che ci aspetta negli anni a venire non è comunque un granché. Ma con Biden e chi ne tira le fila a capo dell'impero sarà molto peggio. E per capire che non è una mia boutade leggetevi questo pezzo del filosofo Ercolani su Il fatto quotidiano. E poi se ancora non avete capito il "perché mai" del capoverso precedente, affari vostri.

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