martedì 29 gennaio 2013

I-TIGI E I TG

Ho avuto in sorte di avere un punto di vista in qualche modo "interno" sul caso Ustica, il DC9 codice I-TIGI precipitato il 27 giugno 1980 "dopo essere stato colpito in volo da un missile", come oggi finalmente si può dire esplicitamente (anche se c'è chi lo dice da tempo). Tra il 1988 e il 1995, infatti, per motivi familiari ho frequentato quasi quotidianamente un colonnello in pensione dell'aeronautica militare che aveva avuto la fortuna di essere in ferie la sera del fattaccio. Quest'ultima affermazione all'inizio aveva il potere di squietarlo, ma col tempo questa reazione scemò, segno forse che la lunga catena di morti strane (davvero impressionante, leggete qui) di gente che in qualche modo avrebbe potuto testimoniare cosa diavolo accadde nei cieli italiani aveva cominciato a farlo riflettere. Di sicuro, però, non abbandonò mai, da buon militare di carriera, la consegna di credere ciecamente alla versione ufficialmente sostenuta dai vertici dell'aeronautica fin dall'inizio, quella che faceva risalire la responsabilità del disastro a una bomba a bordo dell'aereo, restando fermamente impermeabile a qualsiasi rivelazione o argomento logico che dimostrasse il contrario. Al tempo questo atteggiamento mi irritava pesantemente, ma devo dire che col tempo ho cambiato il modo di leggerlo, con più compassione per lui e persino comprensione per i suoi colleghi che, conoscendo la verità, hanno dovuto scegliere se essere fedeli allo Stato negandola obbedendo ai vertici politici dello stesso oppure affermandola rischiando la carriera se non la vita. Oggi penso, e scopro che c'è chi lo sostiene da tempo, che i veri colpevoli del depistaggio sono ai vertici dello Stato e invece i militari hanno solo interpretato male il loro dovere di fedeltà, oppure interpretato bene il loro istinto di conservazione, e che se proprio vogliamo dirla tutta anche neanche i politici sono al vertice di questa catena di responsabilità, che pure permangono ad ogni livello sia ben chiaro, dove invece troviamo la sovranità limitata di cui godiamo per aver perso l'ultima guerra e quindi chi ci ha portati a combatterla dalla parte sbagliata. A proposito di a parte cosa in fondo Mussolini era un bravo ragazzo...
Sovranità limitata e democrazia solo formale: questo è il regime in cui viviamo da sessant'anni, e chi vi dice il contrario o è stupido o è in malafede, e non si sa cosa è peggio. Ustica è solo un episodio di una serie lunghissima a dimostrare questa tesi, da Yalta agli F35 (Bersani, nel patetico tentativo di recuperare in extremis qualche voto a sinistra, ha finalmente detto che sono soldi buttati, ma sa che forse potrà comprarne qualcuno di meno, ma dovrà comprarli) passando per Mattei Gladio Sigonella il Cermis Vicenza eccetera. E la visione politica, nascosta dietro l'UE dell'Euro e le belle idee di cui è stata truccata (fino al ridicolo Nobel per la Pace), è solo il modo che hanno escogitato per guidarci verso il necessario impoverimento generalizzato e la correlata perdita di sovranità sia nazionale che individuale senza che ci ribelliamo.
Se dunque la democrazia è solo una copertura ideologica della vera struttura del potere, fatta apposta perché i sudditi non si credano più tali (si credono infatti "cittadini", credono di avere il potere e di delegarlo tramite il voto solo perché è impossibile esercitarlo direttamente e collegialmente oltre un certo numero) e quindi non gli salti in mente di rivoltarsi, allora forse ha ragione chi dice che destra e sinistra non siano ormai che un gioco delle parti, a dividere il popolo perlappunto "coglione", e preparare la strada a una sospensione anche formale della democrazia stessa, di cui il fiscal compact non sarebbe che il primo atto.
Se invece la dialettica tra destra e sinistra fosse reale, questo non sarebbe il programma di un partito nato in zona Cesarini per iniziativa di un magistrato, che forse ma solo forse ridarà un minimo di rappresentanza in Parlamento a milioni di elettori orfani della sinistra, e senza speranza di incidere (ragion per cui bisogna votare Grillo, dal cui programma peraltro questo è ampiamente copiato), ma il programma del partito che si incarica e si accinge a riportare il centrosinistra al governo. Invece il programma del PD ha più punti di contatto con quello di Monti, come forse è giusto che sia visto che non sanno più come dirci che è con Monti che governeranno, anche se dovessero raggiungere la maggioranza dei seggi al Senato.
Intanto pare che Grillo abbia deciso, come arma estrema di reazione alle strategie aggressive altrui (Berlusconi su tutti, è questo il suo mestiere), di andare in TV, contrattando tempi e modi. Di sicuro non parteciperà a un talk show (era questo il divieto contravvenuto dalla Salsi), perché sono quelli che hanno cambiato non solo la forma ma anche la sostanza della politica in Italia: manco un incrocio tra Gesùcristo e Gandhi riuscirebbe ad esprimervi un'idea con calma. Ho abbastanza anni da ricordare con rimpianto le vecchie tribune politiche di Jacobelli e Zatterin, dovrebbe essere quello l'unico super-regolamentato modo per un politico di accedere al mezzo televisivo, punto e basta. E no, nemmeno al telegiornale...

lunedì 28 gennaio 2013

LA CAUSA PRIMA

Esistono monete commemorative della prima serie di Star Trek,
ma nessuna moneta nella prima serie di Star Trek, in cui si
mmagina che sia in pace non solo tutta la Terra, ma anche una
Federazione di pianeti di cui essa è parte e promotrice
Buonanima del mio professore di Storia e Filosofia del liceo diceva, da buon marxiano, che dietro OGNI guerra, soprattutto dietro quelle che sembrano avere altre ragioni, ci sono motivi economici. La cosa vale dagli albori dell'umanità, se è vero come è vero che dietro l'allegoria di Caino e Abele c'è la guerra millenaria tra le società di cacciatori/raccoglitori/nomadi, e quelle di pastori/agricoltori/stanziali che prevalgono quando la Terra diviene troppo scarsa perché l'altro modello sia più praticabile su scala globale.
Tra le tante differenze tra ebraismo e islam, quella fondamentale (e forse la meno citata) è quella riguardante la posizione rispetto al prestito ad interessi: lecito ed anzi benedetto per consolidare se stessi e la comunità oppure vietato da Dio. Attenzione: non sto dando ragione al razzismo antisemita, solo spiegando da dove nella Storia si arriva passando per la "finanza ebraica" ai luoghi comuni sugli ebrei strozzini fino all'aggettivo romanesco "rabbino" che sta per danaroso ma tirchio. Viceversa, non so quanti in Occidente siano a conoscenza dell'esistenza relativamente florida di una "finanza islamica" in cui è vietato fare soldi sui soldi, quindi i derivati sono tabù e ogni attività finanziaria deve avere un collegamento diretto nell'economia reale (persino i mutui non sono che affitti con riscatto). I cristiani, di questo scontro tra opposti, hanno avuto a lungo una dolorosa eco intestina, risolta, ricorrendo all'eresia quando non è stato possibile irregimentare i sovversivi in correnti innocue per il Potere della Chiesa, come per i francescani o il monte di pietà, in un modo duplice di adottare gli stessi sistemi degli ebrei che darà vita alle differenze etiche tra cattolici e protestanti così ben descritte da Max Weber nello spiegare le origini del capitalismo. Non devono stupire, dunque, per ragioni opposte, né il trattamento riservato per secoli agli ebrei in Occidente, culminato in quello sterminio di cui il 27 gennaio si celebra per falsa coscienza la memoria, né la guerra secolare con i mussulmani per il controllo del Mediterraneo di cui l'odierna frontiera "contro il terrorismo" non è che l'ultima veste.
Questi pensieri mi sono stati suggeriti dalla lettura di un bellissimo pezzo su Libero Pensiero, che ci racconta del caso Monte dei Paschi di Siena da una prospettiva diversa, ricordando di come 4 secoli fa proprio l'antichissimo istituto toscano fu protagonista sia dell'invenzione dei derivati che della consequenziale (allora come ora) drammatica crisi globale: spesso la Storia funziona meglio di un'eccessiva informazione di cronaca, per capire le cose. Specie se la cronaca è fatta da organi di informazione in libro paga a politici in periodo di elezioni, e in questo marasma non c'è nessuno in grado di precisare che:
  • il PD c'entra eccome con il disastro del MPS, è vero, ma è altrettanto vero che in tema di rapporti poco chiari con le banche (MPS compresa) Berlusconi non è in condizione di dare lezioni a nessuno, e che la cosa è venuta fuori oggi per motivi elettoralistici mentre invece chi si informa sul web la conosceva già mesi fa;
  • i Monti-bond di questi giorni vengono dopo i Tremonti-bond di due anni fa, e in totale i soldi che lo Stato ha prestato a MPS per salvarla fanno più o meno il gettito dell'IMU, è vero, ma chi lo ricorda spesso dimentica tutti i fantastiliardi che la BCE ha dato alle banche, molte italiane, per creare credito che poi le stesse hanno usato invece per comprare titoli di Stato e lucrare sul differenziale di rendimento, mentre invece in questi casi uno Stato sovrano deve mettere i soldi, si (perché il fallimento di un grosso istituto di credito è un rischio per tutto il sistema e quindi in ultima analisi per la sicurezza nazionale), ma in cambio deve pretendere azioni, di modo che al limite di fatto nazionalizzi quelle banche dimostratesi incapaci di autogestirsi (anche nel senso di emarginare i manager incapaci e/o delinquenti).
Come dite? se avessimo fatto così oggi in Europa le grandi banche sarebbero tutte di proprietà della UE o dei singoli Stati? e questo non vi dice qualcosa su chi sia l'anello debole del sistema, quello che la crisi l'ha causata? Le banche vanno di nuovo separate tra istituti di credito e dì investimento, e quelle che non riescono a funzionare senza aiuti pubblici devono finire sotto il controllo pubblico, punto. Conoscete un partito che abbia questa cosa nel programma, Grillo a parte? Ingroia non so, ma tanto non conta, sicuro invece che il PD, anche MPS a parte, è dentro fino al collo in questo sistema di potere che vede le banche al vertice, sistema di cui Monti è esponente è inutile sottolinearlo, e che Berlusconi senza il padre banchiere prima e i soldi della mafia da un lato e i banchieri massoni dall'altro dopo non avrebbe nemmeno iniziato la sua carriera cosiddetta imprenditoriale altro che quella politica.
Una (improbabile) rinascita invece può partire solo da queste basi, che sono innanzitutto etiche. Della proposta di Grillo la cosa più importante è il cambio di paradigma nel rapportarsi alla carriera politica che impone ai suoi pena l'espulsione, che poi più che espulsione è mera impossibilità di continuare a usare il simbolo del M5S per chi non ne condivida le norme etiche fondamentali. Parimenti, il capitalismo occidentale si potrà salvare solo se e quando accettasse di introiettare i più importanti tra i principi "sacri" dell'islamismo in tema di denaro. Iniziative come Jakitalia sono esperimenti interessanti quanto marginali, tanto è utopico anche solo sperare in un mutamento sistemico su vasta scala, ma è solo se si riesce a trovare una sintesi tra le  visioni economiche delle grandi religioni monoteiste che si possono mettere le basi per una pace planetaria. Non è un caso se nell'universo utopico concepito da Roddenberry per Star Trek la moneta non esiste.

venerdì 25 gennaio 2013

GIOCHI DI MANO…

Argentina - Inghilterra 2 a 1, era il 1986, i quarti di finale
dei mondiali che la squadra di Maradona avrebbe vinto:
una partita così storica, a pochi anni da una guerra vera,
che ci hanno fatto un film: Mano de Dios, per mano di Dio
Come ci aveva promesso, Polifemo torna a trovarci, inaugurando con il fallo di mano una serie di contributi che danno uno sguardo "interno" ma "laterale" al regolamento del gioco del calcio. Mi perdonerà se in chiusura di pezzo posto un video dove un "villano" di un certo talento la fa piuttosto grossa, e un video dove si vede di quanto talento parliamo...
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Il calcio è un gioco dove il pallone si può giocare con tutte le parti del corpo a eccezione delle mani. Il concetto di “mano” nel calcio è esteso per tutto il braccio sino a dove l’arto si “attacca” al busto. Inoltre, il cosiddetto “fallo di mano” ammette un altro aspetto significativo per essere rilevato come infrazione alle regole del gioco, cioè la volontarietà da parte del calciatore di colpire il pallone con la mano – condicio sine qua non - per causare uno svantaggio alla squadra avversaria.
La Regola 12 recita: “Un calcio di punizione diretto è parimenti accordato alla squadra avversaria del calciatore che … tocca volontariamente il pallone con le mani (ad eccezione del portiere nella propria area di rigore). Il calcio di punizione diretto deve essere eseguito dal punto in cui l’infrazione è stata commessa”.
Punto primo: il calcio di punizione diretto è definito volgarmente "di prima", cioè una rete può essere segnata se il pallone viene tirato direttamente verso la porta avversaria. Punto secondo: non è possibile commettere autorete eseguendo un calcio di punizione diretto (il gioco riprenderà con un calcio d’angolo concesso alla squadra che subiva la punizione diretta.
Punto terzo: a livello regolamentare la squadra che possiede il pallone in ogni parte del terreno di gioco è quella che attacca.
Posti questi tre punti, illustro come un arbitro valuta la volontarietà del fallo mano: la prima domanda che si pone è “il pallone va verso la mano – o il braccio – del difensore oppure è il contrario?”. Ancora: “il difensore allarga braccia perché vuole impedire la concretizzazione di un cross o un tiro oppure si tratta di un movimento congruo al gesto atletico alla corsa oppure al mantenimento del proprio equilibrio?”.
Ovviamente se la risposta visiva ricevuta dall'arbitro si collega all'infrazione della Regola 12, lo stesso direttore di gara accorderà un calcio di punizione diretto da far eseguire nel punto ove detta infrazione è avvenuta (se in area accorderà il rigore).
In caso contrario, sarà accertata l’involontarietà del gesto del difensore e dunque lascerà giocare. Occorre tenere presente che se il tocco di mano-braccio avviene dopo che il pallone ha urtato un’altra parte “lecita” del corpo del difensore l’arbitro non deve punirlo mai con un calcio di punizione. Valga, quale esempio per quest’ultima situazione di gioco, lo stop di piede sbagliato del calciatore per causa del quale il pallone si impenna sino a toccare la mano.
Il lettore deve anche capire che il ragionamento volontario-involontario da parte dell’arbitro avviene in frazioni di tempo piccolissime, così ridotte da far pensare che il meccanismo decisionale in essere nella mente di ogni arbitro è istinto puro e regolamentato. In pratica, il processo decisionale di ogni arbitro è il frutto di un lungo allenamento esercitato attraverso un percorso formativo – ma selettivo - iniziato nelle gare di settore giovanile (bassa velocità decisionale) e via via più complesso sino ad arrivare alle gare nazionali più importanti dove il pallone e i calciatori viaggiano a velocità altissime e il cogliere “ombre e fantasmi” di possibili falli di mano è estremamente difficile.
E veniamo alle sanzioni disciplinari collegate al fallo di mano. Come recentemente disposto dalla Circolare n. 1/2013 dell'Ifab (l'organismo internazionale che si occupa delle modifiche regolamentari nel calcio) “Un calciatore che tocca volontariamente il pallone con la mano deve essere ammonito per comportamento antisportivo se, a esempio, tocca il pallone volontariamente con la mano per impedire a un avversario di entrarne in possesso”.
Un altro dei motivi per il quale un difendente può essere ammonito dall'arbitro è quando diviene recidivo quando, cioè, commette più di una volta volontariamente un fallo di mano. Poi, si deve ammonire il calciatore che usa la mano per segnare una rete.
Tutto quanto sopra introduce il concetto di antisportività. Il fallo di mano è una infrazione assolutamente contraria allo spirito del gioco perché sfrutta una parte anatomica del corpo umano inesistente per il calciatore se non per ripararsi oppure mantenere l’equilibrio.
A questo punto l’amico lettore avrà notato che non ho parlato di falli di mano che impediscono la realizzazione di una rete e della possibile incidenza del portiere nella irregolarità in argomento. Ebbene, quando un difensore impedisce la chiara segnatura di una rete commette una “condotta gravemente sleale”, non un semplice fallo. Per siffatta azione non esiste tolleranza regolamentare da parte dell’arbitro, che deve accordare un calcio di punizione diretto (o di rigore se l’infrazione avviene in area) e la conseguente espulsione del difensore autore del fallo.
Spero di essere stato chiaro. La prossima volta tratterò un argomento apparentemente semplice ma molto incompreso soprattutto dai professionisti dei media sportivi: perché certi falli si puniscono disciplinarmente e altri, invece, no.
Polifemo

  

martedì 22 gennaio 2013

I SOLDI CI SONO

Barnard ama dire, forse ritenendola una semplificazione necessaria, che se lo Stato è a deficit zero significa che tot soldi mette in giro tot se ne riprende con la leva fiscale, quindi nessuna distribuzione di ricchezza è possibile per i suoi cittadini. Il ragionamento dimentica  da una parte le spese per interessi del debito pregresso, senza le quali l'Italia è in abbondante avanzo (che si dice "primario") da decenni, quindi se fosse corretta l'asserzione barnardiana in tutto questo tempo tutti noi ci saremmo impoveriti (cosa che, ultima crisi a parte, contrasta con l'esperienza comune), dall'altra paradossalmente proprio il meccanismo principe di quella politica economica keynesiana di cui la MMT non è che la costola monetaria: il moltiplicatore. Tempo fa mi ero dato presunzioni didattiche, per cui chi ha voglia si rilegga questo post, ma in breve ogni 1000 euro messi in circolo, ipotizzando che siano 1300 lorde perché ci sono 300 di tasse, e che del netto ognuno ne spenda l'80% e ne risparmi il resto, girando diventano 5000 e originano 1500 euro di entrate fiscali. Sono conti alla carlona, ma la realtà se ne discosta nelle due direzioni, per cui si può affermare scientificamente che la spesa pubblica è di stimolo per la crescita e contemporaneamente un guadagno per l'erario: il contrario di quanto ci ripetono da decenni i monetaristi. Perché allora una mistificazione così evidente ha potuto prendere piede? Semplice, perché si poggia su un dato dell'esperienza concreta, la verifica di quanto la spesa pubblica sia stata in realtà improduttiva e dannosa per l'erario, trasformandolo in causa quando invece era un effetto di una distorsione posta altrove. Detta in altri termini: una spesa pubblica corretta è di stimolo per la crescita e contemporaneamente un guadagno per l'erario, una non corretta, in un sistema con altre falle che agiscono in sinergia, ha l'effetto opposto. Questa mistificazione ha fatto si che si combattesse la spesa pubblica tout-court anziché le cause che ne capovolgono gli effetti, e quindi privatizzazioni selvagge, tagli ai servizi (scuola, pensioni, sanità, ecc.), aumenti di tasse, anziché una lotta vera alla corruzione, all'evasione fiscale, all'economia sommersa, alle mafie, cioè a quei fattori (peraltro strettamente interdipendenti) che mandano a puttane il calcoletto elementare di cui sopra.
Il motivo di questa scelta politica è presto detto: corruzione, evasione, criminalità organizzata, economia sommersa, assieme ai loro contraltari legali grandi opere, cementificazione, palazzinari, sono il principale veicolo di arricchimento della élite politico/economica di questo Paese, che come ogni Potere ha nel suo DNA in primis l'automantenimento e quindi si guarda bene di tagliarsi le radici. Siccome tra i suoi bracci operativi ha l'informazione, questo blocco di Potere ha pian piano convinto la maggioranza dei cittadini/elettori della ineluttabilità delle proprie teorie, ragion per cui abbiamo oggi fra l'altro un partito di centrosinistra, papabile di governo, che ha al primo posto del suo programma il pareggio di bilancio (che con la spesa per gli interessi significa al netto salassi per i cittadini) e poi vuole la TAV e altre grandi opere tangentizie come ad esempio gli inceneritori, e si prepara a tradire il risultato schiacciante del referendum per l'acqua pubblica dopo essere stato il principale artefice di tutte le privatizzazioni che negli ultimi decenni hanno regalato agli amici degli amici ricchezze che i nostri padri e nonni avevano accumulato perché fossero usate per il bene comune. E tanto per chiarire che i ricchi non si toccano, la seconda precisazione (dopo la suddetta adesione acritica al fiscal compact) del suo segretario è stata escludere la patrimoniale tra le cose che ha in mente per il suo futuro governo.
Leggiamo ora il programma di governo di Democrazia Atea, così per puro esercizio (ammesso che riesca a presentare il numero di firme necessario per partecipare, il partito non ha nessuna speranza di superare il quorum, votarlo è sprecare il voto, anche se il candidato premier è Margherita Hack e la tentazione è forte): dovrebbe essere questo il programma del centrosinistra, ma il PD non può adottarlo, perché nasce proprio per unire la tradizione socialista riformista a quella cattolica, e ha nel DNA di continuare a cercare consensi al centro anche dopo che l'area è ridiventata affollata di soggetti politici molto più adatti nel farlo. Una cosa folle, considerato che a sinistra c'è un serbatoio decine di volte più ampio, di gente che sprecherà il voto su Ingroia o forze ancora più improbabili, non voterà affatto, o sarà costretta a votare per Grillo. Il quale, sempre a proposito di cose di sinistra, è l'unico a dire chiaramente che le grandi opere servono solo a fare tangenti, che le missioni cosiddette di pace richiederebbero lo stato d'accusa per alto tradimento alla Costituzione di chiunque le abbia approvate, che gli F35 NON bisogna comprarli (costano uno sproposito: con quei soldi si ristrutturerebbero tutti gli edifici scolastici d'Italia, ad esempio, e manco funzionano), che i sindacati avallando ogni nequizia hanno tradito le ragioni stesse della loro esistenza, che se dobbiamo imitare il resto d'Europa dobbiamo iniziare da quel reddito minimo di cittadinanza che siamo gli unici coi greci a non avere, che la politica non dovrebbe essere un mestiere anzi un mezzo di arricchimento facile e definitivo come invece è, eccetera. Tutte cose che tornasse Berlinguer metterebbe ai primi punti del programma del PDS (per prima cosa rivorrebbe la S...), mentre caccia dal partito a calci in culo quelli che se ne sono "dimenticati" (lasciandole persino a chi ha la faccia tosta di usarle adesso anche se ha governato per anni senza applicarle), insomma...
La questione morale è dunque una questione sostanziale, la questione sostanziale. La divisione dei poteri, senza la quale non c'è democrazia, in Italia è stata di fatto azzerata, e si anche tramite la cooptazione di tanti magistrati in politica, ma anche di troppi parlamentari al governo, di troppi tentativi del parlamento di sottrarsi alla magistratura e del governo di condizionarla. Per questa via, il ventennio berlusconiano non ha fatto che dare il colpo di grazia alla democrazia, e quel che più conta lo ha fatto con un ampio e solido consenso popolare. Consenso ancora adesso ben presente, e - anche se lo schifo è arrivato a lambire quell'elettorato al punto da indurre a evitare i casi più eclatanti - ben evidente nell'avallare la commistione tra malavita/malaffare e politica che è come la cifra stilistica dell'italianità. Non si esagera se si afferma che questa questione è responsabile di almeno la metà del nostro debito pubblico. Non si esagera se si dichiara che l'unica nostra via di salvezza passerebbe da un ventennio di mani libere alla magistratura, alla fine del quale forse si sia riportato il livello di corruzione del nostro Paese a quello fisiologico tipico di ogni altra democrazia avanzata. Solo dopo un'opera di moralizzazione di questa portata, affiancata da quelle misure di ridisegno della figura stessa del politico che sono già prima ancora che nel programma nella selezione stessa dei candidati del M5S, si potrebbero abbattere le spese militari, anche ritirando i nostri contingenti da ogni scenario in cui sono illegittimamente coinvolti (mentre parliamo questi stanno già preparandosi a impegnarsi su un altro fronte, invece, altrettanto illegittimamente), colpire il sistema finanziario (mentre anche adesso stanno continuando a pomparlo, dopo averci svenato per regalare soldi alle banche che con gli stessi hanno lucrato comprando titoli di Stato a tassi drogati anziché far ripartire il credito all'economia reale), e utilizzare la spesa pubblica sana per far ripartire il sistema e garantire un minimo di benessere ad ogni cittadino. Europeo o italiano che sia, a seconda della scala a cui si riesca ad applicare il principio, sacrosantamente fondativo di ogni democrazia, che ogni cittadino ha diritto ad una vita dignitosa. E i soldi ci sono, basta smettere di rubarli e di destinarli a scopi che più o meno direttamente li sottraggano al circolo virtuoso che invece li moltiplicherebbe.

mercoledì 16 gennaio 2013

SABBIA NEGLI INGRANAGGI

C'era da aspettarselo: la cronaca politica di questi giorni è di livello talmente infimo da provocare conati di vomito a chi vi si approcci distrattamente e senza difese, e assuefazione in chi si sia posto l'obiettivo di entrarci dentro fino al collo. Lo scopo è palese, ma visibile solo a chi non è nel mirino: mantenere lontano dall'impegno politico chi si sia allontanato schifato negli ultimi anni e oggi rientrando potrebbe sparigliare le carte, e confondere le idee a chi si ostini a ragionare con le categorie fornite senza invece prendere la giusta distanza. Solo così, ad esempio, si può spiegare l'esistenza di persone intelligenti e sincere che credono di contribuire a una vittoria della sinistra votando PD o SEL o a una vittoria della moderazione liberista votando per il ticket Berlusconi-Lega.
I primi risultati di questa strategia si vedono già nei sondaggi: poco più di un mese fa il PD veleggiava sopra il 35% seguito a distanza da un Movimento 5 stelle dato al 20% ma in forte accelerazione, Berlusconi era sparito e il PdL era dato sotto il 10% mentre tentava pateticamente di organizzare le proprie inutili primarie, e Monti giocava a Cincinnato, oggi i grillini sono scesi sotto il 15%, l'onnipresente Silvio è al 20% in salita, Monti altrettanto, e il PD continua a dirsi vincente alla Camera oramai solo per scaramanzia mentre al Senato è già arrivato a scavare il fondo del barile delle risorse con l'appello al voto utile.
In ogni caso, e d'altronde Napolitano non sa più come ripeterlo, il prossimo governo ha la strada talmente tracciata che entrare nel merito di come effettivamente poi sarà composto rischia di essere esercizio di stile, o di tifo paracalcistico se preferite, del tutto vuoto di contenuto. Costretto a dare delle quote, oggi darei quasi per certo un governo Monti-Bersani quasi indistinguibile per linea politica da quello uscente, se non per qualche "legge civilizzatrice" per tenere buono Vendola, ammesso che serva (e se aritmeticamente non dovesse servire, consideratelo pure già fuori). Con questa previsione, il sostegno al M5S forse aumenta addirittura di importanza, pur cambiando natura: non avendo nessuna speranza di portarlo a una vittoria assoluta, a maggior ragione è fondamentale una presenza significativa in parlamento di soggetti diversi per natura dal monoblocco di potere che ci ha portato a questo punto, unici capaci di costituire quei granelli di sabbia in grado di incepparne il funzionamento. Per la stessa ragione, oltre che per evitare che certe istanze restino ancora fuori dal parlamento, auspico anche il superamento del quorum almeno alla Camera per Rivoluzione civile di Ingroia (al Senato è fuori discussione, quindi votarli è davvero del tutto inutile): saranno meno potenzialmente incisivi dei grillini, ma anche gli arancioni sono gente di altra pasta rispetto al politicume imperante (e dico questo mentre penso che però in fondo abbia ragione Fini e Ingroia non avrebbe dovuto candidarsi).
Se pensiamo alle porcherie che sono successe nel silenzio generale nelle ultime due legislature, grazie a questa legge elettorale immonda (che tutti prima o dopo hanno detto tale ma che alla fine si sono guardati bene dal toccare), se la prossima dovesse registrare un'inversione di tendenza almeno da questo punto di vista, che c'è qualcuno che ci racconta da dentro quello che combinano, sarebbe buona cosa. Politica è anche sapersi accontentare...
E ora i consueti approfondimenti per i lettori meno pigri:
  • Debora Billi, ovvero la cronaca ragionata delle tre settimane che hanno stravolto le prospettive elettorali;
  • Pasquino, ovvero come e perché la lezione di Grillo in tema di democrazia diretta è più importante della sua eventuale vittoria in democrazia indiretta;
  • Grillo, ovvero. tanto per andare sul concreto di cose di sinistra tradite dal PD, ad esempio a me già sentire dentro al parlamento una voce che difendesse l'articolo 11 della costituzione non dico che basterebbe, ma farebbe tanto bene al cuore;
  • Bertani 1, ovvero dirigibili auto a idrogeno e trasporti fluviali, ovvero tanto per andare sul concreto di cose di sinistra dimenticate dal PD e portate avanti da Grillo;
  • Bertani 2, ovvero come e perché, attraverso il racconto di suicidi e guerre tra poveri, solo se gli antiMonti in Parlamento saranno "abbastanza da creare grattacapi" abbiamo qualche speranza;
  • Ilaria D'Amico, ovvero come e perché basta avere il minimo sindacale di giornalismo nel sangue per mettere nel sacco un truffatore seriale, dimostrazione a contrario che qualcun altro invece quel minimo non ce l'ha.

sabato 12 gennaio 2013

CARUNCHI INCONSAPEVOLI

... bottana industriale socialdemocratica... ti devi innamorare! ...
ti deve prendere un'amore nero che ti torce le budella! ...
Questo blog non è morto. E' vero che sotto i colpi di Facebook prima e di Twitter dopo la blogosfera si è un tantino rarefatta, ma per quelli che vi resistono continuano a valere delle regole, poche ma ferree, una delle quali è una frequenza minima di post a dare segnale di vita. Ecco il perché dell'affermazione iniziale. Cui faccio seguire una raccomandazione ai lettori che vale come spiegazione: occhio all'influenza di quest'anno che non me ne ricordo di forti così: giorni e giorni senza che la febbre dia neanche quel minimo di tregua necessario a che si abbia non dico la lucidità ma anche solo la forza fisica di sedersi davanti a un pc a leggere o men che meno scrivere qualcosa.
La morte purtroppo invece è venuta a prendersi una delle attrici più brave e belle del cinema e del teatro italiani. Mariangela Melato ha avuto una carriera impressionante per eclettismo e qualità sia proprie che di chi l'ha diretta e affiancata, eppure molti la ricordiamo soprattutto per la sua straordinaria interpretazione nella commedia Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto di Lina Wertmuller, accanto a un Giancarlo Giannini strepitoso. Il film vanta addirittura un remake americano, con il figlio/clone di Giannini nel ruolo del padre e Madonna nel ruolo di Mariangela: i commentatori dei tg hanno utilizzato la faccenda per rimarcare elegantemente che nemmeno una Ciccone al massimo della forma ha potuto eguagliare la forza espressiva della Melato, non potevano di più ma volevano dire che come attrice Madonna alla Melato gliela può al massimo sucare, si lo so è volgare ma questo è un blog libero e poi ho usato volutamente le parole che avrebbe pronunciato Gennarino Carunchio stesso.
A commento della fortunatissima ospitata televisiva di Santoro a Berlusconi, ennesima macchia sulla fedina giornalistica di uno che potrebbe vantarsi di avere a suo tempo se non creato la Lega nord almeno soffiato abbastanza sul focherello da riuscire a fargli incendiare il bosco, un amico ha scritto sul gruppo facebook di questo blog un lungo post al termine del quale chiede "ma un bel partito socialdemocratico è chiedere troppo?". Li per li mi sono associato al suo desiderio, avvertendo che la precondizione di una gestazione del genere è proprio una sonora sconfitta del PD alle prossime elezioni, ma poi è prevalsa la tristezza, che sulle prime ho pensato potesse essere dovuta a disillusione verso il futuro.
Poi ecco che la triste notizia della Melato mi fa rimbalzare in testa una cosa, proprio mentre tutti ricordano il film con Giannini come quella in cui lui la chiama "bottana industriale". Io infatti mi ricordo una cosa diversa, ed allora ecco il filmato, vi raccomando guardatelo tutto e poi magari cercatevi il film, ma per quello che voglio dire adesso andate un po' prima di tre minuti e mezzo. In quel "bottana socialdemocratica" c'è tutta la distanza tra un epoca in cui un'etichetta era sinonimo di reazionario quasi fascista e una in cui non osiamo nemmeno più sognarla per quanto è rivoluzionaria e comunista. Se consideriamo che le differenze sociali da allora ad oggi sono enormemente aumentate, capiamo di quanto deve essere diminuita allora la consapevolezza di classe. Ecco perché ci meritiamo il governo Monti prossimo venturo, siamo tutti Carunchi inconsapevoli.


domenica 6 gennaio 2013

THE NERO BOLLENTE

Se hai un thermos di tè bollente e uno di tè freddo e ne mischi il contenuto in un terzo thermos più grande, cosa conterrà questo? Tè tiepido? Giusto. Istantaneamente, dal nostro punto di vista, da quello delle molecole implicate no: per un tot di tempo, alcune saranno indotte ad accelerare altre a rallentare e queste forze che le inducono a cambiare la loro velocità (come alzando o abbassando la fiamma sotto la pentola si fa con l'acqua che bolle, insomma) cesseranno solo quando tutte andranno uguale e tutto il liquido avrà la stessa temperatura.
Ora, mettetevi nei panni di una di quelle molecole. Ma immaginate però non due thermos da un litro e uno da due, ma quello col tè bollente da 20 cl e l'altro da 7 litri : come sarà il tè nel thermos da 7 e 20? Freddo, vero? Voi eravate nel thermos piccolo, siete stati mixati in quello grande con un processo che per farvelo sembrare bello hanno chiamato con una bella parola, globalizzazione, e siete esattamente in quel tot di tempo in cui stanno operando le forze che si arresteranno solo quando avrete la stessa temperatura degli altri 7 litri, o giù di lì.
Adesso provate a rileggere per grandi linee la storia dal secondo dopoguerra, con maggior dettaglio la più recente, e con attenzione la cronaca, sforzandovi di inquadrare il tutto nella suddetta chiave di lettura "termodinamica": dovrebbe apparirvi tutto un po' più chiaro. Il mondo non globalizzato aveva tanti thermos separati, e però fino a che il rapporto tra risorse della Terra e suoi abitanti è restato relativamente immune dal moltiplicatore tecnologico la differenza tra il tenore di vita della quasi totalità dei terrestri è rimasta marginale, eccezion fatta per un ristrettissimo novero di nobili re imperatori eccetera. Tutte le guerre di conquista della storia umana, fino al primo colonialismo compreso, non erano altro che tentativi di accaparrarsi la Terra di altri, che cambiavano la potenza relativa di sovrani stati imperi ma non le condizioni di vita dei popoli, sempre e solo al limite della sussistenza, salvo per quelli oggetto di genocidio cui fu negata anche quella. Fu la rivoluzione industriale ad accendere il fornello sotto i thermos dell'Occidente, ma ciò da un lato non poteva non necessitare di combustibile per quel fuoco, e ciò si tradusse in nuovo colonialismo e guerre in varie forme e tutt'ora in atto, e dall'altro non poteva non "scaldare" anche le molecole più fredde, innescando delle spinte alla redistribuzione di ricchezza che potremmo semplificando etichettare come socialismo. Il comunismo da un lato e il nazifascismo dall'altro non furono che tentativi di disinnescare quelle spinte tramite un egualitarismo formale e/o sostanziale ma di altra natura, a un tenore di vita comunque migliore di quello precedente. Il welfare-state (la socialdemocrazia) e poi il consumismo non furono che la risposta a quei tentativi, uno sconfitto in una guerra "calda" l'altro decenni dopo in una fredda, e però comportavano un tale miglioramento del tenore di vita da includere anche cose possibili solo a pancia piena, cultura compresa. Il risultato fu che nel thermos "occidente democratico" per alcuni decenni la quasi totalità dei cittadini ha vissuto con un tenore di vita che nei millenni precedenti si erano potuto permettere solo i re e pochi altri. Ciascuno utilizzando, però, per il proprio sostentamento una porzione di pianeta tale che se tutti al mondo avessero l'impronta sulla Terra di un italiano di pianeti ne servirebbero quattro, di uno statunitense otto.
Quando hanno cominciato a circolare liberamente per il mondo le merci, quasi subito dopo l'inizio della rivoluzione industriale per via di alcune invenzioni nei trasporti connesse ai combustibili fossili, la separazione tra i thermos ha cominciato a incrinarsi, ma tenendo isolati gli altri fattori di produzione, capitale e lavoro, e usando a dovere la potenza militare si è riusciti a tenerli separati. Dal momento che il mercato dei capitali è diventato virtualmente unico, e cioè nell'era del computer, per una delle poche leggi scientifiche dell'economia doveva diventare unico quello del lavoro. In pochi lo videro e lo dissero a suo tempo, ma era già chiaro negli anni 80, quando iniziarono le immigrazioni, figurarsi adesso: il nostro destino è un thermos di tè freddo, un unico mercato globale dove tutti i lavoratori guadagnano uguale, e cioè a stento quello che serve per vivere. Se questo non dovesse bastare, si metteranno in moto forze che ridurranno il numero complessivo di abitanti del pianeta. E' un destino ineluttabile. Ma molte delle cose che abbiamo visto negli ultimi anni, dall'inclusione nel modello occidentale del blocco sovietico al boom di Cina India Brasile e soci, dalla creazione dell'area Euro alla crisi per smantellarla provocata essenzialmente da quelli dell'area Dollaro sfruttando errori marchiani nella sua costruzione e gestione, non sono che tentativi di opporsi a questo destino, tendenze neg-entropiche che come tali hanno un costo in termini di energia e sono vane nel lungo periodo ma possono avere successo nel breve e nel medio. Come quando ti tieni in allenamento ti trucchi o ti fai il lifting ben sapendo che comunque cenere sei e cenere ritornerai, perché quest'ultima verità è tale in un orizzonte che prevalica la tua vita e quindi tutto sommato che te ne fotte. E quindi ti alleni, ma sotto sotto non ti abbandona mai l'idea che invecchierai, e anzi da un certo punto in poi cambi i tuoi allenamenti in funzione del fatto che dal tuo corpo puoi attenderti solo prestazioni calanti: talvolta questo può persino portare a risultati migliori (io gioco a tennis meglio adesso di quando avevo 20 anni...).
Leggete adesso questo articolo, che illustra neanche troppo pessimisticamente gli scenari di povertà che ci attendono. Io ho quasi 50 anni, forse ce la farò a ultimare una vita lavorativa protetta da tutti gli istituti di welfare che mio nonno e mio padre hanno pian piano conquistato, compresa una pensione che però non sarà che poco più della metà del mio stipendio, se tutto va bene. Mio cugino di 40 è rimasto fuori da tutto ciò, si arrangia con partita Iva, ma sa già che non avrà la pensione. Quelli di 30 sono già in massima parte senza lavoro del tutto, se non in nero a tempo determinato interinale eccetera, e sono fortunati se hanno dei genitori che hanno messo da parte della ricchezza e ora la usano per loro, per farli studiare e/o aprirgli un'attività o anche solo per camparli. Lameduck dice che tutto ciò è frutto di una guerra tra miliardari e piccola borghesia, con il quadro politico intero a giocare dalla parte dei primi, PD compreso. Io sono tentato di darle ragione, ma poi penso: se è vero che invecchieremo e moriremo, se è vero che il nostro destino ineluttabile è un thermos di te freddo, che può fare un personal trainer, un primo ministro, se non darci delle tabelle di allenamento, una la linea politica ed economica, che ci accompagnino al nostro destino nel modo meno traumatico possibile? Ecco, a volte sospetto che Mario Monti e company siano filantropi che accompagnano i bambini alla vita ben sapendo che si tratta di una malattia mortale nel 100% dei casi, che hanno il compito di eseguire il mandato della teoria dei sistemi, o della storia, di portarci tutti alla soglia della povertà senza farci ribellare, si tutti tranne una manata di miliardari che però non sposta la media globale. Sempre meglio di quelli che li accompagnavano alla camera a gas raccontandogli che stanno andando a fare una doccia e poi a giocare.
Questo non vuol dire che lo voterò. Vuol dire che è meglio lui di quelli che la pensano come lui (e infatti votano tutte le sue porcherie) ma non hanno neanche il coraggio di dircelo: se volete votare PD, insomma, votate direttamente Monti. Il quale, dicesse la verità, sarebbe ancora meglio, siccome non la dice non resta che votare Grillo.
E siamo tornati a coppe. Come approfondimento segnalo solo due pezzi complementari: Giannulli che ci spiega perché a Germania e soci, e solo a loro, conviene un Euro forte, e Tringali che parte da un'analisi del Sole24ore (non del Manifesto...) per trarne le conclusioni logiche: non abbiamo altre alternative che una riforma radicale dell'Europa (cui però appunto troppi si oppongono) o un ritorno alla piena sovranità nazionale in primis monetaria. Che però è un tentativo di ripristinare il nostro piccolo thermos, non avendo alcuna idea di quanta energia serva, e quindi se ce l'avremo o meno, per riattaccare i cocci riaccendere il gas ed evitare che rivada in pezzi sotto gli attacchi altrui.

giovedì 3 gennaio 2013

CELENTANATE

E' questo il punto più basso della parabola personale, quindi non solo
artistica, di Beppe Grillo: se non è riuscito a farlo recitare decentemente
Comencini, vuol dire che il cinema non era proprio cosa sua....
Pare che Adriano Celentano il 6 gennaio compia 75 anni, l'ho scoperto in un giretto per la Rete durante il quale poco dopo mi imbatto in questa notizia che mi ha fatto pensare ad una sua vecchia canzone, Un albero di 30 piani, anche se per contrapposizione, visto che il molleggiato nella sua versione protoecologista stigmatizzava la costruzione di un mostro di cemento mentre oggi si parla di grattacieli fatti di orti per la produzione di frutta e verdura a grande produttività da distribuire a chilometri zero.
Bisogna dare atto a Celentano di essere stato spesso almeno vent'anni avanti, ad esempio con la famosissima Il ragazzo della via Gluck per l'ambientalismo, con Svalutation per la critica alla politica monetaria, persino - passando dal testo alla musica - con Prisencolinensinenciusol per avere inventato il rap: Rapper's delight è un capostipite fasullo, basta ascoltare bene.
Ma pure nella sua versione tardotelevisiva, tutta pause e sonoiogesucristo, anche se lo si trova insopportabile, non si può negare un suo qual certo talento naturale: chissà, avesse avuto un Casaleggio alle spalle, se avrebbe limitato il suo ondivaghismo e partorito un progetto politico coerente capace di cambiare l'Italia trent'anni fa.
Pure Beppe Grillo faceva il pieno di share in prima serata, dove fu catapultato dal patrocinio di Pippo Baudo non di Che Guevara, e quando l'ostracismo subito per una battuta sui socialisti ladri lo spinse al teatro (dopo un tentativo patetico al cinema, e guarda caso faceva uno che faceva Gesù) uno dei suoi primi pezzi forti (accanto all'aerosol dalla marmitta di una Fiat a idrogeno) fu la distruzione sul palco di un computer: passerà presto dalla demonizzazione alla santificazione, della serie la coerenza non è una virtù.
Eh si, non lo è, altrimenti il vostro blogger non si troverebbe, dopo decenni di adesione al centrosinistra nelle sue varie vesti, una volta arresosi all'evidenza che esso non è che sedicente tale, ad ospitare bene in vista il banner di un movimento non posizionabile nel tradizionale continuum destra/sinistra. La coerenza la riservo a cose più intime, come ad esempio non iscrivermi a nessun partito anche stavolta che rifiuta quell'etichetta: come Woody Allen (che a sua volta citava George Bernard Shaw o Oscar Wilde, vado a caso ma gli aforismi avendoli scritti quasi tutti loro forse ci piglio) non vorrei essere socio di un club che mi ammetta tra i suoi soci. Ma il banner si, e una campagna elettorale convinta a costo di fracassarvi le scatole pure. E pure oggi eccovi una serie di spunti di discussione e approfondimento:
  • Marco Stugi, ovvero come e perché l'Agenda Monti è criminale, e il killer è quel Fiscal compact che è l'anima centrale del programma del PD, la ragione per cui in esso ogni promessa di crescita e attenzione alle classi subalterne è menzognera;
  • Baranes, ovvero cosa sono e quanto pesano i derivati, e come e perché ogni speranza di salvezza passa da una pesantissima ri-regimentazione del sistema finanziario internazionale, decisa in sede politica e imposta poliziescamente;
  • Bagnai, ovvero come e perché l'abbandono concordato dell'Euro in favore di un sistema monetario più flessibile potrebbe essere più europeista delle attuali strategie sedicenti tali ma in realtà miranti solo all'arricchimento dei pochi a danno dei molti (Martini su Mentecritica dice le stesse cose in altri termini);
  • Perazzoli, ovvero come e perché, prima ancora di cambiare politica monetaria in senso keynesiano, è indispensabile una fase di "mani libere alla magistratura" che derattizzi il sistema a fondo;
  • Ingroia, ovvero il tentativo estremo di agganciarsi a Grillo di un valoroso magistrato che avrebbe fatto molto meglio a restare fuori dalla contesa politica e magari aspettare che un Grillo presidente del consiglio lo chiamasse al dicastero della Giustizia per contribuire alla derattizzazione di cui sopra (chissà, magari è ancora possibile: gli arancioni non arriveranno al quorum...);
  • Jacopo Fo, che facendoci sorridere ci introduce al mondo della decrescita ripetendo in prosa l'elegia dei calzini spaiati che così mirabilmente Capossela fece in musica qualche anno fa;
  • Morales, ovvero quando ci accorgeremo che l'unica via d'uscita è invertire la marcia delle privatizzazioni iniziata improvvidamente proprio dal centrosinistra vent'anni fa?

mercoledì 2 gennaio 2013

BON CAPU RI MISI

L'immagine simbolo del 1° gennaio 2013 (da Strill.it) è la metafora
del fallimento del modo di fare politica che ha imperato per trent'anni
portandoci alla rovina: una grande opera inutile quanto costosa
(il tapis-roulant al centro di Reggio Calabria) ferma per insostenibilità
dei costi di esercizio. Con gli stessi soldi, un sindaco grillino avrebbe
garantito trasporti pubblici elettrici gratuiti ai reggini per qualche decennio:
capite come e perché è il caso di parlare di rivoluzione?
Mio nonno aveva un modo strano di celebrare le festività, in quel territorio di confine tra tradizioni religiose e riti ancestrali che è difficile da comprendere per chi non sia meridionale e non abbia una certa età, oggi. A Pasqua, anzi per la precisione a mezzogiorno del sabato santo (Cristo evidentemente risorgeva prima, che vi devo dire...), prendeva da un cuddhuraci l'uovo sodo lo sgusciava e al suono delle campane (risorgeva prima anche per la Chiesa, non era una cosa carbonara, e non sono sicuro ma forse giù fanno ancora così) me lo infilava in bocca intero pronunciando la formula 'a Gloria sparau e l'ovu s'u 'mbuccau che a noi bambini divertiva moltissimo - un po' meno la lotta per riuscire a inghiottire il malloppone ma vabbè. A capodanno invece mi cantava una canzoncina, due strofe di cui ricordo ancora la melodia, ma per vostra fortuna non mi va di registrarla e postarvi l'mp3, per cui vi riporto solo il testo:
bon capurannu e bon capu ri misi,
arretu a porta c'è unu cull'anchi tisi
anch'essa talmente divertente da averla assimilata senza averne mai compreso il significato del testo (letteralmente: buon capodanno e buon capo di mese, dietro la porta c'è uno con le gambe tese). Solo a distanza di decenni potrei azzardare una parafrasi: oggi è un inizio come tanti altri, che noi viviamo al sicuro di questa casa ma senza dimenticare che appena fuori di qui c'è un morto, che cioè la nostra sicurezza e la possibilità che si avverino i nostri auguri e i nostri propositi sono cose molto precarie che dipendono molto dalla fortuna, e però molto anche proprio dal non dimenticare mai che il peggio è sempre dietro l'angolo.
Pochi giorni fa ricorreva la coincidenza che una fine ciclo del calendario dei Maya cadeva in una data numericamente curiosa come 21.12.12, e ciò è bastato perché si parlasse di fine del mondo, come del resto si disse del 1° gennaio 2000 dimenticando che in realtà il terzo millennio iniziava un anno dopo, perché 10 chiude la prima decina e 11 inizia la seconda e ciò vale anche per le centinaia le migliaia eccetera. Ma soprattutto dimenticando che ogni calendario non è che una convezione, una finzione misurativa per adattare il tempo a una visione discreta (alla portata della nostra misera logica) laddove in realtà è configurabile solo in una visione continua. D'altronde, siamo in un mondo dove milioni di deficienti credono agli oroscopi, e milioni di altri che si vogliono distinguere dicono "gli oroscopi sono una stronzata, ma l'influenza degli astri sul carattere è innegabile", i più "scientifici" aggiungendo che la posizione delle stelle al momento che nasci ha una sua influenza come quella della luna nelle maree e altre idiozie del genere, dimenticando che le costellazioni non sono che la proiezione in un piano (il cielo bidimensionale che noi percepiamo) di oggetti distanti tra loro anche miliardi di anni nello spaziotempo.
Dunque d'accordo auguri a tutti, perché non costano niente e ne abbiamo tutti bisogno, ma il capodanno non esiste. I primi cristiani semplicemente, dopo aver fissato per opportunità la nascita di Gesù nel giorno in cui si festeggiava già la risurrezione del Sole invitto (tre giorni dopo - tre giorni, vi dice qualcosa? - il solstizio d'inverno, il giorno più corto dell'anno), festeggiavano il giorno in cui il piccolo ebreo veniva ammesso al mondo degli uomini con la circoncisione, sempre un inizio era, e solo col calendario gregoriano fu capodanno e solo col Concilio Vaticano II la ricorrenza liturgica di Maria madre di Dio. Siccome però tutti vogliamo padri nobili, la presa di distanza dal capodanno io ora ve la faccio dire da Antonio Gramsci: si lo so che è una palla, ma almeno questo link seguitelo.
...
A proposito di comunisti, c'è una frase che qualcuno attribuisce proprio a Gramsci, moltissimi direttamente a Carlo Marx, ma questi l'ha presa probabilmente proprio da Gesù Cristo, è più o meno
a ciascuno secondo il suo bisogno e da ciascuno secondo la sua capacità
io in realtà l'ho sentita la prima volta da Finardi in Non diventare grande mai. In essa sono racchiuse alcune idee fondamentali perché si possa davvero parlare di democrazia. Se non hai la pancia piena, se non hai cioè un lavoro o comunque i mezzi minimi per il tuo sostentamento, solo un'etichetta vuota ti distingue da uno schiavo. La libertà è innanzitutto libertà dal bisogno, e senza libertà non c'è democrazia, perché non c'è cittadinanza ma sudditanza. Questo avevano in mente i padri costituenti quando hanno scritto l'articolo uno e gli altri principi fondamentali: senza libertà dal bisogno, senza la possibilità concreta di elevarsi, la dittatura (che allora era appena finita) è sempre dietro l'angolo. Questo deve essere un punto fermo di ogni partito o movimento che voglia dirsi progressista. Vogliamo l'Europa unita? L'Europa deve avere come obiettivo che tutti i suoi cittadini abbiano un lavoro, e un reddito minimo a chi non riesce a procurarselo: è la politica monetaria che deve essere piegata a questo obiettivo, non viceversa come è adesso. Siamo abbastanza forti da imporre, con l'aiuto di Spagna Grecia Francia eccetera, un cambiamento di questa natura alla costruzione europea? No? Abbassiamo l'obiettivo a che la cosa sia realizzata in Italia, costi quel che costi. Il PD non solo non è interessato a quest'ultimo scenario, ma non ha nemmeno provato, che dico provato, fatto un minimo cenno a realizzare il primo: loro aderiscono supinamente al monetarismo. Quindi hanno gettato la maschera: sono di destra. Quindi non li voto più. Grillo, con tutti i dubbi e le perplessità che solleva, con il suo programma e la gente che lo porta avanti (e si, anche con l'inflessibilità nell'espellere chi iniziava a prendere i tratti del politico di professione) si è guadagnato una chance, e proverò fino alla fine a convincere tutti i miei amici di sinistra a fare altrettanto, perché è rimasto l'unico con idee di sinistra e con possibilità di attuarle, e se non ci riesce di sicuro almeno rovina i giochi ai furfanti che ci stanno impoverendo scientemente. Qualunquista lo dicevano anche di Gaber, ma è lui che ha scritto Qualcuno era comunista e Io se fossi dio, che vi invito ad ascoltare attentamente, mentre quelli con la patente di sinistra intanto che partecipavano al banchetto hanno privatizzato tutto il privatizzabile e anche quello che non lo era manco in teoria.

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