Si, anche qui: quelli meno che difficili li salto, e gli altri torno indietro dal più arduo. Mio nonno ci mantenne la mente lucida fino a 87 anni, io intanto devo a questa passione i concorsi vinti |
Sapevate anche voi che abbiamo testimonianze scritte talmente antiche del fatto che ci si è sempre lamentato dei "giovani d'oggi" che è altamente probabile che lo si facesse anche quando non si era inventata la scrittura, no? Io però voglio osservare questo fenomeno capovolgendo la prospettiva. Sapete anche (giusto?) che l'invenzione della scrittura alfabetica, quindi relativamente semplice da imparare, ha modificato la struttura stessa del pensiero umano fino al punto di rendere possibile immaginare una società diversa da quella ereditata, quindi rendendo possibile ogni evoluzione sociale successiva. Ebbene già Platone ebbe a metterci in guardia contro il rischio di demandare alla scrittura quello che dovremmo essere in grado di fare senza, dentro di noi. Più o meno. Ok, la smetto, e la metto in piano: soggetto verbo e complemento.
Sto affermando in ogni situazione esiste un modo difficile e un modo facile di affrontarla, e ciò vale in ogni epoca. Ora, se probabilmente è sbagliato confrontare le situazioni tra epoca ed epoca, che anche quando sembrano analoghe sono al massimo solo simili, e comunque cambia tutto il contesto attorno, all'interno di un'epoca c'è sempre un modo difficile e uno facile. Ora, se una cosa la fai nel modo più semplice che hai a disposizione in quel momento storico, quella cosa non la impari, o se la impari neanche te ne rendi conto, e comunque non l'apprezzi, e soprattutto sarai sempre svantaggiato nei confronti del tuo contemporaneo che ha scelto la, o è stato costretto alla, via che lo ha fatto impegnare di più, fisicamente e/o mentalmente.
Lo spunto per questa riflessione mi è venuto, come al solito, da alcuni post in cui mi sono imbattuto:
- Trovato su Sputnik ci informa, ahinoi, che oggi uno può anche laurearsi influencer;
- Fini sul Fatto dedica una delle sue sintetiche e trancianti analisi al disastro scolastico italiano;
- la Bifarini sul suo sempre più prezioso blog spiega come funzionano le trappole mentali dei social network;
- Moro su Marx21 ci dimostra che solo riesumando dialetticamente il socialismo il mondo si può salvare.
Come vi informate? Come studiate? Una volta era faticosissimo, oggi è tutto a portata di click, ma appunto abbiamo detto che non confrontiamo epoche diverse. Cos'è più facile e cosa più difficile, oggi? Da una parte troviamo andare a spulciare il web fino a farne un hobby notturno per ottenere di informarsi sulla stessa cosa magari da più fonti disparate e alla fine maturare la propria opinione originale. Dall'altra passare il tempo su Facebook o simili mettendo like sulle minchiate sparate in giro a caso dai vostri cosiddetti amici, quasi tutte scava scava lanciate da chi fabbrica le opinioni e tra l'altro ha strutturato il media in modo da intercettare i vostri gusti (anche coi vostri like di cui sopra, si, ma non solo). I telegiornali per fortuna sono roba per anziani, ma questa cosa la sanno appunto pure gli opinion maker, che li useranno fino a che non morirà l'ultimo aficionado, e non oltre. In mezzo, c'è scegliersi uno come me, e dopo un po' magari un altro al posto mio, che spulcia per voi: si risparmia un po' di tempo, ma poi i link dovete seguirli.
Secondo esempio. Quanti libri leggete l'anno? Più o meno di dieci? La maggioranza di voi, meno, si sa. Ma a me interessa il singolo. Lo so, lo so che è faticoso. Io stesso da quando sono presbite faccio più fatica, e infatti sono già al secondo e-book reader dopo che ho perso il primo. E volete mettere una storia vista in un film, quanto è più bella, comprensibile, rilassante, emozionante, veloce, anche rispetto alla stessa storia scritta in un libro? Ma l'arricchimento personale e culturale che dà leggere molto, e fin da piccoli, anche solo in termini di vocabolario e capacità di comprendere la realtà, è impareggiabile. Forse solo le storie raccontate dai nonni accanto al focolare, davano ancora di più. Ma non ci sono più i focolari e nemmeno i nonni di una volta, i libri ancora si. E lo stesso paradigma vale per lo stesso identico film che hai alzato il culo per vederlo al cinema anziché piegato il dito per scaricarlo sulla smart TV.
Terzo e ultimo, così non dite che sono prolisso. C'è un verso del rapper Marracash, buttato li in mezzo a una hit estiva di Elodie peraltro niente male, che dice più o meno che la monogamia è "un po' come il comunismo: una cosa che funziona in teoria". Si fa notare, infatti molti lo hanno usato per sfottere i comunisti (ma ce ne sono ancora?). A me invece ha colpito perché è una cosa che penso da sempre, che il comunismo ha fallito perché, come peraltro il cristianesimo delle origini, per funzionare necessiterebbe che gli uomini fossero naturalmente buoni, laddove invece il capitalismo postula l'homo homini lupus e infatti forse proprio per questo ha vinto. Ma quanto è facile - pensateci! - arrendersi alla "fine della storia" e cercare di ritagliarsi un posticino all'interno del "sistema" così come si è delineato (senza più diritti sostanziali per nessuno che non abbia tanti soldi, cioè quasi per nessuno, intendo)!. Più difficile è capire che senza tornare al socialismo l'umanità è spacciata, e ancora di più capire come fare a tornarci, mentre il pensiero unico dominante si racconta ridondantemente come se non avesse alternative, e intanto continua a distrarci e sfiancarci. Difficile. Per questo vale la pena.
Nessun commento:
Posta un commento