lunedì 29 settembre 2014

DI CHE SI TRATTA?

Vista al cinema una delle commedie migliori della stagione, laddove la scala di giudizio è quella secondo cui la commedia perfetta deve far ridere mentre fa pensare e viceversa: La nostra terra di Giulio Manfredonia, quello di Si può fare.
Il film è a tratti ingenuo e "sovrascritto", ma è fresco e sincero, e ha uno dei pregi migliori della commedia all'italiana: la "rotondità" dei personaggi, la coesistenza in ciascuno di loro (o almeno in quelli principali, affidati anche per questo agli attori più bravi: qui Sergio Rubini giganteggia...) di sfaccettature positive e negative. Le macchiette, i personaggi appena abbozzati e monodimensionali, lasciamoli volentieri alle commediacce ridanciane made in Usa, e ai loro epigoni nostrani natalizi o meno che siano.
La storia è quella di una cooperative antimafia che ottiene in gestione i terreni confiscati a un boss cui però vengono concessi i domiciliari nella villa attigua, terreni che non possono fare a meno della cura di un uomo che però era il figlio del legittimo proprietario degli stessi prima che il padre del boss glieli strappasse appunto mafiosamente. Non so se c'era un modo migliore di raccontare con leggerezza la pesantissima realtà di un territorio in cui certe mentalità sono radicate innanzitutto nelle vittime, a partire dall'amicizia tra i due protagonisti da bimbi per finire col colpo di scena che non vi dico, passando per l'atteggiamento che attira forse più empatia: quello dei carabinieri alle prese con l'alieno Stefano Accorsi.
Insomma, la visione è consigliata, e propedeutica ad altri due film in uscita, il Belluscone di Maresco e La trattativa della Guzzanti, che non so se risulteranno altrettanto fruibili e capaci di passare il concetto di mafiosità altrettanto bene, ma che pure andarsi a vedere (avendo voluto o meno seguire delle polemiche più o meno artate) è dovere civico e interesse personale, se vogliamo capire alcuni avvenimenti in cronaca:

  • il primo Presidente della Repubblica chiamato a testimoniare in un processo, a valle del vergognoso episodio che lo ha visto esimersi dal rendere totalmente pubblico, come avrebbe fatto chi non avesse avuto niente da nascondere, il contenuto delle intercettazioni in cui è incappato per essere stato contattato da un indagato, vicenda che poi si era conclusa con il divieto di pubblicazione e l'obbligo di distruzione dei nastri, ma ripeto è  non avere promosso e anzi imposto subito la pubblicazione che è in se vergognoso e autorizza chiunque a farsi le idee peggiori nel merito delle conversazioni;
  • oggi sono stati eletti i primi due presidenti di Provincia col nuovo sistema, cioè dai loro colleghi politici: come vedete, Renzi vi aveva detto che aboliva le province, in realtà ha solo abolito la democrazia (qui come al Senato o con la nuova legge elettorale per la Camera);
  • il padre del premier risulta indagato per bancarotta fraudolenta, condanna o meno si scopre che l'augusto e democristo genitore, come tanti altri (im)prenditori italiani, da decenni l'articolo 18 lo aveva già superato, per cui il figlio ha ragionissima a ritenere il suo un atto dovuto senza manco poi tutta questa importanza (sul perché allora ha tutta sta prescia, ci devo tornare con calma...): tutti quelli che lavoravano per lui erano precari, salvo il figlio... quando si dice "la famiglia"....;
  • oggi 29 settembre è il compleanno sia di Berlusconi che di Bersani: tempo fa ci feci un pezzullo divertito di averlo scoperto: benché ancora "dall'interno", le analogie tra i due mi sembravano un po' troppe. Ma non potevo immaginare che avrei visto di molto peggio: il leader del maggior partito di centrosinistra che si fa dettare le riforme direttamente da chi ha devastato questo Paese su incarico iniziale della P2 e in commistione di interessi con la mafia, riuscendo persino a fare in modo che la maggioranza del popolo bue manco noti la cosuccia... Chissà, forse per gli italiani notare la mafia in politica è come per una donna in bikini al mare....

lunedì 22 settembre 2014

PROPRIO UN PARTITO DI CENTRO

Le foto qui attorno non sono di cronaca, sono di repertorio. Ma, potete scommetterci, saranno attuali tra qualche giorno o settimana, non appena arriveranno le prime piogge serie. E Roma si bloccherà, perché non ci sarà modo di percorrerla né sopra né sotto terra.
Chi vi parla era ecologista quando non andava ancora di moda, l'associazione presso cui prestavo servizio volontario (e avrei voluto farci il servizio civile, ma chi osava chiedere di sottrarsi agli obblighi di leva senza ricorrere alla tradizionale spintarella veniva punito non solo con otto mesi in più di ferma, ingiusti ma legittimi, anche con una destinazione lontana in chilometri e per vocazione da quella richiesta) precedeva persino il sole che ride, eppure a Roma si è "arreso" all'abbonamento annuale Metrebus solo quando si è trasferito vicino a un capolinea della metro. Se non avete colto la sottigliezza della precisazione, è perché non ci siete mai saliti in una stazione intermedia nell'ora di punta, e dico in un giorno senza problemi...
Stamattina arrivo al capolinea e e la gente vi è accalcata fino a fuori: un treno è guasto in stazione e per muoverlo e farvi arrivare uno sostitutivo ci va il tempo che ci va. Io, ho potuto tornare a casa a piedi e prendere l'auto, con cui attraversando tre quarti di Roma sono arrivato in ufficio con soli tre quarti d'ora di ritardo sul previsto, i meno fortunati tre quarti d'ora dopo erano ancora in stazione. Eppure, se andate su Internet in questo momento non trovate un solo trafiletto sull'accaduto. Perché? Bravi, non fa notizia: è ordinaria amministrazione.
Prevedibile come il netto peggioramento del servizio su tutto un quadrante della periferia nordest, quello che gravita attorno alla stazione di Rebibbia, al momento della pompatissima inaugurazione della linea B1, capolinea temporaneo Conca d'Oro. Perché se tu prendi una linea e la biforchi, delle due l'una: o raddoppi la frequenza dei treni nel tratto comune, o la dimezzi nelle derivazioni. Indovinate com'è andata. E indovinate cosa succede se aspetti una metro sei minuti teorici, almeno sette/otto pratici, in ora di punta: sei fortunato se riesci a salirci. Allora perché l'hanno fatta, la derivazione, e peraltro da una stazione che lasciava il realizzando miliardiario hub Stazione Tiburtina su un ramo anziché farne com'era logico lo snodo, direte? Per le solite ragioni. Le stesse per cui stanno facendo la terza linea radiale, che passa sotto il Colosseo e tutto il Centro storico, necessariamente costosissima e difficilissima quindi lentissima da completare, anziché con gli stessi soldi realizzarne cinque o magari dieci tangenziali o secanti, a risolvere ogni problema di mobilità periferica, cosa peraltro piuttosto semplice da farsi usando (come hanno fatto in molti Paesi civili) i vasti terreni del demanio ferroviario esistenti . Il criterio con cui si valuta se realizzare una qualsiasi opera pubblica in Italia non è, come dovrebbe, quanto è utile ai cittadini, qual'è il rapporto costi/benefici, quanto lavoro da e quindi quanto contribuisce con il moltiplicatore keynesiano al reddito del Paese, no, è quanto fa comodo ai soliti noti big della costruzioni e/o alla criminalità organizzata quindi quanto può rendere in tangenti alla classe politica peggiore del quadrante Alfa.
Roma dunque non ha, e non avrà nel medio termine e forse mai, un sistema di trasporti pubblici da mondo civile. Ma siccome siamo de sinistra, e siccome noi altri de sinistra ci abbiamo tutti in un modo o nell'altro la casona al centro o giù di lì, pedonalizziamo qui fregandocene delle ricadute di traffico attorno, buchiamo per vent'anni qua e pazienza se sopra già non si camminava prima figurarsi dopo, e ora aumentiamo la durata e le tariffe della ZTL e la spezzettiamo, poi vi generalizziamo e rincariamo la sosta a pagamento, impedendo di fatto l'attraversamento magari anche notturno o festivo e tout-court la fruizione della città a chi non ha i soldi. Si perché se hai solo il culo di averlo ereditato, un buco al centro, con le tasse sulla casa e le tariffe per entrare e sostare ti costringeranno a venderlo, ai soliti noti ovviamente. E si completerà la  trasformazione della città in macchinetta mangiasoldi per turisti.
Direte ma che vorresti il centro aperto alle auto e sommerso dallo smog? No, certo, ma vorrei che fosse rispettata la consequenzialità logica che vorrebbe che PRIMA venissero risolti i problemi di mobilità pubblica nella maniera più razionale ed economica possibile e POI si mettessero in atto le dissuasioni fisiche ed economiche a danno di chi si ostini ad usare il mezzo privato. E vorrei che si valutasse democraticamente lo smog del centro e quello del semicentro e della periferia dove si scaricano i problemi se si esagera con le chiusure quando non ce le si può permettere. Invece questa amministrazione, non potendo farlo diversamente, pensa di ottenere la patente di progressista con provvedimenti che si spendono bene sui (loro) giornali, ma che per la gente comune, i famosi proletari che stanno rimoltiplicandosi e senza manco più la coscienza di classe, sono un disastro appresso all'altro.
E meno male che ho pochi lettori, perché sennò mi sarei con questo fatto un altro bel po' di nemici. Eppure Marino l'ho votato, dichiarandolo qui ai tempi, ma evidentemente a far parte di questo PD anche i migliori si perdono...

venerdì 19 settembre 2014

SCAREDHEART

Proprio come le schede dei nostri referendum, vero?
Non mi andava di essere menagramo, per cui mi sono astenuto da alcuni commenti che mi scappavano, sul referendum scozzese, fino all'esito definitivo, che purtroppo conferma le mie previsioni.
Gli indipendentisti stavolta sono riusciti a raccogliere il 45% dei votanti, ma ovviamente non basta, se non a indurre chi le ha fatte a mantenere le promesse di maggiore autonomia grazie a cui ha arginato la marea montante.
Queste le considerazioni, in ordine sparso:
  • la semplicità del quesito, che invidia!...;
  • la composizione del vasto compatto e forte fronte del no, una delle migliori ragioni per votare si;
  • la mancanza di richiami alla sovranità monetaria da parte degli indipendentisti, da un lato conseguenza del fatto che comunque essi vivono in uno Stato che ce l'ha (anche se non la usa certo a vantaggio delle "province" o delle classi medio/basse), dall'altro causa di un difetto di coerenza nel piano complessivo che è certo una delle cause della mancata vittoria;
  • il comportamento dei mass-media, anche in questa occasione (nell'instillare terrore verso gli scenari conseguenti all'eventuale indipendenza) dimostratisi ormai degni del peggior Goebbels (il nazista inventore della propaganda moderna) altra causa della vittoria dei NO.
Volendo però mettere a sistema i ragionamenti, si può senz'altro affermare (come Contropiano) che le cosiddette democrazie occidentali sono già, o ancora (se la crisi continua ancora un po', e non si vede come possa finire), oltre la soglia in cui la percentuale di chi ha qualcosa da perdere, e quindi paura, è maggiore di quella di chi non ce l'ha. Ecco perché era facile prevedere questo risultato, e forse anche il 41 per cento del cicciobello con gli 80 euro tra i dentini, e semmai a sorprendere, e ad essere spiegata dalla gravità della crisi, è l'alta percentuale di SI.
Forse non c'è che da aspettare ancora un po' (magari sperando di sbagliarsi, che questi si inventino qualcosa e questo momento non arrivi mai...), perché siano mature le condizioni per una rivolta, con o senza virgolette.
A proposito, e infatti, ecco che in Italia il comitato per il referendum abrogativo del Fiscal compact e del pareggio di bilancio in Costituzione si trova in serie difficoltà nel raggiungere il quorum di firme (ancora a 500mila, la riforma Renzi la vuole a 800mila...): al fattore paura, lì, si somma il fattore ignoranza, non certo mitigato dal connivente mondo dell'informazione, è solo grazie a ciò che può accadere che un sacco di personaggi in vario grado di malafede (da Tsipras e accoliti, allo stesso Renzi, ora perfino a Draghi) straparlino senza essere linciati di crescita e politiche keynesiane non affiancando a ciò una messa in discussione anche parziale del sistema-Euro.
Ecco allora che forse, come in questo contributo da leggere tutto benissimo spiega Fagan, il tentativo scozzese mostra la traccia di ciò a cui dovrebbe puntare chi volesse davvero trovare una soluzione "da sinistra" ai problemi dell'Europa: il superamento degli Stati-Nazione a favore di comunità più piccole e storicamente e culturalmente coese, federate in entità sovranazionali (per noi, una Unione Euro Mediterranea) a loro volta meno elefantiache e con interessi maggiormente convergenti dell'attuale Unione Europea. Un progetto questo, quindi, da buttare definitivamente alle ortiche della Storia, assieme alla folta stola dei suoi promotori e sostenitori, magari prima che faccia altri danni.

lunedì 15 settembre 2014

THE EMPEROR'S NEW CLOTHES

Occorre che ci ridiciamo la verità ogni volta solo perché loro finché gli serve continueranno a ripeterci "a reti unificate" la loro menzogna.
La tecnica è questa: avendo bisogno di orientare l'opinione pubblica in una direzione, e non essendo sufficiente ricorrere alla ordinaria potenza di fuoco dell'apparato dei mass-media a propria disposizione per influenzarla o manipolarla, si progetta di creare o favorire un evento, o raccontarne uno creatosi per conto suo in modo da nasconderne o stravolgerne elementi essenziali, tanto più grande quanto più massiccia è la mobilitazione che si vuole. E' essenziale che a conoscere la verità sia il numero più stretto possibile di persone, e nella maggior parte dei casi, per quanto la cosa sia difficile da credere, questo è fattibile; anzi, più la cosa è difficile da credere meglio si può usare, a combattere le poche voci fuori dal coro, l'argomento retorico "ma ti pare che una cosa possibile si può fare senza che qualcuno di quelli coinvolti nel complotto prima o poi non lo spifferi?". Poi, è essenziale continuare a ripetere la narrazione "ufficiale" in modo ottuso contro ogni evidenza, anche anzi soprattutto quando qualcuno solleva obiezioni ragionevoli, semmai spostando l'obiettivo dal merito di quelle obiezioni a caratteristiche difetti o opinioni di chi le fa (che non è patriottico, che non è democratico, che sta dalla parte dei terroristi, e simili), con stile diverso a seconda di dove ci si trovi (in un tg, un talk show, le righe di un giornale) e di che pubblico si ha (favorevole o contrario, "tifosizzabile" o tendenzialmente argomentativo). Anzi, più ancora che ripeterla serve darla per scontata anche quando non c'entra niente, della serie "è così che si crea un luogo comune, baby"; ad esempio, mettendo nel bel mezzo di un discorso sulla sicurezza delle nostre strade una frase come "d'altra parte persino gli Stati Uniti sono stati colpiti al cuore da Bin Laden" o simili. Infine, è fondamentale continuare a sostenere e dare per scontata la versione ufficiale ben oltre il termine in cui oramai non ci crede più nessuno, a rimarcare il suo ruolo di dogma fondativo che puoi negare quanto vuoi tra te e te o parlando coi tuoi amici basta che in pubblico ti ci attieni: come per le religioni "di Stato" appunto, e per un esempio adeguato basta pensare all'unità d'Italia come ce la raccontavano a scuola e come sappiamo oramai tutti che non è stata ma come viene ancora rappresentata nelle ufficialità, toponomastica in primis. Ciò perché senza la religione ogni potere è più debole, e quindi senza tenere duro su questo punto sarebbe più difficile raccontare la prossima balla, quando serve. Perché servirà.
Ecco che quando fu eletto Obama in molti avevamo sperato, e lui stesso aveva lasciato intendere (perché la cosa gli fidelizzava l'elettorato "progressista" e gli permetteva di sfondare "a sinistra"), un progressivo disimpegno dai fronti militari in cui le amministrazioni precedenti avevano cacciato gli USA e magari un progressivo disvelamento degli eventi dell'11 settembre. Invece non solo sotto la sua amministrazione la somma algebrica dei fronti su cui gli ammericani sono impegnati direttamente o indirettamente è cresciuto e di molto, ma ecco che lo vediamo, specie ora che non deve più raccattare consensi, trito e contrito attorno alla favoletta dei terroristi arabi che abbattono i grattacieli e il pentagono, e cazzuto e determinato ad annunciare guerra senza frontiere a quella entità "terroristica" che è nata proprio grazie a chi (anche nel senso stretto di "coi soldi e le armi di chi") ha voluto usare certi bacini per combattere "dittatori" che non ci facevano più comodo.
Certo, magari domani se arriva qualcuno che vuole mettere un velo in faccia alle nostre figlie sarà dovere di ciascuno combatterlo come e fin quanto potrà, ma non dimenticando mai (ché la memoria è il solo vero argine alla barbarie) di chi è la responsabilità prima. Dei "nostri". L'imperatore ha solo cambiato vestiti, li cambia continuamente, la cosiddetta democrazia non è che la sua arma ideologica più potente, ma siccome è insufficiente e a tratti rischia di essergli controproducente usa abbondanti e ricorrenti dosi di menzogna. L'11 settembre è una buona occasione per rammentarlo.


martedì 9 settembre 2014

IL PRIMO MIRACOLO DI MEDJUGORJE

Cilic sta giustamente ringraziando la vera artefice della sua incredibile vittoria...
Qualche giorno fa ho appreso con incredulità che un caro amico, a cui è attribuibile semmai un filino di eccesso di razionalismo anzichenò, era in pellegrinaggio a Medjugorje. La spiegazione di siffatto comportamento non poteva che risiedere, come al rientro ho potuto immediatamente riscontrare, nell'accontentare l'amata madre accollandosi, come ha raccontato, un'esperienza faticosa nella massa turistica resa altresì penosa dal caldo afoso trovatovi. Che peraltro gli ha regalato il "miracolo" di una fastidiosa e persistente influenza fuori stagione.
Le apparizioni mariane non sono certo una novità nella storia del cristianesimo, che deve la sua fortuna anche alla capacità di assorbire nel diffondersi nei luoghi i culti lì preesistenti, adattando dove e come serve le proprie figure: con Gesù Cristo erigerne il culto sopra a quello di Mitra (nelle feste comandate, e letteralmente nella Basilica di San Pietro) è stato relativamente facile, ma per saziare l'ancestrale attitudine al politeismo dei popoli mediterranei i santi (poi moltiplicati da Wojtyla) non bastavano, e infatti ad esempio in Italia forse ci sono più madonne che comuni, ragion per cui il tasso di "presenzialismo" delle stesse (il rapporto tra quelle che appaiono o piangono e tutte le esistenti) non è nemmeno poi tanto esagerato...
Il salto di qualità avviene in era moderna, quando la pastorella Bernadette vede la "Signora" a Lourdes avviando un giro d'affari mostruoso: come bene ricorda Odifreddi, oggi il sito è al terzo posto delle mete turistiche francesi, e tutto questo senza nessuna variazione statisticamente significativa del tasso di guarigione tra i visitatori rispetto a quello di un qualsiasi effetto placebo. Anzi a leggere bene le statistiche ufficiali ecclesiastiche (68 guarigioni certificate su 200 milioni di pellegrini in 153 anni corrisponde a circa una su tre milioni di pellegrini ogni due anni) è più facile vincere al superenalotto, pensate guarire restando a casa, che guarire andando a Lourdes. Con Fatima c'è la controprova, anche se lì la carta "giallo e suspense" dei tre misteri rende un filino meno della salute, che ovviamente "tira" di più. In Italia non si poteva certo restare indietro, ma qui la Madonna (da Loreto con la forza della tradizione a Civitavecchia in epoca di comunicazione moderna, passando per migliaia di prodigi ad eco locale) deve cedere il passo a un frate più volte giudicato un ciarlatano dagli stessi vertici vaticani (col parere qualificato del professor Gemelli in persona, si si quello del Policlinico), verdetto capovolto dal Demolitore del Concilio e Grande Comunicatore Giovanni Paolo II che decise che surfare sull'onda del business di San Giovanni Rotondo era meglio che tentare di arginarla.
Comunque questo post non sarebbe stato scritto per il semplice gusto di smontare logicamente e argomentatamente roba che tutto sommato chi ci crede merita di crederci e magari anche di rimetterci parecchi soldini, e anzi meglio i luoghi di culto che i guaritori vivi e vegeti che per "curarti" sono capaci di levarti la pelle. No, è che proprio ieri è avvenuto il primo miracolo incontrovertibilmente attribuibile alla madonna di Medjugorje: non sappiamo se Marin Cilic sia un campione sbocciato tardi, una meteora magari grazie a qualche altro aiutino, o semplicemente come Del Potro il frutto del cattivo governo del tennis da parte di chi dovrebbe salvaguardarlo e invece consente, non vigilando sui materiali, ad energumeni senza tecnica di fare carriera in questo sport invece che in altri tradizionalmente più adatti a tipi alti due metri e larghi uno. Sappiamo solo che fino al 1991, dieci anni dopo le "apparizioni", nel suo paesino natale non c'era neanche un campo da tennis, per cui se il ragazzo nel 1995 ha potuto iniziare a praticare questo sport è solo grazie al fatto che nel frattempo la sua zona era diventata una delle più ricche dei balcani. Se non è un miracolo, è culo.

sabato 6 settembre 2014

CONFLITTO D'INTERESSE

Ammessa ma non concessa l'avvenenza, vi sfido a trovare
nella sua biografia non dico meriti oggettivi, che sarebbe
troppo, ma almeno qualcosa che non faccia girare le palle
Se mi volete credere, non parlo per interesse personale. Se non volete, me ne farò una ragione, ma prima leggete lo stesso, che è breve e scritto di getto.
L'ineffabile premier, per bocca della sua "bella" ministra, ha detto che non ci sono i soldi per rimuovere il blocco contrattuale agli statali ormai annoso, visto che risale a prima della crisi. Il che significa che la retribuzione reale media di un impiegato pubblico italiano dal 2007 è scesa in termini reali a occhio e croce del 10-15% tenuto conto dell'inflazione ufficiale, quindi del 25-30% tenuto conto di quella vera, calcolata sul nostro paniere quotidiano non su quello dell'Istat.
Ora, è vero che di questi tempi è già tanto non avere subito come i greci un bel taglio anche in termini monetari accompagnato da pesanti tagli numerici nell'organico. Ed è vero che rispetto agli esodati, ai disoccupati, ai mai occupati, ai precari, ai precarizzati, ai pensionati, ai cervelli in fuga, eccetera, avere ancora uno stipendio sicuro tutti i mesi, per quanto basti sempre meno - cioè non consenta più di sfuggire alla regola che vuole che o hai avuto casa comprata o ereditata dai genitori o col mutuo e il resto non arrivi a fine mese, ti annovera ancora tra i fortunati, o almeno tra quelli dal lato sbagliato della freccia dell'invidia.
Però è anche vero che il mantenimento di una classe di impiegati pubblici nell'erogazione di servizi alla collettività è uno dei tratti distintivi dei sistemi economici democratici moderni, e infatti il progressivo rinunziarvi è uno dei segni del tramonto di questi sistemi: quando i servizi ce li si deve comprare, non si può più parlare di democrazia. Non bisogna dimenticare che, al di là del rientro di utilità per la cittadinanza in termini appunto di servizi, nel cui calcolo entrano i ragionamenti sulla produttività e l'efficienza che si vogliono fare (tanto è innegabile un enorme miglioramento confrontando una foto odierna con una di venti o trent'anni fa), quella classe ha avuto e avrebbe ancora un'importanza determinante nella costruzione del Welfare State. Se è vero, infatti, che la ricchezza o si crea o si sposta, uno Stato moderno oltre alle risorse naturali e a quelle che attira dall'estero ha solo un modo per aumentare il benessere dei propri cittadini: pagarne un certo numero per fare cose utili agli altri, e garantire che i soldi messi in circolazione alimentino un giro abbastanza grande da ripagare alla fine l'investimento iniziale. Creo mille in termini di stipendi pubblici, questi passano di mano in mano per diciamo 5000, e se i rivoli in uscita costituiti da evasione ed elusione fiscale, saldo con l'estero, tangenti e criminalità restano tali e non diventano fiumi mi rientrano i mille in termini di tasse. E i servizi erogati, con tutto il loro valore sia monetizzabile che non, sono un di più che arricchisce e qualifica il Paese.
Non so quanto del giro d'affari di Roma sia direttamente imputabile agli impiegati pubblici, sicuro è che senza questi Roma sarebbe rimasta la cittadina di qualche centinaio di migliaio di abitanti che era all'annessione. Strangolateci ancora un po', e poi stupitevi ancora se l'economia non riparte.
Con questo non voglio certo dire che non esistano altre cause del mancato arrivo della sempre annunciatissima ripresa: chi mi segue sa che non trascuro mai tutti gli altri fattori e anzi è la prima volta che parlo di questo. Ma oggi è d'attualità e quindi parlo di questo.

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