martedì 29 ottobre 2013

URBI ET ORBI

Oggi martedì 29 ottobre 2013 si svolgono i funerali del cinematografaro Luigi Magni, a Roma in piazza del Popolo, e dove sennò? Il regista romano (cheteodicoaffà?) è infatti una sorta di nume tutelare della Roma de na vorta, avendo messo la sua firma su alcuni capolavori che ne rappresentano l'anima profonda. Film che chi ama la Città eterna non può non aver visto e rivisto, e infatti non a caso la query Magni nel motore di ricerca di questo blog mostra nei risultati alcuni spezzoni folgoranti della sua cinematografia. Altri li riporta questo pezzo di Panorama, e i secchioni possono andarsi a studiare la biografia e la filmografia su Mymovies o su Wikipedia.
Gli amanti del cinema invece non possono che andarsi a rivedere Nino Manfredi, Alberto Sordi, Monica Vitti, Aldo Fabrizi, Gigi Proietti e tanti altri giganti girare per le strade di una Roma del passato ricreata in modo che risulta forse decisivo per comprendere la Roma di oggi, e il mondo. Qui metto solo un video breve breve, in cui si vede tutta la magnificenza di una delle attrici più belle e brave della storia del cinema mondiale, che funziona anche da omaggio a Carlo Lizzani e all'immenso Mario Monicelli, e al Maestro Armando Trovajoli.

giovedì 24 ottobre 2013

SALVA LA CARTA

Questa è la stampa schermo della mia mail inviata ai Senatori della Repubblica.
In fondo al post le istruzioni per imitarmi. Fatelo e invitate i vostri amici a farlo.
Ci aveva provato, Silvio, a stravolgere la Costituzione secondo i piani della P2, ve lo ricordate? Fu pochi anni fa, il centrodestra era solidamente al governo, eppure non riuscì ad approvare la riforma con la procedura prevista dall'art. 138, appositamente complessa per evitare che qualunque governo potesse cambiare e ricambiare la Carta fondamentale del nostro ordinamento: doppia approvazione in entrambe le camere a mesi di distanza, e solo se nella seconda si ha la maggioranza di due terzi ancora sia alla Camera che al Senato si può evitare il referendum confermativo altrimenti facilmente richiedibile (qui la spiego meglio, oggi vado di fretta). Infatti, fu indetto il referendum, e il Popolo Italiano ha respinto al mittente il tentativo di "eversione legalizzata" messo in atto da quella che si credeva la maggioranza del Paese ma invece aveva solo vinto quella gara con regole truccate che è l'elezione politica nella Seconda Repubblica.
Il bello è che proprio quel centrosinistra protagonista di quella battaglia democratica è oggi capofila di un nuovo e più infido tentativo eversivo, in accordo proprio con l'autore del precedente: si punta al cuore del problema, attaccando proprio l'articolo 138. In pratica, questi approfittano del fatto che le larghe intese gli consentono in teoria di raggiungere i famosi due terzi (le prove generali le hanno fatte un paio di anni fa inserendo in tempi record, in ossequio al Fiscal compact, il pareggio di bilancio in Costituzione), ma consapevoli della precarietà di questo equilibrio non ci provano neanche ad approvare una riforma costituzionale organica, ma puntano a rendere possibile in futuro che approvarla sia più semplice, ammazzando la sentinella 138 appunto.
Il delitto avverrà nei prossimi giorni, ma siccome per quanto larghe siano le intese la maggioranza dei due terzi è tosta da raggiungere e mantenere per il tempo necessario a commetterlo, è sufficiente che pochi senatori (hanno calcolato 23, i promotori di Costituzioneviamaestra) non partecipino alla votazione per sabotare il tentativo. E dunque per una volta può avere senso far girare un appello on-line, che riporto pari pari dal sito di Megachip dove l'ho trovato.
Si tratta in pratica di scrivere una mail a tutti i senatori. Si fornisce sia il testo che gli indirizzi di posta. Io l'ho fatto, fatelo anche voi e fate girare la cosa, su blog siti social network con la posta come vi pare. E' un dovere civico.
Ecco la mail da inviare...
Oggetto: La Costituzione è un bene comune, si ascoltino tutti i cittadini!

Gentile Senatore,
chiediamo in aula un comportamento democratico, responsabile e trasparente per evitare che la legge costituzionale 813-B (che consente la deroga all'articolo 138 della Costituzione), venga approvata con la maggioranza dei due terzi. Tale maggioranza preclude infatti la possibilità di ricorrere al referendum. Sarebbe sufficiente che un limitato numero di senatori (più di 23) non partecipasse alla votazione finale, il 23 ottobre, consentendo così a tutti i cittadini di esprimersi con un referendum su un provvedimento che incide profondamente sul sistema delle garanzie costituzionali e crea un pericoloso precedente per il nostro paese. Allontanando ancora di più la classe politica dai sentimenti di molta parte degli italiani.

Firma
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...e a chi inviarla:
francesco.verducci@senato.it, magdaangela.zanoni@senato.it, sergio.zavoli@senato.it, vito.vattuone@senato.it, daniela.valentini@senato.it, stefano.vaccari@senato.it, mario.tronti@senato.it, giorgio.tonini@senato.it, walter.tocci@senato.it, angelica.saggese@senato.it, giancarlo.sangalli@senato.it, giorgio.santini@senato.it, francesco.scalia@senato.it, annalisa.silvestro@gmail.com, pasquale.sollo@senato.it, lodovico.sonego@senato.it, maria.spilabotte@senato.it, ugo.sposetti@senato.it, roberto.ruta@senato.it, francesco.russo@senato.it, lucrezia.ricchiuti@senato.it, raffaele.ranucci@senato.it, laura.puppato@senato.it, francesca.puglisi@senato.it, luciano.pizzetti@senato.it, roberta.pinotti@senato.it, leana.pignedoli@senato.it, stefania.pezzopane@senato.it, annamaria.parente@senato.it, giorgio.pagliari@senato.it, venera.padua@senato.it, pamelagiacoma.orru@senato.it, claudio.moscardelli@senato.it, mario.morgoni@senato.it, franco.mirabelli@senato.it, domenico.minniti@senato.it, corradino.mineo@senato.it, mauriziomigliavacca@hotmail.com, claudio.micheloni@senato.it, giuseppina.maturani@senato.it, donella.mattesini@senato.it, claudio.martini@senato.it, ignazio.marino@senato.it, salvatore.margiotta@senato.it, andrea.marcucci@senato.it, luigi.manconi@gmail.com, patrizia.manassero@senato.it, giuseppe.lumia@senato.it, carlo.lucherini@senato.it, doris.lomoro@senato.it, sergio.logiudice@senato.it, stefano.lepri@senato.it, nicola.latorre@senato.it, silviolai@gmail.com, josefa.idem@senato.it, paolo.guerrieri@senato.it, mariacecilia.guerra@senato.it, pietro.grasso@senato.it, miguelgotorpd@gmail.com, nadia.ginetti@senato.it, francesco.giacobbe@senato.it, rita.ghedini@senato.it, mariagrazia.gatti@senato.it, federico.fornaro@senato.it, elena.fissore@senato.it, anna.finocchiaro@senato.it, rosanna.filippin@senato.it, marco.filippi@senato.it, elena.ferrara@senato.it, valeria.fedeli@senato.it, nicoletta.favero@senato.it, emma.fattorini@senato.it, camilla.fabbri@senato.it, stefano.esposito@senato.it, nerina.dirindin@senato.it, rosamaria.digiorgi@senato.it, isabella.demonte@senato.it, mauro.delbarba@senato.it, erica.dadda@senato.it, vincenzo.cuomo@senato.it, giuseppeluigi.cucca@senato.it, paolo.corsini@senato.it, stefano.collina@senato.it, roberto.cociancich@senato.it, monica.cirinna@senato.it, laura.cantini@senato.it, massimo.caleo@senato.it, rosaria.capacchione@senato.it, valeria.cardinali@senato.it, filippo.bubbico@senato.it, claudio.broglia@senato.it, danielegaetano.borioli@senato.it, amedeo.bianco@senato.it, mariateresa.bertuzzi@senato.it, bruno.astorre@senato.it, ignangioni@tiscali.it, silvana.amati@senato.it, donatella.albano@senato.it, luigi.zanda@senato.it
ULTIM'ORA - A momenti ce la facevamo, ma non ce l'abbiamo fatta: la modifica all'articolo 138 è stata approvata al Senato con una maggioranza di due terzi ottenuta per soli 4 voti. Alla Camera a dicembre sarà più facile: lì il PD domina. E così, a meno di clamorosi ripensamenti o fratture, il partito che aveva fatto della difesa della Costituzione la sua bandiera metterà la propria firma sul piede di porco che la distruggerà. Se neanche questo basta ai suoi elettori a ripudiarlo, si saranno meritati la rovina a cui ci condurrà. Anzi, verso cui è già a buon punto di averci condotto....

martedì 22 ottobre 2013

ESPROPRIO PROPRIETARIO

Prendo la cronistoria dal Corriere, non dalla Pravda: si noti!
C'era una volta... Un re! diranno subito i miei pochi lettori! No, ragazzi, avete sbagliato: c'era una volta uno Stato sovrano...
Parafraso non a caso questo incipit piuttosto noto: chi ci racconta da decenni che "privato è meglio" se fosse Pinocchio avrebbe un naso lungo chilometri. In statistica quella tra privatizzazione e correttezza di gestione è quella che si dice una correlazione falsa, come il caso italiano ha ampiamente dimostrato: ovunque si sia privatizzato qualcosa in Italia, il grado di corruzione e cattiva amministrazione è aumentato assieme ai costi per l'utenza mentre diminuiva specularmente la qualità dei servizi corrispondenti, col risultato che l'alimentazione dell'economia sommersa e/o delinquenziale è aumentata mentre lo Stato veniva man mano spogliato dei suoi averi.
Mi autocito, un po' per pigrizia un po' perché non saprei riscriverlo meglio:
Gli Stati liberali nascono per iniziativa della borghesia, che toglie a re e aristocratici la proprietà della Cosa Pubblica sostituendo al suo libero uso, che ne costituiva il contrappeso negli Stati assoluti, il concetto di bene demaniale. In altri termini, prima tutto era del re e dei suoi vassalli, che concedevano gentilmente in uso al popolo quello che loro serviva per vivere, poi tutto diventa recintabile e attribuibile a proprietà privata, salvo un elenco più o meno rigido di beni che restavano allo Stato e quindi a disposizione della collettività. Secondo questo modello, con le tasse di chi poteva pagarle, e quindi pian piano anche dei nostri bisnonni e nonni e padri, si è faticosamente creato nel corpo dello Stato un sistema nervoso di uffici postali telegrafi e linee telefoniche, un sistema circolatorio di strade e ferrovie e stazioni, un sistema linfatico di acquedotti e cavi elettrici, eccetera eccetera. Tutte queste cose sono costate e costano un patrimonio, da costruire e mantenere. Un patrimonio di soldi nostri, che provengono dai nostri padri e dovrebbero andare ai nostri figli.
E ora ve la ridico più brutale: sono più di vent'anni che il termine privatizzazione viene utilizzato intendendo "efficientazione". E' una colossale balla, fatta per compiere una ruberia peggiore di quelle che venivano commesse nei settori già pubblici (quindi inefficienti, quindi da privatizzare), spesso peraltro dagli stessi ladri di prima o da loro sodali. Il capitalismo non è intrinsecamente capace di creare ricchezza. Non l'hai mai fatto, dico mai, nella storia. La ricchezza viene tutta "dalla terra", la tecnologia può moltiplicarla, il capitalismo solo spostarla. E tende a farlo nelle mani di pochi: la vulgata è "i soldi chiamano soldi". E quindi non inizia nemmeno a funzionare se non c'è prima un'accumulazione iniziale, la quale (cito Marx) è teoricamente possibile e storicamente avvenuta con violenza (furto, guerra, malavita, ecc.). Il capitalismo italiano, come molti altri di Paesi che non avevano a disposizione né ricchezze naturali sul proprio territorio né sufficienti colonie da sfruttare, si è sviluppato per una decisione dello Stato. Negli anni 30. Decisione non a caso parallela a un patetico tentativo coloniale e a una disastrosa avventura bellica. Ed è durato finché chi ci ha sconfitto in quella guerra ha deciso che gli conveniva tenerci buoni: avevamo il più grande Partito Comunista dell'Occidente, del cui Impero eravamo praticamente il confine orientale, hanno lasciato che continuassimo ad accumulare ricchezza grazie all'intervento pubblico (ma guai a esagerare, vero Mattei?) e che questa si distribuisse secondo il modello consumistico (cioè in modo da moltiplicarsi prima di tornare nelle mani giuste, avendo però consentito uno sviluppo delle condizioni materiali e conseguentemente spirituali di tutti). Nel 1989 la pacchia è finita. E dai primi anni 90 è iniziato il processo inverso: derubare scientificamente la ricchezza pubblica accumulata nei decenni precedenti, fregandosene del degrado conseguente del tessuto industriale e delle condizioni di vita dei cittadini (in una spirale che l'enorme prevalenza delle piccole e medie imprese, fin li punto di forza del nostro sistema, ha ovviamente accelerato: sono le prime a chiudere se girano meno soldi, e con l'aumento di disoccupazione conseguente girano ancora meno soldi eccetera). Questo è stato: un furto deliberato (chi vuole farsi il sangue acqua legga questo sommario "resoconto dei regali"). E chi ha tentato di presentarci la faccenda come un processo positivo di modernizzazione, quindi tutto l'arco politico con in testa il centrosinistra, o era complice o peggio era idiota.
Il caso Telecom è paradigmatico, ma ci si potrebbe dilungare con tutti gli altri. Prima però una precisazione: abbiamo vissuto sotto il teorema
"carrozzone pubblico = inefficienza e corruzione
invece
impresa privata = efficienza e redditività
"
ma quello che si è dimostrato è un altro:
"carrozzone privato = inefficienza e corruzione senza controlli, a ricchezza regalata a chissachì"
laddove c'erano tutti gli strumenti legislativi e organizzativi (dunque è mancata solo la volontà politica di attuarli) per inverare un'altra equazione:
"inefficienza e corruzione? controlli e azione della magistratura, quindi efficienza e correttezza". 
Tra parentesi, questo stessa sintassi è stata applicata anche al pubblico impiego: avevamo un modello gerarchico con tutti gli strumenti per correggere eventuali sprechi e inefficienze, si è deciso invece di cambiare il modello in uno di stampo privatistico che ha risolto poco o nulla, salvo diminuire l'occupazione (e non abbiamo ancora visto nulla...), quindi alimentare la spirale di impoverimento di cui sopra, e alla fine peggiorare i servizi (con esclusione dei soli che si autoremunerano: per un esempio vedi l'alta velocità e l'abbandono delle tratte periferiche - e l'AD di Trenitalia dichiara "prendano l'auto": forse si crede Maria Antonietta con le brioche, e si scorda che fine ha fatto l'asburgica...).
Dalla vicenda Telecom (qui riassunta da Il fatto) si evince che abbiamo ricavato la miseria di 13 miliardi di euro per una compagnia monopolista più la rete fisica deposta capillarmente su tutto il territorio nazionale a spese dei contribuenti più una caterva di immobili acquisiti sempre a spese nostre, e che ogni due e tre si presentano difficoltà di gestione che portano a passaggi di mano. Non vi si evincono alcune verità neanche tanto nascoste (ma tanto per cambiare è solo Grillo che le denuncia da anni, anche da molto prima che entrasse in politica):
  • regalare la rete ha creato di fatto un monopolista privato, che in quanto tale si comporta ovviamente peggio del monopolista pubblico;
  • infatti, le compagnie che hanno tentato di concorrere sul mercato telefonico, nell'era si noti bene dell'impennata dei collegamenti Internet casalinghi, hanno dovuto pagare il pizzo al monopolista privato, scaricandolo tutto o in parte, direttamente o meno, sul consumatore;
  • neanche con questo indubbio enorme vantaggio chi l'ha via via controllata è riuscito a farla funzionare economicamente: tutti incapaci, o con altri obiettivi?
  • ci risponde Tronchetti Provera, che fa un bel pacco con Pirelli, crea un'immobiliare apposita, le conferisce il patrimonio Telecom, e quando cede la telefonia se lo tiene;
  • oggi che a Internet ci si collega in tanti modi e la rete fissa perde importanza, si inscena la manfrina della vendita agli spagnoli solo per poter gridare alla difesa della Patria e poter riacquistare, pagando, dai privati quella rete che all'inizio delle danze lo Stato ha regalato ai privati.
Ma appunto, come ben spiega qui Geopolitica, Telecom non è che uno degli episodi di una telenovela (tanti e tutti uguali, vedi ad esempio Alitalia) che scrive forse oggi le ultime puntate, visto che il governo Letta, al di là delle commedie messe in atto con tanto di finti colpi di scena, è lì solo (basta saper leggere le righe piccole) per completare il latrocinio: Eni, Enel, e magari Cassa Depositi e Prestiti. Poi non ci resterà che il patrimonio naturale (ma con le spiagge ci sono quasi) e culturale, enorme quanto anch'esso pessimamente gestito. In questa commedia, i soldi non ci sono per la sanità o per abbassare significativamente (e non la presa per i fondelli che hanno fatto) il cuneo fiscale, ma ci sono per le grandi opere pozzo-senza-fondo (come la TAV e la metro C di Roma), non ci sono per l'istruzione pubblica o il reddito di cittadinanza, ma ci sono per gli F35 e le missioni di guerra dette di pace (ora se ne inventano un'altra "per" gli immigrati). E si continua con le privatizzazioni (quando si dovrebbe tornare a parlare seriamente di nazionalizzazioni, certo con in parallelo un serio rilancio dell'azione della magistratura) mentre un viceministro gioca a fare il keynesiano nel governo più liberista della storia patria (gioca, si, altrimenti dovrebbe essersi già dimesso o non aver accettato l'incarico) che ha portato i livelli di occupazione al minimo storico.
Una recita che può avere solo una via di salvezza, ma qui dobbiamo tornare a parlare di Europa e di moneta. E' una promessa, e una minaccia.

giovedì 17 ottobre 2013

GIORNALISTI E GIORNALAI

Quando ero piccolo da grande volevo fare il giornalista, ed ecco anche perché da qualche anno ogni tanto affliggo voi (pochi) lettori da queste pagine. Se ci fossi riuscito, oggi sarei all'1% un ricco battitore libero, al 5% un (più o meno ben) pagato pennivendolo, e al restante 90 e passa % un precario al limite del sostentamento. Niente da dire su quest'ultima categoria, se non che è figlia di un processo generale di precarizzazione che riguarda tutti i settori ed è causa di una delle cause della crisi, il crollo della domanda interna, ed è sicuramente piena di gente che sa scrivere ed avrebbe diritto a farlo, in un contesto in cui chi voglia esprimere una opinione e soprattutto fare da mediatore (possibilmente oggettivo o dichiaratamente schierato è uguale) tra i fatti e chi in democrazia deve essere messo in condizione di conoscerli possa farlo. Tra l'altro, ad essa si affianca un'altra categoria, di altri e più bravi e competenti soggetti che grazie alla Rete, e magari al fatto che ha altro di cui campare, può decidere di svolgere esattamente questo ruolo ma "a gratis". La cronaca di questi giorni attira l'attenzione invece sulla minoranza di eletti che operano con visibilità nel mainstream, per via di alcune questioni meritevoli di commento, che fanno da esempio per la distinzione che facevo all'inizio, che potremmo schematizzare come tra "giornalisti" e "giornalai" (con tutto il rispetto per gli edicolanti). Chi avrà la pazienza di leggere oltre capirà perché però preliminarmente ho bisogno di ribadire la mia collocazione politica ben a sinistra.
...
Il "caso" Priebke. Avrete sentito il coro unanime di esecrazione al boia delle Fosse Ardeatine, no? Ora, qui non è questione se il coro sia meritato e quanto: lo è, il soggetto era una vera carogna, come tanti altri che però l'hanno fatta franca meglio di lui. Ma mi pare ugualmente necessario sottolineare una serie di contraddizioni:
  • come mai nessuno (tranne Mannino su Il ribelle) ha fatto notare che l'assurdità dello schierarsi contro la celebrazione del funerale era almeno pari a quella dell'usarla per esibire la nostalgia del nazifascismo? o come mai nessuno (tranne Stugi su L'olandese volante) ha rilevato che era qualche anno oramai che il tipo girava da vivo senza incidenti per Roma ogni volta che gli andava (età permettendo)? insomma, non era semmai il caso di fargli problemi da vivo, piuttosto che fare gazzarra contro un mucchio di ossa impedendo un rito senza senso e con ciò accomunandosi nel darglielo a chi voleva darglielo?
  • come mai nessuno ricorda mai che il rapporto di rappresaglia utilizzato dai nazisti era comunque molto inferiore rispetto a quello che ad esempio psicologicamente riteniamo normale noi quando parliamo di Terzo mondo (leggi bene qui su Mentecritica), o a quello di fatto applicato da Israele coi palestinesi o dagli USA coi (peraltro presunti) autori dell'11 settembre (leggi bene Grimaldi sul suo blog)? i nazisti col 10 a 1 erano criminali, ok, ma allora gli americani e gli israeliani con rapporti decine o centinaia di volte più alti cosa sono?
  • a proposito, che dire del coro di consensi alla introduzione del reato di negazionismo? non erano vietati in democrazia i reati di opinione? si potrà in futuro far notare, come ad esempio io una volta qui, che l'Olocausto degli ebrei non è il solo sterminio pianificato e nemmeno il peggiore né relativamente né in termini assoluti?
Il caso "reato di immigrazione clandestina". Ha ragione chi, come qui persino uno considerato vicino ai grillini come Chiesa, stigmatizza l'uscita di Grillo sull'inopportunità politica di cavalcare una battaglia del genere ("avremmo avuto percentuali da prefisso telefonico" o qualcosa del genere...). Che quel reato sia un mostro giuridico, in quanto equipara un comportamento frutto di condizioni di necessità maturate e decise ben sopra la testa del reo (e anche del razzista che lo vorrebbe fuori dai patri confini, diciamo frutto per linea diretta del neocolonialismo chiamato globalizzazione e delle strategie belliche figlie sue) di cui egli stesso è la prima vittima a un qualsiasi altro comportamento messo in atto da chiunque sempre con l'effetto e talvolta anche con l'intenzione di nuocere a qualcun'altro (il "reato"), in tanti lo pensiamo sin dalla sua introduzione. Ma questa introduzione fu voluta ed è difesa da parte fondativa e fondamentale dell'attuale maggioranza di governo, che evidentemente usa l'argomento come estrema ratio di distinzione nell'ormai effettivamente inesistente continuum destra/sinistra, ad uso del parco buoi dei rispettivi elettorati, come ben ricorda questo post in cui l'opinione dei grillini è espressa dettagliatamente, per chi ha la pazienza di analizzare una posizione prima di condannarne gli aspetti superficiali e deteriori. Per avere la dura verità su un problema enorme come questo, purtroppo, bisogna affidarsi al "solito" blogger "libero", in questo caso è il Comandante Nebbia di Mentecritica: le frontiere europee o si spalancano garantendo a tutti l'inserimento o almeno una sua possibilità controllata e guidata, o si chiudono essendo disposti a difenderle militarmente. A sinistra, ovviamente, non si può non essere favorevoli alla prima soluzione, che però prevede la messa in discussione delle politiche macroeconomiche e monetarie della UE e della stessa globalizzazione finanziaria per come si estrinseca (mano militare in primis), infatti questi non avendo nessuna intenzione di mettere in discussione nulla forse hanno scelto la seconda strada, sicuro fino ad oggi si sono tenuti a mezza botta, facendo finta di combattere accessi che servono proprio perché clandestini, perché i clandestini come forza lavoro costano pochissimo e sono ricattabilissimi, in una commedia in cui le leggi di stampo leghista e i piagnistei di stampo progressista giocano il loro ruolo di ammuine per gonzi. Per combattere l'immigrazione ma davvero, dunque, ci vogliono una nuova Unione Europea, nuovi rapporti di potere tra politica economia e finanza a livello mondiale, e quindi politiche di accoglienza seria e programmata. Dopodiché, vediamo se esiste ancora l'immigrazione clandestina e parliamo se è il caso di avere o meno un reato specifico. Parlarne oggi equivale all'uso di uno specchio per le allodole, da cui è bene astenersi.
Da questo "caso" nasce quello Grillo/Scanzi, che consente di verificare (qui quotato da Facebook e qui in un suo articolo sul suo giornale) come il giornalista de Il fatto sia uno dei pochi nell'1% dell'inizio, incarnando la distinzione tra il sostenere criticamente le posizioni che si ritengono giuste e il sostenere acriticamente le persone per cui si è scelto di parteggiare. Ripeto, tra i blogger è un vanto che possiamo condividere in buon numero, tra i giornalisti pagati è oramai roba rarissima. Scanzi poi ha anche il coraggio di continuare ad affermare pubblicamente, dopo essere stato pubblicamente smerdeggiato dal suo leader, che fino a che non emergerà un programma migliore voterà 5 stelle. Chapeau!
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A proposito di giornalisti pagati, casca benissimo il "caso" Fazio. Che poi, ricordiamolo bene, nasce imitatore e nemmeno tanto bravo. Chi vi scrive, puntualizzo per scansare accuse di partigianeria, lo trova stucchevole fin dai tempi di "Anima mia", e lo può dimostrare. Ora che, a prescindere di una sua eventuale iscrizione all'Albo del tutto irrilevante, gioca a fare il Letterman, Fabiofazio è davvero imbarazzante, proprio nel confronto col suo emulo, lontanissimo dalle sue zerbinate e partigianerie mascherate da obiettività. Ma fin qui sono problemi suoi e di chi se lo guarda. Aver scoperto, grazie a Brunetta (che poi è un'altra colpa, avermi costretto a scrivere "grazie a Brunetta") quanto cavolo guadagna, però, sono problemi miei di contribuente, contribuente con gli strumenti "culturali" per comprendere poi quanto la presunta "autoremunerazione" di una cifra del genere sia una autentica cazzata.
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Infine, il "caso" Scalfari, passato quasi in sordina. Pensate quanto è amaro, per chi si reputa autenticamente di sinistra, dover ringraziare Il Giornale e Paolo Guzzanti (!!!) per avere dell'inaudita "cena" a casa del Barbapapà di Repubblica con ospiti nientemeno che Lettino, Napolitano e Draghi, citati in ordine gerarchico inverso, una lettura verosimile e domande giornalisticamente corrette. Poveri noi...

martedì 8 ottobre 2013

(UNA) VITA (IN) POLITICA

E' da così tanto tempo in politica che è difficile trovare foto dei suoi esordi,
ma questa è del 74 e lui aveva già  quasi 50 anni, Ceausescu qui accanto a lui
pochi di più, ma quello è stato rovesciato e condannato a morte quindici anni
dopo questa foto, lui è ancora qui 40 anni dopo, a liquidare l'Italia per conto dei
suoi mandanti. Dalle dittature prima o poi c'è scampo, da certe democrazie no...
Le elezioni politiche sono forse più vicine di quanto sembra. Atteso che il compito di conquistare il grosso dell'elettorato, quello che decide in base a quello che la pancia gli suggerisce essere il proprio interesse effettivo, lo svolge già efficacemente Grillo, questo blog si ritaglia quello di convincere magari anche uno solo dei suoi pochi cervellotici lettori che occorre mettere da parte anche solo temporaneamente le vecchie categorie del pensiero politico e consentire che una vittoria schiacciante del moVimento 5 stelle cambi questo Paese, come condizione preliminare a che vi si possa instaurare una dialettica politica "normale", che da noi non è mai stata possibile prima in ossequio agli accordi di Yalta poi per la fatale "discesa in campo" del Caimano. Lo schema teorico è quello descritto in questo post "angolare", e qui lo semplifico drasticamente: c'è uno schieramento che dice euro no e corruzione si e pratica euro si e corruzione si, uno schieramento che dice euro si e corruzione no e pratica euro si e corruzione si, e uno schieramento che dice e pratica euro no e corruzione no. Euro no e corruzione si ci riprecipiterebbe nella repubblica delle banane, euro si nella schiavitù e nella povertà a prescindere di cosa si faccia davvero della corruzione; solo euro no e corruzione no è una possibile via di salvezza per l'Italia, e questo scenario oggi ce lo può dare solo un m5s con una maggioranza parlamentare solida.
Salvo clamorose novità nel quadro politico, considero questo un argomento chiuso, e faccio ragionamenti solo a valle di questo diciamo così assioma. Alcuni di questi diventeranno post del blog, che però riprenderà anche altre tematiche perché non voglio sia troppo noioso, un po' come approfondimenti della traccia lasciata dallo scheletro logico di cui sopra: l'euro e la politica monetaria, la corruzione e le altre manifestazioni della peggiore faccia dell'italianità, e gli altri temi che possono essere ricondotti a queste due dimensioni cartesiane del quadro politico odierno. Oggi si parla di carriera politica.
...
Lo spunto viene da questo brevissimo post di Blondet, che fa notare come il "demonio" Ahmadinejad, perse le elezioni dopo due mandati da premier, sia tornato alla vita civile come un cittadino qualsiasi, con tanto di foto in cui va al lavoro coi mezzi pubblici. In Iran, un Paese a cui noi spesso ci sentiamo di dover dare lezioni di democrazia, non in Svezia. D'altronde, già sapevamo che negli altri Paesi del consesso "occidentale democratico" di cui in teoria facciamo parte questa cosa è praticamente ordinaria amministrazione: i politici specie di vertice hanno con pochissime eccezioni una carriera breve, che finisce dopo una decina d'anni con o senza una sconfitta elettorale, e quando restano nella scena pubblica è perché campano, magari anche molto bene, di convegni consulenze e altre robe del genere. Sto parlando di Presidenti degli USA o francesi o Premier britannici, non di pizza e fichi: non faccio nomi, pensatene voi uno, uno qualunque, e andate a controllare cosa fa ora.
In Italia invece la regola è l'opposto: una carriera politica in genere dura decenni, dalle federazioni giovanili di partito agli incarichi istituzionali ultrasenili. Magari con cambiamenti di bandiera clamorosi, ma di quasi tutti i protagonisti della scena politica, e anche di moltissime figure in semioscurità, possiamo trovare vecchie foto in cui imberbi erano già militanti e altre nuove in cui figurano aggrappati a una poltrona nonostante un piede nella fossa. Risulta appena intuitivo come tutto ciò sia assieme causa ed effetto di corruzione, rispettivamente perché il potere alla lunga corrompe chiunque e per approfittarne non occorre essere delinquenti di animo basta anche solo un minimo di autoindulgenza e un paio di scuse per la propria coscienza cattolica ("tengo famiglia"), e perché è proprio per la grande differenza che può fare rispetto a tutte le altre alternative che "buttarsi" in politica in Italia è così attraente per chi abbia voglia o bisogno di "svoltare". Infatti, un conto è considerare la carriera politica solo una tappa di un percorso di crescita personale e professionale, che magari può farti anche tanto comodo e aiutarti ma non sarà in ogni caso che una parentesi, un altro è vederla alla stregua di un win-for-life elevato a potenza: attirante una serie di soggetti senza altre qualità che ambizione e mancanza di scrupoli. Questa concezione di fondo, così tipicamente italica, prescinde da cose come la legge elettorale e gli strumenti di selezione della classe politica, anzi queste cose le piega ai propri scopi qualunque esse siano: oggi ci si lamenta (giustamente) di una legge elettorale proporzionale a liste bloccate perché in pratica le maggioranze sono fragili e aleatorie e i parlamentari vengono decisi dalle segreterie nazionali di partito, ma quando avevamo il proporzionale puro con le preferenze queste le intendevamo come una sorta di mercato delle vacche e non servivano ad altro che a capillarizzare la corruzione, e quando abbiamo introdotto il maggioritario abbiamo tenuto a che avesse correttivi a salvataggio degli esponenti importanti e le maggioranze hanno continuato a vivere sotto ricatto delle minoranze decisive. Si deve dedurre che nessuna alchimia di ingegneria politica ci può salvare, ma solo, e forse, introdurre un quadro legislativo apposito e applicarlo con efficacia abbastanza a lungo da incidere sul sentimento nazionale profondo modificandolo. Come per la corruzione in genere, di cui questo argomento è figlio. Ergo, le proposte di Grillo sulla carriera politica e i costi dell'apparato, se in teoria possiamo pure giudicarle demagogiche e reazionarie ("ma come, abbiamo un Pertini e lo cacciamo dal parlamento dopo dieci anni?"), in pratica sono l'unica nostra speranza di salvezza.
Due legislature. Dieci anni. A qualunque livello: non è che ti fai dieci anni al comune, poi dieci alla regione e poi dieci al parlamento, no, dieci in tutto. E prima devi mettere in piazza tutto il tuo patrimonio, così che dopo si possa facilmente verificare che non sia significativamente aumentato e se si devi spiegare perché e percome.
Non è una cosa di destra o di sinistra. E' una cosa vitale per il nostro futuro. Non mi interessa chi la porta avanti, le discussioni se sia o meno autenticamente democratico e da che parte stia sono oziose, insignificanti rispetto alla posta in gioco. O riportiamo ogni singola componente dell'anomala corruzione sistemica che ci caratterizza all'interno di una dimensione fisiologica, e quindi anche i meccanismi di selezione della classe politica e i suoi costi complessivi e la concezione stessa di "carriera politica", o siamo finiti. In teoria, l'ho già detto, sarei favorevole al sorteggio integrale dei parlamentari: almeno avremmo una percentuale di incompetenti disonesti anziani mafiosi zoccole omosessuali eccetera simile a quella della popolazione e non come oggi nettamente maggiore, e non avremmo bisogno di quote rosa o di altro colore. Ma in mancanza, preferisco avere a che fare con dilettanti che non so da dove vengono e dove vanno che con vecchi volponi che so benissimo stanno li quasi esclusivamente per farsi gli affaracci loro e sono ormai organici con imprese tangentare e banche munifiche per farne gli interessi mentre fingono di fare i nostri, o giovani rampanti che con la scusa del "nuovo che avanza" non vogliono che imitarli e rimpiazzarli.
La politica deve diventare un servizio temporaneo cui tutti sono tenuti e hanno diritto, questa è l'ultima speranza per la democrazia italiana. Se per ottenere questo dobbiamo sorbirci per dieci o quindici anni un vecchio comico che strilla e ha modi sbrigativi, ben venga. Ci siamo tenuti invano per venti anni un vecchio bavoso barzellettiere amico di mafiosi e chansonnier da crociera, un pochino ci guadagniamo.
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ULTIM'ORA -  Anche se l'immagine poteva far pensare al contrario, il pezzo qui sopra non era specificatamente dedicato a Napolitano, la scelta della foto che lo ritrae essendo puramente casuale, gli esempi possibili potendo essere millanta. La dedica arriva postuma grazie all'ultima uscita del Capo dello Stato, che chiede amnistia o indulto per risolvere un problema annoso come quello del sovraffollamento delle carceri guarda caso proprio quando la cosa potrebbe salvare il culo flaccido che tutti pensate. Siete proprio dei malpensanti, se ritenete che magari comprando un paio di F35 in meno non solo si poteva fare a meno dell'aumento dell'IVA (che tra l'altro è stato controproducente, non ci voleva un Nobel all'Economia per prevederlo) ma si potrebbe fare un piano nazionale per la costruzione di nuove carceri e l'ammodernamento delle esistenti, e poi si anche la clemenza, ma lontana da quando si può sospettare pelosa (con buona pace del difensore d'ufficio Sofri), siete proprio dei malpensanti che "se ne fregano" dei problemi del Paese!

lunedì 7 ottobre 2013

VICINA

Forse ormai molti sanno che Lampedusa è più vicina all'Africa
che all'Europa, ma in quanti saprebbero che ad esempio partendo
da Tunisi per raggiungerla dovrebbero navigare verso sud?
Nel campo della comicità la tecnica si chiama "tormentone": si tratta di ripetere al di là di ogni logica necessità un concetto o una battuta fino a che questo non identifichi il personaggio e anzi lo sopravanzi nella riconoscibilità. In politica fa meno ridere ma funziona uguale, nella comunicazione di massa invece pure: è così, ad esempio, che vi hanno convinti che il debito pubblico è il male assoluto ed è colpa vostra che avete le mani bucate e quindi ora dovete fare i sacrifici. Ripetute come se fossero verità indiscutibili anche le peggiori bugie prima o poi diventano verità: farsi venire in mente che se c'è un debito da una parte ci deve essere un credito da un'altra, e quindi se il debito pubblico sia un bene o un male dipende solo da chi ha quel credito e dall'uso che ne fa o ne può fare, è processo logico e come tale lento e faticoso, quindi non può che riguardare una fetta sottilissima di elettorato.
Non c'è, ripeto non c'è, altro sistema per arrivare a conquistare il consenso democraticamente che agire su queste leve, attraverso quello che è un processo naturale intimamente connesso alla natura umana: è per sapere questo che Grillo ha preso il 25% da zero in un anno, e SeL invece può considerare un successo se passa dal 3,5 al 3,8 o anche solo se non perde. Ed è per questo motivo che il vostro blogger, tra tanto scrivere difficile per autocompiacersi e per intrattenere compiacendoli i suoi pochi aficionados, ripete ricorrentemente tre o quattro concetti magari in salse diverse.
Due di questi sono imposti adesso dalla cronaca di questi giorni:
  1. la globalizzazione ha come fine ultimo e assieme come tendenza prima il livellamento della retribuzione in senso stretto e lato della forza lavoro in tutto il mondo; 
  2. di ciò l'immigrazione eminentemente clandestina non è che una conseguenza diretta e voluta, combattuta solo per finta ma sottesamente incentivata in moltissimi modi.
Se vi fate un giro in una qualsiasi zona industriale/artigianale d'Italia (e già persino in molte zone commerciali, anche se li a partendo da quelle meno di lusso) scoprite che oramai la maggior parte delle ditte è più o meno direttamente e palesemente controllata da cinesi. Per parafrasare uno slogan di moda quando ero ragazzo, la Cina oramai è vicinissima. Una volta che non si è fatto argine a livello sistemico/politico, non c'è modo di contrastare sul mercato chi è in grado di pagare il lavoro (anche in termini di tutele accessorie) una frazione di quanto lo paghi tu, e il processo si fermerà solo quando la retribuzione complessiva del fattore lavoro si sarà livellata a livello mondiale. A fargli resistenza, solo la tendenza naturale umana a considerarsi felici o infelici in rapporto non a parametri assoluti ma alle condizioni del gruppo di riferimento, per cui se a mio nonno andava bene andare a piedi avere due abiti per stagione non cenare mai fuori casa e anche la sua famiglia aveva consumi così frugali che lui ha potuto mantenerla tutta col suo solo stipendio, io se fossi costretto allo stesso tenore di vita e alle stesse aspettative sue mi reputerei un disgraziato, e invece quello che ho conquistato magari anche grazie alle sue lotte tendo a difenderlo con unghie e denti, a meno che... A meno che non mi accorgo che accanto a me c'è tanta gente a cui va peggio che a me, quindi comincio a dirmi contento di almeno avere ancora il mio o aver perso relativamente meno di loro, eccetera eccetera.
Ecco qual'è l'unica luce alla quale diventa intellegibile il problema immigrazione clandestina, ogni altra essendo causa di distorsione ottica: non la chiave umanitaria, né quella razzista ad essa opposta, e nemmeno l'apparente terzismo della tesi sviluppista ("aiutiamoli a casa loro"), sono in grado di inquadrare la vera natura della questione. Solo la considerazione dei meccanismi intrinseci del capitalismo, esplosi senza freni quando esso risultò vincitore della guerra fredda restando senza più avversari, può farlo. Senza mettere in discussione quelli, è del tutto velleitaria qualsiasi proposta di soluzione. O si ferma per via politica la globalizzazione, oppure essa realizzerà, non importa in che tempi ma non saranno lunghissimi, il suo progetto intrinseco: le multinazionali al governo mondiale con unico riguardo a quell'uno per cento della popolazione del pianeta composto da coloro che le guidano e ne compartecipano gli utili, dai loro vassalli (i politici, che fingono di governare quello che resta degli Stati in realtà avendo solo la duplice funzione di eseguire gli ordini dei loro padroni e dissimularne l'esistenza in quanto tali ai sudditi), e dai loro giullari (tutto il complesso mondo dell'entertainment - cioè sport e spettacolo - con funzione di arma di distrazione di massa), e tutto il resto della popolazione del mondo tenuta quando va bene al livello di sussistenza (e quando va male sotto, malthusianamente...). Ma come, direte, e le conquiste sociali, il welfare, i contratti di lavoro, la pensione, le ferie pagate, il servizio sanitario, e tutte le garanzie accessorie che hanno elevato dalla condizione di sudditi a quella di cittadini tre o quattro generazioni di europei (in media, e qualche generazione in più di statunitensi)?
Appunto. Tutto ciò deve essere dimenticato. Pian piano, magari, ma azzerato. Potremmo, certo non con le chiacchiere ma già con relativamente poche risorse, organizzare l'immigrazione in modo da far arrivare un flusso congruo per quantità e senza problemi per nessuno. Ma poi bisognerebbe pagarli il giusto e inquadrarli legislativamente eccetera: non servirebbe allo scopo. Che è quello da un lato di avere per alcuni settori (si pensi alla raccolta degli agrumi o dei pomodori, si veda se è cambiato qualcosa a Rosarno spenti i riflettori della cronaca) più che manodopera sottopagata dei veri e propri schiavi, e dall'altro di allargare le file di quello che Marx chiamava "esercito industriale di riserva". Capace con gli anni di far accettare a tutti condizioni di lavoro e retribuzioni altrimenti rifiutate.
E' la cosiddetta sindrome della rana bollita, quella che ha fatto si che già oggi un ragazzo di vent'anni consideri la possibilità di trovare un lavoro a tempo indeterminato solo una remota eventualità senza che per la rabbia sfasci tutto, perché magari grazie a genitori e nonni ancora ha non solo un tetto ma anche un livello di consumi che i suoi genitori e nonni si sognavano. Ma basta un minimo di immaginazione per vederlo incapace di rendere lo stesso servizio ai suoi figli, che probabilmente saranno molto meno distinguibili dai nordafricani come già oggi ad esempio i greci. Il progetto è chiaro, quelli che noi crediamo al potere sono solo gli esecutori magari persino inconsapevoli. Il mediterraneo è un laghetto, da sempre. Le distanze tra le due sponde sono state create artificiosamente dopo la seconda guerra mondiale, e sono destinate ad azzerarsi, solo che la mia generazione sognava un livellamento verso l'alto, invece probabilmente sarà in basso. Ce lo faranno capire in tanti modi, anche all'occorrenza con altre carrettate di morti innocenti.

mercoledì 2 ottobre 2013

DOPPIA ENTRATA UNICA VIA D'USCITA

Anziché dare i numeri, questa volta ho dato i colori...
E' un periodaccio per il vostro blogger: non bastassero gli impicci personali e lavorativi, ci stanno certi buffoni che gli cambiano minuto per minuto le carte in tavola, tanto che nemmeno i siti dei principali quotidiani, con tanto di redazioni appositamente retribuite (quanto e come, non si sa...) riescono a stargli appresso senza problemi, figurarsi un poveraccio che ha il pallino di riflettere sulle questioni di interesse collettivo (la famosa "politica") la presunzione che qualcuno ancora lo legga e la consapevolezza che non siete che pochi.
L'ultima, forse, è che il caimano vota la fiducia al lettino: visto che 25 dei suoi l'avrebbero fatto comunque, almeno così evita la scissione conclamata del suo (qui nel senso stretto "di sua proprietà") partito. Ma forse a chi legge adesso la notizia è ormai sorpassata dagli eventi. Seguire i quali è non solo impossibile, ma anche inutile e anzi controproducente: cercare di capire tutto è in casi come questo il miglior modo per non capire niente, anzi forse l'ammuina è organizzata apposta per ottenere questo risultato. In ogni caso, al blogger di cui sopra non resta che astenersi da ogni commento nelle more di una qualche cristallizzazione della situazione, qualunque essa sia.
Per quanto pochi siate, la presunzione di cui sopra induce però il vostro blogger a non lasciarvi del tutto abbandonati: giorni fa aveva scritto un post di inaugurazione della campagna elettorale, perché anche una fiducia di questi tempi è caduca come le foglie, che promette di essere importantissima per il futuro di questo Paese. E all'uopo ha partorito un grafico di sintesi dell'idea di fondo di quel post: che ciascuno deve votare per chi fa i suoi interessi, e che perciò serve sapere (non lasciandosi ingannare dai proclami autoreferenziali) di ciascun partito con possibilità di governare quali sono gli interessi che ha intenzione di portare avanti.
La figura è una classica "tabella a doppia entrata": in colonna le due posizioni possibili riguardo ai temi di politica monetaria (e di economia reale ad essi susseguenti e sottostanti), e in riga le due posizioni possibili riguardo ai temi di giustizia corruzione costi della politica eccetera (e quindi di utilizzo o meno per chi ne ha davvero bisogno delle risorse che si riesce ad avere disponibili). I colori si intersecano secondo le regole della scala cromatica, per cui un celeste sarà il risultato dell'azzurro più il bianco e un arancione del giallo più il rosso. Per il PD e il PdL o come cavolo si chiama ora ci sono due collocazioni possibili, a seconda se si sta alle loro dichiarazioni ("ideologico") o si guarda ai fatti ("reale"). L'unico schieramento che ha ancora una sola faccia è il moVimento di Grillo, e forse non è un caso che la casellina in cui si inquadra è di colore verde, essendo per l'Italia forse davvero l'ultima speranza...
Lo schema, ammesso che regga, sarà lo scheletro logico di molti approfondimenti, e speriamo delle riflessioni di tutti gli italiani: ci serve una specie di rivoluzione, per salvarci, e dobbiamo dare a chi forse può farlo tutti i voti che gli servono...

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