Ascoltata oggi, infatti, tutta la produzione di De Gregori prima della storica tournée con Dalla del 1979 suona alquanto "datata" e "difficile", per via della strumentazione estremamente scarna di testi tutt'altro che facili, tipica del cantautorato dell'epoca e da De Gregori direttamente mutuata dal suo modello Bob Dylan. Ma ciononostante, bimbi miei, ai tempi il Nostro fu oggetto di pesanti critiche "da sinistra", per via dell'ermetismo dei suoi testi (che impediva l'immediata percezione della loro collocazione ideologica, che pure è senza dubbio decisamente sinistrorsa, a ragionarci sopra ancora adesso) nonché dello stile di vita e status economico del cantautore ormai milionario, che culminarono in un famigerato "processo politico" sul palco del Palalido di Milano, subìto il quale De Gregori si ritirò dalle scene fino appunto a quando l'amico Lucio non lo convinse a tornare (ma negli stadi, col pubblico ben più distante). Ebbene, tutto ciò avvenne proprio durante il tour di accompagnamento all'uscita di questo album, di cui come al solito vi fornisco il link per l'ascolto integrale su youtube, magari con davanti la mia consueta tracklist commentata:
- Bufalo Bill - Praticamente un colossal, la storia americana raccontata attraverso il biopic di un personaggio talmente leggendario che molti non immaginano nemmeno sia veramente esistito (e veramente finito a recitare la parodia di se stesso al circo equestre), in pochi minuti di un andamento musicale geniale, con un passaggio totalmente avulso a spiegarci per sempre (perché dal primo ascolto non lo si dimentica più) la differenza tra i bufali e le locomotive che incontreremo nella vita;
- Giovane esploratore Tobia - Cambio genere cinematografico, adesso si racconta un piccolo episodio di un piccolo personaggio, che però compie un piccolo grande gesto eroico;
- L'uccisione di Babbo Natale - Qui i personaggi sono due, e compiono il gesto eroico che tutti noi abbiamo dovuto compiere per iniziare il faticoso percorso che va dall'infanzia all'età adulta, spesso non ultimandolo mai;
- Disastro aereo sul canale di Sicilia - Qui invece c'è tutta la storia dell'occupazione americana dell'Italia, che allora "ancora continuava" e oggi ancora continua senza più virgolette, ivi compreso tragedie ancora a venire (la "fabbrica di vedove" non sarà di morti americani e non saranno solo vedove, ma lo scenario e gli intrighi sottostanti sono quelli profetizzati) e altre avvenute come l'uccisione di quel giornalista in cui molti hanno giustamente visto quel Mauro De Mauro che mise troppo il naso in quel caso Mattei in cui lo zampino americano si vede lontano un miglio;
- Ninetto e la colonia - Ninetto non è Tobia, lui ha solo il coraggio, o l'impudenza dello scemo che è, di fare una domanda di troppo, e forse non capisce nemmeno di starne pagando il prezzo, mentre lo paga;
- Atlantide - Qui l'accusa di ermetismo ci sta tutta: dopo oltre quarant'anni di ascolti, ogni volta che si sente questa canzone ci si trova qualcosa di nuovo. Ma mi sa che non è un difetto...;
- Ipercarmela - La melodia accompagna i cambi di scena con un andamento circolare come in Buffalo Bill, ma qui senza cambiare tema, solo ritmo e volume, la storia è quella di una nascita, minima ma assieme epocale come tutte le nascite;
- Ultimo discorso registrato - E adesso dimmi: quando finirà la guerra? Sottinteso: mai, e la gente non ne vuole sentire parlare;
- Festival - Nove anni prima era morto Tenco, da solo in un albergo pieno di gente tra cui proprio Lucio Dalla, e fu tra le altre cose l'esempio più basso dello show must go on all'italiana, ma nessuno l'aveva mai presa di petto come qui Francesco, nessuno l'avrebbe più fatto dopo;
- Santa Lucia - Mia nonna quando non trovava una cosa che era sicura che l'aveva messa proprio li, girava per casa invocando Santa Lucia: sarà per questo che questa canzone l'adorai da subito? Parecchi anni dopo, scopro che Francesco l'aveva scritta proprio pensando la stessa cosa. Che sia un capolavoro, lo diceva anche Dalla, e ora infatti in concerto De Gregori la fa con in coda il fischio di Com'è profondo il mare. Perché il Principe, come lo stesso Lucio lo soprannominò forse per il suo atteggiamento altero e distante, come tutti quelli che fanno gli antipatici (e lui ci riesce benissimo), sotto sotto "ha un cuore". Che non basta agli occhi.
Nessun commento:
Posta un commento