venerdì 28 maggio 2021

L'ESTATE STA FINENDO - VERSETTI COVIDICI 75-80

La genialata modaiola è del 2020, quando poi non
furono obbligatorie; ci dirà così bene nel 2021?...
Eccovi un test facile facile di pecoronismo. Avrete sentito anche voi la storia che i vaccini ci renderanno liberi, e anzi i dati del calo dei contagi presentati sempre vicino a quelli sull'aumento dei vaccinati di modo da farvi scattare in testa (senza dirla, che sarebbe un falso querelabile) la correlazione inversa, no? Ebbene: ci avete creduto (anche dopo le notizie dall'Inghilterra, dove il 10% dei - tanti - vaccinati con due dosi è in ospedale per la "variante indiana"...), o siete almeno andati a controllare? Non è difficile avere la verità: è sui siti ufficiali, non possono non mettercela. Possono solo leggere i dati sempre e invariabilmente a tesi, e oramai è un anno e mezzo che lo fanno, praticamente su tutto il mainstream: troppo per essere giustificato col "tengo famiglia se dicessi la verità mi caccerebbero", è una correità proattiva, quando per idiozia quando per complicità prezzolata (che personalmente preferisco), che se fosse vero che la Verità nella Storia prima o poi trionfa sempre (e purtroppo non lo è) prima o poi li vedrebbe a processo, condannati con infamia (e i grandi responsabili giustiziati, come i gerarchi a Norimberga). Ebbene, la verità è che in questi giorni l'anno scorso c'erano molti meno nuovi contagi giornalieri rispetto a quest'anno. E si veniva da un marzo e aprile molto peggiori di quelli appena trascorsi. E non c'erano i vaccini, c'era solo che quando fa caldo l'influenza gira meno, come sempre. Ora: quanto fa due più due?

State ancora correndo a vaccinarvi (senza nemmeno che ciò vi liberi veramente, peraltro)? Sentite questa: Pfizer ha già precisato che per far fronte alle sicure varianti prossime venture, bisogna prepararsi a richiami annuali. Loro lo sanno già, sia che ci saranno le varianti sia che i loro vaccini ci saranno e funzioneranno, e ci avvisano che il travaso di fantastiliardi dalle casse pubbliche di tutti gli Stati del mondo alle loro casse private è appena iniziato, e diverrà normale amministrazione. Mentre la responsabilità per i danni derivanti dalla frettolosa propinazione di prodotti non testati resterà accollata agli Stati stessi per contratto, tanto questi ultimi la girano al gregge facendogli firmare una liberatoria mascherata da consenso informato. Chissà quanti di quelli che hanno firmato sanno cosa, hanno firmato...

Comunque, l'anno scorso di questi tempi il vostro affezionatissimo blogger vi avvisava che ovviamente ad ottobre, coi primi freschi, i contagi sarebbero risaliti e il teatrino ricominciato. Inutile dire che dal combinato disposto di quanto sopra la deduzione può tranquillamente essere rifatta pari pari per l'autunno prossimo (eccetera), anche se vi vaccinate tutti. C'è un solo caso in cui il teatrino non ripartirebbe, sempre meno probabile peraltro: che la gente si ribelli. Magari esasperata del fatto che le libertà nell'estate 2021 saranno state inferiori di quella 2020, magari perché più vicini alla canna del gas aumenta la consapevolezza, non lo so, e non so nemmeno se questo sia o meno solo un mio pio desiderio. So soltanto che da se non si ferma se non ha raggiunto il suo obiettivo: realizzare la transizione verso il mondo che ha progettato già decenni fa. Chissà chi sopravvivrà fino a potermene dare atto, ammesso ovviamente che io sia vivo e in caso anche ancora in condizioni di incassare il tributo.

Una cosa è certa: se i negazionisti sono coloro che negano qualcosa, non è certo a chi non ha mai negato che c'era un problema ma ha solo sempre detto che andava affrontato in modo proprio (sanitario, con la sanità, non distruggendo l'economia e quindi anche la futura sanità), ma semmai a chi ha negato a tutti noi il sacrosanto diritto (peraltro costituzionale) ad essere curati nel modo migliore e immediato possibile, al solo scopo di poter imporre un regime vaccinazista. Se avete tempo e voglia, e se non li avete peggio per voi, Mazzucco ha realizzato un lungo reportage che dimostra al limone e col botto questo crimine, che io ho visto sul canale 262 DT di Byoblu e voi potete vedere finché ce lo lasciano anche qui su Youtube, ma di certo non su qualunque TV generalista. Un'ora e passa di prove su prove, logiche e documentali, che questa sindrome influenzale più grave del solito poteva e doveva essere curata, limitando i pur inevitabili danni, e non lo è stato per poter imporre l'emergenza e la conseguente transizione socioeconomica, passando per la campagna vaccinale. Che bisogna pure vedere se non sia addirittura proprio questa la premessa per le pandemie prossime venture, visto che è proprio tra i vaccinati per l'influenza precedente che il tasso di mortalità da covid19 è stato drammaticamente maggiore.

Ed ora un po' di versetti covidici raccolti qua e la, che era da un po' che non ve li proponevo.

75. Un sito di "nessune correlazioni". Con 600 ritagli di giornali di gente giovane e sana morta dopo la vaccinazione. Ovviamente, oscurato, e non dopo una sentenza della magistratura a seguito di un regolare processo. Poi se uno parla di regime è esagerato. E noi lo vediamo solo grazie al solito Blondet, fino a che non oscurano pure lui, e poi quelli che linkano a lui, e così via finché il coro della narrazione ufficiale non sia totale.

76. Vaccinare i bambini? Meglio di no. Con dati e argomenti inoppugnabili, a fronte dell'offensiva irrazionale e antidemocratica del fronte vaccinista, carica di messaggi emozionali e ricattatori. 

77. Bill Gates, Big Pharma e lo scandalo del Gardasil. Lettura consigliata soprattutto a chi non riesce proprio a crederci, che questi sono dei criminali e che lo stanno facendo apposta. Si tratta del resoconto oramai pacifico, ma ovviamente mai "passato" dal mainstream occidentale, di un'affare di vaccini sperimentali nell'India di una dozzina di anni fa, costato il futuro quando non la vita a migliaia di ragazzine. Leggendo, immaginatele figlie vostre, così potrete inorridire il giusto.

78. Mettere i numeri in prospettiva. Lo so, sono cose che vi vado ripetendo da un anno e mezzo, mi sono stufato anch'io. Ma qui c'è la dimostrazione statistica, di cosa è stato realmente il fenomeno covid19 e di come la risposta sia stata la peggiore possibile.

79. Il Piano Draghi: Gran Reset e basta. Il solito Blondet dimostra, con una analisi seria sul PNRR (che servirà solo a rendere più duro rientrare nel Patto di Stabilità, senza nemmeno potere davvero decidere cosa farne), quale sia il ruolo dell'Italia nel piano di attuazione finale della Globalizzazione, che altro non è questa "pandemia": "Luna Park a cielo aperto, ad uso e consumo degli stranieri che verranno a farsi servire".

80. Addestrati a obbedire. Vi ho lasciato in fondo il "versetto" migliore, che ha pure il dono della brevità quindi vi raccomando tantissimo di leggere per intero. Stefano Re vi fa una sintesi mirabile dell'accaduto, e del suo significato ultimo, esplicitato nel titolo. Per i più pigri (e perché il post è stato rimosso da Facebook: viva la libertà!) riporto un passaggio fondamentale:

Questa (dedicata agli operatori sanitari
e altre iniziative di difesa concrete, sul
sito di ComiCost
"...la superpandemia talmente letale che devi fare dei test per scoprire che l’hai presa, non ti fa assolutamente niente nel 98% dei casi e i cui contagi e decessi sono conteggiati da un test che non è nemmeno certificato ad uso diagnostico. Un test che non cerca nemmeno il virus (che ancora nessuno ha identificato) ma solo una roba che gli dovrebbe somigliare un po’ e viene verificato con un numero di cicli che glielo fan trovare persino nella cocacola. Eppure vi impongono di mettere la mascherina (che non ferma contagi respiratori); di chiudere le vostre attività (in cui nessuna prova riporta alcun rischio di contagio); limitano i vostri spostamenti (tra aree già raggiunte dal contagio e dunque senza alcuna ragione logica per farlo); vi impongono persino il coprifuoco (e trovo insultante dovervi spiegare perché non serva a un emerito cazzo di niente)! E dopo aver nascosto, impedito e vietato per un anno e mezzo qualsiasi cura possibile per chi davvero venisse colpito da questa brutta influenza, dopo aver lasciato morire quelle migliaia di persone più deboli e vulnerabili applicando protocolli criminali, tentano ora di imporre come obbligo quel che definiscono impropriamente “vaccino”. L’ennesimo trattamento inutile, efficace quanto un ombrello per un pesce, imposto ricattandovi con passaporti illogici e per gli operatori sanitari la scelta: o rinunciano al diritto al lavoro o rinunciano al diritto all’inviolabilità del proprio corpo - perché ormai pretendere due diritti fondamentali insieme è diventato chieder troppo."

domenica 23 maggio 2021

DI CHE GENERE

Avrete sicuramente sentito parlare del caso Fedez che si lamentava della censura preventiva che avrebbero tentato di fargli prima del concertone. E avrete anche voi pensato, malignoni che non siete altro, che poi la censura non gliel'hanno fatta e però così quello che ha detto ha ricevuto moltissima più eco che se l'avesse detto e basta, visto che sono argomenti oramai decisamente sovraesposti e che il concertone già col pubblico era diventato un polpettone indigeribile, così (e coi sindacati organizzatori che in questa pandemia hanno dimostrato una volta di più di essere i cagnolini del padrone) è addirittura disgustoso. Ma cerchiamo assieme di superare il ribrezzo e parliamone, di questa benedetta questione della parità di genere, così ci togliamo il dente una volta per tutte.

Chi vi scrive è cresciuto in un'epoca in cui il conflitto tra modalità di interazione tra i sessi era in una fase a dir poco critica: i modelli di approccio che aveva visto nei "grandi", e che questi tentavano di passargli, non erano più ammissibili risultando - peraltro e quindi - scarsamente utili. Per cui bisognava inventarsi i propri, che ovviamente implicavano una preventiva scelta di "target", visto che questo era enormemente variegato, a maggior ragione in una città del sud negli anni 70, nello spettro che andava tra femministe superemancipate e pure un po' castranti e femmine all'antica che volevano "la dichiarazione" e arrivare vergini al matrimonio. Ciononostante, chi più chi meno, quelli della mia generazione sono riusciti a trovare ciascuno la sua strada di interiorizzare la parità delle donne, che nel frattempo veniva sancita sempre di più sia socialmente che legislativamente, abbastanza da restare sgomenti quando però il modello culturale che si è andato affermando per via prima televisiva poi web e social, spesso col consenso delle donne stesse, la demoliva. Evidenziare questa incoerenza è tutt'altra cosa rispetto al classico e orrendo "te la sei cercata": è comprendere che un sistema di valori si chiama così perché in esso tutto "si tiene", ed è proprio quando si affermano sistemi di valori tra loro contrastanti (e senza nemmeno che della cosa vi sia consapevolezza) che si creano quelle crepe attraverso le quali passano gli "impazzimenti" dei singoli. Che poi ci mettiamo a contarli, perché così ci sentiamo politically correct e perché così funziona la stampa oggi, dando l'erronea sensazione di trovarci in un'epoca dove questi fenomeni sono più gravi e presenti che in passato, ma inutilmente. Tutto ciò ve l'ho già detto e molto meglio (ad esempio qui e qui), non avete che da rileggervelo se volete, oggi l'argomento è più ristretto.

Ad esempio, parliamo di linguaggio. L'ultimo che aveva tentato di imporre cambiamenti linguistici per legge, lo sappiamo tutti che fine ha fatto lui, e appresso a lui tutti i cambiamenti che aveva imposto: chi sa che persino l'Inter si è chiamata per anni (per via del bando dei termini stranieri, ignorando peraltro che in quel caso era latino - nemmeno, era l'abbreviazione di una parola italiana col suo prefisso di origine latina) Ambrosiana? Eppure, è tutto un fiorire di provvedimenti legislativi, neologismi cacofonici, e corsi più o meno obbligatori presso il posto di lavoro, sul "linguaggio di genere", cioè per imporci di dire avvocata, sindaca, architetta, eccetera eccetera. Vi risparmio le cose più cervellotiche (ad esempio, le istruzioni su come cavarsela nei vari contesti in cui c'è da usare un plurale che comprende maschi e femmine, che la regola grammaticale vuole maschile), ma vi debbo raccontare che verso la fine del corso elearning una slide inattesa avvisava di essere consapevole del fatto che i cambiamenti linguistici si autoimpongono con l'uso corrente o svaniscono, ma subito dopo precisava (con un autentico quanto inconsapevole wishful thinking) che però la società è già cambiata e quindi la lingua deve solo adeguarsi. Ma la logica dice altro: se davvero la società è cambiata non c'è bisogno di imporre alcun cambiamento linguistico, e se il bisogno c'è allora la società non è cambiata. Allora, se proprio si vuole imporlo, un cambiamento, c'è una strada più semplice, che asseconda l'uso corrente (lasciando a esso e al senso comune l'eventuale introduzione della nuova desinenza) anzichenò: chiedere alla Crusca di rispolverare il Neutro latino, per attribuire a questo genere sul dizionario tutti quei termini che la lettera finale fa sembrare abbiano un sesso (mentre non lo hanno: sulla donna chirurgo c'era pure uno spassoso indovinello, tanto il termine è "neutro" nella percezione comune, ma lo stesso vale per "guardia" nel senso opposto), e tutti quei plurali che comprendono uomini e donne. I bambini a scuola imparerebbero un nuovo concetto, e gli adulti continuerebbero a parlare come gli pare, senza sentirsi rafforzati nel loro predominio di genere, o le adulte discriminate, per aver detto o sentito "ringrazio tutti i presenti" (anziché "le presenti e i presenti" o qualche formula ancora più cervellotica) a una conferenza: i presenti è neutro, e stavolta finisce in "i" come molti neutri ma non tutti. Eccetera eccetera. E se no arrendiamoci e parliamo tutti in inglese, che non ha di questi problemi.

Ma avevamo iniziato parlando di Fedez e del ddl Zan di cui lamentava avevano tentato di impedirgli di parlare. Come bene sintetizza (e riporto in immagine) il solito Fusaro, il problema di questa legge è che se uno va a leggersela (perlappunto) scopre che il suo obiettivo è un altro rispetto a quello dichiarato. Come spiega ed esemplifica qui Amodeo, infatti, lo scopo della norma è introdurre, col cavallo di troia di un argomento politically correct quindi sei un mostro se solo cerchi di ragionarci su, un nuovo reato, quello di "istigazione alla discriminazione", che altro non è che un ulteriore passo verso l'abolizione definitiva della libertà di pensiero e opinione. Con la sua approvazione, chiunque pensi che - faccio un esempio estremo - uomini e donne non siano pari, non lo può più dire se no passa un guaio: ma non era il cardine della democrazia il concetto illuminista (fra l'altro pare formulato da una donna) "non sono d'accordo con la tua opinione ma combatterò perché tu possa esprimerla"? Non nel mondo neoautoritario in formazione sotto i nostri occhi. Fuori dall'esempio estremo, una qualunque argomentazione critica, come ad esempio quelle di questo post, può essere passibile di denuncia, e a nulla mi varrebbe una storia personale e un pensiero complessivamente di sinistra e femminista (ecco il motivo della lunga premessa), passerei lo stesso i miei guai, quindi meglio evitare. Stessa cosa si può dire di questo post di Carraro, che spiega benissimo la logica orwelliana del provvedimento (che inoltre sancisce lo scollamento definitivo tra "sesso" e "genere", fornendoci una ulteriore dimostrazione di quanta violenza e aggressività possa sottintendere un messaggio formalmente assertivo, come un provvedimento legislativo). Volete vivere in un mondo così? Io no. 

E allora combatto, e vi invito a farlo con me, e non solo con queste pagine che poi a leggerle siete in pochi. La lotta va fatta nel quotidiano. Ad esempio difendendo le favole tradizionali, raccontandole ai vostri bambini, anche se sono violente, scorrette, terrorizzanti, tristi, anacronistiche e sessiste. Perché a far crescere i bambini erano più bravi una volta, noi tendiamo a farli restare tali anche da grandi. Perché devono imparare fin da piccoli che razza di trappola è la vita, altrimenti aumentano le probabilità di cascarci. Perché devono imparare da subito che ogni storia ha un fondo di verità, una parte inventata, e un insegnamento, e con le favole è più semplice capirlo ma poi sarà sempre vero. E perché se è vero che in realtà non esistono il bianco e il nero ma solo una infinita scala di grigi, è anche vero che per imparare i grigi (la metafora regge anche introducendo i colori, se capite di ottica, è solo più semplice così) devi prima capire i concetti di bianco e di nero. Ora sostituite bianco e nero con maschile e femminile, e capite cosa intendo: lasciate che li apprendano, e potranno scegliere cosa essere tra le infinite sfumature che ci sono tra l'uno e l'altro estremo in tutti noi, impediteglielo, e saranno privi di strumenti per codificare la realtà. Gli schiavi perfetti del Mondo nuovo in costruzione.

mercoledì 19 maggio 2021

RADIOCIXD 40 - ESSERE FRANCO

Ammettiamolo, quando ci chiedono "qual è il tuo cantante preferito?" ci sentiamo come quei bambini a cui chiedono se vogliono più bene al papà o alla mamma: interdetti e anche un po' incacchiati. Poi magari in fondo al cuore uno ce lo abbiamo, ma magari cambia nel tempo, o comunque è più di uno a seconda dell'umore o del periodo che stiamo attraversando. Io siccome proprio non lo so, uso questo blog per propinarvi, anche se sono quasi sempre i post meno letti, delle recensioni di alcuni degli album sia italiani che esteri che sono stati per me maggiormente significativi. Per molti artisti questa scelta è difficilissima, per Franco Battiato è praticamente impossibile.

L'artista siciliano, la cui scomparsa era purtroppo da qualche anno piuttosto annunciata, è infatti un simbolo assoluto di poliedricità. Anche volendo fermarsi soltanto alla musica, e non si potrebbe perché il Nostro è stato anche regista cinematografico apprezzato oltre che pare buon pittore (ha fallito solo in politica, troppo retto per restare a lungo in cotanta compagnia), ha infatti toccato ogni genere: melodico convenzionale, elettronico d'avanguardia, contemporaneo sperimentale (vinse il premio Stockhausen), progressive, lirico, sinfonico, da balletto, pop (sempre sofisticato, però), rock, etnico, eccetera, spesso consentendo a tutto questo background di infiltrare l'un genere dell'altro, alla fin fine creando una propria originalissima marca stilistica sempre immediatamente identificabile e spesso imitata (quasi sempre indegnamente: fa eccezione la canzonatura amorevole del conterraneo Fiorello, che ha finito per farli diventare amici). Insomma, la sua cifra stilistica è così multiforme che fa di lui un esempio perfetto del concetto che "la musica è una", se ve ne serve uno. Quando ha fatto le "canzonette", è stato per scommessa (letteralmente: era un artista di culto ma di nicchia, e alcuni critici hanno insinuato che fosse perché era incapace di scrivere canzoni da classifica), e questo mi da modo di dare a questo post l'unico taglio che ha senso, visto che di coccodrilli biografici (e di saluti social di colleghi di ogni genere) in questi giorni sarete sommersi su ogni media: quello dei ricordi personali.

La prima volta, infatti, che ho visto Battiato in concerto era nel campo di calcio di Pellaro, una frazione a sud di Reggio. Precisazione per i non meridionali: ho detto campo e non stadio perché non stiamo parlando di tribune e manto erboso, ma di terraccia col palco su un lato. Era appena uscita La voce del padrone, avevo 18 anni e facevo il DJ radiofonico: non potevo mancare. Ma in radio c'erano anche i vinili del "primo" Battiato (le virgolette sono perché era già il secondo: il primo, su cui lui ha sempre glissato, faceva canzonette invendute e campava arrangiando per le case discografiche milanesi, è così che conobbe prima Gaber, poi De Andrè e i Quelli prima che diventassero PFM), quelli che suonava con lo stesso preistorico synt dei primi Pink Floyd e con cui le tv private ma anche la RAI ci facevano le sigle, che se le sentite le ricordate anche se non avete mai saputo che erano le sue. Ma noi eravamo ragazzi e volevamo sentire le hit del nostro beniamino, così lui ci perculava dal palco (giuro, ho avuto questa precisa sensazione, anche se me la sono spiegata solo anni dopo) mettendosi gli occhiali da sole (di notte) mentre sfotteva chi lo fa "per avere più carisma e sintomatico mistero", e accennando i suoi improbabili balletti alla Cochi e Renato ma con la faccia impassibile di un Buster Keaton. Il successo stava arrivando (la "voce" avrebbe superato il milione di copie), la scommessa era vinta.

Un paio di anni dopo, quando tornò a Reggio, gli diedero lo stadio della Reggina. Lui forse si andava già stufando del proprio "periodo pop", sta di fatto che dopo un paio di hit cominciò ad eseguire i suoi pezzi dell'epoca precedente, con mia enorme e gradita sorpresa (nel frattempo mi ero comprato quei vinili, e ancora li ho) e contemporaneo crescente fastidio di qualche migliaio di miei concittadini che non capivano che cosa stesse succedendo (qualcuno avrà pure pensato che stesse accordando a lungo gli strumenti, immagino...). Quando cominciò ad avvertirsi qualche mormorio e partire qualche fischio di troppo, ecco Battiato fermarsi, attaccare un lungo mix delle hit più note, e andarsene quasi senza salutare. Insomma, non ho visto le famose esibizioni di musica sperimentale degli anni 70, dove pare che abbia rischiato di prenderle, ma questa l'ho vista.

Negli anni successivi, lo sapete, ha trovato un equilibrio ancora migliore, e ancora più suo, della commistione tra "alto" e "basso" che gli aveva dato il successo commerciale facendo canticchiare ai giovani testi colti di cui non sapevano l'origine, e ha preso a sfornare un capolavoro dietro l'altro, mentre dal vivo poteva capitare di vederlo (io tante di quelle volte che ho letteralmente perso il conto) in concerti i più disparati, da quelli unplugged e rarefatti in cui stava per ore seduto su un tappeto, a quelli in cui si scatenava sull'accompagnamento di una rock band di ragazzine. Incasellabile. Incommensurabile. E ora siccome vi voglio bene, mi azzardo a una selezione di meraviglie da ascoltare imprescindibilmente, escludendo appositamente quelle già molto note, e sapendo da prima che è impossibile non lasciar fuori (anche in una lista lunga come questa, ragion per cui non vi embeddo i video) qualcosa di altrettanto imperdibile:

  • Fetus - Un album così, tra l'altro interamente ispirato ad uno dei più grandi scrittori di fantascienza distopici di tutti i tempi, quell'Huxley che i registi dell'operazione coronavirus sicuramente conoscono a memoria, non può non essere ascoltato per intero, se ce la fate;
  • Beta - Vi cito solo un verso, che dice tutto (e non solo di Battiato): "Dentro di me vivono la mia identica vita miliardi di microrganismi che non sanno di appartenere al mio corpo. Io, a quale corpo appartengo?";
  • Pollution - Come si fa a parlare di inquinamento in una canzone? Facile: leggendo la formula di fisica che regola la portata dei condotti...;
  • Aria di rivoluzione - Che vi propongo nella versione dal vivo tratta da Giubbe Rosse del 1989;
  • Propriedad prohibida - La conoscete, la conoscete, è stata la sigla per anni di Tg2 Dossier;
  • Il re del mondo - Inserita in due album, vi propongo la versione più recente perché l'arrangiamento mi piace di più;
  • Stranizza d'amuri - Clamoroso pezzo dialettale del 79, struggente e sofisticato;
  • Alexander Platz - Per Milva - scomparsa peraltro pochi giorni fa - scrisse un intero album, di cui questo è solo il brano più noto;
  • Un'altra vita - Come vi avevo premesso e promesso, ho saltato gli album più noti e venduti. Questa piccola perla dell'83 è di una attualità clamorosa;
  • Mal d'Africa - Squarcio nella memoria degli anni 50/60, in cui non si fa fatica a riconoscersi specie se meridionali;
  • L'animale - Uno dei tanti suoi pezzi che in due minuti ti spiegano la natura umana - forse quello che ci riesce meglio;
  • Veni l'autunnu - Ancora il siciliano, stavolta con coda araba, pertinente in assoluto ma decisamente non inattesa in Battiato. Passaggio cult: "è inutili ca ddrizzi e fai cannola, lu santu è di marmuru e non sura", decisamente più efficace che dire "stai sprecando la fatica";
  • Il mito dell'amore - "Vieni a casa, ti presento i miei" - "Mi tocchi il cuore, e la libertà, ma solo l'idea mi fa sentire prigioniero" - un pugno nello stomaco, su un tappeto musicale così elegiaco che manco te ne accorgi - "ti accorgi che è finita da quando cadi nell'indifferenza: ciò che ci unisce ci dividerà...";
  • E ti vengo a cercare - Lo so, questa la conoscete, ma probabilmente non in questa versione clamorosa dei CSI di Giovanni Lindo Ferretti, con un cameo di Battiato in coda - io peraltro l'ho sentita, con enorme gradita sorpresa, prima dal vivo ad uno dei tanti concerti di quella fantastica band che ho visto in quegli anni;
  • Giubbe rosse - "Ci vuole un'altra vita" non era un vezzo: il Nostro torna in Sicilia, va a vivere sulle pendici dell'Etna (invoglierà l'amico Lucio Dalla a comprarsi una casa accanto alla sua...), e celebra la cosa con questa meraviglia;
  • Atlantide - Si può cantare l'ascesa e la rovina di una civiltà - di qualunque, civiltà, badate bene - in meno di quattro minuti? Se ti chiami Franco Battiato evidentemente si. Questa è senza alcun dubbio la mia canzone preferita, il che con un repertorio del genere dice tutto;
  • Breve invito a rinviare il suicidio - Uno dei brani più belli della lunga parentesi in cui mette in musica i testi del filosofo Manlio Sgalambro, che era uno spasso vedere sul palco accanto a lui, sempre meno imbarazzato;
  • Di passaggio - Questo è rock (ve l'avevo detto), dall'album della più nota La cura che però avete sentito già citata da tutti;
  • Il ballo del potere - In questo pezzo del 99 riprende i suoi stilemi ritmici degli anni 80 mescolandoli con un che di etnico, su un testo, ancora di Sgalambro, antropologico folgorante;
  • Shakleton - Storia vera, di eroismo vero, che richiede oltre otto minuti per essere raccontata - ma tranquilli, volano via come le storie senza fine che vi raccontava la nonna;
  • Amore che vieni, amore che vai - "Fleurs" sono tre album di cover uno più bello dell'altro, ma questa canzone io ve la linko nella versione che Franco cantò all'evento in memoria dell'amico Fabrizio registrato nell'album tributo "Amico fragile": i due erano amici fin da giovani, e Battiato non ce la fa a finire di cantarla, strozzato dal pianto - in questi giorni Dori Ghezzi non ha mancato di ricordarlo;
  • Impressioni di settembre - Tra tutte le cover, vi segnalo questa perché connessa logicamente alla precedente per il tramite della PFM, e perché si tratta probabilmente della canzone più bella della musica italiana in assoluto - ma il mio giudizio potrebbe essere leggermente viziato dall'essere cresciuto ai tempi del progressive;
  • Come un sigillo - Tra i tanti pezzi che ha cantato con Alice, e i tantissimi che ha scritto in prima battuta per lei, con cui forse ha avuto una storia d'amore ma sicuramente una lunghissima amicizia, vi segnalo questa, recente e minore rispetto a tutte quelle che già conoscete, ma forse ancora più bella;
  • Le aquile non volano a stormi - No, non è quella (meravigliosa) Le aquile che conoscete, ma una bellissima perla recente con musica scritta a quattro mani con un musicista giapponese, e il testo che se vi sentite anche voi uno che rifugge il gregge vi consolerà un pochino;
  • Torneremo ancora - Perché è l'ultimo brano inciso da Battiato, quando già stava male e anzi uscito quando oramai non credevamo più che uscisse, dandoci peraltro false speranze; perché il testo è una sorta di testamento spirituale; e perché è così bello, la canzone è così bella, che anche a un miscredente viene voglia di crederci.

venerdì 14 maggio 2021

C’È SANTORO E SANT’ORO - VERSETTI COVIDICI 70-74

Quando Michele Santoro andava per la maggiore io non lo sopportavo. O meglio, avvertivo che quel tipo di televisione che aveva inventato con Samarcanda avrebbe dato la stura al peggio del peggio dell'animo profondo degli italiani, come purtroppo è puntualmente avvenuto, e mi spiace soltanto che ai tempi non avevo questo blog e non lo posso dimostrare. Quando fu vittima del bando berlusconiano lo difesi, si, ma già avvertendo che rispetto ai suoi compagni di sventura, che come Daniele Luttazzi non avremmo più visto, lui se la sarebbe cavata, e infatti ha ricicciato presto e persino su Mediaset.

Se ne parlo adesso è perché mi sono accorto, da un video su facebook dove si lamenta che "ci hanno trasformato in una società di malati", che era di nuovo sparito, e stavolta da tempo e radicalmente; me ne sono accorto solo così perché la mia avversione per i talk show figli dei santoriani, tutti, non è cambiata nel tempo, quindi non ne guardo mai nessuno, ma proprio nessuno, e se giocando col telecomando atterro per sbaglio su uno qualsiasi di essi dopo pochi secondi quello che dicono e come lo dicono gli ospiti mi rammentano il perché della mia scelta, e cambio canale.

Ora, non so nemmeno quanto e come critica sia la sua voce rispetto al regime di dittatura sanitaria che si è instaurato, nemmeno guardando sul suo sito sono riuscito a capirlo del tutto, provateci voi, ma il punto è un altro: anche se lo fosse poco, nonostante la sua caratura viene emarginato, pensate la graniticità del blocco mediatico di regime. E un altro ancora: i miei amici sinistrorsi, che facevano a gara a chi alzava più gli scudi a difesa del prode Santoro contro il puzzone di Arcore, se ne sentisse uno oggi che l'editto bulgaro glielo ha fatto un blocco di cui il loro partito di riferimento è architrave.

Quando entrò in vigore l'Euro, Berlusconi finse di opporsi poi ne approfittò per un colossale travaso di risorse tra la platea dei dipendenti e pensionati, per cui veniva applicato il cambio ufficiale di 1:1936.27, e quella dei commercianti e piccoli imprenditori, guarda caso bacino elettorale forzitaliota, cui la sostanziale mancanza di ogni controllo consentì l'applicazione di un cambio reale di 1:1000. Oggi, con la scusa della pandemia, viene rasa al suolo proprio la seconda categoria, ma non. come potrebbe sembrare a uno sguardo superficiale, a favore della prima (allodole cui con lo specchietto dello smartworking si sta preparando un destino analogo), bensì delle multinazionali e dei soliti grand commis delle grandi opere, destinatari dei fondi europei battezzati "soccorso" (recovery) per ingannare i polli, ma che intanto tutto fanno tranne che soccorrere chi è stato colpito, e poi daranno modo, tramite l'enorme indebitamento che comportano, di riattivare la scure dei tagli ad ogni servizio pubblico sanità in testa e poi attaccare le piccole proprietà immobiliari e il risparmio privato.

Questo, nonostante noi italiani avessimo portato in pochi anni dallo zero al 33%  un movimento che dichiarava di volersi affrancare dal gioco della moneta unica, ed utilizzare la riacquistata sovranità monetaria per quella miriade di piccole opere pubbliche che servirebbero a questo Paese per risollevarsi come l'aria per respirare. L'Italia è un pullulare di zone terremotate mai ricostruite, alvei fluviali e versanti montani da riassettare anche per evitare che ogni pioggia forte si trasformi in tragedia, rete viaria secondaria e terziaria totalmente da sistemare, città senza spazi verdi pubblici decenti e con le strade disastrate, scuole e ospedali fatiscenti, scheletri di edifici industriali abbandonati usati come dormitori dagli irregolari, patrimonio artistico e archeologico abbandonato o non sfruttato, eccetera eccetera, e tutto ciò doveva essere oggetto di un piano di investimenti a deficit (che grazie al moltiplicatore keynesiano si richiuderebbe da solo) che desse lavoro a milioni di persone anche prima della pandemia, figurarsi adesso. E invece...

Per un esempio parlo della mia città di origine, Reggio Calabria, di cui pur da lontano non ho mai smesso di seguire le sorti. E' bastato fare un giro distratto sulla stampa locale, e ho trovato, nell'ordine:
Per costruire l'inutile dannoso e pericoloso ponte sullo Stretto, o meglio per proseguire la cinquantennale mangiatoia sull'ipotesi di costruirlo, si attingerà da voci a parte. Ma sempre sprecando in grandi operi e relative tangenti (entrambe cose che non attivano o inceppano il meccanismo deficit > moltiplicatore > entrate fiscali > rientro deficit) i fondi.

Insomma, il gioco di parole del titolo mi ha dato modo di parlarvi del "silenzio dei dissenzienti", e dell'assalto al buffet prossimo venturo, alla facciaccia di chi è stato o sarà annichilito dalle misure antipandemia e mai sarà né ristorato né tantomeno risarcito. E ora sotto coi versetti covidici, che mancano da un po'...

70. Lo studio che potrebbe riscrivere la storia del virus. Meno male che c'è Paragone. Se ha ragione questo studio, e sono cose che il vostro affezionatissimo perdisonno vi dice da un anno e mezzo, siamo stati contagiati a milioni, come per ogni influenza peraltro, quindi i tassi di mortalità e di infettività con sintomi da ricovero sono da ricalcolare. Demolendo una volta per tutte il castello di menzogne su cui hanno basato la demolizione economica e sociale del mondo globalizzato.

71. No obbligo vaccinale. Si tratta di una serie di eventi realizzati dal Movimento 3V (però, ragazzi, dopo la fine che ha fatto il 5S, non era meglio qualsiasi altro nome?), tra cui uno a Roma lunedì 17 pomeriggio (proprio mentre in parlamento si discute di tesserino di pura razza ariana) per cui mi è arrivato l'invito su Facebook. Non sarà decisivo, ma non sono i soli a organizzare la "resistenza", di altri abbiamo già parlato. E la battaglia sarebbe sacrosanta anche se i vaccini fossero davvero tali, funzionassero veramente, non presentassero rischi, e non ti chiedessero di assumerti tu la responsabilità facendoli. Figurarsi così.

72. Merkel difende Big Pharma e dice No allo stop ai brevetti sui vaccini. Che poi basterebbe poco, almeno a togliere il dubbio che qualcuno stia speculando sull'affare, se ne è accorto perfino Biden, ci si può arrivare: regalarli. Imputare il costo alla voce "pubblicità" e andarci in perdita secca, passando però alla Storia come i salvatori dell'umanità, e con questo passaporto passare all'incasso in futuro. Sul perché non lo facciano, e mandino la poliziotta cattiva a dirlo, si possono fare solo congetture, che vanno dall'inspiegabilità, allora, della ingiustificata cattiva stampa verso il vaccino russo, al davvero allora chissà cosa c'è dentro, passando per il dogma di marketing "se non lo paghi non gli dai importanza". 

73. Cure negate, per poter autorizzare i vaccini. Per non parlare del fatto che se davvero si voleva sconfiggere questa pandemia, si doveva adottare una strategia diametralmente opposta: lasciare libero ed evitare di inseguire per poi tamponare chi stava bene, e curare tempestivamente ed efficacemente chi aveva sintomi minimi, per ridurre al minimo chi aveva sintomi importanti, e infine attrezzare la sanità pubblica per gestire questi ultimi, costasse quel che costasse. Lasciati liberi di continuare a produrre gli uni, e a vivere gli altri, i cittadini avrebbero eventualmente accettato con gioia di contribuire a questa extra spesa anche con una tassa apposita, se necessaria. Ma questo scenario presupporrebbe che gli obiettivi non fossero altri: quelli che sono, e che vedremo tutti quanti realizzarsi sulla nostra pelle.

74. Covid: ritorno al feudalesimo. Tra quelli scomparsi dal video e quelli scomparsi del tutto, di giornalisti veri in giro ne restano pochi. Uno è il vecchio Fulvio Grimaldi, a cui occorre rivolgersi se si vuole sapere come stanno davvero le cose. A lui la parola:

sabato 8 maggio 2021

RADIOCIXD 39 - ROBINSON, COME SALVARSI LA VITA

Di recente abbiamo parlato di resilienza e capacità di adattamento nei periodi difficili, non è strano possa venire in mente Robinson Crusoe. Il capolavoro di Defoe introduce, infatti, una allegoria così potente che ha continuato a trovare attualità per oltre tre secoli (secondo in questo solo a un capolavoro quasi suo contemporaneo di un altro inglese, I viaggi di Gulliver di Swift), attraverso una infinità di riscritture e adattamenti per tutte le epoche e le forme d'arte, dal cinema ai fumetti passando per la musica d'autore.

Infatti, lasciando Gulliver a Guccini (pezzo brevissimo e folgorante, da mandare a memoria), nel 1979 Roberto Vecchioni, reduce da tre dischi uno più bello e venduto dell'altro (Elisir, Samarcanda e Calabuig), licenzia questo Robinson, album che fortunatamente posseggo in vinile, essendo la copertina un assoluto capolavoro di Andrea Pazienza, da sfogliare e tenere in mano per poterla apprezzare a pieno. Per farvi rosicare, ve la mostro aperta, sia all'esterno che all'interno.

Non è né il primo né l'ultimo disco a spunto letterario o storico del Professore, anzi sono talmente tanti che per forza che si è meritato questo nomignolo. Ma forse è il più consistente, a prescindere dall'apparire quasi un concept album. Era un po' un vezzo di quegli anni, che in Vecchioni si presenta all'ennesima potenza, l'atteggiarsi a vecchio saggio fin da ragazzi, ma insomma il nostro ai tempi passava la boa dei 35 anni, si stava separando dalla prima moglie, e aveva persino trascorso un mese in galera: non sembra incongruo che si specchi in uno che difende con le armi l'isola in cui è naufragato, come ne fosse il padrone, e ne faccia la metafora della vita di tutti noi. Il disco, inoltre, complessivamente suona contemporaneo ancora oggi, merito di arrangiatori e produttori che già da un paio d'anni (e prima di altri) lo stavano smarcando dagli stilemi del cantautorato dell'epoca. Ecco la solita tracklist commentata, che si può leggere mentre vanno i brani.

1. Signor giudice (un signore così così)
Mani pulite era lontana, i giudici erano ancora "di destra". Questo magari non aveva il cuore vicino al buco del culo, ma ebbe lo stomaco di mettere in galera il Nostro per una questione di spinelli e andarsene in vacanza, lasciandolo al fresco un mesetto prima di doverlo assolvere: la canzoncina satirica se l'è meritata tutta.
2. Roland - Chanson de geste, chanson sans geste
Laddove noi ragazzi di allora scoprivamo che le minchiate che ci avevano raccontato a scuola delle crociate erano appunto tali, e che i farabutti eravamo noi cristiani. Non è poco, ai giorni nostri la musica ha abdicato a questo ruolo di svegliacoscienze, purtroppo...
3. Mi manchi
Mia madre mi raccontava che mio padre da fidanzati le aveva spacciato come versi suoi quelli de il cielo in una stanza. Se avete un'amore lontano, usatene allo stesso modo alcuni ben scelti (alcuni meglio evitare) di questa meraviglia: non vi sgamerà che tanto oggi non la conosce nessuno, e si scioglierà senza dubbio.
4. Luci a San Siro
La prima versione di questa celebre canzone incongruamente (essendo scritta da un ventenne) nostalgica era arrangiata in modo convenzionale e cantata con voce querula, e il primo verso era stato cambiato per ordine censorio. Qui è riproposta in chiave moderna, asciutta e ancora godibilissima, e per non sapere né leggere né scrivere senza il primo verso, che conosceremo in versione integrale solo nei live dei decenni successivi.
5. Come salvarsi la vita
Il brano che fa da sottotitolo all'album, a illustrare la chiave di lettura usata nell'adottare la metafora robinsoniana, è solo una breve filastrocca apparentemente leggera. Brani così si usavano per chiudere il lato A dei vinili, sapevàtelo.
6. Lettera da Marsala
Il mese in carcere se lo fece a Marsala, quindi questa canzone (che inizia il lato B) racconta in pratica la stessa storia del primo brano del lato A, dal punto di vista introverso. Forse per questo il Nostro vi si cimenta nel dialetto delle sue origini (che non è il milanese...).
7. Robinson
Col suo loop tra bambino e adulto, la title track è un capolavoro assoluto, da ascoltare e riascoltare fino a che non si è compreso il messaggio, per poi guardarsi allo specchio e scoprirsi Robinson pure noi.
8. Lo stregone e il giocatore
Fine del loop, entra in scena il vecchio, che in una scena bergmaniana si gioca a dadi la vita, ma quando ha quasi perso ecco lo scarto geniale: si ferma, e baratta: per un giorno in più, uno solo, offre in cambio la cosa infinitamente più cara che ha al mondo. Se avete figli, vi fa ancora più effetto, ma a me anche da ragazzo questo ascolto suscitava sia orrore che fascino, come quando si passa vicino a un incidente o a un suicida e guardare è irresistibile. 
9. Allonsanfan
Non è che il reprise di Come salvarsi la vita, nei vinili si usava, talvolta, specie come sottofinale...
10. Vorrei
Questa è senza mezzi termini una delle canzoni d'amore più belle della musica italiana. E l'ultimo verso (che potete mixare a quelli di Mi manchi per il vostro nobile scopo, ma occhio che questa è più nota) alla fine suggerisce anche di rigirare il disco e rimetterlo daccapo.

mercoledì 5 maggio 2021

ME NONNU

Luigi Cugliandro, quello vero.
Mio nonno andava sempre in giro in giacca cravatta e panciotto, ma aveva solo due completi, uno per stagione, e li teneva finché duravano. Entrambi di lana, di diversa pesantezza, e per il freddo metteva la maglia a maniche lunghe e i mutandoni lunghi sotto, niente soprabito. Il cappello era buono sia per la pioggia che per il sole, quindi lo portava tutto l'anno. Diceva che col cappello si campava di più: visto che è arrivato a 88, porto spesso il cappello anch'io, non si sa mai.. 

Mio nonno andava sempre a piedi, e per tutta la vita, salvo pochissime eccezioni spesso solo di assoluta necessità, il suo universo era rappresentato dal raggio della distanza percorribile da casa a piedi in una mezz'orata.

Mio nonno non credo sia andato mai in vacanza da nessuna parte. Mia nonna mi raccontava di averlo accompagnato a Roma per una questione legata alla pensione, e che lei ne aveva approfittato per una passeggiata.. al Verano, per vedere la tomba di Mario Riva (sic!).

Mio nonno ha lavorato fino alla fine. Era diplomato, e non erano in tanti a Reggio della sua leva, e da vecchio lavorava in una cartoleria per architetti - credo gli abbia allungato la vita mantenersi attivo fino a 85 anni. Ma vi era stato costretto, perché le leggi del tempo non garantivano il ricongiungimento dei periodi assicurativi, e pur avendo sempre lavorato pigliava una pensione da fame.

Mio nonno mangiava sempre alla stessa ora, una volta al giorno, le cose cucinate da mia nonna (si. parlo proprio di lei), buonissime ma semplici e non certo variegatissime: un pasto completo, a colazione un caffè amaro, e a cena al massimo uno spuntino elementare (tipo pane e olio), ma al massimo, e presto, che ci si alza presto e si va a dormire presto e leggeri.

Mio nonno non beveva acqua minerale, di certo non in casa: il progresso per la sua generazione era l'acqua dal rubinetto. E a tavola beveva un bicchiere di vino allungato con un po' di gazzosa, il massimo del cocktail che abbia mai concepito.

Mio nonno non credo abbia mai mangiato una pizza, o sia mai andato a cena fuori con o senza famiglia. Al ristorante, con tutto il clan, ci si andava solo a pranzo la domenica un paio di volte all'anno, quasi sempre in occasione di ricorrenze (battesimi, comunioni e simili). Sempre lo stesso ristorante, per anni, così ci si sentiva a casa. E si aveva lo sconto.

Mio nonno non so se sia mai andato al cinema o al teatro, sicuro non nei vent'anni che l'ho incrociato io. Da giovane suonava la chitarra, faceva serenate a pagamento, una volta un mezzo mafioso deve averlo malmenato o minacciato per averne fatto una nonostante un diciamo così consiglio contrario, pare. Fattostà che non mi ha voluto insegnare.

Se è per questo mio nonno non guardava nemmeno la televisione, solo il telegiornale delle 20. La mattina la giornata era iniziata, però, col radiogiornale, "u comunicatu", di cui si fidava un pochino di più. Ma non tanto.

Come passatempo, mio nonno usava il cruciverba. Come detto, era relativamente colto, e che continuare ad esercitare la mente serva oggi lo dice la scienza ma lui lo capiva da solo. Mi ha trasmesso la passione per l'enigmistica, e non ha mai saputo che mi è stata più utile, anche per vincere i concorsi, di decenni di studi.

Mio nonno un vizio ce lo aveva: fumava. Decine di nazionali esportazione senza filtro al giorno. A casa non si poteva, e allora lui quando stava dentro teneva uno stecchino in bocca come simulacro di sigaretta. Fumava fuori, al bar dove passava prima e dopo il lavoro, seduto su dei gradini di fronte casa, o sul balcone, dove col vecchio del balcone affianco facevano a gara a chi ne fumava di più, buttando le cicche di sotto. Vinceva l'altro, una montagna di cicche, e mi sa che è pure morto ancora più vecchio di lui.

Il marciapiede però non restava sporco a lungo: lo spazzino (fino al settanta) passava tutti i giorni, e saliva anche a casa a prendere le buste della mundizza. Che era poca: non c'erano i supermercati, mio nonno comprava tutto sfuso sempre nella stessa bottega, dove gli segnavano su un quaderno cosa avrebbe dovuto pagare a fine mese. Si, mio nonno aveva la "carta di credito".

Mio nonno però una qualche volta doveva averla fatta grossa, non ho mai saputo cosa, ma io l'ho visto sempre dormire in soggiorno, e mia nonna prima di morire (oltre 15 anni dopo di lui) mi ha confessato che se ne era pentita, di averlo cacciato dal talamo, ma sempre senza dirmi perché lo aveva fatto. Ai tempi, il divorzio non c'era, ma la separazione si, solo che loro non l'avevano neanche presa in considerazione: era roba da ricchi, da gente con grilli per la testa. Le persone serie certe cose le gestivano in famiglia.

A mia memoria, mia nonna non lo chiamava di nome, ma di cognome: Cogliandro. Così lo aveva conosciuto, la U l'aveva fatta cambiare lui. Peraltro, Luigi, il nome che ha passato a tutti noi nipoti, per lui era il terzo, ma Francesco e Tiberio, i primi due, non gli piacevano. Un uomo deve decidere chi è, e quindi come si chiama.

Mio nonno quando noi nipoti ci lamentavamo di qualcosa diceva che era perché avevamo "u culu chinu", il culo pieno: l'agiatezza ci aveva rovinato i parametri (ne avevo già parlato in questo post di 4 anni fa, che vi consiglio di rileggere - fenomeno raro, lo risottoscriverei rigo per rigo).

Mio nonno era socialista non interventista, e non so come era riuscito a non partire per la prima guerra mondiale: era della leva di Caporetto, non sono tornati in tanti.

Mio nonno per non prendere la tessera del fascio perse il posto in ferrovia.

Ora, secondo voi, vi ho raccontato una storia del mio passato, o una del nostro futuro?

Per qualche decennio, per una lunga serie di ragioni storiche che partono dalla seconda guerra mondiale ma soprattutto vertono sulla guerra fredda, perché il capitalismo aveva bisogno di dimostrare ai suoi sudditi che era in grado di assicurargli condizioni materiali migliori del comunismo sennò quelli diventavano tutti comunisti, le condizioni materiali di vita dei nostri nonni (se avete l'età mia, bisnonni se siete più giovani) ci sono sembrate appartenenti a un passato destinato a diventare sempre più lontano. Per questo ve le ho elencate, non per un'operazione nostalgia. Ora, proviamo assieme a riscriverle in chiave contemporanea, in ordine di apparizione per agevolare il confronto:

  • è un anno e passa che ci vestiamo mediamente molto meno, alcuni stanno fissi in tuta, altri si vestono solo di sopra che per la webcam basta, d'altronde se gli altri non ci vedono per cosa cavolo ci agghindiamo a fare? peraltro, con questi chiari di luna, risparmiare sull'abbigliamento è indispensabile, e comincia a sembrarci insensato tutto quel rincorrere la moda a cui davamo tanta importanza;
  • tra lo smartworking che da emergenziale diventerà la modalità ordinaria di lavorare per molti settori, e l'accelerazione verso la transizione dell'automobile all'elettrico, che però non è alla portata di tutte le tasche, l'obiettivo è che chi proprio si deve muovere lo faccia a piedi, o con bici o altri mezzi di locomozione individuale ed ecologica, quindi per un raggio limitato - va da se che le grandi città perdono senso, anche perché di conseguenza non assolvono neanche più alla funzione di divertimentifici serali e notturni;
  • diciamocelo francamente, il turismo internazionale era un lusso odioso, io quelle poche volte che me lo sono concesso mi sono sempre chiesto con disagio interiore, e avevo evitato le mete per cui avrei avuto più ragione a farlo, cosa dovevano pensare di noi persone a cui il nostro reddito mensile sarebbe bastato a campare un anno o una vita, se non che erano contenti di vederci lì a lasciare loro parte di quelle risorse che inspiegabilmente ci erano state assegnate per nascita - ah, e gli aerei inquinano, era meglio quando erano un mezzo raro per soli ricchi, e sarà di nuovo così;
  • a proposito di lussi, le pensioni saranno sempre più basse e difficili da raggiungere, io stesso pur avendo lavorato sempre nello Stato non so ancora se mi hanno ricongiunto i vari periodi per enti diversi e mai lo faranno, ma io ho un'età e forse tra una decina d'anni avrò un assegno con cui riuscirò ancora a pagare il lungo mutuo che ho dovuto accendere per casa, chi ha meno di cinquant'anni se lo sogna: l'UE ha già detto che il recovery fund, l'elemosina che fanno passare per tesoro che ci prestano erogandocela a rate, è subordinato alla continua verifica della disciplina di bilancio, cazzi nostri, con l'unico lato positivo che lavorare fino a che campi, se ce la fai e se trovi, è buono;
  • mangiare poco e semplice fa bene alla salute, basta un pasto completo al giorno, magari non assunto tutto assieme: due biscotti la mattina col caffè, il primo a pranzo, secondo e contorno a cena, frutta per gli spuntini; specie stando sempre a casa, bisogna stare attenti a non sgarrare, altrimenti alla vecchiaia non ci si arriva proprio;
  • le confezioni da sei di bottiglie di plastica di acqua minerale diventeranno un ricordo, e giustamente: chi non ha una fonte di acqua buona vicino casa cui attingere riutilizzando i vuoti magari di vetro, e non ha in casa l'acqua leggera e i tubi nuovi, può sempre attaccare quei freschibuffi che la purificano e volendo gassificano; ah, un po' di vino buono ce lo si può concedere, ma gli spritz fanno male e i cocktail a base di superalcolici non ne parliamo, meno male che le occasioni per assumerli non torneranno mai quelle di prima;
  • anche sta moda di andare spesso a cena fuori, o all'apericena, o al brunch, oltre a fare male alla salute e al portafoglio, e a dare da vivere a una intera classe di parassiti evasori fiscali nella misura in cui riescono, è di certo odiosa vista con gli occhi di quegli immigrati che le nostre mafie importano a farci da schiavi a paghe da fame (che loro riescono lo stesso a risparmiare quasi tutte campandoci tutto il clan in patria), o degli abitanti di tutto quel mondo dove, come per mio nonno, resta una rara eccezione - della serie: la volevate la globalizzazione? è questa: tutti uguali, livellati verso il basso;
  • la stessa cosa vale per cinema, teatro e concerti: i primi dovranno chiudere e l'industria convertirsi alla produzione per la fruizione domestica, e sennò che li avevano inventati a fare smartphone e smartTV? il secondo era già una cosa per snob delle grandi città, pace all'anima sua, e i terzi si, all'aperto, in piazza, i musicanti col piattino, ma i concertoni e l'industria discografica avevano fatto il loro tempo da un po';
  • se siete snob come me, un telegiornale al giorno tanto per restare collegati col mondo e tenere bene a mente quanto imbroglioni e venduti siano quelli della stampa ufficiale, sennò continuate ad ammazzarvi di disinformazione, serie TV, fiction imbarazzanti, format ripetitivi e comici che non fanno più ridere; e comunque, la TV on demand rimpiazza il punto precedente, e stop;
  • chi vuole tenere acceso il cervello, cerchi mezzi propri, e li insegni ai propri figli, come per millenni di evoluzione umana;
  • il balcone come unico spazio all'aperto sempre liberamente frequentabile, da chi ha la fortuna di averlo: c'è bisogno di aggiungere altro? si, i tabaccai unico esercizio non alimentare o sanitario a essere rimasto sempre aperto;
  • consumando meno, produrremo meno rifiuti, e con la raccolta porta a porta della differenziata arriveremo, forse, a dimostrare che la freccia del progresso in molti casi aveva un verso opposto di quello che sembrava;
  • questa è più difficile da realizzare, se non avete seguito il link al mio vecchio post: la maggior parte delle cosiddette conquiste civili sono lussi, che non avendo surplus di reddito non ce li si può permettere; la famiglia patriarcale indiscutibile a costo di tutto si era affermata perché economica, ed è per questo che ha continuato a dominare nel mondo "non sviluppato" e si candida a tornare a farlo anche da noi;
  • e non è vero che la differenza di ruoli tra uomo e donna rispecchiasse necessariamente una rigidità nella struttura del Potere all'interno del Clan, perché invece a seconda dei campi loro al numeratore si avvicendavano, mentre invece noi con la foglia di fico della parità formale e linguistica (ma qui vi prometto un post a se, sono ferratissimo) tendiamo sempre ad opprimere il più debole, di qualunque sesso sia;
  • insomma non ci sono solo lati negativi dal non avere risorse da sprecare, e non ci sono solo lati positivi nella decrescita pesante che ci dobbiamo mettere in zucca è la conseguenza ineluttabile di una vera attenzione all'ambiente con riduzione dell'impronta biologica, altrimenti è solo un riempirsi la bocca di belle parole per atteggiarsi (e fino ad ora è stato quasi sempre solo così, da Greta fino all'ultimo dei gretini);
  • io non mi vaccinerò se non costretto, e in quel caso la liberatoria la devono firmare a me non io a loro, ma riconosco a ciascuno di voi la libertà di scegliere diversamente, chiedo solo che mi venga riconosciuto altrettanto, che se il vaccino funziona chi non si vaccina può fare del male solo a se stesso o ad altri come lui, se non è così vuol dire che non funziona, e se uccide voglio essere il solo a restare vivo, anche a rischio di restare il solo senza medaglia al valore sul petto (o sulla lapide);
  • io disapprovo e schifo in ogni modo lecito (perché io la legge la rispetto, è chi impone norme e marchi liberticidi che la calpesta) il passaporto vaccinale o comunque altro si voglia chiamare la nuova tessera di pura razza ariana.

Volevo numerare i due elenchi ma significava disistimare i miei pochi lettori. Ma chi si vuole prendere il disturbo di controllare scoprirà che la scansione è rispettata. Lo scopo è chiaro: dimostrare che si sta mettendo in atto un obiettivo evidentemente fissato decenni fa, che non è altro che azzerare tutto ciò che una parte dell'umanità ha conquistato (con o senza merito che sia) nelle ultime generazioni, creando o sfruttando uno stress pandemico cambia poco (e non si sa cosa è peggio: nel primo caso sono solo criminali, nel secondo anche vigliacchi e mentitori). Non vi sarà sfuggito che sia nel primo elenco che nel secondo ci sono degli aspetti che ciascuno di noi può considerare positivi e altri che può considerare negativi, e le nostre opinioni possono anche tranquillamente divergere su quali siano gli uni e quali gli altri. Il punto non è questo, perché qualunque cosa succeda la vita continua e i nuovi esseri umani cercheranno di vivere ed essere felici al massimo di quanto gli riuscirà, come sempre, e come sempre seppellendo i vecchi come sempre convinti che il loro mondo fosse migliore. Il punto è come, ci si arriva. Nella vita è sempre questione di come, perché invece a guardarne il se, l'esito è una guerra persa in partenza.

Se si fosse affacciato sulla scena un politico che mi avesse enumerato lo scenario a cui eravamo costretti dalle cose, dal fatto che siamo su un pianeta con risorse finite e non possiamo più sfruttarlo con un sistema economico che per funzionare presuppone che siano infinite, anche buttandolo giù più duro di quanto ho fatto io adesso, io probabilmente lo avrei capito e accettato, in parte in qualche modo già ci provavo, ma non c'è problema: se si deve e se è giusto si fa. Ma io non sono un target tipico, noi se siete arrivati fin qui. Le regole del marketing impongono di puntare al centro della curva di Gauss, ai "normali" che sono sempre la grande maggioranza, e loro non mollano l'osso manco morti, hai voglia a bastonarli col terrorismo, con la favola della moneta bene scarso da lasciare in mano ai tecnici, con l'ambiente da salvare. Solo se gli fai venire paura della morte, loro e dei loro cari, ci puoi riuscire. Ed eccoci qua: in pochi con me tra gli atipici a soffrire di questo crimine che si compie giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, e tutti gli altri a bersi la favoletta quotidiana mettendosi in fila per la punturina, ignari del punturone che stanno subendo.

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