Si lo so, non c'entra un cavolo con l'argomento del post. Ma è un film divertentissimo, cercatelo. |
L'argomento è di importanza vitale quanto sottostimata, per capire la quale si può utilizzare una metafora sportiva qualsiasi: ciascuno scelga lo sport che segue, e cerchi di ricordarsi come è cambiato il gioco in conseguenza delle modifiche regolamentari avvenute o di immaginarsi come cambierebbe se se ne introducessero altre. Pensiamo al basket che senza introdurre il tiro da tre sarebbe oggi disputato solo da giganti tutti vicini al canestro, o al calcio che per non aver introdotto norme che "allunghino" le squadre (per i profani: costringano i giocatori a occupare quasi tutto il campo assieme e non solo venti metri per volta) si è praticamente ridotto ad affare per rozzi energumeni. Oppure semplicemente pensiamo a dei bambini che giocano, a cosa succede se ciascuno di loro pensa di introdurre varianti che lo avvantaggino, a come finisce se non si mettono d'accordo sulle regole (a botte, quindi col gruppo sciolto o dominato dal più forte).
Chi ha pazienza si rilegga questi due contributi di Nobili su Contrappunti (tra parentesi, la rivista fondata da Fornari è tornata con una nuova grafica e la collaborazione tra gli altri di Claudia, figlia del rimpianto Giancarlo), vecchi di anni ma ancora utilissimi (nonché profetici): questo ricapitola vantaggi e svantaggi di ciascun sistema, quest'altro propugna l'abolizione del porcellum e rivendica la corretta previsione del flop piddino. Per gli altri, tento una difficile sintesi.
Non esiste una legge elettorale ottimale per ciascun Paese in ciascun periodo storico.
Ogni legge elettorale è una coperta corta: può assicurare (1) il massimo della rappresentatività senza preoccuparsi della governabilità, o (2) l'esatto opposto, o (3) un compromesso tra le due cose.
Una legge di tipo 1 favorisce un'alta partecipazione degli elettori, e garantisce che ciascuno senta di avere in Parlamento qualcuno che dia voce ai propri valori, ma poi demanda agli accordi tra le forze politiche la decisione su chi debba governare e come. E' adatta a situazioni in cui in realtà quest'ultima cosa è decisa altrove, come l'Italia sconfitta dalla guerra fino alla caduta del muro di Berlino.
Una legge di tipo 2 finisce per fare disinteressare alla politica la maggioranza dei cittadini, tanto la differenza tra i governi possibili è minima e si riduce nel tempo, ma assicura che i governi durino e siano responsabili e che ci sia ricambio.
Una legge di tipo 3, come tutti i compromessi, se è fatta bene offre la massima soddisfazione possibile degli elementi in gioco, se è fatta male finisce solo per scontentare tutti. Ragion per cui la scelta tra i vari compromessi possibili dovrebbe essere esclusivamente il massimo funzionamento possibile per gli interessi del Paese: se questo fosse davvero un governo tecnico come si dice, dovrebbe essere il luogo migliore per decidere e fornire all'Italia finalmente la legge elettorale di cui ha bisogno.
Invece il governo Monti non è altro che un governo di destra sostenuto da una maggioranza balorda, che dal momento che non è capace di mantenere le promesse fatte sia riguardo ai risultati (il famoso spread riveleggia attorno ai valori che hanno tolto la sedia sotto al culo a Silvio, il debito aumenta sia in valore assoluto per via dell'accresciuta spesa con interessi che in valore percentuale per via della recessione aggravata dai provvedimenti governativi) che riguardo ai progetti (dimenticati patrimoniale e rendite finanziarie, intoccati sprechi come TAV superaerei e costi della politica, si è proceduto a senso unico solo contro le classi subalterne, col beneplacito del centrosinistra!), deve essere fermato subito, con la nuova legge elettorale come ultimo compito ma a termine: un mese, se no si voti con la vecchia. Tanto ormai si è capito che lo spread alto è causato da vizi sistemici del nostro Paese che hanno a che fare più con la classe politica e la corruzione di fondo che alimenta e da cui è alimentata, che con il tessuto economico/sociale potenziale.
Il punto è che l'unica bussola che dovrebbe guidare se non i partecipanti al gioco politico (che da noi come bimbi piccoli non ci arrivano a concepire che le regole devono andar bene a tutti ma puntano sempre a barare) almeno l'arbitro, sarebbe l'interesse dell'Italia, dove storicamente l'unica legge elettorale ad aver funzionato è quella dei sindaci, e pertanto per le politiche dovrebbe esserne immaginata una simile, maggioritaria uninominale a doppio turno, con correttivi miranti ad includere gli estremi anziché il contrario. Questo sistema, infatti, esclude la necessarietà di coalizioni preformate, le cui trattative di formazione altrimenti finiscono per impegnare tutta la legislatura, e limita all'intervallo tra il primo e il secondo turno eventuali trattative tra i partiti, peraltro non indispensabili dal momento che i candidati al ballottaggio possono chiedere i voti direttamente agli elettori, di una formazione esclusa dal secondo turno, anziché ai suoi esponenti politici. Quindi alta governabilità, ma intanto al primo turno alta partecipazione degli elettori perché ognuno può votare il "suo" partito senza che soglie artificiose di esclusione tengano fuori nessuna idea significativa dal Parlamento.
Questo ci vorrebbe, ma purtroppo la mancanza di idee chiare persino tra i cittadini più attivi, unita alla malafede dei partiti e alla assurdità delle scelte di alcuni tra essi, fa si che non ci siano molte speranze: si rivoterà con questa legge, o con un'altra o peggiore o ugualmente non adatta, e lo spread continuerà a salire finché non dia il diritto ai nostri padroni di privarci anche del simulacro di democrazia che ci è rimasto.
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