martedì 30 ottobre 2012

LA MALAPIANTA

Se non sradichiamo la corruzione dalla nostra cultura,
non saremo salvi né nell'Euro né fuori dall'Euro
Non muore mai. Non avevamo ancora finito di commentare (chi credendoci chi come modestamente questo blog no) il ritiro dall'agone politico di Sua Emittenza, che eccolo a reti unificate (rai1 rete4 e la7) imperversare tanto a lungo che, prima di aver capito che era in diretta e stava in pratica rimangiandosi la parola data meno di 48 prima, ti aveva costretto a restare inchiodato ad ascoltarlo, nella speranza fosse un qualcosa di commemorativo o nel timore di un golpe. Nel farlo, e prima che arrivasse a scoprire le carte sul suo vero obiettivo, attaccare la magistratura (che novità!) per minacciare di restare in campo fino a che non riesca a "riformarla" (come se averlo finalmente condannato per un reato commesso fosse un delitto di lesa maestà), prima cioè di rivelarsi in tutta la sua bassezza morale e politica, aveva inanellato una serie di considerazioni sull'Euro e la politica monetarista della UE, la Merkel e Sarkozy, il debito pubblico e lo yen moneta sovrana, eccetera eccetera, in un discorso che sembrava scritto da Paolo Barnard con la supervisione di un mio amico comunista che mi aveva detto le stesse cose la sera prima dietro a una birra: il nostro problema non è il debito pubblico, ma essersi infilati nell'avventura Euro con una parità sbagliata e aver accettato troppi vincoli senza chiedere nulla in cambio, tanto è vero che il Giappone ha un debito pubblico doppio del nostro ma paga interessi dell'uno per cento perché da un lato esso è detenuto principalmente da investitori interni dall'altro questi sono rassicurati dal fatto che la banca centrale stampa il denaro necessario ad onorarlo. Nessuno dei giornalisti presenti, evidentemente ormai assuefatti a fargli solo da comodo sfondo, ha alzato il ditino per chiedergli: "non sarà perché in Giappone un politico beccato ad aver rubato una risma di carta si dimette prima che lo denuncino e poco ci manca che faccia karakiri in diretta tv, e uno come lui sarebbe in galera da vent'anni e per il resto della sua miserabile vita?".
Sono troppo schifato e non riesco ad andare con ordine. Del resto, sono mesi e mesi che scrivo su queste inutili pagine web:
  • che il più grande peccato di questa sinistra è lasciare abbandonate le argomentazioni neokenesiane e antimonetariste, e che continuando così le avrebbe raccattate Lui e piegate ai suoi consueti scopi delinquenziali;
  • che senza il ventennio berlusconiano, che restando sul solco del risanamento tracciato a valle del quasi-crack del 1992 e sull'onda di Mani Pulite, e ripreso (ma vanamente, perché ste cose funzionano solo se agiscono nel tempo) solo dalle brevi esperienze prodiane, questo Paese oggi avrebbe i conti messi meglio della Germania e grazie alle sue PMI sarebbe lui oggi il principale esportatore della UE;
  • che questo non è successo, ed è invece successo che un criminale e i suoi alleati hanno saccheggiato la cosa pubblica sia dal governo che dall'opposizione (con governi colpevolmente disattenti quando non complici) riaffermando un modello che si è imposto a tutti i livelli di un decentramento federalista che ha completato l'opera, e questo è successo esattamente perché gli italiani democraticamente lo hanno voluto. Senza l'Euro a fare da argine, finché la crisi non lo ha indebolito, un Berlusconi con in mano una moneta sovrana ne avrebbe stampata di fasulla tanta ma così tanta, per non scontentare i tanti alla questua e i troppi correi, dai pesci piccoli col posto ai pesci grossi con la maxitangente da grande opera inutile, che lo spread (che c'è sempre, anche tra monete diverse) sarebbe arrivato a tre zeri l'inflazione alle stelle e la corruzione a livello colombiano.
Ora è vero che stiamo commettendo l'errore opposto, che curare il malato con politiche restrittive lo sta uccidendo, e che quindi questi cosiddetti tecnici (che non sanno far altro che applicare questa ricetta come quei medici medievali che prescrivevano le sanguisughe perché gli avevano insegnato che l'unica è "fare uscire il veleno dal corpo", ignorando l'esistenza dei microbi e con gli antibiotici al di là da venire) devono andar via, ma la soluzione non è certo mettere in mano a dei bambini (come gli italiani hanno ampiamente dimostrato di essere, politicamente) un'arma potente come una moneta sovrana, con la certezza che loro in cambio di una caramella la daranno a zio Silvio che la userà a vantaggio esclusivo suo e dei suoi simili. Come ampiamente dimostrato sia da lui che dai suoi simili, vedi ad esempio Lombardia Lazio Calabria e Sicilia, regioni campione di un federalismo fatto apposta per nascondere le ruberie e i conti fallati, come leggete sempre su questo blog da anni, anche quando il coro era tutto dall'altra parte.
La Sicilia, che è di enorme attualità, è un esempio lampante di tutto ciò: ha un deficit tale da essere praticamente in default, e molto di questo è da imputare proprio a politiche di spesa clientelare e dissennata, assunzioni, contributi, eccetera. Molti dotti analisti oggi giudicano l'enorme astensionismo come derivante da protesta, ma chi guardando i siciliani si guarda allo specchio sa che è invece motivato da mancanza di interesse personale immediato, ad alzare il culo per andare alle urne: nessuno degli schieramenti stavolta, chi perché non voleva chi perché dato lo stato dei conti non poteva, ha promesso niente a nessuno, e io che minchia vado a fare a votare allora?! Il PD canta vittoria per l'elezione di Crocetta, che peraltro ha un curriculum di persona perbene, ma cacchio questi devono essersi bevuto il cervello, se lo hanno mai avuto: come partito hanno il 13%, e vincono per essersi alleati con quella UDC che fino a un paio di anni fa vi governava con uno che aveva costruito la sua carriera politica sull'attacco a Falcone che ebbe la faccia tosta di fare da Costanzo in diretta e oggi è in galera per mafia. Inoltre, per una legge elettorale stupida da loro stessi voluta, non potranno governare se non chiedendo appoggio a gente ancora peggiore. E intanto il Movimento 5 stelle è il primo partito, ma non può governare perché giustamente si rifiuta di apparentarsi con gente eticamente impresentabile.
Ma dico, cosa ci voleva un genio a capire che Grillo dice tante cose perfettamente condivisibili da una sinistra moderna, che l'Europa o si riforma da sinistra o muore e ci uccide, che gli argomenti contro questa Europa dei banchieri non devono essere lasciati alla destra populista? No, ci prepariamo ad eleggere leader di coalizione un traffichino bischero figlio di democristiano che ha già deciso di apparentarsi a Casini, o un segretario così furbo da essersi legato in un abbraccio letale ad un governo di destra, lasciando alla destra il compito di criticarne il comportamento da sinistra. E così o a perdere anche queste elezioni politiche imperdibili, oppure a vincerle ma senza poter governare, così da costringere il Presidente a rinnovare l'invito ai tecnici... Quasi quasi preferirei fosse questo il vero obiettivo degli strateghi del PD: sarebbero carogne, invece che deficienti.
...
Per approfondire:
  • Bonini e Caporale, ovvero la truffa delle case antisismiche all'Aquila;
  • Di Cori Modigliani, ovvero la Sicilia come paradigma e forse anche speranza per l'Italia;
  • Lameduck, ovvero una commemorazione a 50 anni dall'assassinio di Mattei (che c'entra? c'entra...);
  • Senzapatria, ovvero una toccante e significativa "lettera a un figlio precario", che dovrebbe sostituire il programma del PD, e forse dopo allora lo voto...

venerdì 26 ottobre 2012

CRONACHE DA ALTRI BLOG

Mentre i politici ci provano ancora, cavalcando il caso Sallusti, ripeto un reato commesso da un direttore responsabile che quindi in quanto tale deve espiare la pena corrispondente non certo un caso di libertà di stampa violata, ad azzerare per via economica la libertà di parola via Internet, nel frattempo che (e nella speranza che alla fine non) costringono tutti i blog a chiudere, ho alcune segnalazioni da questo universo da sottoporre alla vostra attenzione:
  • L'orizzonte degli eventi, ovvero non è la prima e probabilmente non sarà l'ultima volta che vi trovo pubblicato un post che tratta un argomento che avevo appena finito di postare qui, con la stessa tesi di fondo e magari spiegandola meglio di me: è il caso oggi della Commissione Grandi Rischi;
  • Eugenio Benettazzo, ovvero un economista originale che secondo me a volte non è condivisibile ma sempre fa ragionare, stavolta spiega davvero bene perché sarebbe davvero ora di rispolverare Keynes e mandare in pensione il monetarismo, alla faccia del Presidente più scorretto della storia patria che ora si è messo addirittura a ipotecare la democrazia imponendo una via politica indipendentemente dal risultato delle elezioni;
  • Leonardo, ovvero uno che proprio ieri avevo criticato per i suoi ragionamenti sulla scienza e i terremoti, pubblica oggi un pezzo che oserei dire definitivo su Berlusconi e il berlusconismo, da leggere con attenzione;
  • Carlo Bertani, ovvero un gradito ritorno in colonna laterale, ha ripreso ad aggiornare il suo blog dopo il tentativo di navigazione collettiva de L'olandese volante, che resta online ma farà a meno di lui, ma noi non possiamo fare a meno della lucidità della sua visione, come dimostra questo pezzo sul disastro nella scuola pubblica e suoi autori.
E a proposito sia di ritorni che di navigazione, il vostro inviato nel mare magno della controinformazione oggi vi saluta come altre volte in passato, con delle canzoni a tema, e il tema è "navigare senza navigare".

 

giovedì 25 ottobre 2012

SCIENZA INFUSA E CONFUSA

Ora che che persino le commissioni
scientifiche sono sputtanate, non
sappiamo davvero più a che santo votarci....
Devo ammetterlo: trattandosi di argomento apparentemente distante dalla contaminazione partitica, all'inizio mi ero lasciato infinocchiare anch'io, dal coro unanime della stampa "ufficiale" specialmente televisiva. E mi sono trovato d'accordo con chi, come anche il matematico Odiffredi che come vedete in colonna laterale è una delle fonti privilegiate del vostro blogger, leggeva la vicenda della condanna della Commissione Grandi Rischi per le incaute rassicurazioni agli aquilani alla vigilia del grande sisma del 2009 come una vittoria dell'oscurantismo sulla scienza, da oggi in poi perciò paralizzata nella sua funzione sociale. Non fa una piega, lo dice anche un'altra mia fonte (Leonardo): se sono di fronte a una questione scientificamente non risolta, comunque io mi pronunci posso aver torto, e se avercelo mi espone alla condanna penale la prossima volta mi sto direttamente zitto. Mentre magari ciarlatani e allarmisti parlano senza timore, aggiungerei. Stavolta sono stati i terremoti, domani i cellulari, dopodomani chissà.
Sennonché l'ormai inveterato vizio di spulciare il web alla fine ti fa andare l'occhio su cosette, magari documenti ufficiali citati persino dalla stampa ufficiale ma senza il dovuto accento e senza nessuna sia pur minima eco in tv, come il testo delle telefonate da cui si desume che in pratica Bertolaso usava la predetta Commissione per farle dire quello che faceva comodo a lui, e questo sia prima del sisma che dopo, a vittime calde. Avete capito bene: approfittando proprio del fatto che coi terremoti la scienza non può dire cose incontrovertibili, l'ineffabile responsabile della Protezione Civile la utilizzava a mo' di una sorta di "portavoce qualificati", spendendone la credibilità. E' incredibile, lo so, ma frasi come "... vogliamo tranquillizzare la gente. E invece di parlare io e te … facciamo parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia" dello stesso Bertolaso al telefono con l'assessore competente, o come "il nostro è un atteggiamento estremamente collaborativo. Facciamo un comunicato stampa che prima sottoponiamo alla tua attenzione" del sismologo Boschi,  non lasciano spazio ad interpretazioni: i membri della Commissione se meritano la condanna penale lo dirà la magistratura alla fine dei gradi di giudizio, ma che meritano il più ampio discredito presso la comunità scientifica (il danno alla scienza lo hanno fatto loro, non chi li condanna) e la società tutta è libero convincimento che può essere raggiunto da ciascuno di noi. Perciò, per cortesia, non scomodiamo Galileo: questo non è che un impiccio all'italiana come troppi altri...
Dopo un anno anche il "sempremegliocheberlusconi"
come argomento comincia a scarseggiare...
...
Ad esempio, voi lo avevate capito che il PD comunque vada alla fine si alleerà con Casini, con Monti premier o meno a sto punto cambia poco? Si scusate, capirlo in fondo lo capirebbe anche un bambino, ma a sentire i telegiornali e tutta sta caciara delle primarie e Di Pietro e Vendola eccetera che sembra che invece ci sia un dibattito e ogni sbocco sia possibile, potevate immaginare che volendo ne avevate sotto il naso la prova provata? E' tutto lì, scritto nero su bianco nella Carta d'Intenti, sul sito del PD (è scritta in politichese, per capirne di più meglio i commenti di Lameduck e di Vittorio Bonanni), ecco perché può capitare di preferire di contraddirsi e simpatizzare per Grillo (specie quando scrive cose totalmente condivisibili come questa) piuttosto che votare il "partito bestemmia". Siamo a un bivio, e il PD ha già deciso, teatrini a parte, quale strada imboccare, la stessa degli orfani del ducetto di Arcore, peraltro, ammesso che si sia ritirato davvero. Io credo, molto semplicemente, che si debba stare sull'altra. Anche li potrebbe essere necessario stare attenti alle compagnie, s'intende: anche per questo bisogna andare a vedere chi c'è al Nomontiday, a Roma in piazza della Repubblica sabato 27 ottobre alle 14e30. Ma questi tecnici hanno già dimostrato, un anno è più che abbastanza, che la loro presunta scienza è al servizio di una cattiva politica. Come quelli della Grandi Rischi, e anche qui si annuncia un terremoto....

venerdì 19 ottobre 2012

C'ERA UNA VOLTA UN RE

Il gioco di parole col re della foresta è ridicolmente elementare, ma rivedere C'era una volta in America sul grande schermo non può non ricordare che Sergio Leone era il re del cinema, e morto lui il trono è rimasto vacante.
Già a rivederlo tante volte in TV il lunghissimo capolavoro del cineasta italiano non solo non stanca mai, ma ogni volta regala un nuovo particolare, una nuova chiave di lettura, una metonimia nascosta o un qualcosa sullo sfondo che ti hanno reso credibile qualcosa che con la mano di qualsiasi altro regista sarebbe apparsa forzata.
Poi, la visione di questa versione regala 28 minuti di tagli reintegrati, che da un lato rendono ragione di intrecci narrativi che la visione precedente lasciava nel dubbio, e talvolta aggiungono contenuto come nel dialogo con l'autista prima di andare a prendere Deborah per la famosa cena e il triste dopocena, dall'altro rendono ulteriore merito a Leone evidenziandone la maestria anche nel sottrarre. Nessun altro film, forse, può incollare alla poltrona tanta gente per quasi 4 ore e mezza e poi costringerla all'applauso all'una di notte di un giorno lavorativo quasi trent'anni dopo la sua prima uscita nelle sale, nonostante un particolare tipo di lentezza che è come un marchio di fabbrica, e grazie anche a un dominio dell'intreccio spaziotemporale dei piani narrativi che ha del prodigioso e regge a qualsiasi test.
Ma in più, la visione cinematografica, che molti non hanno mai fruito per mere questioni anagrafiche, offre rivelazioni sulla fotografia, la cura dei dettagli nelle ambientazioni, il movimento della macchina da presa, che nessun blu-ray nemmeno visto sul migliore schermo casalingo possibile consente. E basta questo a spiegare perché l'industria cinematografica soffra la pirateria meno di quella discografica, ovviamente a patto che il prodotto valga abbastanza. E questo film, poche chiacchiere, è, il Cinema: chi non l'ha mai visto è come chi non ha mai avuto una colica renale rispetto al dolore, non sa cosa sia, quindi se vuole sapere cos'è il cinema, cerchi di non perdersi la proiezione di sabato e domenica prossimi, oppure almeno si procuri un buon DVD di questa pietra miliare. Visto il quale, vi assicuro, condividerete con noi vecchi amanti della saga di Noodles e Max il giusto parametro con cui misurare la cinematografia odierna.

giovedì 18 ottobre 2012

TRENT'ANNI FA, BEPPE VIOLA

Chi almeno non sfiora la cinquantina come il sottoscritto nemmeno se lo ricorda, o se lo ha conosciuto in via postuma non può che invidiarci, noi che lo abbiamo visto all'opera, Beppe Viola che morì trent'anni ieri mentre lavorava in televisione.
La sua intelligenza e il suo umorismo, che tracimavano nel suo lavoro di telecronista sportivo da un bacino che era fatto di libri sceneggiature e testi per cabarettisti, lo facevano spiccare per stile anche in un'epoca in cui lo stile non difettava a nessuno, in quell'ambiente: stiamo parlando di letterati come Brera, mostri di competenza come Rosi o De Zan padre, "inventori" come Pizzul. Allora Viola, tra i rozzi incolti urlatori beceri ignoranti di oggi, sembrerebbe un marziano. E, affetti a parte, al Nostro certamente non dispiacerebbe non aver assistito alla deriva dell'Italia, non solo quella giornalistica e televisiva, degli ultimi decenni. Deriva che deriva, se posso permettermi il gioco di parole, anche proprio dal non aver avuto sguardi come il suo e parole come le sue a farci da guida e argine.
Tanto per capirci, scrisse per mezzo Derby, Cochi e Renato in testa, e a quattro mani con Jannacci il capolavoro Quelli che.... E oggi notizie come quella dell'aumento dei costi degli F35, a questo governo che la spending review la fa solo sul culo dei poveracci, le commenterebbe proprio con un testo del suo amico Enzo, tratto dallo stesso LP del 1975, Il monumento:
Il nemico non è,
no, non è
oltre la tua frontiera;
il nemico non è,
no, non è
oltre la tua trincea;
il nemico è qui tra noi,
mangia come noi, parla come noi,
dorme come noi, pensa come noi,
ma è diverso da noi,
da noi.
Il nemico è chi sfrutta
il lavoro
e la vita del suo fratello;
il nemico è chi ruba il pane
il pane
e la fatica del suo compagno;
il nemico è colui che vuole il monumento
per le vittime da lui volute
e ruba il pane
per fare altri cannoni
e non fa le scuole
e non fa gli ospedali
e non fa le scuole
per pagare i generali,
quei generali
quei generali
quei generali
per un'altra guerra...
Se ora vi è venuta curiosità, andate a spulciare i risultati della query col suo nome su youtube, magari fino a scovare la sua mitica intervista a Rivera sul tram, oppure guardatevi qui lo speciale TG1 su di lui di qualche anno fa.

martedì 16 ottobre 2012

DI CRIMINI E DI PREMI

Torno ancora su Paolo Barnard solo perché in qualche modo è in cronaca, seppur in quella defilatissima della controinformazione via Internet. Ho letto tempo fa il suo saggio Il più grande crimine e già ho detto come e perché lo trovo convincente si ma non del tutto: se fosse davvero possibile creare moneta all'infinito i politici sarebbero tutti seguaci della "sua" MMT; non si può perché oltre la piena occupazione partirebbe la superinflazione, ma soprattutto perché in un mondo interconnesso se fosse concesso a un Paese si scatenerebbe una rincorsa tra tutti gli altri, e molto prima della piena occupazione arriverebbe la fine delle risorse del pianeta. Barnard continua a sostenere il contrario anche di fronte alle obiezioni che si fondano sull'enorme spreco di denaro imputabile più o meno direttamente a criminalità e corruzione, rispondendo che alla fin fine anche quel circuito crea ricchezza mentre la politica rigorista crea solo povertà, il che contiene elementi di verità ma comporta il rischio di trovarsi padri storici come Craxi e la sua banda di ladri, compagni di percorso come Berlusconi e i berlusconiani, e fratelli storici come le generazioni di italiani che hanno avuto sopravvivenza e ricchezza dal voto di scambio e da altre attività borderline con la criminalità.
Ed ecco la cronaca: Scopelliti e il suo modello reggio che si accorgono che la MMT sarebbe una manna per chi usa comprare il consenso coi soldi e i favori, e Barnard che tenta di smarcarsi tardivamente e maldestramente, mentre i suoi convegni diventano sempre più elitari e inutili, quando con un po' di umiltà e raziocinio poteva tentare di entrare nella discussione politica per strade meno "pure" (in teoria, perché in pratica, come proprio la vicenda MMT Calabria dimostra, la ricerca ossessiva della purezza finisce proprio per fartela perdere, talvolta) ma forse più capaci di incidere nella realtà. Tipo questo contributo di Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo pubblicato su Il manifesto, ad esempio.
La ridico "in piano".
Non credo nella tesi del complotto giudoplutocratico tendente a impoverire i popoli al solo scopo di arricchire una minoranza di carogne. Ma non solo per non essere ammesso al club di quelli che ci credono, che arriva fino all'estrema destra nazistoide, anche perché a parità di grado di spiegazione delle cose tendo a preferire la teoria più semplice. Credo che se il processo di unificazione economica e monetaria dell'Europa avesse seguito e non preceduto quello di unificazione politica sarebbe stato forse più facile risolverlo, si, ma il problema non eludibile sarebbe stato comunque, quello di integrare sotto lo stesso Stato popolazioni con un diverso costume nel gestire la cosa pubblica. Che la mela marcia rovini prima o poi tutto il cesto non è solo un proverbio, è ad esempio la storia d'Italia degli ultimi decenni e la cronaca 'ndranghetista degli ultimi giorni. L'analisi di Bagnai di un anno fa, cui sono arrivato grazie a un contributo come al solito prezioso di Lameduck, e un po' tutto il suo lavoro (qui le istruzioni per l'uso del suo blog) sono ampiamente condivisibili, ma chi ha la pazienza di leggere tutto l'articolo e i suoi commenti troverà anche chi cammina sulla stessa strada ma non giunge alle stesse conclusioni, e anch'io preferisco alla sua terapia la sua analisi. In cui, ad esempio, si trova un calzantissimo parallelo con l'Unità d'Italia, che non ha risolto e anzi ha aggravato e magari creato il divario tra Nord e Sud, il che suggerisce che non solo costringere a una moneta unica realtà economicamente diverse è letale per chi sta peggio, ma che nemmeno l'unione politica e l'unione fiscale possono risolvere il problema, anzi alla lunga fomentano l'odio in seno alla parte che paga le debolezze altrui, ragion per cui noi in Italia abbiamo visto le camicie verdi e degli Stati Uniti d'Europa in cui chi ha più benefici dall'Unione (la locomotiva Germania e i relativi vagoni) trasferisse risorse a chi sta peggio rivedrebbero presto quelle nere. Ma come non si può pensare di dividere l'Italia senza una deriva balcanica, così non si può pensare che dividere l'Europa sia una soluzione praticabile pacificamente. E se non si è seguaci del tanto peggio tanto meglio si è praticamente costretti a mettere la propria intelligenza a servizio di una reingegnerizzazione del processo di unificazione europea che magari a quella scala proponga la MMT e i suoi obiettivi di piena occupazione e welfare, che è oramai impensabile ripresentare a livello nazionale. Perché, ripeto, magari è triste ammetterlo, ma mettere in mano agli italiani e alle classi dirigenti che esprimono (con o senza preferenze, cambia solo la modalità) una moneta sovrana, significa condannarli a un disastro peggiore di quello a cui ci sta portando la gestione dissennata dell'UE a guida monetarista, e l'unica speranza è farsi fautori da sinistra di Stati Uniti d'Europa democratici che possano essere strappati alla guida monetarista e affidati per via elettorale a chi si impegni a politiche keynesiane e di piena occupazione a livello continentale.
E' ovvio che questa nuova UE può soccombere se al suo interno prima ancora che i parametri economici non si uniformano i costumi etici, ma se non sradichiamo la corruzione e il malaffare noi siamo fregati comunque, anche se ipoteticamente si decidesse d'amore e d'accordo di demolire l'Euro e tornare pacificamente alle monete sovrane svalutabili, perché in un tale sistema complesso noi saremo sempre quelli che truccano le carte, quindi meno credibili ai software finanziari e più attaccati dalla speculazione, anche perché restiamo senza materie prime e incapaci di sfruttare le ricchezze di altro tipo che abbiamo. E' vero che le ruberie della Casta sono usate a scopo strumentale da chi vuole distruggere lo Stato, ma è vero pure che la demolizione di quest'ultimo è cominciata da sinistra, che gli errori nella costruzione dell'Euro sono stati fatti soprattutto a sinistra, e che oggi la sinistra o cambia rotta e la fa cambiare a tutta l'Europa oppure la consegnerà mani e piedi legati alla destra nazionalista e xenofoba. Forse è questo, mi piace pensare, il senso dell'ultimo Nobel per la Pace, speriamo che l'auspicio non finisca a puttane come è stato per Obama.

giovedì 11 ottobre 2012

PRIMATI

Nella foto, alcuni cittadini reggini nel corso del regno di Peppe  I,
pronti a rinnovare il consenso al suo delfino - Gli stessi che oggi si
stupiscono di fronte alle decisioni governative, e si ribellano all'idea
di essere additati tutti come mafiosi?
Da qualche parte l'ho già scritto, forse, ma comunque lo ridico: la mia terra d'origine è non a caso quella che ha dato il nome all'Italia, poiché ne rappresenta sempre il concentrato, la summa dei pochi pregi e tanti difetti, come una boccetta di una potentissima essenza sta all'autobotte di acqua di colonia da essa estraibile. Di sicuro ho già scritto più volte, e non solo in questo fortunato post "storico", dello sfacelo a cui stava conducendo la città dello Stretto l'amministrazione di "centrodestra", dove le virgolette significano che la collocazione politica di un certo modo di intendere la politica, italico e quindi per quanto sopra detto in primis reggino, è del tutto incidentale e di comodo. Se Berlusconi avesse trovato spazio a sinistra, al tempo in cui la trattativa lo impose, il virgolettato sarebbe stato diverso, le persone forse invece le stesse. Scimmie, primati nemmeno tanto evoluti, che corrono dietro al capobranco nella speranza di ottenerne qualche beneficio o favore, questo siamo.
A proposito di primati, la cronaca di questi giorni parla della prima città capoluogo di provincia ad avere il consiglio comunale sciolto per mafia. Pare che a suo tempo fu il primo comune commissariato del neonato Regno d'Italia, stiamo parlando del 1869, e sicuro nel 1970 fu la prima città d'Occidente a vedere carri armati sulle sue strade dalla fine della guerra mondiale, quindi diciamo che siamo abituati, a certi record. Come sempre avviene in questi casi, a ruota partono gli arresti (qui e qui i dettagli degli impicci della società controllata - mai etichetta fu più profetica - per la gestione dei rifiuti...), ma tanto in galera in Italia ci finiscono soltanto i personaggi di secondo piano e ci muoiono soltanto i poveracci. E tanto per chiarire il quadro di riferimento del fenomeno, proprio lo stesso giorno dall'altra parte dello stivale hanno arrestato un politico per documentati rapporti con la stessa organizzazione criminale, manco con una simile... E in quella stessa città ha sede quella impresa che pretenderebbe di incassare una penale per la mancata realizzazione dell'opera più inutile dispendiosa e dannosa della storia dell'umanità, grazie a una legge concepita esclusivamente per favorire gli intrallazzi con le imprese di quel tipo e gli amici di cui si circondano.
Proprio dalle parti del ponte che non si farà, per citare un bel libro letto e recensito, ieri Beppe Grillo riuscendo ad attraversare a nuoto lo Stretto, tre chilometri di correnti mitologiche peraltro sotto la pioggia, ha ottenuto in un colpo solo di rovinare i bookmakers e regalare una prova a chi lo vuole accostare a Mao o Mussolini, o semplicemente un'occasione a chi ha scelto di esorcizzarlo prendendolo in giro. La tattica di dare del dittatore a chi davvero mette in pericolo la dittatura del monetarismo, per fortuna, non ha impedito a Chavez l'ennesima vittoria in elezioni ad esempio ben più democratiche delle nostre (si lo so ci vuole poco, lo erano anche quelle che vincevano Saddam e Gheddafi, e non sto ragionando per paradossi lo erano davvero), ma purtroppo temo che Grillo non abbia né la statura o la forza politiche del venezuelano, né idee altrettanto chiare: il referendum sull'Euro come lo giri lo giri è una boiata, molto meglio sarebbe prendere con decisione e cognizione di causa una strada qualunque, per esempio quella di un'Europa federale e democratica in cui perderebbero senso gli Stati nazionali e i federalismi al loro interno.
Proprio la cronaca di questi giorni, infatti, non dà che il suggello definitivo a una verità che solo a pochi fino a poco tempo fa era apparsa tale: il federalismo porta solo la lievitazione incontrollata delle spese, e in particolar modo di quelle peggiori della politica, legate a clientelismo tangenti criminalità eccetera, in cambio non dando nessuno dei benefici alla popolazione promessi. Non so se proprio perché sa che forse non farà a tempo ad attuarla, questo governicchio fallimentare ha cavalcato l'attualità avviando una controriforma importante, in tal senso.
Nel frattempo, e forse anche questo non è un caso, il barometro ad Arcore si è rispostato sul Non mi ricandido per favorire l'unità dei moderati a guida Monti. Questo, se tra chi guida il PD ci fosse anche solo un cervello funzionante, dovrebbe portare alla elementare deduzione che occorre smarcarsi immediatamente dal sostegno a questo governo DI DESTRA, liberare il campo da ogni ipotesi di accordo pre o post elettorale con Casini e altri sedicenti moderati, annullare la farsa delle primarie e ricordare a Renzi che ha un mandato da completare e che la linea politica la fa la segreteria nazionale e se non gli va bene che ci si allei con SEL e IDV può anche restituire la tessera del partito e dimettersi da sindaco, e poi stilare un programma breve e sintetico per uscire dalla crisi con ricette antimonetariste prima di lasciarle tutte all'estrema destra. Leggete ad esempio questa analisi politica di Maurizio Blondet, e prima ancora il suo profilo su wikipedia: ha una pars destruens che non fa una piega, e una pars construens - sollecitata da un commento provocatorio - che qualche piega la fa in qualche punto, tra i tanti però condivisibili, e lo dico dalla parte politica opposta. Per i pigri, riassumo il programma:
  1. ricentralizzare l'amministrazione
  2. abolire le regioni
  3. ridurre gli strati di democrazia a Stato e Comuni, coi prefetti in mezzo nelle loro funzioni storiche provinciali
  4. separazione del Nord
  5. sostituzione dell'ordinamento giuridico con uno a piacere tra quello tedesco e quello inglese
  6. ricostruire la pubblica amministrazione rimpolpandola con personale di carriera selezionato da esperti magari ancora tedeschi e informato alla filosofia del bene pubblico
  7. uscire dall'Euro e ripudiare il debito.
Come vedete, si tratta di un pacchetto che contiene elementi pericolosissimi, il 4 e il 7, ma solo al di fuori dell'Europa federale e democratica di cui sopra, mentre tutti gli altri qualificherebbero degnamente la linea politica di un qualunque soggetto politico che si possa dire veramente di sinistra, magari nascente dalle ceneri dell'abominio chiamato PD. Lasciamoli alla destra, e quando saranno inevitabili, forse presto, li adotteranno loro. E' già successo, negli anni 30, con quei fascismi che sono un'altro dei primati italiani.

domenica 7 ottobre 2012

IL SENSO DELLA VITA

No, non parlo del celebre film dei Monty Pyton, ma di uno che quando lo vidi al cinema fu uno dei pochi a sorprendermi, col finale. Tanto che appena potei lo rividi in DVD per controllare se ero io che mi ero distratto o se le metonimie erano tutte seminate davvero così bene. Lo erano. Il sesto senso è scritto e girato davvero molto bene, tanto che riesce ad emozionarti anche l'ennesima volta che lo rivedi in TV, ad esempio se ti identifichi col bambino che vede la gente morta, o col tipo che parla con la moglie amata.
Tra parentesi, il film è per Shjamalan, che l'ha girato, una sorta di maledizione: non è più riuscito nemmeno lontanamente ad avvicinare quella performance, e dopo aver visto boiate pazzesche come Signs o L'ultimo dominatore dell'aria ti convinci che si, quello del film d'esordio deve essere stato solo culo.
Resta il fatto che a ogni visione de Il sesto senso se ne esce pieni di interrogativi sulla morte e il suo lato B, la vita. Deve essere una coincidenza che in questo periodo sto leggendo di Saramago tanto per cambiare un capolavoro, Le intermittenze della morte, in cui l'autore immagina le disastrose conseguenze di un periodo di vacanza della Nera Signora. E che oggi a fine visione del film di cui sopra mi sia imbattuto in questo post sull'argomento su Blog(0), zeppo di citazioni filmiche niente male (da Benigni a Woody Allen passando per Guerre stellari), che sottoscrivo integralmente. Contribuendo alla riflessione con una citazione musicale d'annata, non fa niente se ripetuta da un post di qualche tempo fa...

martedì 2 ottobre 2012

VIVA VIVA LA GALERA

Ogni volta qualcuno cade dalle nuvole, ma senza un cambiamento
di sintassi non abbiamo speranze: ruberanno anche i prossimi.
Ogni tanto ce lo dimentichiamo, ma la differenza tra noi e per esempio i tedeschi, quella che poi stringi stringi fa alla fine il famoso spread, non è nelle politiche di bilancio, non nell'etica del lavoro, non nella percentuale di fannulloni, non nel sistema pensionistico, non nella creatività delle imprese o nella produttività del lavoro, non nella frammentazione politica quindi non nell'equazione irrisolvibile rappresentatività/governabilità, non nella potenzialità produttiva, non nelle risorse naturali (in tempi in cui le energie rinnovabili contano sempre più). O meglio, si, ci sono differenze in queste e altre dimensioni, ma sono conseguenza della differenza vera: quella nel tasso di corruzione della classe politica e dirigente in genere, e nel tasso di tolleranza alla corruzione (per interesse e/o per menefreghismo, non importa) del restante 99% della popolazione.
Si tratta di un assunto che personalmente mi sembrava evidente da ragazzo e mi sembrò dimostrato da tangentopoli, ma se torniamo indietro a rileggere la storia patria alla luce di questa lente interpretativa, forse finiamo per scoprire che si tratta quasi di un marchio d'origine, un DOC apposto sulle prime bottiglie del vino Italia direttamente proveniente dalle vigne di Camillo Benso conte di Cavour, se è vero com'è vero che il Piemonte aveva un debito pubblico mostruoso che ripianò col tesoro del Regno di Napoli, e che il Gattopardo è un capolavoro che bisognerebbe far leggere nelle scuole al posto dei Promessi Sposi o di Cuore, se si volesse davvero far capire questo Paese ai suoi giovani affinché possano davvero cambiarlo.
I padri teorici del liberalismo e della democrazia immaginarono possibile che questi due istituti potessero reggere, e soppiantare così l'assolutismo aristocratico da sempre imperante nella razza umana (discendente dalle dinamiche di gruppo degli scimpanzè, nè più nè meno), solo con una separazione tra le tre facce del Potere in tre Poteri distinti: legislativo, esecutivo e giudiziario. Solo mantenendo questi in equilibrio si poteva sperare in una tendenza autotemperante di fondo che neutralizzasse gli effetti peggiori di devastanti istinti umani come la prevaricazione, l'accumulo di ricchezza e potere, la corruzione. Si noti: non abolire, ma neutralizzare gli effetti peggiori! darsi obiettivi raggiungibili è uno dei segreti del successo, e se miri a cambiare la natura umana sei destinato a fallire, ma se miri a organizzare le regole in maniera che la natura umana resti in qualche modo imbrigliata, ecco che qualcosa la puoi ottenere.
Questa lunga premessa per sostenere che è proprio la mancanza di equilibrio tra i poteri che ci ha portato a questo punto: con una magistratura davvero libera e indipendente, così com'era disegnata dalla nostra Costituzione, non si sarebbe affermato quel senso comune di impunità che avrebbe tarato sul nascere ogni riforma, dall'unità d'Italia al federalismo passando per la democrazia parlamentare. In pochi negli anni 70 vedevano i rischi del decentramento amministrativo, allora si chiamava così, che partì dall'attuazione del dettato costituzionale in merito all'istituzione delle Regioni, anzi l'importanza della vicinanza coi cittadini dei centri decisionali ai fini del controllo dell'operato eccetera eccetera bla bla bla divenne luogo comune prima a sinistra per poi prendere la deriva oncologica che chiamiamo federalismo. Il punto era, e resta, che non tutte le regole vanno bene per tutti, e per gli italiani moltiplicare le possibilità di carriera politica poteva avere solo l'esito che ha avuto, come pure poi deviare il fiume del bilancio nazionale in troppi canali e rigagnoli: impossibile controllare neanche militarmente che non si rubino l'acqua.
Oggi l'unica soluzione sarebbe, e uso il condizionale perché stante il luogo comune di cui sopra e l'attuale composizione dello scenario politico non può essere adottata se non dopo una guerra o altro evento traumatico della stessa portata, azzerare il federalismo e cancellare le regioni, anche perché in contrasto col progetto di unione politica europea che a sua volta dovrebbe essere composta da entità di tipo regionale e non nazionale come oggi, lasciare le province ai Prefetti e alle loro funzioni tipiche (senza organi elettivi nè bilanci se non in quanto parte di quello del Ministero dell'Interno), e dare ai Comuni tutte quelle funzioni che non possono tornare a una Pubblica Amministrazione nuovamente centralizzata, di tipo bonapartesco, con responsabilità gerarchicamente crescenti. Si avrebbero risparmi tali da risolvere per sempre ogni nostro problema di bilancio, a patto che...
A patto che parallelamente si lasciasse i magistrati liberi di fare il loro mestiere fino in fondo. Una mani pulite che duri decenni, solo questo ci salverebbe, forse, perché ci sarebbe il tempo che entri nel senso comune che se si sbaglia si va in galera. Le carceri intanto potrebbero essere svuotate da extracomunitari e altri poveracci con nuove normative su droga immigrazione e altri reati minori, mentre nessuna pietà dovrebbe essere invocata per chi ha commesso un reato nell'esercizio di una funzione che già di suo gli dava abbastanza guadagno. Tra l'altro, ciò sarebbe in linea col dettato cristiano (non con la prassi, lo so, che ha fatto da mamma alla corruzione imperante e al nepotismo). Per dire, un Sallusti è pagato e profumatamente per essere responsabile dei pezzi pubblicati sul suo giornale, quindi se ne pubblica uno anonimo che diffama pesantemente chicchessia, è lui che va in carcere. C'è un reato, commesso peraltro con fini politici abietti (partecipare al coro di attacco alla magistratura che ha compromesso l'equilibrio dei poteri) ma questo è secondario, c'è una pena: la si paghi. Non c'è invece nessuna libertà di opinione violata, quella è semmai sotto attacco da anni, sotto forma di leggi bavaglio e altri tentativi di ingabbiare la libera espressione dei cittadini attraverso la Rete, da parte degli stessi politici che oggi si ergono a paladini della stampa per salvare il culo a un amico.
A proposito, vi propongo, sul caso Sallusti:
  • la lettera di Miragoli  pubblicata da ildialogo.org, ottimo periodico di ispirazione cristiana con forte orientamento al confronto interreligioso;
  • l'analisi di Sergio di Cori Modigliani sul suo blog, che punta il dito sulla "cupola mediatica" che ha fatto quadrato come un sol uomo in difesa del reo;
  • sulla stessa lunghezza d'onda, ma con tagli diversi, i pezzi di Robecchi su Micromega, Massimo Fini su Il fattoLameduck sul suo blog.
Di quest'ultima vi segnalo anche questo pezzo sull'Huffington post, che ha appena aperto in Italia con la direzione nientemeno che di Lucia Annunziata, da cui estraggo un passo che potrebbe essere una specie di manifesto del libero blogger:
Un blogger è essenzialmente qualcuno che ha la passione di scrivere e che decide di dedicare qualche ora al giorno del suo tempo libero, quasi tutti i giorni, alla scrittura. Generalmente lo fa senza alcun ritorno economico ma solo per passione. Un blogger scrive in base ai suoi interessi e in piena libertà. Non deve rendere conto a nessuno ma alla sua coscienza. Il blogging è soprattutto libertà, è una delle migliori  incarnazioni della libertà di espressione. E' come il surf.  Scrivere un grande post è come cavalcare la grande onda. Il blogging è rivoluzionario e geneticamente anarchico. Il blogging è però anche impegno e ricerca quando vuole farsi informazione. Capita di dover passare diverse ore sul web alla ricerca di materiale, di documentazione, dovendo tradurre da lingue straniere, cercando riscontri alle fonti. E' un maledettissimo impegno che impone anche, volendo trattare di politica ed attualità, di stare sempre sul pezzo, come dicono i cugini giornalisti. Il blogger, in questa versione di servizio, può perfino diventare l'intellettuale dei nostri tempi.
Non siamo pagati ma è meglio così. Non abbiamo nessuno che ci cambi il titolo, che ci tagli e ricucia i pezzi, che ci censuri pensieri e parolacce, che ci mescoli con gente che il blog se lo fa scrivere dal portaborse, dalla segretaria o dall'assistente alla poltrona governativa.
[...]
P. S. Questo blog non ha pubblicità, non spompina le blogstar e quindi da sei anni non riceve nomination ai Macchianera Awards, non è tra i primi cento blog italiani e non ha casaleggi alle spalle. Se volete fare qualcosa per questo blog, se vi piace, l'unico modo è parlarne in giro, linkarne i post ed invitare a leggerlo.
Infine vi propongo tra i link di colonna sinistra il blog di un giornalista che rischia davvero, altro che Sallusti e - per saltare da palo in frasca - Saviano: Antonino Monteleone, riggitanu comu a mmia, qui in argomento con un'analisi sul caso Scopelliti.
Poi però lascio la parola al grande Jannacci, che urla il titolo di questo pezzo tra una intro con l'indimenticabile Beppe Viola e una canzone mai troppo riascoltata, a proposito di libertà...

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