Buon ascolto, e mi raccomando: oggi la vera musica si supporta così.
sabato 20 aprile 2024
RADIOCIXD 70 - SETTE MILIARDI DI PAROLE
domenica 14 aprile 2024
OGNI GUERRA...
Istruttiva immagine tratta da questo post di Comedonchisciotte |
Non occorre essere "complottisti" per sentire anche da lontano puzza di bruciato in tutto ciò, basta avere ancora qualcosa di funzionante tra le orecchie. In altre parole, ogni episodio della "guerra mondiale a pezzi" (Papa dixit) che stiamo vivendo sa di gioco delle parti, a prescindere da chi sia in questo gioco il burattinaio o il burattino. Per capire, bisogna fare qualche passo indietro e osservare dalla giusta distanza, magari con l'aiuto di qualche filosofo, scrittore, o artista.
Cesare Pavese, ad esempio, diceva che "ogni guerra è una guerra civile" e i morti sono tutti fratelli. Sartre spiegava che “Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire”, e qualche decennio dopo Marco D’Eramo intitolava un libro "La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi", inquadrando il concetto a livello di lotta di classe (alla rovescia) di cui la guerra guerreggiata è solo uno tra gli strumenti. A calare la cosa nella pratica degli avvenimenti in Palestina ci pensa Franco Cardini in due post da leggere integralmente: Le vere vittime di un conflitto, e Due pesi e due misure. E a spiegarci a voce “La scacchiera Medio-Orientale” ci pensa Alberto Negri, in un podcast segnalatomi da Pasbas.
Ma io vi voglio lasciare con un cantante/chirurgo, che traeva da una poesia di Brecht questo testo, che metto per esteso accanto al tube della canzone. Si chiama Il monumento, sentitela e fatela sentire a chi non capisce (e segue da brava pecora il tragitto indicato dal bastone e dal cane del pastore, magari verso una nuova guerra mondiale "intera"); è di Enzo Jannacci, tratta dal suo album più bello.
Il nemico non è, no non è Il nemico è chi sfrutta il lavoro |
sabato 6 aprile 2024
LA TASSA SULLA POVERTA'
La risposta è semplice: la statistica è una scienza controintuitiva, le persone normalmente non la capiscono. E anche i più colti, quelli che magari l'hanno studiata all'università, si divertono molto a dimenticarsene, o per meglio dire trovano molto faticoso andarsene a ricordare e invece molto divertente giocare ad ignorarla. D'altronde, la statistica dice che la vita è mortale nel 100% dei casi, e sarebbe un inferno viverla se non riuscissimo per la maggior parte del tempo a dimenticarcene. Magari adottando un credo religioso per quando ce ne ricordiamo.
La cosa mi ha sempre colpito, e infatti trovo subito un vecchissimo post in cui ho già parlato dell'argomento, in particolare di lotto e superenalotto, tanto che la tentazione è mettervi il link e risparmiare fatica. Ma proprio in questi giorni mi sono imbattuto in un bellissimo articolo de L'Indipendente che entra nel merito di Affari tuoi, oltre che ancora di superenalotto, e ve la spiega proprio bene bene, per cui vi invito a leggerlo.
Ok, siete pigri, vi capisco. E faccio un breve riassunto dei punti salienti dell'uno e dell'altro:
- ogni gioco di "fortuna" è bilanciato in modo da prevedere, nel confronto tra quanto paga una scommessa rispetto alla posta e quanto è probabile vincerla, una differenza a favore del banco, che per la legge dei grandi numeri più si gioca più si avvicina nella realtà a quella teorica - ad esempio, a testa o croce hai il 50% di possibilità di vincere, il gioco è equo se quando vinci prendi il doppio della posta, facciamo che il banco invece ti concede una volta e mezza, a te sembra tanto e giochi, e magari se tiri due o dieci volte può capitare che il risultato si discosti dal 50%, ma se tiri mille volte puoi stare sicuro che uscirà testa circa il 50% delle volte, se tiri un milione di volte puoi togliere quel circa fino a molte cifre decimali, il che significa che il banco ha incassato la differenza tra il doppio della posta e la volta e mezza che ha pagato quando ha perso;
- se avete capito il meccanismo, avete anche capito che lo Stato italiano come banco è decisamente il più disonesto di tutti (ad esempio, fare 6 al superenalotto ha una probabilità di 1 su 622.614.630, ma le vincite più grandi, e strombazzate come sensazionali, si aggirano attorno ai sessanta milioni), il più onesto essendo il Casinò, seguito dagli allibratori patentati (ma anche il totonero era molto più onesto del totocalcio), e quindi anche che giocare a qualsiasi gioco in cui il banco è lo Stato (lotto e derivati, gratta e vinci, lotterie varie, eccetera) equivale di fatto a pagare una tassa sulla propria credulità, e spesso (dato che a giocare di più spesso sono persone bisognose che sognano di svoltare) sulla propria povertà: un qualcosa di iniquo e abietto, che però resta in piedi perché garantisce un gettito superiore a quasi tutte le imposte e tasse "palesi";
- l'unica cosa che "salva" Affari tuoi è che i concorrenti non pagano (almeno non direttamente, a meno che le lunghe permanenze da pacchista spesso necessarie prima che sia il turno di giocare non siano a carico loro), quindi sono tutti vincitori di una lotteria che prevede solo una variabilità del premio da zero a 300mila euro, con una probabilità su 21 di beccare uno qualunque dei premi che varia man mano che i pacchi vengono aperti fino a una su 2 tra quelli rimasti - premesso che non credo occorra sottolineare che alcun valore simbolico dato a questo o quel numero abbia alcun senso, o ricordare che nessuna serie "storica" (tipo "il tizio ha aperto cinque pacchi rossi nelle ultime cinque puntate") sposta di una virgola le probabilità, l'unica strategia pienamente razionale sarebbe mettersi a calcolare il valore medio dei pacchi rimasti ponderato alla probabilità che esca, ma dato che uno capace di fare una roba del genere a mente davanti alle telecamere probabilmente è ricco di suo e comunque in televisione non ci va, basterebbe calcolare il valore medio semplice e non accettare mai offerte significativamente inferiori (lo sono spesso, fateci caso, ma non sempre), accettando il cambio solo se in giro ci sono ancora più pacchi rossi che pacchi blu (idem, di solito in questi casi il "dottore" non te lo offre).
Dicevo che la statistica è controintuitiva. Quando andavano di moda le lotterie, mi capitava di venire commissionato da Reggio Calabria di comprare 100 biglietti a Roma "perché vincevano di più", niente valeva la considerazione che se leggi di più biglietti vincenti a Roma è perché a Roma si vendono più biglietti, e ancora meno che comprare 100 biglietti anziché uno sposti significativamente la probabilità di vincere, pur moltiplicandola di 100 volte: infatti, una probabilità su 10 milioni non si qualifica molto diversamente da una su centomila. Entrambe, se ci pensate, rientrano abbondantemente nella stessa definizione: un culo pazzesco. Diventerebbe una su cento, restando comunque irrisoria, solo comprando 100mila biglietti. Ma se aveste i soldi per comprare tutti quei biglietti probabilmente non ve lo sognereste nemmeno di farlo, sicuri peraltro che al 99% vincereste al massimo una serie di premi minori di ammontare inferiore all'investimento. I ricchi, la tassa sulla povertà, non la pagano.
venerdì 29 marzo 2024
A PROPOSITO DELLA PASQUA
Pensateci: che male avevano fatto quei bimbi, e i loro genitori? Qual era il loro "peccato", se non quello di essere sudditi del faraone e non parte del "popolo eletto"? Ma, attenzione, anche quando riconosciuta la mostruosità della cosa, non ce la caviamo, come peraltro hanno fatto i cattolici per millenni, appiccicando a quel popolo il marchio di "cattivi", anche perché qualche tempo dopo colpevoli di cristicidio (avendo scelto Barabba). Il problema non sono loro, il problema è che qualunque popolo che segue in maniera pervasiva una religione, specie se monoteista, applica la stessa sintassi degli ebrei coi "gentili" (che sta per "non ebrei"): intimamente, toglie il bollino di umanità agli "altri", retrocessi al massimo a bestie da sfruttare quando non a inutili insetti che è indifferente schiacciare o meno. Solo grazie a questo meccanismo, e alla sua inconsapevole interiorizzazione, si può infatti accettare di avere il diritto di sterminare un popolo nemico per difendere il proprio. Piero, dimentico di questo insegnamento nel riconoscere uomo il nemico, fa una brutta fine.
Nessuno è esente da questa colpa. Il nazismo è figlio del cristianesimo, in ciò. E il sionismo del nazismo. E gli islamici la commettono contro gli infedeli. E noi crociati, rozzi e violenti, abbiamo fatto lo stesso contro i ben più civili musulmani in terrasanta. Eccetera eccetera.
Ecco perché il modo migliore di fare gli auguri di Pasqua è la vecchia vignetta dell'agnello, ancora oggi vittima innocente (The silence of the lambs, che titolo geniale!) a 5mila anni di distanza da quella notte di quella piaga: aiuta a ricordare che è sempre questione di punti di vista, che è sempre solo la capacità di assumere il punto di vista altrui il discrimine tra la guerra e la pace. D'altronde, 2mila anni fa anche il nostro "figlio di Dio" fu l'unico a salvarsi mentre una miriade di maschietti, stavolta ebrei non egizi, veniva sterminata. E 33 anni dopo fu l'unico a risorgere degli almeno tre crocefissi quella sera sul Golgota, come sempre De Andrè fa rinfacciare a Maria dalla madre del ladrone in Tre madri. Ma questo non ve lo ha detto il catechismo...
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