giovedì 29 settembre 2011

IL 29 SETTEMBRE... SA LUSCO

Sarà anche colpa delle banche cattive, ma quelle ci sono sempre, mentre il
debito pubblico impenna quando al governo ci sono i due compari milanesi...
Avevo già notato la curiosa coincidenza che l'inconsapevole Mogol aveva consacrato per sempre al tradimento la sua data di nascita quando Berlusconi non era ancora un uomo pubblico. Non ancora quella che anche il leader del maggiore partito a lui avverso (cit.) fa anch'egli il compleanno oggi (molti anni di meno, ma evidentemente una vita molto più dissoluta, visto che la differenza di età non si avverte...). A questo punto scatta la mentalità da enigmista dilettante, e appare in tutta la sua evidenza che BERsaNI e BERluscoNI hanno in comune anche le tre lettere iniziali e le due finali del cognome, oltre a una calvizie solo diversamente dissimulata: tolte quelle resta "sa lusco", cioè "ha il gusto o il sentore di losco".
Forse questi tre indizi non sono di quelli che fanno una prova, ma insomma fate voi. Io ne approfitto per, adesso che il Golem sta per crollare (ah, come ci crogioliamo nei wishful thinking noi di sinistra...) e noi stiamo per finire dalla padella della sventatezza alla brace (Montezemolo? Profumo? Veltr... no, questo sarebbe troppo...) dello spennamento professionale, tentare di riassumere per i posteri un rapido e necessariamente incompleto elenco delle sue malefatte degli ultimi 17 anni, che rendono inevitabile e enormemente amplificata la botta che stiamo per prendere.
Non che la cosa scalfirà minimamente l'ultrà berlusconiano, che obbedisce a un suo decalogo così tragico da risultare comico e viceversa, ma tanti dei suoi elettori occasionali, senza i quali non sarebbe durato tanto, magari è il caso che si sentano ripetere all'orecchiuccio santo i motivi per cui lo stanno abbandonando come i topi le navi che affondano, hai visto mai si distraggono e lo rivotano un'altra volta.
  • Il famoso debito pubblico fino all'avvento del craxismo era in percentuale fisiologica, ha subito la sua storica impennata proprio negli anni della Milano da bere, e dal 91 ad oggi gli unici momenti in cui è sceso o almeno non è cresciuto sono state le parentesi col centrosinistra più o meno al governo. Fuori dal grafico che ho trovato (vedi foto) resta l'ultima impennata dovuta all'azione di governo sciagurata di uno che non dorme la notte per altri motivi.
  • Il modello culturale imposto dalle sue televisioni, con le altre che hanno dovuto adeguarsi per non soccombere commercialmente prima di essere sottoposte al suo controllo diretto tutte quante, ha fatto fare decenni indietro nell'evoluzione psicosociale di un paio di generazioni almeno. Per riparare ai danni al sistema di valori tramandato, ci vorrebbero trent'anni di azione uguale e contraria che non si vede quando e come potrebbero iniziare.
  • Il sistema fiscale italiano stava per beneficiare dell'onda lunga delle leggi civilizzatrici di inizio anni 90, ed essere oggetto di una riforma improntata all'equità, all'effettività dei recuperi, alla cosiddetta tax compliance (l'adesione spontanea agli obblighi fiscali, molto in breve), ad un corretto rapporto tra amministrazione e cittadino-contribuente, alla progressiva erosione di evasione ed elusione al punto di poter poi abbassare la tasssazione media. Tutto questo è stato scientificamente sabotato e minato da tutti i governi Berlusconi succedutisi in 17 anni, con azione legislativa (in primis i famigerati condoni, di cui lo stesso Tremonti parlava male prima della sua carriera di ministro ricca degli stessi, tra cui spiccano gli scudi fiscali, ma anche tantissimi provvedimenti minori che uno fuori del giro manco li sa), amministrativa (la depotenziazione degli istituti più efficaci, la demotivazione continua del personale, eccetera) e culturale (le continue dichiarazioni sul presunto diritto a non pagare tasse troppo alte, l'esempio dato con le proprie attività, eccetera).
  • La gestione dell'ingresso nell'Euro, se un giorno si riuscirà mai a ripristinare lo Stato di diritto nel nostro Paese, dovrebbe essere trattata come un crimine di guerra, con tanto di corte marziale e pena di morte. Oggi col senno di poi si può anche discutere di uscire dalla moneta unica e persino dalla UE, ma ai tempi si sperava ancora che l'unione monetaria sarebbe stata seguita a breve dall'unione fiscale e politica di quel gruppo di Stati a parametri economici paragonabili, non era ancora stata compiuta la scelta scellerata di lasciare l'unione solo monetaria ed estenderla senza criterio. Ma allora si trattò di un'occasione formidabile di mettere a posto i conti pubblici disastrati dal decennio craxiano, colta e portata a termine in brevissimo tempo dai prodiani con la parte migliore del Paese convinta e diligente nella missione. Per dissolvere questo risultato ai berluscones sarebbe servito un decennio, ma subito avevano un'occasione da cogliere per gratificare l'elettorato di riferimento che li riportò al governo dopo la sciagurata parentesi dalemiana (ancora oggi D'Alema pontifica, in qualsiasi altro Paese democratico visti gli errori commessi sarebbe stato emarginato dai suoi per sempre, magari lasciandolo al largo da solo sulla sua barca a vela in pieno oceano...). Pochi ricordano forse, infatti, che era stata previsto un comitato di controllo della transizione monetaria, che aveva in programma tra le altre cose l'utilizzo massiccio di forze dell'ordine dei vari corpi (principalmente GdF, ovviamente) e personale amministrativo per una rilevazione capillare dei prezzi prima e dopo l'avvento dell'Euro. Ebbene, la sua chiusura fu il primo atto del nuovo governo nel 2001, e la "distrazione" conseguente fece si che in pratica il cambio euro/lira = 1/1936.27 fosse affiancato dal cambio 1/1000 per tutta una serie di categorie verso le quali ci fu in pochi mesi un travaso di ricchezza incalcolabile, degli ordini di decine di punti percentuali di PIL. Un massacro sociale, aggravato dal fatto che le categorie beneficiate erano quelle che poi le tasse non le pagano, quelle penalizzate quelle tartassate allora come oggi.
  • Le privatizzazioni sono una sciagura la cui responsabilità è bipartisan, d'accordo, ma anche in questo terreno il Nostro e il suo braccio operativo si segnalano per almeno un episodio notevole: la massiccia dismissione di immobili pubblici passata alla storia come SCIP (mai sigla fu più azzeccata...). Qui una valutazione "tecnica" dell'operazione (anche questa degna di una Norimberga per Tremonti e soci che chissà se vedremo mai), io mi limito a ricordare quello che pensai da subito come potenzialmente interessato (contando solo su un normale stipendio - cioè senza un travaso intergenerazionale - non si può comprare casa in una grande città): si stava perdendo un'occasione per deflazionare il mercato immobiliare e invece la si stava cogliendo per rimpinguare le tasche dei soliti amici. Sarebbe bastato stabilire che solo le persone fisiche (magari solo per acquisto prima casa) potessero partecipare alle aste (anzi, ciascuna a una sola asta per volta), anziché consentire a notai immobiliaristi costruttori e altri soggetti senza scrupoli e con tanti contanti di appropriarsi a quattro soldi del patrimonio immobiliare pubblico per poi farlo confluire nel già enorme bacino di quello privato sopravvalutato e sottosfruttato che è alla radice del problema casa in Italia.
  • In tutto questo, e ripeto si tratta di un'elencazione necessariamente grossolana e incompleta, il vostro amato premier ha negato spudoratamente fino all'anno scorso che esistesse una crisi economica (esistono numerose interviste in cui ripete che era un'invenzione della stampa comunista o cose del genere - se vi va cercatevele da soli, è facilissimo, se no chiedete alla Gelmini come si fa) per potere impunemente continuare a sperperare soldi pubblici, cioè nostri, in cose senza senso e senza alcun ritorno economico per nessuno salvo per gli assegnatari degli appalti e i percettori delle relativi tangenti. Di Bertolaso i mondiali di nuoto e la gestione del terremoto abruzzese si spera parlino presto le sentenze dei tribunali, della TAV e di quanto poco serva e tanto costi possiamo evitare di parlare solo perché non rientra tra le malefatte di esclusiva responsabilità berlusconiana tanto è condivisa dal PD in spregio ad ogni logica e convenienza politica (il che la dice lunga su quale convenienza invece privilegino Chiamparino Fassino e soci), del Ponte sullo Stretto ne ho parlato pure troppo ma sappiate che questi con la faccia come il culo continuano imperterriti a sperperare soldi (tantissimi anche se non venisse mai fatto, come resta per fortuna probabile) anche quando all'orizzonte c'è uno Stato che non riuscirà più a pagare gli stipendi ai propri dipendenti (e allora voglio vedere cosa succede alle entrate fiscali e alle ultime vestigia di domanda interna, cari i miei geni dell'economia...). Insomma, non ci sarebbe nessuna emergenza contabile se al posto di questa classe politica ce ne fosse stata una non dico onesta ma almeno delinquente in maniera intelligentemente moderata, come quel racket che prende tanto da lasciare in piedi i negozianti perché altrimenti taglierebbe la fonte stessa del proprio reddito...
Un elenco incompleto e grossolano, ma buono da mandare a memoria per essere pronti nei prossimi mesi, quando il vostro vicino amico parente, che voi sapete berlusconiano convinto anche se lui oramai nega se ne è scordato e afferma di essere sempre stato "anti" (ah, i corsi e i ricorsi storici!...) si lamenta perché gli hanno tagliato lo stipendio rubato i risparmi e aumentato le tasse, a sbattergliene in faccia uno o più punti. Non ci avrete guadagnato niente, ma si campa anche di soddisfazioni, eccheccazzo!
Non ve l'ho mai chiesto, ma questo articolo fatelo girare, queste cose dirsele e ridirsele si deve, finché si può. Anche per questo bisogna lottare per salvare gli oramai esigui spazi di libera informazione: chiusi quelli, come a ondate tentano di fare, non potremo dirci queste cose nemmeno tra noi quattro gatti che spulciamo nel web.

venerdì 23 settembre 2011

DOV'E' LA LIBERTA'?

Uno della banda, questo è del secondo
tipo (la spiega in fondo al pezzo...)
La notizia, di pochi giorni fa, è che a Berlino il partito dei pirati informatici ha fatto il 9 per cento. NOVE, direbbe il piccolo diavolo sbattendo le carte sul tavolo.
Nel loro programma, oltre ovviamente a Internet gratuita e libera per tutti, hanno messo l'abolizione del copyright, la liberalizzazione delle droghe leggere, l'obbligo di totale trasparenza per chi fa politica, trasporti pubblici gratuiti e salario minimo garantito per i giovani.
Tutte cose che dovrebbero stare e in gran parte non ci sono nel programma di una forza di sinistra degna di questo nome, che appunto in Italia non abbiamo. Tutte cose che avrebbero ricadute positive probabili sulla mitica crescita, sicure su quel rinnovo del patto sociale che è indispensabile per affrontare gli scenari che ci attendono (anche se non fossero così cupi come quello descritto qui, purtroppo possibilissimo se non ancora probabile).
La Rete infatti in tutto il mondo crea posti di lavoro tranne che in Italia, uno dei posti al mondo con l'ADSL più cara e meno diffusa e il wi-fi più rarefatto e meno libero, con la pubblica amministrazione che anzichè rivolgersi al software gratuito, oramai da tempo all'altezza per dotazione e semplicità d'uso, compra a caro prezzo il software instabile di Gates. Oppure affida servizi inutili e carissimi come la PEC alle Poste, già ente statale simbolo ed ora SpA che si atteggia a banca senza esserlo (offrendo sponda a Mediolanum...) trascurando sempre più i servizi postali, la cui casella email era la più farraginosa da ottenere e usare, la più spammata e meno protetta, e ora si appresta a diventare l'unica obbligatoriamente a pagamento.
I diritti d'autore andrebbero non dico aboliti ma pesantemente riformati, con l'obiettivo di proteggere i deboli e favorirne l'ingresso sul mercato anzichè di tutelare i già forti com'è adesso: trent'anni di battaglia contro i "pirati" non hanno fatto che strangolare il panorama musicale, quando la strategia opposta l'avrebbe fatto fiorire (come è successo nella storia recente: le ultime grandi ondate di novità discografiche sono coincise con l'era delle radio libere, con quella del libero noleggio dei cd, con quella del libero file sharing).
La droga, ammesso che sia possibile definire bene cosa lo sia e cosa no (qual'è il criterio? la dipendenza? la mortalità? allora tabacco e alcol sono droghe), sono diventate da sollazzo per pochi a fenomeno di massa solo grazie al proibizionismo, che ne consegna produzione e distribuzione a criminali che hanno tutto l'interesse a far crescere un giro che dà profitti crescenti e così via in una spirale che dura da alcuni decenni e si potrebbe interrompere solo con la strategia opposta, come forse qualcuno comincia a capire tra gli intellettuali e i politici. La legalizzazione totale delle droghe leggere e la distribuzione gratuita e controllata delle pesanti darebbe una mazzata tale alle mafie che difficilmente si riprenderebbero (con una stretta sugli appalti, il presidio del territorio, e un po' di politici in galera gli daremmo il colpo di grazia), e si potrebbe lavorare sui consumatori per dissuaderli e farli gradatamente diminuire, com'è successo appunto con i fumatori.
Ma già, siamo governati quasi ininterrottamente da 17 anni da uno schieramento che mette la "libertà" nell'etichetta ma solo lì, e a noi le ha tolte o tentato di toglierle piano piano tutte: quella di lavorare (e "il lavoro rende liberi"...), di navigare, di scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento, di decidere cos'è la vita e morire in pace e con dignità (meno male che c'è la Svizzera: leggete qui e qui), quella d'impresa, di informazione, di istruzione pubblica e gratuita per tutti. Lasciando solo quella di corruzione e impunità al Capo, quella di sbafo ai suoi accoliti, e quella di evasione fiscale ai suoi elettori. Ed è questo l'unico punto debole del ragionamento di Bifo che invito a seguire: tutto corretto, tranne che con chiunque altro al governo, ma proprio chiunque, oggi staremmo molto meglio, perchè chiunque avrebbe almeno tentato di salvare la faccia facendo qualcosa per il Paese mentre pensava agli affaracci suoi e della banda di mafiosi leccaculi e manutengoli di cui si circonda. Che peraltro come tutti i capi con problemi di personalità si è scelto poco intelligenti, la qual cosa ha fatto più danni della malafede. La crisi è mondiale, si, ma se distruggerà l'Italia (e forse la Grecia) prima e più degli altri il colpevole sappiamo tutti chi è.

lunedì 19 settembre 2011

RI-VO-RIVOLU

Per capire l'immagine occorre l'ascolto integrale
del video in fondo all'articolo...
Abbiamo un Premier a tempo perso, e la maggior parte:
  • dei giovani, disoccupati e senza speranze;
  • degli anziani, senza un reddito sufficiente;
  • dei lavoratori, precari o con lo stipendio bloccato da anni il che significa sempre più basso in termini reali.
Lo Stato è sull'orlo della bancarotta, che ad alcuni addirittura pare già il male minore, nel senso che gli scenari alternativi - ivi compreso il ritorno del cosiddetto centrosinistra al governo per via di un Profumo o di un Montezemolo - sono peggiori. Capire la crisi, e prevederne gli sviluppi prossimi venturi, è a questo punto fondamentale per ciascuno di noi: forse non ci sarà salvezza per tutti. Fornisco allora un elenco ragionato di spunti di riflessione, hai visto mai potesse servire:
  • bellicoso, L'orizzonte degli eventi: e sarebbe persino un buon auspicio, una soluzione finale tipo Vietnam, se non fosse che lì alla fine chi usava il napalm quella guerra l'ha persa, perché i Baustelle hanno smentito Robert Duvall e Charlie fa surf;
  • preciso e dettagliato, il programma di Alternativa su Megachip: non lo sintetizzo perché è da leggere integralmente, e il vero problema dell'Italia (e dell'Occidente in genere) è la mancanza di un soggetto politico di massa che porti avanti questo complesso di idee che sarebbe l'unico a darci qualche probabilità di salvare il culo;
  • storico, Sylos Labini sempre su Megachip: finalmente un economista viola il tabù di raccontarci come e perché Hitler conquistò il suo sciagurato consenso granitico attraverso una ricetta economico/monetaria che tirò fuori in un amen la Germania dal dramma, e come quell'esempio dovrebbe essere seguito oggi senza per questo diventare neonazisti;
  • apocalitticoBeppe Grillo sul suo blog: il regime è nel bunker come Hitler nel maggio 45, noi dobbiamo solo attraversare le cinque fasi di elaborazione del lutto, come quando ci lascia la fidanzata, rifiuto collera scesa a patti depressione accettazione, per la morte del modello di sviluppo basato sulla crescita;
  • serio e particolareggiato Carlo Bertani su L'Olandese volante: autonomia energetica, valorizzazione dell'immenso patrimonio artistico e ritorno all'agricoltura, alla fine di un ragionamento complesso e interessantissimo che passa per un ruolo attivo di Napolitano e paventa un'esito rabbioso popolare in caso di ulteriore inerzia;
  • stringente, Pasquinelli su SollevAzione: sei opzioni per eliminare il tiranno, con metodo dalemiano agrippiniano sarajevese basco sanculotto o manettaro, di cui solo il quinto può forse essere risolutivo anche quando (anzi, meglio quando) nonviolento. Il quinto, la Rivoluzione.
Ecco allora che quest'ultima appare la sintesi di tutte le altre soluzioni, l'approdo di tutte le riflessioni. Ma per capirlo bene, per capirla bene, ci serve il punto di vista di un Poeta. Ecco perché vi rimando alla lettura di questa intervista a Enzo Jannacci, e poi all'ascolto di questo suo vecchio brano, Il bonzo. Perché quando ci ritroveremo tutti senza lavoro mutua casa e bidet, allora ci interesserà anche a noi di quella cosa altrimenti incomprensibile che si chiama Libertà.

venerdì 16 settembre 2011

SPAMLEMANNO

Se un blogger semisconosciuto critica la manovra maldestra (qui le sue conseguenze sui trasporti pubblici locali, per dirne una) e tardiva di un governo i cui esponenti fino a pochi mesi fa la crisi addirittura la negavano spudoratamente, puoi dargli del comunista, puoi ignorarlo, puoi persino incacchiarti. Ma se la protesta arriva da un sindaco che nella precedente reincarnazione era addirittura Ministro della stessa maggioranza di due legislature fa? Uno potrebbe pensare che anche a lui gli si può dare del voltagabbana, incavolarsi, ma ignorarlo (anche se ferma i servizi anagrafici magari il giorno che ti servono...) proprio no: l'autospot della sua svolta politica ti arriva in posta elettronica (qui accanto la prova).
Il mio maestro e amico Giancarlo Fornari nel suo manuale di comunicazione pubblica portava come esempio negativo un foglietto affisso all'ingresso degli uffici comunali che con la scusa di indirizzare correttamente i genitori alla porta giusta era stato redatto in maniera che il messaggio principale fosse quanto era bravo il sindaco che forniva quel servizio (si parlava di asili nido); il manuale diceva che il messaggio redatto in tal modo qualora fossimo sotto elezioni sarebbe stato almeno comunicazionalmente corretto, per quanto inopportuno, ma allora doveva essere diffuso ad esempio per stampa: davanti all'ufficio era semplicemente sbagliato da tutti i punti di vista, non essendo utile nè all'obiettivo dichiarato nè a quello occulto.
Insomma, signor Sindaco: lei ha disposto, o peggio qualcuno dei suoi  lo ha fatto senza consultarla, che il suo messaggio firmato venisse inviato a tutta la mailing list degli iscritti ai servizi on-line del Comune di Roma. E la cosa, ammesso che sia legale, è inopportuna, sgradevole, e se non bastasse inefficace se non controproducente. Veda lei....

martedì 13 settembre 2011

QUEST'ACQUA QUA

Uno degli aspetti più inquietanti della manovra finanziaria in approvazione è che procede in senso contrario ad una volontà popolare espressa così recentemente e con tale proporzione che davvero il governo rischia di battere i record mondiali di faccia tosta e di incostituzionalità, che peraltro già detiene. Sul nucleare non possono, per via della sua presa emotiva, ma sull'acqua e le municipalizzate, che hanno minore visibilità, ci si può provare...
Ben vengano allora iniziative come quella delle associazioni che dal 16 al 18 settembre prossimi organizzano a Reggio Calabria la "festa dell'acqua": un evento in cui si parla anche di beni comuni e democrazia, come sempre in questi casi tra stand ed eventi musicali. A Reggio parlare di acqua ha un significato in più: nel 2011 la città metropolitana in fieri costringe ancora la maggior parte dei suoi cittadini ad approvvigionarsi - come nell'800 - alle fonti per bere e cucinare, essendo inadatta a tali scopi l'acqua dei rubinetti.
Il fatto è che il premier più ricattato degli ultimi 150 anni più gli manca il terreno sotto i piedi più impronta la sua azione di governo alla salvaguardia degli interessi del suo elettorato di riferimento: evasori fiscali, criminalità organizzata e relativo indotto, costruttori e appaltatori, banche e speculatori finanziari. Ma stavolta colpire pesantemente i soliti noti (dipendenti pubblici e privati, consumatori, pensionati, ecc.) bucherà il barile, a forza di grattarne il fondo, e allora vedremo se galleggia ancora, o si imporrà una radicale inversione di rotta per furore popolare.
Lo scenario qui descritto da Alberto Lombardo potrebbe essere una via d'uscita, salvo che un soggetto politico in grado di immaginarlo prima ancora che di attuarlo non si intravede nemmeno. Ma anche se non si concorda con il suo disegno complessivo, non si può negare che alcuni sottoscenari che include sono sicuramente attuabili immediatamente, non appena Berlusconi molla l'osso. In primis proprio quelli relativi alle energie rinnovabili e ai beni comuni.
Chi vuole farsi un quadro completo può consultare questa ricca documentazione su energiafelice.it, per una sintesi invece ci si può rifare a Jacopo Fo; ai più pigri basti sapere che puntare decisamente sulle energie rinnovabili potrebbe risolvere parecchi problemi assieme, purchè in quadro complessivo coerente di inversione di tendenza rispetto all'andazzo degli ultimi anni: rilancio della piccola impresa, alleggerimento della bolletta energetica, calo dell'inflazione, crescita della ricchezza reale complessiva (e si anche del PIL, per i maniaci di questo parametro che però va abbandonato), ricadute sul recupero del patrimonio edilizio specie non urbano (e unitamente al web veloce e gratuito per tutti  e a pesanti incentivi al telelavoro, sul ridisegno complessivo delle strategie di mobilità), eccetera.
Ad esempio, dal mareproprio dallo Stretto di Messina, potrebbe venire energia a basso costo e basso impatto per due milioni di persone, mentre invece questi ancora insistono di nascosto in quello spreco colossale di risorse senza nessuna utilità che è già stato e sempre più sarà il folle progetto del Ponte. Quando invece proprio le difficoltà di bilancio dovrebbero suggerire una volta per tutte che è ora di finirla con le grandi opere che servono solo a chi le costruisce e a chi ci piglia le tangenti, anche grazie ai sempre certi enormi aumenti di spesa rispetto alle previsioni, come dimostra ampiamente il caso TAV.
Un futuro è ancora possibile, ma la prima cosa da fare è portare su queste posizioni tutta la sinistra, altrimenti la prossima certa vittoria elettorale (senza Berlusca questa destra semplicemente non esiste) potrebbe essere addirittura una sciagura, mentre il margine di vantaggio è proprio l'occasione giusta per liberarsi della zavorra liberista e centrista eredità delle sciagurate strategie dalemiane e veltroniane. C'è un serbatoio che può inaridirsi o diventare un fiume in piena: ci sono milioni di elettori a sinistra che avevano smesso di votare (e sono tornati a farlo dando evidenza di se proprio ai referendum), se avete un elettore o un esponente PD a portata d'orecchio ricordateglielo prima che sia troppo tardi.

venerdì 9 settembre 2011

CHE FINE HA FATTO KEVIN COSTNER?

A quando un film sull'11 settembre in cui un
Kevin Costner si prende la briga di indagare
sul groviglio di intrallazzi che ci ha servito
il piattino che ci tiene in guerra da 10 anni?
Non voglio ripetere cose che vado dicendo da anni: chi vuole clicchi sul tag 11 settembre, i più pigri sul post di tre anni fa, che elenca le maggiori perplessità tuttora irrisolte. Ma è il decennale di una svolta storica, bisogna parlarne, e oggi ne parlo di come ne parlano gli altri
Sono in molti a cadere, infatti, nell'errore di credere che sia sufficiente ridicolizzare alcune delle cosiddette "teorie del complotto" per avvalorare la (indimostrabile e indimostrata) versione ufficiale. Libero di farlo è ovviamente ciascuno di noi, ma un conto è esprimere ad esempio su Facebook il proprio parere personale, un conto è pubblicare articoli di questo tipo su quotidiani di tiratura nazionale. Il Fatto quotidiano almeno si limita a elencare le tesi complottiste "più accreditate" riportando come si smontano (ma essendo discutibile sia sulla scelta delle tesi sia nel merito: ad esempio, riguardo la presunta demolizione controllata delle torri, leggete la controtesi e dite a voi stessi se è plausibile spiegare così il crollo di edifici su se stessi a velocità di caduta libera come li avete visti nei filmati), l'Unità invece ricorre all'espediente retorico di shekerare assieme tutte le tesi da screditare ridicolizzando sarcasticamente le meno credibili per trasferire l'effetto sulle altre: il giornale fondato da Antonio Gramsci si è ridotto insomma ad usare un trucchetto tipico di Emilio Fede. Addirittura Comedonchisciotte, confermando le perplessità che suscita la propria struttura "aperta" che porta a renderne inidentificabile la linea attraverso la pubblicazione di tutto e del contrario di tutto, ospita un articolo anti-complottisti che si commenta da sè (la "spiegazione scientifica" della caduta a "castello di carte" fa davvero tenerezza per quanto contrasta con quanto ci hanno detto i nostri occhi) per chi riesca a leggerlo tutto.
Il peccato comune a queste e a tutte le altre disquisizioni in merito alla credibilità o meno delle tesi alternative, è che dimenticano drammaticamente che non è questo il punto. Il punto è che nessuno che non abbia i mezzi di uno Stato sovrano (servizi segreti in primis) è in grado di costruire una teoria alternativa completa e credibile sull'accaduto, mentre invece tutti noi abbiamo la possibilità di valutare col nostro raziocinio quanto regge la teoria "ufficiale" sulla base della nostra percezione e del nostro ragionamento su fatti e opinioni cui riusciamo ad accedere. In altri termini, se una teoria cosiddetta complottista mi dà una spiegazione più plausibile dell'accaduto, non è sufficiente che tu mi dimostri che quella teoria è ridicola, ma devi anche dimostrarmi meglio perchè quella ufficiale invece tiene. E il giorno che ho visto in TV il crollo delle torri io ho avuto l'immediata sensazione di qualcosa di storto: l'acciaio fuso al punto dell'impatto avrebbe dovuto far cadere il pezzo sopra lateralmente rispetto al pezzo sotto, distruggendo i piani più vicini e lasciando in piedi monconi alti ben più della metà dei palazzi: non è sufficiente che tu mi dica che è assurdo pensare che centinaia di persone avrebbero dovuto preparare una demolizione controllata per farmi abbandonare questa ipotesi, devi darmene un'altra credibile, tu che ne hai i mezzi. E se è vero che il buco piccolo in cui non sarebbe mai entrato l'aereo nel pentagono ne aveva affianco uno grande, dove sono le foto e i video dell'impatto? stiamo parlando di uno dei posti più controllati al mondo, e dopo anni esce fuori solo un video in cui si vede da lontano qualcosa che potrebbe sembrare un aereo volare rasoterra? Io non so se è stato un missile, ma tu non mi hai dimostrato che è stato un aereo.
Ecco perché dopo dieci anni siamo ancora "nella notte", come dice Cardini in questo bell'articolo in cui tra l'altro cita una dichiarazione del tempo di Cossiga il Picconatore, che quando straparlava in un senso gli veniva data eco immensa quando lo faceva nell'altro veniva bellamente ignorato:
«...tutti gli ambienti democratici d’America e d’Europa, con in prima linea quelli del centrosinistra italiano, sanno ormai bene che il disastroso attentato è stato pianificato e realizzato dalla CIA americana e dal Mossad con l’aiuto del mondo sionista per mettere sotto accusa i paesi arabi e per indurre le potenze occidentali ad intervenire sia in Iraq, sia in Afghanistan».
Ecco perché ha ragione Giulietto Chiesa a insistere sulla linea che compito del giornalista libero è innanzitutto denunciare le menzogne del potere, a prescindere se riesca o meno a ricostruire una verità alternativa: oggi grazie a lui e altri come lui, una minoranza di persone che si informano attivamente è in grado di poter affermare senza dubbio che sull'11 settembre ci hanno mentito pesantemente, poi se il motivo era o meno avere il consenso di attaccare Stati sovrani in un'area cruciale per l'energia, e su cosa sia successo realmente nei dettagli, restano tutti i dubbi che vogliamo. Una minoranza, si, ma non più esigua: ecco allora che Mazzucco si trova a cercare spiegazione del fatto che inizi a mutare l'atteggiamento generale del mainstream sulla questione (su alcuni giornali o addirittura in TV grazie a Minoli).
Insomma, nonostante Hollywood abbia potuto anche farne un film non sapremo mai esattamente chi è stato e come, ad ammazzare JFK. Ma ormai credo non ci sia più nessuno a dire che è stato Oswald ed ha organizzato tutto da solo...

martedì 6 settembre 2011

"LOTTA", ALL'EVASIONE? MEGLIO GUERRA APERTA...

I numeri sono sempre quelli, e sempre peggio, e ogni tanto saltano fuori; la conseguenza logica della loro lettura è sempre che l'Italia non avrebbe nessun problema di bilancio e di debito se la quota di chi si sottrae, evadendoli o eludendoli, agli obblighi fiscali fosse quella fisiologica di tutti gli altri Paesi cosiddetti civili. Se ci mettiamo in mezzo le tangenti e le spese militari, abbiamo un economia illegale e immorale che se rimossa o almeno intaccata significativamente risolverebbe una volta per tutte tutti i nostri problemi portandoci tra i Paesi più benestanti del mondo. E non sto esagerando.
Il programma di un partito che volesse proporsi questo obiettivo sarebbe breve e preciso. E forse vincerebbe le elezioni dal nulla, come già qualcuno ha fatto nel 1994 e quindi è possibile. Eccone i punti.
  • Le dichiarazioni di lavoratori autonomi, professionisti e imprenditori siano precompilate dall'amministrazione finanziaria sulla base degli studi di settore, che sono accordi tra amministrazione finanziaria e associazioni di categoria per una definizione particolareggiata di quanto dovrebbe guadagnare minimo ogni categoria in ogni contesto territoriale, o di qualsiasi altro strumento adatto a una definizione forfettaria dei redditi e delle relative imposte: una dichiarazione minore resti possibile ma causi automatica verifica fiscale bancaria e patrimoniale.
  • L'evasione accertata al di sopra di una quota minima, diciamo 10mila euro di imposta, sia reato penale con pene detentive serie.
  • I redditi da attività illecite vadano tassati a valle del loro accertamento, quelli da prostituzione dichiarati, le droghe vendute in farmacia o negozi appositi.
  • La Chiesa paghi l'ICI su tutti gli immobili che abbiano uno scopo anche solo parzialmente commerciale: ostelli, alberghi, librerie, ospedali, eccetera.
  • L'otto per mille di chiunque non esprima la scelta resti allo Stato per alimentare un fondo per i redditi minimi di sussistenza.
  • Chiunque venga implicato giudizialmente in storie di tangenti venga automaticamente escluso da ogni carica politica fino all'eventuale assoluzione con formula piena: nel caso, sia risarcito civilmente.
  • Ritiro immediato da tutte le missioni cosiddette di pace, impiego dei militari per la lotta senza quartiere alla criminalità organizzata, a disposizione dell'autorità giudiziaria, e parte degli enormi risparmi vada agli stipendi e alle dotazioni delle forze dell'ordine impegnate sul territorio (esclusi quelli che per motivi vari fanno lavoro di scrivania).
  • Annullamento di tutte le cosiddette grandi opere, e impiego dei fondi risparmiati in una miriade di piccole opere, di manutenzione e ammodernamento di infrastrutture e altri beni demaniali, in grado queste si di dare lavoro e attivare il moltiplicatore keynesiano, mentre risanano il territorio e ne recuperano le sempre crescenti porzioni abbandonate.
  • Annullamento del federalismo demaniale e di quello fiscale. Abolizione delle province salvo le funzioni prefettizie. Riduzione delle funzioni delle regioni a quelle di esclusiva rilevanza territoriale: la sanità, ad esempio, deve tornale nazionale. Accorpamento dei piccoli comuni, diciamo sotto i mille abitanti. Le città metropolitane hanno funzioni speciali ma restano fuori dalle regioni: gli enti locali sotto lo Stato devono essere sempre comunque massimo due. Abolizione delle regioni a statuto speciale.
Si tratta di un elenco incompleto e frettoloso, ma è questa la direzione da seguire se si vuole davvero risanare il bilancio. Mettere il pareggio di bilancio in Costituzione, invece, in presenza di manovre confuse e ripetitive (ma quando avrete ridotto alla fame statali e pensionati, brutti deficienti, chi pensate che compri cosa, e che fate con le entrate fiscali?), significa scavarsi la fossa con le proprie mani. Specie se non si agisce urgentemente in direzione di trasformare la UE in unione politica e fiscale prima che monetaria: fuga in avanti che è l'unica soluzione del problema Euro, l'abbandono del quale invece sarebbe un rimedio peggiore del male, non essendo sufficiente a fermare la speculazione a meno che non si sia in grado di difendere militarmente un Paese che abbia recuperato la sovranità monetaria e si sia votato all'autarchia (e mandare in default lo Stato e in galera i responsabili dello sfascio, come hanno fatto gli islandesi). Altrimenti non ci resta che sperare davvero che ci occupino, e poi facciano svolgere libere elezioni come suggeriva Asor Rosa, sotto monitoraggio internazionale...
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Per i più volenterosi, ecco un elenco di link di fonte e/o approfondimento:
  • L'Unita, ovvero quanto ci costa alla fine l'evasione fiscale;
  • Bruno Tinti, ovvero cosa bisognerebbe fare contro l'evasione, altro che spot che il contesto rende ridicoli e offensivi;
  • Il Corriere della Sera, ovvero non Il Manifesto, ovvero quanto evade l'economia sommersa;
  • Odifreddi, ovvero quanti miliardi di Euro si recuperebbero se la Chiesa dismettesse i propri ingiustificati privilegi;
  • Il Lectro, ovvero una nuova molto seria proposta per una nuova molto seria moneta internazionale basata sull'energia, il nuovo oro;
  • Collettivo UniNomade, ovvero gli Stati hanno un diritto naturale all'insolvenza, e talvolta esercitarlo è l'unica strada;
  • Stefano D'Andrea, ovvero come e perché se non stiamo attenti facciamo la fine di Gheddafi;
  • Rossana Rossanda, ovvero è ora di tornare a "+ Stato - Mercato";
  • Giuliano Amato, ovvero cosa non è stato fatto dell'Europa e cosa si dovrebbe urgentemente fare;
  • padre Zanotelli, ovvero l'appello a ridimensionare pesantemente gli oltre 20 miliardi di euro annui di spese militari.

venerdì 2 settembre 2011

L'ISOLA CHE C'E'

Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che puoi anche starci tutta la vacanza senza vedere un'immigrato.
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che però vicino al campo di calcio ci sono decine di barconi accatastati.
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che forse non è strapiena ma piena di turisti si.
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che in cima all'isola, fuori dalle rotte turistiche, c'è un'installazione militare col filo spinato e i pastori tedeschi e la scritta vietato fare foto (non il lavoro rende liberi, almeno), e più avanti un'altra dove è più difficile avvicinarsi, con un'altra catasta di barconi, e in nessuna delle due si vede un immigrato: che li lascino uscire solo di notte, per non disturbare lo stomachino di qualche turista più intraprendente? menomale che negli edifici parrebbe esserci l'aria condizionata...
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che la musica dal vivo è la stessa a qualsiasi latitudine.
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che ha ragione L'Espresso: chissà dove le prendono tutte quelle "cernie"...
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che qualcuno ha piazzato su uno scoglio una scultura moderna a mo di porta tra due continenti, e qualcun'altro in una caletta un fantoccio di mamma immigrata con figlioletto a spalla e dei cartelli, sotto i quali turisti dotati di coscienza lasciano pietre con iscrizioni in tema.
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che nessuno li crede che Berlusconi abbia davvero comprato casa, quella casupola vista sui giornali poi proprio davvero no.
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che c'è un santuario in un luogo per secoli sacro sia ai cristiani che ai musulmani.
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che ospitava una foresta, fino a quando non fu concesso a chi accettava di stabilirvicisi il libero sfruttamento del legname: in un paio di generazioni era il deserto che è.
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che la gente del posto, ammesso che sia del posto, è schiettamente e magnificamente scostante e antipatica.
Se andassimo a Lampedusa, scopriremmo che non c'è quasi modo di collegarsi ad Internet, e poco campo anche per i telefonini.
Se andassimo a Lampedusa, tornando vorremmo rivedere Respiro di Crialese, e poi magari anche Nuovomondo e Terraferma in uscita, per avere il quadro completo di location e tematica.
Se andassimo a Lampedusa, faremmo un buon servizio a gente che davvero sta su una frontiera che non dovrebbe esserci, perchè i clandestini arrivano su chiamata diretta dei raccoglitori di pomodori o arance per tramite della mafia, e se fossimo un paese serio è li che agiremmo di modo che i lavoratori che ci servono arrivassero per altre vie e con altro trattamento.
Insomma, andiamo tutti a Lampedusa, prima che, come presto accadrà, sia Lampedusa a venire da noi.

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