martedì 25 febbraio 2020

PER CHI NON C'ERA

Come dimostra la foto, mia
sorella è un angelo custode
Come probabilmente saprete, il 22 scorso giù a Reggio si è svolta la presentazione di Sushi Marina. L'evento, per cui ringrazio l'editore Leonida, l'associazione Anassilaos, la struttura ospitante (la libreria Spazio Open, è prezioso che esistano ancora posti così) e ovviamente tutti i presenti, è stato divertente e rilassante come una chiacchierata tra amici, merito anche di Carlo Menga, lettore designato di alcuni brani, e Nino Mallamaci, improvvisato e strepitoso interprete dell'incipit. Un ringraziamento speciale va invece alla relatrice e intervistatrice Daniela Scuncia, che dimostrando da subito e in vari modi di avere apprezzato l'opera e compreso il suo spirito e anche parecchio di quello che c'era dietro, è andata ben oltre quanto le era richiesto dal ruolo: non era scontato, anzi.
Non so perché non sono riuscito a caricarne una versione più lunga, chiederò aiuto a qualcuno più bravo di me. Ma intanto, a beneficio di chi, nonostante gli inviti ridondanti e la buona campagna stampa (grazie ai buoni uffizi dell'editore, ecco ad esempio Strill e Strettoweb, due delle testate online più seguite di Reggio), non c'era, posto questo video che inizia quando, com'era prevedibile e previsto, mi è stata chiesta ragione della scelta del sushi e della coincidenza che la stessa sia stata fatta anche da Checco Zalone, proponendomi in sostituzione, si dovesse mai trarne una sceneggiatura, un ristorante vegano (la qual cosa mi ha fatto subito pensare a Fiore calabro di Lillo e Greg..., e quindi tra le risate ne ho ammesso l'impraticabilità, e meno male che nel libro l'impresa è solo una scusa per raccontare l'intorno e il seguito della storia):



Approfitto, inoltre, per lanciare una sfida, che a dire il vero avevo in mente già mentre scrivevo il libro: vediamo se qualcuno tra i lettori ha colto, e sa spiegare agli altri, il nesso tra i titoli dei capitoli. Potete postare un commento qui sotto, oppure su Facebook, o scrivermelo personalmente. Il premio non lo so ancora, ma ovviamente sarà in linea con tutta l'operazione, in quanto a realizzo economico: simbolico.

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Nel frattempo sono riuscito a caricare una versione più lunga. Quella corta la lascio per i meno pazienti, ma qui c'è anche l'incipit letto da Nino...

mercoledì 19 febbraio 2020

RISUSHITARE

Finalmente arriva l'appuntamento con la presentazione ufficiale di Sushi Marina, a cura dell'associazione Anassilaos. Sabato 22 febbraio alle 17.30 allo Spazio Open di via Filippini 23 (in cima al tapis roulant, per intenderci) farò una chiacchierata con la relatrice designata Daniela Scuncia e immagino con chi altri vorrà intervenire, e sarà possibile acquistare una copia che quindi potrà essere impreziosita dalla dedica dell'Autore (se non capite l'autoironia, peggio per voi...). Si chiude così la gestazione di un progetto nato addirittura nel 2017, nella mente dello sceneggiatore Peppino Crea, allora a me sconosciuto, che mi contattava chiedendomi se me la sentissi di sviluppare in romanzo una sua idea (di mezza pagina word) perché sentiva che così l'operazione di trarne una sceneggiatura gli sarebbe stata più semplice. L'idea mi è parsa subito così accattivante da scrivere il romanzo (breve) quasi di getto, dopodiché è iniziata la suddetta fase che si conclude sabato, con tappe intermedie il deposito in Siae di romanzo e trattamento, l'invio a editori reggini del romanzo (vista la scelta stilistica di alcuni dialoghi in dialetto riggitano), il contatto da parte dell'editore Leonida e la pubblicazione dell'opera.
Ve l'ho voluto raccontare perché ieri mi è capitato di vedere l'ultimo film di Checco Zalone, che numeri alla mano immagino molti di voi hanno già visto, e prima di annoiarmi e irritarmi (si, è una pallida replica senza sussulti dei divertentissimi film precedenti, sarà per averlo girato senza Nunziante) ho sussultato sulla poltrona per una delle scene iniziali, perché la scelta fallimentare dell'imprenditore bislacco impersonato stavolta da Luca Medici era (SPOILER) di aprire un ristorante di Sushi in una cittadina pugliese, e meno male che (ARISPOILER) è solo uno dei tanti fili di sceneggiatura che restano appesi li e il film poi va su tutta un'altra strada, perché sennò uno che non conosca i tempi della piccola editoria italiana in genere (e in particolare la storia che vi ho raccontato al capoverso precedente) potrebbe pure pensare che Gino Cugliandro si è messo a scrivere libri copiando gli spunti dai comici di grido.
Non so se Sushi Marina diventerà mai un film (cioè, in pratica lo so: è 99% periodico no, ovviamente), ma se dovesse farlo sarebbe una commedia, non una farsa. E dovrebbe evitare di parlare di sushi (e quindi anche cambiare titolo), che la cosa è ormai sputtanata alla grande, reincarnandosi, per la sua eventuale nuova vita, in una bestia diversa. Per ora godiamoci questa sua prima vita appena nata per quello che ci può dare (che tanto anche qui sappiamo già al 99% che non sarà un best seller), a partire dall'incontro di sabato prossimo: ora in un modo o nell'altro vi ho invitati tutti, ci vediamo lì.

domenica 16 febbraio 2020

VIVA L'ITALIA, MUOIA L'UE

Inizio inconsuetamente un mio post con la citazione letterale di un brano di un post altrui (di quel Bagnai che averlo imbarcato, con Borghi, renderebbe addirittura votabile la Lega, non ci fossero troppi altri segni che portano alla conclusione opposta):
il problema principale non è nemmeno l'Unione Europea in sé (che comunque resta un progetto irrazionale e fallimentare), quanto il fatto che essa si presti (perché irrazionale e farraginosa) a essere strumentalizzata da una serie di ambiziosi despoti (mancati), la cui massima aspirazione è quella di poter conferire, con un po' di latinorum europeo, una vernice di modernità a un credo politico vecchio come il mondo. Tant'è che già due secoli fa un grande poeta l'attribuiva ar monno vecchio
Cioè quell'"io so' io, e voi non sete un cazzo" che tutti abbiamo sentito in bocca a Sordi quando si svela Marchese del Grillo e non carbonaio, rivolto ai suoi correi mentre lui sale in carrozza e loro vanno in carcere, ma è del Belli.
Ora, se volete credere che il sottoscritto, com'è normale, invecchiando si stia destrorsizzando, accomodatevi. Ma è vero il contrario. Più passa il tempo più mi girano. Per anni ho sostenuto, nel mio piccolo, l'avanzata di un movimento che, e perché, prometteva "legalità e sovranità", cioè due valori che solo se portati avanti assieme (uno si e uno no è peggio che niente) potevano e possono salvare il Paese dalla deriva. Tra l'altro, per anni ho lasciato ben evidente un banner in home col loro simbolo e una didascalia che riassumeva il suddetto concetto. Oggi non ho smesso di sostenerli perché mi sono ravveduto, o sono rientrato all'ovile del centrosinistra, o sono diventato leghista. Ho smesso perché loro hanno abbandonato, cedendo per non morire all'abbraccio quello si però mortale (come si è già visto e si vedrà presto meglio: le marce contro i vitalizi sono un ridicolo e vano teatrino) dei traditori europeisti della sinistra italiana, quel tracciato. Volevo il referendum sull'Euro che prometteva Grillo, non la riduzione a pantografo dei programmi per restare nei parametri dettati dal nemico europeo. E con me c'erano quasi tutti quelli che a un certo punto li avevano votati.
L'Italia è stata vittima di una guerra commerciale mascherata. Perché quella aperta la stava stravincendo. E, come spesso accade nella storia, ciò non sarebbe stato possibile senza traditori. Il PCI aveva bocciato il trattato di Roma. La colpa storica di Craxi non fu il troppo rubare, che altri avrebbero fatto di peggio, ma non aver capito che non poteva spendere a deficit senza prima annullare il divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro sancito da Andreatta e Ciampi poco prima dell'inizio della sua parabola politica. Il debito pubblico decollò dal 30 al 130 per cento in pochi anni, superando quel punto di non ritorno oltre il quale non c'è virtù di bilancio che tiene, perché la dinamica degli interessi sugli interessi oltre quel punto non si può fermare e basta, e chi vi dice il contrario o è ignorante o mente. Infatti, è dal 1991 che siamo in avanzo primario, cioè che la somma algebrica dei trasferimenti di ricchezza tra Stato e cittadini nell'anno (al netto degli interessi sui debiti precedenti) è a danno di questi ultimi, che quindi mediamente si impoveriscono, e il debito sale lo stesso. Si può ingenuamente credere che sia un errore, ma Occam insegna che è molto più probabile che sia una cosa voluta scientemente. Ci hanno voluto impoverire e non gli basta ancora, e ora anche i grillini gli danno una mano.
Si, sono sovranista. Ma Salvini e company non sono sovranisti, sono nazionalisti, anzi forse manco quello, sono opportunisti che per guadagnare voti fino a che serve si fingono nazionalisti e sovranisti, se serve imbarcando chi gli dia credibilità. Ma il sovranismo, quello vero, è di sinistra. Sinistra-sinistra, senza manco il prefisso centro a disturbare. Solo tramite questo sovranismo di sinistra si può, infatti, difendere la nostra Costituzione e attuare i suoi principi. Qui lo dicono meglio di me, leggetevelo (per i pigri inguaribili c'è l'immagine in fondo). Quindi in quanto sovranista di sinistra ora come ora non avrei per chi votare, alle politiche: li seguo con interesse, ma temo che quelli di VOX Italia non siano in grado di ripetere l'exploit dei cinquestelle e raggiungere nel giro di poco tempo una massa critica tale da incidere. Non ci resta che sperare che ancora una volta siano le dinamiche internazionali a decidere il nostro destino, stavolta in senso positivo. Fuori dai denti, che la Brexit non sia che il primo passo del disfacimento di quella entità sovranazionale antidemocratica e affamapopoli che chiamano UE, e che dalle macerie emerga qualcuno capace di guidare quel nostro spirito patrio che altre volte ha dimostrato di saper palesarsi proprio in situazioni del genere.



sabato 8 febbraio 2020

RADIOCIXD 12: CANZONI PER PARLARE

Come si sarà capito, ho una certa predilezione per chi si scrive da solo la musica e/o i testi che canta, sarà che la mia formazione risale all'epoca del cantautorato... Così, anche quando seguo qualche interprete, si scopre spesso che il suo repertorio pesca a piene mani proprio in quel bacino. Con queste premesse, oggi non si poteva parlare che di Fiorella Mannoia.
La roscia, "forse non tutti sanno che" esordiente nel mondo dello spettacolo non nella musica ma nel cinema, come controfigura tra gli altri della divina Monica Vitti nella scena (che oggi in tempi di dittatura del politically correct chi la girasse si ritroverebbe la carriera troncata) in cui Alberto Sordi la pigliava a botte in spiaggia ("si, che lo amo!": si, quella!), è infatti tra le grandi voci della musica femminile italiana (fuoriserie Mina e Mia Martini a parte, sono tante davvero) quella che più si è storicamente distinta per avere sempre saputo scegliersi delle canzoni bellissime, scritte da autori e cantautori di primo piano, e da un certo punto in poi magari proprio per lei (eventualmente reinterpretandole da se dopo che Fiorella le aveva portate al successo, e spesso senza riuscire ad eguagliarla). Stiamo parlando di gente del calibro di Fossati De Gregori Vasco Ron Ruggeri Dalla, mica cotica. E quindi, siccome però qui normalmente parliamo di album, dovere sceglierne uno è stato difficilissimo.
Niente Sally o Quello che le donne non dicono o I treni a vapore, quindi, invece mi concentro su un disco del 1988 che si apre con un capolavoro assoluto, dal cui testo è tratto il titolo dell'album: Canzoni per parlare. La Nostra forse ancora non si tingeva, e sia l'acconciatura che la mise di copertina tradiscono l'epoca lontano un miglio: gli sciagurati anni ottanta. Di cui però questo disco, per rispondere a Riefoli, "resterà".
Come al solito, vi do sia il link per l'ascolto in progressione dell'intero album sia quelli per l'ascolto dei singoli brani durante la lettura delle mie righe di presentazione e commento di ciascuno. Ecco la tracklist:
1. Le Notti Di Maggio
Ivano Fossati si è espresso molte volte su questo livello, è vero, sia per se che per altre voci spesso femminili. Ma qui il mix tra scrittura e interpretazione è così efficace che Fiorella ogni volta riesce a farci parlare con lei del nostro amore che è finito, e a farsi ricordare. Non so come faccia, ma ci riesce con chiunque.
2. I Dubbi Dell'Amore
Come se non bastasse, sullo stesso argomento si inserisce subito dopo Enrico Ruggeri, con un altro capolavoro. Due strofe in cui c'è tutto quello che ciascuno di noi avrebbe voluto, o dovrebbe aver voluto, pensare dire e fare per salvare il proprio menage dalla quotidianità, o se no almeno la propria anima.
3. I Miei Amici Stanno Al Bar
Dopo cotanti giganti, questo onestissimo pezzo di Ruggieri e Cocciante sembra quasi una canzone ordinaria. Ma invece merita un ascolto in più, a bypassare la melodia forse troppo convenzionale.
4. La Vita Che Vuoi
Senza Cocciante i testi di Ruggieri spiccano di più, e qui il ritornello decolla: dal titolo non lo avreste detto, ma la conoscete. Come conoscete la distanza tra i vostri sogni e la realtà che vi è toccato vivere.
5. Fino A Fermarmi
Canzoncina di Ron, sempre sul tema dell'amore che viene va e torna, anche questa molto canticchiabile e quindi più nota di quanto il titolo vi suggerisce.
6. Il Tempo Non Torna Più
Questa invece già dal titolo la state già canticchiando. Ruggeri scivola dall'amore alla filosofia spicciola, ma lo fa su una melodia così accattivante che non ci si accorge nemmeno dei concetti che ti inietta.
7. Non Arrendersi
Ancora Ron, stesso tipo di canzoncina dell'altra, stesso livello di piacevole orecchiabilità, stesso tema, stessa godibilità.
8. La Lettera Che Non Scriverò Mai
Ruggeri e Cocciante di nuovo in team, con esito forse superiore al precedente. Lei se n'è andata e bisogna cercare di dimenticarla. Ci riusciremo?
9. Poverangelo
L'unico brano del lotto a non essere firmato da grandi cantautori, ma pur sempre da una mano di mestiere e si sente. E questo mi spinge a un poscritto inusuale per questa rubrica...

Gli è che la Mannoia, che ha costruito tutta la sua carriera sulla capacità di avvalersi sempre di autori di livello, negli ultimi tempi ha in parte perso questa caratteristica. Non so, forse non se ne trovano più, forse invecchiati i primi, dopo un paio di tentativi con quelli della generazione di mezzo, tipo Silvestri o Noemi, e dopo aver dato sfogo persino a una non troppo brillante vena autorale propria, la roscia è finita nel giro monotono e dalla scrittura francamente elementare degli autori "defilippiani", senza manco riuscire a vincerci finalmente Sanremo (con una canzone che ok spiccava, anche grazie alla sua interpretazione, nel panorama festivaliero, ma restava alcune spanne sotto il livello medio della sua produzione di dieci o vent'anni prima). A Fiorella, che sia benedetta, non si può non volere bene, ma oggi la preferisco quando fa le cover di Dalla. Magari sperando che alla prossima uscita mi smentisca....

domenica 2 febbraio 2020

(RI)ESCE SUSHI

Sento parlare di editoria italiana in crisi da quando ancora andavo a scuola e l'editoria non era ancora in crisi. O almeno, avendo saputo come finiva con l'avvento di Internet e smartphone, non avrebbe osato dirsi in crisi... Eppure, da grande volevo talmente scrivere un libro che a un certo punto ne pubblicai uno, non proprio con un editore a pagamento ma insomma col patto che tra parenti e amici sarebbe andata via una certa tiratura. Inoltre la casa editrice fece comunque in modo che Chi c'è c'è fosse nelle librerie almeno delle città in cui vivevo o avevo vissuto, per cui alla fine non ci fu da lamentarsi, ma nel 1999, pur non avendo ancora letto Umberto Eco sull'argomento (non leggo i bestseller se non dopo qualche anno, di solito...), mi promisi che non avrei mai più rifatto quel tipo di esperienza, mi fosse anche costato di non pubblicare mai più niente.
D'altronde, non scrivo "facile" quando si tratta di letteratura, sul blog di politica musica e altre amenità si, ma ho troppo rispetto del genere per ritenermi all'altezza di frequentarlo spesso. Sono, come forse si dice in gergo, uno scrittore stitico. Insomma, tengo molto al fatto di essere uno che scrive un libro ogni dieci anni mentre intanto ne legge dieci all'anno: se tutti si attenessero a una proporzione simile, sarebbe smentita la boutade per cui in Italia ci sono più scrittori che lettori, e le cose andrebbero un po' meglio.
In vent'anni, ho violato le consegne solo una volta e solo per una buona ragione: realizzare in proprio (o quasi, se non era per Pino che cucinava e fotografava i piatti!...), dai testi alla grafica alla stampa alla distribuzione, il libro Le ricette di Nonna Carmela, ci ha consentito praticamente di ultimare un progetto di beneficenza che era iniziato con adozioni a distanza ed è finito con la costruzione di una scuola in Guinea, senza trattenere un centesimo oltre le spese vive. Abbastanza per autoassolversi, direi.
Ma quando si è trattato di cercare un editore per la mia terza opera, e primo romanzo seppur tecnicamente "breve", ci ho tenuto a trovarne uno magari piccolo ma "vero",  che non mi imponesse nessuna quota di preacquisto, e fosse legato al territorio di elezione della storia, peraltro scritta in parte in dialetto riggitano. Si chiama Leonida, forse alludendo a grandi imprese a partire da piccoli numeri. Se non l'avessi trovato, avrei magari lasciato perdere, oppure optato per il self-publishing: le piattaforme oramai sono tante e alcune molto buone e serie, e tra lettori del blog e amici di facebook in tanti avreste potuto scaricarvi l'e-book o ordinarvi la stampa, avvisati dalle mie numerose e ricorrenti segnalazioni. Invece, avendo scelto l'editoria tradizionale, vi ho lasciato in pace fino ad oggi, limitandomi ogni tanto a un post interlocutorio.
Adesso invece finalmente è ufficiale: il 22 febbraio prossimo a Reggio Calabria, presso i locali della libreria Spazio Open di via Filippini 23, alle 17.30, a cura dell'associazione Anassilaos, una realtà ormai consolidata del panorama culturale reggino, la stessa che vent'anni fa ebbe a premiare il mio Chi c'è c'è come opera prima, verrà presentato a chi vorrà esserci Sushi Marina.
I non reggini possono già da qualche mese ordinarlo online, magari a prezzo scontato e senza spese di spedizione come su mondadoristore, ebay, lafeltrinelli, ibs o eprice (ho fatto un giro pochi giorni fa, controllate prima di procedere). Ma ai reggini do appuntamento in libreria. Ndi virimu vjatu, figghioli!

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