giovedì 28 gennaio 2010

IL GIORNO DELLA MEMORIA A SENSO UNICO

Su Facebook passano il 99% di fesserie, frasi scontate che simulano buoni sentimenti, vecchie barzellette e applicazioni guastacomputer. Chi tenta di utilizzare un social network per le funzioni sociali che vengono ufficialmente addotte come sue proprie rischia ogni giorno l'espulsione. Come per la democrazia: è una finzione ma se ci credi davvero e ti comporti secondo il suo codice dichiarato, rischi sul serio, magari la pelle.
Nei giorni scorsi su Facebook è girata una catena di S. Antonio sulle persone down, quelle che quando ero piccolo io si chiamavano mongoloidi: sotto ricatto morale, dovevi pubblicare sul tuo profilo che le persone down non sono malate ma vogliono solo essere trattate come tutte le altre, o qualcosa del genere. A parte che a forza di imporci di usarli, i termini politically correct sono diventati più offensivi dei nomignoli originali (fossi spazzino, se mi chiami operatore ecologico ti picchio, fossi paraplegico, diversamente abile mi saprebbe di presa per il culo, e allora un cretino come uno qualsiasi nella casa del grande fratello come lo chiami? diversamente intelligente?), sui down ho pensato che chi in fondo vuol essere trattato normalmente per prima cosa non vuole essere oggetto di catene di S. Antonio su facebook, e non ho raccolto l'invito.
Ieri è stata la volta del giorno della memoria. Che è diventato come la festa della donna: un alibi per poter liberamente essere maschilista gli altri 364 giorni. Eppure, se non "condividi" rischi quasi di passare per antisemita. Non ne parliamo se per caso accenni a un'argomentazione un po' più articolata. No, bisogna parlarne meglio, magari su un media diverso. Questo. Tenuto conto che ad esempio un blogger ben più famoso e seguito di me come Paolo Barnard si è visto costretto a un certo punto a diffidare pubblicamente i neonazisti dal solidarizzare con lui, i negazionisti dall'applaudirlo, puntualizzando che è da perfetti idioti argomentare sull'entità numerica dell'olocausto, come se ammesso e non concesso che gli ebrei uccisi fossero stati centinaia di migliaia e non milioni la tragedia potesse essere in qualche modo derubricata. E tutto questo perchè ha manifestato idee fuori dal coro sulla questione palestinese! Allora io che ne ho di simili le schematizzo qui:
  • alcuni vecchi libri scritti per dei pastori di un piccolo territorio tra il Giordano e il mare ci raccontano che quella è la loro "terra promessa" e a un certo punto ne furono scacciati, altri libri più recenti ma in contraddizione tra loro ci raccontano che avrebbe vissuto tra loro un capopopolo giustiziato dai Romani anche per colpa del popolo di prima;
  • sulla base di questi testi sono duemila anni che vengono compiute le peggiori efferatezze, in primis il reiterato tentativo di conquista manu militari delle cosiddette terre sante da parte dei cristiani, cui si rinunciò dopo secoli di assedi torture uccisioni battaglie eccetera;
  • durante quel periodo, checchè ci possa suonare strano, i barbari eravamo noi e i civilizzati i musulmani: non ci fosse stato l'Islam, non sarebbe giunta a noi la filosofia greca, non si sarebbe sviluppata la matematica, e quindi non ci sarebbero state le precondizioni su cui l'occidente poi ha fondato il suo pensiero moderno basato sul concetto di democrazia e sul metodo scientifico - per non dilungarmi, vi invito a visionare questo bel documentario di La7;
  • l'impero ottomano dominò tutto il nord africa e il medio oriente, fino a tutti i balcani passando per la turchia, per alcuni secoli - sconfitto nel corso della prima guerra mondiale, fu smembrato e i suoi possidimenti divisi tra le potenze coloniali dell'epoca, principalmente Francia e Gran Bretagna: potete trovare le vestigia di questa operazione a tavolino nei confini tra gli stati del Maghreb o del vicino oriente, fatti evidentemente col righello;
  • gli ebrei nel frattempo erano diffusi e ugualmente discriminati, ma non abbastanza da impedire al loro ingegno di emergere dovunque, in tutto il mondo conosciuto - l'aspirazione a riprendere possesso della Terra Promessa è roba recente, risale a fine 800, e fino alla seconda guerra mondiale si concretizzò in varie ondate migratorie più o meno ben finanziate, diverse occasioni di scontro in cui spesso i leader sionisti, tra cui gente che poi sarebbe stata ai vertici di Israele come Begin, venivano dichiarati ufficialmente "terroristi" dalle autorità britanniche;
  • la decisione di creare lo Stato di Israele, da molti ritenuta conseguenza dell'Olocausto, era invece precedente alla scoperta di questo, che semmai contribuì caricandosi come cattiva coscienza sulle spalle dell'opinione pubblica occidentale, e trova la sua origine storica nell'esigenza di lasciare una testa di ponte occidentale in quei territori man mano che il passaggio (imposto dall'emergere della nuova superpotenza mondiale, gli USA) dalla fase militare a quella economica del colonialismo favorì la creazione di Stati nazionali indipendenti in tutti i dominii conquistati nei secoli da Francia, Inghilterra, Olanda, Spagna, Portogallo e in misura minore e tardiva (ma non meno sanguinosa: il colonialismo buono degli Italiani in Libia o Eritrea è una favola, faccetta nera era una delle tante poco più che bambine violentate e magari uccise dai nostri, e ancora da quelle parti se lo ricordano) Italia e Germania;
  • da qui parte la cronaca dello Stato d'Israele e del conflitto con i palestinesi, su cui si possono avere idee discordanti solo se si omette tutta la storia precedente, tenuto conto della quale non ci sono dubbi sul fatto che le uniche vere vittime sono i poveri arabi cui è toccato di avere a che fare con la potenza militare occidentale in un modo o nell'altro.
Ma il punto non è ancora questo: la cronaca del conflitto israelo/palestinese è complessa e l'uso del termine "terrorismo" troppo duttile, se pensiamo agli esempi succitati ma anche ad esempio ad un Arafat passato da terrorista a Nobel per la pace 1994 assieme a Rabin, o ai nostri Cesare Battisti e Guglielmo Oberdan, considerati patrioti nei nostri libri di Storia ma terroristi dagli austroungarici dell'epoca e ancora oggi da alcuni anziani altoatesini. Rabin, tra parentesi, fu ucciso da un israeliano, e gli elettori di Israele subito dopo premiarono un ultraconservatore come Netanyahu, a sancire evidentemente la loro disapprovazione verso la politica di pace del suo predecessore. E' da qui che parte lo spostamento dell'asse politico palestinese verso Hamas, ma so bene che la questione è opinabile e opinata e non voglio convincere nessuno.
Il punto è che il passato di una persona o di un popolo può aiutare a comprenderne umanamente gli errori del presente ma non li giustifica.
Se uno da bambino viene violentato dal proprio padre, e oggi è pedofilo, posso umanamente capire il caso umano, ma non giustificare la sua perversione, e mai scordarmi di compenetrarmi nelle sue vittime.
Se ho una storia di generazioni di emigrati, ogni giorno deve essere il giorno della memoria, e devo fare di tutto per accogliere chi oggi viene a tentare umilmente di guadagnarsi il pane presso di me, che devo immedesimarmi negli immigrati e odiare (si, odiare è lecito, alla faccia del Partito dell'Amore) chi fa delle leggi inumane e chi le ha sollecitate.
Allo stesso modo, un popolo con una storia di ghettizzazione (la parola ghetto nasce per gli ebrei) diaspora e persecuzioni subite, è il meno giustificato di tutti, e non il contrario, per ogni singolo atto di violenza guerra e prevaricazione che commette. Anche a costo di sparire, mai avrebbe dovuto accettare di tenere la terra promessa solo a patto di un costosissimo e avanzatissimo apparato militare. Questo sarebbe l'unica buona maniera di onorare il Giorno della Memoria: perseguire la pace con i palestinesi ad ogni costo, anche a costo di perdere tutti i territori occupati dal 1967, anche a costo di rinunciare ai due Stati religiosi in favore di uno laico o multireligioso (forse l'unica soluzione razionale, quindi la più lontana dall'attuazione in questo mondo miseramente ancorato all'irrazionalismo).
E ai cristiani che per secoli hanno perseguitato gli ebrei, ai cattolici che sposarono e benedirono fascismo e nazismo (e oggi fanno santo un papa che si guardò bene dal prendere posizione a favore dei perseguitati, ebrei zingari omosessuali oppositori politici - i preti di paese che aiutarono la povera gente a scampare ai campi di concentramento, quelli dovresti fare santi, brutto stronzo di un paparatzi, non Pio XII), e oggi per opportunismo storico e politico stanno dalla parte di Israele anche quando risponde alle fionde coi fucili, ai missiletti fatti in casa con quelli di ultima generazione, chiedo: la memoria del Vangelo, l'avete, o è passato troppo dai tempi del catechismo? "porgi l'altra guancia" come vi suona, nuovo?

giovedì 21 gennaio 2010

CRAXI, OTTIMO COME LADRO E PESSIMO COME STATISTA


Mentre si celebra in queste ore la ritrovata concordia tra Fini e Berlusconi, che si apprestano a riaccogliere Casini nel seno dell'alleanza anticomunista, a sinistra ci si continua a dividere. Non ci è bastato non approfittare di due elezioni vinte dopo le quali ci siamo affrettati a riconsegnare il governo al principe di Arcore (che alla fin fine dal 1994 ad oggi ha governato quasi sempre) rinunciando a fargli del male quando potevamo (leggi bicamerale e conflitto di interessi), non ci basta farlo all'interno del teatro politico, no: mentre a destra sono tutti compatti in schiera qualunque porcheria faccia il loro capo, noi adesso ci dividiamo anche all'interno del mondo della controinformazione. Nei pochi spazi di libertà dal monoblocco informativo di regime, si sono affermate due correnti: gli anti, e gli antianti. Questi ultimi non si limitano a criticare le malefatte del governo magari con gli stessi argomenti degli anti, ma criticano anche gli anti perchè nel loro essere anti sono funzionali al regime, perchè magari riescono ancora ad andare in Rai o magari evitano certi argomenti.
Barnard, ad esempio, qui sostiene che la maggior circolazione di idee dovuta ad Internet sia tutto sommato una fregatura ben architettata. Altrove, egli stesso rimprovera, a mio avviso giustamente (seppure i loro argomenti non siano peregrini), altri paladini della controinformazione di aver privato il mondo della loro voce gratuita. Però con questi, in particolare la Randazzo, concorda nel giudizio negativo su Travaglio.
A me quest'ultimo è a pelle antipatico, e Annozero mi piace meno ancora che le prime trasmissioni tv di Santoro, cui attribuisco il demerito storico di aver dato voce alle pance per primo, in pratica di avere inventato la Lega. Ma bisogna ammettere, e anche i suoi detrattori lo fanno, che delle cose di cui parla lo fa in maniera informatissima e a prova di querela, visto che se gliele fanno le vince. La cosa più logica è, quindi, di lasciargli fare quel mestiere, e dedicarsi al signoraggio o ad altre sciagure prendendo da lui invece quei dati e quei fatti che così preziosamente snocciola. Insomma, fronte comune e divisione dei compiti. No, non è nel nostro DNA.
Gli altri, intanto, si ricompattano mentre impazza la moda del momento, quella riabilitazione di Craxi (con tanto di pellegrinaggio) che dovrebbe vedere leghisti ed ex-missini lottare strenuamente al fianco di IdV e mezzo PD, e contro l'altro mezzo PD il blocco forzitaliota e la plottiglia trasversale degli ex socialisti. Ragazzi, se non si divincolano su questo, leghisti ed ex-missini che fecero della lotta a Roma ladrona e alla Prima repubblica il piede di porco per entrare sulla scena politica, niente servirà.
Cosa possiamo fare, noi, che secondo Barnard ci sfoghiamo sui blog così non facciamo la rivoluzione? Ma vi ricordate Mani Pulite? Le monetine tirate su Bettino nel centro di Roma? La massa montante dei cittadini onesti stufi delle ruberie dei politici? Non sembrava una rivoluzione? Ma poi, quale rivoluzione non si è poi risolta in una reazione? Prendiamo quelle per antonomasia, la francese la russa e l'americana, non hanno portato presto una a un impero vero e breve e le altre a due imperi mascherati e lunghi?
No, io mi fido di più di chi fa circolare le idee che di chi cavalca la rivolta: quest'ultimo potrebbe essere stato sodale al re deposto fino a ieri, potrebbe esserlo al nuovo re da domani.
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E allora Craxi. Sono passati un po' di anni, scrivo soprattutto a beneficio di quelli tra i pochi che mi leggono che hanno meno di 35 anni, e quindi ricordano poco o niente degli anni 80. Che Bettino sia stato un ladro lo dicono sentenze definitive e quindi si può ripetere liberamente. L'argomento capzioso di questi giorni è "però, la sua azione politica". Ed è qui che è prezioso Travaglio: io posso ripetere quanto mi pare che il Craxi politico è stato anche peggio del Craxi ladro, ma i suoi dati mi aiutano a Roma si dice una cifra. Il pezzo va letto con attenzione, ci parla di come quella cricca, oltre che rubare per se, ridusse il bilancio dello stato a un colabrodo per mantenere il sistema di potere che aveva creato. Se avete patito le finanziarie lacrime e sangue di Ciampi e Prodi, dovete maledire Craxi: il debito pubblico con il suo PSI al governo triplicò in pochi anni. Quando applaudite Brunetta che se la piglia coi fannulloni, ricordatevi dei megaconcorsi indetti dal pentapartito per accaparrarsi voti, stesso motivo per cui venivano approntati promozioni di massa, condoni edilizi e fiscali, moltiplicazioni di enti e istituzioni. Tra parentesi, Brunetta era proprio socialista. E gli italiani? incassavano il posto per il figlio, il piano in più per la figlia, l'aumento per papà, la tv commerciale e la paghetta, la Milano da bere e la macchina nuova, le cure termali per tutti e le tangenti per pochi, facendo finta di ignorare che si stava tutti insieme spolpando lo Stato e il futuro dei propri stessi figli. Mani pulite? Pochi artefici, per i molti alla finestra una catarsi. Il solito espediente italico-cattolico di addossare ai pochi già beccati anche i propri peccati.
Il capro espiatorio disse queste cose in Parlamento, è agli atti. Ma poi anzichè affrontare il suo fio e magari chiamare a correo i complici, scappò, non restituendo mai il maltolto peraltro. Sempre meglio che tentare di demolire la giustizia (leggete che numeri!) piuttosto che farsi processare, mi direte. E infatti l'ho detto: come ladro, fu meglio che come politico. Gli italiani, neanche due anni dopo già stanchi di pagare per le loro stesse colpe, si buttarono a pesce sul suo compare, che gli somigliava tanto e gli prometteva le stesse cose a costo ancora inferiore e senza nemmeno uno straccio di etica a intralciarlo. Lo hanno avuto, e se lo meritano tutto.
Ma io stavo parlando ai ragazzi: occhio, che questi millantano doti di statista a un delinquente. Che almeno non si sottrasse ai processi, si sottrasse alla pena. E rubava per se e per i suoi amici distribuendo le briciole a tutti perchè non si lamentassero. Mentre questo col fumo negli occhi ci sta portando verso la bancarotta senza nemmeno averci prima fatto spiluccare qualcosa...  Quello almeno vi avrebbe assunto alle Poste, prima...

mercoledì 13 gennaio 2010

IO SONO AFRICANO


Ho aspettato qualche giorno per scrivere dell'affare Rosarno, per lasciare decantare la rabbia e il senso di vomito. Non so di tutta la faccenda cos'è che fa più schifo, se le aggressioni gratuite che hanno fatto saltare i nervi agli africani o il loro stato di effettiva schiavitù tenuto nascosto ai nostri occhi di consumatori, se le reazioni di stampo ignorante e razzista della ggente comune alla loro rivolta o quelle dello stesso stampo di Maroni che ne approfitta per rinanciare la sua politica ignorando che essa è la causa e non la cura dei problemi, se le condizioni di vità a cui è costretta da lustri questa povera gente o le reazioni xenofobe dei locali (da cui per fortuna altri locali hanno preso le distanze). E' una bella lotta, a ciò che fa più schifo.
E' vero, la violenza va deprecata sempre, per cui in teoria è stigmatizzabile anche la rivolta degli immigrati che apparentemente ha innestato i fatti di cronaca. Ma intanto sottolineo l'avverbio apparentemente, perchè quando c'è una rivolta che parte dal basso bisogna sempre chiedersi "come mai?", e poi, insomma, detto senza giri di parole, chi usa schiavizzare deve sapere che esiste la possibilità, per quanto remota, che gli schiavi una volta o l'altra si ribelliino. In altre parole, se tratti le persone come bestie, non stupirti se si imbestialiscono, stupisciti se non lo hanno ancora fatto.
Ma andiamo con ordine, a beneficio degli ignavi che vogliano smettere di esserlo. A quelli che vogliono persistere nella propria ignavia e superificialità, invece, vada questo mio augurio: che siate voi, e solo voi, il cibo degli affamati una volta che si sveglieranno si conteranno e ci assaliranno. E sarà presto, se non cambiamo radicalmente politica.
Volendo per motivi di spazio rinunciare a inquadrare la questione in quella generale dei rapporti tra primo e terzo mondo e della distribuzione delle risorse del pianeta, mi limito alla faccenda Rosarno perchè ne è un buon paradigma.
Quelli che straparlano di "clandestini da cacciare perchè rubano il nostro lavoro e violentano le nostre donne" probabilmente non sanno, infatti, che esiste una organizzazione capillare di reclutatori di manodopera a bassissimo costo. Nessuno si alza la mattina e decide di imbarcarsi su un gommone, ma esiste una struttura ormai collaudata, controllata dalle varie mafie, cui può sempre rivolgersi, diciamo da una trentina d'anni, chi non riesce a (più) a lavorare in Paesi rovinati dalla colonizzazione e dalla sua prosecuzione con altri modi che chiamiamo globalizzazione. Con varie differenze a seconda di che Paese stiamo parlando, sia nei modi in cui l'operazione viene svolta sia negli sbocchi "occupazionali" offerti. Restando nel nostro caso, gli africani sono la carne da cannone per i campi. E come le prostitute vengono a soddisfare le esigenze sessuali di tanti italiani magari bempensanti, così i raccoglitori vengono a soddisfare le esigenze dei proprietari terrieri. C'è da competere nel "libero mercato" europeo, occorre abbassare i costi della manodopera: un lavoratore regolarmente registrato costa tra una cosa e l'altra almeno 80 euro al giorno, uno schiavo africano 25. Di cui 6 o 7 restano in mano ai caporali e ai trasportatori locali. Per cui l'africano per meno di 20 euro fa quello che un italiano farebbe per 40/50 (più tasse e contributi, 80/100). Peggio: un regolare lavora 8 ore al giorno, l'africano 16. La manodopera africana costa un ottavo, forse un decimo, così le arance, i limoni, le olive, i pomodori calabresi, siciliani, campani o pugliesi possono essere competitivi.
Così, nella beata ignoranza del consumatore che al bancone dell'ortofrutta sceglie il pachino o il san marzano o il tarocco o l'olio buono magari badando che sia prodotto in Italia, sono decenni che sfruttiamo degli schiavi veri e propri. Gente che finito il lavoro va a stramazzare in sistemazioni di fortuna, senza acqua o servizi igienici. Tutti maschi, senza vita sociale, che talvolta vengono persino derubati mentre tentano di mandare a casa i proventi del loro lavoro, comunque in eccesso rispetto alle esigenze elementari a cui si autoriducono, comunque superiori a qualunque cosa potessero fare in patria per se e per i loro cari.
Quindi, c'è poco da fare giri di parole: gli africani sono le vittime, i loro sfruttatori in solido con la mafia sono i carnefici, e noi siamo i mandanti.
La ribellione, poi, che non è nemmeno la prima in questi anni, ha il merito ulteriore di avere un aspetto pedagogico: questa è gente "giovane" oltre che disperata, si accontenta di pochissimo ma se cerchi di levargli pure quello, se alla schiavitù aggiungi il sopruso magari gratuito, fà quello che gli italiani, e i meridionali in particolare ne avrebbero ben donde, non sono più capaci di fare, rovinati da secoli di abitudine all'acquiescenza e alla collateralità anche quando non c'è connivenza: si ribella.
Queste cose le dice meglio di me Don Tonio Dall'Olio nel suo libro di un anno fa dal titolo Gli africani salveranno Rosarno, di cui qui Repubblica riporta la prefazione. Nello scegliere un titolo di speranza, non aveva fatto i conti con un Ministro dell'Interno capace solo di blaterare di eccessiva tolleranza, ricevendo stavolta persino una protesta diplomatica ufficiale, per cavalcare una volta ancora l'ignoranza xenofoba che lo ha strappato alle balere portando lui e i suoi sodali agli scranni più alti della politica, e di deportare i malcapitati in centri di tutta Italia. Scoprendo tra l'altro che in buona parte si tratta di immigrati regolarmente muniti di permesso di soggiorno, e quelli che non lo hanno dovrebbero riceverlo ad honorem, essendoselo guadagnato spezzandosi la schiena, irregolari solo per colpa di chi li ha reclutati.
Capito, signora mia? Sono regolari, e quando non lo sono dovrebbero esserlo perchè lavorano per te, negli ultimi 15 anni ti hanno reso il conto della spesa più leggero di quanto non abbia fatto la classe politica con le sue bugie e le sue tessere false. Quando sputi che devono "andarsene a casa loro", sappi che questa nostra presunta patria è, casa loro. Nè più ne meno come i Paesi in cui noi italiani siamo emigrati nei secoli scorsi sono diventati casa nostra, li abbiamo costruiti, trasformati, e sono pieni di italiani di seconda terza quarta quinta generazione. La differenza non è nel comportamento, che noi reputiamo migliore nei nostri nonni emigranti di quanto ci sembra di vedere in questi immigrati, perchè dove c'è povertà c'è delinquenza e noi ne abbiamo esportata tanta, di criminalità più o meno organizzata, da riempire migliaia di film. La differenza è nella politica dei Paesi presso cui siamo emigrati noi, tanto diversa dalla nostra oggi: pur tra razzismo e discriminazioni, e filtri come una Ellis Island mostruosa ma infinitamente meno dei nostri centri/carcere, quelli erano perfettamente consapevoli di avere BISOGNO di noi, e organizzavano le cose perchè ci fosse possibile, per carità non garantito nè facile, inserirsi e ricostruirsi una vita al di là dal mare. Noi preferiamo i respingimenti, e intanto fingiamo di non sapere che la malavita surroga, anche nella ricerca di braccia, quello che invece dovrebbero fare le istituzioni alla luce del sole. Garantendo la possibilità di avere una casa, un lavoro, un futuro a chiunque contribuisca alla cosa comune, indipendentemente da dove è nato.
...
Niente da fare, non riesco a digerire la rabbia. Chi ci crede può chiamare in ballo Cristo, e ricordare ai suoi amici che si dicono cristiani che gli Ultimi sono proprio quelli lì che sfasciano cassonetti come un giorno Lui fece con i banchi dei mercanti. O Marx, che se nel terzo mondo leggessero lui anzichè il Corano saremmo già in guai seri, che sono loro i proletari di tutto il mondo e se si uniscono ci fanno un culo così. Un amico su Facebook ha chiosato la sua indignazione con le parole di De Andrè: per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti. Lo imito, mi affido alla poesia, e chiudo col testo di un pezzo del suo concittadino Fossati: non la bellissima Mio fratello che guardi il mondo, una meno nota.
PANE E CORAGGIO

Proprio sul filo della frontiera
il commissario ci fa fermare
su quella barca troppo piena
non ci potrà più rimandare
su quella barca troppo piena
non ci possiamo ritornare.

E sì che l'Italia sembrava un sogno
steso per lungo ad asciugare
sembrava una donna fin troppo bella
che stesse lì per farsi amare
sembrava a tutti fin troppo bello
che stesse lì a farsi toccare.

E noi cambiavamo molto in fretta
il nostro sogno in illusione
incoraggiati dalla bellezza
vista per televisione
disorientati dalla miseria
e da un po' di televisione.

Pane e coraggio ci vogliono ancora
che questo mondo non è cambiato
pane e coraggio ci vogliono ancora
sembra che il tempo non sia passato
pane e coraggio commissario
che c'hai il cappello per comandare
pane e fortuna moglie mia
che reggi l'ombrello per riparare.

Per riparare questi figli
dalle ondate del buio mare
e le figlie dagli sguardi
che dovranno sopportare
e le figlie dagli oltraggi
che dovranno sopportare.

Nina ci vogliono scarpe buone
e gambe belle Lucia
Nina ci vogliono scarpe buone
pane e fortuna e così sia
ma soprattutto ci vuole coraggio
a trascinare le nostre suole
da una terra che ci odia
ad un'altra che non ci vuole.

Proprio sul filo della frontiera
commissario ci fai fermare
ma su quella barca troppo piena
non ci potrai più rimandare
su quella barca troppo piena
non ci potremo mai più ritornare.

venerdì 8 gennaio 2010

SALERNO, UNA PICCOLA CITTÀ DI AFFARI


Ricevo e pubblico volentieri lo sfogo di Lelio Maritato per molte ragioni:
  1. è un mio vecchio amico, di una città per molti versi gemella alla mia, con cui ha un rapporto di amore/odio molto simile a quello che ho io con Reggio Calabria;
  2. è un avvocato, ed è bello ospitare su un blog dal linguaggio informale come il mio un pezzo con "siffatta" terminologia (per "ultroneo" mi muovo a pietà e vi linko la definizione dal sito della Treccani);
  3. mi offre l'occasione di dimostrare una volta per tutte che il moralismo che sfoggio è essenzialmente antiberlusconiano solo per una questione quantitativa/qualitativa (il livello e il numero delle immoralità del miracolato - avete visto le foto di oggi? cicatrici sparite: prodigio, plastica a tempo di record o dimostrazione della menzogna? a voi la scelta), ma se le porcate le fanno quelli del centrosinistra ricevono lo stesso trattamento.
Il caso di cui si tratta riguarda il sindaco De Luca e il suo folle progetto di rovinare il lungomare di Salerno, che fa il paio con l'analoga porcheria che Scopelliti per Reggio però forse non farà a tempo di attuare, qui già denunciata en-passant.
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Una piccola città di affari”, così Alfonso Gatto, grande poeta e scrittore salernitano, definiva in uno dei suoi scritti Salerno, nel tentativo di smuovere le coscienze dei suoi concittadini intrappolate in gabbie costruite esclusivamente sull’interesse particolare ed egoistico.
Qualcosa è cambiato” (evento quasi miracoloso in una città del Sud dove la sostanza delle cose è assiomaticamente immutabile) direbbe, oggi, il Gatto se vedesse il mega progetto Crescent. Sì, qualcosa è cambiato perché Salerno si potrebbe sempre definire una piccola città ma di grandi affari, perchè se qualcosa è cambiato il mutamento è da rinvenirsi nella crescita esponenziale dell’entità degli affari, ma non certo nelle logiche che, da secoli, hanno generato e continuano a generare siffatti progetti completamente alieni rispetto al territorio ed, altresì, del tutto irrispettosi delle più elementari regole della natura.
Si tratta delle solite logiche: speculazione edilizia; affarismo, ingenti investimenti a beneficio di pochi (il Crescent sarà destinato ad ospitare uffici privati, lussuosi appartamenti, centri commerciali) e a discapito della gente di Salerno che vedrà, quasi per incanto grazie al tocco magico di quel genio del Sindaco (di sinistra!?), apparire, praticamente sul mare, un colosso alto più di 33 mt., con tanti saluti:
  • all’unica spiaggia cittadina (che verrà ridotta alle dimensioni di un recinto per polli),
  • al vitale verde pubblico in una città che ne è sostanzialmente priva,
  • al panorama dei monti della costiera amalfitana degradanti verso il mare.
A proposito di investimenti, qualcuno si è mai chiesto come mai Salerno, a differenza della vicina turbolenta Napoli, costituisca una sorta di oasi tranquilla apparentemente estranea alle sanguinose guerre camorristiche? E come mai il mercato immobiliare a Salerno sia esageratamente drogato (provate ad informarvi sui prezzi per l’affitto di un negozio nei pressi del centro cittadino)?
La risposta (quantomeno ultronea) è che la pax sociale è stata imposta dai clan camorristici che hanno eletto Salerno quale luogo ideale dove rovesciare tutti i proventi derivanti dalle attività illecite, con le conseguenze (fortunate?) su descritte.
Ma il Sindaco di una piccola città di affari cosa può fare di fronte a cotanti problemi che ben conosce ma che non spetta a lui risolvere?
Quello che può fare lo sta facendo, cioè, rendere Salerno ancor più bella!...con il Crescent.

giovedì 7 gennaio 2010

POZZI SENZA FONDO E SENZA CONTROLLO


Nella vita fare le cose in cui si crede è attivita conveniente, se ci si riesce. Si, non solo etico, ma soprattutto conveniente, logicamente: la possibilità di sbagliare sussistendo sempre, è molto diverso farlo avendo fatto ciò in cui si crede che avendo fatto il contrario.
Ad esempio, confesso che alle ultime politiche ho votato Partito Democratico. Ma non avevo mai creduto in quel progetto, anzi avevo sempre dichiarato pubblicamente che era stupido avviarlo in quel momento e con quella legge elettorale, e che la cosa avrebbe provocato la caduta del governo Prodi e una sonora batosta elettorale subito dopo. Sono quindi andato alle urne indeciso su quale dei partitini della sinistra estrema premiare, ma lì per lì mi sono fatto fregare dalla retorica veltroniana del "non sprecare voti, vista la soglia di esclusione". Certo, il mio voto a sinistra non sarebbe bastato a superarla, ma chissà quanti hanno agito come me... insomma, ho fatto un errore di cui mi pento tre volte: una per la cosa in se, due per la sua inutilità di fatto, tre per aver tradito me stesso. Avessi votato Sinistra democratica, ad esempio, anche se mi avessero imitato non abbastanza persone da fargli superare il quorum, avrei potuto rammaricarmi solo del voto non utile.
Altro esempio, non politico per non dare ragione a chi mi accusa di esserne ossessionato. Uno sta con una e si innamora di un'altra. Invertite pure i sessi, se preferite, non è questo il punto. Sto parlando ovviamente di un innamoramento serio, fisico e mentale corpo e anima, ricambiato. Se ci crede, non deve avere esitazioni. Sincero, petto in fuori, affronterà lasciamento o divorzio, con o senza figli, con la convinzione di stare seguendo se stesso. Andasse male la nuova storia, gli resterebbe se stesso. Se invece sceglie la via del sotterfugio, del tradimento, e magari aspetta che il nuovo amore si assesti per dirsi che si è affievolito e tornare all'ovile di un rapporto che evidentemente era già uno zombie prima, a un'idea di famiglia fatta di valori eteroprodotti e introiettati, che se avessero qualcosa a che fare con la sua natura profonda non si sarebbe nemmeno guardato attorno altro che innamorarsi, si ritrova per tutta la vita dentro a un progetto apparentemente edificante, ma ha tradito se stesso. E se va male la vecchia storia, che so magari è lei che adesso si trova un altro, il nostro resta senza partner come nell'altro scenario, ma qui senza nemmeno se stesso.
Fine della digressione amorosa, si torna alla politica. In questi giorni si stanno tentando alcune mosse pesanti nella partita che vede le forze del Male dell'interesse di pochi della mafia dei corrotti e dei corruttori prevalere sulle forze del Bene dell'interesse collettivo della lotta ai veri criminali della democrazia dei diritti umani. Ciascuno di noi può pensare che firmare o no una petizione online sposta di poco la faccenda, e forse è vero sia per ciascuno che contandoci tutti. Ma non è vero per ciascuno dentro di se, che deve poter dire a se stesso che in questi anni bui ha fatto tutto quello che poteva per stare dalla parte che riteneva giusta. Ad esempio firmare per dire no alla privatizzazione della Protezione civile, che è come dare il crisma dell'ufficialità sulla sua trasformazione in comitato d'affari degli ultimi anni, ed è come assumere l'Orco di Pollicino come babysitter. O per bloccare l'emendamento alla finanziaria che prevede che i beni confiscati alla mafia possano essere messi all'asta, di modo che i mafiosi con i capitali testè rientrati grazie allo Scudo Fiscale possano ricomprarseli e chiudere così il cerchio del riciclaggio, che è come ammettere la mafia ha trionfato sanciamolo in Costituzione, l'Italia è una Repubblica fondata sul malaffare.
Firmate e fate firmare: si invecchia sempre da soli, non vi illudete, e quello nello specchio può sempre sputarvi in faccia, un giorno o l'altro.

martedì 5 gennaio 2010

CINQUE GENNAIO, CENTO PASSI

Oggi è una di quelle date in cui il destino si diverte a creare coincidenze significative. Come oggi, infatti, 25 anni veniva ucciso Pippo Fava, e 62 anni fa nasceva Peppino Impastato, due siciliani che hanno pagato con la vita le loro scelte di campo. Due eroi, se vogliamo riappropriarci di un termine da altri svalutato fino a rappresentare la virtù dell'omertà in un mafioso conclamato tale con sentenza definitiva (Mangano, da Dell'Utri e Berlusconi), che hanno tentato il riscatto della loro terra e sono stati fermati rispettivamente da pallottole e da tritolo, non da souvenir. Dopo essere stati sparati alla nuca, o legati a dei binari coll'esplosivo sotto la pancia, non si può contravvenire agli ordini di nessuna scorta e alzarsi su nessun predellino a mostrare sangue miracolosamente già coagulato su cui imbastire una campagna di odio chiamandolo amore.
Mi piace accomunare ai due, anche se nessuna data mi aiuta a inventare coincidenze, anche Mauro Rostagno, che ha fatto la stessa fine, perchè sto parlando di sicilianità e lui amava dire di se di essere più trapanese dei trapanesi di nascita, perchè aveva "scelto, di esserlo".
E mentre quelli del Partito dell'Amore fanno di tutto per consentire ai mafiosi di riappropriarsi dei beni loro confiscati, dopo avergli consentito di far rientrare in patria i loro soldi sporchi con lo Scudo Fiscale e aver dato un'accelerata alla madre di tutte le regalìe di soldi pubblici alla criminalità, il Ponte sullo Stretto, gli eredi (in tutti i sensi) di Fava stanno tentando disperatamente di recuperare i fondi necessari ad evitare il pignoramento delle loro abitazioni, conseguente alla cocciuta determinazione a proseguire la missione informativa di Pippo nell'era in cui la ggente preferisce abbeverarsi a fonti più facili e spendere i soldi per il calcio in tv. Sosteniamoli.
Di Impastato si sa un po' di più, per via dello splendido film di Giordana che titola con la metafora pedonale della contiguità con la mafia di ogni siciliano, anche di quelli che da giovani non erano in società con mafiosi e da grandi non diventano Presidente del Senato. Peppino lottava dai microfoni di una radio, anzichè dalle pagine di un giornale o dalle fila di una comunità, che proprio oggi si riaccende sul web. Seguiamola e sosteniamola.
Dalla colonna sonora di quel film, posto il bellissimo video dei Modena City Ramblers, mentre chiudo rivendicando il diritto ai miei sentimenti, il diritto LIBERALE ai miei sentimenti. Non incito nessuno a nessuna violenza, sono obiettore di coscienza da quando la cosa si pagava, e non torcerei mai un capello vero o finto a nessuno, ma ho il diritto di amare o odiare chi voglio. Amo da calabrese i veri eroi siciliani: gli Impastato, i Fava, i Rostagno, i Falcone e i Borsellino. Odio quelli che li hanno ammazzati e ancora di più i loro mandanti. Quelli che pensano di avere il diritto di sottrarsi ai processi anche quando le accuse sono di questo livello. Quelli che chiamano eroi i boss. Non fatevi fregare dal buonismo tornato in voga per interposto presunto attentato,odiateli anche voi.

domenica 3 gennaio 2010

ZIBALDONCINO DI INIZIO ANNO DA BANANA REPUBLIC

Sono giorni difficili: si dorme poco, si prende peso e si sta lontani dalla Rete. Buttare un occhio ogni tanto ai telegiornali oramai è inutile: bollettini medici fasulli, non-notizie sui regali il cenone i concerti eccetera, le condizioni meteo sempre eccezionali, e basta.
Tentiamo allora una rapida rassegna stampa a beneficio dei momentaneamente assenti come me:
  • Bomba artigianale al tribunale di Reggio Calabria - ai distratti rammento che quando certa gente vuole colpire davvero le bombe sono professionali e fanno vittime, per cui o il mittente non è quella gente o lo è ma non voleva far male, magari solo avvertire chi a questo punto avrà già capito.
  • Brunetta vuole cambiare la prima parte della Costituzione - il bell'uomo (ho sentito con queste orecchie una bella ragazza sostenere seriamente che ha del fascino, a questo punto credo pure alle foto del Ministro tascabile con la fidanzata stangona...) svolge nel teatrino berlusconiano il ruolo che fu di Bossi, oramai ridotto da madre natura a vecchio brontolone saggio: creare boutade da parzialmente smentire, lasciar commentare, e insomma preparare il terreno ad attacchi seri dopo aver anestetizzato la zona, come il batuffolo di cotone picchietta il culo prima che l'ago della siringa infierisca. Vedremo se davvero si limiteranno a togliere i riferimenti al lavoro, che logicamente Brunetta ritiene antiquati avendo contribuito alla demolizione del concetto stesso di diritto al lavoro operata dal resto della combriccola bipartisan negli ultimi 15 anni, o se toglieranno la maschera e attaccheranno direttamente la democrazia e i diritti umani, e poi magari se e come gli italiani reagiranno all'attacco.
  • Finalmente un salvacondotto giusto per Berlusconi, è il lodo DeMagistris - se lascia l'Italia per sempre lo lasciamo impunito a godersi i miliardi da qualche parte con donnine e aiutini per potersele godere. Altro che lodo Alfano, qui si che si ragiona: andatelo a leggere e commentare direttamente sul blog dell'ex-magistrato, che altrove passa per una battutaccia e presto non si troverà più.
  • Dalla e DeGregori tornano assieme - più di ogni altra notizia è questa quella che scalda i cuori di noi 40-50enni: a me ricorda un adolescente arrampicato sul muro di cinta dello stadio stracolmo. I due anziani cantautori hanno sempre bisogno di soldi: DeGregori è il recordman mondiale di raccolte con inedito, live, vecchi brani riarrangiati e album di inediti brevi quanto lisci come l'acqua (l'ultimo brano memorabile lo ha scritto nell'87), Dalla gira con un Cayenne modificato e fa opere liriche show televisivi comparsate varie con parrucchino imbarazzante e rari album di inediti altrettanto inutili di quelli del suo amico. Ma a chi suona dal vivo e suda i soldi io li dò sempre volentieri, e ammesso che la tournèe parta davvero e la scaletta sia quella giusta, sarò li. A cantare in coro "ma come fanno i marinai...."

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