mercoledì 30 dicembre 2015

NON SOLO L'ANNO...

Questo non è il classico post di fine anno. E questo di Mazzucco neanche...
C'è una vecchia canzone di Guccini che mi torna sempre in mente quando penso a una transizione, si chiama Bisanzio, città "sospesa tra due mondi e tra due ere" come noi ora, e come noi ora in modo non riconoscibile se non a una vedetta come Filemazio, "protomedico, matematico, astrologo, forse saggio".
Perché non è solo l'anno, che sta per morire. Ci sono parecchi "segni che qualcosa sta cambiando", basta volerli vedere - di qua, un mondo che nel bene o nel male sta per morire, di là, uno nuovo che se sarà fondamentalmente migliore o peggiore dipende essenzialmente da con quanta consapevolezza si tenta di governare il processo piuttosto che ignorarne l'esistenza e finirne quindi governati anzi stritolati. Vediamone alcuni:

primadopo
hai diritto a studiare gratis o quasi, a un lavoro pagato dignitosamente, a cure gratuite, a una pensione che ti consenta in vecchiaia un tenore di vita simile a quando lavoravi o comunque minimo
se vuoi studi decenti in posti decenti i tuoi devono pagare, il lavoro te lo devi trovare in un mercato al ribasso grande quanto il mondo a meno che non ti trovi una nicchia di cose che sai fare solo tu, devi lavorare finché campi perché una pensione dignitosa ce l'avrà solo chi se la può permettere, ma tanto non campi mica più tanto perché o sei ricco o non ti curi
avendo i tuoi fatto la fame in guerra e subito dopo, ti hanno tanto abituato a mangiare carne che l'allevamento intensivo di animali da macello è diventato uno dei più fiorenti settori del pianeta e il principale responsabile dell'inquinamento atmosferico, altro che auto, nonché della desertificazione per eccesso di monocoltura di vaste aree del terzo mondo
la carne torna ad essere un bene di lusso, gli allevamenti intensivi spariscono, e il nuovo business è fabbricare "similciccia" sintetica per le tasche medie
tutti quelli che se lo potevano permettere mangiavano cereali senza problemi
c'è una vera epidemia di celiachia: non è che c'entrano gli ogm?
c'erano le mezze stagioni (signora mia), gli episodi meteo estremi erano tanto poco frequenti da essere memorabili ciascuno per una generazione, e ogni tanto in cielo, in particolari condizioni di umidità dell'aria, si vedeva una scia dietro un jet, che si dissolveva in pochi minuti
il cielo è spesso ornato di strisce persistenti, ma se lo noti sei un complottista che crede alle scie chimiche, anche se tu non hai una teoria e vuoi solo sapere se qualcuno sta preparando e testando una qualche arma meteorologica, o anche solo giocando con una cosa ancora troppo complessa anche per il computer più potente, che inevitabilmente quindi avrà conseguenze imprevedibili e impreviste
le città avevano servizi pubblici essenziali bene o male funzionanti e alla portata di tutti, magari con qualche furto di troppo, e anche quando la regola era "soltanto" tentare di rubare in tutte le opere più o meno utili che si mettevano in cantiere (e dire che ce ne sarebbero ancora: dal recupero del patrimonio abitativo a quello del territorio anche in funzione prevenzione disastri naturali, passando per la microproduzione energetica da fonti rinnovabili con eccedenze liberamente vendibili sul mercato)
pian piano hanno finito per privatizzare anche l'acqua, fregandosene di un referendum dall'esito opposto, e guarda caso dove c'è un sindaco fermamente "pubblicista" i disastri si susseguono senza soluzione di continuità - ora la regola è: si fanno solo quelle opere inutili e costose che garantiscono il margine per il furto, tipo la buffonata fallimentare e vacua chiamata Expo 2015 per intenderci
vendere le auto ad un prezzo alla portata delle tasche degli operai che le costruiscono, e costruire strade che incentivino il loro utilizzo anche oltre i limiti del razionale (ma se uno sceglie l'auto in una città come Roma, non è che coi mezzi pubblici alla fine perde più tempo e denaro, forse?)
indurre le persone a rinunciare alla mobilità privata, in molti casi francamente insostenibile, ma non realizzando servizi di mobilità pubblica concorrenziali per costo e tempi di percorrenza, checché: a forza di provvedimenti assurdi, miopi, inutili e anzi controproducenti come le targhe alterne o le multe selvagge

Detesto dovermi ripetere, ma tutto ciò e anche tutti gli altri punti che vi vengono in mente, la differenza è ripeto con che grado di consapevolezza si affrontano. A cominciare dalla coscienza che nulla si può fare, per impedire che questo cambio d'epoca si traduca in un disastro, senza restituire la sovranità monetaria alla leva politica, quindi demolire l'Euro una volta per tutte e al più presto, e che nessuna sovranità monetaria può essere utile se non è in mano a una classe politica totalmente rinnovata e rispondente a un'etica radicalmente diversa da quella imperante, con cui sarebbe invece perniciosa. In altre parole, buon anno a cinque stelle, ora che cominciano a capirlo anche oltremanica che la cosa è non solo possibile, ma è l'ultima speranza di salvezza per la nostra poleis. La nostra "città assurdaaaa, città stra-a-a-naaaa....."

martedì 22 dicembre 2015

MIRACOLATA

Uslia Arecus in una delle sue recenti uscite mondane
Questo post è "a richiesta", come la musica della prima trasmissione radiofonica che mi affidarono a 16 anni perché la gavetta del dj cominciava da li, richiesta di cui rispetto alla lettera il titolo perché so già che nel testo invece scantonerò sempre di più man mano che scrivo. La richiedente, in foto, non me lo perdonerà, lo so è persona che conosco piuttosto bene, ma non può reagire su questo terreno e il potere è così: quando e dove ce l'hai te ne approfitti.
Se pensate di avere esperienza di persone contraddittorie dovreste conoscere lei, per avere un nuovo parametro: è assieme arcaica e ultramoderna, anaffettiva e capace di donarsi senza risparmio, sensuale e castrante/bacchettona, impermeabile a ogni logica e di intelligenza intuitiva mostruosa, infaticabile e fragilissima, generosa fino all'autolesionismo e ossessionata dalla "roba" peggio di Mazzarò, "fuori" come un balcone e lucida come nessuno. Se leggiamo nel libro della sua vita, infatti, apprendiamo che:
  • separatasi a 50 anni che ne dimostrava 40 ha stroncato sul nascere ogni ipotesi di "rifarsi una vita" perché "il marito davanti a Dio è uno" solo lui l'ha avuta e solo lui l'avrà - ma si era sposata a 31 anni in un'epoca in cui quell'età era già considerata fuori tempo massimo, e solo perché sua madre ha insistito tanto di accettare le avance di quel ragazzo "tanto a posto", fosse per lei sarebbe rimasta single tanto più che, altra cosa rara per una donna a quei tempi, lavorava ed era autonoma da anni;
  • cresciuta in un epoca in cui le coccole in famiglia non si usavano, ha rispettato e riprodotto la tradizione - ma alla bisogna è stata ad assistere per mesi in ospedale e magari in città lontane parenti ben oltre il grado di figli o genitori che li sono capaci tutti, e con un polso e una competenza capaci di aiutare il malato fattivamente;
  • mancata partecipante a Miss Italia per gelosia fraterna, non ha mai smesso di essere alquanto esibizionista e civettuola quando l'occasione lo richiede (anche a 85 anni, come nella foto da cui peraltro si intuisce cosa dovesse essere da giovane) - e però non è dato sapere cosa ha mai sperimentato e concesso di sperimentare delle gioie del sesso, di cui peraltro ha sempre parlato come di una "porcheria" col non verbale coerente;
  • è sempre stato letteralmente impossibile persuaderla assertivamente, anche se col conforto di un ragionamento oggettivamente inoppugnabile, di qualunque cosa contraria ai suoi dogmi - ma se si tratta di comprendere le cose, e magari farle comprendere a chi si relaziona con lei, ti fa capire anche quello che tu ancora non avevi capito di dover capire;
  • capace fino a ieri (e magari da domani) di fare il lavoro di due braccianti maschi adulti, da giovane poteva fare tre lavori e poi avere ancora energie per badare alla vecchia madre - e questo nonostante una serie di problemi fisici e non, cui via via si sommano alcuni di quelli tipici dell'età, in grado di fermare persone di trent'anni più giovani di lei;
  • quando serve per non negarti il suo aiuto magari non mangia o vive quasi come una barbona - ma le piccole proprietà che ha accumulato grazie sia alla succitata capacità lavorativa che a una propensione al consumo da calvinista integralista, quelle non si toccano, manco dopo morta pena maledizioni fantasmatiche che tu normalmente non ci crederesti ma quando vengono da lei quasi si;
  • insomma è come se convivessero due persone in lei, e non nella misura in cui questo è vero per chiunque, ma letteralmente anzi clinicamente parlando - e però certi atti comunemente detti "di follia" se li leggi nel suo contesto dal suo punto di vista e con il suo codice sono perfettamente consequenziali.
Venuta fuori faticosamente ma tenacemente da una discesa negli inferi di questa natura, Uslia ha ripreso le sue abitudini totalmente incongrue con l'età, per incorrere appena un anno dopo in un incidente per certi versi più grave anche se per altri meno, molto più attribuibile al puro caso e assieme parimenti non fatale solo per fortuna. Eppure, come il ragazzo che sogna di vecchioniana memoria, è ancora li che pianta un ulivo convinta di vederlo fiorire, per volontà espressa prima ancora di uscirne ed essere in grado di attuarla. E ce la farà anche stavolta, e non perché "miracolata", come si dice lei con quel suo cristianesimo pagano che (a proposito di contraddizioni) tanto somiglia ai riti ancestrali di addirittura prima della Magna Grecia, ma ancora essenzialmente per merito suo e della sua forza d'animo. Siamo sotto feste, quest'anno non ci vedremo: questa mia promessa forse in qualche modo mantenuta è il mio modo di farle gli auguri...

venerdì 18 dicembre 2015

LOGGICO, NO?

E' una livella, diceva un principe vero che ci teneva pure e tanto ad esserlo. Per cui, da questo punto di vista, si fatica persino a comprendere perché poi uno dovrebbe affannarsi ad accumulare ricchezze, figurarsi a improntare alle proprie idee, nobili o abiette che siano, una società che prima o poi farà a meno di te e se ne farà presto una ragione, e comunque non sarà affar tuo e tu non saprai mai cosa è successo dopo...
E però, a pensarci bene, è esattamente per questa ragione che uno tenta di accumulare soldi e beni per i posteri, un altro di salvare vite in ospedale, uno di immaginare il futuro appassionandosi alla fantascienza, uno si identifica con la propria squadra di calcio che c'era prima che nascesse e sempre ci sarà, uno legge mille libri vivendo mille vite, uno crede a un qualsiasi dio e a un qualsiasi oltretomba, uno concepisce e fa di tutto perché venga applicato un piano di rinascita democratica: perché abbiamo mangiato la mela, abbiamo la disgrazia di sapere che moriremo, e dal momento che lo capiamo la nostra mente per non impazzire non fa che cercare modi di vivere oltre i limiti della propria vita, orizzontalmente o verticalmente che sia.
Poi magari è pure una bella soddisfazione, per quanto magra, vedere che i propri piani sono stati realizzati in gran parte da chi noi avevamo designato alla bisogna, e per il restante da chi fino a ieri gli si opponeva (scorrete questa disanima di Travaglio del 2010, e aggiungete a matita quello che ha fatto e sta facendo Renzi per completare l'opera di Berlusconi). E d'altronde anche questo avevamo previsto nel piano: un bipolarismo apparente, perché solo una buona parvenza di democrazia può scongiurare il pericolo che la gente si metta in testa di realizzare una democrazia vera.
Insomma, il premiato poeta aretino Licio Gelli, con tutto il suo comodo, è morto, ma il suo lascito ideologico e pratico è vivo e lotta assieme a noi. O forse contro?

venerdì 11 dicembre 2015

TE LO DO IO IL BIPOLARISMO

La Lagarde d'altronde lo ha dichiarato esplicitamente (non la trovo, l'intervista, per cui fidatevi o cercatevela voi che c'è), che a lei non può non interessare maggiormente il destino di chiunque nel mondo sia povero davvero, cioè rischi di morire di fame, piuttosto che di chi nel ricco Occidente oltrepassa la soglia della povertà relativa. Ora, lasciamo perdere per un attimo tutti i retroscena dimostrati e immaginabili sia dell'istituzione che di chi la presiede, e immaginiamo di essere un marziano, un alieno inviato sulla Terra col compito di salvare il salvabile e i pieni poteri. Dove andremmo, a salvare gli ultimi tra gli ultimi o a cercare di mantenere il privilegio relativo agli ultimi tra i primi? La risposta è facile, anche perché quell'inviato se ci credete c'è arrivato 2015 anni fa, e la sua scelta è notoria, anche se fin troppo travisata a proprio comodo da troppi.
Dunque non c'è bisogno di immaginare un Grande Vecchio, i Rettiliani, e nemmeno i Mali insiti al capitalismo sfrenato: il Pianeta non ha le risorse per mantenere la sussistenza a 8 miliardi di persone, figurarsi dargli loro tutto quello che noi occidentali abbiamo sperimentato, e imparato a ritenere proprio diritto, nei 50 anni d'oro dopo l'ultima guerra mondiale. Ergo, bisogna scegliere tra due visioni opposte, nell'immaginare e quindi tentare di costruire il futuro:
  1. un mondo dove, fatta salva una ristrettissima "classe dirigente" per selezionare la quale è da dimostrare esistano criteri più equi o comunque migliori delle leggi della giungla capitalistica, tutti vivano "attorno" al livello di sussistenza (dove le virgolette intendono che necessariamente in molti ci andranno sotto, e pax);
  2. un mondo dove si cerca ad ogni costo di salvaguardare quel nucleo di diritti e condizioni economiche (e culturali, che vengono appresso e necessariamente solo dopo) per quelle popolazioni che ne hanno beneficiato dal 1950 al 2000 circa.
Queste due strade sono il terreno su cui misurare oggi gli schieramenti politici. Destra e sinistra non significano più niente non perché (o non solo perché) ampiamente sputtanati come termini da chi ne ha fatto bandiere e poi ci si è pulito il didietro, ma soprattutto perché nel nuovo bipolarismo su descritto non possono posizionarsi in maniera univoca. Ad esempio, un partito di sinistra tradizionale con la sua anima internazionalista sta nell'opzione 1, con quella socialdemocratica/operaista nell'opzione 2. Uno di destra con la sua anima ultracapitalista nella 1, con quella nazionalista nella 2. Allora, poiché nessuno dei partiti "tradizionali" può imboccare coerentemente una delle sole due strade che il bivio della Storia ci offre, essi sono naturalmente per un verso o per l'altro destinate a tradire i propri elettori. Alcuni dei quali, chi di testa chi - i più - di pancia, hanno cominciato a capirlo, quindi a lasciarli. O comunque, a scegliere non più in base all'appartenenza ideologica, ma all'aderenza a quella delle due opzioni che in quanto cittadini elettori vorrebbero si seguisse. Solo capendo questo si ha una spiegazione plausibile, ad esempio, di come i francesi possano essere passati da Hollande alla LePen così in fretta: ragionando in termini di destra/sinistra non ci si capacita, o peggio si conclude che siano improvvisamente impazziti "diventando fascisti", ma invece capendo che se l'unico schieramento che segue l'opzione 2 è il FN, specie se è un FN abbastanza opportunamente ammorbidito negli aspetti più urtanti per un moderato, è logico votarlo.
In Italia rispetto alla Francia si ha una sfortuna e una fortuna in più: la prima è che gli italiani sono meno capaci dei francesi di comprendere i loro propri interessi specie se collettivi, per cui in troppi non hanno ancora capito che razza di tradimento siano l'esistenza stessa e tutta l'azione politica di un partito che in tutte le sue trasformazioni non ha fatto che spostarsi - e instradare la realtà cui mira - verso l'opzione 1, la seconda è che esiste il Movimento 5 Stelle, che è uno dei pochi soggetti politici al mondo a perseguire l'opzione 2 con una interpretazione corretta (anzi direi umana) di quell'"a ogni costo" che la qualifica. In altri termini, se per qualcuno quella locuzione può significare "a costo di espellere ogni musulmano" (Trump) e "mantenere come diritto inderogabile quello di girare armati" (tutti i repubblicani e molti dei democratici), per altri è "a costo di sospendere o attenuare le libertà individuali in favore della sicurezza" (magari sull'onda di una comprensibile paura), per altri ancora è "a costo di colpire e affondare i barconi degli immigrati" (Salvini e co.), è solo il M5S a intenderla come "a costo di mettere in discussione un'Europa che ha imbracciato fideisticamente l'opzione 1 (con l'Euro come strumento potentissimo)",  recuperando la sovranità monetaria (accompagnata a quella energica moralizzazione della classe politica senza la quale la moneta sovrana è inutile anzi perniciosa).
Io personalmente sono da sempre per l'opzione 2, e non (almeno non solo) per egoismo, ma perché sono consapevole del fatto che non è significativamente utile ai tanti che non hanno un minimo di diritti e agi spogliare chi li ha (anche facendolo totalmente, e distribuendo le spoglie equamente, il rapporto numerico è tale che il progresso medio dei tanti non sarebbe neanche avvertibile), mentre invece sarebbe forse essenziale il mantenimento della "roccaforte" a mo' di parametro esemplare cui mirare per gli altri, da "includere" con la gradualità nel tempo e nello spazio imposta dalla realtà oggettiva. La mia apparente incoerenza di europeista della prima ora si spiega col fatto banale che all'inizio ho creduto alla menzogna di chi presentava la UE come quella possibile roccaforte, mentre l'Euro era invece il cavallo di Troia (se ne stanno accorgendo persino nel ricco nordeuropa). Perciò dal 2012 sono qui a cantarvi "meno male che Grillo c'è", perché se al posto suo a sposare l'opzione 2 in Italia fosse stata una nostra Le Pen sarei stato anch'io tentato di darle forza, perché la Storia si fa qui e ora e qui e ora è urgente demolire questa Europa e questa moneta unica. Per fortuna c'è il moVimento, e mi consente di seguire questa strada condita non di paura e scelte di guerra, ma di una lettura della questione terrorismo che è l'unica accettabile: colpire l'Isis (creatura occidentale dell'economia del petrolio, funzionale all'opzione 1 e per questo combattuta solo per finta e in realtà alimentata dai bombardamenti) negli interessi, e togliergli le ragioni di esistere disimpegnandosi dal Medio Oriente, e anche per questo affrancandosi dall'energia da fossili.
Ecco qual'è la vera alternativa, signori: è tra due visioni del futuro, e quale è la vostra preferita dovete sceglierlo maturamente, cioè tenuto conto anche del prezzo da pagare per perseguirla, per poi votare per chi propone (a) esplicitamente di volerla raggiungere e (b) onestamente qual'è il prezzo da pagare per farlo. Solo allora siete rispettabili, qualunque sia la vostra scelta, e qualunque sia l'etichetta che vi contraddistingue nel vecchio continuum destra/sinistra, non se continuate a votare secondo l'etichetta che avete appiccicata in testa, incuranti anche perché inconsapevoli del fatto che il partito che sostenete sta contribuendo a realizzare (consapevolmente o - ed è questo il caso peggiore - meno) proprio lo scenario per voi peggiore, portandovi a pagare prezzi (da voi) imprevisti.
Le prove sono attorno a voi, a volontà: adesso si scopre che l'articolo 18 è abrogato anche per gli Statali, presto si capirà che tra allungamenti dell'età pensionabile e demolizione della sanità pubblica i più fortunati moriranno al lavoro gli altri di povertà in vecchiaia, oggi forse qualcuno ha finalmente capito a che gioco giocano le banche, domani (quando sarà troppo tardi) tutti toccheranno con mano che la guerra e il precariato sono due armi indirizzate allo stesso bersaglio: lo Stato democratico occidentale, esperimento della Storia che si è deciso sia chiudere al più presto ad ogni costo.

sabato 5 dicembre 2015

C'E' CONCEZIONE E CONCEZIONE

Imitate chi parla in questa maglietta, ragazzi:
se non vi basta l'argomento malattie, fatevi un
giro in un qualsiasi presidio ospedaliero (ancora
ce ne sono, e bisogna dire "meno male") in cui si
praticano le cd. "interruzioni volontarie", guardando
in faccia la varia umanità che è costretta a ricorrervi.
E lasciate perdere zio Francesco, che ne dice fesserie...
La festività che quest'anno regala un ponte a chi di noi se lo può ancora permettere è di quelle che debbono necessariamente far discutere. Già ho ricordato (qui per chi vuole approfondire) che per "immacolata concezione" NON si intende quello che la stragrande maggioranza dei cattolici praticanti, figurarsi dei non praticanti, crede, cioè il concepimento senza peccato di Gesù da parte di Maria, bensì il concepimento senza peccato della stessa Maria da parte di sua madre Anna. Una assurdità parsa assolutamente necessaria per mantenere in piedi un'altra assurdità (la presunta santità di una che ha avuto un figlio senza essere toccata da suo marito, riuscendo poi a far credere alla sua pezza a colori sia a lui che poi a tutti gli altri) a una parte della Chiesa che la spuntò solo a fatica su un'altra grande fetta che invece credeva che l'assurdità primigenia fosse abbastanza e non era proprio il caso di sostenerne un'altra. Non voglio farmi nemico nessuno, ognuno crede a quello che vuole, e la storia di Maria poi è bella come un sogno (e come tale la dipinge De André), e a questi livelli di poesia si perdona tutto. Ma l'immacolata concezione no, quella mezzo mondo cattolico ha sempre pensato fosse una boiata per cui ho meno remore a ribadirlo...
La premessa mi serve per commentare un gravissimo fatto di cronaca, passato quasi liscio come tutte le notizie scomode: un preside è stato costretto a dimettersi per il bailamme seguito a una sua decisione ineccepibile stante la laicità della scuola e della Repubblica italiane, almeno quella dichiarata. Eh si, perché il fatto è che di fatto (perdonatemi il bisticcio) l'Italia è uno Stato confessionale, altrimenti a dimettersi avremmo visto chi lo ha ingiustamente attaccato.
Il presepe piaceva a Eduardo (a proposito, ciao Luca, che andandotene ci hai regalato la stupenda rappresentazione di un funerale laico) nel più famoso Natale del teatro, ma a casa sua ognuno è padrone di farsi piacere quello che vuole, invece la scuola pubblica non è domicilio privato né dei cattolici né dei fedeli di ogni altra religione. E' questa la linea del Piave superata la quale la presunta superiorità della cultura occidentale va a farsi fottere, quand'è che ve lo ficcate in testa? Se loro a casa loro non sono tolleranti nei nostri confronti e invece noi a casa nostra si nei loro, allora e solo allora abbiamo qualche diritto a blaterare di Civiltà. Il presepe a scuola, il catechismo strisciante anche ai cuccioli che i genitori hanno scelto di esentare dall'abominio che è l'insegnamento della Religione nella scuola pubblica, questo si chiama in un solo modo: integralismo. La sintassi è quella. E non ci conviene neanche fare dei distinguo sul piano quantitativo, ché nella Storia il numero dei musulmani massacrati in quanto tali dai cattolici probabilmente supera ma sicuramente è dello stesso ordine che l'inverso, e se ci limitiamo agli ultimi 25 anni, beh, stiamo in tragico enorme vantaggio, anche togliendo dal bilancio la questione palestinese.
Ovviamente non sto giustificando il terrorismo, ci mancherebbe, il primo che osa pensarlo si consideri tolto il saluto. Sto dicendo che il fronte, quello vero, non è alle nostre frontiere, non al confine tra una religione e l'altra, ma in quella sottile linea di fragile razionalità che separa chi si affanna ad affrancarsi dal bisogno di avere qualcosa di sovrannaturale a consolarlo della precarietà dell'esistenza, da chi si abbandona a questa paura primordiale consegnandosi mani e piedi nelle mani di chi usa gli dei per tenerlo buono, e all'occorrenza usarlo come carne da cannone. Ogni guerra ha motivi economici, tra le tante verità marxiane questa è la più inoppugnabile, ricordatevelo, e chiamatevi fuori da questa, che vi stanno imbrogliando a raccontarvi diversamente.
E torniamo alla cronaca. L'attuale successore di quello che 145 anni fa, quasi sottolineando come la breccia di Porta Pia confondeva le acque tra chi fosse invasore e chi invaso, sta spopolando al punto che un regista "de sinistra" gli ha persino dedicato un'agiografia in vita, roba da passare le giornate a grattarsi los cabasisos, capisciammè Francè. Ebbene, un paio di giorni fa a leggere Repubblica si poteva sobbalzare, e quasi capire Luchetti: un titolista paraculo faceva quasi sembrare che finalmente un Papa, e proprio nell'Africa devastata dall'AIDS, sdoganasse il preservativo. Solo la lettura integrale delle dichiarazioni consentiva di incasellare la faccenda come quella che è: da un lato un giornale oramai di destra che però deve ancora trattenere quanto può una certa fascia di lettori (ed elettori) con valori "di sinistra", dall'altra un comunicatore (F1) che mira a superare nel suo campo un suo recente predecessore (il penultimo, GP2, l'avete capito) aggiungendo al fascino mediatico una maggiore capacità di usare la tortuosità logico linguistica neolatina per affermare una cosa mentre sembra che dice il contrario. Come da sempre fanno i preti, anzi probabilmente i sacerdoti di qualsiasi religione, dagli sciamani in poi.
E ora vi saluto con la più bella di tutte le favole su Maria, canta Branduardi....

sabato 28 novembre 2015

RUSSIANS

ooops...
"In Europa and America there's a growing feeling of hysteria..." cantava Sting nei primi anni 80 nel più famoso singolo del suo primo e insuperato album solista, The dream of the blue turtles. L'ho imparata a memoria, come molta della musica che ascoltavo a vent'anni (e, come molti, senza farlo apposta), ma si tratta di uno di quei casi in cui il senso delle parole passa meglio ascoltando il brano (l'attacco, memorabile, è preso da Prokofev), per cui vi posto il video in fondo. Se avete meno di 40 anni, però, per apprezzarla appieno vi serve qualche informazione di contesto: per noi ragazzi di fine anni 70 inizio anni 80 la guerra fredda fu davvero un incubo. La corsa agli armamenti innescata da Reagan (con l'intento preciso di sfiancare l'economia sovietica, si sarebbe capito presto - perché riuscì perfettamente - ma allora ancora non si vedeva) con l'escalation degli Euromissili fece si che in poco tempo l'Europa fosse sede di una tale quantità di testate atomiche da poter distruggere, in caso di conflitto, il pianeta decine di volte. La drammaticità del momento (bastava una disattenzione per scatenare la fine del mondo, ci aveva già avvisati Kubrick) non poteva non sollecitare gli animi artistici, ed oltre al citato brano di Gordon Sumner non possiamo non ricordare almeno il bellissimo cartoon When the wind blows (con colonna sonora di Roger Waters appena uscito dai Pink Floyd, Genesis, David Bowie e Paul Hardcastle - ho il vinile!!!), il video di Dancing with tears in my eyes degli Ultravox (anche se il loro brano più bello era Vienna), e il film War games ingenuo quanto volete visto oggi ma visto allora mica tanto... Persino il Vostro blogger ai tempi sentì l'urgenza di partorire il testo de L'equilibrio, una canzone (che poi, abbandonato definitivamente il sogno di una carriera musicale, diventò un racconto della sua prima e finora ultima opera di narrativa) in cui prima raffiguravo tutta la faccenda come un gioco delle parti, una recita in cui i protagonisti Giorgio Albertazzi e Carmelo Bene lasciavano che le tensioni derivanti dal modo diverso di concepire il teatro deflagrassero davanti al pubblico, e poi mi immaginavo a conflitto nucleare esploso rifugiarmi in Aspromonte, inutilmente visto che la vicina Comiso era un obiettivo primario e la stessa montagna ospita una base americana, ammesso che ci sia differenza tra morire subito sotto un'esplosione atomica o dopo per uno dei suoi numerosi "effetti secondari".
Questo il quadro, sempre che io sia riuscito a dipingervelo decentemente. L'Unione Sovietica non poteva sostenere lo sforzo economico di un riarmo così esponenziale (che invece alle economie capitalistiche fa sempre bene, e infatti praticamente ogni grande crisi si è risolta solo con una grande guerra - capito l'antifona? preoccupatevi...), e infatti crollò di li a poco, col tentativo Gorbaciov di salvare il salvabile del socialismo sabotato dagli interlocutori occidentali fingendo di discuterne mentre già si accordavano con quelli che già parlavano la loro lingua (la mafia e i suoi pupi, a cominciare da Eltsin). Caduti il Patto di Varsavia e ciò che visivamente lo rappresentava, il Muro di Berlino, sembrò a molti fosse finita la Storia e potesse iniziare una nuova età dell'oro, di nuovo solo gli artisti si accorsero subito che invece era iniziata, per citare il più grande di tutti, "una pace terrificante" con il Quarto Reich come scenario incipiente.
Un altro genovese, infinitamente più in basso per statura artistica (e di ciò consapevole) ma non così tanto se ha potuto addirittura invitare Faber a cantare insieme in un suo brano, ebbe una visione profetica pochi anni dopo: il pezzo è Rifacciamo il Muro di Berlino e ai tempi lo sottovalutammo in tanti. Ma è da sentire e leggere e pertanto vi linko sia il video sia il testo commentato dal sito antiwarsong (non so se mi spiego), riporto solo un passo:
Non ritengo che il Muro di Berlino sia stata una bella cosa. Tutt'altro. Però ho anche sotto gli occhi quel che è venuto dopo la sua caduta, e neppure questa è una bella cosa. Uno dei primi atti della “Grande Germania” riunificata di Helmut Kohl è stato quello di soffiare un bel po’ sul fuoco per crearsi un orticello economico; e sono state le guerre jugoslave...
Si lo so che ora "si porta" l'Isis e le guerre qui dietro casa (con D'Alema che forniva i caccia) ce le siamo scordati. Ma non riesco a dare torto a chi vede dietro il progetto Euro proprio "la scimmia del Quarto Reich", e se è vera quella storia del pelo e del vizio, e fa ancora ridere la battuta di Woody Allen (auguri Maestro!) su Wagner (non posso ascoltarlo, mi viene subito voglia di invadere la Polonia), questi ci hanno conquistato stavolta senza bisogno di usare la forza, avendo capito che senza è più efficace quanto meno riconoscibile. E una volta che ci si trova coi "corsi e ricorsi storici", sarebbe bene non dimenticare che invece i Russi, questi dannatissimi Russi, se salvano anche stavolta il mondo dalla tirannia (e non ho in mente solo il Califfato, penso alla ricostruzione di un nuovo equilibrio basato sulla multipolarità, che il dominio statunitense degli ultimi 25 anni ha fatto troppi danni persino anche agli USA stessi), dopo essere stati il vero "motore immobile" della socialdemocrazia e delle conquiste del Welfare State in occidente, ed essere stati decisivi nel fermare Hitler e prima di lui Napoleone, è la quarta in due secoli, la terza in uno. Poi Putin può anche essere antipatico, ma intanto forse sarà per quello che ci raccontano di lui sul nostro mainstream, e poi meno male che c'è: nella situazione attuale, coi turchi nel ruolo dei sicari maldestri e chissà fornitori del prossimo capro espiatorio, siamo ridotti a dover fare il tifo per lui.


domenica 22 novembre 2015

E' COSA LOGICA E GIUSTA

Devo tornare sull'argomento "guerra al terrorismo", per due ragioni:
  1. mi ero ripromesso di dirla "in piano" e invece come al solito mi sono compiaciuto nell'arrovogliarmi;
  2. non capita spesso di scegliere un titolo e dopo due giorni un Papa usa parole talmente simili che sembra quasi rubartelo.
Non che io abbia mai badato troppo alle parole di un qualsiasi esponente religioso, anzi: sono fermamente convinto che l'umanità avrebbe bisogno proprio esattamente di affrancarsi da questa necessità infantile di trascendenza per accettare la consapevolezza della caducità della vita, necessità di cui si alimentano da sempre le istituzioni religiose di ogni tipo e misura. Ma resta il fatto che sapere che la propria analisi è sostanzialmente condivisa da personaggi influenti, nella fattispecie da uno così ascoltato da tanti come emanazione diretta della divinità, è in qualche modo comunque incoraggiante.
E allora ri-scriviamola, questa analisi. Chi oggi in reazione agli attacchi terroristici reclama guerra commette un imperdonabile errore: lo fa come se non l'avessimo mai usata, questa risposta, come se quelli che spregevolmente chiama "buonisti" avessero spadroneggiato negli ultimi decenni impedendo qualunque risposta dura e qualunque ingerenza armata negli affari altrui. Invece (la Storia puoi anche ignorarla ma lei quella è), la risposta "guerra" è esattamente quella che abbiamo sempre usato. Sempre, per miopia o interesse, dal 1991 ad oggi. E ogni volta il problema terrorismo anzichè diminuire è aumentato. Vogliamo rispondere con le bombe anche stavolta (domanda retorica, lo stanno già facendo)? Aumenterà ancora. E questa spirale si arresterà solo quando una delle parti in causa (che potremmo benissimo essere noi, non vi illudete, anche perchè le radici del male che rappresentiamo affondano ben prima del 1991: leggetevi attentamente, qui, Massimo Fini...), se non entrambe, sarà totalmente rasa al suolo. E' davvero questo, quello che volete? Si? Ebbene, non siete amici miei. E neanche buoni cristiani, a sentire il vostro Capo in terra.
E non si tratta di "porgere l'altra guancia". Si tratta semplicemente della banale considerazione logica che per risolvere un problema bisogna colpirne le cause, e per farlo bisogna saperle individuare (qui Leonardo ci riesce benissimo, in una tirata retorica: l'assurda guerra all'Afghanistan dopo l’11 settembre, una serie di Paesi islamici disastrati dalle fallimentari strategie geopolitche dell'Occidente, la corruzione postcoloniale della classe dirigente di tutto il terzo mondo, l'industria bellica  - continuiamo a vendere armi a tutti, approfittando di innumerevoli guerre fraticide e in molti casi provocandole, "la fragilità del benessere di Paesi basati sull’esportazione di idrocarburi, praticamente privi di una classe media che possa creare le premesse per una democratizzazione e laicizzazione della società", "la questione israelo-palestinese", "il malessere delle banlieues", la rinuncia a qualsiasi governo "emerso" dei flussi migratori funzionale alla colpevole incentivazione della clandestinità con relativa compartecipazione della criminalità organizzata), e soprattutto non confonderle con gli effetti. Dare l'altra risposta, ritirarsi dal medio oriente Palestina compresa, costi quel che costi rinunciare al petrolio, o perlomeno qualcosa che gli somigli, sarebbe ancora più che giusto: sarebbe logico.

mercoledì 18 novembre 2015

BUONO, IL BAGNETTO CALDO?

Ho già citato la favoletta della rana bollita, voglio accorciare la metafora.
In questi giorni va in onda, interrotta dalle varie edizioni straordinarie da Parigi, la nuova puntata della soap opera dal titolo "La Buona Scuola", serie di provvedimenti con cui si prepara sotto mentite il definitivo smantellamento della scuola pubblica, "soap" anche nel senso "metaforico" (le virgolette indicano un terzo livello di gioco di parole che però mi vergogno di esplicitare) del prodotto che potrebbe rendere meno doloroso l'atto "contronatura" di cui sono vittima gli italiani odierni.
In questa puntata si assiste al "consolidamento" di alcune migliaia di precari della scuola, spesso (anche se non sempre - ma il 10% circa dei casi, a cui bisognerebbe aggiungere tutti coloro che per paura di questa eventualità la domanda non l'hanno presentata proprio, è spesso eccome) a grande o enorme distanza dalla residenza attuale. Costringere persone di 50 o anche 60 anni a emigrare per "passare di ruolo", anticipando così il momento (che comunque sarebbe arrivato con le pensioni da fame che li attendono) in cui dovranno imparare a vivere in povertà, dopo che per decenni di supplenze di vario genere e varia pendolarità non è che avessero fatto pochi sacrifici, è già di per se crudele. Farlo passare per una coraggiosa riforma, grazie a una ridondante campagna di comunicazione svolta con la collaborazione compiacente della stampa di regime e condita da una prolissa mail autocelebrativa, è un vero capolavoro di arte del raggiro. E, come avrete appreso studiando, o anche solo guardando uno dei tanti film ispirati dall'arte della truffa, nessun raggiro è mai possibile se non in presenza di una potente pulsione del raggirando ad essere raggirato: il raggiratore è come spegnesse una sete, è un "benefattore" occasionale come un altro...
Fuori metafora, se è vero che il PD raccoglie ancora la maggioranza relativa dei consensi (anche se il m5s è in tale rimonta nei sondaggi che ora la legge elettorale truffa che hanno appena approvato siccome potrebbe farli vincere forse la ricambiano...), è probabile che - manifestazioni a parte - la "buona scuola" riscuota ampi consensi non solo tra i maggiori beneficiati ma anche tra quel dieci per cento di espiantati tardivi con ricatto, mandati a rifarsi una vita in tarda età con uno stipendio da fame, perchè è sempre meglio che niente.
Si badi bene che questa è una tecnica, e pure consolidata, che fa leva sulla natura umana per ottenere che persino lo schiavo arrivi ad amare le proprie catene. Abbiamo una vita, tutti, e chi non vuole impazzire deve trovare il modo di farsi piacere quella che gli è toccato vivere, magari dopo aver sfruttato tutte le oggettive possibilità di miglioramento che gli si offrono e aver realizzato di non averne altre: questo principio vale a qualsiasi livello assoluto, mentre quello che conta è il livello relativo a quelli accanto. In virtù di questo assunto, ad esempio:
  • i dipendenti pubblici sono senza contratto da anni ma non fiatano, visto che ciascuno di loro è circondato da gente che ha perso il posto o non ha mai trovato lavoro - e peraltro sono da questi ultimi guardati con livore e invidia crescenti, in quanto la loro condizione di pieno diritto è vista come ingiusto privilegio;
  • i ragazzi non sanno nemmeno che esiste un "diritto al lavoro", figurarsi del suo rango costituzionale, e crescono e invecchiano arrabbattandosi e cercando di sfruttare, nella misura in cui chi ce l'ha ce l'ha, la rendita di posizione dei genitori;
  • i sottoccupati, i precari, e simili, si tengono stretto finchè possono il loro lavoretto, magari credendo pure alla favola del "tempo indeterminato" raccontata dal "jobs act" (che fosse in realtà "determinato a capriccio del datore di lavoro" si poteva immaginare sulla carta da subito, non servivano i riscontri sperimentali), e sono troppo impegnati a difendersi da chi (i disoccupati) li invidia e guarda in cagnesco, mentre l'unica cosa logica sarebbe che "ultimi e penultimi" uniti se la prendessero con chi rinunciando al governo politico dell'economia ha causato l'attuale situazione di tutti.
Ciò a cui stiamo assistendo, inermi e spesso inconsapevoli, è nientemeno che la cancellazione di fatto di uno dei diritti fondamentali del nostro ordinamento. E il paradigma vale anche per tutti gli altri: quanti di voi sono disposti, dopo i recenti fatti in cronaca, a farsi ridurre "per la sicurezza" la libertà di espressione, di privacy nelle comunicazioni interpersonali, di movimento? In quanti avete fatto eco ai proclami di guerra (tra parentesi, eccovi una lezione), prendendovela coi "buonisti" e con gli immigrati, come se negli ultimi 25 anni noi fossimo stati sempre colombe e solo ora che questi esagerano tocca finalmente lasciar fare ai falchi, quando invece la guerra è stata finora l'unica opzione praticata dall'Occidente (ah, indovinate chi tra i partiti che potrebbero vincere le prossime elezioni è l'unico a proporre qualcosa di diverso?) ed è stata questa la causa della nascita e della crescita di tutti i vari terrorismi islamici?
Aprite gli occhi: c'è un progetto preciso, di annullamento di tutte le conquiste di cittadini e lavoratori. Hanno in mente un mondo in cui una ristretta élite di superricchi governerà senza alcun controllo su una massa di "nuovi schiavi". E vi stanno facendo abituare pian piano all'idea, senza nemmeno farvene rendere conto. Nessun complotto, nessun "grande vecchio": il capitalismo funziona così, è intrinseco alla sua natura creare strumenti o usare quelli che trova (terrorismo compreso) per realizzare le proprie tendenze sistemiche, senza alcuno scrupolo etico. Tutto quello di "civile" che abbiamo conquistato è stato nella misura in cui abbiamo voluto e potuto "irregimentare" questa sua natura. Ed è esattamente da quando ci hanno "convinti" che invece "privato" è buono (a proposito, l'ultima rapina è alle Poste) e tutto il male viene dal "pubblico" (indovinate chi è rimasto solo a difendere la sanità pubblica?) che è iniziata la nostra progressiva rischiavizzazione.
Svegliamoci subito, ammesso che siamo ancora a tempo, o siamo cotti.

lunedì 16 novembre 2015

SIA MALEDETTO CHI DICE "GUERRA!"

Ogni tanto questi sciagurati vignettisti francesi una la azzeccano...
Ogni tanto un post scritto di getto senza troppi link o approfondimenti ci vuole. Oggi, volendo evitare di intervenire nel chiacchiericcio, che poi quando lo fai sei giocoforza obbligato a giocare con le loro regole, quindi impedito a esprimere un giudizio argomentato completo, non ho alternative: scrivo qui come la penso e ad ogni occasione critica me la squaglio invitando a leggere questo post. Al massimo, per capire meglio i miei ragionamenti, vi posto il risultato della query "Isis" sul mio blog: sono quattro pezzi, abbastanza per scoraggiare i più volenterosi ma soddisfare i più seri.
Sono ovviamente spaventato inorridito e adirato, come tutti, per gli attentati di Parigi. Ma ciò non mi impedisce di rammentare di chi sono le responsabilità prime degli accadimenti odierni: chi è cioè che ha voluto, premeditato, organizzato, creato, l'humus in cui è cresciuta la malapianta Isis. Non dimenticando che la piantina è stata amorevolmente seminata innaffiata e fertilizzata appositamente.
L'unica soluzione radicale sarebbe che l'Occidente decidesse per il suo ritiro immediato da tutto il mondo arabo, compreso da quel vero e proprio avamposto costruito appositamente dopo l'ultima guerra mondiale che è Israele, e destinasse tutte le immani risorse che da decenni impiega per mantenervi (in varia maniera, da 25 anni con guerre e bombardamenti) il presidio militare ad imprimere un'accelerazione definitiva verso l'affrancamento dal petrolio. Costi quel che costi, anche in termini di decrescita, cioè di smantellamento della società dei consumi (si lo so è dura, ma pensate che invece la guerra in cui vi stanno trascinando sarà una passeggiata? non l'avete ancora capito che è il colpo di grazia al vostro tenore di vita e alle vostre libertà personali? ve ne accorgerete, marionette che parlate di "guerra in nome della superiore civiltà occidentale", eccome se ve ne accorgerete...).
Siccome uno scenario del genere è altamente improbabile, avrei un piano B, un filino più realistico: eleggiamo un governo nazionale che ci porti fuori dall'Euro, dall'UE e dalla Nato, ritiri tutte le truppe da tutti gli scenari di guerra, stampi tutti i soldi necessari per dare a tutti gli italiani la sussistenza anche attraverso una decisa virata verso il risparmio energetico e le energie alternative al petrolio (come dite? è proprio il programma del movimento 5 stelle? risposta esatta!), e ci renda neutrali rispetto alla guerra mondiale in atto. Di cui non riusciremmo ad evitare tutti gli effetti ma i più drammatici senz'altro si (se non ci credete, chiedetevi come mai gli attentati islamici finora ci hanno risparmiato - Spagna Inghilterra Francia si noi no, e no gli Usa non li ho scordati quello è stato un autoattentato e chi non lo ancora capito è da ricovero - e capirete che è proprio in virtù del nostro impegno ancora per fortuna relativo e ambiguo, interveniamo decisamente e saremo serviti anche noi...), e forse magari saremmo il modello da seguire per eventuali altri Stati occidentali di buona volontà.
In parole povere, servirebbe l'esatto contrario di quello che faranno. Poveri noi, e poveri voi che gli prestate il vostro consenso, in nome della "salvaguardia della superiore civiltà occidentale". Superiorità tanto presunta quanto è vero che prima che iniziassimo a tentare di imporla con la guerra l'estremismo islamico praticamente non esisteva. E, ci potete scommettere, se non interrompiamo questa spirale di guerra, ogni islamico attorno a noi (altro che chiudere le frontiere, i terroristi sono spesso e volentieri nati qui) potrebbe trasformarsi in un estremista , e allora intanto la vostra vita quotidiana diverrà un infermo, e poi o siete disposti a supportare chi è intenzionato a fare un miliardo di morti (ammesso che sia in grado di farlo) o siete morti. E la civiltà occidentale sarà morta prima di voi: morirà il giorno esatto in cui proclamerà ufficialmente questa guerra che di fatto combatte illegittimamente dal 1991, sputtanandosi agli occhi di chiunque non li abbia foderati di prosciutto. Si perché se anche la vincessimo, cosa peraltro molto poco probabile, potrebbe essere solo al prezzo di perdere definitivamente la legittimità degli attributi "superiore" e "civiltà", ci avevate pensato?
E ora vi lascio con un semplice autotest. Leggete ciascuna delle seguenti affermazioni, e datevi un punto se siete d accordo con ciascuna di esse.
  1. 1991, Saddam invade il Kuwait. Una coalizione internazionale lo libera e invade l'Iraq, l'Italia partecipa con dei cacciabombardieri. E' stata una guerra giusta del mondo libero contro un dittatore aggressivo, e l'Italia ha fatto bene a fare la propria parte.
  2. 2001. Un commando di terroristi quasi tutti sauditi abbatte le torri gemelle. Il mandante è il saudita Bin Laden, che si rifugia in Afghanistan. Il mondo libero reagiste invadendo e bombardando l'Afghanistan, in una guerra d'occupazione ancora non conclusa in cui l'Italia ha il suo contingente. Sostengo le ragioni del mondo libero e dell'Italia, anche perché i Talebani hanno una visione della donna oscurantista e devono essere scacciati.
  3. 2006. Saddam ha le armi chimiche. E' dovere del mondo libero rimuovere questa minaccia, e dovere dell'Italia di partecipare a questa missione. Che ancora continua.
  4. 2011. Una parte della Libia si ribella al dittatore Gheddafi. Il mondo libero deve intervenire per aiutare i ribelli a liberarsi del tiranno. L'Italia deve fare la sua parte.
E' un elenco non esaustivo, e non rende conto dei milioni di morti innocenti che ha provocato, né di quanto e come abbia favorito armato prezzolato i nemici pubblici di comodo, Al Qaida e Isis. Se avete totalizzato quattro punti, siete voi i colpevoli dei fatti di Parigi, ma anche con due o tre vi serve un bell'esame di coscienza. Se avete fatto zero, avete ugualmente diritto di combattere la guerra dalla parte dei valori occidentali. Ma anche di maledire chi è il vero colpevole di averli calpestati: gli stessi che oggi approfittano degli attentati per reclamare guerra, cioè un nuovo giro verso l'abisso della spirale da essi stessi innescata (come era prevedibile e infatti è stato previsto). Maledetti bastardi, vi odio, e se esistesse davvero quel dio che invocate dovrebbe essere così misericordioso da fare in modo che voi e i vostri figli, anzi questi per primi così voi forse capite, foste le prime se non le uniche vittime della guerra che invocate e preparate. E' davvero un peccato, in questo caso, il fatto che dio non esista.

lunedì 9 novembre 2015

MICROPIPETTA

Con una micropipetta si fa una microtirata di microtabacco microtagliato. Il numero di molecole ottenuto, moltiplicato per 6,022 x 10 alla 23esima, fa il numero di scaglie di mattoni necessario ad assemblare il primo assorbente interno da parte del fautore della Riforma protestante (contro l'oscurantismo della Chiesa del tempo, che discriminava le donne al punto di chiuderle "in quei giorni" dentro casa alle prese con panni ottenuti da lenzuoli vecchi), un frate tedesco da allora chiamato appunto Martin L'utero.
In realtà questo post parla del numero di Avogadro non
del triangolo di Tartaglia, ma quest'ultimo è molto più bello
come immagine... anche della micropipetta, peraltro...
Era il 1980 e coi miei compagni di liceo avevamo trovato questa splendida, lasciatemelo dire, sintesi satirica tra chimica e storia, in particolare tra il calcolo del numero di Avogadro e l'inizio del protestantesimo. Per entrambe le questioni, c'era il suo bel motivo per cui dovessero attrarre l'attenzione di studenti anche quando poco studiosi come noi. Il numero di Avogadro, ad esempio, tocca i vertici di genialità del triangolo di Tartaglia, e scusate se è poco. Lo scienziato piemontese, infatti, prima teorizzò e poi quantificò, in pratica, la relazione tra il mondo micro e il mondo macro: moltiplicando per la sua costante una qualsiasi microparticella di qualsiasi elemento o sostanza, infatti, si ottiene la sua "mole", una quantità macroscopica in grado di darci immediatamente un'idea della consistenza di quell'elemento o di quella sostanza, in sé e in rapporto a qualsiasi altro. E, quel che è più importante, evincere "a contrario", data una dose qualsiasi di un elemento o sostanza e confrontandola a una "mole" di atomi o molecole, si può calcolare con esattezza di quanti atomi o molecole consista quella dose.
Lo so che state pensando: è roba che ho trovato su Internet. Si e no: su Internet ho trovato le conferme e i dettagli di una reminiscenza del quarto liceo scientifico. E in ogni caso non è roba accessibile solo agli scienziati, la qual cosa vi toglie ogni alibi: per capire che l'omeopatia è una bufala, vi basta aver fatto le superiori, e tenere il cervello acceso anche di fronte alla paura delle malattie (ok, scongiuri ammessi).
Va bene vi dò una mano (semplifico tanto, se non siete soddisfatti studiate qui). L'omeopatia nasce nell'ottocento, in tempi in cui i medici prescrivevano ancora i salassi con le sanguisughe ed era normale avere otto figli di cui due ti morivano piccoli di cose che oggi basta una puntura. L'idea viene da Mitridate, re del Ponto che si fece immunizzare da tutti i veleni conosciuti a forza di dosi non letali (tanto che poi per potersi suicidare dovette farsi pugnalare), e da qui nasce anche il concetto stesso di vaccinazione (di cui parliamo dopo): la differenza sta nelle dosi della "stessa sostanza che causa il male" (il termine omeopatia significa questo) che si assume, rispettivamente - appunto - micro e macro per farmaci omeopatici e vaccini. Il punto è proprio questo: quanto "micro"? I procedimenti dichiarati di produzione dei farmaci omeopatici comprendono una serie di diluizioni successive della sostanza che dovrebbe attivare il sistema immunitario, fino a decine e decine di volte, sulla base dell'assunto (pubblicato negli anni 80 in un articolo su Nature, come si usa per le scoperte sperimentali perchè sia possibile per gli altri scenziati ripeterle, cosa che nella fattispecie non successe e finì con la ritrattazione dell'autore - insomma una favola più o meno come questa) per cui l'acqua continua a mantenere memoria degli elementi in essa disciolti qualunque sia il grado di soluzione. Risultato: ogni farmaco omeopatico in commercio, se tolto dalla confezione e mandato ad analizzare sarebbe del tutto indistinguibile da una dose simile composta solo dagli stessi eccipienti. Perchè con quel numero di diluizioni quella quantità divisa per il numero di Avogadro dà come risultato NESSUNA molecola di quella sostanza. Nessuna, capito? Quindi, tanto varrebbe, e nessuno ci potrà mai dire che non sia proprio così, che le case farmaceutiche omeopatiche le famose diluizioni successive non le facessero per niente: in ogni caso vi vendono mettiamo a trenta euro cinquanta capsule di zucchero. Se contiamo quanto costa lo zucchero al chilo, e magari ci mettiamo la confezione caruccia, restano 28 euro a confezione di margine con cui si possono tranquillamente comprare le coscienze del medico (per cui se un medico si dice "omeopata" l'unica cosa certa è che piglia dei soldi per questo, e poi magari è il migliore del mondo, perchè spesso è meglio non abusare dei farmaci e perchè magari ha una coscienza e se vostro figlio ha la bronchite l'antibiotico glielo dà, tanto comunque tutti i medici pigliano comunque i soldi dagli informatori scientifici, si sa...) e del farmacista (e qui è più difficile, perchè ormai tutte le farmacie vendono prodotti omeopatici, assieme a tante altre cose che una volta in farmacia non c'erano, e spesso anche prodotti naturali o erboristici con su scritto "omeopatico" perchè è di moda e vende di più ma che col principio dell'estrema diluizione non c'entrano nulla...): ecco perchè siamo circondati da questo fenomeno. Ma fino a che il renzismo non sarà riuscito a infettare anche i protocolli scientifici (dopo aver distrutto la democrazia, gli resta solo questo), nessun farmaco omeopatico potrà superare le sperimentazioni a doppio cieco indispensabili per essere inserito nel prontuario farmaceutico: ecco perchè non li passa ("ancora", tocca vedere come si cura la Boschi...) la mutua. Anche perchè, ragionando a contrario, con tutta la disponibilità che hanno se avessero avuto un minimo di beneficio del dubbio da mò che li avrebbero passati, i test a doppio cieco: se non lo hanno fatto è solo perchè da una parte è proprio impossibile dimostrare scientificamente l'efficacia di un farmaco omeopatico, dall'altra forse gli conviene restare sul mercato dei farmaci a pagamento, e che pagamento (ora che c'è pure la legge del prodotto "senza marca" a prezzo calmierato, figurarsi...)!
Poi, se uno vuole credere all'efficacia di pillole di niente e curarsi con quelle, pagandole pure care, prego accomodarsi. Basta che non mi ammazzi suo figlio (vedi anche qui e qui), che non ha colpe, eppoi anche così, che già la selezione darwiniana l'abbiamo già sabotata abbastanza...
E qui passiamo alla seconda parte del ragionamento, in contraddizione solo apparente con la prima: i vaccini. Come saprete, ce ne sono una serie di obbligatori, un'altra di raccomandati, e tanti altri facoltativi (come quello dell'influenza, per intenderci): come orientarsi, specie avendo figli piccoli? Ovvio che l'ultimo arbitro debba essere la propria coscienza, ma ecco il mio piccolo contributo di ragionamento. Qui la sostanza c'è. E il doppio cieco pure. E però: a voi, se vostro figlio muore o resta danneggiato per sempre, vi consola qualcosa se capita per un evento a priori poco probabile? non credo. Quindi. Visto che qui le case farmaceutiche (non ho mai detto che quelle tradizionali siano per definizione insospettabili...) hanno convenienza a che un vaccino passi i protocolli e divenga obbligatorio, al punto che possono cedere alla tentazione di ungere gli eventuali orifizi attraverso cui "spingere" la faccenda (o non vi ricordate proprio dell'affaire aviaria?), io tenderei a pensare che se un vaccino non è obbligatorio qualche ragione c'è. E non lo userei. Poi voi fate come vi pare. Di certo sono libero di pensare che anche solo proporre di vietare l'entrata a scuola dei bambini non vaccinati sia non solo assurdo e illiberale (i vaccini obbligatori lo sono a prescindere dall'ingresso a scuola, quelli facoltativi con un divieto del genere diventerebbero illegittimamente obbligatori di fatto), ma anche idiota (e pompato dai media di regime con piglio criminale): delle due l'una, o il vaccino è efficace, e allora rischiano di infettarsi a vicenda solo i pochi non vaccinati, o c'è pericolo anche per i vaccinati, e allora non è vero che il vaccino è del tutto efficace (e forse magari è per questo che non hanno avuto il coraggio di dichiararlo obbligatorio?.....) e hanno ragione i cosiddetti "complottisti"...
---
P.S. Non parlo da tifoso, e ho spesso criticato alcuni aspetti del personaggio Valentino Rossi, ma se anche diluissimo in acqua ragia 50 volte Marc Marquez, e non fosse possibile più rintracciarne in laboratorio nemmeno una molecola, si sentirebbe comunque una gran puzza di merda. Anche la scienza ha le sue eccezioni.

martedì 3 novembre 2015

PPP

"Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia
autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al
mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan
mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un
trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente
in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo
fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione
(specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha
lacerata, violata, bruttata per sempre."
(Pierpaolo Pasolini
"contro la televisione", Corriere della Sera, 9 dicembre 1973)
Alla fine muori. Finisce sempre così. E tutto quello che era la tua visione del mondo, c'è poco da fare, muore con te. Hai voglia a dire che si resta vivi finchè la memoria di quello che eri e della tua visione resta viva in qualcuno, dai tuoi figli che fino a camperanno saranno accompagnati dal tuo ricordo, dalla meno percettibile delle abitudini che gli hai passato al più persistente degli odori (non ce ne rendiamo conto, ma è l'olfatto il senso più tenace) fino a intere generazioni attraverso le tue opere se eri un artista o simili. Questo vale per gli altri. Per te, la fine del mondo può benissimo arrivare un secondo dopo la tua morte, o non arrivare mai: è uguale.
Anche per questa ragione, sono un inutile chiacchiericcio gli intrecci di celebrazioni e ricordi, e citazioni e coccodrilli più o meno postumi, che si accavallano sulla stampa in questi giorni che è quarant'anni che non è più tra noi Pier Paolo Pasolini.
Ricordo che lo scoprìi mio malgrado quando, adolescente in preda agli istinti di quell'età, mi infilai indebitamente in un cinema vietato ai minori, nel cui circuito evidentemente la censura aveva spinto la programmazione del suo capolavoro postumo, Salò o le 120 giornate di Sodoma, che adesso tornerà nelle sale. Il film mi morse le viscere, con la sua rappresentazione allegorica dell'orrore, ed era quello che voleva fare: i veri artisti lo fanno, ci pigliano. Ma ero piccolo, e quasi tutto quel poco che ho imparato di Pasolini e da Pasolini era ancora molto al di là da venire.
Qualcuno ne ha accomunato la vis profetica a quella di un altro immenso artista, Fabrizio De Andrè, e forse non è azzardato, anche vista la clamorosa dedica che gli fece a suo tempo il Faber. Quello che è certo e che l'Italia sarebbe stata un Paese diverso, se ad accompagnarlo in questi quattro decenni ci fosse stata una sentinella come PPP. Magari avremmo tentato di ignorarne gli allarmi e gli avvisi, ma quello sguardo implacabile ci avrebbe impedito lo stesso di addormentarci. Comunque sia andata quella notte, deve essere per questo che lo hanno spento.



Post Scriptum - Il regista oramai hollywoodiano Gabriele Muccino ha scritto questo lungo post su Facebook, in cui in sostanza nega addirittura che Pasolini possa essere considerato un suo collega: tutt'al più, secondo lui, era un "regista amatoriale". Non posso che concordare: se Muccino è un regista, Pasolini non lo era. O viceversa. Di sicuro, dopo che mi ha fregato - perchè veniva dopo il (decente) L'ultimo bacio - con l'inguardabile Ricordati di me, mi sono guardato bene dal guardare più un film di Muccino. Adesso ho una ragione in più per capire quanto ho fatto bene.

martedì 27 ottobre 2015

LO SANNO, LO SANNO...

Ho sentito stamattina un commentatore al GR2 (non ditemi chi, stavo guidando, ma chi non si fida può scomodarsi ad ascoltare il podcast) che, a proposito delle condizioni di vita sempre più difficili dei cittadini comuni, sosteneva che forse l'unica via per indurre i politici a cambiare rotta sarebbe costringerli a vivere in quelle condizioni, almeno fino a quando non capiscano (o si ricordino) com'è.
Ho subito avvertito quel fastidio fisico che si prova in presenza di qualcuno che sciorina luoghi comuni, ma a differenza che in altre (tante, troppe) occasioni simili sono rimasto a pensarci, a cos'era (per dirla con Montalbano) che "non mi quatrava".
Il fatto è che, secondo me, non solo anche quelli che non hanno mai vissuto una vita comune sono perfettamente in grado (magari guardandosi attorno) a immaginarsi com'è, ma soprattutto quelli invece che ci sono passati, e sono riusciti ad affrancarsene "abbracciando la carriera politica" o quelle ad essa parallele (amministrativa e mediatica, in primis), se lo ricordano benissimo, eccome. Ed è esattamente per questa ragione che fanno quello che fanno: potete dimostrarvelo facilmente da soli.
Immaginate, infatti, che dall'oggi al domani la Fata Smemorina (si capisce che ho una figlia piccola?) sia in grado di donarvi una vita senza nessuno dei (pochi o tanti: a ciascuno sembrano troppi i propri) affanni che affliggono la vostra vita attuale. Così, con un colpo di bacchetta magica, e senza nemmeno che sia certo che "a mezzanotte" tutto torni come prima (forse lo farà, ma solo se vi pizzica quel poco che resta della giustizia terrena - a quella divina non ci crede nessuno, soprattutto quelli che dicono di crederci...- e non è un evento molto probabile). Che fareste? No, non rispondete a me, non ho mai puntato (e si vede) ad avere molti commenti ai post e nemmeno molti lettori, e soprattutto non è un sondaggio (lì siamo bravissimi a dire "le cose giuste" che poi non facciamo, è per quello che i sondaggi in Italia ci pigliano poco): siete voi, davanti allo specchio, e nessuno saprà mai quello che rispondete. Io sono pronto a scommettere che una eventuale rilevazione con microcamere nascoste in tutti gli specchi d'Italia registrerebbe un 99,9% periodico di ammissioni.
Cambia la vita, ammesso che sia vero...
Ecco perchè tutti ci lamentiamo ma poi nessuno fa niente davvero per combattere "la casta", cioè quel sottobosco di politici mafiosi amministratori opinion maker che fa da cuscinetto tra l'1% di chi controlla il malloppo e il 99% che si divide le briciole, assicurando (in cambio di una vita relativamente agiata) la riproduzione dello statu quo tramite un mix di strumenti quali oboli, paura, favori al posto di diritti, e diffusione di falsa coscienza. Perchè li capiamo. E al posto loro faremmo la stessa cosa: non ci siamo solo perchè non ne siamo stati capaci, o ci è mancata l'occasione, ma magari arrivasse. Adesso. Bibidi bobidi bu: apri (ed ecco spiegato anche il successo di un gioco assurdo come Affari tuoi...) il tuo pacco!
L'anomalia è semmai quel 20/25 per cento di elettori che in questi anni stanno (stiamo) sostenendo un progetto politico che ha tra i suoi scopi costituenti proprio la demolizione del concetto stesso di "carriera politica" (massimo dieci anni di durata, divieto di arricchirsi - ma è tutto il progetto ad attaccare sia l'1% che la casta/cuscinetto in tutte le sue declinazioni), tanto che non è poi nemmeno così sicuro che tutto quell'elettorato abbia ben compreso questo aspetto dell'offerta politica grillina: magari votano il moVimento per altre ragioni, e quando queste troveranno altra strada di sfogo cambieranno bandiera...

martedì 20 ottobre 2015

IL FUTURO DELLE STELLE

No, non è un refuso de "il futuro nelle stelle", anche perché sono così ferocemente oroscoposcettico che tronco da sempre e con chicchessia ogni dialogo in cui a un certo punto c'entri un segno zodiacale. Le costellazioni non sono che proiezioni, sul piano bidimensionale rappresentato dal firmamento visibile dalla Terra, di luci che arrivano da stelle distanti tra loro e da noi fantastiliardi di chilometri, credere nella loro influenza è molto peggio che credere in un qualunque Dio (che per definizione è roba inconoscibile dal nostro piano dell'esistenza, per cui nessuno può dimostrare che esista come che non esista, e se ci credi o meno sono sostanzialmente cacchi tuoi), è credere che l'ombra di un cane proiettata su un muro acconciando le mani davanti all'abat-jour possa davvero morderti o anche solo abbaiare, roba da deficienti e pazienza se perdo qualche altro amico.
Il titolo è invece assieme un manifesto di ottuso ottimismo, di chi ancora crede ci sia una via d'uscita per questo nostro sciagurato Paese e sa che (piaccia o non piaccia, sia praticabile o non lo sia) essa è rappresentata dall'affidarsi mani e piedi per almeno vent'anni al progetto politico grillino, e un'etichetta per un'analisi se possibile obiettiva delle prove a cui è chiamato il movimento 5 stelle nei prossimi tempi.
Avantieri si è chiusa, infatti, la "convention" 2015 del moVimento (qui i resoconti e i video, per chi vuole approfondire), ovviamente coperta dal mainstream quasi esclusivamente a scopo di dileggio: molto peggio che "quando c'era lui", ormai, non è possibile ascoltare un telegiornale che non magnifichi i (peraltro inesistenti) risultati di Renzi e invece non parli di Grillo e dei suoi in modo da evidenziarne o inventarne difetti, eppure i sondaggi danno il m5s in crescita, a Roma addirittura abbondantemente primo partito, figurarsi cosa accadrebbe con una informazione obiettiva... Ebbene, se è davvero giunta l'ora di "diventare adulti", quali sono le cautele e i punti d'attenzione che chi guida il moVimento dovrebbe tenere in considerazione? e facendo leva su cosa potrebbe recuperare il consenso che ancora gli manca per poter finalmente guidare il Paese? Volendo riassumere i ragionamenti in poche questioni, avremmo:
  1. deve il moVimento approfittare della congiuntura astrale estremamente favorevole e andare a governare Roma, così dimostrando di saperlo fare e divenendo credibile come forza di governo nazionale?
  2. deve il moVimento consolidare la sua struttura partitica, riducendo il ruolo dei leader storici con un rafforzamento complementare di quello degli ormai noti e stimati "quadri intermedi"?
  3. deve il moVimento rivedere la sua strategia di comunicazione, affiancando il nativo approccio web-oriented con una ridondanza sui media più tradizionali, magari acquisendo il controllo di una rete televisiva generalista o almeno di un quotidiano di carta?
Per rispondere a queste domande, bisogna sempre tenere ben presente qual'è la cifra politica specifica del m5s, quella per cui è nato e grazie a cui ha avuto l'exploit del 2013 (vanificato dalla stupidità, o peggio dal bieco calcolo politico, di SEL, che ha consegnato il potere in mano al secondo partito entrandoci in coalizione e ricevendo in cambio seggi e poltrone, non dimentichiamolo mai...) e si è consolidato in questi due anni: cambiamento della sintassi intima del concetto di "carriera politica" (con l'onestà come strumento e assieme come risultato sistemico) e recupero della sovranità monetaria con obiettivo il sostentamento minimo di tutta la popolazione (anche tramite una potente virata sul piano energetico e del recupero del territorio). Questi due pilastri, che si sostengono a vicenda come due carte di un castello, non possono essere minimamente messi in discussione, pena il completo tracollo di tutto il progetto. Ecco allora che:
  1. Roma è una trappola. Preferire a una vittoria schiacciante una sconfitta onorevole non sarebbe una deplorevole scelta tattica, ma semplice buonsenso. L'onestà, infatti, può essere portata a sistema solo da una riforma (della Politica, ma anche giuridica e di sostegno fattivo alla magistratura) compiuta a livello di governo nazionale, e portata avanti per abbastanza tempo da entrare nel senso comune (l'altra sera, una concorrente di un telequiz giovane e carina, appena laureata col massimo dei voti in Scienze politiche, dichiarava di voler "intraprendere la carriera politica": ecco, se le regole interne al m5s diventano Legge dello Stato, e sono applicate con rigore per decenni, a nessuno verrà più in mente un'idea del genere - un po' come a nessuno oggi viene più in mente di cercarsi un posto fisso, dopo decenni di precarizzazione, tanto per zittire chi dovesse pensare che è impossibile...). Cercare di imporla governando Suburra, mentre chi è al governo continua a praticare (e teorizzare) corruzione e spoliazione della cosa pubblica elevate a sistema, è impossibile: non poteva Marino (che non ne aveva neanche la statura morale nè intellettuale, come purtroppo si è visto) e non potrà Di Battista (che entrambe le stature le avrebbe), e i media ancora asserviti al Partito avranno buon gioco a dire "avete visto che anche i grillini messi alla prova falliscono?" a reti unificate. Inoltre, i buchi di bilancio sono talmente grandi che è impossibile sanarli senza poter agire sulla leva monetaria (quindi, ancora, è impossibile con questo governo, o con qualunque altro non miri a riprendersela ripudiando l'Euro), la qual cosa di nuovo è deleteria senza la parallela elevazione a sistema dell'onestà di cui sopra. Quindi, prima andare al governo dell'Italia, poi, anche subito dopo, di Roma, e non viceversa;
  2. Grillo è ancora indispensabile. Si potrà defilare, affiancandosi a Casaleggio in una posizione di influenza seminascosta, dopo la vittoria alle politiche, prima serve qualunque cosa faccia recuperare consensi e la presenza mediatica di Grillo è tale da essere francamente irrinunciabile. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che i vari Morra, Di Battista, Taverna, eccetera, per statuto potranno al massimo fare un altro mandato e poi dovranno tornare a fare altro, pena il tradimento del patto e quindi il tracollo. Certo, sono un'ottimo gruppo dirigente, e saranno i pilastri di un eccellente governo della Repubblica. Ma da un lato bisogna cominciare a guardare a chi li rimpiazzerà nel moVimento tra otto anni, e dall'altro non bisogna più commettere l'errore di rinunciare ad affiancarsi, a livello di cariche di governo e di altre di quel livello, a personalità di alto calibro e riconoscibilità che simpatizzano o comunque vogliano dare il loro contributo all'azione politica del moVimento, anche eventualmente non aderendovi, tipo Rodotà for president per intenderci (e magari più giovani di Dario Fo...);
  3. Si, senza dubbio. Non so quanto senso abbia oggi farsi un giornale di carta, che non li legge più nessuno, ma magari si potrebbe fare una roba gratuita tipo Metro e distribuirla con volontari. E sul canale tivù, poi, che errore denunciare il sistema consociativo prima di essere in grado di impedire che esso venisse soppiantato dal controllo totale di ogni canale da parte del partito di governo: con quel sistema, RaiTre sarebbe da due anni sotto controllo del m5s che oggi, avendo potuto passare la sua "versione dei fatti" in alternativa alla narrazione ufficiale piddina anche a pensionati e casalinghe, sarebbe già maggioranza relativa... E occhio che è proprio grazie alla legge elettorale concepita da questi geni della politica, che raggiungere la maggioranza relativa potrebbe bastare....
Si, perché, cari amici che ancora votate il PD o uno dei suoi fiancheggiatori, Sel in testa, quello che non avete ancora capito è che non solo l'Italicum, ma tutto l'impianto della riforma costituzionale che sui media che controllate continuano ogni momento a strombazzare come una grande conquista del vostro ducetto del cavolo, non solo è assurdo e antidemocratico, molto peggio del prototipo che abbiamo fatto abortire a Berlusconi qualche anno fa, ma è anche potenzialmente pericolosissimo, tanto che anche a voi, che sono anni che vi attaccate alla qualunque per demonizzare Grillo e i suoi, conviene che sia proprio lui che ne approfitti, perché sennò potrebbe essere anche il peggiore degli incubi vostri e di tutti noi. Avete messo sul tavolo un arma atomica carica, un complesso di norme che farà si che qualcuno col 30 per cento dei voti validi, che potrebbe anche essere cioè anche solo il 15% appena degli aventi diritto o anche meno, controlli il parlamento, elegga il Presidente, nomini la Corte costituzionale e il CSM, in una parola comandi incontrastato il simulacro vuoto di democrazia che avete creato. Pazzi e coglioni che non siete altro.

sabato 17 ottobre 2015

NON TI MUOVERE

Ecco la soluzione, molto meno costosa e molto più sicura dell'installazione di
qualsiasi rete di diabolici dispositivi per il controllo a posteriori della velocità:
omologare solo auto che non vanno a più di 130, come la mia vecchia Fiat 500 L
Uno degli aspetti più sgradevoli, e per molti versi (che vedremo) significativi, della decrescita infelice che ci hanno apparecchiato, è il tramonto tra gli altri diritti di quello alla mobilità personale. Certo, come avviene per gli altri, anche questo diritto (addirittura in qualche modo connesso all'habeas corpus) non viene certo negato giuridicamente, cosa che solleverebbe proteste tali da imporre un dietrofront, no: viene semplicemente vanificato, come quello al lavoro con l'attacco ventennale culminato col jobs act, per capirci, e come per il jobs act, anzi più facilmente vista la natura delle tematiche (più emozionali e implicanti bisogni meno primari), la spoliazione viene coperta da una sapiente narrazione falsa ripetuta fino a sembrare vera fino alla scontatezza.
Per comprendere la portata del fenomeno occorre un rapido tratteggio storico. L'uomo, per quasi tutta la sua storia millenaria, è rimasto legato indissolubilmente alla (quasi "prigioniero della") terra dove era nato. Quando, e ciò capita da sempre, è stato costretto a spostarsi, era uno sradicarsi, e per ragioni profonde e a costo di sofferenze immani per il singolo e la specie, sempre: dalla diffusione dell'homo sapiens dall'Africa al resto del globo fino ai migranti di oggi, travasi enormi e lenti, per compensare squilibri economici e ambientali difficilissimi da gestire altrimenti, o al massimo spedizioni pioneristiche e/o marginali, che comunque coinvolgevano l'intera vita degli interessati. Per viaggiare per piacere, e voler tornare a casa e raccontarlo, ci vuole un margine economico individuale e/o sociale, e infatti i primi a farlo furono i romantici dell'ottocento, e i primi del ceto medio nelle prime società di massa degli anni 20 del novecento, ma era il ceto medio/alto: i miei bisnonni e probabilmente quelli di ciascuno di voi lettori se lo sognavano, di andare in vacanza, i nonni praticamente pure (il maggiore, forse l'unico, viaggio dei miei nonni fu a Roma per cercare di avere ragioni al ministero del mancato ricongiumento pensionistico di lui - non l'ebbero: per le pensioni la finestra dei "privilegiati" è ancora più piccola), e solo i padri con molta moderazione cominciarono. Insomma, non avendo la combinazione minima necessaria di accesso ai mezzi di trasporto e tempo libero, il proletario non può viaggiare, solo eventualmente migrare.
Dunque, visto il destino di generale neoproletarizzazione cui sono stati destinati, ai nostri figli non resterà (non resta, perché il fenomeno è già significativo) che partire per l'estero per cercarvi un lavoro qualunque. In concorrenza con gente che si accontenta di sempre meno, peraltro.
Ma siccome qualcuno ancora si ostina a non voler rinunciare a quello che gli hanno insegnato era un suo diritto, ecco una serie di provvedimenti ad accerchiarlo fino a fargliene perdere la voglia. Ad esempio, l'auto, se proprio insisti a volerne una, con autovelox, tutor e vergilius, varchi elettronici, puntatori laser, app sparamulte per smartphone, presto droni, ti conviene rinunciare a usarla. Da altre parti si è raggiunto lo stesso risultato rendendo via via il servizio pubblico talmente più concorrenziale da rendere logico non usarla: dilettanti! in Italia, e a Roma in particolare, ti costringono a prendere mezzi pubblici che continuano a peggiorare. Magari con provvedimenti raffazzonati e miopi (adesso persino postumi) che danneggiano tutti tranne quegli eletti che ancora possono mantenersi una casa al centro (o quei rampanti che rubando o meno se la sono fatta o si permettono di farsela ora, o quei pochi fortunati che l'hanno ereditata).
Che questi siano i veri scopi di tutto il complesso normativo/filosofico imperante, e non invece quelli dichiarati di salvaguardia dell'ambiente e della sicurezza delle persone (fino a mostri giuridici inutili e dannosi), è facile da dimostrare logicamente: se gli scopi dichiarati fossero reali, basterebbe rammentare che guidare un'auto è un'attività oggettivamente rischiosa, più ancora se vogliamo che pilotare un aereo, e quindi va lasciata solo a chi superi un percorso formativo serio e degli esami discriminanti (com'era agli inizi, ed è stato fino ai primissimi anni 80, peraltro), per limitare il parco auto (coi criteri in vigore ancora nel 1981, quando ho preso la patente io, oggi l'avrebbe un quinto di chi la "compra" alle autoscuole, ma io sarei ancora più restrittivo) al punto di rendere superfluo tutto il corpus di provvedimenti e attività repressive tanto di moda. Compresi gli assurdi limiti di velocità generali. I quali, però, se anche volessimo continuare a considerarli essenziali, basterebbe NON omologare vetture che li superino significativamente (lasciando un 10% di margine per i sorpassi). Come dite? danni all'industria? e non era la sicurezza la vostra preoccupazione? e poi perché? date i limiti all'industria (nessuna auto che superi diciamo i 150 all'ora può essere omologata per la circolazione sulle strade) e lei si industrierà a cercare altri fattori di appeal per vendere i suoi prodotti: scommettiamo che non avrebbe difficoltà? D'altronde, non è quello che hanno già fatto con gli accessori per la sicurezza (quasi tutti inutili quanto costosi) e i limiti di inquinamento (unico scopo: costringerti a cambiare macchina - abbiamo visto quanto interessa davvero l'obiettivo dichiarato)? Non è quello che stanno finalmente facendo con l'automotive infotainment?
E già ma poi come farebbe il politico o il calciatore a comprarsi il SUV coupè da 100mila euro e 250 all'ora (tanto le multe non le paga o non sono un problema, e i punti patente pure quelli si comprano)? E la casa automobilistica a vendere gli alti di gamma che fanno tanto margine (abbastanza anche per creare lo sfrido per le unzioni - o credete che solo la VW giochi sporco?), come farebbe?
Insomma, l'avrete capito, sono uno che gli piace guidare. E detesta doverlo fare con l'occhio strabico all'autovelox o rischiando il colpo di sonno per rispettare limiti assurdi. Ma non mi sono mai più divertito come quando guidavo una Fiat 500 L blu (battezzata Luchinella in onore al campione mondiale classe 500 delle moto), e il mio massimo sogno (irrealizzato) sarebbe stato possedere una DS (il geniale "ferro da stiro"): non due fulmini, ma una vera "city car" e una vera "dea". Ma costruite per durare una vita, e dovevi saperle guidare. E il tutor eri tu.

In evidenza

DEFICIENZA, NATURALE

Dell'argomento AI ne abbiamo già parlato come di uno di quei pericoli gravissimi verso i quali sarebbe opportuno porre argini non appen...

I più cliccati dell'anno