lunedì 28 novembre 2016

FIDEL POTRO

Saviano, uno che si è costruito una carriera scrivendo con
arguzia di cose di mafia risapute, per conto di un editore
che alla mafia doveva parecchio della sua carriera anche
politica. A me è sempre bastato questo per giudicarlo per
quello che era. Ora forse se ne sta accorgendo qualcun altro.
Non c'è solo l'assonanza a unire i due eventi storici (uno con le virgolette, uno senza) dello scorso week-end, suggerendomi il titolo. C'è l'Argentina che vince (hasta la victoria siempre) la sua prima coppa Davis con sugli spalti a tifare uno che ha passato la vita a dilapidare il suo indicibilmente immenso talento portandosi appresso il Che tatuato, quell'Ernesto Guevara che uno pensa cubano prima di ricordare che invece era appunto argentino. Quell'Argentina che ha guidato l'ultima ondata di ribellione all'Impero, che magari adesso è in riflusso ma negli ultimi 15 anni ha dimostrato che la cosa è possibile, non solo a Cuba.
Su Fidel Castro avrete letto e sentito in questi giorni fiumi di parole. Perciò sarò, una volta tanto, breve (con qualche link da seguire per chi non si accontenta). Aveva 30 anni quando ha affrontato e sconfitto (e prima ancora, pensato di poterlo fare senza neanche sapere sparare) la prima potenza mondiale e la sua mafia, si forse non ce l'avrebbe fatta se non ci fosse stata la seconda dalla sua parte, ma ha resistito per altri decenni dopo la dissoluzione di quest'ultima. Ci fosse un solo trentenne con la stessa statura e metà del coraggio oggi in Italia, ad esempio, l'Italia avrebbe una chance. Comunque, con un nemico di quella forza economica militare e propagandistica, non poteva riuscirci senza quella che vogliamo chiamare la sua dittatura (quelle imposte in tutto il sudamerica dagli USA invece?). La quale quindi, come tutte le difficoltà materiali che hanno dovuto affrontare i cubani per decenni, è da considerarsi conseguenza dell'embargo e della strategia USA, mentre le indiscusse conquiste sul piano sociale sono avvenute nonostante l'embargo e la strategia USA, figurarsi altrimenti.
Ah, quelli che oggi sputano su Castro sono gli stessi che hanno fatto un santino di Mandela. Che senza Castro sarebbe morto in prigione....

venerdì 25 novembre 2016

POLLU

Se vivi in una grande città, i tuoi figli sanno come è fatto un pollo solo grazie ai cartoni animati, altrimenti potrebbero credere che sia un essere mitologico con tante cosce, un petto, e qualche aluccia. Se da bambino avevi una nonna con le galline che ogni tanto a una gli tirava il collo (a proposito, è la parte più buona) e la spennava a mani nude (e più spesso ti dava le uova calde di culo da zzucare), e l'altra che non le aveva ma ti portava a comprarle in un posto dove razzolavano e te la sceglievi viva, allora sei fregato: se talvolta, anche se molto raramente, ti azzardi a fare il pollo al forno con la confezione di cosce e sovraccosce presa al supermercato, il brodo di pollo no, quello neanche ti viene in mente.
Ragion per cui le ricette seguenti, specie la prima (la seconda in ogni caso aiuta, e molto, essendo alquanto diversa dalla prassi ordinaria), se non riesci in qualche modo a reperire un pollo vero, uno che ha fatto una vita felice prima di morire come tocca a tutti noi, non daranno un buon risultato nemmeno se applicate alla virgola.
Brodo di pollo
Metti a bollire una pentola con tutti gli ingredienti assieme.
Lascia bollire il tutto fino a cottura della carne.
Volendo, cuoci nel brodo dei ditali piccoli, o altra pasta piccola a piacimento.
...
Ingredienti
  • 2 cipolline
  • 1 pomodoro pelato
  • prezzemolo
  • 1 pollo
  • sale
Broru ‘i pollu
Lava ‘u pollu bellu pulitu, tagghialu a mosra, e mentilu ‘nti na cassarola r’acqua cu ddu cipuddi picciriddi sani, na pelata, nu pocu ‘i putrusinu, e na pizzicata ‘i sali.
‘A carni è fatta quandu si japri sula sula e non è rosa r’intra, allura ‘a po’ stutari.
Caccia ‘u pollu (si vvoi, t’u po’ fari a ‘nzalata cu ddu pumarora) e cala ‘a pasta (iiritaleddhi).
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Pollo al forno
Taglia le patate a tocchi e sistemale in una teglia attorno al pollo, precedentemente pulito, meglio se sbollentato, parzialmente spellato, e tagliato a pezzi.
Aggiungi due spicchi d’aglio grandi pelati e tagliati a metà, in punti diversi della teglia, quindi i pezzi sparpagliati del pomodoro pelato, sale, un pizzico di pepe nero, e una manciata di rosmarino.
Cospargi il tutto di un filo d’olio d’oliva, e metti un dito d’acqua.
Mettilo in forno caldo; a metà cottura gira il pollo e le patate.
...
Ingredienti
  • un pollo
  • tre o quattro patate medie
  • due spicchi d’aglio
  • sale
  • olio extravergine d’oliva
  • un pomodoro pelato
  • rosmarino
  • pepe nero
Pollu o’ furnu
Lava i patati e tagghiali a mmorsra rossiceddhi.
‘U pollu è megghiu si facisti prima ‘u broru, chi è già bbugghiutu, annunca ‘u po’ mentiri puru cruru.
Mentili tutt’i ddui mbrischiati nt’a teglia, e ggiungici na pumaroru, du agghi rossi tagghiati a mità, ‘u sali, na stampa ‘i spezzi, e si vvoi nu pocu i rosmarinu. Apoi mentinci un ghiritu r’acqua, e l’ogghiu an giru an giru.
Zzicculu nt’o furnu già caddhu, e dopu un pocu vota ‘u pollu e ddanci na rimiscitiata ‘e patati.

giovedì 24 novembre 2016

ALTROVE, APPUNTO...

Era un po' di tempo che volevo scrivere questo post e non ne trovavo l'occasione, né lo spunto.
Tra i siti in colonna sinistra, sotto l'etichetta "Controinformano davvero", fino a ieri c'è stata una testata per me, e credo non solo per me, gloriosa.  Contrappunti.info, infatti, è nata nei primi anni duemila, un'epoca in cui non erano ancora diffusi i blog, ad opera di uno dei pionieri della comunicazione pubblica in Italia, il mio amico (e già il fatto di poter scrivere "mio amico" è per me un onore autoremunerante) Giancarlo Fornari, per continuare a portare avanti i propri valori dal di fuori di un'amministrazione pubblica che avendo scelto un sistema di valori diametralmente opposto aveva molto volentieri fatto a meno di lui.
Il contrappunto in teoria musicale è "la presenza, in una composizione o in una sua parte, di linee melodiche indipendenti che si combinano". Non stupisce la scelta di Fornari di questo nome per la sua rivista, dunque, convinto come era che la libera dialettica fosse il presupposto ineludibile della vera democrazia - nonché attratto dall'assonanza con quella controinformazione di cui allora si cominciava ad avvertire l'esigenza (anche se il dominio berlusconiano sui media era meno granitico di quello renziano di oggi). Chi la seguiva (centinaia i contatti giornalieri, talvolta migliaia) sapeva di poterci trovare il controcanto della narrazione dominante, le bacchettate sulle dita dei personaggi pubblici, le battaglie civili e democratiche magari neglette altrove - e sapeva che se ci avesse trovato l'approvazione o anche l'elogio dei potenti sarebbe stato meritato (quanto appunto raro).
Non so neanche bene per quali percorsi Contrappunti sia finita a essere un sito di recensioni di spettacoli teatrali e eventi culturali romani: andato a male il tentativo di organizzarci, un gruppo di amici di più o meno lungo corso, per continuarne la linea editoriale, ho smesso di seguirne le vicende, ma, nonostante il sito non controinformasse più neanche per finta, ho lasciato il link lì, finché sotto la testata era rimasta la scritta "fondata da Giancarlo Fornari". Lo tolgo ora che ci hanno lasciato solo "rivista di approfondimento culturale", non so se perché si sono resi conto, o se è qualcuno che glielo ha fatto notare, che questa Contrappunti non ha più niente a che vedere con la sua, che era ingiusto fare riferimento a qualcuno quando della sua ispirazione nella linea editoriale non c'è traccia (queste schifezze lasciamogliele fare all'Unità, tanto il PD non si vergogna di niente). Se volete ancora seguirla, cercàtela altrove, qui ad esempio, almeno nelle intenzioni - nei risultati, se GF fosse vivo, mi bacchetterebbe tutti i giorni...
Lo spunto per un ultimo invito a consultarla, e quindi per questo post come dicevo all'inizio, me lo ha dato proprio questa parolina, altrove, nel titolo di una commedia che se riesco vado a vedere, anche perché ci recita un mio vecchio amico, fratello minore di un mio vecchissimo amico, che finora non ha mai deluso, né me né il suo crescente pubblico sia teatrale che cinematografico. Se siete a Roma, andate a vedere Massimo De Lorenzo al Piccolo Eliseo entro il 27 novembre. Se siete altrove, spiace per voi...

mercoledì 16 novembre 2016

CARNI A GGENUÌSA

Sugo alla genovese
Friggi le patate tagliate a spicchi molto grandi.
In una casseruola larga e bassa, soffriggi leggermente la cipolla, aggiungi e rosola la carne (se pollo o capretto, meglio precedentemente sbollentata, in ogni caso alla fine sfumala col vino), quindi poca passata di pomodoro e le patate fritte; copri con acqua, metti sale e pepe.
Cuoci a fuoco lentissimo e senza coperchio, fino a che il sugo non si restringe.
Le linguine vanno cotte a parte e condite al piatto con il sugo, un paio di patate, ed eventualmente dei piselli.
...
Ingredienti
  • pollo, oppure capretto, o anche fettine di manzo
  • patate
  • passata di pomodoro
  • cipolla
  • olio extravergine d’oliva
  • 10 cl di vino bianco
  • sale
  • pepe nero
Frìi i patati tagghiati rossi e mentili ‘i latu.
Nta na cassarola larga e mbascia, suffrìi ‘a cipuddha, ma no assai, menti ‘a carni, e votala e girala nzina a quandu si faci, ma no assai chi ddiventa rura; si è ‘u pollu chi ti rristau r’u bbroru, è già bbugghiutu: megghiu, cusì s’avi a fari ‘i menu.
Si ti pari chi puzza, speci si è crapettu, spumala c’u vinu.
Mentici a pumaroru (pocu: tipu ddui o tri pelati passati a setacciu) e ppoi sistema belli puliti i patati an giru an giru, e cumbogghia tuttucòsi cull’acqua.
Mentinci sali e spezzi e lassulu cunsumari scumbigghiatu a focu lentu lentu.
‘A pasta è bella linguini, megghiu ancora c’a pisella ‘i supra.

lunedì 14 novembre 2016

DIPINTO DI BLU

Questo è il mare. L'altro chiamatelo come volete.
Questo non è un coccodrillo. Oggi su Majorca ne avrete letti e sentiti tanti, ma un blog fa un altro mestiere, è un diario personale e filtra sotto questa lente anche gli eventi pubblici. Al massimo, vedrete, è un delfino.
...
Da bambino ero affetto da una forma di asma bronchiale cronica particolarmente insistente: in pratica, pagavo con una notte insonne attaccato alle bombole d'ossigeno (per evitare l'abuso di bentelan, unica cosa efficace quando non c'erano ancora ventolin e simili) qualunque sudatella all'aperto, cioè tutte le attività tipiche dei miei coetanei. I miei giochi erano quindi essenzialmente casalinghi e solitari, specialmente d'inverno. D'estate no, perché respirare l'aria di mare riduceva enormemente la frequenza degli episodi di broncospasmo, ragion per cui, vivendo a Reggio Calabria, mi portavano al mare dai primi di maggio alla fine di ottobre, e ho continuato a considerare quella la stagione balneare finché ho vissuto lì (ma ho degli amici per cui durava - e dura - dodici mesi, giuro). In seguito, la durata della stessa si è progressivamente ridotta in proporzione inversa agli anni di lontananza, ma è rimasto immutato il mio concetto personale di fischio d'inizio della stagione balneare: un tuffo di testa dal bagnasciuga senza indugiare, ad immergermi interamente ed improvvisamente nell'altromondo che va dal pelo dell'acqua in giù. Una cosa impossibile nei fondali bassi e/o sabbiosi con l'acqua variamente torbida, del mare che si raggiunge facilmente da dove vivo.
Con queste premesse, la passione per il mare avrebbe potuto forse portarmi a diventare uno di quelli che amano esplorarlo per mestiere, o per hobby "serio". Ad impedirmelo non è stata però l'asma, anzi: quella, a conviverci, ti aiuta ad avere un atteggiamento consapevole nei confronti della respirazione che poi ti torna utile negli sport in genere e in quelli in cui bisogna controllarla in particolare. E' stato un episodio di quelli che se li vivi in certe fasi della vita, anche senza avere costituito per te un trauma grande e diretto, ti fanno semplicemente imboccare il bivio dall'altra parte, quella in cui nella fattispecie ti piace ancora sempre da morire andare sott'acqua ma non hai mai imparato a farlo davvero bene e ormai non imparerai più. Avevo un cugino acquisito simpaticissimo, la cui immagine che ho più impressa nella memoria è quella in cui si rotolava coi figli a terra nel soggiorno, professore di matematica e sub espertissimo, con in casa conchiglie raccolte di persona nei sette mari del mondo. E' morto a 33 anni, uno dei tot che muoiono ogni anno, quando io ne avevo 13 e i suoi figli erano due bimbetti, durante un'apnea vicino Messina, pare (ma cosa cambia?) mentre aveva a che fare con una murena.
Erano gli anni in cui Enzo Majorca e Jacques Mayol si strappavano a vicenda i record di immersione, si faticava a tenere il conto, ostentando inoltre una - alla fin fine forse solo apparente - radicale differenza di approccio "filosofico" alla disciplina. Per un ragazzino che amava il mare era comunque come per Coppi e Bartali, anzi meglio per un ragazzino italiano era come tifare Bartali contro "i francesi che si incazzano"... Majorca, poi, era pure siciliano, li capivi benissimo, certi colori del suo carattere che ad altri magari non piacevano....
Il respirare è, col comunicare, ciò che non si può non fare se si è vivi: entrambe le azioni iniziano col primo vagito e finiscono con l'ultima esalazione (due eventi tra l'altro che se vi assisti non te li scordi più), tanto che potrebbero essere sinonimi di vivere. Ebbene, entrambe le attività la stragrande maggioranza delle persone le svolge nella quasi totalità dei casi inconsapevolmente, solo minoranze sempre più piccole salgono i gradoni della piramide per vendere qualcosa o fare footing, parlare in pubblico o fare uno sport agonistico, diventare un leader politico o fare i record di immersione in apnea. Non ci si pensa, ma ci vogliono minuti e minuti, quasi 8, per scendere a 150 metri e risalire, Otto minuti con un solo fiato (e c'è chi stando fermo resiste molto di più): si potrebbe dire che chi lo fa è capace di visualizzare mentalmente ogni singolo atomo di ossigeno che ha immagazzinato nei polmoni mentre lo "spende" per sopravvivere, uno ogni quanto allenandosi ha calcolato che ci vuole perché gli bastino a fare quello che deve fare.
Forse Enzo è ancora li nel blu, a trattenere il fiato, risparmiandosi l'ultima particella, per l'eternità.

venerdì 11 novembre 2016

ARRIVA IL "TROMBA"!

Si può esultare non per la vittoria di qualcuno ma per la sconfitta di qualcun altro? Per i tifosi di qualsiasi sport, e del calcio italiano specialmente, questa domanda è retorica: certo che si, anzi! chiedetelo a un laziale quando la Roma perde lo scudetto a favore della Juve, se non ci credete.
Che però qui non si tratti di tifo mi pare si possa comprendere andandosi a (ri)leggere il post di prima del voto, in cui la solita lunga e noiosa serie di argomentazioni (sport ormai desueto, in un'epoca in cui la stessa struttura dei luoghi dove si comunica spinge e incentiva la rozza superficialità) con tanto di link di approfondimento (che metto con la quasi certezza che non li seguirà quasi nessuno) tendeva a dimostrare come e perché sarebbe stato meglio (non so se per gli americani, ma sicuramente per noi e per il pianeta) che perdesse Hillary.
Se qualcuno è così deficiente da pensare che affermare ciò equivale a essere un sostenitore di Trump, sono affari suoi, si accomodi pure. Io mi limito a registrare non senza una certa sorpresa (il mio era un augurio, non una previsione, che peraltro in pochi - Moore, Foa, forse Coen - hanno azzeccato...) la sparizione spero definitiva dalla scena politica di una vera iattura per l'umanità, una tipa spregiudicata che usava la sua identità di genere e la sua maschera progressista per dissimulare un credo politico reazionario nel modo peggiore immaginabile: al servizio del lato peggiore del capitalismo, quello sbilanciato verso la finanziarizzazione (a scapito dell'economia reale) e dedito alle più turpi pratiche di politica estera pur di autosostentarsi. Avesse vinto lei, il mondo avrebbe di certo proceduto nella china in cui è stato spinto dagli USA dal 1991 in poi, con le accelerazioni degli ultimi anni. Avendo vinto l'altro, può darsi che questo succeda lo stesso, ma può darsi anche di no. A me questo basta, per oggi.
Anzi no. Mi piace anche osservare lo scoramento di quanti, senza minimamente preoccuparsi di valutare nel merito (nella fattispecie, le scelte politiche sciagurate della Clinton e le loro tragiche conseguenze sulla nostra pelle, ma fanno così per tutto), tifavano - per loro si che il verbo è appropriato - per la candidata democratica in quanto donna, e/o in quanto "democratica". Non a caso, sono gli stessi che sostengono Renzi con argomenti della stessa natura, e voteranno SI il 4 dicembre (ammesso che ci lascino votare, ancora non è detto). Per scaramanzia, non scrivo quello che mi auguro, ma si capisce.
E ora a quei due o tre che hanno ancora voglia di ragionare con la testa, lascio un po' di link di approfondimento che era un po' che non lo facevo:
  • Leonardo, ovvero uno che seguo da sempre perché ragiona, ragiona anche quando arriva a conclusioni diverse dalle mie, ragiona tanto che tra un po' ce lo ritroviamo a votare Grillo al ballottaggio;
  • Chiesa, ovvero intanto di scoprire che presidente sarà Trump, abbiamo scoperto che chiavica di mass-media ci ritroviamo;
  • Scanzi, ovvero dieci considerazioni da leggere e rileggere, specie quella su Sanders, e il finale pinkfloydiano;
  • Venturini, ovvero le tre o quattro lezioni che il cafone col parrucchino ha dato ai cosiddetti esperti della comunicazione;
  • Mazzucco, ovvero il vero pericolo è la reazione che i neo-con guerrafondai potrebbero ora essere tentati di inventarsi;
e per chiudere un godibilissimo zibaldone confezionato su Comedonchisciotte. Buona lettura.

lunedì 7 novembre 2016

LA PADELLA E LA BRACE

In otto stagioni di blogging, ne ho prese di cantonate!... Una delle peggiori, torna d'attualità in questi giorni che si vota per il prossimo Imperatore: l'ho fatto meno di altri, ma l'ho fatto, esultare per il primo presidente USA nero per poi scoprire che era solo un bianco molto abbronzato (si, aveva ragione Silvio, ma non nel senso che intendeva lui...).
Per questa ragione, siccome mia nonna diceva "'na vota si futti 'a vecchia", stavolta non ci casco: la favoletta del primo presidente USA donna se la beva chi vuole, intanto perché quella è donna meno di me (e giuro che sono etero, almeno mi pare...), e poi perché la parabola di Obama ha dimostrato una volta di più che gli aspetti esteriori sono sempre i più illusori. Partito con proclami di pace tali da meritargli un Nobel "sulla parola", infatti, Barack si è rivelato guerrafondaio peggiore dei Bush, perfetto continuatore della strategia neocon di destabilizzazione politica a scopo di controllo delle aree del pianeta cruciali dal punto di vista energetico, a costo di avvalersi della collaborazione esterna dei terroristi più efferati e di minacciare in vari modi più o meno diretti la tranquillità e il modello di vita dei cosiddetti alleati europei. Una strategia folle e crudele, che ha brutalmente strappato dopo l'Iraq la Libia al novero delle nazioni che garantivano un certo livello di laicità e benessere ai propri popoli, rivolgendo quindi le proprie attenzioni alla Siria, non senza farsi aiutare dalla falsa coscienza indotta dal mainstream a cominciare dalle "primavere arabe" il tutto non può non spingere chi ragiona con la sua testa alla rivalutazione sul piano internazionale della Russia e del suo capo Putin, uno che, per quanto discutibile possa essere il suo passato, a confronto dei suoi omologhi occidentali rischia di sembrare un gigante e un simbolo di onestà e dedizione agli interessi del proprio popolo, pensate un po' (e infatti Renzi ci manda i soldati al confine, in cambio di un endorsement sul si al referendum).
Tutto ciò ha radici antiche, come ben sa chi ricorda bene la vicenda di Enrico Mattei, e come si scopre se si scava persino alle radici dell'unità d'Italia. E rischia di perpetuarsi se alla Casa Bianca ci va la naturale continuatrice della suddetta strategia, colei che l'ha ispirata negli anni di segretariato di Stato, ma già prima appresso al maritino giocherellone, che tra una stagista e l'altra ha fatto approvare la legge che, sapevàtelo, annullando la separazione tra banche d'affari e banche di credito ha precipitato il mondo nella crisi da cui non esce da nove anni. Ebbene, Donald Trump è un personaggio grottesco e a tratti impresentabile, e probabilmente perderà le elezioni proprio per l'eccessivo svantaggio che ha nei confronti della rivale nel bacino dei fissati con il politically correct. Ma come Berlusconi, per quanto l'ho odiato e criticato, era meglio di Renzi tanto quanto un nemico riconoscibile è meglio di un amico fasullo, così è meglio augurarsi che sfatando i pronostici vinca il sincero cafone e non la vipera falsa progressista. Se non altro, con quest'ultima è certo che la terza guerra mondiale strisciante, iniziata da Bush padre e proseguita da suo marito poi da Bush figlio e infine dal finto negro, continuerà e anzi conoscerà escalation dalle implicazioni tragicamente imprevedibili, laddove il miliardario cialtrone sembra (e probabilmente è) più propenso a mettersi d'accordo con russi e cinesi e accontentarsi, di fronte all'inarrestabile declino dell'impero globale, di guidare un impero d'Occidente che cerchi di convivere con quelli d'Oriente, piuttosto che trascinare il mondo alla rovina nel tentativo (peraltro vano, come la Storia insegna) di mantenere il dominio assoluto, cosa che di certo farà la Clinton.
Se non basta, Trump ha già dichiarato che ripristinerà il Glass-Steagal Act, cioè la legge bancaria abrogata da Bill Clinton, forse perché i capitalisti sono tutti parassiti, si, ma alcuni tra loro si rendono conto che se uccidono l'animale che sfruttano muoiono anche loro.

sabato 5 novembre 2016

RRAU'

Se siete meridionali o avete amici meridionali lo sapete già: il ragù non è una ricetta, è un rito religioso. La capofamiglia si alzava all'alba e iniziava la lunga preparazione, avvio di una cerimonia complessa che si concludeva alcune ore dopo in tavolate enormi davanti a un piatto di qualcosa che - lo intuivi già fin da piccolo - così buono non avresti mai più mangiato, quindi dovevi fartene una panzata come se avessi potuto accumularlo per i decenni a venire.
Essendo qualcosa di sacro, è stato celebrato anche da sacerdoti della cultura, fino al pontefice massimo Eduardo De Filippo, che ne fece teatro e poesia. Alla fine vi posto i suoi versi, sia in declamazione diretta che in una versione messa in musica da Pino Daniele e cantata da Roberto Murolo. Prima, vi posto la ricetta di nonna Carmela. Provate a seguirla, voi siete avvantaggiati: non avendo assaggiato il suo, sarete soddisfatti del risultato. Io sono trent'anni che mi danno: u rraù mi viene buono, ma quello della nonna porcaccia miseria era un'altra cosa....
Ragù
In una casseruola larga soffriggi la carne a tocchi nell’olio caldo a fuoco lento; se c’è del maiale è particolarmente opportuno (ma va bene con qualsiasi carne) fare sfumare la carne col vino bianco a fine cottura.
A carne esternamente cotta, aggiungi la cipolla tagliata molto sottile, e solo quando è cotta quest’ultima aggiungi il passato di pomodoro, il sale, le foglie d’alloro e le bucce di limone; se il sugo non copre la carne aggiungi dell’acqua.
Cuoci senza coperchio nel fornello più piccolo con la fiamma al minimo, fino a quando non smette di evaporare l’acqua e viene a galla l’olio (dovrebbero occorrere almeno un paio d’ore).
Se il sugo è tanto ed hai fatto le polpette di carne, a fine cottura mettine un paio a testa dentro e lasciale lì fino a quando le servi perché assorbano il sugo.
A parte fai la pasta: quale vuoi, ma è ottimo con la pasta fresca tipica calabrese o con dei grossi rigatoni.
Volendo, il piatto di pasta si può guarnire con dei piselli e/o del parmigiano grattugiato.
...
Ingredienti
  • manzo e/o maiale a tocchi (2 a persona minimo)
  • mezzo chilo di pelati o passata di pomodoro ogni 2 persone
  • olio extravergine d’oliva
  • sale
  • 1 cipolla piccola (o mezza grande) ogni 2 persone
  • la buccia di ¼ di limone biologico
  • tre o quattro foglie di alloro secche
  • 10 cl di vino bianco
Nta na cassarola larga, menti ‘a carni mi si suffrii nt’all’ogghiu a ffocu lentu, giriàndula ‘i ccà e ‘i ddhà. Si vvoi, speci si è porcu, spumala c’u vinu iancu. Arricorditi: prima si faci ‘a carni, poi si menti ‘a cipuddha, e quandu è fatta ‘a cipuddha si menti ‘u pumaroru, ‘u sali, ddu fogghi ‘i lauru e na stampa ‘i scorcia ‘i limuni.
Si ‘a carni è scumbigghiata, ‘ggiungici nu pocu r’acqua, annunca nenti. Fallu senza cumbogghiu, a focu lentu lentu: è fattu quandu l’ogghiu veni a’ ngalla.
Si facisti ‘i purpetti, fai cchiù zzucu e mentincindi ddui ddà r’intra quandu è fattu, e lassili mi si umilìanu chi ssu cchiù belli mi t’i mangi.
A pasta a rraù è bella tutta, ma è megghiu si nci menti i maccarruni ‘i casa, o ‘i pàcchiri.
Si facisti ‘a pisella, cui ‘a voli ncià ggiungi i supra, a usu furmaggiu.

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