giovedì 26 aprile 2012

WHAT IF

Una eloquentissima tavola di Talbot...
C'è un intero filone della letteratura, particolarmente seguito in quella costola dell'arte fumettistica che sfiora la letteratura (che i profani si stupirebbero di scoprire quanto consistente e valida sia), che si occupa di quella particolare branca della fantapolitica che è l'ucronia. La locuzione anglosassone, qui in titolo, è come spesso capita molto più efficace, ed intraducibile "economicamente" cioè senza usare più parole per non perdere il significato. Poiché si tratta di un'eccezione nella credibilità, essa aumenta - come avviene per la fantascienza - i gradi di libertà di chi scrive (è quindi più facile e fertile, richiedendo meno rigore, anche se solo in una prima approssimazione: i migliori prodotti sono quelli in cui condivisa con il lettore l'eccezione di cui sopra tutto fila con lo stesso rigore di un'opera perfettamente realistica), ma poggiandosi sul passato e non sul futuro si trova ad avere un grado maggiore di plausibilità apparente: un po' perché si fonda su fatti storici avvenuti, e un po' perché non consente ulteriori eccezioni basate sullo sviluppo tecnologico.
Per tutte queste ragioni, il what if è uno dei filoni più usati nel cinema, e conta molti esempi pregevoli tra i libri (senza scomodare Orwell, basta ricordare Harris o il grande Dick alle prese con un presente nel cui passato Hitler ha vinto la II guerra mondiale) e alcuni tra i fumetti (prima di Moore con V come Vendetta, Bryan Talbot  fece epoca col meraviglioso Le avventure di Luther Arkwright, in cui si rappresenta l'Inghilterra del novecento se l'esperimento repubblicano di Cromwell non fosse restato una parentesi).
Il lettore che abbia il demone di Internet a questo punto avrà già trovato da solo miriadi di altre cose, ivi compresi siti che raccolgono catalogandoli anche semplici contribuiti testuali di utenti curiosi e dotti che si chiedono "cosa sarebbe successo se...". Tra cui vi segnalo solo questo, perché in primo piano ha un articolo analogo al mio post di avantieri, con la stessa foto descrittiva.
Per il commento sull'universo parallelo che avremmo imboccato se in quei tragici anni dei ragazzi, pochi ragazzi contro una maggioranza schiacciante di connazionali aderenti al Regime, non avessero parzialmente in qualche modo riscattato l'onore dell'Italia, regalandoci quel poco di libertà di cui abbiamo goduto nei decenni a venire (poca, d'accordo, ma senza di loro sarebbe stata niente), lascio la parola al Comandante Nebbia di Mentecritica, che in questo breve e ficcante articolo ci racconta molto efficacemente cosa rende imprescindibile la distinzione tra chi in quegli anni tragici scelse la parte giusta e chi ahilui la parte sbagliata: l'orrendo sistema di valori che si sarebbe imposto se davvero la parte sbagliata avesse vinto (ancora, e di molto, peggiore di quello che si è imposto altrimenti). E la prova che cose come questa contano, eccome, sta nel passaggio dello stesso articolo che spiega come e perché dei tre Paesi nelle stesse condizioni di partenza, avere perso una guerra mondiale da essi stessi lanciata ed esserne usciti distrutti, due si sono risollevati con dignità e uno - noi - no: l'ammissione di responsabilità, la vergogna per avere appoggiato l'Errore, il tributo unisono e incontrastato ai pochi che non l'hanno fatto. Tutte cose che avremmo fatto, e se l'avessimo fatto non avremmo avuto né il craxismo né il berlusconismo, nè il buco nero di corruzione e illegalità che da solo spiega in storia e attualità i nostri problemi di bilancio, se fossimo giapponesi o tedeschi.

martedì 24 aprile 2012

UGUAGLIO STAMINCHIA

Gli eroi, appunto. Non certo i complici dei nazisti.
Non troppo tempo fa le avevo dedicato un post, oggi La locomotiva di Guccini torna agli onori della cronaca per una vera e propria appropriazione indebita, che si vede bene nella foto. E' anche grazie a gente che una vera sinistra dovrebbe ripudiare, come Giampaolo Pansa, che si è imposto lentamente un pensiero assurdo: che  tutto sommato fosse equivalente, una sorta di causalità del destino, da che parte ti sei trovato a combattere nella guerra civile che precedette la Liberazione. Ragazzi con ideali di qua, ragazzi con ideali diversi di là, tutti da ricordare con onore per essere morti per degli ideali. Balle.
Balle. Avevo 7 anni quando mio padre divenne "fascista", come metà dei reggini, perché i partiti del cosiddetto arco costituzionale abbandonarono all'unisono la gente di Reggio Calabria che protestava per una causa che quanto giusta si sarebbe rivelata si sarebbe visto nei decenni a venire, quando la città venne marginalizzata drammaticamente e vide una guerra di 'ndrangheta lasciare forse un migliaio di morti per le strade (qui qui e qui le "memorie" di Claudio Cordova). E siccome tutti i bambini si identificano col padre anch'io ero "fascista", o meglio missino, anche perché "Almirante sparla bene", come dice Jannacci. Poco dopo, un cugino più grande, che conosceva anche i 5 anarchici del sud che nel quadro di quella rivolta e dei suoi risvolti più oscuri persero la vita, mi disse ironico guardandomi fisso negli occhi: "ancora non divintasti comunista?" dando per scontato l'an anche se non il quandum (che vuol dire aver studiato...). Mi aveva letto dentro quella "necessità di una morale diversa", per dirla con Gaber, per cui qualcuno era comunista, qualunque cosa questo termine mai significasse. Pochi anni ancora, non avevo ancora la barba, e forse 13 o 14 anni, e avevo compiuto il guado. E, per completare l'opera, mi dicevo anche "ateo" disquisendo di teologia con l'insegnante di religione mentre i miei compagni credenti uscivano a giocare a pallone. Altri tempi. Altri tempi anche l'Italia del "45. Ma in ogni tempo in ogni luogo, non appena uscito "r'a scorcia ill'ovu" (letteralmente "dalla buccia dell'uovo", il significato si intuisce), ogni uomo è tale se capisce che può, e deve, scegliere. Anche da che parte morire. Per dirla con Frassica, non è uguaglio.
Il 25 aprile è la nostra festa. Giù le mani, carogne.

venerdì 20 aprile 2012

ICS

L'ora X è giunta, l'Italia non ha più sovranità di bilancio. La rinuncia alla sovranità monetaria è ormai annosa, e sappiamo tutti che problemi abbia dato la moneta unica in mancanza di una politica fiscale unica e di una politica economica e finanziaria unica, ce lo abbiamo tutti sotto gli occhi e nel portafoglio. Ora, è solo apparentemente contraddittorio lamentarsi che la cessione di sovranità è allo stesso tempo eccessiva e insufficiente: dipende come sempre da come, si fanno le cose. Una casa prima fai le fondamenta poi tiri su le pareti, poi il tetto, giusto? Questo in Italia lo capiamo tutti perché chiunque in famiglia ha almeno un parente che si è fatto da solo la casa abusiva. Invece di economia politica in genere e di moneta in particolare non ci capisce nessuno niente, sia perché a scuola si studia solo in pochi percorsi superiori, e male, sia perché come del calcio tutti pensano di capirne invece non è vero e però pensarlo impedisce ed esime di cercare di capirne davvero. Inoltre, e questa è la cosa più grave, esattamente come per il calcio di economia non ci capisce più niente nemmeno la maggior parte degli addetti ai lavori: a pallone tutti seguaci del monopensiero post-sacchiano per cui vai avanti se hai il fisico (e sappiamo cosa questo significhi spesso in termini di salute...) e segui gli schemi e non frega niente della tecnica individuale, in economia tutti seguaci del monopensiero monetarista che ha come proposito e come solo effetto di impoverire il 99% per arricchire l'1% - ma tutti, anche quelli che prendono i propri voti dagli impoveriti e anche quasi tutti gli impoveriti stessi. Dogmi. Che da ieri sono pure legge COSTITUZIONALE, lo scrivo grosso perché da decenni è la prima volta che la classe politica italiana fa una cosa del genere senza battere ciglio: approvare una legge costituzionale con la maggioranza dei due terzi sufficiente ad evitare il pericolosissimo (Berlusconi lo perse) referendum confermativo.
Il fatto che praticamente tutto lo schieramento politico abbia approvato questa norma-capestro, che impedisce a qualunque governo di seguire una politica economica di tipo espansivo, keynesiano, di deficit spending, insomma quel tipo di politica che salvò gli USA dalla Grande Crisi del 1929 e nel dopoguerra portò tutto l'Occidente ai tre decenni di maggior crescita delle condizioni di vita della popolazione nella storia dell'umanità, è particolarmente significativo.  In Francia, per dire, la campagna elettorale di Hollande punta anche sulla denuncia del fiscal compact, l'accordo dell'eurozona che tra l'altro impone il pareggio di bilancio in Costituzione. Da noi niente, il PD compatto dietro il pensiero unico, dimostrando una volta in più la totale perniciosità dell'esistenza stessa di un tale soggetto politico, che ha dentro troppe volpi centriste a guidare un gregge di sinistrorsi appunto abbastanza ignoranti in economia da avallare questo progetto (e ciò se non maligniamo...).
Di fatto, mentre dal 1991 non possiamo più battere moneta con intento anticiclico e dal 2002 dobbiamo prendere a prestito tutti i soldi che ci servono, da quando entra in vigore la norma approvata ieri non possiamo nemmeno prendere a prestito un euro in più di quanto non entri nello stesso anno. Il che in teoria non sarebbe nemmeno male se servisse a morigerare certi nostri comportamenti tipici. Purtroppo, in Italia, se possiamo battere moneta a piacere ne mettiamo in giro il doppio di quanto serve per fare girare l'economia legale perché c'è da finanziare quella illegale e le tangenti e così si innesca inflazione, e se invece non possiamo ne prendiamo a prestito il doppio di quanto servirebbe eccetera e così schizza il debito pubblico; dunque col vincolo del pareggio di bilancio non si fermeranno gli sprechi, ma diminuiranno ulteriormente le risorse per la sanità la scuola pubblica e tutte quelle altre cose che fanno la differenza tra una comunità democratica e la barbarie. O pensate che annulleranno la TAV? Scommettiamo?

giovedì 12 aprile 2012

SE NON CHE SIAMO CALVI (FRAM!)

"È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi,
se no ci esci matto, quando cade un quadro."
Su Rischio calcolato qualche giorno fa è apparso un pezzo dal titolo inquietante: Vi propongo un probabile scenario politico per l’Italia. C’è da mettersi le mani nei capelli. Il titolo di questo post si propone di integrarlo, sostanzialmente perché, molto brutalmente, lo scenario descritto rispetto a quello che davvero potrebbe succedere secondo me sta come uno scappellotto a una mitragliata alla schiena. Il ritorno al proporzionale puro e all'ingovernabilità più totale e la rinascita della Balena bianca, infatti, sono mali ammortizzati e non certo acutizzati dalla cessione di sovranità economica e (ma magari!) politica all'UE, che peraltro potrebbe arginare e non certo favorire l'invasione economica cinese (invece certa in caso di dissoluzione dell'Euro e ritorno alla liretta), e l'apertura agli extracomunitari e a maggior ragione conquiste civili come i matrimoni gay sarebbero ben più che miseri contentini. No, caro Feed, tu sei quasi un ottimista a paragone degli scenari davvero inquietanti che abbiamo davanti.
Guardatevi questo filmatino, innanzitutto: parla degli USA, ma dice brevemente e molto chiaramente, con animazioni didascaliche, quale futuro si prepara: una crisi di sistema di portata tale che nessuno ha la minima idea di cosa comporti e di come si possa affrontare. Tanto è vero che le contromisure prese fin qui non fanno che aumentare la probabilità che si verifichi. E se fosse, sarebbe ancora ottimistico uno scenario come quello ipotizzato dal professor Gattei, perché l'era rappresentata al cinema dal neorealismo racchiudeva energie vitali individuali e collettive oggi indisponibili, anche perché poggiavano su secoli di sofferenze e non su decenni di relativa agiatezza, e soprattutto avveniva in un pianeta ancora largamente non sfruttato mentre oggi lo è ben oltre la soglia critica, senza contare cosa significherebbe con le armi di oggi una guerra mondiale....
Più realistico è lo scenario dipinto da Lameduck, una deriva argentina ma senza le risorse umane e naturali degli argentini, con la nota ottimistica finale che presuppone che noi diventassimo improvvisamente capaci di far fruttare al punto di camparci tutti la ricchezza artistica-archelogica-culturale su cui poggiamo inconsapevolmente le chiappe, una cosa cioè che potremmo già fare da decenni e nemmeno progettiamo sinceramente non vedo perché dovremmo riuscirci organizzandola di fretta dopo il disastro. Molto più cupo è in questo post Beppe Grillo: tessuto produttivo annientato, estromissione dal mercato del lavoro prima dei giovani e ora dei meno giovani (via articolo 18: il reintegro ce l'hanno rimesso per zittire sindacati e non spaccare il PD, ma in modo da neutralizzarlo in pratica...), morti gli attuali pensionati siamo tutti col culo per terra. Barnard prosegue a vestire i panni di Chisciotte con una plateale denuncia in sede giudiziaria di Napolitano Monti e tutti i parlamentari responsabili per attentato alla Costituzione (la dico in breve, qui il dettaglio per i precisi), tutt'altro che infondata ma parimenti del tutto inutile, come del tutto inutile sarebbe - mi ripeto - tornare a una moneta sovrana e applicare la MMT senza un cambiamento culturale intimo che accompagnasse da presso una repressione feroce di corruzione e criminalità: viceversa quest'ultima azione, visti i numeri di cui parliamo, se mai riuscisse a imporsi la volontà politica di attuarla, risolverebbe le cose anche senza MMT, il che taglia la testa al toro su quale sarebbe la priorità. E poi c'è un altro argomento contro la MMT che trovo particolarmente convincente: se fosse così semplice, perchè non la adottano senza problemi da sempre tiranni e populisti di ogni genere? Non è che l'inflazione è un rischio reale, e il limite all'emissione monetaria superato il quale tale rischio si innesta esiste, e ha a che fare con le risorse reali disponibili? Che poi in Italia sono particolarmente scarse....
Rispetto alla crisi mondiale, dunque, l'Italia ha due problemi in più: l'Italia, e gli italiani. Se per salvare le proprie prebende il segretario del maggior partito, prossimo probabile vincitore delle elezioni nonostante tutto, si permette acrobazie logiche sull'antica Grecia, intanto che fanno finta di agire per difendere una cosa che il popolo gli aveva tolto e loro hanno reintrodotto peggiorata di soppiatto, allora ha ragione nella sua sintesi Carlo Bertani (qui il pezzo intero):
L’Italia ha retto per vent’anni a questa disgraziata classe dirigente grazie al suo perfezionato sistema di welfare: l’empatia ed il soccorso interno alle famiglie. Domani, con la riforma delle pensioni, non ci saranno più nonni per accudire i nipoti, non ci saranno più anziani che rimettono in sesto case e coltivano orti: solo vecchi condannati al lavoro senza fine e giovani che stempereranno le loro giornate nel distribuire inutilmente curricola ai quattro venti.
Dopo aver compiuto un’Unificazione stracciona – una guerra di conquista, con tanto di genocidio dei prigionieri – si è passati ad un colonialismo straccione, che bombardava i campi della Croce Rossa in Etiopia. Poi a due guerre mondiali, combattute da straccioni nel gelo della Russia e nel forno africano, senza dimenticare d’essere assassini d’innocenti, come avvenne in Jugoslavia e in Africa.
Oggi, inauguriamo il thatcherismo straccione: declinato nel gergo italiota, significa semplicemente togliere, togliere a chi ha per ammassare nei forzieri delle banche, continuare a mantenere le burocrazie finanziarie e politiche europee, non dimenticando gli straccioni vestiti a festa che pullulano nei partiti politici nostrani.
Chi ricorda la Thatcher, non dimentichi che le sue riforme avvennero in una Nazione con ben altri diritti riconosciuti dallo stato sociale – l’assegno di disoccupazione, ad esempio – e con un rispetto adamantino dei basilari principi giuridici.
Qualcuno si domanderà qual è l’errore esiziale, simile a quello che stavo per commettere su quella barca tanti anni or sono: un’errata valutazione.
Il problema italiano, da decenni, è quello della polarizzazione della ricchezza in sempre minori mani: un decimo della popolazione possiede all’incirca la metà della ricchezza. Un ulteriore aggravio a questa situazione è rappresentato dai capitali nascosti (ma attivi!) delle mafie, che si sono introdotte come metastasi nella politica e nelle amministrazioni.
Insomma, di questo passo il naufragio è quasi certo, e lo scenario in vista è così cupo che persino le profezie di Mentecritica - la ricetta sarebbe passare attraverso un default controllato - a confronto sembrano speranze ingenuamente rosee. E a chi ancora si guarda attorno e non ci crede, rispondo: il tuo atteggiamento è sempre stato (per crederci, basta che ti immagini in un qualunque Paese del blocco sovietico prima del 1989, ad esempio) quello della stragrande maggioranza delle persone fino a un attimo prima del fatale istante in cui una situazione di equilibrio apparentemente inattaccabile passasse alla situazione di equilibrio successiva da lì imprevedibile e fin'allora nascosta. FRAM!

venerdì 6 aprile 2012

QUESTA LEGA E' UNA VERGOGNA

Quando più di vent'anni fa un buzzurro in canottiera apparve nella scena politica italiana biascicando slogan razzisti misti a propaganda contro i partiti di Roma ladrona, molti meridionali ebbero un sussulto di orgoglio: persino Pino Daniele scrisse uno dei pochi versi decenti della sua produzione post-1985, in una canzonetta peraltro mediocre (chissà, ora forse la ricanterà senza saltarli, come paraculamente faceva negli ultimi anni).
Come tutti i movimenti politici di successo rapido, la Lega partiva da alcune premesse corrette, sostanzialmente quelle legate alla corruzione del sistema politico imperante, e riusciva a tesorizzarle convincendo una massa incolta e consapevole solo dei propri interessi di bottega di brevissimo termine. Questa combinazione gli ha dato una conformazione da tifoseria calcistica, un nocciolo duro di consenso acritico fatto di slogan e incurante di tutte le volte che la prassi contraddiceva gli slogan stessi e gli ideali che in teoria si richiamavano, consenso acritico cui è legata adesso la sua unica possibilità di sopravvivenza. E' stato così possibile entrare al governo romano con il compare di Craxi circondato da ex socialisti nonostante si sia nati proprio al grido di socialisti ladri e Roma ladrona, farlo cadere e iniziare un quinquennio di attacchi al grido di mafioso dove hai preso i tuoi soldi, tornarci insieme facendosi pagare caro l'oblio di quel quinquennio, e infine tentare di riguadagnare consenso politico occupando lo spazio antimonetarista lasciato vuoto da quegli sciagurati del PD. I dietrologi diranno che è proprio questa la molla del complotto plutocratico che ha scatenato la magistratura ad orologeria, ma trovare questi argomenti sulla Padania dona una goduria quasi mistica a chi ricorda quando i leghisti attaccavano quelli che li usavano.
Il pericolo maggiore, adesso, è che con la caduta della Lega il qualunquismo trionfi - so' tutti uguali - e spalanchi le porte a una dittatura più formale di quella sostanziale al governo - mejo uno che magna che tanti: è già successo, non ci sarebbe da stupirsi. Potrebbero cominciare rinviando le prossime elezioni, con la scusa che non ci si mette d'accordo sulla legge elettorale (a proposito, le ipotesi su cui stanno lavorando sono semplicemente vergognose) e il Paese è ancora in emergenza: spero di sbagliarmi, vedremo. Sicuro se non si attacca il cuore del problema, che non è nelle retribuzioni dei parlamentari ma nel sistema dei rimborsi elettorali, nessun partito sarà mai al riparo nemmeno "Gesù e i 12 apostoli" che già ha avuto i suoi problemi con la corruzione di un elemento...
Intanto per i secchioni lascio una serie di considerazioni e approfondimenti:
  • Leonardo sulla figura di Re Umberto e l'italicissimo nepotismo che lo ha rovinato;
  • Blondet sul federalismo (pace all'anima sua, speriamo: io alle prossime elezioni voterò per chiunque proponga l'abolizione delle Regioni fosse anche Bokassa) all'italiana contrapposto a un modello serio come quello spagnolo;
  • Strill  (ma chi volesse su Google news trova una marea di notizie: nel momento in cui scrivo 2944!) sull'apparentemente paradossale legame tra la Lega e la 'ndrangheta, comunque un bellissimo finale per un futuro film di Risi o Giordana, che fa il paio con le origini del berlusconismo e le tesi secessioniste di Miglio, e la dice lunga su chi in realtà ci sia dietro a quelle cose nei primi anni 90 e agli attacchi all'Euro (che certo se fosse moneta sovrana se ne fregherebbe...) oggi;
  • L'Espresso, per chi volesse leggersi il dossier completo sulla famigghia Bossi con tanto di atti giudiziari.

martedì 3 aprile 2012

CARO AMICO TI SCRIVO

Non l'ho proprio trovata, la maglietta con la scritta CSI:
anche Google ha i suoi limiti...
Oggi si parla di musica, perchè su Rolling Stones ho trovato questo articolo che descrive benissimo la parabola personale di uno degli artisti più originali della scena musicale italiana degli ultimi 30 anni: Giovanni Lindo Ferretti. L'autore è bravissimo nel muoversi nella dicotomia artista/uomo come su un pavimento pieno di uova, e rende complessivamente giustizia a uno dei punti di riferimento della scena post punk italiana coi CCCP, ovviamente divenuti CSI (come nelle maglie olimpiche di Barcellona) dopo la dissoluzione dell'impero sovietico, scopertosi credente ultrapapista e contemporaneamente filoebreo (?!) in anni recenti, che d'altronde hanno visto la sua band diventare PGR (Per Grazia Ricevuta), come diceva Albertone l'avrà rovinato la malattia.
Gli rende giustizia perché Ferretti in tutto questo resta uno degli autori e interpreti più lucidi, ed è ancora emozionante sentirlo cantare dal vivo. E in fondo vale per lui quello che dicemmo per Dalla: non sempre il privato deve far scopa con la produzione artistica, se quella è di livello resta e sopravvive all'autore.
A proposito di Dalla, il mio compagno di banco del liceo ci ha preso gusto e mi ha chiesto su Facebook il testo e l'esegesi di Pecorella, come usavo fare ai tempi scrivendo a memoria (e prendendo cantonate: a proposito, sono in ottima compagnia...) sul suo diario, solo che oggi i diari sono sul web ed eccoci qui.

Dove ti nascondi, pecorella? 
Dimmi dove sei andata, su quale stella. 
Dimmi se i tuoi occhi che amo tanto 
hanno un giorno almeno, un giorno pianto. 
Sei andata via 
Mi hai detto: voltati 
e sei andata via 
ed io come un cretino ho giocato fino in fondo 
mi son voltato e adesso sono solo al mondo. 
Cosi' provo a cercarti 
ma c'è soltanto una nuvola che può somigliarti. 
Però laggiù qualcosa si muove 
Porco Giuda è buio e poi fra un'ora piove. 
Milady, Milady ma se non ti muovi come pensi che io ti trovi? 
Confusa tra tante stelle, oppure chi lo sa dove sarai.. 
Magari in piedi, nascosta da qualche parte, Pecorella il mondo è troppo grande. 
Non lasciarmi solo qui, qui con me. 
E' straordinario, il mare visto dall'alto è un piatto, sembra un biliardo 
Le nuvole che passano veloci, com'è bello la sera al mare che si accendono le luci.. 
Ma.. Eh.. 
Che porca vita è mai questa, sempre col coltello nella schiena e un desiderio che si secca in gola e il cuore è un'altalena. 
Ma ecco che ti vedo, tu mi guardi.. come guardi pecorella, come guardi! 
E com'è vero, che negli occhi c'è tutto e che ogni sguardo è un mistero. 
Vedo che anche tu ti commuovi, finalmente ti avvicini a dirmi cosa provi. 
In piedi, nuda rimani in piedi, pecorella ti vedessi nuda come sei bella 
e niente vicino a te, quella stella: brutta quella stella! 
Mi credi, è bello se tu mi guardi, adesso è troppo tardi. 
Dimmi è vero che domani partirai? 
E se parti, dimmi ddo' vai!
L'esegesi no, non si può, specie senza giocare tra l'animale scelto e i noti gusti sessuali dell'autore. Ma sul testo qualcosa la possiamo dire: che anche qui io che l'ho sentita per trent'anni ho sempre creduto che dicesse "mi vedi" e non "Milady", che ci fosse un "ma" prima di "adesso è troppo tardi", e soprattutto ho sempre sentito un "dove" e non un "ddò" alla fine. Chissà, magari riascoltandola con attenzione si scopre che avevo ragione io, così facciamo pari col risotto.
Il video finale oggi però è di un'altra perla nascosta di Dalla, il motivo lo so io. Sennò che diario sarebbe, un blog...

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