Sento parlare di editoria italiana in crisi da quando ancora andavo a scuola e l'editoria non era ancora in crisi. O almeno, avendo saputo come finiva con l'avvento di Internet e smartphone, non avrebbe osato dirsi in crisi... Eppure, da grande volevo talmente scrivere un libro che a un certo punto ne pubblicai uno, non proprio con un editore a pagamento ma insomma col patto che tra parenti e amici sarebbe andata via una certa tiratura. Inoltre la casa editrice fece comunque in modo che Chi c'è c'è fosse nelle librerie almeno delle città in cui vivevo o avevo vissuto, per cui alla fine non ci fu da lamentarsi, ma nel 1999, pur non avendo ancora letto Umberto Eco sull'argomento (non leggo i bestseller se non dopo qualche anno, di solito...), mi promisi che non avrei mai più rifatto quel tipo di esperienza, mi fosse anche costato di non pubblicare mai più niente.
D'altronde, non scrivo "facile" quando si tratta di letteratura, sul blog di politica musica e altre amenità si, ma ho troppo rispetto del genere per ritenermi all'altezza di frequentarlo spesso. Sono, come forse si dice in gergo, uno scrittore stitico. Insomma, tengo molto al fatto di essere uno che scrive un libro ogni dieci anni mentre intanto ne legge dieci all'anno: se tutti si attenessero a una proporzione simile, sarebbe smentita la boutade per cui in Italia ci sono più scrittori che lettori, e le cose andrebbero un po' meglio.
In vent'anni, ho violato le consegne solo una volta e solo per una buona ragione: realizzare in proprio (o quasi, se non era per Pino che cucinava e fotografava i piatti!...), dai testi alla grafica alla stampa alla distribuzione, il libro Le ricette di Nonna Carmela, ci ha consentito praticamente di ultimare un progetto di beneficenza che era iniziato con adozioni a distanza ed è finito con la costruzione di una scuola in Guinea, senza trattenere un centesimo oltre le spese vive. Abbastanza per autoassolversi, direi.
Ma quando si è trattato di cercare un editore per la mia terza opera, e primo romanzo seppur tecnicamente "breve", ci ho tenuto a trovarne uno magari piccolo ma "vero", che non mi imponesse nessuna quota di preacquisto, e fosse legato al territorio di elezione della storia, peraltro scritta in parte in dialetto riggitano. Si chiama Leonida, forse alludendo a grandi imprese a partire da piccoli numeri. Se non l'avessi trovato, avrei magari lasciato perdere, oppure optato per il self-publishing: le piattaforme oramai sono tante e alcune molto buone e serie, e tra lettori del blog e amici di facebook in tanti avreste potuto scaricarvi l'e-book o ordinarvi la stampa, avvisati dalle mie numerose e ricorrenti segnalazioni. Invece, avendo scelto l'editoria tradizionale, vi ho lasciato in pace fino ad oggi, limitandomi ogni tanto a un post interlocutorio.
Adesso invece finalmente è ufficiale: il 22 febbraio prossimo a Reggio Calabria, presso i locali della libreria Spazio Open di via Filippini 23, alle 17.30, a cura dell'associazione Anassilaos, una realtà ormai consolidata del panorama culturale reggino, la stessa che vent'anni fa ebbe a premiare il mio Chi c'è c'è come opera prima, verrà presentato a chi vorrà esserci Sushi Marina.
I non reggini possono già da qualche mese ordinarlo online, magari a prezzo scontato e senza spese di spedizione come su mondadoristore, ebay, lafeltrinelli, ibs o eprice (ho fatto un giro pochi giorni fa, controllate prima di procedere). Ma ai reggini do appuntamento in libreria. Ndi virimu vjatu, figghioli!
domenica 2 febbraio 2020
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