martedì 28 maggio 2013

MOVIMENTO LENTO?

Non so se siete più bravi di me, io non sono
riuscito a trovare il logo del PD da nessuna
parte, navigando nel sito di Ignazio Marino...
Il flop alle amministrative del MoVimento 5 Stelle era tanto atteso e auspicato da tutto il mainstream (e anche da molti neoadepti delusi) che la sua eco sta dominando la scena. Qualunque conclusione se ne voglia trarre, però, rischia di essere affrettata, perché il quadro politico è in drammatico movimento e non è possibile estrapolarne tendenze anche solo di medio termine. Occorre pertanto partire da quelle poche certezze che sembrano dimostrate:
  1. il risultato davvero imprevisto nelle sue dimensioni è stato quello del M5S alle politiche, senza quello per la performance alle amministrative oggi staremmo tutti a parlare di successo - e tuttavia non è certo il caso di mettersi a cavillare sulla diversità degli appuntamenti elettorali come farebbe un PSDI d'annata;
  2. i dati sull'astensione (impressionanti a Roma) dicono che c'è ormai oltre la metà dell'elettorato che o vota per Grillo o non vota, platee sterminate di persone che a ragione o a torto sono convinte della sostanziale identicità tra PD e PdL e quandi inutilità del proprio voto, per cui o chi fa dell'alterità a questo duopolio la propria bandiera riesce a smuoverli vanno a votare altrimenti restano a casa - i numeri del fenomeno ci dicono anche che chi si dedichi con intelligenza a pescare in questo bacino vincerà le prossime politiche;
  3. il PD vince solo se appoggia candidati diversi da quelli selezionati dalla propria classe dirigente, oramai questo assunto ha decine di dimostrazioni dirette e a contrario, Marino è solo l'ultima (ha posizioni su bioetica e rapporti civili che nel PD sono largamente minoritarie, mentre sono diffuse in SeL e M5S) - data la legge elettorale comunale che ci avrebbe portato con ogni probabilità a votarlo al secondo turno, tanto valeva votarlo già al primo, ci siamo detti in tanti...
Quest'ultimo ragionamento ci porta a dedurre che al PD converrebbe introdurre il doppio turno (nazionale, quello di collegio non risolverebbe nulla: avrebbe risultati simili al porcellum per il Senato...), d'altronde questa verità elementare era evidente ai non ciechi (quindi non a Veltroni) anche prima di crearlo, il PD, e d'altronde siccome B. e soci non sono stupidi il doppio turno non lo concederanno mai, quindi si rivoterà con il porcellum o con una sua versione leggermente riveduta. Quindi tornerà in gioco, se nel frattempo sarà sopravvissuta politicamente, la proposta di Grillo. Che lo sa e scommette tutto su questo, come dimostra sia il suo essersi sottratto alla trappola che gli aveva teso Bersani (chi si lamenta del mancato appoggio esterno al governicchio degli 8 punti, dimentica quel mezzo PD che ha votato contro Prodi e non lo avrebbe mai sostenuto, o lo avrebbe fatto crollare la prima volta che avesse tentato di approvare qualcosa davvero di sinistra), sia la mossa Rodotà (che dimostra che non è vero che Grillo non era disponibile al dialogo col PD, ma che era bensì disponibile però solo a un dialogo vero), che infine la decisione recente di lanciare la campagna per la messa in discussione degli accordi europei e magari dell'Euro stesso. Nelle intenzioni del suo promotore, dovrebbe durare un anno. Potrebbe essere l'anno più fertile e importante della vita politica italiana dal dopoguerra. Se Grillo riesce a smuovere le coscienze, spostando l'asse della discussione sulla valutazione informata e razionale delle politiche economiche e monetarie necessarie per salvare l'Italia e l'Europa con essa, abbandonando l'attuale stallo dicotomico tra ottusi (quando non prezzolati) sostenitori del monetarismo eurocentrico e euroscettici ignoranti a corrente alternata e nostalgici della liretta e del furto libero, scriverà di diritto il suo nome tra i salvatori della Patria, anche se il suo movimento politico (peraltro, dichiaratamente transeunte) fallisse.
Ce n'è abbastanza per farne una missione civile, dovere di ciascuno affrontarla come può. Cominciamo subito:
  • Keynesblog, ovvero il difetto d'origine dell'Eurozona: essere imperniata su un Paese esportatore;
  • Hollande, ovvero forse non è troppo tardi per rifare l'Eurozona partendo dal verso giusto;
  • Lameduck, ovvero ma allora bisogna avere il coraggio di incidere pesantemente sul disegno attuale o è solo una presa in giro;
  • Gawronski, ovvero la crisi si risolve con la democrazia e politiche economiche e monetarie keynesiane;
  • Von Der Leyen, ovvero forse qualcuno comincia a capire che o dà lavoro a tutti i suoi figli o l'Europa è morta;
  • Bagnai, ovvero la speculazione è neutra, la colpa della crisi è tutta del PUDE (Partito Unico dell'Euro);
  • Vendola, ovvero "il Patto di stabilità è demenziale", ovvero "non potevi dirlo prima e minacciare di uscire dalla coalizione se il PD persisteva nella sua adesione acritica?";
  • Burbank, ovvero il cane può avere sia le pulci che i pidocchi, ovvero il male europeo è più di uno è inutile cercare una cura unica.

mercoledì 22 maggio 2013

NON MI SOMIGLIA PE NIENTE

Mettete degli adolescenti a guardare Il capo dei capi, spiateli,
e osservate per chi fanno il tifo. Poi notate su che canale siete.
Su Cadoinpiedi oggi c'é Oliviero Beha che chiede agli elettori di Berlusconi, dati addirittura in crescita da sondaggi forse compiacenti, come fanno ancora a votarlo malgrado tutto. Credo che sia una domanda retorica, perché Beha è troppo intelligente per non sapere la risposta: chi vota Berlusconi non lo fa nonostante sia quello che è (intrallazzista, contiguo alla mafia, bugiardo, puttaniere, evasore, eccetera), ma proprio perché è quello che è. Come dimostrano i testi sacri, infatti, gli uomini si creano il proprio dio/padre a immagine e somiglianza di se stessi, o almeno di quello che vorrebbero essere. Chi si affanna a dimostrare logicamente o comprovare empiricamente le colpe del cavaliere, dunque, deve sapere che la sua fatica è al minimo inutile, perché i suoi argomenti possono essere recepiti solo da persone che decidono sulla base di un'analisi razionale quindi già probabilmente non (o non più) berlusconiane, e magari controproducente, perché alle orecchie di quelli che invece decidono per altre logiche la dimostrazione di colpevolezza non fa che accrescere il fascino del divo Silvio. Non c'è niente di male, si intende, a continuare ad argomentare, purché siamo consapevoli che ce la cantiamo e ce la suoniamo tra di noi.
Ora, siccome però ogni religione ha i suoi riti, e alcuni vanno cantati e suonati per essere celebrati, eccoci alle soglie del primo dell'accoppiata di anniversari, che quest'anno celebriamo per la ventunesima volta, del martirio dei maggiori dei santi laici del culto della legalità. Prego, fedeli: in piedi, in alto i cuori, in mano l'innario, che il 23 maggio è la ricorrenza dell'attentatuni.
I più curiosi e attivi, volendo, possono scaricare qui e leggere con calma come e perché l'efferato atto di guerra (perché tale può definirsi, a partire dal tipo di esplosivo usato) con cui fu ucciso il giudice Falcone con  moglie e scorta sia da considerarsi come il suggello di un vero e proprio colpo di Stato. Ma per capirlo bene occorre prima riflettere bene su cos'è questa cavolo di Mafia, e da dove deriva una fama capace di fare assurgere il termine ad antonomasia di "criminalità organizzata".
In effetti se ci pensiamo bene non è che le varie mafie italiane, a caratterizzazione talmente regionale da potersi dire che hanno inventato loro - da sud - il federalismo, siano particolarmente più efferate di quelle appartenenti ad altre tradizioni, e magari nemmeno più pervasive, almeno a fidarsi di quello che sentiamo dire di quelle cinese, giapponese, russa, statunitense o colombiana, e immagino sia lo stesso che so per quella brasiliana, filippina, slava, o turca. Qual'è allora questo tratto distintivo? La criminalità organizzata si può dire che a un livello fisiologico più o meno elevato esiste ovunque, nei Paesi democratici come in quelli autoritari, in quelli cosiddetti sviluppati come in quelli in via di sviluppo o peggio. In questa tabella a doppia entrata, ecco il punto, l'Italia è l'unico Paese sviluppato a democrazia avanzata in cui la criminalità organizzata sia così patologicamente intrecciata con il potere politico ed economico ai più alti livelli. Questa cosa, se accade in altre democrazie, è all'interno di limiti decisamente più accettabili, e dove invece la situazione è simile alla nostra non si tratta di Paesi sedicenti sviluppati e democratici come il nostro.
Quando si dice essere originali ad ogni costo...
Si vede bene, allora, che la questione della "trattativa tra Stato e Mafia" travalica ampiamente la figura politica di un Berlusconi. Che è stato probabilmente solo lo strumento utilizzato per il cambio di registro, dal momento che gli equilibri precedenti, sorti con l'occupazione americana (che notoriamente utilizzò Cosa nostra come testa di ponte) e perfezionati con la dottrina Andreotti tanto da reggere 40 anni, erano stati travolti a valle della caduta degli equilibri internazionali conseguente a quella del blocco sovietico. La democrazia è sempre stata un concetto ideologico, cioè una rappresentazione falsata della realtà a fregare chi ci crede, laddove la realtà e il Potere detenuto dai pochi ai danni dei molti (era lo stesso per il Socialismo reale, beninteso...). Ma in Italia questa verità implica, tra le altre cose, che se ad esempio un magistrato crede davvero alla legalità come precondizione per il funzionamento della democrazia, al punto da fare della lotta alla mafia la sua ragione di vita, nello scontro tra l'ideale (ideologico) in cui crede e la realtà del Potere quella vita rischi di perderla.
Questo è ciò che ha fregato Giovanni Falcone, prima che il 23 maggio di 21 anni fa un dito sul telecomando sancisse la cosa. Questo è ciò che aveva capito Paolo Borsellino, tentando persino di spiegarlo a vari livelli istituzionali e comunicazionali e forse scrivendolo nella sua agenda rossa, nei pochi giorni che separarono quella data dal suo appuntamento analogo, il 19 luglio. A noi non resta ormai che satireggiarci sopra, alle uscite senza pudore di gente che vuole apertamente smontare quel poco che resta in piedi del lavoro di questi due eroi. Perché anche piangerli ancora è come prenderli in giro, così diversi com'erano dal Paese che amavano al punto che si può dire, come sempre accade per chi ama davvero, che amassero una loro rappresentazione personale e non il Paese reale, che non gli somiglia per niente.

martedì 21 maggio 2013

SINI(STRADE)STRA

Quando Grillo dice che il suo moVimento ha salvato (per ora) la democrazia, sottintende che molti dei quasi nove milioni di elettori che lo hanno votato o non votavano più da tempo o avevano deciso di non farlo stavolta, disgustati dalla quasi identicità delle proposte politiche degli altri schieramenti in campo, tolte differenze "di colore". Questo allontanamento dei cittadini dalla politica, cioè etimologicamente dalla partecipazione alla gestione della loro città, ha molte cause: innanzitutto un disegno preciso (tra l'altro scritto tra le carte della loggia P2, come attuabile previa controllo dei mass-media!) teso a neutralizzare nell'arco di qualche decennio i pericoli derivanti ai potenti dalla pretesa partecipazione politica di massa imperante negli anni 70, poi l'effettivo comportamento "da casta" della classe politica, infine appunto la sempre minore distinguibilità dei programmi, specie dopo l'adesione bipartisan al credo neocapitalista monetarista imperante, fatto di deflazione, disoccupazione, privatizzazioni, eccetera.
Detta in altri termini, la frase "sò tutti uguali" può anche disturbare, può anche fungere da etichetta di qualunquismo, ma purtroppo è andata sempre più assumendo i connotati di una verità sperimentale.
E, ripeto, la cosa è stata voluta e architettata, poi attuata tramite la "discesa in campo" del membro tessera 1816, un imprenditore senza scrupoli che ha cominciato coi soldi della mafia, che gli ha messo in casa un boss a garanzia, e ha continuato incrementandoli per vie se non illegali spesso al limite della legalità, come quando ha costruito il suo impero televisivo rastrellando le TV dei concorrenti a prezzo di costo quando già sapeva da suo compare primo ministro che un decreto avrebbe nottetempo legalizzato le dirette nazionali e reso redditizia l'impresa. Col suo ingresso in politica, a destra dichiaratamente solo perché a sinistra c'era meno spazio (Mani pulite aveva azzerato tutti tranne il PCI e l'MSI, ma il primo era molto più grosso), il vecchio continuum ha perso improvvisamente senso, sostituito da quello berlusconiani/antiberlusconiani solo incidentalmente sovrapponibile a destra/sinistra, tanto che ci siamo ritrovati "a sinistra" gente di destra come Montanelli e Di Pietro, e una caterva di democristiani da Prodi a Lettino passando per la Bindi e la Binetti, poi transfuga di recente assieme al "controriformista del lavoro" Ichino. Leggi elettorali costruite a tavolino per favorire coalizioni artificiose salvaguardando il potere delle segreterie nazionali di partito, il plurale è perché era così anche il mattarellum anche se faceva meno schifo del porcellum, hanno compiuto l'opera, e la stessa nascita del PD è in quest'ottica: senza Berlusconi e il berlusconismo, niente avrebbe potuto tenere sotto la stessa insegna persone con idee così diverse su tutte le questioni importanti.
Ad essere uguali, dunque, sono questa sinistra e questa destra, non sinistra e destra in sé. Per ogni problema, infatti, si può cercare una soluzione tra quelle sperimentate nel passato o nel presente, e questo è "conservatore", o immaginare una soluzione "deformando" l'esperienza per adattarla alla nuova realtà, e questo è "progressista": nel primo parlamento inglese gli uni presero posto nei banchi a destra e gli altri dall'altra parte, e questo per l'etimologia. Ma resta il fatto che se io posso immaginare una struttura sociale diversa dall'esistente è per una delle facoltà umane più evolute condita da un'alfabetizzazione spinta, cose che arrivano solo a pancia piena. E resta il fatto che ha torto Grillo ha definire il suo moVimento "né di destra né di sinistra", perché secondo questo schema invece quasi ogni punto del suo programma è definibile decisamente "di sinistra", tanto è vero che è quasi sovrapponibile a quello di SEL che la sinistra ce l'ha nel nome. Il problema di SEL è che nessuna idea di sinistra può essere attuata all'interno di uno schema economico/monetario di destra estrema come l'eurozona e il fiscal compact, e stare in coalizione con chi ha sposato entusiasticamente questo schema rende le promesse "di sinsitra" in-mantenibili quindi truffaldine.
Insomma per ogni questione hai sempre due strade: se pensi di risolvere i problemi di mobilità con la TAV sei di destra, se immagini nuove strategie che magari riducano le esigenze di mobilità (prodotti a km zero, Internet come diritto democratico) sei di sinistra, se pensi di costruire gli inceneritori sei di destra, se pensi alla raccolta porta a porta e al riciclo estremo dei rifiuti sei di sinistra, se pensi che si debba privatizzare anche l'Eni sei di destra, se pensi a nuove modalità di gestione dei beni comuni sei di sinistra, se pensi alle centrali nucleari sei di destra, se pensi alle nuove forme di energia di sinistra, se pensi alle grandi opere creatangenti sei di destra, se pensi al recupero del territorio tramite una miriade di piccole opere di sinistra, eccetera. E se pensi che si possa spendere un soldo in più solo se lo hai speso in meno da un'altra parte sei di destra, se immagini nuovi modi di gestire la sovranità monetaria con l'obiettivo della piena occupazione sei di sinistra, anche perché non uno dei provvedimenti che tornino a distribuire un po' di ricchezza alle classi subalterne si può attuare con questa politica monetaria. Quindi, Grillo è di sinistra, SEL è di sinistra ma solo adesso che è uscita dall'abbraccio mortale col PD potrà dimostrarlo con coerenza, il PD ha una classe dirigente spaccata in due ma prevalentemente di destra e un elettorato quasi tutto a sinistra trattenuto (a stento) con la manipolazione e facendo leva su sentimenti ancestrali di appartenenza decisamente malriposti, il PDL esaurendo la sua ragione sociale nella protezione degli interessi personali del suo capo non è né di destra né di sinistra ma i suoi elettori sono bimbi terrorizzati  dal cambiamento e in cerca di rassicurazione genitoriale magari autoritaria quindi di destra.
Il giorno che riuscissimo a liquidare Berlusconi consegnandolo al suo destino di delinquente che deve dedicarsi a difendersi dalla giustizia terrena come tutti i mortali, magari con quella ineleggibilità che avrebbe dovuto essere sancita già nel 1994 e sennò magari nel 1996 o nel 2006 (cioè le volte in cui c'era una maggioranza in teoria favorevole a sancire il suo bando, come peraltro adesso), vedremmo il quadro politico ridisporsi magicamente attorno ai due poli naturali, come limatura di ferro una volta tolta l'influenza preponderante di un enorme magnete. Il PD si spaccherebbe all'istante, e il moVimento uscirebbe dal gioco politico fisiologicamente, e non per effetto di una ignominiosa (con buona pace delle logiche capovolte del piddino-vittima della sindrome "è colpa di Grillo") legge apposita che probabilmente spalancherebbe le porte dell'inferno di una destra estrema, quella si destra vera, che in Italia non ha mai smesso di covare sotto la cenere.

venerdì 17 maggio 2013

CUORE VIOLA

Per chi segue la Viola basket è un'occasione da non perdere: è nato il Comitato Cuore Viola, che ha tra l'altro lo scopo di raccogliere contributi grandi e piccoli con l'obiettivo di sostenere in vario modo la storica società di pallacanestro reggina, appena tornata in una categoria "dove giocano gli americani", come si diceva una volta, dopo tre anni di inferno e tre di purgatorio. Comunque si voglia aderire, dai 10 euro dell'iscrizione al Comitato ai 2000 della minisponsorizzazione della squadra con tanto di cartellone al palasport, l'iniziativa vuole costituire una specie di abbraccio collettivo a uno dei suoi pochi simboli positivi, una boa che già in passato costituì l'unico appiglio identitario di una città prossima ad affondare, in una situazione che l'attuale mare in tempesta ricorda parecchio.
Iscrivermi era il minimo, non posso che usare il mio modesto blog per invitare amici e simpatizzanti a fare altrettanto. La Viola è tornata, e ha bisogno di noi.

giovedì 16 maggio 2013

DIVERSAMENTE IMMOBILI

Il giro d'affari nel mercato immobiliare è calato di un altro 25%
nell'ultimo anno, tornando ai livelli del 1985. In compenso le
aspettative degli italiani per il futuro loro e dei loro figli
sono già sotto i livelli degli anni cinquanta...
A dispetto di quanto dichiarato nel titolo, vi devo chiedere un ruolo attivo: andatevi a leggere, se possibile prima di affrontare questo post sennò anche dopo a mo' di approfondimento, questo mio vecchio post autoreferenziale (vi si parla della mia tesi di laurea, pensumpò) sulla riproduzione sociale. Si tratta di quel fenomeno per cui ogni struttura sociale tende in un suo proprio grado a mettere in atto dei meccanismi per riprodurre se stessa nel tempo, e quel grado può volendo essere assunto come un parametro di valutazione della evoluzione di quella società, in un continuum che va da quelle più rigidamente tendenti a restare immutate a quelle più disposte a mettersi in discussione ed evolvere.
Prima che assumesse nel senso comune il significato nefasto di "calamità che si abbatte nella vita lavorativa", la parola "mobilità" aveva infatti un'accezione ben diversa, di "possibilità teorica e/o pratica di spostarsi orizzontalmente o verticalmente nella struttura sociale di appartenenza". Nel dopoguerra fino a tutti gli anni 70, grazie anche alle politiche economiche e monetarie di tipo keynesiano adottate da tutti i governi occidentali al triplice scopo di (1) superare la crisi degli anni 30 (2) risollevarsi dalla guerra mondiale (3) impedire alle classi subalterne, tramite un graduale ma evidente miglioramento delle loro condizioni materiali di vita, di subire il fascino delle strutture sociali egualitariste del blocco sovietico, si è registrata una tendenza generale di miglioramento nella mobilità verticale. Ma all'interno di questa sorta di "blocco in movimento" l'Italia si segnalava per una relativa evidente rigidità orizzontale, figlia forse del millenario nepotismo di matrice cattolica. Questa rigidità, ovviamente, in una contingenza di miglioramento generalizzato è un problema tutto sommato facile da digerire quasi fosse una nota di "colore" (che il figlio del notaio faccia pure il notaio, io farò l'avvocato o l'imprenditore o il concorso statale), in una contingenza di segno opposto diventa un fattore invalidante, una sorta di "selezione al contrario" che tiene i migliori lontano dalle posizioni in cui se ci arrivassero potrebbero far qualcosa per arginare la crisi e far ripartire le cose. La descrizione della situazione è davvero impressionante, la distanza (per chi avendo una certa età la può apprezzare) col dibattito sulle opportunità in auge 30/40 anni fa è deprimente.
Chi ha meno di 35 anni, oggi, o è "figlio di" o non ha futuro, non aspira nemmeno a un'occupazione stabile, i redditi di chi ancora ne ha non bastano a sostenere una domanda interna sufficiente a creare per lui opportunità imprenditoriali, non avrà pensione, forse presto nemmeno assistenza sanitaria, di comprare casa non se ne parla, eccetera. Il tutto mentre una classe politica di ladri fa di tutto per restare inamovibile anche quando perde le elezioni: hanno fatto le coalizioni per sfruttare una legge elettorale truffaldina e non gli sono bastate, perché quasi nove milioni di italiani si sono messi di traverso, ed ecco che i due partiti speculari, l'uno che tiene l'altro come in un castello di carte, mettono i pesci piccoli delle coalizioni all'opposizione (pensateci un attimo: con SEL fuori dalla coalizione il premio di maggioranza alla Camera lo avrebbe preso Grillo...) per rubare all'unica opposizione vera anche buona parte delle commissioni parlamentari, e finalmente si uniscono in matrimonio al governo alla luce del sole, mettendo da parte la questione morale e tutte le altre con cui hanno finto di combattere il cosiddetto cavaliere per tutti questi anni. Insieme, potete scommetterci, faranno la TAV (cominciando dal bocciare questa proposta di legge del M5S) e tutte quelle altre porcherie che finiranno di rovinare i conti pubblici senza dare un minimo beneficio ai cittadini, privatizzando la sanità, l'acqua (in spregio a un referendum stravinto), e tutto quello che potranno per mantenere i privilegi alla piccola élite politico-economico-affarista criminale che rappresentano. Poi, se uno vicino all'area grillina dice in sostanza che se si continua così si rischiano violenze, è uno che istiga alla criminalità, se un discorso quasi identico lo fa Draghi, è uno che lancia un allarme sociale, grazie a quel mondo dell'informazione ufficiale ormai largamente compromesso con quella élite di cui sopra.
Io non so se anziché tornare agli anni 70 del lavoro come diritto e delle conquiste sociali torneremo agli anni 70 delle violenze di piazza e della repressione. So che anche i più miti, i più inclini a restare impassibili di fronte ai soprusi subiti, hanno una soglia di sopportazione. Questa Europa deve cambiare, o morirà. Questa Italia deve cambiare, e indurre al cambiamento l'Europa o lasciarla, o morirà. Forse non sarà settembre, ma non sarà tanto dopo.

mercoledì 15 maggio 2013

IUS SÒLA

Vivo a Roma da troppo tempo per capire se il titolo di questo post necessiti di traduzione per i non capitolini o meno, ma, siccome credo che il termine (con la O aperta, mi raccomando) sia ormai passato all'uso comune nazionale come, che so, fregnaccia o mortacci, piuttosto che spiegarlo lascerò che i pochi che non l'hanno mai sentito lo capiscano man mano.
Dunque, c'è un partito che costruisce la sua campagna elettorale attaccando il partito del suo maggiore avversario (fa così da sempre, è nato apposta), e finisce per farci il governo assieme, il secondo consecutivo, avendo il presumibile problema di come far digerire la mappazza ai suoi restanti elettori (ne ha già persi un terzo da novembre a febbraio, chissà quanti se si votasse oggi). Una delle cose che si inventa è mettere al governo due ministre femmine di origine straniera, una popolarissima campionessa tedesca allo sport e una nera africana all'integrazione: nel marketing premia sparare a pallini nel mucchio, qualche gonzo si acchiappa sempre.
Siccome non basta, la ministra di colore si inventa, tra le altre cose, di ricicciare una vecchia citazione razzista contenuta in un rapporto governativo americano contro gli italiani del 1912 che sembra un articolo della Padania degli anni d'oro, con Prodi al governo e flotte di barconi di immigrati verso quello che ancora sembrava un Paese ricco di opportunità per tutti. Il meccanismo è: chi lo legge, prima si indigna contro i soliti razzisti antinegro, poi trasale scoprendo che il testo è antiitaliano, infine parte alla ricerca del razzista nostrano per sbatteglierlo al muso al grido di "visto?!". Sapete di cosa sto parlando: gira da molti anni in varie versioni, nelle catene di email prima e nei social network dopo. Ora però lo riciccia una ministra, e il suo compagno di partito che ricopre la seconda carica dello Stato inscena un gioco delle parti ribattendo l'ovvia considerazione che se applichiamo lo ius soli rischiamo di attrarre donne incinte da tutto il mediterraneo come mosche al miele, senza considerare che la proposta Kjenge è più articolata e non mira affatto a creare automatismi.
E allora, mi direte, se la proposta di legge è condivisibile, perché non attacchi il tuo moVimento che la critica quasi con gli stessi argomenti di Grasso e con la stessa sua colpa di non averla manco letta? Perché il punto non è se la proposta è buona o meno, che se lo è il moVimento la voterà come ha annunciato di voler fare per qualunque buona proposta da qualunque parte venga, ma con quale faccia di tolla un partito tenta di farci digerire di stare al governo con quelli che hanno scritto la Bossi/Fini e teorizzato e praticato la guerra agli immigrati, quelli che fino a ieri erano in coalizione con un partito che ha costruito la sua fortuna sul razzismo antimeridionale. Quella Lega che peraltro quando scaricò Silvio fu corteggiata a lungo proprio dal principale partito del centrosinistra, arrivando a sposare fino a diventarne il principale artefice quel federalismo che se non è il principale responsabile dell'attuale disastro dei conti pubblici poco ci manca.
Ci deve essere qualcosa sotto. Chissà cosa devono farci digerire, questi, ecco perché tentano di distrarci con questioni d'impatto emotivo. L'Eurozona sta per esplodere, chi è rimasto fuori si frega le mani e di Europa non parla più specie in campagna elettorale, ma questi non possono e in ogni caso non hanno intenzione di invertire la rotta; forse quando finiremo sugli scogli vedremo i barconi di cui sopra da un'altra prospettiva...

venerdì 10 maggio 2013

FANTA

Giù il cappello davanti ai tifosi del Toro, che durante il minuto di silenzio per Andreotti
hanno tirato fuori la famosa foto che ritrae assieme Falcone e Borsellino!
Il blog di Leonardo è da un po' di tempo in colonna sinistra, tra i siti che Controinformoperdiletto abitualmente consulta per svolgere il proprio "servizio", e però da qualche mese non è citato nei miei post, perché purtroppo il suo autore è tra quei piddini vittime della sindrome "grillo-brutto-e-cattivo-non-ha-voluto-governare-con-noi", sindrome che il caso Rodotà avrebbe dovuto guarire in tutti ma evidentemente nei casi più gravi non è successo. Per fortuna non scrive solo di politica, ma spesso ad esempio di cinema, quindi posso citare questo post come la spinta decisiva per andare a vedere Oblivion: prima mi attraeva il plot, mi respingeva l'incapacità attoriale di Tom Cruise, capace di resistere persino alla mano di Kubrick, ammesso che sia stato davvero lui a dirigere Eyes wide shut (io non ci credo), letto Leonardo l'ago della bilancia è passato sul "si".
Il film è una classica distopia fantascientifica, molto ma molto ben recitata (incredibile, anche da Mr. Topgun), strapiena di citazioni cinefile, dalla Morte nera di Guerre stellari, all'astronave madre dei Borg di Star Trek, passando per la soluzione finale di Indipendence Day. La fantascienza, si sa, consente alcuni gradi di libertà in più al narratore, il che ne fa il veicolo principe per inquadrare visioni filosofiche alternative in un sistema coerente, una volta che tu spettatore/lettore abbia firmato il patto di credulità minimo con lo sceneggiatore. Classica è anche la soluzione, o meglio la costruzione del problema in modo che sembri irrisolvibile e la soluzione arrivi inaspettata: basta postulare un punto debole che sia "nascosto" per farlo scoprire allo spettatore a forza di metonimie (come in Signs), oppure "centralizzato" in modo che quando tutte le speranze sono perdute si riesca improbabilmente a raggiungerlo e così a distruggere in un colpo solo le invincibili armate nemiche. Eppure il film, anche se non mi ha sorpreso, mi è piaciuto molto, forse proprio perché come Leonardo mi rendo conto che ho talmente tanto praticato il genere che se aspetto di risorprendermi posso anche smettere di andare al cinema.
La sera dopo, ovviamente, davano Il Divo in televisione. Ebbene lì si che c'è una scena sorprendente, talmente sorprendente che mi ha sorpreso anche rivedendola: Andreotti che durante un colloquio privato con Cossiga gli annuncia di volergli rivelare un segreto, dietro promessa di mantenerlo. E' suspense vera, risolta con la rivelazione da parte di Giulio di una vecchia passione per la sorella di Vittorio Gassman, non so se fondata o del tutto inventata da Sorrentino, ma poco importa: basta a farci desiderare che le sedute spiritiche siano realmente possibili, per costringere i due vecchi marpioni a sputare il rospo almeno post-mortem. Non so se Andreotti era contiguo alla mafia, per la giustizia terrena fino a una certa data si, e dopo "non è sufficientemente provato", per la vox populi (e anche per le pietre) delle mie parti si da sempre, per Travaglio si, per Massimo Fini forse si ma non era certo il solo e non era il peggiore (a paragone con i politici attuali, vabbè, non c'è partita, ma non per merito suo...), per molti altri no, specie per chi millantandone l'assoluzione cerca solo un accomunamento che non merita in nessuna delle dimensioni in cui si misura un uomo politico o un uomo tout-court. Certo è che una scena del genere, Andreotti e Cossiga a confessarsi reciprocamente i peccati e i segreti di settant'anni di storia italiana, anche solo magari in un film di fantascienza o fantapolitica, avremmo voluto proprio  vederla... Voi, io, e anche Leonardo, cui la morte di Andreotti forse ha aperto gli occhi: l'affossamento di Prodi dimostra: 1) che Bersani non sarebbe mai riuscito a fare un governo con Grillo, quindi accettando Grillo avrebbe solo scoperto il culo per finire impallinato; 2) che forse a questo vecchio ragazzo con gli occhialini attualmente Presidente del Consiglio manca solo la gobba, per imitare perfettamente l'astuto suo emulo...

venerdì 3 maggio 2013

ROTTAMA UN PARTITO!

Enrico Letta, non appena ottenuta la scontata fiducia alle camere, è subito partito per un tour europeo, tanto per chiarire a quali padroni obbedisce. Avvertenza: chi crede ancora alle storielle che raccontano i telegiornali, e magari voterebbe ancora PD si votasse domani, ha sbagliato blog, e a meno che non voglia seriamente mettere in discussione se stesso e quello che crede di sapere può anche smettere qui.
Dicevo, Enrico Letta prima rassicura la Merkel, poi chiede consigli a Hollande su come raccontare meglio le frottole, infine recita in ginocchio a Barroso il Credo monetarista: occorre coniugare crescita e rigore, amen. Al ritorno, presenta una sfilza di sottosegretari se possibile più imbarazzante di quella dei ministri, un saggio di utilizzo del manuale Cencelli con perle come la Biancofiore, Miccichè e l'ineffabile De Luca manco a dirlo alle infrastrutture (è il sindaco PD che sta tentando di rovinare Salerno, con ampissimo consenso popolare).
Non è che Letta, o sarebbe meglio dire Alfetta vista la natura bicefala del governo e la sua carrozzeria vecchia e piena di ruggine, rinunci al tentativo di dissimulare le proprie reali intenzioni: qualche gonzo c'è ancora, e quindi ecco qualche volto ggiovane dove non conta un cacchio, e soprattutto mi raccomando mettere crescita e occupazione giovanile in ogni frase, anche se non c'entrano. Ma come fai a riuscirci con chi scopre che il tuo esordio editoriale recitava Morire per Maastricht? Ricordo che persino Prodi, che nell'Euro ci ha portati, criticava la durezza di quegli accordi, che pure erano rose e fiori a confronto con quel Fiscal compact la cui accettazione acritica comporta che ogni volta che dici crescita o cose simili o dici palle o sei cretino.
Quando nomino Prodi sento una fitta al costato, e non perché l'hanno trombato pochi giorni fa, tanto non era adatto alla carica e la vicenda ha smascherato l'insanabile dualità del PD (è ciò che resta sfatate tutte le bugie, come fa non solo Travaglio, ma anche questo reportage de L'Espresso), quanto perché ai tempi ero tra i sostenitori del suo progetto che sintetizzerei con l'etichetta "di integrazione forzata dei costumi italiani in quelli europei per via monetaria". Non è che sbagliassi: ogni idea va giudicata a posteriori sforzandosi di utilizzare solo i dati che si avevano all'epoca, e all'epoca l'Italia aveva bisogno di essere costretta ad una virtù a cui da sola non sarebbe mai arrivata, cosa che riuscì e che si ripagò da sola con almeno un decennio di benefici che non bisogna scordarsi di quantificare nel fare il bilancio. I problemi sarebbero arrivati da due direzioni diverse:
  1. quella vasta percentuale di italiani talmente affezionata ai propri vizi da continuare a sostenere Berlusconi permettendone la sopravvivenza e anzi l'imperversare politico;
  2. il difetto di origine della costruzione europea a traino monetario, che poteva funzionare solo se i vagoni fiscale economico e occupazionale restavano attaccati alla locomotiva Euro, scommessa che Prodi stesso oggi ammette (se vogliamo credergli, e il rasoio di Occam ci induce a scartare l'ipotesi di una sua malafede - meno indulgenti bisogna essere con Amato, anch'egli oggi tra i pentiti del rigore, perché ci arrivò dopo essere stato a lungo il braccio destro del primo dei ladri) essere stata un azzardo.
I due punti vanno approfonditi, mi spiace per i pigri:
  1. Senza la disastrosa gestione dei conti pubblici di Tremonti e di tutte le esperienze di governo berlusconiane, e quindi la crisi (peraltro negata a lungo dal centrodestra, per poter continuare il più a lungo possibile con l'andazzo, così drammaticamente peggiorandone gli effetti) al suo arrivo ci avesse trovati nel solco virtuoso in cui ci avevano costretto Ciampi e Prodi, non dico che non si sarebbe manifestata, ma i suoi effetti sarebbero stati molto meno amplificati. Sicuramente, i "poteri forti" UE non avrebbero avuto la scusa per entrare in tackle sulle caviglie della nostra democrazia, come hanno fatto (e per due volte: cartellino rosso!) con la complicità imperdonabile dell'arbitro Napolitano da Napoli. Il problema è che c'è ancora una cospicua fetta di italiani che pensa agisce e vota all'interno di un sistema etico che postula la "stecca", la tangente, l'evasione, il nero, la mafia, il favore. Questo sistema non solo è impossibile conviva sotto la stessa moneta con un sistema in cui queste cose sono ridotte a un livello fisiologico e sennò sanzionate pesantemente, ma renderebbe inutile anche un eventuale ritorno a una moneta sovrana emessa liberamente da una banca centrale davvero statale prestatrice di ultima istanza: la stecca endemica farebbe si che per ogni 100 lire necessarie a far girare il sistema-Paese se ne debbano emettere 200, e ciò farebbe prevalere gli effetti negativi della cosa (iperinflazione in testa) che si mangerebbero quelli positivi, riportandoci dritti dritti negli anni 70. Il fatto che la cosa in Giappone stia riuscendo è una splendida dimostrazione a contrario: lì sono giapponesi, appunto, gente che un politico che ruba lo scusa solo se si suicida in diretta TV per il disonore...
  2. Chiunque abbia studiato un po' di economia sa cos'è un'area monetaria ottimale. Quindi sa che l'area Euro non lo è: ci vogliono sistemi fiscali coordinati se non unificati, parametri macroeconomici simili, debito pubblico unico o almeno una banca centrale vera che interviene a prescindere (cosa che azzera ogni spread), politiche dei redditi compatibili e un mercato del lavoro davvero unico (per una mobilità agevolata e comunque non traumatica) normativa compresa. Queste cose NON ci sono perché non è maggioritario in Europa nemmeno il sentire popolare che potrebbe volerle, e questo sentire non c'è anche perché c'è invece la consapevolezza di peculiarità come quelle nostre di cui al punto 1, ad esempio, e tutto si tiene. La scommessa che chiameremo prodiana era che la moneta unica e i vantaggi che comportava avrebbero creato presto questo sentire comune, che avrebbe spinto presto verso quelle modifiche legislative politiche e sociali che avrebbero fatto dell'area Euro un'area monetaria ottimale ex-post. Purtroppo, la ragione per cui la cosa non è riuscita, la stessa per cui invece sembrava proprio che stesse per riuscire, è che la cosa può (forse) funzionare solo in una fase di crescita economica mondiale, reale e persistente. La fase di crescita che abbiamo attraversato nel decennio 1997/2007, invece, era a traino esclusivamente finanziario, dovuta a una deregulation criminale (a cominciare dalle banche per finire alle borse passando per l'immobiliare), e come tale per natura non poteva non esplodere. Arrivata la crisi, e questa è la tragedia che stiamo vivendo, le ricette monetariste, da cui questa costruzione eurocentrica non può affrancarsi, contemplano solo rimedi deflattivi, che infatti sono i soli che vengono applicati ciecamente anche se stanno uccidendo il paziente, controproducenti rispetto ai loro stessi obiettivi oltre che (si scopre) banalmente errati anche teoricamente. L'unico modo per uscirne vivi è mettere in discussione questa costruzione, lo stanno capendo in tanti ma non basta, occorre:
    • accoppiare questa consapevolezza al coraggio di far valere in sede europea la forza di una determinazione a lasciare il tavolo se non si viene ascoltati, e questa l'avrebbe avuta un governo Grillo (o chi per lui) con presidente Rodotà (entrambi ne parlano da sempre) ma era nelle corde anche di un Berlusconi, 
    • combattere davvero tutte le varie estrinsecazioni del malcostume italico anche favorendo un'azione tranquilla e prolungata della magistratura, e ciò toglie Berlusconi dal novero dei nostri possibili salvatori ripiazzandolo in testa al plotone di quelli che ci affosseranno definitivamente.
A proposito di errori che vedono ogni giorno ingrossarsi le fila di chi li riconosce, anche dentro Repubblica, seppure stiamo parlando di Micromega cioè della sua costola "intellettuale di sinistra", c'è chi parla apertamente di tradimento del PD ai danni di TUTTI i suoi elettori. E ad auspicare esplicitamente e motivatamente la necessaria scissione tra le due anime del partito e quindi la rinascita di un partito di sinistra-sinistra ecco Cacciari su L'Espresso, Lopez su Il Fatto quotidiano, Occhetto da Repubblica, con Notarianni sempre su Micromega che ne comincia persino ad abbozzare il programma. E sempre della serie "meglio tardi che mai", o magari "non è mai troppo tardi", ecco sempre su Micromega un ponderato mea culpa sulle privatizzazioni, e in un'intervista all'Espresso Cofferati, l'occasione più clamorosa tra le tante perse dalla sinistra, che enumera gli errori del PD fino al tragico ultimo abbraccio col PdL e come scissione prevede più quella tra il partito e gli elettori che quella interna al partito, a meno di una brusca sterzata a sinistra nella linea. Gli americani sono capaci di registrare i cambiamenti montanti dalla società al punto di riuscire a trasferire persino la narrazione non ufficiale ma sempre più vox populi del caso Bin Laden (e dunque 11 settembre...) in un film campione d'incassi come Iron Man 3, riusciranno i dirigenti del PD a capire che i moderati vale la pena inseguirli solo finché sono tanti, e in una crisi prolungata come questa non ce ne sono quasi più? e i militanti a capire che, se non sarà né Grillo né altri a fare la rivoluzione al posto loro, solo loro possono far capire ai "piloti" del loro partito che è tempo di fare inversione a U?

 

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