sabato 30 agosto 2008

AH, L'ITALIA!

Bisogna riconoscere, anche ad avversari politici, il genio. Come etichettare altrimenti il nume che ha evidentemente ispirato il Presidente del Consiglio nella gestione della faccenda Alitalia?
Re Silvio infatti stavolta si è superato, e non era facile. Da leader dell'opposizione ha bocciato l'entrata nel gruppo AirFrance/Klm della compagnia quasi intera con soli 2mila esuberi, millantando l'esistenza di un pool di imprese italiane che avrebbe fatto lo stesso anzi meglio dei francoolandesi, che giustamente si sono ritirati non potendo chiudere una trattativa i cui effetti si sarebbero concretizzati sotto il governo di chi gli si era dimostrato così ostile.
Dopo, ha minimizzato con l'aiuto del controllo mediatico totale l'evanescenza della cordata promessa, e ad acque calme ha consentito davvero che si creasse ricicciando una vecchia, vecchissima trovata del capitalismo de noantri: ora spezzettano la società, lasciando allo Stato il pezzo coi debiti, e trovando così entusiasti i privati (le solite facce, non voglio nemmmeno nominarle) a rilevare la parte attiva e il patrimonio. Tanto che tra questi, con quota di minoranza, ci saranno pare anche i francoolandesi scappati prima. Il tutto, con il triplo degli esuberi rispetto al piano precedente, da assorbire con un'altra soluzione anni 70 (il vintage si porta, si sà...): li facciamo assumere alle Poste! (ma non erano una SpA?).
Due i tocchi di classe: nominare due personaggi in quota all'opposizione a capo della public company inguaiata e della nuova compagnia di bandierina, e riuscire col solito tamtam mediatico a fare passare come "salvataggio dell'Alitalia" il solito regalo ai soliti finti imprenditori con tanto di costo per la collettività (indovinate chi paga i debiti?) che supererà di decine di volte gli strombazzati risparmi del Mago Brunetta e sarà superato come spreco solo dal federalismo prossimo venturo.
Unico neo dell'operazione, che si spera rientri, è il nome della creatura: Compagnia Aerea Italiana, infatti, da come acronimo CAI, che è la traslitterazione disneyana del verso dei cani bastonati. Se ne sarà già accorto uno dei nostri bravi vignettisti, e disegnato un Pluto con le insegne della nuova Compagnia che guaisce (cai, cai...) fuggendo dai molossi che rappresentano i giganti dell'aviazione europea?
Insomma, ci vorrebbe il grande Totò, quando scoprì l'autore del quadro astratto che lo aveva spaventato a casa di Franca Valeri a Capri: il genio è genio e come tale va premiato... orsù una sedia e un tovagliuolo!....

martedì 26 agosto 2008

DAL DIZIONARIO STORICO 2108 - 2. DEMOCRAZIA

S.F. (lett. governo del popolo - gre.) - Formula ideologica di dissimulazione dell'oligarchia (lett. governo di pochi) a scopo di automantenimento della stessa. Il termine nasce nella Grecia del VII/VI secolo a.C., quando nelle città/stato (poleis, da cui il termine politica, ugualmente desueto) le decisioni riguardanti tutti venivano prese a maggioranza dai soli maschi adulti liberi. Tenuto conto delle donne e dei minori e degli schiavi di entrambi i sessi, si può affermare che forse il 5% dei cittadini decideva anche per il restante 95%.
Già in quell'esperienza però fu chiaro che l'etichetta D. rendeva magicamente più accettabili anche le decisioni più discutibili, caratteristica questa peculiare nel secondo periodo storico in cui il termine D. si affermò, tra la fine della seconda guerra mondiale e l'inizio della terza (1945/2013).
In questa era storica, detta anche "tra le due olimpiadi di Londra", gli oligarchi, facendo tesoro dei maldestri tentativi detti "liberismo" "fascismo" e "comunismo" di occultare il loro potere dietro una formula idelogica, resero via via la loro molto sofisticata ed efficace. Tanto da riuscire a consolidarsi in una élite quasi impermeabile e molto ridotta percentualmente a livello mondiale, e prendere decisioni devastanti per tutto il restante 99,9% della popolazione del pianeta senza che la stragrande maggioranza di questa se ne rendesse minimamente conto.
Solo la guerra, come spesso accade, denudò alla fine la loro menzogna, e i pochi sopravvissuti nostri avi ripresero ad organizzarsi in comunità strettamente legate alla terra, favorendo la rinascità della civiltà basata sul bando di ogni religione organizzata (unici testi sacri ammessi: Imagine di John Lennon e Il gioco delle perle di vetro di Herman Hesse), la matrilinearità, e soprattutto il ripudio assoluto di ogni guerra e violenza: la pena di morte resta solo per un reato, uso personale e spaccio di derivati finanziari.

lunedì 25 agosto 2008

DAL DIZIONARIO STORICO 2108 - 1. MATRIMONIO

S.M. (lett. azione di madre - lat.) - Rito di origini antichissime attraverso il quale due persone di sesso diverso si univano a formare un sodalizio a scopo riproduttivo, indissolubile secondo alcuni antichi culti e comunque stabile secondo antiche superstizioni. La celebrazione, religiosa o civile che fosse, era per taluni tappa cruciale, associata alla credenza che aumentasse il vincolo con la persona prescelta (diminuendo la probabilità di reversibilità dell'unione - di fatto tardi studi statistici hanno dimostrato esattamente il contrario...) nonchè all'esigenza di dare rilevanza sociale al legame in atto (un crisma di ufficialità, dunque, che comportava conseguenze giuridiche per fortuna sempre meno rilevanti con la modernizzazione dell'O.G.). In realtà, la faccenda si risolveva in un più o meno ingente esborso di denaro degli interessati, o più spesso delle loro famiglie d'origine, di cui gli stessi solo parzialmente rientravano attraverso un rituale secondario denominato "lista di nozze" cui i cd. invitati soggiacevano volentieri per non dover aggiungere al sacrificio economico, purtroppo inevitabile, l'imbarazzante e noiosa ricerca del regalo, a meno di non adempiere alla cosa col rito collaterale del "riciclo", difficile però da effettuare nell'unica forma socialmente accettabile, quella dissimulata.
Il M. cadde lentamente in disuso, salvo che presso categorie originariamente escluse dall'accesso al rito come gli omosessuali. Fu abolito definitivamente quando fu chiaro che i costi complessivi a livello sociale dei riti di scioglimento del vincolo, "separazione" e poi "divorzio" quelli civili, "annullamento alla sacra rota" quello religioso (in realtà diverso solo per il prezzo maggiore e la possibilità di accedervi limitata a chi poteva approcciare alte gerarchie ecclesiastiche), superavano di gran lunga i benefici. Anche perchè l'istituto fu inventato quando la vita media era di 40 anni; quando questa nel volgere di pochi decenni raddoppiò, la percentuale di matrimoni prima o poi sciolti divenne praticamente il 100%. Non solo, ma ci si rese conto che tutta la serie delle partite di giro finiva ad alimentare in sostanza una grossa redistribuzione di reddito a favore di un un'unica categoria: gli avvocati.
Fu così che il Parlamento Televisivo Sovrano, sotto il regno del Presidente Ereditario Silvio Berlusconi III, il 25 aprile 2074 abolì definitivamente il M., con voto confermato dal consueto plebiscito al televoto: contrari gli avvocati e (non tutti) i loro familiari, favorevoli tutti gli altri sudditi.
Il 25 aprile è infatti come tutti sanno l'"anniversario della liberazione" proprio per ricordare tale evento - anche se alcune sette di extraparlamentari disfattisti insistono a dire che la ricorrenza è più antica e fa riferimento a un evento storico/politico, che però neanche loro sono in grado a domanda di precisare...

venerdì 22 agosto 2008

AMORE GIOCO E QUALITA'

Magari domani si scoprirà che pure lui è dopato come tutti gli altri. Magari no, ma i soldi gli monteranno la testa e ciondolerà tra un meeting e l'altro per fare cassa finchè dura. Domani. Perchè oggi Usain Bolt è una delle poche icone di queste olimpiadi, uno dei pochi momenti in cui è stato possibile guardarle senza avere il voltastomaco. Per mille motivi che ora tralasciamo.
Ora è infatti è tempo di lodare questo ragazzone che ha fatto il terzo oro con record del mondo in pochi giorni (100, 200 e staffetta 4x100), così: giocando. Tanto che i capintesta dello sport mondiale non si sono tenuti, e hanno bacchettato il ragazzo (ha 22 anni, cavolo!) perchè esulterebbe smodatamente. Invece il tipo è simpaticissimo, con quel suo togliersi di dosso appena passato il traguardo l'unico oggetto che tradisce il suo essere di questo secolo: le scarpette (che tanto gli si erano pure slacciate in corsa...).
Perchè invece è un piacere vederlo infliggere distacchi abissali a gente seriosa in body supertecnologici, indossando maglietta e pantaloncini anni 70. Gioca, figlio di un popolo discendente dagli schiavi africani che non solo ha regalato al mondo Bob Marley e il genere musicale moderno più intimamente legato alla natura umana primigenia, ma segue l'unica forma rilassata di religione monoteista al mondo. Se escludiamo il buddismo, il cui concetto di qualità a citarlo a mente e cuore (i pignoli vadano su Google) sembra proprio di rivedere Bolt correre:
Chi è maestro dell’arte di vivere
fa poca distinzione fra il proprio lavoro e il proprio gioco,
la propria fatica e il proprio divertimento,
la propria mente e il proprio corpo,

il proprio studio e il proprio svago,

il proprio amore e la propria religione.

Quasi non sa quale sia dei due.

Persegue semplicemente il proprio ideale di eccellenza in tutto quel che fa,

lasciando agli altri decidere se stia lavorando o giocando.
Ai suoi occhi, lui sta sempre facendo entrambi.

lunedì 18 agosto 2008

LA MUSICA CHE GIRA INTORNO

Qui si controinforma per-diletto, magari sacrificando qualche ora al riposo (perdi-letto), ma in ogni campo ci sono siti che controinformano per scelta editoriale, professionalmente, rigorosamente, da anni. L'elenco a destra ne comprende alcuni. Ne aggiungiamo un altro paio: La Brigata Lolli e Storie di note.
Nel campo della musica, infatti, a fronte di un'omologazione culturale sempre maggiore, partita negli anni 80 con la conquista da parte delle major delle radio (così ex) libere, ci sono alcuni circuiti che proprio grazie all'era Internet (indicata in maniera miope come la causa della crisi dell'industria discografica, mentre ne è stata solo la cartina di tornasole - ma si sa, quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito e non la luna) riescono a mantenere salda la trincea della musica di qualità.
A proposito, stasera a Bova Superiore, nel pieno di quella zona della calabria in cui si parla ancora il grecanico, dialetto derivante dal greco antico, suona Angelo Branduardi. A proposito non solo per via del titolo del suo album nella foto, ma anche perchè il menestrello della Pulce d'acqua è uno di quelli che ha saputo reggere il timone della propria libertà espressiva nel mare delle mode musicali. Sacrificando, come già Battisti e De Andrè, una carriera che poteva restare nel solco della propria fortuna commerciale e continuare nei decenni a sfornare un disco ogni paio d'anni sempre uguale al precedente e poi passare alla cassa, come fanno tutti gli altri anche a suon di raccolte con remix e un paio di inediti.
Il concerto è l'atto conclusivo di una manifestazione di recupero delle identità culturali profonde, giunta all'undicesima edizione: Paleariza (letteralmente "antica radice"). Speriamo diventi di moda come l'archetipo della categoria, quella Notte della Taranta che parte di questi giorni in Salento con Maestro Concertatore proprio quel Mauro Pagani a cui dobbiamo i suoni di quel capolavoro assoluto che è Creusa de Ma di Fabrizio De Andrè.

sabato 16 agosto 2008

IL DOPING FERROVIARIO

Nella canicola agostana può anche capitare di dover prendere un treno da Bari a Reggio Calabria e scoprire che non ne esistono più. Se proprio insisti perchè ti serve, devi cambiare da due a quattro convogli a seconda dell'orario, e impiegare da poco meno di dieci a più di quindici ore, per un tratto che in auto ne richiede forse cinque.
Passato il momento di incredulità, ti dicono che è da tempo che quella tratta non è più percorsa per intero da un unico treno, e che non è la sola in Italia. Praticamente, ogni tragitto che non si paga da solo col tempo è stato abbandonato. E sono migliaia le stazioncine che sono state o automatizzate o chiuse, spesso col primo passo propedeutico al secondo.
Poi ti ricordi che hai sentito roboanti annunci sui tratti di Alta Velocità che si stanno completando, roventi polemiche su quelli che gli abitanti delle zone da attraversare non vorrebbero si facessero (ah, gli oscuri oppositori della Modernità!), rutilanti annunci sulla prossima ventura concorrenza foriera di ogni bene per il cliente grazie alla nuova compagnia capitanata dai Montezemolo e dai Benetton (qui un reportage dall'Espresso).
E ti chiedi: ma questi che vogliono fare la concorrenza le linee se le sono fatti da soli o le ha pagate Pantalone? e tutte le vecchie linee via via abbandonate o lasciate obsolescere, chi le aveva pagate, se non noi e i nostri padri e i padri dei nostri padri? e come mai sulla questione privatizzazioni sono decenni che sono tutti o quasi daccordo, dalla Sip alle Poste alle Ferrovie all'Enel eccetera, e quasi sempre la cosa si è tradotta in servizi peggiori ai cittadini pagati però molto di più?
Le risposte a chi le cose le dice meglio di noi (qui un vecchio articolo su Contrappunti, parte 1 e 2). La domanda è: quand'è che si sentirà qualcuno dire che le privatizzazioni in certi settori, così come il federalismo fiscale, sono pessime idee che ai cittadini costano tanto e basta, mentre rendono molto soltanto ai soliti noti? Uno qualsiasi, anche non di sinistra, che dice chiaramente che le ferrovie per uno Stato (a maggior ragione per uno stretto lungo e montagnoso) non sono un settore su cui è possibile immaginare privatizzazione e concorrenza, ma un demanio per natura, una rete basilare ed essenziale alla sopravvivenza civile come la circolazione sanguigna a quella corporea?
Cosa succede a un uomo se assume sostanze che gli distruggono la circolazione periferica mentre il sangue nelle arterie principali è pompato a mille?

giovedì 14 agosto 2008

PROPAGANDA

In questo momento sono in onda due ottime trasmissioni giornalistiche. Su Raidue, La storia siamo noi si occupa della tragedia del Kursk, il sottomarino affondato agli albori dell'era Putin con oltre cento militari a bordo, finalmente sottolineando i troppi punti di contatto tra il modo di fare dei nuovi padroni della Russia con quello della nomenklatura sovietica. Su Canale 5, Matrix parla dell'8 per mille, che finisce per un meccanismo complicato in gran parte alla Chiesa Cattolica, finalmente sottolineando con una efficace cronistoria che i rapporti tra Stato e Chiesa, passando da entrambi i concordati, sono stati e restano caratterizzati da un'insufficiente livello di indipendenza.
Che c'è di strano? Che proprio in questi giorni si è rotta per via georgiana e petrolifera l'amicizia tra Bush e Putin, e quindi tra Berlusconi e Putin, che parevano di ferro. E Famiglia Cristiana ha aperto con una serie di articoli una frattura tra establishment cattolico e governo per via delle sue misure cosiddette per la sicurezza, giungendo ad adombrare pericoli di fascismo.
Se uno ha il controllo totale sui mezzi di comunicazione, può aprire il fuoco tempestivamente e contemporaneamente su tutti i suoi nemici. E checcavolo, certe cose non ha neanche bisogno di chiederle: non è compito del collaboratore ideale prevedere i desideri del boss?
Scrivo quasi in diretta perchè voglio proprio vedere, domani, quanti si accorgeranno della singolare coincidenza. Stiamo perdendo la libertà poco a poco, e la stragrande maggioranza degli italiani nemmeno se ne avvede. Come diceva quel pezzo dei Propaganda, "Duel"? the first cut won't hurt at all - il primo taglio non fa male per niente...

mercoledì 13 agosto 2008

NON PERDERSI PERSEPOLIS

Una delle cose positive, che per molti compensano i tanti problemi, del vivere in una città come Roma è che durante l'anno escono tutti ma proprio tutti i film (anche quelli che in provincia non si vedranno mai), e se qualcuno te lo sei perso perchè non è che puoi uscire tutte le sere, stai tranquillo che d'estate in una delle decine di arene lo rifanno, a poco prezzo o addirittura gratis.
Gratis era ieri sera la proiezione di Persepolis, il lungometraggio a disegni animati dell'iraniana Marjane Satrapi, su uno schermo piazzato nel parco dell'ex manicomio di Santa Maria della Pietà. Le autobiografie sono raramente così convincenti: l'autrice riesce davvero a comunicare quello che ha passato, senza essere mai pesante nè autoindulgente o sentimentale. Sarà perchè prima ha realizzato il fumetto su carta, e dopo il suo successo ha distillato lentamente la cosa resistendo fra l'altro alla tentazione di venderne la sceneggiatura a Hollywood, quindi ha trasferito - con una maestria che evidentemente deve qualcosa all'amore - le tavole in un film.
Un film credibile, magico, illuminante, a tratti divertente, sempre emozionante. Chi se lo fosse perso, cerchi di rimediare: magari nei posti di vacanza qualche arena lo dà...

lunedì 11 agosto 2008

ROMA HA INCONTRATO IL MONDO

Daniele Sepe è un signore napoletano sulla cinquantina. Una volta si diceva: di mezza età. Ma nel vecchio occidente sono in tanti più vecchi di lui; i più vecchi sono i ragazzi che dopo una notte a cercare di dimenticarsi di essere vivi tra musica anestetizzante pasticche alcol e quant'altro vanno appunto a morire con la macchinona di papà.
Il ragazzo suona il sax così bene che può suonare, e infatti delle volte suona, il jazz dei e coi più grandi jazzisti. Una volta ha sottoposto i giovanissimi astanti di un locale di San Lorenzo (per i non romani, il quartiere universitario della capitale) a un'ora di fusion estrema, così per vedere che effetto che fa; siccome i ragazzi non solo non si spazientivano, ma ascoltavano estasiati un genere difficile che forse non avevano mai sentito e che sicuramente non erano venuti lì a sentire, si è spazientito lui e nel bel mezzo di un brano si ferma e fa "guagliù, ma nun vi siti rutti 'o c... cu sta fusion?", e attacca una tarantella.
Ieri sera a Villa Ada, chiudendo come ormai è tradizione la manifestazione "Roma incontra il mondo" che ogni anno si distingue per qualità e tipologia della programmazione, arriva sul palco e al pubblico comodamente seduto ai tavolini fa più o meno così: "buonasera, voi siete i sopravvissuti: cca nun ci sta cchiu nisciuno! comunque, mo ve sunamme o jazz! o vi alzate in piedi o nuje ve sunamme o jazz!" e quando la gente ha cominciato ad alzarsi "va buò, sunamme. che parlamme a fà? è inutile qua fare comizi, tanto la rivoluzione non la volete fare! non la vogliono fa manco questi chi so nire, e hai voglia che aspettiamo...!"
Se ancora non si è capito il personaggio, una visita al suo ironicissimo sito è istruttiva; tra l'altro, offre una vasta raccolta di mp3 scaricabili gratuitamente, segnala che su e-mule la sua discografia è tutta disponibile, solo limitandosi a ricordare che i suoi dischi costano la metà o meno degli altri, avendo scelto una distribuzione alternativa. E, credetemi, vale la pena averli originali: sono oggetti sempre interessanti, con testi foto e altre invenzioni da vedere e toccare. Insomma è comunista coerentemente, convinto come pochi altri "giusti" (ad esempio, la Bandabardò) che il musicista debba guadagnarsi la pagnotta suonando e sudando, che il disco sia un supporto sorpassato e che se vuoi che se lo comprino devi farlo costare il giusto e dargli valore aggiunto, e che sta storia dei diritti d'autore sia davvero definitivamente da archiviare.
Tornando alla cronaca, ieri Sepe era sul palco con una formazione di sedici elementi davvero di tutto il mondo: Italia, Senegal, Romania, Bosnia, Brasile, Tunisia, Argentina; tutti bravissimi, fino alle due incredibili cantanti, la svedese (ma canta benissimo anche in napoletano) Auli Kokko e la cubana (bella e dalla voce insospettabile) Doris Lavin.
Ma basta chiacchere, beccatevi sto video:

domenica 10 agosto 2008

IL DIRITTO INTERNAZIONALE E IL TOPINO DEI DENTI

Chi di noi credesse ancora in concetti come il Diritto Internazionale, è servito dal primo piatto della cronaca odierna.
Nella cartina (tratta da repubblica.it) si vede quanto sono vicine due regioni, l'Ossezia del Sud e la Cecenia, che hanno in comune la tragedia di essere parte di uno Stato mentre la stragrande maggioranza dei propri abitanti vorrebbe esserne indipendente. La stessa cosa del Kosovo, insomma, ma questo è fuori cartina. Non essendo in grado di discernere nei dettagli di situazioni troppo lontane, abbiamo osservato la Russia di Eltsin prima e Putin poi chiamare terroristi e combattere i ceceni, e rispondere a brutto muso a chi volesse impicciarsi che "sono affari interni".
Adesso vediamo che se la Georgia di Saakashvili fa con gli osseti la stessa cosa, i russi si impicciano al punto di attaccarli militarmente. Due pesi e due misure così sfacciatamente che persino Berlusconi e Bush hanno (sia pur timidamente) rimproverato il loro amicone ex leader del KGB: non ci illudiamo, non gli scateneranno contro una tempesta come a Saddam ai tempi del Kuwait, però se anche a loro è parso troppo tacere, qualcosa vuol dire.
Certo, ne ceceni nè osseti ci interessano come i kosovari, per i quali il Progressivo Occidente si è prodigato manu militari, forse per maggior interesse forse perchè il cattivone di turno erano i decisamente meno temibili serbi. Ma nemmeno i morti e i feriti che occhieggiano dalle foto sui media ci lasciano indifferenti come gli iracheni, perchè questi sono caucasici e ci somigliano, e ci ricordano che ieri sotto le bombe di nemici che diventano alleati e di alleati che diventano nemici ci eravamo noi. E domani ci potrebbe ritoccare.
Perchè questa è solo l'ultima di una serie impressionante di dimostrazioni del fatto che non abbiamo imparato dagli errori dei padri, e quindi non siamo al riparo dal ricommetterli. La forza conta ancora più del diritto: è ora di smettere di lasciare il dentino sul comodino.

giovedì 7 agosto 2008

HIROSHIMA E ALTRI SCHELETRI NELL'ARMADIO

Ieri era l'anniversario del più grande massacro istantaneo della storia dell'umanità. A noialtri ci hanno sempre detto che è stato purtroppo necessario, sganciare la bomba su Hiroshima, e tre giorni dopo quella su Nagasaki, perchè sennò la guerra sarebbe continuata chissà quanto e con molti più morti. Ma non ci hanno detto la verità.
Ora, nel campo della controinformazione si trova spesso tutto e il contrario di tutto, ma sulla vera storia dei primi bombardamenti atomici ci sono davvero troppe incongruenze, e testimonianze anche da dentro l'establishment americano che perlomeno debbono farci scattare il campanello del dubbio, vera unica ancora di salvezza della nostra umanità.
Fate le vostre ricerche, magari partendo da questo pezzo di Mark Weber tradotto da Andrea Carancini. E non smettete mai di farvi domande, sulla storia di una Nazione che pretende di essere il faro dell'umanità, a partire dalla cronaca giù giù dietro fino alla sua nascita. I capitoli di una ricerca potrebbero chiamarsi così:
  1. i pellerossa: il primo genocidio dell'era moderna (leggi qui per questo punto e per il successivo)
  2. la schiavitù, le deportazioni dall'Africa, e la guerra di Secessione
  3. Pearl Harbour: davvero un'attacco inaspettato? (cercatevi un'intervista a Gore Vidal)
  4. le bombe atomiche sul Giappone: qual'era il vero obiettivo? (la domanda potrebbe anche essere: quando e come è iniziata davvero la Guerra Fredda?)
  5. davvero la nascita di Israele è il risarcimento per la Shoah, o non è piuttosto una testa di ponte nel Medio Oriente?
  6. com'è iniziata la Guerra di Corea?
  7. il falso incidente nel Golfo del Tonchino come scusa per iniziare la guerra nel Vietnam, non sarà un paradigma?
  8. i Talebani, Saddam Hussein e Bin Laden, ovvero misteriosamente gli amici diventano nemici
  9. se davvero alcuni dirottatori sauditi col brevetto per gli ultraleggeri hanno dirottato dei jet di linea contro le torri gemelle, cosa cavolo c'entra l'Afghanistan? (il film Zero, con buona pace di Attivissimo, pur essendo scarsino cinematograficamente, centra l'obiettivo di sollevare dubbi avendo subito dichiarato di non avere i mezzi per dare tutte le risposte)
  10. dal momento che le armi chimiche in Iraq proprio non c'erano, quand'è che si chiede scusa agli iracheni, si pagano i danni e si va via?
L'elenco è frettoloso e incompleto, ma è compito di ciascuno di noi integrarlo con nuove domande, anche se spesso le risposte non sono facili da trovare.
Nel frattempo, per celebrare degnamente questo triste anniversario, andiamoci a rivedere il capolavoro di Kubrick magistralmente interpretato da un gigantesco Peter Sellers, Il dottor Stranamore ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba. Se vi manca, è tappare una falla, se no è sempre istruttivo rivederlo. Ecco da Youtube la scena finale...

mercoledì 6 agosto 2008

QUANDO HAI RAGIONE HAI RAGIONE

Pare che cadendo da un muro alto tre metri sbattiamo a terra a 50 all'ora, e che siamo molto più terrorizzati dal camminarci sopra che dal correre a 200 all'ora con la macchina perchè la prima paura si è depositata nella memoria biologica e la seconda non ha fatto a tempo. Come, che c'entra? Ci arriviamo...
Non è che sia più di una coincidenza, ma se uno un giorno parla di sicurezza e il giorno dopo esce una statistica del Censis che gli da ragione, ecco, è una sensazione mica male.
Riporto, come tanti altri, stralci dal comunicato stampa ufficiale, preso da censis.it:
  • omicidi - in Italia 1.042 nel 1995, 818 nel 2000, 663 nel 2006 (-36,4% in 11 anni); in Francia la stessa rilevazione dice 1.336 > 1.051 > 879 (calo percentuale simile, ma valore assoluto maggiore per abitanti quasi uguali), in Gran Bretagna 909 > 1.002 > 901 (trend diversissimo), mentre in Germania le cose vanno leggermente meglio (1.373 > 960 > 727) - nelle grandi capitali meglio di Roma (30 casi, sempre nel 2006) si piazza solo Parigi (29), mentre stanno peggio in valore assoluto città (anche più piccole, talvolta molto) come Bruxelles (33), Atene (35), Madrid (46), Berlino (50) e Londra (169);
  • morti sul lavoro - in Italia 1.170 nel 2007; nel 2005 ed esclusi quelli in itinere (lungo il tragitto casa-lavoro o viceversa) per avere un confronto omogeneo, ne abbiamo 918 in Italia, 678 in Germania, 662 in Spagna, 593 in Francia;
  • decessi in incidenti stradali - in Italia nel 2006 5.669, mentre in Gran Bretagna 3.297, in Francia 4.709 e in Germania 5.091; nel 1995 la situazione era ITA 7.020 FRA 8.892 GER 9.454, nel 2000 ITA 6.649 FRA 8.079 GER 7.503.
Commentiamo a partire da quest'ultimo dato: in pratica, mentre la situazione in Italia migliorava leggermente, altrove lo faceva drasticamente. Il motivo è che molti rimedi presi sono in realtà palliativi: il vero deterrente sono i controlli, e infatti la situazione è migliorata in quelle zone (come i tratti autostradali sottoposti a Tutor) o in quei momenti (come il primo periodo dell'applicazione della Patente a punti) in cui erano effettivi e persistenti. Come dimostra il caso Germania, in cui il calo è maggiore: lì non ci sono limiti di velocità generalizzati, ma dove ci sono sai già che se sgarri ti beccano. Da noi invece (esclusa la già citata e positiva esperienza Tutor) gli autovelox sono principalmente piazzati in rettilinei sicurissimi, oppure nascosti al solo scopo di realizzare introiti alle povere casse dei Comuni. Mentre le strade sono mediamente insicure e talvolta pessime. Il nocciolo però sarebbe un altro: se non siamo capaci di attrezzarci con un sistema viario decente per poter adottare un sistema tipo Germania, dovremmo semplicemente non omologare per l'immatricolazione in Italia vetture che superino di molto i limiti di velocità. La cosa, peraltro, favorirebbe il bilancio energetico nazionale, e anche l'industria automobilistica nazionale, che potrebbe ulteriormente specializzarsi in ciò che gli riesce meglio: le auto piccole. I SUV poi, con paraurti all'altezza dei finestrini delle altre macchine, tonnellaggio doppio e motori da 250 all'ora, dovrebbero essere assolutamente fuorilegge. Utopie, insomma.
Tornando al tema centrale, se restiamo nell'ipotesi che gli omicidi siano in percentuale ragionevolmente invariata rispetto ai reati minori (altrimenti bisognerebbe ipotizzare che i delinquenti siano diventati più buoni), e quindi anche i morti sul lavoro rispetto agli infortunati eccetera, il ragionamento conseguente è: in Italia il problema criminalità non è un'emergenza, e comunque lo è molto meno del problema sicurezza nel lavoro. Il che non vuol dire che dobbiamo abbassare la guardia, ma che se mezzi straordinari debbono essere richiesti è per dove servono: mandiamo i soldati nei cantieri, insomma, altro che obiettivi sensibili.
Quando poi usciranno statistiche ancora più dettagliate, scopriremo che la maggior parte degli omicidi si consuma tra le mura domestiche o comunque dentro la cerchia dei conoscenti. E magari impareremo, col ragionamento, ad avere più paura di nostro marito a casa che dell'extracomunitario per strada, come di correre in auto che di camminare su un muretto.
Visto che ci arrivavamo?

lunedì 4 agosto 2008

MA SIETE PROPRIO SICURI?

Oggi è il primo giorno di dispiegamento delle forze armate sul territorio in difesa di obiettivi sensibili, in ossequio ai nuovi provvedimenti legislativi per la sicurezza dei cittadini.
Il primo contingente è di 3000 uomini, con compiti di ordine pubblico, di cui 400 a Roma, ma lontano dal centro storico (un turista dovesse pensare di aver preso per sbaglio un biglietto per Bogotà). Gli altri 2600 sul resto del territorio nazionale, uno ogni 125 chilometri quadrati circa, ma tranquilli: è solo il primo, di contingente!
Chi avesse amici berlusconiani, potrebbe divertirsi a fare loro alcune domande.
Meglio, poichè tutti evidentemente abbiamo amici e parenti berlusconiani, ma poichè si tratta per natura di gente schiva che si materializza nelle urne ma prima è in incognito e poi svanisce, chi riuscisse a identificare un parente o amico berlusconiano, potrebbe chiedergli:
  • se si sente più sicuro ora che ci sono 4 persone in Italia che potrebbero ucciderlo e non essere nemmeno processati;
  • se si sente più sicuro con i tribunali che hanno il lavoro supplementare di ridefinire la cronologia dei processi per passare avanti quelli "più urgenti" subendo nel contempo un taglio di 60 milioni di euro nelle risorse;
  • se si sarebbe sentito ancora più sicuro con tutti i processi bloccati (prima stesura del decreto, resa obsoleta dal lodo Alfano, che ha bloccato l'unico processo di cui al Boss importava qualcosa, il suo);
  • se si sentirà ancora più sicuro quando la magistratura inquirente sarà passata sotto il controllo dell'esecutivo (presto: è daccordo pure il PD...);
  • se si sente più sicuro sapendo che se subisce un reato da un immigrato clandestino questi viene punito più duramente che se lo stesso reato lo subisse da uno regolare o da un italiano - e se crede davvero che per un disperato possa essere un deterrente a delinquere sapere che c'è un'aggravante specifica (peraltro contraria alla Costituzione italiana e alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, robetta...) a suo carico;
  • se sinceramente pensa che l'aumento di sicurezza derivante da pochi militari non specificatamente addestrati per le strade compensi il disagio derivante dal vedere (e il rischio derivante dall'avere) in giro gente armata in mimetica come nelle dittature (l'immagine, scattata in Cile nel 1973, è presa dal sito dittatori.it).
Sarebbe davvero carino scoprire dalle risposte se almeno ha capito le domande, visto che sono leggermente più complesse di quelle dei quiz preserali.

domenica 3 agosto 2008

ADUNATA SEDIZIOSA

La Lega Nord domina la cronaca di oggi:
  1. a Lampedusa il vicesindaco leghista fa lo sciopero della fame "contro l'immigrazione clandestina";
  2. a Novara il sindaco leghista ha firmato un'ordinanza che vieta a tre o più persone di stazionare nei parchi di notte.
Nel primo caso, non è tanto la posizione presa da Angela Malaventano, peraltro con parole misurate, a stupire, quanto la notizia - che in molti si ignorava, e che è davvero surreale - che nel posto più a sud d'Italia vicesindaco e 4 consiglieri comunali su 9 siano della Lega Nord. E' vero che ciò avviene a rimorchio del movimento autonomista che adesso esprime il presidente della Regione, ma viene da pensare che gli isolani devono averle provate tutte, prima di ricorrere al gesto disperato di affidarsi a chi da ventanni sputa veleno sui meridionali per avere una soluzione al problema che li affligge. Chissà, forse sperano che con la destra al governo prima o poi si arriverà a piazzare la Marina Militare in forze attorno all'isola. E chissà quanti da loro immaginano che l'unica soluzione al problema dell'immigrazione passerebbe invece da un governo talmente di sinistra, e in tutti i Paesi occidentali, da rovesciare totalmente, ma proprio di 180°, la politica nei confronti del terzo mondo.
Nel secondo caso, se la situazione non fosse tragica, sarebbe comica. Ed è comunque paradigmatica. Il Nord Italia è pieno di cittadine tranquille come Novara, dove succedono talmente poche cose che dei ragazzi che schiamazzano di notte diventano un problema. Sono città dove i giovani italiani sono 4 gatti, e quindi la maggioranza di anziani dovrebbe lasciargli trasformare le città in parchi di divertimento, sperando che forse così non vadano via anche loro. Invece no: a Novara, come a Trento, a Cuneo, eccetera, alle 7 di sera 10 mesi l'anno c'è il coprifuoco (luglio e agosto un po' più tardi, ma neanche tanto), e città bellissime vengono fruite dai pochi terroni che passeggiano nel deserto, in omaggio ad abitudini inveterate.
Ora, quando l'opposizione si stancherà di inscenare le adunate sediziose di protesta, nei parchi di Novara a fare le zozzerie si potrà andare al massimo in due. Insomma, il triangolo no.

sabato 2 agosto 2008

BOLOGNA VENTOTTO ANNI FA

Se si vuole avere una misura della peculiarità del nostro Paese rispetto a tutti gli altri cosiddetti a democrazia avanzata, ricordiamoci di questo: è l'unico in cui numerosissime stragi di civili non hanno trovato colpevole. 14, secondo alcune prudenti statistiche, con centinaia di morti innocenti. E quando, come per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, gli esecutori materiali sono in carcere con condanna definitiva, si ignora comunque chi siano i mandanti.
Forse bisognerebbe chiedere a chi, quasi trent'anni dopo, osa addirittura ventilare una fantomatica pista palestinese, subito calvalcata dai revisionisti storici che forti della maggioranza parlamentare vorrebbero riscrivere la storia come usa i vincitori, e quindi nella fattispecie hanno proposto la riapertura dell'inchiesta.
In qualsiasi altro dei Paesi suddetti (forse, e forse non a caso, Stati Uniti esclusi) un tipo come Cossiga non potrebbe straparlare come fa dai tempi delle esternazioni presidenziali, perchè sarebbe troppo impegnato a rispondere alle domande dei giudici che lo avrebbero incriminato per faccenduole come Gladio e il caso Moro.
Oppure a dire quello che sa di chi ha ordinato o favorito, per impedire a un Partito Comunista che contendeva alla DC la maggioranza relativa di andare al governo, una serie mostruosa di attentati e assassinii. Ce lo dica, Presidente, tanto oramai lei in galera non ci va più, o perlomeno lo lasci scritto per i posteri, e magari convinca il suo amico Giulio a fare altrettanto. Fate postumo il servizio alla Patria che non avete fatto da vivi: dateci i vostri scampoli di verità. Se ci sono le prove, crederemo pure ai palestinesi...

venerdì 1 agosto 2008

C'E' SOLO LA STRADA

Da un viaggetto organizzato in Tunisia, uno di quei pochi che noi pòoracci possiamo permetterci, non si può certo pretendere di avere un quadro sociologico preciso, che forse non basterebbe neanche trasferirsi lì per qualche mese. Tuttavia gironzolando si porta via una qualche impressione, una sorta di deja-vu: i bambini che giocano per strada, i bar con ai tavoli seduti solo uomini, poche donne in giro e con una destinazione precisa, molte solo se dirette a una funzione religiosa, tutte o quasi con un fazzoletto in testa, in giro poche vecchie auto scarburate (sto citando Argentina di Guccini) e vecchi camion, qualche apepiaggio e alcuni muli carichi.
Non è un ragionamento sulla globalizzazione, sul turismo ultima risorsa di certi territori postcoloniali, sulla situazione tunisina indubbiamente migliore di tante altre realtà simili e ciononostante al quotidiano confine della sopravvivenza, sui cambiamenti climatici e l'acqua che c'è sempre meno, niente. Solo una riflessione: se un italiano sulla quarantina, di origine meridionale, può avere un flashback così, vuol dire che la distanza non è poi tanta, e non sappiamo poi se la storia sia davvero unidirezionale.
E forse è meglio così: i figli della nostra società presunta superiore crescono chiusi dentro casa, davanti allo schermo di una tv o di un videogioco. Se giocano a pallone, è perchè i genitori li hanno iscritti a Calcio, hanno le magliette fighe e pseudoallenatori che li rincoglioniscono di birilli e schemi e ruoli e tattiche, papà e mamma a bordo campo che tifano urlano e tramano per un posto da titolare - meglio attaccante - del pargoletto (la corruzione e i favori sessuali imperano, basta farsi un giretto per constatarlo).
Ancora pochi decenni fa, si stava tutti in strada. A pallone, tutti si voleva giocare, e tutti all'attacco. Il portiere c'era se c'era uno incapace di giocare, consapevole di esserlo, e abbastanza remissivo - se no si giocava senza, o col "portiere volante" (uno autorizzato a rientrare in porta e toccare la palla con le mani, qualora servisse: non rientrava mai). Se eri portato, imparavi da solo o dai più bravi la tecnica, i trucchetti, e dal confronto col gruppo si formava il carattere dei futuri uomini, tra cui per selezione naturale emergevano i pochissimi che avrebbero fatto i calciatori.
Una paura spesso creata a tavolino ha indotto ragazzi cresciuti benissimo in questo brodo primordiale darwiniano che era la strada, a impedire ai propri figli di fare la stessa esperienza. Ma chi si fermasse a ricordare con ponderazione, scoprirebbe che la "sicurezza" così com'è definita oggi è una bufala mediatica, che quando i poveri eravamo noi aggressioni furtarelli pidocchi potevamo aspettarceli dai vicini di casa altro che dagli extracomunitari o dagli zingari.
E capiremmo che un popolo che vive nei soggiorni davanti al televisore anzichè in strada la maggior parte delle proprie crucialità, dalla crescita alle scelte politiche, è un popolo morto che non sa di esserlo. Risentitevi Gaber: c'è solo la strada.

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