martedì 28 febbraio 2012

CAMBIO DI VOCALE

La notizia è che gli italiani guadagnano meno, in termini monetari, persino dei greci, e va letta bene: si parla di redditi medi, significa che non si contano i disoccupati e che quelli che stanno sotto la media sono sotto la sussistenza. Letta meglio ancora, significa che se pigli 1500 euro se un poveraccio, se ne pigli 1000 o meno un morto di fame, ma se pensiamo che in vecchie lire stiamo parlando di due o tre milioni, roba che ai tempi ci si campava benissimo, scopriamo che sta cavolo di moneta si è di fatto svalutata una cifra in termini di potere d'acquisto proprio mentre se ne sbandieravano le doti almeno sotto il punto di vista della tenuta in termini di cambio: come dire, assomma gli svantaggi di una moneta debole con quelli di una forte.
La cosa si presta a due famiglie di considerazioni:
  • la presunta scarsa competitività in Italia non è colpa dei lavoratori, ma piuttosto degli oneri fiscali e contributivi che gravano sul costo del lavoro, e comunque della imbarazzante mediocrità di una classe padronale incapace di sfruttare questo vantaggio perché oramai immeritevole dell'aggettivo stesso "imprenditoriale": sono buoni solo quando c'è da arraffare risorse pubbliche, che però stanno per finire;
  • un eventuale ritorno alla lira non ci salverebbe, a meno che non fosse moneta sovrana di uno Stato senza la caterva di corrotti e corruttori come il nostro: bellissimo evento il meeting di Rimini sull'MMT organizzato da Paolo Barnard, come dice egli stesso mirabile esempio di organizzazione autofinanziata, ma purtroppo non sono condivisibili gli entusiasmi adesso anche de L'olandese volante: siamo italiani, rovineremmo persino lo "strumento perfetto" (ora con cittadinanza sul mainstream, qui Rampini e Galloni), non ci resta che sperare che i francesi premino Hollande e che egli riesca a mantenere le promesse.
Siamo quelli, infatti, che mentre ancora tiravano le monetine a Craxi si guardavano attorno in cerca di un suo degno erede che consentisse loro di continuare a rubare, in proporzione alla capacità e al pelo sullo stomaco s'intende. Il tipo poi ci ha afflitto per quasi vent'anni, senza i quali oggi saremmo un modello di virtù di bilancio senza sacrifici né alle spalle né alle porte, durante i quali si è occupato essenzialmente degli affaracci propri, come depenalizzare i propri reati, accorciare la prescrizione dei propri processi, impedire ai giudici di processarlo perché troppo impegnato a organizzare festini, far rientrare a costo zero i soldi sporchi propri e dei suoi emuli in minore, eccetera. Rifatevi gli occhi con questo elenco istruttivo per quanto incompleto, mentre magari riflettete sul perché certi giornali e telegiornali e bischeri dicono prosciolto di uno che se fossimo in uno Stato di diritto sarebbe in galera in automatico, con una fattispecie così, perché non si è mai visto uno che corrompe nell'interesse di un altro e coi suoi soldi senza che l'altro ne sappia nulla, e invece l'ha fatta ancora franca. E se non in galera, un altro qualsiasi dei Paesi sedicenti democratici lo vedrebbe cacciato con ignominia dalla scena politica: non prescritto, ma proscritto.

venerdì 24 febbraio 2012

FIAT DUX

"ah, che bello con la testa!"
Ho già parlato anche troppo di Fiat, in passato, tanto da prendere una delle peggiori cantonate della mia "carriera" di blogger quando anche io credetti per un attimo nella capacità imprenditoriale dell'uomo col nome da remagio e il maglioncino di serie. Il motivo per cui ci torno è l'intervistone che il corrierone ha fatto al topmanager in questione, riportato da tutti i telegiornali del regno quindi da cercarsi e leggere necessariamente fino in fondo: è in coda, infatti, che come sempre c'è il veleno, l'annuncio neanche troppo velato che delle cinque strutture industriali del gruppo rimaste attive in Italia presto ne dovrebbero chiudere due. Il condizionale è subordinato alla fantasiosa (finché c'è l'Euro, e se cade l'Euro pure dato il numero e l'ampiezza delle variabili che impazzirebbero) ipotesi di cominciare ad esportare in USA auto prodotte in Italia, quindi chi sa leggere lo ha già rimpiazzato con un futuro: chiuderanno.
In che cosa consista l'abilità manageriale in tempi di finanziarizzazione dell'economia è mistero per noi poveri stronzi che ancora crediamo che se uno gestisce una fabbrica di automobili è bravo se fabbrica buone automobili e poi le vende, invece il Marchionne ha preso una Fiat sull'orlo del fallimento e di magheggio in magheggio, acquisizione Chrisler effettuata (come peraltro le delocalizzazioni in Serbia e altri Paesi emergenti) solo grazie a massicce iniezioni di denaro pubblico, ne salva i conti vendendo sempre meno macchine. I nuovi modelli? "rimandati a tempi migliori", intanto si fa il trucco alla Panda, si toglie quello alla Punto rifacendola uguale a quella bella di due modelli fa, si infanga il nome della bellissima Delta affibbiandolo a uno sgorbio (peraltro più caro di una Golf, perché uno allora non dovrebbe comprarsi una Golf?), si tenta di tenere a galla l'Alfa grazie alla musa di Tarantino, si rovina l'operazione 500 mantenendo l'utilitaria al di sopra delle tasche dei più, e si prende qualche macchinone gli si stacca la targhetta Chrisler e gli si attacca quella Fiat o Lancia spacciandolo per nuovo modello. Niente innovazione, nessuna microcar elettrica nel Paese che ha inventato lo scooter e la macchinetta per tutti, nessuna alzata di ingegno laddove in passato si è fatta della genialità un marchio di fabbrica. Degli anni 50 si resuscita solo il clima di persecuzione antisindacale, ed ecco che si esce dal contratto nazionale metalmeccanici e da Confindustria, e si tenta di inseguire i cinesi nell'organizzazione del lavoro in fabbrica a basso costo, dove sono imbattibili, sapendo che lo sono e che la battaglia è persa, solo per guadagnare tempo e chiudere baracca e burattini un po' per volta anziché tutto assieme, perché in quest'ultimo caso salterebbe il proprio culo d'oro mentre nel primo no.
E si, perché il caro Marchionne in tutto questo riesce a tirare su una barca di soldi, come se davvero fosse bravo, non si sa nemmeno esattamente quanti: lo stipendio è di quasi 5 milioni l'anno, ma tra una menata e l'altra forse sono 38, forse addirittura cento o comunque migliaia di volte lo stipendio di un suo operaio, roba da far sembrare dei poveracci i manager pubblici messi alla berlina dall'operazione trasparenza inscenata in questi giorni dal Governo chissà per distrarci da cos'altro, quando i padri del liberalismo in epoca presindacale reputavano in 20 a 1 il rapporto massimo possibile per un funzionamento corretto del capitalismo. Così, cosa volete che gliene freghi a un manager se tutto va a puttane domani? Con lo stipendio di un solo anno, figurarsi se resiste 4 o 5, ci campa da nababbo lui e tutta la sua settima generazione, cosa volete gli freghi se la sua impresa si salva o fallisce, se i suoi operai vivono o crepano?
E allora ho fatto un sogno, a occhi aperti ma sempre un sogno: una cosa di cui non si è responsabili. Un pilota di formula Uno pure guadagna un fottio di soldi, ma cavolo ad ogni curva rischia di incontrare i propri avi sul muretto di fronte, un mafioso pure, ma porca miseria (così parlò Bellavista) quanti ce n'è che arrivano a una tranquilla vecchiaia? allora perché non immaginare una legge speciale per tutte le attività remunerate oltre diciamo trenta volte uno stipendio normale (tutte: manager privati e pubblici, politici, calciatori, eccetera), con una tabella allegata che faccia corrispondere ad ogni livello retributivo una pena corporale proporzionata da comminare, in caso di fallimento della missione, in diretta televisiva? Sei un calciatore da un milione di euro d'ingaggio e la tua squadra non vince lo scudetto? corona di spine e 47 frustate! retrocede? evirazione! fai politica e, nonostante quanto guadagni, rubi? gogna, vera, nudo/a nel cortile dell'Ucciardone e sei ore d'aria per i poveri detenuti allupati! sei un manager dell'auto da cinque milioni e non ne vendi più una manco se te la compri da solo? decapitazione! vogliamo scommettere che sarebbe, oltre che il reality definitivo, quello dagli ascolti insuperabili, anche la fine di un sistema così iniquo, perché non si troverebbe più nessuno disposto ad accettare paghe così alte? Magari, poi, a dirigere la Fiat ci andrebbe un Valletta, uno che guadagna si molto di più dei suoi operai, ma non troppo, e soprattutto ci capisce di macchine. Eh si, è proprio solo un sogno....

martedì 21 febbraio 2012

SU' NUMERA!

Il sondaggio che appalesa l'idiozia politica del PD, prelevato
non a caso dal sito de l'Unità
Il titolo in riggitano si traduce letteralmente "sono numeri!" (si noti il neutro plurale in a, retaggio del latino), ma il significato corrisponde esattamente all'espressione "roba da matti!". Il gioco di parole si presta benissimo alla descrizione di alcune pagine di cronaca politica di questi giorni: l'accordo sulla riduzione dei parlamentari, le trattative sulla legge elettorale, le dimissioni del presidente tedesco e i sondaggi demoscopici sulle intenzioni di voto.
Roba da matti (cosi 'i pacci): "morto" (ammesso che non risorga) Berlusconi, il Terzo polo è in rotta verso la sua collocazione naturale, il centrodestra, e il PD cosa fa? anziché guardare a sinistra, dove si trova la maggior parte del 44,6% della gente che oggi non andrebbe a votare (nel 2008 erano la metà, ed erano a sinistra TUTTI), si mette a trattare coi nemici, occasionalmente compagni di governo, per una riforma elettorale che in qualche modo alzi la soglia di esclusione, e non trovando l'accordo su questo terreno lo sigla su un altro che mira allo stesso scopo: la riduzione del numero dei parlamentari. Il coro demagogico monocorde, infatti, si concentra sugli stipendi dei parlamentari e sul loro numero, proprio per incanalare la rabbia del popolo bue verso dove fa comodo ai padroni del vapore: se così non fosse, il governo Monti oggi si occuperebbe di nuove efficaci norme anticorruzione e pro-magistratura e amministrazione della giustizia, in grado potenzialmente di raddrizzare la baracca da sole, e di abrogazione della legge sui cosiddetti rimborsi elettorali ai partiti, non di cose senza impatto pratico sui conti come abolire l'articolo 18 e dare qualche centinaia di euro al mese in meno a 1000 persone, magari riducendole a 750. Cari co-sudditi, se riducessimo i parlamentari a uno il risparmio sarebbe lo stesso ininfluente, e la soglia di esclusione tenderebbe al 49,9%, tanto per andare al caso limite e capirci. La democrazia è in pericolo, per usare un eufemismo, e se proprio non si vuole ricorrere al sorteggio dei parlamentari urge comunque riappropriarsene prima che sia troppo tardi: l'unica legge elettorale che ha mai funzionato in Italia (il maggioritario a doppio turno usata per i Sindaci) è anche l'unica che può funzionare in teoria, lo so dai tempi dell'università (primi anni 80, il testo era di Sartori di fine anni 70), in un Paese frammentato ideologicamente e territorialmente che pertanto necessita del massimo possibile sia di rappresentatività che di governabilità. Ogni proporzionale (e basta avere una certa età per ricordarsi cosa può essere in Italia uno puro col voto di preferenza) favorisce la prima a scapito della seconda, a meno di soglie di esclusione antidemocratiche e premi di maggioranza scandalosi (e infatti il Porcellum tenta queste contromisure, con l'aggravante dell'indicazione centralizzata delle liste); ogni maggioritario a turno unico viceversa, a meno di quote proporzionali cervellotiche come quelle del Mattarellum (con l'aggravante che venivano usate per garantire il ripescaggio dei maggiorenti).
Sto dicendo ovvietà, cosucce che sono l'abc dell'ingegneria elettorale, le astine della scienza della politica: non è possibile che chi fa il politico di mestiere non le conosca. Dunque bisogna necessariamente postulare la malafede: non solo si disinteressano della marea crescente di diseredati che non votano più anche perché l'attuale legge elettorale e l'idiozia dei leader di sinistra rende il voto inutile al fine di andare in Parlamento, vogliono far si che anche altri pezzi della loro potenziale coalizione divengano extraparlamentari, lasciando in gara solo i due partiti maggiori e poco altro, in un brutto remake di quanto si vede negli Stati Uniti (dove infatti vota circa la metà degli aventi diritto), il che ci dice anche chi sia ancora a tirare le fila del PD nonostante abbia rimediato una serie di batoste da giustificare non il suo ritiro definitivo, ma l'emigrazione su Marte più che nella promessa e non mantenuta Africa.
E' pensando a gente come Uolly o a quella barzelletta dei commercialisti fino a ieri Ministro (campione del mondo della contraddizione che oggi pontifica in libreria di cose che non si è sognato di fare quando poteva), o ai mille corrotti facce di tolla che non solo non vanno in galera e non si dimettono, ma gli viene ripetutamente salvato il culetto santo dai colleghi, che viene l'invidia per un Paese dove ci si dimette da Presidente per cose di cui da noi ci si vanterebbe. Che tristezza...

giovedì 16 febbraio 2012

IL MOTIVO GIUSTO

No, non sto parlando di Sanremo, dove persino Chiara Civello è riuscita a portare il motivo sbagliato (la peggiore canzone della sua discografia, fin'ora) col vestito sbagliato (sembrava una mortadella, è una bella ragazza "florida" bastava uno specchio mica uno stilista). Sto concordando con Mentecritica sulla ragione per cui a volte anche quando si prendono decisioni giuste non basta.
Il governo Monti di decisioni giuste ne ha prese due, ultimamente: rinunciare alle Olimpiadi di Roma 2020 e rifar pagare l'ICI alla Chiesa cattolica su tutti gli immobili non esclusivamente destinati al culto. Sulla seconda c'è solo da aspettare le modalità di attuazione, registrando che (stante la rilevante componente baciapile nel governo) evidentemente anche dalle parti del Vaticano la vergogna per una così grossa e ingiusta elusione in tempi di crisi deve aver prevalso sul tornaconto immediato. Sulla prima invece c'è più da dire: la reazione iniziale di tutti gli onesti è stata di giubilo, ma a risentire con attenzione le dichiarazioni del premier qualcosa che non torna del tutto in effetti c'è. Va bene, infatti, sostenere che siccome c'è crisi non possiamo imbarcarci in spese del genere, ma non è sufficiente lasciare il vero motivo ad un paio di battute sull'imprevedibilità dei costi alla luce di esperienze precedenti, perché da un lato ciò non è sufficiente a invalidare l'argomento di chi sostiene invece che proprio perché c'è crisi si dovrebbero adottare politiche in grado di rilanciare l'economia, dall'altro le esperienze precedenti hanno dimostrato invece proprio l'esatta prevedibilità che i costi si moltiplicherebbero. La timidezza governativa è motivata da un lato dalla maggioranza politica su cui poggia, ma dall'altro anche dall'incapacità di prendere le decisioni logicamente conseguenti a una presa di posizione più netta: annullamento della TAV, abbandono definitivo del Ponte sullo Stretto e liquidazione della relativa SpA, utilizzo degli immensi fondi risparmiati per finanziare un piano energetico alternativo sia sul piano delle fonti che su quello dalla logica di distribuzione e un piano recupero edilizio ambientale e territoriale ad altissima ricaduta in termini di moltiplicatore keynesiano e di qualità della vita. Se il governo riuscirà a fare questo, dimostrerà infondate le voci riguardo la propria unica "ragione sociale": svolgere il mandato di lobby finanziarie che hanno come unico obiettivo di impoverirci perché questo è l'ultimo modo che gli è rimasto di continuare ad arricchirsi loro (a risorse del pianeta non infinite). Se non lo farà, il no alle olimpiadi rimarrà un caso isolato buono a fare propaganda di serietà a chi ci casca e poco altro.
Gli sprechi infiniti, tutti figli della corruzione e del malcostume italico, costituiscono infatti la vera causa della situazione cui siamo arrivati: non le pensioni o l'articolo 18, non gli stipendi dei parlamentari o le liberalizzazioni supposte insufficienti, nemmeno in fondo (che in qualche modo bisogna pur sopravvivere) gli impiegati pubblici o i piccoli evasori fiscali, ma tutta l'immensa mole di denaro finita senza pudore nelle tasche di corrotti e corruttori, mafiosi politici e sedicenti imprenditori, decennio dopo decennio, cui le cosiddette privatizzazioni per come sono state attuate hanno contribuito anzichenò come doveva essere in teoria (e lo stesso discorso vale per il federalismo).
Ecco un parzialissimo elenco
  • Mani bucate - il sito che parla dell'"orgia degli aiuti pubblici alle imprese private", continuando online l'opera del libro omonimo
  • Malpensa - la cattedrale nel deserto fortemente voluta da quelli che Roma ladrona;
  • Roma 2020 come Roma 2009 e Torino 2006 - lo scampato pericolo in uno studio precedente alla bocciatura
  • i soldi ai partiti e ai loro giornali - le cifre di una vergogna (qui in tabella) che gli italiani avevano cancellato per referendum, vero scandalo dei costi della politica, altro che i tanto cavalcati "stipendi"
  • Craxi e "l'Italia da bere" - ovvero il Capitano che ci ha portati fuori rotta, ovvero la colpa non è degli scogli
  • i notai, ovvero un esempio (di una serie lunghissima, in cronaca e no) di come questi alla fine promettono botte per tutti e poi le mantengono solo a chi non può difendersi
che dovrebbe cominciare con Italia 90, le varie Scip tremontiane, tutti i regali a monopolisti privati in cui si sono sustanziate le varie privatizzazioni (molte del centrosinistra), eccetera eccetera.
Senza tutto questo avremmo i conti migliori di quelli tedeschi e avremmo ancora le pensioni col retributivo e potremmo assumere nel pubblico impiego e anche magari perché no organizzare le olimpiadi. E non ci sarebbe bisogno di nessun Governissimo Tecnicissimo, che adesso se fosse davvero serio come dice dovrebbe per prima cosa abbandonare tutte le grandi opere tangentogene, poi riformare la legislazione sugli appalti, poi ridare mezzi economici e forza politica alla magistratura indipendente, poi abolire i rimborsi elettorali ai partiti, poi combattere l'evasione cominciando dalla parte giusta (le leggi sono le fondamenta, le piazzate la vernice sul tetto), poi, poi, poi, e solo alla fine (e solo se tutto il resto non fosse bastato) andare a erodere il già risicatissimo potere d'acquisto dei poveracci abbattendo del tutto la domanda interna come invece sta già facendo dall'inizio.
Così, a dire no alle improponibili (i monconi delle vele di Calatrava a Tor Vergata non hanno manco cominciato ad arrugginirsi) olimpiadi romane semo bboni tutti. Te vojo mò, Monticello mio: a paggina due dopo Roma ce sta 'a Val de Susa, che a sordi bbuttati nun stà messa maluccio...

martedì 14 febbraio 2012

PERDERE DOVUNQUE

"... dunque, vediamo un po'... C2!" - "porc... affondata la Portaerei! ma come cavolo fai!..."
Cosa pensereste di un vostro amico capace di perdere anche giocando da solo? Gli affidereste l'amministrazione del vostro condominio? Eppure, se si votasse oggi forse, e se si fosse votato a novembre sicuramente, il Partito Democratico sarebbe il maggior partito italiano ed avrebbe diritto a guidare il Governo. Certo, stiamo parlando di un quadro politico in cui tra la legge elettorale antidemocratica e il disgusto diffuso oramai anche chi raggiungesse il 50% dei consensi rappresenterebbe poco più del 30% dei cittadini, quindi chi sta sotto il 30 in realtà è uno su cinque o ancora meno. Ma resta il fatto che questo esempio lampante dell'abisso di ignoranza dell'abc della politica di troppi cosiddetti leader, che porta il nome di Partito Democratico, raccoglie ancora troppi consensi per stare tranquilli sulla salute mentale degli italiani. Ragazzi, questi del PD sono così idioti che, la stessa natura frankesteiniana del partito costringendoli a non avere altri strumenti di selezione delle candidature, quando ricorrono alle primarie, le perdono quasi sempre, e il fatto che i candidati vincenti vengano quasi sempre dalla loro sinistra (e quasi sempre poi vadano a vincere le competizioni elettorali relative, che i loro candidati avrebbero sicuramente perso) non li convince a cambiare strada: Genova viene dopo Milano, Napoli, la Puglia eccetera. Eccoli dunque a inciuciare col PdL, partito defunto ancora inconsapevole di esserlo, per una legge elettorale che magari tagli fuori tutti gli altri, si parla di soglie di sbarramento verso il 10% io non voglio nemmeno crederci, che se fosse varata almeno avrebbe il merito di denudare per sempre il Re: a votare non andrebbe più nemmeno la metà degli aventi diritto, anche perché viste le linee politiche dei contendenti, quasi sovrapponibili, non avrebbe francamente nemmeno più senso. E comunque il PD perderebbe anche lì, tanto che la sigla potrebbe essere l'acronimo di qualcos'altro, che suggerisco nel titolo.
Lo svuotamento della democrazia, d'altronde, non è soltanto un caso italiano: non credo sia tanto lontano dalla realtà chi assimila gli accadimenti greci degli ultimi tempi alla sciagurata catena di vigliaccherie che ci portò dritti dritti alla seconda guerra mondiale. I cugini d'oltreionio (una faccia una razza, mi ha detto un ristoratore greco prima ancora di sentire il mio cognome e spiegarmi il significato di Calabria) avranno anche le loro colpe, peraltro appunto molto simili alle nostre (e dalle conseguenze più gravi solo percentualmente, ché in valore assoluto sono invece di alcune grandezze inferiori), ma avevano eletto democraticamente un premier che a un certo punto si è ricordato di essere socialista figlio di socialista e ha indetto un referendum, la quintessenza della democrazia, prima che i veri padroni del vapore lo costringessero ad annullarlo e dimettersi, affidando a un loro pupo un governo che durasse il necessario per rendere il default di Atene esiziale solo per i greci (l'anno scorso, avrebbe rovinato molte banche soprattutto francesi e tedesche ma anche italiane). Ora pare che ad aprile si voti: cosa succede se, com'è probabile, vince uno schieramento di estrema sinistra o comunque di stampo antieuropeo? Colpo di stato militare, invasione mascherata da missione di pace, tranquilla trasformazione in paradiso fiscale o netta mediorentalizzazione? Come hai detto, a giudicare dal gesto atletico del poliziotto nella foto e ricordando i colonnelli, colpo di stato? la accendiamo?
In tutto questo, il Perdente Democratico resta (quasi interamente) appiattito sulle posizioni monetariste dominanti, sotto la guida esperta del Migliorista Presidente, quello che ha precipitato l'Italia nella crisi attuale per aver regalato a Berlusconi un anno in più di governo rispetto alla sua fine politica, ed oggi si permette persino le ramanzine ai greci. Questo figuro, che quando era (ahi!) comunista se la filava coi craxiani, approfitta del suo aplomb savoiardo per infinocchiare i sudditi e comandare i sondaggi di popolarità, ma fino a quando? Quanto ci separa ancora da una deriva greca? Stante che nulla ormai può far sperare che il PD rinsavisca e si decida a mandare a casa tutta la classe dirigente e adottare una linea capace di riconquistare alla politica i milioni di cittadini oramai tagliati fuori dal monopensiero, e stante che l'unica peculiarità dell'Italia rispetto alla Grecia risiede nella persistente forza e radicamento territoriale della criminalità organizzata, non c'è nessuna probabilità che si arrivi pacificamente e autonomamente nel nostro Paese a che una politica monetaria di stampo neokeynesiano si affermi e pesi, sia in ottica europea che in ottica nazionale: quest'ultima in quanto siamo troppo grossi perché l'UE ce lo consenta e inoltre se anche succedesse (e se anche in teoria convenisse) si tradurrebbe nella definitiva consegna dell'Italia nelle mani dei corrotti e dei mafiosi, la prima perché necessiterebbe appunto che a guidare uno schieramento di centrosinistra non ci fosse una cricca di imbecilli attaccati alle poltrone, ma gente capace di fiutare da dove arriva il vento e di fare pesare il peso di questa nazione nella storia e nella cronaca europea.
E allora ecco che l'unica speranza di evitare lo scenario ellenico risiede, come troppo spesso nella storia italica, oltreconfine. A votare si andrà presto anche in Francia e in Germania, e se i tedeschi potrebbero ancora non avere percezione dello sfacelo cui anch'essi sono condannati dalle sciagurate (anche se adesso gli può sembrare il contrario) scelte dei loro leader, i francesi cominciano ad accorgersene, ragion per cui forse le prossime presidenziali le vincerà un socialista. Per carità, non è la rivoluzione proletaria, ma qui stiamo ragionando di cose realmente possibili, e questo ne ha in testa un paio che davvero potrebbero cambiare il corso dell'Europa, ammesso che davvero vinca e che davvero le attui. Chissà se i geni del PD saranno capaci in tal caso almeno di andargli a rimorchio....
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Per i secchioni, ecco alcuni approfondimenti in tema UE:
  • Sylos Labini, ovvero come e perché è proprio la Germania il problema dell'Europa;
  • Cabras, ovvero come e perché cambiare l'Europa è possibile e auspicabile;
  • Salvati, ovvero il tema "Euro moneta sovrana" arriva finalmente anche sul mainstream (fino a poco prima il massimo auspicabile era Diliberto su Il fatto);
  • Giacché, ovvero il punto di vista marxiano, come tale anche estremamente analitico e suffragato da dati.

domenica 12 febbraio 2012

...CONTINUAVANO A CHIAMARLO...

Gli antichi greci, che erano molto saggi, si resero conto che l'amore non era un concetto univoco, ma comprendeva tre grandi dimensioni. Una è eros, la dimensione del desiderio. Grazie a lei siamo qui, perchè il desiderio fa si che i corpi si uniscano e, mossi dall'egoistica ricerca del piacere, diano origine alla vita. La seconda dimensione è Filia, l'amicizia basata sulla complicità. Chi ama non si aspetta di ricevere molto, perchè quello che desidera è condividere. Nell'amicizia diamo e riceviamo le cose migliori della vita. Infine, c'è la forma di amore più elevata. Agape, l'amore puro. Questo nasce dal fatto di dare tutto senza aspettarsi niente in cambio: l'amore come dedizione, come pazienza e come perdono... E' l'amore della compassione e della pace, l'amore che tutto unisce. A differenza di Eros, Agape non è l'amore della materia, ma dello spirito.
Non ho virgolettato per prendermene per un attimo i meriti, ma il brano sopra non è mio. E' tratto da un libro di Rovira e Miralles, giornalisti scientifici spagnoli scopertisi giallisti, dal titolo "L'ultima risposta di Einstein". Il libro non è nuovissimo, si trova gratis da scaricare in Rete e già scontatissimo nei centri commerciali, ed è infatti lì che l'ho preso su nel carrello della spesa, non sapendo ancora perchè. Ma quando un libro si fa acquistare da te, una ragione c'è sempre. Si tratta di un thriller che ruota attorno ad un ultima misteriosa versione della celebre formula di Einstein giocando sul fatto che il grande scienziato non lasciò praticamente nulla del suo lavoro da una certa età in poi, forse per il trauma ricavato dall'uso pratico della sua scoperta (da lui stesso all'inizio sollecitato in funzione neonazista). Ma ho capito perchè l'ho comprato quando ho letto quelle parole, messe in bocca dagli autori alla ormai vecchia nipote del fisico.
Tra le altre cose, oltre a lavorarci dentro per suscitare in ciascuno quello che ciascuno ha bisogno di trovarci, cosa che vale per tutta la grande letteratura, questa tripartizione ci suggerisce qualcos'altro, assieme di più superficiale e profondo. Rileggetela bene, specie voi cattolici: cosa vi ricorda? Si dice che i Vangeli ufficiali siano giunti a noi tramite la traduzione greca, ma forse ha davvero ragione chi attribuisce all'ellenismo un ruolo ben più importante nella genesi del cristianesimo...

lunedì 6 febbraio 2012

BOHEMIENNE

Il Boemo dagli occhi di ghiaccio - la sigaretta è fuori campo, ma state certi che c'è
Cosa c'entrano Alemanno, Scorsese, Federer, Zeman, Monti e mio padre? Detta così parrebbe niente, ma ora vengo e mi spiego.
Ha nevicato a Roma, lo aveva fatto pure due anni fa, un po' meno, poi 25 e prima ancora 56 anni fa, sembra quasi si possa desumere una frequenza significativamente maggiore ma non è questo che interessa. Bensì che bastano pochi centimetri di neve per paralizzare una capitale europea, ennesima prova di dilettantismo di uno che se è sindaco può ringraziare soltanto l'idiozia di una controparte politica che gli ha fatto correre contro il re degli sputtanati, prima che questi li mollasse per rifarsi un suo partitino utile come quello che aveva prima di confluire nel PD solo a raccogliere rimborsi elettorali da lasciar trafugare al tesoriere. A Istanbul, giuro, una nevicata del genere la gestiscono alla grande, e stiamo parlando di un posto che sta in Turchia ed è grande 4 volte Roma, non di Stoccolma. Passare dal fermare solo la didattica tenendo aperte le scuole al chiudere pure i musei non è da tutti, ma c'è chi ha fatto di peggio.
Quando c'erano le Ferrovie dello Stato l'unica cosa che certamente (mio padre, macchinista poi capodeposito, ferroviere dai 18 anni alla pensione senza monotonia, ne era orgoglioso) non si sarebbe mai fermato in caso di maltempo erano i treni. Sarà anche stato un carrozzone, ma a bordo c'era chi interveniva a risolvere uno scambio gelato in tempo reale, e nessun treno andava così veloce da dovere in caso di neve essere fermato o rallentato tanto da sballare l'intero piano convogli nazionale. La TAV è utile solo a creare margine per tangenti colossali, datemi i pieni poteri e do l'ergastolo a chiunque ci abbia guadagnato qualcosa, annullo tutto il piano e dirotto gli investimenti per ricostruire la rete dei trasporti locali, piccole stazioni e personale di tutte le mansioni compreso: avanzano tanti soldi da poterci finanziare un piano nazionale di recupero del territorio. In cambio chiederei solo una cosa: di poter usare la stessa legge speciale per riservare lo stesso trattamento a quelli della metro C, Veltroni in testa.
Intanto che i gonzi si distraggono con la storia degli stipendi dei parlamentari, che io invece raddoppierei se in cambio ci fosse la certezza che chi ruba un centesimo non esce più di galera, la Casta tutta, cioè la classe cosiddetta dirigente di questo paese, continua a spolpare il prosciutto vero: finanziamenti pubblici, tangenti, incarichi, prebende, eccetera. Tolto di mezzo il più volgare cabarettista degli ultimi 150 anni, i professori tagliano tutto, perfino roba desueta e marginale come l'articolo 18 (quello che conta è il principio), tranne quello che interessa alla vera Casta, di cui la parte peggiore (si, peggio ancora dei politici) è la manica di finti imprenditori e vere sanguisughe che da sempre caratterizza il nostro pseudo-capitalismo. Poi si permettono pure di piagnucolarci sopra, o peggio di sfottere, come il figlio di papà che fa la morale ai 28enni che ancora non si sono laureati, o il premier che, non si sa se per caduta di attenzione o per perfidia, se ne esce con quanto è monotono il posto fisso - per carità chi non è d'accordo, ma un conto è dirlo avendo moneta sovrana e piena occupazione, un altro è quando la disoccupazione è alle stelle: uno prima di cambiarla una cosa ce la deve avere, o no? In altri termini, carogne che non siete altro: PRIMA create le condizioni perché uno che resti senza lavoro e abbia buona volontà ne trovi un altro nel giro di un mese, POI permettetevi l'elogio della mobilità. La realtà purtroppo è invece che il tessuto produttivo italiano è al tappeto, e a nulla serviranno anche provvedimenti di flessibilizzazione così drastici da portarci a livello cinese, semplicemente perché a fare i cinesi sono più bravi i cinesi. L'Europa aveva un'altra idea complessiva di società, forse siamo ancora a tempo per tornarci, ma ciò passa per un capovolgimento di logiche economistiche purtroppo ancora troppo condivise anche a sinistra. Non lo ritenete probabile? allora siamo fritti.
Chiusi i musei, non restava che un cinemino, una volta vista Romaquant'èbellaconlaneve. Hugo Cabret di Scorsese alla fine decolla, la storia che evidentemente è presa da un buon libro c'è, e la mano del maestro pure, ma all'inizio stenta, e solo a pensarci bene si capisce perché: lo stramaledetto 3D non solo non è funzionale alla narrazione, ma la danneggia per vari motivi. Intanto, siccome è di moda e lo devi girare, poi ti devi sforzare per aggiungere scene che lo giustifichino, e se nella trama non ci sono astronavi che combattono è difficile: ecco che la sceneggiatura è appesantita da scene altrimenti tranquillamente evitabili messe specialmente all'inizio perché il pubblico ha appena inforcato gli occhialini e pagato 3 euro in più. Poi, c'è la visione stereoscopica artificiale che fa a cazzotti con quella naturale: nel mondo reale, i tuoi occhi si spostano migliaia di volte al minuto e anche così la tua mente realizza la profondità dello scenario, spostando il fuoco di continuo senza che mai tu ti renda conto che in ogni istante ci sono anche cose fuori fuoco; nel 3D questo effetto per quanto sofisticato lo crea la tecnologia, ma quando sposta il fuoco ad esempio tra due persone che parlano a due distanze diverse da te per quanto tu ti sforzi di impedire il naturale andirivieni degli occhi vedi sempre qualcosa di sfocato accanto a qualcosa che è a fuoco, e mentre le due cose si alternano. I fanatici delle novità tacciano di retrogradismo chi osa uscire dal coro, come se davvero fossimo dalle parti di chi rimpiangeva il cinema muto quando arrivò il sonoro o la tv bianco e nero quando arrivo quella a colori; questi esempi calzeranno quando avremo una sala cinematografica simile al ponte ologrammi di Star Trek, per ora col 3D non siamo che dalle parti della Tyrrell a 6 ruote, e gli ho fatto un complimento.
Non tutto il progresso tecnologico è infatti di per se positivo, come dovette ammettere persino Einstein che passò dal consigliare al presidente degli Stati Uniti la fabbricazione della bomba atomica prima che ci riuscisse il nemico all'impedirsi di divulgare se non addirittura di studiare altre cose nel timore che si rivelassero altrettanto pericolose. Faccio un esempio sportivo, che coinvolge persino in parte le stesse ditte così togliamo di mezzo le accuse di anticapitalismo nostalgico: nello sci la federazione internazionale ogni tot dirama parametri nuovi per gli attrezzi nel tentativo (alle volte riuscito, alle volte meno, ma continuo) di impedire che questi ultimi snaturino il contenuto tecnico delle gare. Senza questa funzione, oggi avremmo sci che curvano da soli e ti tengono in piedi comunque, cosicché la selezione tra gli sciatori avverrebbe esclusivamente secondo criteri fisici, come forza e aerodinamica. Nel tennis, è esattamente questo, che è successo: forse due o tre dei giocatori tra i primi cento oltre Federer praticherebbero questo sport con le racchette di 30 anni fa. Non regolamentare adeguatamente questo aspetto, ha snaturato la selezione darwiniana tra i giocatori: oggi se non hai il fisico di un corazziere e la resistenza di un maratoneta è meglio che smetti di fare sacrifici, non sarai mai un top-player a meno di non avere un talento soprannaturale come lo svizzero, e anche in quel caso faticando. Persino nel nuoto si sono accorti che impedire i supercostumi non manda fallito chi li produce, anzi le regole stimolano la ricerca, invece nel tennis ci tocca vedere i primi due del mondo dare prova per quasi sei ore di una forza fisica oltre la soglia del sospetto chimico e nello stesso tempo di un'insipienza tattica imbarazzante (e certo, magari indotta dalla consapevolezza che nessuna variante avrebbe impedito il recupero dell'avversario, e viceversa). Si sarà capito che io, al mio infimo livello, gioco d'attacco, ma non è questo il punto, si può essere creativi ed omaggiare lo spirito del gioco anche giocando di difesa: batto sempre le mani a chi mi fa un bel passante. Il punto è che a livello amatoriale se uno vince le partite solo rimettendola di là fino a sfiancarti, o picchiando tutto senza intelligenza fino a sfinirti, è un problema suo, dato che non lo pagano, se riesce a divertirsi così. Ma a livello professionistico se ha un senso l'esistenza delle federazioni è che esse si facciano carico della salvaguardia dello spirito di uno sport, come ben ha fatto talvolta il basket, e malissimo fanno il ciclismo e soprattutto il calcio, che è ancora peggio del tennis nel deselezionare i talentuosi fin da piccoli (oggi un Rivera o un Socrates - che persona, questa che ci ha lasciato recentemente! - li manderebbero via dai pulcini).
A proposito, voglio salutare il ritorno agli onori della cronaca sportiva di uno che si è distinto sempre in questa dimensione, a costo di farsi mettere fuori gioco per troppa sincerità: Zdenek Zeman. Il suo Pescara guida la serie B, ma agli occhi di chi ama lo sport la sua filosofia ha vinto anche quando i risultati non seguissero nemmeno stavolta. Ecco che allora posso usare il boemo per mettere il cappello su una serie apparentemente scollegata di considerazioni: è l'etica, il criterio, niente è buono di per se, né giocare a zona o a uomo, in attacco o in difesa, ma non dimenticarsi mai lo spirito del gioco che stai giocando, perché se no allora che cavolo lo giochi a fare:
  • se fai il sindaco, specie con questa ottima legge elettorale, poco importa che tu possa o meno tentare di scaricare le tue colpe sulla Protezione civile (che quando era guidata dagli amici tuoi e ci si doveva arricchire coi mondiali di nuoto andava benissimo) o sulle amministrazioni precedenti (che poi hanno le loro colpe, non va dimenticato, ma di nuovo per le cose che ti convengono hai preso l'assist), hai toppato, è la terza o quarta volta se ci mettiamo le pioggie e la sicurezza, e checcavolo: dimettiti, salvando un minimo la faccia che può venirti buono in futuro che ancora sei giovane...;
  • se fai il premier, e sei li solo perché il tuo predecessore era totalmente inadeguato e tu hai sponsor piuttosto in alto, evita almeno a te stesso e ai tuoi uscite infelici che ne abbiamo le scatole piene, tanto lo sappiamo che tu servi "per l'emergenza" e poi sarà qualcun'altro a tentare di finirci se prima non troveremo il modo di organizzarci e cercarci qualcuno con un piano alternativo a quello scientifico di impoverimento generale in atto;
  • se fai cinema, specie se sei un regista ricco e famoso, ricorri a una novità tecnologica solo quando è consolidatamente innovativa e/o aggiunge davvero qualcosa a quello che hai da dire, altrimenti rischi che addirittura lo tolga - e se sei l'industria cinematografica, se tenti di sopperire con vuoti espedienti formali alla mancanza di idee, anche quando fai bei soldoni in realtà ti stai giocando la tua stessa sopravvivenza;
  • se un servizio è pubblico per natura, come quello ferroviario in un paese montagnoso come il nostro, dove sarebbe impossibile costruire linee diritte a costi accettabili anche se non ci fossero la mafia e le mazzette, e dove è stato inventato e ha retto per secoli il modo migliore di vivere felici - in borghi e cittadine che tutte devono essere raggiunte caschi il mondo da una ferrovia funzionante, privatizzarlo è metterlo in mano a irresponsabili profittatori - diversamente da quanto accade quando la cosa per natura invece crea un mercato concorrenziale;
  • se fai il tennista, specialmente se è per divertimento, cerca di divertirti quando giochi, e se gestisci una federazione sportiva, ricorda che se non fai di tutto per preservare lo spirito dello sport che gestisci ti stai tagliando piano piano il terreno sotto i piedi, e se è vero che tu puoi sempre salvarti il culo andando da un'altra parte è anche vero che da quell'altra parte c'è un altro cretino come te e quindi di terreno presto non ce ne sarà per nessuno.
Insomma, ce ne fossero di Zeman in tutti i campi, sarebbe un altro mondo. Con un diverso rapporto tra forma e sostanza.

giovedì 2 febbraio 2012

SORRISI ED AZIONI

Di Operation Smile Italia abbiamo già parlato in questo blog, con una lunga intervista al chirurgo maxillo-facciale Domenico Scopelliti, che della fondazione è presidente del collegio dei consiglieri scientifici. Il consiglio è di rileggerla, ai pigri ricordo in breve che questa meritoria Onlus è "costituita da volontari medici, infermieri e operatori sanitari che realizzano missioni umanitarie in oltre 60 Paesi del Mondo, per correggere con interventi di chirurgia plastica ricostruttiva gravi malformazioni facciali come il labbro leporino e la palatoschisi, esiti di ustioni e traumi" (dal sito ufficiale), con l'obiettivo ulteriore di creare strutture sanitarie, migliorare le infrastrutture esistenti, donare attrezzature e formare il personale medico locale di modo che l'azione si esplichi a prescindere dalle singole missioni.
Se ne riparlo adesso, è perché il 4 febbraio, grazie a un protocollo d'intesa con la casa di cura Sanatrix, parte un progetto a Roma denominato "Sorrisi in Italia", per il trattamento chirurgico gratuito di bambini, italiani e non, residenti in Italia, varato a seguito di varie richieste da parte di alcune famiglie che negli ultimi tempi, visti i lunghi tempi di attesa per gli interventi in strutture pubbliche, hanno sollecitato un aiuto alla Fondazione per i loro piccoli. Che sono stati già sottoposti a screening e, sempre gratuitamente, saranno operati nel corso del progetto che durerà fino al 10 febbraio. Ma, come ricorda anche il lancio Adnkronos,  l'accordo con Sanatrix è per un anno, nel corso del quale il personale volontario presterà la propria opera ogni mese per un weekend. In attesa che anche a Roma si apra una struttura stabile come la Smile House attiva a Milano dall'anno scorso.

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