sabato 16 marzo 2024

L'ONORE DELLE ARMI

Mentre raccolgo le idee e gli spunti per un nuovo articolo che espone le sacrosante ragioni che vorrebbero che un accrocco mangiasoldi inutile e dannoso non venisse mai non dico costruito, perché é tutto da dimostrare che ci riescano, ma nemmeno iniziato, perché la cosa più probabile a sto punto è che comincino a devastare il territorio e poi lascino il cantiere a monumento eterno all'avidità e alla vanagloria dei pochi e all'imbecillità credulona dei molti, mi arriva notizia di un evento prossimo venturo a Messina e mi corre l'obbligo intanto di informarvi.

Qui si informa di una cena di stasera per raccogliere fondi, ma l'iniziativa per cui lo fanno è la settimana prossima e la locandina è qui a destra e questo è il link del gruppo Facebook.

Dare un po' di eco è il minimo che si possa fare, anche se il pessimismo della ragione oramai suggerisce che sia inutile. Noi "no-ponte" oramai siamo come i giapponesi asserragliati nelle isole del pacifico a guerra finita, i meno stronzi dei nostri avversari ci riconoscono gli onori militari, mentre gli altri (con in prima fila alcune ignominiose testate locali, che spero per loro almeno lo facciano per interesse dei proprietari, altrimenti sarebbe solo idiozia) ci sberleffano e perculano per cavernicoli (accusa che gli si ritorcerà contro, tanto antistorica è la costruzione di una infrastruttura viaria di questi tempi), in perfetto stile squadrista (è satira solo quando va dal basso verso l'alto, altrimenti è volgare arroganza di potere). Ma anche se i lavori inizieranno, anche se mai dovessero finirlo, avevamo ragione noi e si dimostrerà.

Ripeto, seguirà inutile post meglio argomentato, per ora se siete da quelle parti e volete sentirvi dalla parte giusta della Storia, e comunque chiamarvi fuori dai complici del misfatto, partecipate agli eventi e date una mano agli organizzatori. No-pasaran, ma se pasaran sarà contro il nostro volere, espresso ad oltranza.

domenica 10 marzo 2024

È LA STAMPA, BELLEZZA!

Lo spunto per questo post me lo hanno dato Giuseppe e Pasquale, che ringrazio. Io ho solo rimontato le immagini e fatto due più due.

Il primo mi ha mandato due screenshot dal sito mobile di Repubblica, facendomi notare, e beato lui trovando ancora il modo di stupirsene, l'incredibile scorrettezza. Affiancando il richiamo in home e l'articolo "esploso" all'interno, infatti, si nota benissimo, e se no ve l'ho rimarcato con un riquadro rosso, che c'era eccome lo spazio per un titolo più lungo, simile a quello interno appunto, che veicolasse il significato preciso. Quindi è evidentissimo che il significato fuorviante, che ammicca ai pregiudizi antimusulmani inserendosi nel solco della retorica "di genere" imperante, seguendo la linea editoriale profonda mentre attira click, è tutt'altro che involontario. La lezione che bisogna trarne è che la stampa non è mai neutra, e che dotarsi di un pizzico di sana dietrologia è vitale prima di dedicarsi alla lettura dei grandi quotidiani tradizionali giù fino a qualsiasi aggregatore di news per telefonino, passando ovviamente per l'ascolto di qualunque telegiornale. Peraltro è facile risalire a chi siano i proprietari attuali di un giornale e quali siano stati nella sua intera storia: sono notizie pubbliche, stanno alla portata di un paio di googleate di chiunque, proprio perché confidano nel fatto che la quasi totalità dei lettori non si sognerà mai di andarsele a guardare e ricordarsene.

Il secondo è andato a seguire un dibattito del noto think-tank progressista Limes, forse confidando che lì sarebbe stato al riparo dalla retorica interventista in Ucraina e filoisraeliana in Palestina, ma si è trovato per le mani un libercolo di cui mi ha mandato la foto della prima e dell'ultima di copertina, incredulo. Sono qui a fianco, a ricordarci l'assioma dietrologico del capoverso precedente, che da un lato fra l'altro per un lungo tratto porta allo stesso editore, e dall'altro necessita una spiega ulteriore. Quello che sembra un innocente e neutro sponsor legato all'ambiente e al "futuro sostenibile", altro mantra retorico ormai divenuto insopportabile tanto è onnipresente e pervasivo, è infatti, come si scopre a due googleate di distanza, una nota industria di armamenti. Alla faccia della coerenza...

L'argomento che di solito frega chi è in buona fede è quello logico "non possono essere tutti d'accordo". La sua fallacia, tutt'altro che intuitiva, è nel dimenticare il buon sano e vintage approccio sistemico: non serve un grande vecchio, non servono riunioni di conventicole che tramano nell'ombra, basta che un sistema sia strutturato, o lo diventi pian piano, per funzionare in un modo. Se la precarizzazione sempre più spinta fa si che il tuo stesso sostentamento quotidiano dipende dall'attitudine al seguire le linee editoriali padronali, e se questo comporta che il messaggio del video che vi ho messo alla fine non sia più quello originario (la stampa come contropotere e baluardo della democrazia) che si intende rimandando il video dall'inizio (io invece lo faccio partire dalla frase che dà il titolo al post), la spiegazione si tiene da sé. E chi non ha quell'attitudine ormai fa un altro mestiere, al massimo il blogger indipendente come alcuni che seguo in spalla destra e cito spesso, e sul mainstream non si vede sente legge più. E noi abbiamo fatto bene in questi ultimi tristi anni a non credere nemmeno una parola della narrazione ufficiale che ci ha chiusi in casa e o direttamente rovinati economicamente o preparati alla rovina peggiore prossima ventura.

domenica 3 marzo 2024

SENZA DIRLO

Se qualsiasi governo avesse indetto un referendum consultivo che chiedesse esplicitamente "vuoi entrare in guerra al fianco dell'Ucraina contro la Russia?", secondo voi il SI avrebbe vinto? Ok la domanda era retorica: è scontato che avrebbe stravinto il NO; allora la riformulo: secondo voi il SI avrebbe raggiunto il 10 per cento? Fatevi un sondaggio tra i vostri conoscenti, di persona o sui social, se avete dubbi, sarebbe in accordo con l'evidenza che no, quasi nessun italiano vuole entrare in guerra, e anche quando in vista del referendum la già vergognosa e infame campagna di stampa (inzuppata di menzogne come una spugna nell'acqua) venisse rafforzata, il SI alla guerra se anche superasse il 10% non arriverebbe al 20.

E però come denuncia persino l'Avvenire (scelgo questa di citazione, su imbeccata di Pasbas, così non dite che parlo così perché sono comunista...) la scelta politica verso la guerra è bella e fatta, e le decisioni anche economiche sono ad essa perfettamente consequenziali. D'altronde, è dal giorno dopo essere assurta a premier che Giorgia è passata da paladina della sovranità ad ancella di Ursula, e in quanto tale ovviamente non può che obbedire agli ordini e uniformarsi alle direttive di Bruxelles, in questo dimostrandosi degna erede (nel tradimento degli elettori) di Gigino.

Su Byoblu l'intervista all'autore
Ora, se la narrazione ufficiale non ha speranze di trasformare la maggioranza degli italiani in interventisti, è invece già riuscita a cancellare la verità storica, che continuiamo a raccontarci tra noi cosiddetti complottisti senza nessuna speranza di riportarla a galla sotto gli occhi di tutti ma con il solito mantra dell'ottimismo della volontà pur nel pessimismo nella ragione, che in volgare si traduce in "non si sa mai". Ebbene, mi perdoni chi seguendomi me lo sente dire per l'ennesima volta, la verità storica è che (lo ammette persino il New York Times, solo la stampa italiana no) in Ucraina non c'è un governo legittimo, ma uno frutto di un golpe eterodiretto di dieci anni fa, senza il quale non sarebbero nemmeno sorte le ragioni storiche alla base della richiesta di aiuto a Putin da parte delle regioni russe finite dentro i confini ucraini ai tempi dell'URSS.

Accanto a questa verità che bisogna raccontarsi, ce n'è una che basterebbe accendere il cervello per vederla, bella lampante: il fatto che l'intervento russo NON abbia intenti distruttivi, ma miri esclusivamente alla soluzione il meno cruenta possibile del problema causato dal governo golpista ucraino, è dimostrato al limone dal fatto che in oltre due anni, il livello di distruzione e il numero di vittime siano una frazione di quelli raggiunti dagli israeliani a Gaza in quattro mesi. E certo: questi ultimi hanno si intenzione di radere al suolo il nemico e sterminarlo, e avendone la potenza militare lo stanno facendo, ma anche i russi hanno una sproporzione di potenza a loro favore, se non la fanno valere è proprio perché non hanno alcuna intenzione di colpire un popolo fratello oltre il necessario a cui sono stati costretti dai suoi governanti (e traditori) burattini della CIA.

Se la guerra subirà una escalation, quindi, sarà colpa di chi l'ha voluta, sia l'escalation che la guerra stessa. Forse, l'unica speranza per il mondo al momento è, paradossalmente, che al trono dell'Impero venga rieletto Trump. Evento molto più probabile rispetto all'altra speranza, che gli agricoltori riescano a demolire la nefasta Unione Europea, gettandola al più presto dove dovrebbe stare da tempo: nella spazzatura della Storia.

sabato 24 febbraio 2024

NOI SIAMO FANTASCIENZA

Chi ha qualche annetto di troppo come me non ha bisogno che gli si spieghi il titolo, che parafrasa un notissimo slogan di un vecchio spot televisivo di un credo defunto marchio. A me torna in mente ogni volta che guardo (facendo una rara eccezione - sarà che nessuno ormai, a prescindere da sesso età eccetera, riesce a resistere al fascino di Luca Argentero) una puntata di Doc in TV. Dico eccezione perché, come sa chi mi conosce, per motivi religiosi non guardo mai (e dai tempi di Ho incontrato un'ombra, mica da mo'...) una cosa che non finisce e così ti costringe a non prendere impegni per quando esce la puntata seguente. E si, lo so che il malato di serie TV medio non ha di questi problemi, perché si organizza per vedersi magari tutta una stagione in una notte sfruttando le odierne potenzialità dell'on-demand, ma perdonatemi non riesco a non considerarlo ancora peggio (sia pur con umana pietas) di chi si limita ad attendere con trepidazione la messa in onda ordinaria.

Mi direte, allora, "si vabbè, ma che c'entra la fantascienza?". Ma perché, voi come la inquadrate una storia dove la sanità pubblica in Italia funziona così tanto che se hai un problema non ti mollano finché non hanno scoperto qual è, anche se spesso e volentieri è molto diverso da quello che sembra, e ovviamente lo fanno ad ogni costo, e anche se per aumentare la suspense ci hanno messo pure i burocrati gretti e cattivi che i costi li vogliono limare alla fine Doc la vince. L'ha vinta persino sull'AI, cos'altro volete per ammettere che è fantascienza. Non perché non sia possibile, ma perché a chi gli fosse possibile non glielo faranno mai fare, vedrà chi campa.

La realtà della sanità italiana (serve precisare che non mi sto riferendo all'impegno e alla dedizione spesso eroica degli operatori, ma alle carenze organizzative e di strutture cioè agli investimenti carenti e anche quando male indirizzati?) è tutt'altra roba, purtroppo, e chi ha avuto un qualche problema non ha bisogno di leggerlo qui perché già lo sa di suo. E sarà peggiorata:

  • sia dall'invasione di una roba che chiamano intelligenza artificiale per la solita operazione di maquillage comunicativo, ma di fatto è sostituzione di lavoro umano con meno costoso e molto meno utile (anche perché, meno costoso quindi keynesianamente demoltiplicante) lavoro meccanizzato;
  • sia da ulteriori pesanti tagli imposti dall'Europa (che vuole e deve imporre il modello basato sulla sanità privata, per chi può permettersela) persino sotto pandemia (quando anziché investire a debito per curare la gente si è scelto di farne ricadere i costi sulla gente stessa rinchiudendola in casa e rovinandola, per poi far finta di rimediare con quel PNRR che vi viene presentato come ricchezza in entrata quando al massimo è di ritorno ma con altri che decidono come la dobbiamo spendere - e dico "al massimo" perché manco è quello: in gran parte li rivorranno indietro);
  • sia, a metterci il carico da undici, dall'appena varata autonomia differenziata.
E intanto che ci preparano il piattino (avrete sentito della dematerializzazione di tutti i documenti dentro l'evoluzione dell'app del green pass, no? ci sarà posto per tutti i nostri dati sanitari, quindi anche vaccinali, e sarà un gioco da ragazzi subordinare l'accesso ai servizi a comportamenti definiti virtuosi, sanitari come anche ecologici), ci anestetizziamo guardando il bel supereroe in televisione. Dalla ci aveva avvisato nel 68, a noi bambini che guardavamo i fumetti in TV: che mondo saràààà...


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