sabato 26 ottobre 2019

RADIOCIXD 6: LINDBERGH (LETTERE DA SOPRA LA PIOGGIA)

Quando è uscito questo disco avevano da poco arrestato Mario Chiesa. Ai più giovani questa nota dirà poco, ma a noi vecchietti no: era appena iniziata quella che ci sembrava una rivoluzione ed era una restaurazione, quella che ci sembrava una liberazione e avremmo capito molto dopo non era che la fine di quel poco di libertà che una guerra persa e un territorio occupato ci aveva concesso, quella che ci sembrava finalmente un dono del fato e si sarebbe presto rivelata un cavallo di Troia.
Fossati tutto questo non poteva saperlo ai tempi di quest'album, le cui canzoni peraltro erano state ovviamente scritte prima del fatidico accesso al Pio albergo Trivulzio, solo la sensibilità di artista visionario del loro autore avrebbe loro consentito di essere ancora attuali 27 anni dopo. Ma questo non giustificherebbe l'aggancio alla politica con cui ho iniziato questa recensione. Quello è l'uso che si fece, pochi anni dopo, del "primo singolo" di questo album: La canzone popolare, infatti, fu l'inno ufficiale de L'Ulivo di Prodi e Veltroni alle elezioni politiche del 1996, quelle successive alla caduta del Berlusconi I per tradimento della Lega Nord (si, c'è un precedente, e allora il centrosinistra e la Lega ressero il Paese nel governo seguente, Salvini oggi ha poco da scandalizzarsi...), e l'immagine dei due ineffabili traditori del popolo (oggi si può dire, e da qualche anno, senza dubbio) mano nella mano ad esultare sulle note di Fossati a Piazza Santi Apostoli è di quelle che non si cancellano. Non portò benissimo: l'ineffabile Bertinotti fece cadere il governo pochi mesi dopo per via di una riforma pensionistica (che a confronto con quelle poi intervenute sarebbe un Eldorado), e il governo seguente fece capire a molti, ad esempio bombardando Belgrado, di cosa era capace il PD ancora prima di nascere. Pazienza: ad Adelante adelante di De Gregori era andata peggio pochi anni prima. Morale: se fossi un cantante famoso vieterei ai politici l'uso di un mio pezzo.
Il disco lo presi a noleggio in un negozio di quelli appositi che in quel periodo andavano per la maggiore. I vinili neanche li stampavano più o quasi, ormai, è da poco che sono tornati di moda (ma a che prezzo...), ma il noleggio consentiva a noi appassionati di ascoltare a una cifra ragionevole un disco magari di una band emergente, di fatto consentendo al mercato discografico l'ultima sua espansione significativa, le sciagurate strategie di retroguardia successive avendone impedite di ulteriori. E, se il disco ti piaceva, di comprarlo usato, dopo che aveva passato un tot mani di noleggio, a un prezzo ragionevole. Come feci appunto con questo, di cui come al solito vi fornisco il link all'ascolto completo, e subito dopo la mia playlist commentata per accompagnarlo:
  1. La canzone popolare - Come spesso capita, il brano più famoso non è certo il migliore dell'album: sarà per la marcetta facile, ma la pensavo così anche quando esultavo per avere vinto le elezioni (bisogna ascoltare il proprio istinto musicale, spesso ci piglia più della propria intelligenza politica.);
  2. La barca di legno di rosa (Un gran mare di gente) - I pochi di voi che hanno in mano la mia prima fatica letteraria, o che mi seguono quando ne parlo su questo blog, sanno che è introdotta in terza di copertina da questa meravigliosa canzone, col suo inciso che secondo me a invocare l'ispirazione vale "cantami o Diva del pelide Achille": "Ah, se potessi raccontare tutto quello che vedo e sento dall'orizzonte di questo cielo che picchia giù nel mare in questa notte cieca di luna, e te che stai ad ascoltare!";
  3. Sigonella - Non credo lo abbia fatto apposta, ma qui il Nostro canta della base militare simbolo della nostra sovranità limitata, e al tempo stesso dell'ultima volta in cui l'Italia ha tentato davvero di affermare la propria sovranità, proprio ad opera di quel Craxi che stava per essere cestinato;
  4. La madonna nera - Questa la capite se siete meridionali (e i genovesi lo sono, eccome), anche se non avete studiato che i culti mariani sono stati l'escamotage con cui la Chiesa ha portato alle processioni cattoliche popoli devoti alle loro Dee madri (si, anche coi Santi è più o meno lo stesso);
  5. Il disertore - Il brano è di Boris Vian, e manco la traduzione del testo è di Fossati, ma la resa di questa versione è tale da inorgoglire un obiettore di coscienza come il sottoscritto;
  6. Mio fratello che guardi il mondo - Questa meraviglia ha purtroppo il difetto di aver strappato nel tempo il record di strumentalizzazione politica al brano d'apertura. Ma resta un capolavoro assoluto, peraltro perfettamente compatibile con una lettura fuori dal coro dei fenomeni migratori...;
  7. Notturno delle tre - Come fosse una J'adore Venise parte seconda, questo gioiellino ha il potere di portarti dentro quella camera in quella notte, tutte le volte che la senti;
  8. Poca voglia di fare il soldato - Il disertore non ha disertato, ma dentro di se è come se lo avesse fatto;
  9. Ci sarà (Vita controvento) - Perché quelli delle città di mare lo sanno, tutti, che l'invenzione più importante della storia è la navigazione controvento: senza, nella vita, non si scopre mai niente;
  10. Lindbergh - Questo non è uno sguardo intimo nel cuore del primo trasvolatore oceanico, questo è uno squarcio nella vita di ciascuno di noi.

giovedì 17 ottobre 2019

ELOGIO DEL DIFFICILE

Si, anche qui: quelli meno che difficili li salto, e gli altri torno
indietro dal più arduo. Mio nonno ci mantenne la mente lucida
fino a 87 anni, io intanto devo a questa passione i concorsi vinti
Cercate di resistere oltre le prime righe, anche se è difficile: non è il solito pistolotto dell'anziano che rimpiange i tempi in cui non lo era. Ho messo le mani avanti così, anche se so benissimo che se vi dico di non pensare ad un elefante rosa voi l'avete pensato: ho sbagliato, ma l'ho fatto apposta. Voglio che legga oltre chi non cede all'impulso di farla facile cliccando altrove.
Sapevate anche voi che abbiamo testimonianze scritte talmente antiche del fatto che ci si è sempre lamentato dei "giovani d'oggi" che è altamente probabile che lo si facesse anche quando non si era inventata la scrittura, no? Io però voglio osservare questo fenomeno capovolgendo la prospettiva. Sapete anche (giusto?) che l'invenzione della scrittura alfabetica, quindi relativamente semplice da imparare, ha modificato la struttura stessa del pensiero umano fino al punto di rendere possibile immaginare una società diversa da quella ereditata, quindi rendendo possibile ogni evoluzione sociale successiva. Ebbene già Platone ebbe a metterci in guardia contro il rischio di demandare alla scrittura quello che dovremmo essere in grado di fare senza, dentro di noi. Più o meno. Ok, la smetto, e la metto in piano: soggetto verbo e complemento.
Sto affermando in ogni situazione esiste un modo difficile e un modo facile di affrontarla, e ciò vale in ogni epoca. Ora, se probabilmente è sbagliato confrontare le situazioni tra epoca ed epoca, che anche quando sembrano analoghe sono al massimo solo simili, e comunque cambia tutto il contesto attorno, all'interno di un'epoca c'è sempre un modo difficile e uno facile. Ora, se una cosa la fai nel modo più semplice che hai a disposizione in quel momento storico, quella cosa non la impari, o se la impari neanche te ne rendi conto, e comunque non l'apprezzi, e soprattutto sarai sempre svantaggiato nei confronti del tuo contemporaneo che ha scelto la, o è stato costretto alla, via che lo ha fatto impegnare di più, fisicamente e/o mentalmente.
Lo spunto per questa riflessione mi è venuto, come al solito, da alcuni post in cui mi sono imbattuto:
  1. Trovato su Sputnik ci informa, ahinoi, che oggi uno può anche laurearsi influencer;
  2. Fini sul Fatto dedica una delle sue sintetiche e trancianti analisi al disastro scolastico italiano;
  3. la Bifarini sul suo sempre più prezioso blog spiega come funzionano le trappole mentali dei social network;
  4. Moro su Marx21 ci dimostra che solo riesumando dialetticamente il socialismo il mondo si può salvare.
Il numero 4 si capisce meno cosa ci azzecchi, almeno a primo acchito, ma con una serie di esempi verrà fuori, assieme a tutti gli altri. Solo che dovete leggerveli, articoli ed esempi. E qui arriviamo subito al primo esempio.
Come vi informate? Come studiate? Una volta era faticosissimo, oggi è tutto a portata di click, ma appunto abbiamo detto che non confrontiamo epoche diverse. Cos'è più facile e cosa più difficile, oggi? Da una parte troviamo andare a spulciare il web fino a farne un hobby notturno per ottenere di informarsi sulla stessa cosa magari da più fonti disparate e alla fine maturare la propria opinione originale. Dall'altra passare il tempo su Facebook o simili mettendo like sulle minchiate sparate in giro a caso dai vostri cosiddetti amici, quasi tutte scava scava lanciate da chi fabbrica le opinioni e tra l'altro ha strutturato il media in modo da intercettare i vostri gusti (anche coi vostri like di cui sopra, si, ma non solo). I telegiornali per fortuna sono roba per anziani, ma questa cosa la sanno appunto pure gli opinion maker, che li useranno fino a che non morirà l'ultimo aficionado, e non oltre. In mezzo, c'è scegliersi uno come me, e dopo un po' magari un altro al posto mio, che spulcia per voi: si risparmia un po' di tempo, ma poi i link dovete seguirli.
Secondo esempio. Quanti libri leggete l'anno? Più o meno di dieci? La maggioranza di voi, meno, si sa. Ma a me interessa il singolo. Lo so, lo so che è faticoso. Io stesso da quando sono presbite faccio più fatica, e infatti sono già al secondo e-book reader dopo che ho perso il primo. E volete mettere una storia vista in un film, quanto è più bella, comprensibile, rilassante, emozionante, veloce, anche rispetto alla stessa storia scritta in un libro? Ma l'arricchimento personale e culturale che dà leggere molto, e fin da piccoli, anche solo in termini di vocabolario e capacità di comprendere la realtà, è impareggiabile. Forse solo le storie raccontate dai nonni accanto al focolare, davano ancora di più. Ma non ci sono più i focolari e nemmeno i nonni di una volta, i libri ancora si. E lo stesso paradigma vale per lo stesso identico film che hai alzato il culo per vederlo al cinema anziché piegato il dito per scaricarlo sulla smart TV.
Terzo e ultimo, così non dite che sono prolisso. C'è un verso del rapper Marracash, buttato li in mezzo a una hit estiva di Elodie peraltro niente male, che dice più o meno che la monogamia è "un po' come il comunismo: una cosa che funziona in teoria". Si fa notare, infatti molti lo hanno usato per sfottere i comunisti (ma ce ne sono ancora?). A me invece ha colpito perché è una cosa che penso da sempre, che il comunismo ha fallito perché, come peraltro il cristianesimo delle origini, per funzionare necessiterebbe che gli uomini fossero naturalmente buoni, laddove invece il capitalismo postula l'homo homini lupus e infatti forse proprio per questo ha vinto. Ma quanto è facile - pensateci! - arrendersi alla "fine della storia" e cercare di ritagliarsi un posticino all'interno del "sistema" così come si è delineato (senza più diritti sostanziali per nessuno che non abbia tanti soldi, cioè quasi per nessuno, intendo)!. Più difficile è capire che senza tornare al socialismo l'umanità è spacciata, e ancora di più capire come fare a tornarci, mentre il pensiero unico dominante si racconta ridondantemente come se non avesse alternative, e intanto continua a distrarci e sfiancarci. Difficile. Per questo vale la pena.

lunedì 14 ottobre 2019

RADIOCIXD 5: BUFALO BILL

Non è il miglior disco di De Gregori, e nemmeno il primo su cui io ragazzino misi le mani: in entrambe le categorie viene sicuramente battuto dal notissimo Rimmel. Ma Bufalo Bill merita questo post per almeno due ragioni: paga da sempre il prezzo di essere oscurato per fama dall'album precedente, ed è alla base di un episodio che merita sempre di essere ri-raccontato, questa volta col filtro di uno che da Reggio Calabria certe cose non poteva capirle e le avrebbe apprese anni dopo di seconda mano. E lo merita proprio perché fornisce la misura della distanza tra la concezione della musica negli anni "70 e quella odierna, in un modo che restituisce anche l'ambiguità della questione: a differenza di molti altri aspetti, per questi accadimenti non è che ci sia da avere della nostalgia, anche se oggi siamo agli eccessi opposti...
Ascoltata oggi, infatti, tutta la produzione di De Gregori prima della storica tournée con Dalla del 1979 suona alquanto "datata" e "difficile", per via della strumentazione estremamente scarna di testi tutt'altro che facili, tipica del cantautorato dell'epoca e da De Gregori direttamente mutuata dal suo modello Bob Dylan. Ma ciononostante, bimbi miei, ai tempi il Nostro fu oggetto di pesanti critiche "da sinistra", per via dell'ermetismo dei suoi testi (che impediva l'immediata percezione della loro collocazione ideologica, che pure è senza dubbio decisamente sinistrorsa, a ragionarci sopra ancora adesso) nonché dello stile di vita e status economico del cantautore ormai milionario, che culminarono in un famigerato "processo politico" sul palco del Palalido di Milano, subìto il quale De Gregori si ritirò dalle scene fino appunto a quando l'amico Lucio non lo convinse a tornare (ma negli stadi, col pubblico ben più distante). Ebbene, tutto ciò avvenne proprio durante il tour di accompagnamento all'uscita di questo album, di cui come al solito vi fornisco il link per l'ascolto integrale su youtube, magari con davanti la mia consueta tracklist commentata:
  1. Bufalo Bill - Praticamente un colossal, la storia americana raccontata attraverso il biopic di un personaggio talmente leggendario che molti non immaginano nemmeno sia veramente esistito (e veramente finito a recitare la parodia di se stesso al circo equestre), in pochi minuti di un andamento musicale geniale, con un passaggio totalmente avulso a spiegarci per sempre (perché dal primo ascolto non lo si dimentica più) la differenza tra i bufali e le locomotive che incontreremo nella vita;
  2. Giovane esploratore Tobia - Cambio genere cinematografico, adesso si racconta un piccolo episodio di un piccolo personaggio, che però compie un piccolo grande gesto eroico;
  3. L'uccisione di Babbo Natale - Qui i personaggi sono due, e compiono il gesto eroico che tutti noi abbiamo dovuto compiere per iniziare il faticoso percorso che va dall'infanzia all'età adulta, spesso non ultimandolo mai;
  4. Disastro aereo sul canale di Sicilia - Qui invece c'è tutta la storia dell'occupazione americana dell'Italia, che allora "ancora continuava" e oggi ancora continua senza più virgolette, ivi compreso tragedie ancora a venire (la "fabbrica di vedove" non sarà di morti americani e non saranno solo vedove, ma lo scenario e gli intrighi sottostanti sono quelli profetizzati) e altre avvenute come l'uccisione di quel giornalista in cui molti hanno giustamente visto quel Mauro De Mauro che mise troppo il naso in quel caso Mattei in cui lo zampino americano si vede lontano un miglio;
  5. Ninetto e la colonia - Ninetto non è Tobia, lui ha solo il coraggio, o l'impudenza dello scemo che è, di fare una domanda di troppo, e forse non capisce nemmeno di starne pagando il prezzo, mentre lo paga;
  6. Atlantide - Qui l'accusa di ermetismo ci sta tutta: dopo oltre quarant'anni di ascolti, ogni volta che si sente questa canzone ci si trova qualcosa di nuovo. Ma mi sa che non è un difetto...;
  7. Ipercarmela - La melodia accompagna i cambi di scena con un andamento circolare come in Buffalo Bill, ma qui senza cambiare tema, solo ritmo e volume, la storia è quella di una nascita, minima ma assieme epocale come tutte le nascite;
  8. Ultimo discorso registrato - E adesso dimmi: quando finirà la guerra? Sottinteso: mai, e la gente non ne vuole sentire parlare;
  9. Festival - Nove anni prima era morto Tenco, da solo in un albergo pieno di gente tra cui proprio Lucio Dalla, e fu tra le altre cose l'esempio più basso dello show must go on all'italiana, ma nessuno l'aveva mai presa di petto come qui Francesco, nessuno l'avrebbe più fatto dopo;
  10. Santa Lucia - Mia nonna quando non trovava una cosa che era sicura che l'aveva messa proprio li, girava per casa invocando Santa Lucia: sarà per questo che questa canzone l'adorai da subito? Parecchi anni dopo, scopro che Francesco l'aveva scritta proprio pensando la stessa cosa. Che sia un capolavoro, lo diceva anche Dalla, e ora infatti in concerto De Gregori la fa con in coda il fischio di Com'è profondo il mare. Perché il Principe, come lo stesso Lucio lo soprannominò forse per il suo atteggiamento altero e distante, come tutti quelli che fanno gli antipatici (e lui ci riesce benissimo), sotto sotto "ha un cuore". Che non basta agli occhi.

giovedì 10 ottobre 2019

VOX - LIBERIAMO L'ITALIA

Immagine presa da questo post di Diego Fusaro
La notizia in cronaca è l'approvazione a larghissima maggioranza (non, però, sufficiente a scansare del tutto l'eventualità di un referendum confermativo: a questo riuscì soltanto, nella storia d'Italia, l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, col voto anche della Lega prima che si scoprisse sovranista) della legge costituzionale di taglio dei parlamentari a circa due terzi degli attuali.La cosa è pompata dai media di regime come fosse uno dei pilastri del sistema di valori grillilno, finalmente giunto alle leve del potere in un governo che a differenza del precedente fa le cose, quando in sostanza sta al progetto originario dei cinquestelle come il classico topolino alla montagna, la sproporzione rendendo patetico il tentativo di presentarla come l'inizio della realizzazione della famosa rigenerazione della politica come ce l'avevano fatta sognare.
In soldoni, si tratta di un risparmio ridicolo in valore assoluto e percentuale, e meno importante sul piano simbolico delle parziali rinunce alle prebende di cui si erano resi protagonisti i grillini all'ingresso nel Palazzo (però allora messe in ridicolo dai media, vedi come cambiano i tempi...). Fin qui poco male, si potrebbe rispondere che anche una maratona si corre un passo alla volta (anche se sarebbe facile rispondere che come metafora sarebbe più adatta quella dello svuotare il mare col cucchiaio...). Il problema è che a questo sassolino sull'altro piatto della bilancia corrispondono due macigni: uno, gravissimo sul piano simbolico, è che la misura era prevista quasi identica nei piani della P2 di Gelli (e Berlusconi); l'altro, più grave sul piano pratico, è che la stessa si traduce di fatto in un consistente surrettizio aumento della soglia di esclusione dalla rappresentanza parlamentare, anche in permanenza di un proporzionale puro, figurarci (fino al 20%) con gli inguacchi che sicuramente stanno preparando e infatti hanno promesso in tema di legge elettorale.
Qualcuno potrebbe dirmi, a questo punto: ma come, sono anni che rompi i cabbasisi col movimento 5 stelle e ora ne prendi le distanze così evidentemente? La risposta è facile: non sono io che prendo le distanze, sono gli altri che si spostano. Sembra la barzelletta del vecchio rinco contromano in autostrada, ma purtroppo non lo è: la coerenza non si misura con l'appartenenza a questa o quella bandiera, ma rispetto a un dato sistema di valori, almeno nelle grandi linee. E da questo punto di vista, essere un uomo di sinistra-sinistra con i principi costituzionali come stella polare e un certo pragmatismo a farlo optare per una pratica keynesiana (pur restando convinto comunista in teoria) e a fargli scartare le formazioni irrilevanti (perché la politica è arte del possibile e non serve a niente votare per chi non può incidere sulla realtà), e restare fermo in queste convinzioni, significa che negli anni ti è toccato votare PCI, poi PDS, poi PD, poi M5S, e ora chissà.
Già, perché se è vero che in realtà parrebbe stia emergendo un soggetto politico in grado di rappresentare abbastanza bene quel sistema di valori, è altrettanto vero che fino a che questo non prometterà piuttosto seriamente di non essere che l'ennesimo partitino ha senso al massimo guardarlo con simpatia, e con la riduzione dei parlamentari, anche senza una nuova legge elettorale, questo si traduce in una massa critica di oltre il 5% almeno. Da subito. Il soggetto si chiama VOX ITALIA (qui potete scaricare il manifesto politico), diamogli un'occhiata.
Volendo azzardare una estrema sintesi definitoria (qui le impressioni più estese di Mazzucco, qui quelle di Carraro), si tratta di un movimento "sovranista di sinistra". Il suo primo promotore, Diego Fusaro, filosofo il cui blog da qualche tempo è tra quelli che seguo costantemente e cito ricorrentemente, si è distinto nel sostegno dell'azione di governo gialloverde come adesso nella critica all'azione di governo giallorossa, o come dice lui giallofucsia, con felice intuizione rimarcando la mancanza di alcun titolo da parte del PD e affini a colorarsi di una tinta con quel significato storico, laddove invece gli si addice maggiormente una associabile a uno dei tanti diritti civili difesi per imbonire le masse di cui non si difendono più quelli materiali sociali ed economici.
La patente di credibilità della sua proposta politica, però, gliel'hanno data, come spesso succede, i nemici: la pagina Facebook di VOX Italia è stata oscurata (forse ripetutamente, forse anche adesso non è raggiungibile, e comunque non solo quella) con la scusa dei contenuti razzisti o nazisti, ridicola per un movimento che si richiama dichiaratamente a Gramsci e Keynes. Quando ci accorgeremo che tutto il potere che abbiamo dato ai social network di fatto ha reintrodotto il reato d'opinione, sarà sempre troppo tardi.
Ancora non ha subito lo stesso destino un'altro piccolo schieramento politico, questo attivo da anni anche se poco entrando nell'agone elettorale: il Partito Umanista. Esso è tra i promotori di una manifestazione di cui probabilmente non avete sentito parlare, che si svolge a Roma il 12 ottobre NON ammettendo alcuna insegna partitica, al motto di "Usciamo dalla gabbia della UE! Riprendiamoci la sovranità monetaria! Riconquistiamo la democrazia! Applichiamo la Costituzione del 1948! Lavoro e dignità per tutti!" Che disegno eversivo, eh?! Eppure, per il pensiero unico eurista, che da decenni ci fa il lavaggio del cervello mentre ci toglie uno a uno i diritti acquisiti in decenni di lotte, è proprio così. Si può dire tutto, salvo quello che è veramente scomodo rispetto alle decisioni prese ademocraticamente e una volta per tutte. Se lo fai, se sei piccolo ti faccio sparire, con ogni mezzo possibile dalla denigrazione al bando, se sei grosso ti faccio oggetto di un attacco concentrico volto alla tua omogeneizzazione (ed eccovi spiegata la parabola pentastellata...). Leggetevi qui la lista dei promotori: ci sono il suddetto Fusaro, Galloni, la Bifarini, Blondet, eccetera. Se com'è probabile falliranno, saranno dimenticati o emarginati, ma sia mai si riuscisse a salvare l'Italia, saranno ricordati tra i salvatori della Patria.
Detto questo, la mia concezione realistica della politica mi induce a non considerarli come votabili fino a quando non solo riusciranno a portare il loro schieramento alle elezioni, ma lo faranno in modo da darmi l'impressione di poter raggiungere una massa critica capace di esercitare una influenza. Ma in parallelo il mio inguaribile idealismo mi impone di seguirne lo sviluppo con attenzione, come a suo tempo feci con Grillo e i suoi. Spero di convincervi a fare altrettanto.
L'Unione Europea è (diventata, almeno) un progetto criminale di asservimento di una parte d'Europa da parte di un'altra: il quarto Reich con altri mezzi. L'Euro non è una moneta, è un sistema di cambi fissi finalizzato ad una migliore attuazione del suddetto progetto. Se ci si vuole salvare, bisogna uscirne, dall'uno e dall'altra. Basta credere alle favole e alle promesse (tra l'altro, questa di Draghi dimostra che le cose giuste le sanno, quindi hanno evitato scientemente di farle, ed ora ce le agitano davanti al naso per recuperare consensi ma ben sapendo che i padroni del vapore - leggi Germania e Paesi satelliti - non lasceranno mai che si facciano, ne va dei loro interessi), bisogna aumentare la retribuzione del fattore lavoro e incrementare l'occupazione. Chi si rifà alla Thatcher tradisce che il suo antieuropeismo è solo funzionale al consenso, dato che condivide con gli aguzzini che dice di voler combattere l'ideologia di fondo: il neoliberismo. Come ben spiega Cavalleri, sovranità, libertà e democrazia sono tre concetti inscindibili: le cessioni anche parziali della prima presto o tardi portano a diminuzioni almeno proporzionali delle altre. E la moneta è uno dei cardini che tengono assieme questo trinomio, per questo deve essere sovrana, uno strumento in mano allo Stato con cui esso attua i suoi fini, o come dice Conditi "un bene pubblico che appartiene alla gente".

martedì 1 ottobre 2019

PROFETISMO 2.0

Santa Greta dagli occhi dardeggianti
Sul fenomeno Greta Thunberg ho già detto la mia, anche se la straripante eco mediatica avrebbe dovuto consigliarmi di astenermi, solo perché i miei giovanili trascorsi di militanza ecologista mi davano titolo ad esprimere tutte le mie perplessità. Da allora purtroppo la presenza ubiqua della ragazzina si è fatta ossessiva e martellante, al punto che anche il più mite vegano raccoglitore differenziato e pedone incallito avrebbe già rubato la Uno scarburata al nonno per fare un giro in ZTL buttando cartacce gingomme e oggetti vari dal finestrino. Anche resistendo all'impulso (analogo a quello omicida e metallaro che può prenderti se ascolti troppa musica new age) e affidandosi alla Ragione, resta però la domanda legittima: come è possibile che una sedicente anti-sistema sia continuamente ospite in tutti i consessi sistemici immaginabili? Logicamente, è possibile solo se: 1) il sistema ha deciso di suicidarsi, o perlomeno di cambiare davvero radicalmente; 2) la ragazza sia tutto fuorché anti-sistema. Basta guardarsi attorno, per scartare la prima ipotesi, quindi bisogna per forza ragionare sulla seconda.
Proviamola a mettere in piano. Anche ammesso (e non concesso: resto dell'idea che sia solo un burattino ben retribuito) che Greta sia davvero una ragazzina cui genuinamente sono girate in testa certe cose, la ragione perché gliele fanno dire e ridire dai loro stessi pulpiti è soltanto una: il capitalismo mondialista sa di poter funzionare solo in progressione geometrica, ma il pianeta è uno e le sue risorse sono limitate, per cui o si rinuncia al capitalismo o il pianeta è spacciato. Ma siccome esso è dotato di meccanismi automatici di autodifesa, questi si sono attivati per spostare avanti il più possibile il momento in cui quello dovrà essere dismesso, trasferendo sui sudditi la maggior quota possibile del costo dell'operazione. Greta fa parte del pacchetto che serve a che questi ultimi accettino il "pacco" che gli stanno rifilando.
Per questa ragione, serve capire cui prodest questo presunto ambientalismo, ancora di più serve indagare verso quale scenario ci indirizza, e magari per quanto possibile "vaccinare" i nostri figli da ogni pecoronismo, anche quando è figo e "si porta" parecchio (anzi, soprattutto in questo caso). Per riuscirci, però, più di ogni altra cosa serve inquadrare correttamente il fenomeno, che poi è la ragione per cui alla fine ho riscritto del "gretinismo" imperante: leggete con attenzione questo post di Leonardo, blogger che spesso ho citato in passato, e che tra le altre cose interessanti pubblica da anni delle deliziose vite dei Santi, quindi è decisamente competente a parlare. La chiave di lettura che ci fornisce è, infatti, essenzialmente religiosa; tutto l'agire di Greta è interpretabile con il paradigma dei santi visionari del passato, e di conseguenza il polarizzarsi pro e contro di lei avviene in base a questi meccanismi, non ad analisi razionali più o meno correttamente documentate. Quelle, se le faceste, vi porterebbero alla logica conclusione che se si vuole salvare il pianeta non si può più tenere il capitalismo, bisogna tornare al socialismo, magari hegelianamente ad una sua sintesi evoluta rispetto alle esperienze del passato. Ecco perché hanno messo li la ragazzina con lo sguardo di fuoco e la lingua tagliente: non dovete ragionare, dovete credere. Non salverà l'ambiente o la Terra, solo il loro culo per un altro po', e al prezzo di impoverirvi ulteriormente. Ma a loro questo va bene; a voi?

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