venerdì 24 febbraio 2012

FIAT DUX

"ah, che bello con la testa!"
Ho già parlato anche troppo di Fiat, in passato, tanto da prendere una delle peggiori cantonate della mia "carriera" di blogger quando anche io credetti per un attimo nella capacità imprenditoriale dell'uomo col nome da remagio e il maglioncino di serie. Il motivo per cui ci torno è l'intervistone che il corrierone ha fatto al topmanager in questione, riportato da tutti i telegiornali del regno quindi da cercarsi e leggere necessariamente fino in fondo: è in coda, infatti, che come sempre c'è il veleno, l'annuncio neanche troppo velato che delle cinque strutture industriali del gruppo rimaste attive in Italia presto ne dovrebbero chiudere due. Il condizionale è subordinato alla fantasiosa (finché c'è l'Euro, e se cade l'Euro pure dato il numero e l'ampiezza delle variabili che impazzirebbero) ipotesi di cominciare ad esportare in USA auto prodotte in Italia, quindi chi sa leggere lo ha già rimpiazzato con un futuro: chiuderanno.
In che cosa consista l'abilità manageriale in tempi di finanziarizzazione dell'economia è mistero per noi poveri stronzi che ancora crediamo che se uno gestisce una fabbrica di automobili è bravo se fabbrica buone automobili e poi le vende, invece il Marchionne ha preso una Fiat sull'orlo del fallimento e di magheggio in magheggio, acquisizione Chrisler effettuata (come peraltro le delocalizzazioni in Serbia e altri Paesi emergenti) solo grazie a massicce iniezioni di denaro pubblico, ne salva i conti vendendo sempre meno macchine. I nuovi modelli? "rimandati a tempi migliori", intanto si fa il trucco alla Panda, si toglie quello alla Punto rifacendola uguale a quella bella di due modelli fa, si infanga il nome della bellissima Delta affibbiandolo a uno sgorbio (peraltro più caro di una Golf, perché uno allora non dovrebbe comprarsi una Golf?), si tenta di tenere a galla l'Alfa grazie alla musa di Tarantino, si rovina l'operazione 500 mantenendo l'utilitaria al di sopra delle tasche dei più, e si prende qualche macchinone gli si stacca la targhetta Chrisler e gli si attacca quella Fiat o Lancia spacciandolo per nuovo modello. Niente innovazione, nessuna microcar elettrica nel Paese che ha inventato lo scooter e la macchinetta per tutti, nessuna alzata di ingegno laddove in passato si è fatta della genialità un marchio di fabbrica. Degli anni 50 si resuscita solo il clima di persecuzione antisindacale, ed ecco che si esce dal contratto nazionale metalmeccanici e da Confindustria, e si tenta di inseguire i cinesi nell'organizzazione del lavoro in fabbrica a basso costo, dove sono imbattibili, sapendo che lo sono e che la battaglia è persa, solo per guadagnare tempo e chiudere baracca e burattini un po' per volta anziché tutto assieme, perché in quest'ultimo caso salterebbe il proprio culo d'oro mentre nel primo no.
E si, perché il caro Marchionne in tutto questo riesce a tirare su una barca di soldi, come se davvero fosse bravo, non si sa nemmeno esattamente quanti: lo stipendio è di quasi 5 milioni l'anno, ma tra una menata e l'altra forse sono 38, forse addirittura cento o comunque migliaia di volte lo stipendio di un suo operaio, roba da far sembrare dei poveracci i manager pubblici messi alla berlina dall'operazione trasparenza inscenata in questi giorni dal Governo chissà per distrarci da cos'altro, quando i padri del liberalismo in epoca presindacale reputavano in 20 a 1 il rapporto massimo possibile per un funzionamento corretto del capitalismo. Così, cosa volete che gliene freghi a un manager se tutto va a puttane domani? Con lo stipendio di un solo anno, figurarsi se resiste 4 o 5, ci campa da nababbo lui e tutta la sua settima generazione, cosa volete gli freghi se la sua impresa si salva o fallisce, se i suoi operai vivono o crepano?
E allora ho fatto un sogno, a occhi aperti ma sempre un sogno: una cosa di cui non si è responsabili. Un pilota di formula Uno pure guadagna un fottio di soldi, ma cavolo ad ogni curva rischia di incontrare i propri avi sul muretto di fronte, un mafioso pure, ma porca miseria (così parlò Bellavista) quanti ce n'è che arrivano a una tranquilla vecchiaia? allora perché non immaginare una legge speciale per tutte le attività remunerate oltre diciamo trenta volte uno stipendio normale (tutte: manager privati e pubblici, politici, calciatori, eccetera), con una tabella allegata che faccia corrispondere ad ogni livello retributivo una pena corporale proporzionata da comminare, in caso di fallimento della missione, in diretta televisiva? Sei un calciatore da un milione di euro d'ingaggio e la tua squadra non vince lo scudetto? corona di spine e 47 frustate! retrocede? evirazione! fai politica e, nonostante quanto guadagni, rubi? gogna, vera, nudo/a nel cortile dell'Ucciardone e sei ore d'aria per i poveri detenuti allupati! sei un manager dell'auto da cinque milioni e non ne vendi più una manco se te la compri da solo? decapitazione! vogliamo scommettere che sarebbe, oltre che il reality definitivo, quello dagli ascolti insuperabili, anche la fine di un sistema così iniquo, perché non si troverebbe più nessuno disposto ad accettare paghe così alte? Magari, poi, a dirigere la Fiat ci andrebbe un Valletta, uno che guadagna si molto di più dei suoi operai, ma non troppo, e soprattutto ci capisce di macchine. Eh si, è proprio solo un sogno....

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