venerdì 22 agosto 2008

AMORE GIOCO E QUALITA'

Magari domani si scoprirà che pure lui è dopato come tutti gli altri. Magari no, ma i soldi gli monteranno la testa e ciondolerà tra un meeting e l'altro per fare cassa finchè dura. Domani. Perchè oggi Usain Bolt è una delle poche icone di queste olimpiadi, uno dei pochi momenti in cui è stato possibile guardarle senza avere il voltastomaco. Per mille motivi che ora tralasciamo.
Ora è infatti è tempo di lodare questo ragazzone che ha fatto il terzo oro con record del mondo in pochi giorni (100, 200 e staffetta 4x100), così: giocando. Tanto che i capintesta dello sport mondiale non si sono tenuti, e hanno bacchettato il ragazzo (ha 22 anni, cavolo!) perchè esulterebbe smodatamente. Invece il tipo è simpaticissimo, con quel suo togliersi di dosso appena passato il traguardo l'unico oggetto che tradisce il suo essere di questo secolo: le scarpette (che tanto gli si erano pure slacciate in corsa...).
Perchè invece è un piacere vederlo infliggere distacchi abissali a gente seriosa in body supertecnologici, indossando maglietta e pantaloncini anni 70. Gioca, figlio di un popolo discendente dagli schiavi africani che non solo ha regalato al mondo Bob Marley e il genere musicale moderno più intimamente legato alla natura umana primigenia, ma segue l'unica forma rilassata di religione monoteista al mondo. Se escludiamo il buddismo, il cui concetto di qualità a citarlo a mente e cuore (i pignoli vadano su Google) sembra proprio di rivedere Bolt correre:
Chi è maestro dell’arte di vivere
fa poca distinzione fra il proprio lavoro e il proprio gioco,
la propria fatica e il proprio divertimento,
la propria mente e il proprio corpo,

il proprio studio e il proprio svago,

il proprio amore e la propria religione.

Quasi non sa quale sia dei due.

Persegue semplicemente il proprio ideale di eccellenza in tutto quel che fa,

lasciando agli altri decidere se stia lavorando o giocando.
Ai suoi occhi, lui sta sempre facendo entrambi.

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