martedì 28 agosto 2012

PIRANDELLO E EURIDICE

La splendida copertina di uno dei fumetti più belli di ogni tempo:
La canzone di Orfeo di Neil Gaiman, della bellissima serie Sandman
(che poi sarebbe Morfeo, dio dei sogni, uno dei padri possibili di Orfeo)
Odiffredi spinge il proprio ateismo militante al rigetto della mitologia greca in quanto portatrice della stessa sintassi delle religioni monoteiste cristianesimo in testa: quella secondo cui decide qualcun'altro al posto nostro sopra le nostre teste. A chi non arriva che a dirsi agnostico rigettando persino quella pseudoreligione che è lo scientismo può invece capitare di cogliere un paio di differenze essenziali: qui si pretende che un dio abbia creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, lì gli dei erano creati a immagine e somiglianza degli uomini debolezze in primis; qui si pretende a vario titolo (con differenze solo formali, non fatevi incantare dal cosiddetto integralismo islamico) valore di fonte giuridica primaria alla parola di dio, lì al massimo si dava una veste di metafora a vicende umanissime, tanto bene da resistere ai millenni.
Tra tutti i miti greci, il mio preferito è stato sempre quello di Orfeo ed Euridice, peraltro senza originalità essendo uno di quelli più citati e riscritti in tutta la storia dell'arte (letteratura ma anche pittura musica eccetera, addirittura fumetti: googlare per credere) mondiale di tutti i tempi.
La faccio brevissima, tanto chi vuole approfondire ha l'imbarazzo della scelta: Orfeo ama riamato Euridice, che per aver respinto le avances di un dio muore morsa da un serpente, essendo figlio sicuramente della musa della poesia epica Calliope (il padre come sempre è incerto, ovvero ci sono versioni discordi), pensa di andare a richiederla indietro direttamente al dio degli inferi Ade, contando per convincerlo sulla propria abilità di cantore e sulla presenza della sposa Persefone (anche la storia di questi due è bellissima, spiega nientemeno che il perché delle stagioni...). E difatti è così bravo che commuove persino le Erinni (dette anche Furie, non so se mi spiego), cosicché Persefone convince Ade a lasciare che Orfeo riporti con se tra i vivi la promessa sposa, ma (c'è sempre un ma quando ci sono sti dèi di mezzo) a patto che non si volti indietro a guardarla finché si trovi nel regno dei morti. Accade che quando lui aveva già messo il piede fuori e lei ancora non del tutto, lei ricominci a riprendere coscienza di se lo riconosca e lo chiami, e lui si volti un attimo prima del consentito, riconsegnandola alle ombre. Orfeo poi farà una brutta fine: smembrato e divorato (tranne la testa, che troverà un posto da Oracolo) pare dalle baccanti infuriate per averle lui rifiutate. Ma la parte più interessante è il sottofinale: l'interpretazione classica vuole Orfeo vitttima dell'inganno di Ade e/o della sua stessa impazienza, ma una più "moderna" (sposata dopo Pavese anche da Vecchioni per la sua bellissima Euridice) vuole che Orfeo abbia deciso deliberatamente di lasciare alle ombre quello che doveva essere delle ombre, anche se era la sua amata, così affermando in qualche modo per sempre il primato dell'uomo sul dio. Come in un suicidio, si, giusto, Cesare...
Io però ogni tanto sogno una terza versione, una in cui Orfeo vince in un altro modo: non si volta, porta via Euridice, e poi chissà se invecchiano assieme o se a quel punto cede alle profferte delle baccanti, ma non importa. Importa che vinca lui la battaglia, di questa guerra persa che è la vita, e poi la prossima si vedrà.
...
Nell'epilogo del loro film a episodi Kaos, i fratelli Taviani fanno tornare Luigi Pirandello a Girgenti otto anni dopo la morte della madre, per immaginarsela viva davanti a lui nella casa natìa, a spiegargli finalmente perché mai lei lo avesse chiamato lì. E' esattamente dal 5° minuto del filmato qui sotto, ma non skippate, guardatelo tutto, e poi cercatevi tutto il film (c'è una Giara con Franco e Ciccio semplicemente strepitosi), che la frase ve la riporto io adesso:
... una cosa sento ancora di poterti ancora dire: impara a guardare le cose anche con gli occhi di quelli che non le possono vedere più; ne proverai il dolore, certo, ma quel dolore te le renderà più sacre e più belle. Forse è solo per questo che ti ho fatto venire fin qua.
Non certo per venir via con te, Luigi.

venerdì 24 agosto 2012

DI PAPERINIK E SUPERPIPPO

Claudio Bisio ci ha cominciato una carriera, con un monologo e un libro sulle parentele strane (sono tutti zii e nipoti, nessuno è figlio di nessuno) e la bizzarra animalità dei personaggi di Walt Disney, perché non posso farci io un pezzo serio sul doping (di vario genere) nello sport e il proibizionismo in genere?
Lance Armstrong
L'attualità non manca: fresca fresca è la notizia che Lance Armstrong ha appena rinunciato a difendersi, pare per stanchezza e non per ammissione di colpa, dalle annose accuse di doping, e ora gli toglieranno tutti i titoli a partire dai sette Tour de France vinti, di pochi giorni fa le ammissioni di Alex Schwazer che così non ha nemmeno difeso il titolo olimpico di Pechino nella 50 km di marcia. A parte che l'idea stessa di camminare tutti storti per così tanta strada richiede perlomeno una certa propensione agli allucinogeni, quando vivevo in trentino mi è capitato di fare in macchina, ovviamente d'estate, il Pordoi: la mia Polo non aveva il turbo, vero, ma era una vetturetta con sopra un 1900 diesel, non un camion col motore di un vespino, eppure faticava, arrancava, e il Pordoi non è la salita peggiore che affrontano i ciclisti, con le gambe, spesso al gelo, e dopo magari 150 "riposanti" chilometri di avvicinamento...
Voglio dire che certe attività sportive, a certi livelli, qualcosa di inumano ce l'hanno. Magari nessuno sport ne è al riparo, ma con queste premesse come si può pensare che chi pratica fatiche immonde come il ciclismo professionista non si aiuti in tutti i modi possibili? Se vogliamo essere ipocriti accomodiamoci, ma chiunque è "dell'ambiente" sa benissimo che a certi livelli i ciclisti hanno sempre preso qualcosa, sempre, anche i campionissimi sacri del passato, che poveracci facevano tappe mostruose con bici di piombo su strade dissestate senza nessuna assistenza a seguito. Non faccio nomi ma dico tutti, e ve ne faccio sentire Uno: che parla di quella "bomba" che entra come una cosa normale anche nei dialoghi di Totò e il giro d'Italia, pensate un po'. Fu solo con la morte in corsa di un campione del mondo e baronetto inglese per meriti sportivi col sangue e il tascapane pieno di amfetamine, che iniziarono i prodromi di quella assurda rincorsa alla carota che è l'antidoping. La cosa funziona così: l'antidoping proibisce le sostanze potenzialmente nocive che scopre vengono assunte per migliorare le prestazioni sportive, rovina la carriera (talvolta uccidendolo, come fu per il povero Pantani) a chi per sfiga o dabbenaggine viene pizzicato a usarle ancora, ma intanto gente con risorse economiche maggiori (e sempre crescenti in funzione del giro di denaro attorno agli sport professionistici) ha già scoperto altre sostanze che vengono usate da tutti fino a che l'antidoping le scopre e così via. Se non fossimo in un mondo di ipocriti, con metà dei soldi necessari per mantenere il baraccone dell'antidoping si potrebbe tenerne su uno di medicina sportiva di frontiera riservato allo sport professionistico (ma con ricadute al di fuori) che "dopasse" sotto controllo tutti i consenzienti, con il retromessaggio per i ragazzi che svolgono sport amatoriale di mettersi a studiare o imparare a fare un lavoro vero se non hanno intenzione di diventare cavie per pagare forse con la salute la possibilità di arricchirsi con lo sport. Che poi è quello che già sanno tutti (siete mai entrati in una qualunque palestra di body building?), ma lasciato alla clandestinità aumenta i rischi in proporzione inversa al giro d'affari (gira certa robaccia!...).
Oscar Pistorius
Quando poi leggiamo addirittura del doping alle Paralimpiadi, non possiamo non pensare a Oscar Pistorius. Buonismo e perbenismo imperanti vogliono che tutti plaudano alla controversa ammissione del pluriamputato alle olimpiadi "normali": non ho sentito nessuno che avesse il coraggio, dopo i primi giudici sportivi sommersi dalla disapprovazione per aver azzardato nel 30% il vantaggio che quegli arnesi danno rispetto a due piedi umani, di dire che l'ammirazione per l'uomo non deve impedire di considerare che se costui dovesse vincere e diventare ricco e famoso, si rischierebbe di creare un mercato. Già l'attenzione era eccessiva prima, ora con i riflettori olimpici e i risultati non disprezzabili ottenuti, cosa volete scommettere che è già partita la gara da un lato a scovare il disabile giusto e dall'altro a ottenere la protesi decisiva (senza eccedere, sennò che non vale lo vedono pure i ciechi, tanto per restare nel politicamente scorretto) per vincere una medaglia e farci un bel bisinissi?
Il tutto mentre continuiamo con l'assurdo proibizionismo nelle droghe, laddove quelle leggere dovrebbero essere assolutamente libere e quelle pesanti distribuite dal SSN gratis con la ricetta. E la cosa immediatamente darebbe un colpo quasi letale alle mafie di mezzo mondo (che si riorganizzerebbero su altri traffici, certo, ma meno immediatamente pericolosi per la salute dei nostri figli) nel posto dove gli fa più male, il portafoglio, e azzererebbe i morti per overdose, e nel medio periodo farebbe drammaticamente diminuire persino i consumatori, specie delle cose più pericolose, che come si sa vengono creati dagli spacciatori per fabbricarsi i clienti (se non ci fosse da guadagnarci nessuno avrebbe interesse a trasformare un ragazzo in un tossico), mentre quelli esistenti si potrebbero da subito identificare e sottrarre alla microcriminalità, se non curare (magari non vogliono, ognuno ha diritto di ammazzarsi come gli pare).
Ed ecco che assistiamo a un ragazzo che come tutti si aiuta per arrivare e restare al vertice di uno sport faticosissimo, che solo lì puoi averci in cambio un gruzzoletto altrimenti è tanto che ti danno lo stipendio di carabiniere (e ora infatti l'hanno pure licenziato, mi sa), umiliato a reti unificate, mentre in uno sport milionario a troppi livelli, dove tra parentesi la roba gira a quintali pure li fin dalle giovanili - e l'ideologia sottesa è un'altra droga per i cervelli dei giovani aspiranti campioni, uno condannato nell'ambito delle scommesse anche in appello può permettersi di attaccare i propri giudici senza contraddittorio per minuti e minuti in prima serata su tutti i TG.
E' come se Gambadilegno potesse sparare a zero su Topolino in un intervista sul Papersera. Come se Superpippo potesse esistere senza le noccioline. Come se Paperinik non avesse bisogno di Archimede per le sue scarpe a molla e altre diavolerie. Eccoti il materiale per il secondo volume di Quella vacca di Nonna Papera, Bisio, ora che hai mollato Zelig magari ci hai tempo....

giovedì 23 agosto 2012

OVER

Ieri era l'Overshoot Day 2012, ogni anno casca prima. Significa che con oggi l'umanità ha finito di usare le risorse che il pianeta produce ogni anno (grazie al miracolo della sua distanza "perfetta" dal sole: in un modo o nell'altro tutto viene da li) e comincia a intaccare le riserve accumulate nei millenni. Il primo è stato il 31 dicembre del 1970, abbiamo cominciato ad accorgercene il 19 dicembre del 1987, ma la curva, come spiega bene questo pezzo, è iperbolica: l'anno scorso era a fine settembre!...
Stringi stringi, è questa la ragione per cui siamo condannati a passare da una crisi a un'altra, concreta come la terra, altro che speculazione finanziaria. La Rivoluzione industriale è iniziata grazie alla rivoluzione tecnologica che ha consentito di sfruttare l'energia accumulata nelle ere dal Pianeta sotto forma di carbone prima e petrolio poi. Questo ha consentito il circolo accumulo di capitali crescita della popolazione miglioramento delle condizioni materiali di sempre maggiori fasce della stessa, attraverso la dialettica capitalismo/socialismo. Perché da una parte creare sempre più merci necessita sempre più compratori, dall'altra più ricchezza gira più chi ne ha meno vuole la sua parte. Ed ecco la medicina moderna, l'allungamento della vita, l'infanzia protetta, e tutte quelle belle cose che hanno contraddistinto a una parte del mondo di surclassare il resto, d'altra parte se la media di risorse del pianeta procapite dev'essere uno (ed è già un disastro che tenda a uno virgola tre), se c'è qualcuno che vive con dieci ci devono stare nove che vivono con niente. E così via, per cui ecco la forbice tra primo e terzo mondo che si allarga, ecco le guerre per le risorse, eccetera. Il consumismo è stata la terzultima diavoleria che si sono inventati per fare durare un altro po' il giochino, la globalizzazione la penultima, il moltiplicatore monetario tramite il boom dell'economia finanziaria l'ultima, ma tutte e tre hanno da un lato dato un po' di tregua dall'altro aggravato il problema (e se si affermasse la MMT  e un nuovo keynesismo sarebbe un'altro espediente simile, dagli stessi esiti di medio termine, solo più equo per noi occidentali e di conseguenza più devastante per altri popoli e aspetti). Sotto metafora, il capitalismo è un veicolo a due ruote senza cavalletto e senza freni, in una discesa stretta tra le rocce: può restare in equilibrio solo correndo sempre di più, e fermarsi solo sfracellandosi. Fuori metafora, adesso siamo un mondo troppo pieno di gente, di merci, di moneta, rispetto a quante risorse produce. E un mondo talmente unico che la tendenza non può che essere all'equiparazione delle condizioni materiali di tutti salvo una ristretta élite di privilegiati, tendenza che si può arginare solo con barriere e conflitti di varia natura.
In altri termini, l'unica soluzione è la decrescita, che può avvenire o con un processo controllato di cui tutti siamo altamente consapevoli, soluzione migliore ma molto meno probabile che sta tentando di affermarsi in nicchie accademiche e sociali, o con un processo drammatico di cui sono consapevoli i pochi che lo governano, che non fanno che mascherarlo agli occhi di tutti parlando di crescita, spread, debito pubblico, e altre minchiate sovrastrutturali. A parte pochi ricchi più o meno illuminati, tutto il resto della popolazione mondiale dovrà avere a stento di che vivere, altro che ferie pagate macchina casa di proprietà. E' questo il progetto. E non basterà: dovrà morire tanta più gente quanto più ampia sarà la fascia di popolazione a cui si vorranno mantenere condizioni materiali di vita simili alle attuali, diciamo alle attuali di un brasiliano o di un cinese perché di un europeo o peggio di uno statunitense nel lungo termine non se ne parla, ecco cos'è la crisi che stiamo vivendo, nient'altro che questo. Una decrescita imposta dal sistema capitalista globale, incapace di uscire dai propri binari che tanto somiglia allo scorpione della famosa favoletta con la rana, come estrema ratio prima del tracollo. Un sistema che si comporta come un giocatore di poker che perde e continua ad aumentare le puntate per tentare un improbabile recupero e trovare una probabile rovina totale: è buio controbuio e over, e la chiamano "crescita".
La differenza tra i due scenari non è nelle condizioni materiali che potranno essere mantenute alla maggior parte della popolazione, di poco superiori nella "decrescita felice" che però dovrà confrontarsi comunque con le crisi globali incipienti per petrolio acqua energia eccetera, è nella quota di democrazia equità sociale cultura che può essere mantenuta. Il capitalismo, oggi, ha in mente solo una grande guerra e/o un totalitarismo sostanziale, e alla fine sarà indistinguibile dal suo fratello di latte socialismo reale. Occorre un'altro mezzo, occorre saltare giù dalla bici in corsa. Ora.

lunedì 20 agosto 2012

GIOVANOTTI

Se l'insegnante di lettere di questo giovanotto ha sentito il verso
"sono un ragazzo fortunato perché non c'è niente che ho bisogno"
non è sopravvissuto all'ascolto, sicuro...
Ho assistito in treno a un dialogo tra un ragazzo sfortunato e uno fortunato. Uno era felicemente single, e parlava dell'amore con il distacco e la supponenza di chi a me non mi capitano certe cose, sto troppo avanti. Diceva che lui può anche stare con una persona ma ha bisogno dei suoi spazi e comunque mai e poi mai farebbe questo o quello, gli interlocutori tentavano di ribattere all'interno del suo schema, ma io pensavo "tesoro mio, quando ti capiterà, se ti capiterà, di imbatterti nel dio Amore quello vero, scoprirai a tue spese che può essere almeno altrettanto crudele di sua sorella gemella Morte, e può farti far fare tutto quello che vuole anche cose che nemmeno immagini anche cose che nessuno dei tuoi cari aveva mai pensato di vederti fare, e non saprai che fartene, anzi nemmeno saprai cosa sono, i tuoi spazi - di più, se e solo se ti capiterà tutto questo, forse dopo potrai parlare d'amore senza essere ridicolo come me se parlo di fisica quantistica".
L'altro era infelicemente single, ma a differenza dell'altro non aveva affatto paura di imbastire relazioni serie e durevoli, solo che gli capitava un classico: di innamorarsi quando dall'altra parte non era ricambiato o lo era ma fattori materiali di diversa natura rendevano la storia impossibile nel breve o medio periodo, e viceversa anche se magari le condizioni materiali e le caratteristiche dell'altra persona giocavano tutte a favore. Per questo tendeva a deprimersi profondamente, e più volte da giovane era stato tentato da soluzioni estreme e indicibili, ma le ultime due tranvate che aveva preso, entrambe belle grosse, era stato tolto da quel percorso autodistruttivo una volta da sorella Morte in persona, presentatasi in azione o in minaccia grave tutto attorno a lui in tutta la sua assolutezza di Male al punto da fargli sembrare ridicole le sue devastanti pene, l'altra dal suo retro di medaglia Vita, nei panni di una bimba che muove i primi passi e sorride sempre.
Assistendo alla loro discussione, mi sono sorpreso addosso una cinquantina tenerezza nei confronti dei giovani, la stessa che dovremmo avere nei confronti dei nostri stessi cuori perché non invecchino mai. Mi sembrava di capire tutto, di quello che dicevano ma soprattutto di quello che non dicevano, tranne una cosa: chi fosse il ragazzo fortunato e chi quello sfortunato.

giovedì 9 agosto 2012

DUE + DUE

il moltiplicatore keynesiano for dummies 
La voglio fare semplice, ma vi assicuro che a farla complessa è molto peggio di come la scrivo semplice, quindi fidatevi e accontentatevi. E' come due più due quattro, solo che qui siamo in terza elementare non in prima, è una moltiplicazione (ma si fanno ancora in terza? boh!), ma facile quasi come l'addizione del titolo. La tabella in immagine si ottiene con un foglio di calcolo in pochi secondi, con carta e matita in pochi minuti: nella prima colonna ogni numero è l'ottanta per cento di quello sopra, nella seconda il trenta per cento di quello a sinistra, nel terzo la somma della colonna a sinistra fino al numero a fianco.
Quando ero piccolo e malaticcio i "grandi" erano iperprotettivi, ma anche adesso che non lo si è più io a mia figlia, come i miei a me, non faccio toccare o peggio mettere in bocca i soldi: la cartamoneta è uno dei ricettacoli di microbi peggiori, perché "la toccano tutti". A Reggio si dice 'a nicula gira, splendida espressione che coniuga in neutro singolare un termine derivante dal metallo di cui sono piene le monetine, i soldi girano, tanto, tantissimo. Si, ma quanto? Ora do fondo ai miei ricordi universitari, anche se è agosto e fa caldo.
Facciamo un caso limite: io prendo uno dalla strada, gli metto un cappello in testa, lo metto a scaldare la sedia in un ministero, gli do mille euro. Dico mille per fare i conti facile, dico a non fargli fare niente per non mettere nei calcoli pure quello che produce: facciamo che non produce un cazzo di niente (i Paesi evoluti hanno infatti il reddito di cittadinanza...). Io Stato quei mille euro (anzi milletrecento, ci sono le tasse) li ho inventati, perché facciamo che ho moneta sovrana anche se non è vero, la differenza l'abbiamo già vista poi magari ne riparliamo per ora è lo stesso. Lui era per strada e non aveva un centesimo, adesso ha mille euro, supponiamo siano sufficienti a campare un mese, cosa farà? Li spenderà per nutrirsi vestirsi eccetera, e siccome è un bravo ragazzo ne risparmierà una parte che non si sa mai, facciamo il 20 per cento. Le tasse gliele abbiamo pagate noi e col 30% ci siamo tenuti bassi anche qui, ma non cambia molto anzi. Quegli ottocento euro che lui spende sono reddito per negozianti distributori produttori e fornitori della merce che ha comprato. Se manteniamo la stessa supposizione di propensione al consumo e tassazione per ciascun passaggio, e ripeto ho scelto valori bassi anche perché medi, in undici passaggi di mano TUTTI i milletrecento euro che avevo creato dal nulla mi sono rientrati, e alla fine ne avrò duecento in più. E nel Paese ci sono stati scambi commerciali per 5000 euro.
E' un ragionamento elementare che grazie al monoteismo monetarista si è perso, eppure è stata la chiave con cui il capitalismo ha vinto la guerra contro il nazifascismo prima e il comunismo dopo, abbandonata per colpirne gli effetti distorti senza capire che bisognava invece mirare solo a eliminare questi ultimi. Come e perché il meccanismo, infatti, funziona? Funziona nella misura in cui quel 30 per cento in media torna alle casse dello Stato sotto forma di gettito, in altri termini viene inceppato dall'evasione fiscale, e nella misura in cui i soldi restano nel giro, quindi viene compromesso da chi in un modo o nell'altro (più o meno lecito che sia) li porta fuori, nei paradisi fiscali o nel circuito tangentizio e/o criminale ma anche nelle rendite finanziarie legali finché pagheranno poco o niente di tasse.
E tutto ciò indipendentemente di chi sia a emettere la moneta, purché sia sovrana, anzi: se fosse una BCE dipendente da un governo europeo eletto democraticamente ci sarebbe da essere molto più tranquilli che non se si tornasse alla nostra cara liretta, l'Italia avendo oramai inoppugnabilmente dimostrato di non essere capace di esprimere una classe politica decente. Noi eleggiamo furfanti, c'è solo da sperare che diluendoci in uno Stato Europa facciamo meno danni. Di sicuro, sono loro che ci hanno portato a questo punto: con altri governanti, quei quindici anni senza spread sarebbero stati più che sufficienti a ripianare il debito pubblico, ma quella gente, che ancora oggi non si arrende, l'hanno votata gli italiani. I nostri problemi sono il costume corrotto e il liberismo sfrenato di stampo angloamericano, due cose con cui i tedeschi non c'entrano nulla.
Adesso però, in attesa di un futuro in cui avremo gli Stati Uniti d'Europa con un parlamento eletto con poteri legislativi che esprime un governo democratico che controlla una BCE pubblica, e potremo quindi far vincere alle elezioni uno schieramento progressista che faccia dell'Euro una moneta sovrana e la usi per una politica neokenesiana, che per quanto improbabile sia è la nostra unica salvezza a medio/lungo termine, riflettiamo sul presente di questo governicchio tecnico che pensa di risolvere le cose colpendo i soliti noti, e ancora non ha finito perché straparla di dismissioni di beni pubblici come se fossero infiniti (e l'ultima possibile, dopo le depredazioni dei decenni scorsi: ammesso che azzeri lo spread, alla prossima risalita che famo?) e tagli agli organici del pubblico impiego, ricordiamoci dello specchietto facile facile qui sopra, perché purtroppo questo funziona pure al contrario. Per ogni 1000 euro di risparmio immediato ottenuto in questo modo, signori cari, ci sono 1500 euro di entrate fiscali in meno, e 5000 euro di PIL in meno, cioè avremo il deficit che aumenta di un tot in assoluto, e in rapporto al PIL di almeno tre volte quel tot. E, ripeto, mi sono tenuto basso.
Forse, avere tra i tecnici qualche laureato alla Bocconi in meno e qualche maestro elementare vecchio stile in più, non sarebbe male.

giovedì 2 agosto 2012

LA LEGGE E' LEGGE

Si lo so, non c'entra un cavolo con l'argomento del post.
Ma è un film divertentissimo, cercatelo.
Grillo è convinto che alla fine si metteranno d'accordo per una legge elettorale che renda meno pericoloso possibile l'impatto del suo Movimento alle prossime politiche. Potrebbe anche avere ragione, ma il problema è che il suo ragionamento non si discosta per sintassi da quello degli altri: alla fine, ciascuno vorrebbe votare con la legge elettorale che secondo i suoi calcoli più lo favorisce. Solo Veltroni fece eccezione, ovviamente in negativo, accelerando per la creazione del PD in vigenza della legge elettorale che in teoria (e poi si è visto anche in pratica) lo sfavoriva maggiormente, ma con Uolli stiamo nell'Olimpo dell'insipienza e dell'autolesionismo, mica cotica.
L'argomento è di importanza vitale quanto sottostimata, per capire la quale si può utilizzare una metafora sportiva qualsiasi: ciascuno scelga lo sport che segue, e cerchi di ricordarsi come è cambiato il gioco in conseguenza delle modifiche regolamentari avvenute o di immaginarsi come cambierebbe se se ne introducessero altre. Pensiamo al basket che senza introdurre il tiro da tre sarebbe oggi disputato solo da giganti tutti vicini al canestro, o al calcio che per non aver introdotto norme che "allunghino" le squadre (per i profani: costringano i giocatori a occupare quasi tutto il campo assieme e non solo venti metri per volta) si è praticamente ridotto ad affare per rozzi energumeni. Oppure semplicemente pensiamo a dei bambini che giocano, a cosa succede se ciascuno di loro pensa di introdurre varianti che lo avvantaggino, a come finisce se non si mettono d'accordo sulle regole (a botte, quindi col gruppo sciolto o dominato dal più forte).
Chi ha pazienza si rilegga questi due contributi di Nobili su Contrappunti (tra parentesi, la rivista fondata da Fornari è tornata con una nuova grafica e la collaborazione tra gli altri di Claudia, figlia del rimpianto Giancarlo), vecchi di anni ma ancora utilissimi (nonché profetici): questo ricapitola vantaggi e svantaggi di ciascun sistema, quest'altro propugna l'abolizione del porcellum e rivendica la corretta previsione del flop piddino. Per gli altri, tento una difficile sintesi.
Non esiste una legge elettorale ottimale per ciascun Paese in ciascun periodo storico.
Ogni legge elettorale è una coperta corta: può assicurare (1) il massimo della rappresentatività senza preoccuparsi della governabilità, o (2) l'esatto opposto, o (3) un compromesso tra le due cose.
Una legge di tipo 1 favorisce un'alta partecipazione degli elettori, e garantisce che ciascuno senta di avere in Parlamento qualcuno che dia voce ai propri valori, ma poi demanda agli accordi tra le forze politiche la decisione su chi debba governare e come. E' adatta a situazioni in cui in realtà quest'ultima cosa è decisa altrove, come l'Italia sconfitta dalla guerra fino alla caduta del muro di Berlino.
Una legge di tipo 2 finisce per fare disinteressare alla politica la maggioranza dei cittadini, tanto la differenza tra i governi possibili è minima e si riduce nel tempo, ma assicura che i governi durino e siano responsabili e che ci sia ricambio.
Una legge di tipo 3, come tutti i compromessi, se è fatta bene offre la massima soddisfazione possibile degli elementi in gioco, se è fatta male finisce solo per scontentare tutti. Ragion per cui la scelta tra i vari compromessi possibili dovrebbe essere esclusivamente il massimo funzionamento possibile per gli interessi del Paese: se questo fosse davvero un governo tecnico come si dice, dovrebbe essere il luogo migliore per decidere e fornire all'Italia finalmente la legge elettorale di cui ha bisogno.
Invece il governo Monti non è altro che un governo di destra sostenuto da una maggioranza balorda, che dal momento che non è capace di mantenere le promesse fatte sia riguardo ai risultati (il famoso spread riveleggia attorno ai valori che hanno tolto la sedia sotto al culo a Silvio, il debito aumenta sia in valore assoluto per via dell'accresciuta spesa con interessi che in valore percentuale per via della recessione aggravata dai provvedimenti governativi) che riguardo ai progetti (dimenticati patrimoniale e rendite finanziarie, intoccati sprechi come TAV superaerei e costi della politica, si è proceduto a senso unico solo contro le classi subalterne, col beneplacito del centrosinistra!), deve essere fermato subito, con la nuova legge elettorale come ultimo compito ma a termine: un mese, se no si voti con la vecchia. Tanto ormai si è capito che lo spread alto è causato da vizi sistemici del nostro Paese che hanno a che fare più con la classe politica e la corruzione di fondo che alimenta e da cui è alimentata, che con il tessuto economico/sociale potenziale.
Il punto è che l'unica bussola che dovrebbe guidare se non i partecipanti al gioco politico (che da noi come bimbi piccoli non ci arrivano a concepire che le regole devono andar bene a tutti ma puntano sempre a barare) almeno l'arbitro, sarebbe l'interesse dell'Italia, dove storicamente l'unica legge elettorale ad aver funzionato è quella dei sindaci, e pertanto per le politiche dovrebbe esserne immaginata una simile, maggioritaria uninominale a doppio turno, con correttivi miranti ad includere gli estremi anziché il contrario. Questo sistema, infatti, esclude la necessarietà di coalizioni preformate, le cui trattative di formazione altrimenti finiscono per impegnare tutta la legislatura, e limita all'intervallo tra il primo e il secondo turno eventuali trattative tra i partiti, peraltro non indispensabili dal momento che i candidati al ballottaggio possono chiedere i voti direttamente agli elettori, di una formazione esclusa dal secondo turno, anziché ai suoi esponenti politici. Quindi alta governabilità, ma intanto al primo turno alta partecipazione degli elettori perché ognuno può votare il "suo" partito senza che soglie artificiose di esclusione tengano fuori nessuna idea significativa dal Parlamento.
Questo ci vorrebbe, ma purtroppo la mancanza di idee chiare persino tra i cittadini più attivi, unita alla malafede dei partiti e alla assurdità delle scelte di alcuni tra essi, fa si che non ci siano molte speranze: si rivoterà con questa legge, o con un'altra o peggiore o ugualmente non adatta, e lo spread continuerà a salire finché non dia il diritto ai nostri padroni di privarci anche del simulacro di democrazia che ci è rimasto.

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