martedì 27 settembre 2016

FAVI E PISELLA

Accomuno questi due legumi perché le ricette con cui nonna Carmela li preparava sono molto simili, al punto che talvolta osava una qualche contaminazione reciproca. Sono due pastasciutte, laddove le fave in Italia si mangiano più spesso a minestra, e i piselli alquanto spesso di contorno. Per "la pisella" vale il discorso sul plurale latino fatto per i ceci, ma ora lascio la lingua per passare ai ricordi: per noi bambini era un momento importante, riconoscimento che stavi crescendo, essere chiamati al rito social-familiare della sbucciatura di fave o piselli. Difficile da riprodurre in tempi e luoghi in cui si ricorre al surgelato....
...
Fave
Sbuccia le fave e togli loro i cappuccetti, quelle grosse inoltre incidile appena.
In un tegame metti olio e 4 o 5 scalogni tritati, soffriggi un po’, aggiungi acqua, le fave, sale e pepe.
Cuocile a fuoco lento e coperte, eventualmente aggiungendo acqua se quando è evaporata non sono ancora cotte.
La pasta (corta) va cotta a parte.

Ingredienti
  • fave
  • 4 o 5 scalogni
  • olio extravergine d’oliva
  • sale
  • pepe nero
Munda i favi e caccici ‘a birrittedda; si su rossi fanci na ttacca c’u cuteddhu aundi cacciasti ‘a birritta e rristau na ‘nzinga nira, m’i spacculìi na stampa.
Nta cassarola suffrìi i scalogni, ma no assai! Poi menti nu biccheri r’acqua, i favi, na pizzicata ‘i spezzi e ‘u sali, e falli a ffocu lentu e cumbigghiati.
Quandu l’acqua si vai cunsumandu provili si su fatti, annunca ggiungici na stampa r’acqua e ggiustili ‘i sali.
‘A pasta, jiritali, si cala a pparti e poi si scula e si ‘mbrischia.

...
Piselli
In un tegame metti olio e 4 o 5 scalogni tritati, soffriggi un po’, aggiungi i piselli, acqua a coprirli, sale e pepe.
Cuocili coperti fino al consumo dell’acqua, se non sono cotti aggiungine un po’ e continua.
La pasta (corta) o il riso vanno cotti a parte.

Ingredienti
  • piselli
  • olio extravergine d’oliva
  • sale
  • pepe nero
  • 4 o 5 scalogni
Nt’a cassarola ‘mbascia suffrìi quattru scalogni, ma no assai non mi si bruciunu!
Apoi menti nu biccheri r’acqua, ‘a pisella (si nci menti na scorcia, veni cchiù bbella), sali, spezzi, e falli cumbigghiati a ffocu lentu.
Si quandu l’acqua si cunsuma iddhi non su fatti, nci ndi ggiungi n’atra ‘uccia, ‘i ggiusti ‘i sali, e i fa’ fari n’atru pocu.
A pisella è bella c’a pasta jiritali, chi ll’ha fari a pparti, ma l’urtimu bugghiu cci ll’ha fari fari ddha intra, o puramenti mintuta i supra a’ pasta c’a genuisa o c’u rraù.

sabato 24 settembre 2016

CINQUE CERCHI E DUE PALLE

L'immagine è presa dal blog di Daniele Martinelli,
in particolare da questo apprezzabile articolo.
Non basta avere a che fare con un monoblocco informativo peggio della Pravda e del Minculpop, che stavamo meglio quando stavamo peggio perché almeno c'era Raitre che andava fuori dal coro, no siccome quelli che si lamentavano ieri della dittatura berlusconiana sono gli stessi che oggi sostengono la dittatura renziana, non c'è scampo neanche nei social network e nelle chat con gli amici. Prima era caccia ad alzo zero alla minchiata del neosindaco e non dico che non ne ha fatte, anzi, ma intanto la loro qualità è sintomo di scarsa furbizia, e questo in Italia alla fin fine è un raro pregio, ma la loro consistenza quantitativa, rispetto a quelle di tutti gli altri politici degli ultimi quarant'anni almeno, è infinitesima, e se a quelli si fosse data una frazione dell'intransigenza cavillosa che si riserva a questi oggi l'Italia sarebbe il Giappone. Poi, e la consequenzialità forse è logica oltre che temporale, è partito il coro della Grande Occasione Perduta, della Conclamata Incapacità a Governare, verso chi in fondo non fa che rispettare sia il mandato dei propri numerosissimi elettori che il più elementare buonsenso: le Olimpiadi hanno messo sul lastrico le collettività di tutte le città che le hanno ospitate negli ultimi decenni, e arricchito solo le tasche dei pochi con in mano il bisinisse e dei loro afferenti più o meno corrotti. Ci sono le statistiche a parlare, per chi le vuole leggere.
Se non bastano le statistiche, basta sapere la storia e capire d'economia: in tempi e luoghi di crescita complessiva e sovranità monetaria, può essere comunque un affare per i cittadini che alcuni ladri ben organizzati ricevano liquidità fiat appositamente creata per mettere su la baracca, perché si tratta di soldi "stampati" di cui almeno le briciole afferiscono in basso. Ma in tempi e luoghi dove se stanzi un soldo di qua lo togli di là, francamente no. Poi in area Euro non ne parliamo, per cui anziché blaterare di occasione perduta bisognerebbe ringraziare santa Virginia che non facciamo la fine di Atene.
I soliti noti, ovvero com'era quella dell'assassino e del luogo del delitto?
Questo, già in teoria. In pratica, basta guardare chi era stato messo a capo della macchina organizzativa, e cosa è riuscito ad arraffare già nelle fasi pre-preliminari, per non avere dubbi: ci siamo risparmiati un bagno di sangue, e altre cattedrali nel deserto dopo quelle di Italia 90 e dei campionati mondiali di nuoto del 2009.
Invecchiando, trovo anch'io sempre più interessante la mia parte intollerante, e abbandono qualunque discussione che ignori queste semplici considerazioni logiche, in qualunque luogo fisico o piattaforma virtuale si svolga. E avviso: sul referendum sarò ancora più cattivo. Chiunque abbia votato contro la riforma berlusconiana, se oggi intende votare si alla identica (ma in peggio) porcheria renziana, appena tenta di abbozzare un qualche sofisma giustificatorio, sarà da me sfanculato su due piedi, amico o non amico. E' in gioco il futuro del mio Paese, sticazzi.
E non mi interessa niente delle incertezze o incoerenze della Raggi: finché il Movimento 5 Stelle resta l'unica concreta speranza di cambiare le carte in tavola, ha il mio sostegno. Se arriva qualcosa di pari o maggiore consistenza, che abbia pari o maggiori probabilità di incidere, ne riparliamo, anche se sono gli Unni o i Klingon. Fino ad allora, mi tengo i grillini, e con gli altri manco ci parlo più. Sono antidemocratico? siete belli voi...

P.S. Per le olimpiadi, una soluzione c'è, ecologica economica e anche equa: da oggi in poi sempre ad Atene, o ad Olimpia. In impianti sontuosi fatti per durare millenni, costruiti a spese dei vampiri tedeschi e angloamericani che si sono sucati la Grecia...

venerdì 16 settembre 2016

CICIRA

Belli? Buoni? Si, ma non sono mai riuscito a rifarli, o a
rimangiarli fatti da altri, cremosi come quelli di nonna.
Questo legume simbolo del Mediterraneo (basti pensare all'hummus: come si fa a non amarlo?) ha in riggitano un nome che mi permette una digressione linguistica, che mi ero lasciato sfuggire per Linticchia (a dire il vero lì ai tempi della redazione del libro - i cui estratti a parte gli interventi redazionali come questo, che addentello per renderli riconoscibili, sono qui pubblicati senza cambiare una virgola - avevo fatto addirittura l'errore opposto: nella traduzione italiana non parlavo di lenticchie ma di lenticchia, quindi mantenevo il plurale dialettale, dando ai non reggini l'errata impressione di usare erroneamente il singolare...): in riggitano, come in molti altri dialetti dell'estremo sud, esiste ancora, venuto dritto dritto dal latino, il neutro plurale, che nella seconda declinazione in molti casi finiva in -a. Come bella, nominativo plurale di bellum, che quindi significa "le guerre". E come cicira.
Ceci
Metti i ceci a mollo la sera con acqua e sale.
Al mattino sciacquali bene, scolali e aggiungi acqua fino a 3 dita sopra il livello dei ceci.
Metti sul fuoco: attenzione, non devono bollire!
Appena i ceci cominciano a galleggiare e stanno per cominciare l’ebollizione, aggiungi un cucchiaino di bicarbonato ed alla bollitura togli con un mestolo piatto forato, superficialmente, facendo attenzione a non sfiorare i ceci, la schiuma che man mano bollendo sale in superficie.
Dopo aver tolto tutta la schiuma, riaggiungi dell’acqua fino a tre dita sopra il livello dei ceci, sale, prezzemolo, 2 spicchi di aglio interi, 1 pomodoro pelato, e fai bollire fino a cottura dei ceci, quindi togli i 2 spicchi di aglio senza farli rompere.
Se vuoi unire la pasta, dopo avere eventualmente allungato con acqua il brodo fino a tre dita sopra il livello dei ceci, aggiungila al momento dell’ebollizione; e se serve aggiusta di sale. Altrimenti, sono ottimi a zuppa con del pane biscottato sbriciolato dentro. In ogni caso, al piatto, aggiungi un cucchiaio d’olio crudo per commensale.

Ingredienti
  • mezzo chilo di ceci
  • 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
  • 2 spicchi d’aglio
  • 1 pomodoro pelato
  • prezzemolo
  • olio extravergine d’oliva
  • sale
Menti d’a sira prima i cicira a mmoddhu ‘nt’all’acqua salata. A’ matina, lavali bboni, sculali, mentili ‘nti na cassarola iata, e cumbogghiali cull’acqua tri gghirita supra r’iddhi.
Mentili supra ‘u focu, ma non mi ‘bbugghhiunu! Comu ‘ccumincianu mi ‘nchiananu a ‘ngalla e stannu japrendu ‘u bugghiu, ‘ggiungi na cucchiarina ‘i carbunatu: quandu bbugghi, nesci na schiuma janca, e tu c’a schiumarola manu manu ‘a cacci e ‘a jetti. E statti attentu non mi tocchi ‘e ciciri!
Quandu non ‘ndi nesci ‘cchiù, ‘ggiungi acqua ‘nzinu a tri ‘gghirita supra ‘e ciciri, e mettinci ‘u sali, ‘u putrusinu, du agghi sani, e na pelata. .
Quando l’acqua si struri i ciciri aissiru a gghiessiri fatti (annunca ggiungindi un pocu e ggiustili ‘i sali); allura caccia l’agghi, e t’i poi mangiari a ‘ssuli cu’ na stampa r’ogghiu e, s’u voi, du ‘mmorstra ‘i biscottu ‘i ranu rrumputu ‘dda r’intra.
S’i voi c’a pasta, ‘ggiungici iautra acqua, sempri tri ‘gghirita supra ‘e ciciri, e quandu bugghi cala ‘ddu iritali. Mentri si faci a pasta, provala com’è ‘i sali e si è dissapita ‘ggiustala; quando è fatta, mentici tri cucchiara d’ogghiu.

martedì 13 settembre 2016

VIDEO KILLED...

E' che dobbiamo metterci in testa che ormai è come
se andassimo in giro tutti armati, di telefono, stereo,
cinema, TV, segretaria, sveglia, ecc. E videocamera.
Non mi piace partecipare alla cagnara mediatica attorno ai cadaveri (e dire che quella volta che l'ho fatto ho registrato un picco di contatti alto decine di volte la media, il che conferma le peggiori analisi sul popolo del web...), ma se il governo più inqualificabile della storia patria ne approfitta per ritoccare in senso ulteriormente liberticida l'ennesimo subdolo tentativo di bavaglio alla libertà di espressione, qualcosa bisogna dirla, prima che per evitare guai peggiori non resti che chiudere baracca.
Devo quindi premettere che non mi permetto, non mi permetterei mai, di entrare nel merito del caso singolo in cronaca, di tale portata tragica che astenersi da ogni commento è la sola forma di rispetto possibile. Ma è proprio l'ampiezza della tragedia a imporre il dovere, a ciascuno secondo quanto può, di fare il possibile perché cose del genere non si ripetano. E ciò è possibile solo tentando di ricavarne una qualche lezione, specie perché se invece ti abbandoni all'andazzo imposto dai padroni del vapore ricavi invece al massimo qualche misura quantomeno inefficace.
Il cyberbullismo è una cosa orrenda, infatti, ma - come dimostra proprio la vicenda Cantone - a nulla serve agire sul versante della tutela ex-post: o si chiude Internet punto e basta (è vero che è una cretinosfera, ma tutti ormai dovremmo saperlo, come che se metti la mano sul fuoco ti scotti), oppure puoi anche ottenere la rimozione di un video da un sito, e quello continua a girare ovunque, e quand'anche la ottieni si continua a parlarne per ogni dove, magari coprendo con una maschera di sdegno il voyeurismo mediatico di fondo. E i processi costano, e non sempre ti danno ragione del tutto... Come per molti altri fenomeni gravi, per sconfiggerlo bisogna agire sulle cause, e qui se ne rintracciano almeno due che bisogna sottolineare in quanto paradigmatiche, e quindi potenzialmente riguardanti tutti, entrambe di natura culturale profonda:
  1. dal momento che la Rete è ormai a disposizione di tutti, urge provvedere a una alfabetizzazione generalizzata, almeno per quanto riguarda l'abc (appunto) del suo funzionamento, con un occhio alla propria sicurezza personale;
  2. dal momento che certi codici comportamentali hanno smesso di imperare, occorre smantellare il complesso valoriale con cui vengono giudicati i comportamenti, sia socialmente che individualmente (ossia, da ciascuno per tutti gli altri e prima ancora da ciascuno per se stesso - perchè è vero che la bigottaggine altrui non è il problema, ma lo è il bigotto che è in noi).
L'obiettivo di ciò, deve essere, per fare un esempio aderente alla cronaca, che i nostri figli sappiano:
  1. che è matematicamente certo che oggi se ti fai fare un video è altamente probabile che quello sarà visto dovunque e per sempre (in proporzione all'interesse che è in grado di suscitare quel video, ovviamente...), quindi in quel video tu farai solo quello che non ti crea problemi che lo vedano tutti e per sempre;
  2. che se per te va bene, visto quanto appena detto, girare un filmato porno di qualunque tipo, significa anche che la tua risposta alla sua diffusione deve essere più o meno "embè?" (individualmente) anche perché (socialmente) tutti gli altri, a cominciare dai tuoi genitori, avranno nel contempo pensato e detto "ah c'è un tuo filmato porno sul web? embè? com'è venuto meglio o peggio di quello di tua cugina?".
Da questa griglia valoriale, finalmente adeguata ai tempi, restano ovviamente fuori i casi di mancato consenso, di qualunque natura (droga, alcol, violenza, minore età...). Ma anche qui, senza il discredito sociale della vittima, e l'autodiscredito soggettivo che gliene deriva dall'averlo introiettato, le contromisure necessarie si riducono al campo penale, col web da valutare come contesto specifico di reati generici (sempre commessi nella storia dell'umanità, con Internet cambiano solo modalità ed eco) e non da attaccare in quanto tale. A meno di non essere in cerca di una scusa....

THE DAY AFTER

Come dice Meyssan, "o la versione degli attentati da parte
della Casa Bianca è autentica, e in tal caso la sua risposta
agli attacchi è particolarmente controproducente, o è menzognera,
e in questo caso è riuscita a saccheggiare il medioriente allargato"
I film catastrofici americani sono tutti uguali, nel senso che usano tutti lo stesso template di sceneggiatura, con variazioni solo nei campi Tipo di catastrofe, Nome e situazione di dettaglio dei protagonisti, e ovviamente Nome di chi sta davanti e chi dietro la macchina da presa: si mostrano le vite di quelli cui ti devi affezionare per fare il tifo per loro (alcuni moriranno, alcuni si salveranno), ignare come quelle di tutti della catastrofe incombente, si mostrano le premesse di quest'ultima e come tutti appunto (tranne un paio dei protagonisti) le ignorino beatamente, si mostra la catastrofe (che quasi sempre distrugge il Colosseo o qualcosa di pari notorietà) e i suoi effetti nelle vite di cui sopra (gli altri muoiono come mosche e basta), nel sottofinale c'è un imprevisto, e nel finale i sopravvissuti ripartono compìti e determinati grazie alla nuova consapevolezza sulla caducità della vita. Trovatene uno che non sia descrivibile da questo paradigma, se siete capaci...
Per il titolo di questo post ho scelto quello di uno degli anni 80 sull'olocausto nucleare (andava di moda, era il nostro incubo di ragazzi...), neanche dei peggiori, per un motivo preciso: scrivo il 12 settembre, il giorno dopo il quindicesimo anniversario di quell'evento il giorno dopo il quale iniziò l'era che stiamo vivendo, che non è esagerato definire (come infatti persino il Papa ha fatto) terza guerra mondiale strisciante.
Come per tanti, troppi altri eventi di storia contemporanea, sull'11 settembre 2001 esiste da una parte la Narrazione Ufficiale e la Verità Storica (non si sa dove ma certamente) da tutt'altra parte. Mi viene voglia di fare un elenco ragionato in forma di tabella, con NU e VS come intestazioni di colonna, ma per oggi resto sul pezzo. Perchè sicuramente ieri avrete sentito mille servizi TG commemorare l'evento riportando esplicitamente o peggio dando per scontata la NU, e invece nascondendo (se serve, sotto il tappeto del "complottismo", comoda etichetta affibbiata a qualunque tesi si ha paura di discutere nel merito) la VS. La quale ancora non è del tutto emersa, e forse del tutto non emergerà mai, ma della quale in questi anni sono venuti a galla parecchi rottami belli grossi, abbastanza grossi da far si che ogni persona che osi definirsi intelligente oggi deve ammettere che la versione ufficiale è una balla bella e buona, e quindi (se la parola "logica" ha ancora un senso) che tre lustri di azione politica dell'Occidente (con tutti i suoi milioni di morti innocenti) hanno fondamenta su un castello di menzogne.
Anche volendo escludere quelle controverse (come ad esempio quella secondo cui è impossibile che dei jet di quelle dimensioni pilotati da dilettanti centrino obiettivi così piccoli senza che un radiofaro li guidi, fatta da molti piloti professionisti e secondo me convincente, ma non dimostrabile), infatti, le questioni dimostrate incontrovertibilmente sono abbastanza perchè la NU si sgretoli ed evapori. Vediamone alcune, a ruota libera:
  • i crolli dei grattacieli così come li abbiamo visti in diretta televisiva sono scientificamente compatibili solo ed esclusivamente con l'ipotesi di demolizione controllata con cariche esplosive e telecomando - è impossibile che una lesione per quanto gravissima nella parte alta faccia accartocciare delle torri di acciaio nel modo in cui è avvenuto, e d'altronde la torre 7 è caduta allo stesso modo senza che nessun aereo la colpisse;
  • nel pentagono non è mai entrato nessun aereo, se nessun filmato ce l'ha mostrato (in una delle aree più videosorvegliate del pianeta) è perchè non è successo, e d'altronde sia la grandezza del buco nell'edificio sia la traiettoria rasoterra sono compatibili solo con l'ipotesi missile;
  • i presunti dirottatori (di cui sono state miracolosamente rinvenute, in mezzo a milioni di tonnellate di detriti, alcune carte d'identità rimaste intatte in un rogo capace di sciogliere l'acciaio) erano quasi tutti arabi, e nessuna iniziativa bellica nè diplomatica è stata presa contro l'Arabia Saudita, mentre invece si è invaso l'Afghanistan reo solo di aver dato rifugio al presunto capo degli attentatori, uno che per anni e fino a poco prima era stato con la Cia in funzione antisovietica;
  • il terrorismo islamico nel 2001 era al massimo un fenomeno di nicchia senza alcun seguito popolare nè sponde governative (tranne che in Arabia, appunto) - nel 1991, prima della prima improvvida Guerra del Golfo, manco quello - mentre oggi dopo quindici anni di guerre e bombardamenti e primavere arabe e deposizioni di regimi ha addirittura un suo sedicente Stato, un vasto consenso al suo interno, e seguaci nati e cresciuti in Occidente.
Non è abbastanza per chiedere di scoperchiare gli altarini, e soprattutto di invertire la rotta nelle scelte di politica internazionale? Secondo me si, e ne avanza, anche senza dover arrivare a postulare l'autoattentato proditorio, peraltro in ogni caso indimostrabile.
In ogni caso, chi ha voglia di approfondire si guardi con calma le cinque ore di film realizzato da Mazzucco, o almeno il riassunto autografo che riporto qui:

sabato 10 settembre 2016

LINTICCHIA

Lenticchia
Sciacqua la lenticchia e mettila a lessare con tutti gli ingredienti interi, tranne l’eventuale patata tagliata a dadini piccoli.
A cottura ultimata, togli l’aglio e la cipolla (se non si sono sciolti) aggiungi un cucchiaio a testa di olio d’oliva, e buttaci dentro la pasta ditali, oppure alza la fiamma e fai restringere il brodo se vuoi mangiarla senza pasta né crostini.
In ogni caso, aggiungi al piatto un altro cucchiaio d’olio crudo.

Ingredienti:
  • mezzo chilo di lenticchie
  • uno spicchio d’aglio
  • una cipolla piccola
  • sale
  • olio extravergine d’oliva
  • un pomodoro pelato
  • sedano
  • una patata (facoltativa)
Lava a linticchia e mmentila mi bbugghi cu n’agghiu sanu, na cipuddha sana, ‘u sali, na pelata, ddu fogghi r’accia, e s’a voi na patata tagghiata fina.
Quandu è ffatta, s’i trovi caccia l’agghiu e a cipuddha, e ppoi ti rreguli tu: s’a voi a ssula, ‘a fai finiri ‘i struriri, ‘a cacci, e t’a mangi cu na stampa r’ogghiu cruru, annunca ‘a lassi un pocu acquusa e nci cali i jiritali. Puru c’a pasta, nonpirò, è cchiù bbella cu na cucchiara r’ogghiu an cruru.

lunedì 5 settembre 2016

ROMA TRAPPOLONA

Uno dei vantaggi di tenere un blog è che quando dici "l'avevo detto io!" se qualcuno non ti crede e magari ironizza puoi sempre mandargli il link del post in cui l'avevi proprio detto, e fargli una bella linguaccia.
Che gli altri schieramenti politici avessero deciso di giocare a perdere, contro la Raggi, e come e perchè, io l'avevo detto prima delle elezioni, il 2 giugno e ancora prima il 18 maggio. Poi si, certo, dopo la vittoria, inaspettatamente bissata a Torino, avevo esultato anch'io, ma senza che i retropensieri precedenti mi abbandonassero e quindi senza trionfalismi.
Pochi giorni dopo quella vittoria ecco che "miracolosamente" nel mio quartiere di periferia lontana (ma non degradata come altre) vedevo per la prima volta i cassonetti debordanti, a ricordarmi la mia Reggio Calabria. Ho pensato "eccoci qua" ma mi sono autocensurato: sarà una coincidenza, mi son detto, non ce l'avranno mica portata apposta stanotte, la monnezza...
E invece forse si. O meglio, basta poco a sabotare un sindaco, specie se si dispone del controllo totale del mainstream (ed è facile addossargli responsabilità che materialmente non può avere, perché manco Silvan in pochi mesi può riparare a disastri sedimentatisi in decenni) e magari dei sindacati...
Ora, ovviamente non sto dicendo che Raggi come ogni altro pentastellato non abbia fatto errori e non possa farne altri. Sto dicendo che avevo ragione a pensare che sarebbe stato molto ma molto meglio puntare a vincere le politiche prima di correre alle amministrative, perché amministrare una realtà come Roma con decenni e decenni di commistione tra malaffare, corruzione, criminalità, sottobosco vaticano, eccetera, senza avere prima il controllo delle decisioni chiave della politica centrale, specie in merito alla politica economica monetaria e fiscale, e poi anche in rapporto alla giustizia, poteva rivelarsi impresa impossibile. E lo sta facendo sin troppo presto, perchè questi hanno fretta di dimostrare il teorema per cui hanno lasciato vincere la Raggi ("i cinque stelle sono buoni solo a contestare, a governare sono dei dilettanti laddove bisogna lasciar spazio ai professionisti"), magari prima del referendum di novembre. E proprio tramite una delle questioni per cui sarebbe stato meglio prima andare al governo nazionale, sopprimere l'obbrobrio giuridico nonchè maleodorante abominio tangentizio costituito dalle cosiddette società controllate, e riportare sotto la sfera pubblica cose come i trasporti locali e la nettezza urbana, per poi finanziare grazie alla recuperata sovranità monetaria la raccolta porta a porta dei rifiuti e il ridisegno delle linee di bus e metro in funzione delle periferie.
Non avendolo fatto, devi districarti con realtà più potenti e radicate di te, senza poterci mettere il naso pena la denuncia dell'indebita intrusione con conseguenti dimissioni strumentali. Finché la città sepolta di spazzatura e col traffico impazzito non si rivolterà contro "Masaniello" facendolo fuori. Lo avevo detto io: non ci voleva Nostradamus...
Questa, però, è una scusante solo da un punto di vista di osservatori esterni, non da quello interno al "raggio magico": sarete dilettanti della politica, e questo magari è pure un pregio, ma se non siete degli sprovveduti se non ci voleva Nostradamus potevate arrivarci anche voi, e una volta che avete deciso che "vincere" la grana Roma era un rischio accettabile in rapporto all'occasione che sull'altro piatto della bilancia la cosa comportava, ave(va)te il dovere di attrezzarvi di conseguenza. Ad esempio, contattando i papabili agli incarichi, e facendogli il pelo e il contropelo a tutti i livelli, ben prima della probabile vittoria, e sennò rimandando le nomine all'esito della tosatura, trasparentemente (sarebbe stata una figura barbina, ma migliore di quella fatta agendo altrimenti).
Nulla è perduto, nel senso che c'è ancora tutto il tempo per recuperare mostrando il buongoverno di cui si è capaci. Ma urge concentrarci su questo, e nel contempo "abbassare le aspettive" dell'elettorato enumerando i vari punti su cui non avendo le leve del governo centrale in mano ci sarà ben poco da fare e spiegando bene il perchè e il percome è così, per ciascun punto. Poi, e solo poi, ci si potrà burlare di tutti quelli che oggi alzano gli scudi a reti unificate per comportamenti sommando la gravità di tutti i quali si arriva a una frazione decimale di ciascuno di quelli che sono panorama consueto da sempre della scena politica italiana, cui magari se avessero riservato lo stesso trattamento, rivolto la stessa diligente attenzione, fatto le stesse pulci, negli ultimi decenni, oggi avremmo molti meno problemi e non ci sarebbero state nemmeno le precondizioni per la nascita del moVimento...

sabato 3 settembre 2016

FACIOLICCHI C'A PASTA

Si, lo so, ci sono argomenti di cronaca che spingono, tipo questione Raggi... Ma vanno trattati con attenzione, e invece ora c'è da preparare la cena... Questo pezzo era in bozza da settimane, ora coincidenza vuole siano in cottura proprio adesso, e allora.... bon appirittu!
Fagiolini
Sbuccia i fagiolini e togli i fili, mettili a bollire in acqua e sale, insieme con le patate tagliate a tocchi.
In un tegame soffriggi uno spicchio d’aglio tagliato a metà fino alla doratura, poi aggiungi due pomodori pelati schiacciandoli con la forchetta, e falli consumare un po’.
Togli l’aglio, aggiungi acqua (meglio se quella di cottura dei fagiolini), un po’ di pepe nero, i fagiolini e le patate, e lascia bollire per ¼ d’ora fino ad evaporazione dell’acqua.
La pasta (corta) va cotta a parte.

Ingredienti:
  • fagiolini piatti (oppure cilindrici, o anche fagioli freschi, o misti piatti e freschi)
  • 2 patate medie
  • 1 spicchio d’aglio
  • 2 pomodori pelati
  • sale
  • pepe nero
  • olio extravergine d’oliva
Pi’ mundari i faciolicchi, si su ‘i chiddi tenniri, tunduli, picciriddhi, basta mi nci cacci a punta i sutta e i supra, ma su cchiu belli chiddi chiatti, chi nui ‘i chiamamu “llicchi”, e a iddhi ll’ha tagghiari c’u cuteddhu r’a parti ra punta e accussì ‘u filu ‘i latu si ndi veni sulu sulu, basta non mi su troppu rossi. Si ll’hai, menti puru i facioli frischi cocciusi, ma chiddhi a scorcia ci ll’ha cacciari tutta, a ttipu pisella. I cocciusi ‘i poi fari a’ stessa manera puru a suli, senza llicchi.
Comuncu, quandu ‘i mundasti, ll’ha lavari e m’i menti supra anzemi ‘e patati tagghiati a mmorsra, mi bugghiunu c’u sali.
Nta n’atra cassarola mbascia, suffrii n’agghiu tagghiatu an dui, quantu mi si senti ‘u sciauru: ndoratu, và.
Allura menti ddu pelati, scacciali c’a forchetta, e falli cunsumari un pocu, poi caccia l’agghiu, e mmenti na coppinata r’acqua ‘i chidda stessa r’i facioli, a iddhi ch’i patati, e na stampa ‘i spezzi, e falli bugghiri un quartu r’ura, quantu mi si cunsuma nu pocu.
A pparti, megghiu nt’all’acqua r’i facioli, e si non ti bbasta ggiuntala, fai i jiritali, e quandu su quasi fatti sculali e finiscili i fari mbrischiati nt’e facioli.

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