martedì 29 settembre 2015

LA BRM DEL POPOLO HA UN PSS NELLA MMM

Beh, la hit è tale che bisogna proprio riascoltarla
Nell'era di Internet tutti possono sapere, e quindi tutti i giornalisti che hanno voluto hanno potuto aggiungerlo come cappello storico ai commenti di attualità, che la Volkswagen nasce per una scommessa (persa per sopraggiunta guerra) dell'ingegner Porsche a Hitler: riuscire a produrre un'auto robusta e comoda per tutta la famiglia a un prezzo accessibile agli stessi operai. Ma io questa storia la conoscevo fin da bambino perchè me la raccontava mio padre, a commento del fatto che suo cognato, mio zio, passava da un Maggiolino usato all'altro, perchè all'epoca di fuoristrada c'era solo la Fiat Campagnola, praticamente un camion, e di auto da città capaci di affrontare le pietraie dei torrenti, che nel reggino sono l'unica strada che risale alle poche campagne coltivabili, non ce n'erano altre.
Così, dopo che dovetti seppellire - per via di un incontro un po' troppo ravvicinato con un'Alfetta corazzata (che non era delle forze dell'ordine, fate due più due e saprete perchè l'assicurazione gliela feci io anche se avevo ragione....) - la mia prima macchina, una Fiat 500L blu che nessun'altra auto mai sarebbe riuscita a superare nel mio cuore di amante della guida, fu quasi ovvio per me investire il mio modestissimo budget di poche carte da centomilalire nell'unico ferro affidabile che ci si poteva comprare: un Maggiolone bianco panna. Era un 1300 (motore più grosso e potente di quello del Maggiolino, ecco perchè cambiava il suffisso), consumava come una Ferrari ma alla velocità massima di un tir, che però compensava con una coppia ai bassi regimi tale da far sospettare avesse potuto tirarne il rimorchio. E aveva una semplicità e robustezza meccanica da far pensare (come per il "cinquino" peraltro, con cui inoltre condivideva anche l'impostazione tecnica di massima: "tutto dietro" e raffreddamento ad aria) potesse durare una vita, senza incidenti (appunto: defunse contro una delle poche auto più robuste di lui, una Volvo 244).
Ho poi avuto altre due VW, una Polo seconda serie e una Golf quinta serie, entrambe a gasolio, ma la sensazione di qualità, pur ancora maggiore che nelle altre auto, è andata calando, e pur avendo superato con entrambe i 250mila chilometri la mia certezza di aver fatto un affare a comprarle è andata decrescendo, tenuto conto del costo iniziale, dei costi di manutenzione ordinaria e straordinaria, e dei guasti occorsi.
I fatti in cronaca (sintetizzo: auto patentate a certe soglie di basso inquinamento grazie a un dispositivo elettronico che interveniva a ridurlo riconoscendo quando venivano sottoposte ai test), seppure i miei modelli fossero precedenti a quelli incriminati, mi hanno fatto rammentare di aver avuto in realtà qualche perplessità subliminale, quando passavano senza problemi i test del bollino blu e della revisione pur avendo io notato in qualche condizione una fumosità diciamo così non inesistente. Magari mo' sono suggestionato e mi immagino tutto, ma è esattamente questo, che succede quando si perde la fiducia in qualcosa...
Ora, magari ha ragione chi coltiva sospetti sullo strano tempismo dell'esplosione dello scandalo proprio in occasione del sorpasso della casa di Volfburg ai danni di Toyota in testa alla classifica di produzione mondiale, ma resta il fatto che gli interessi in ballo sono talmente grossi che i vertici della casa tedesca se anche avessero avuto una sola speranza di cavarsela invocando il complotto ci si sarebbero infilati a capo fitto, mentre invece il fatto che abbiano subito ammesso il tutto significa solo una cosa: gli impicci ci sono stati, e belli grossi.
Altro discorsi sono: chi ci guadagna dalla faccenda (e perchè e percome), e quanti degli altri costruttori ne hanno fatti di simili o meno simili (o semmai se se ne salva qualcuno). Dal combinato disposto di questi interrogativi, si possono trarre un paio di deduzioni interessanti:
  1. gli americani non si arrendono tanto facilmente: vogliono il TTIP (una vera arma letale delle multinazionali contro gli Stati) e tenteranno di spazzare via con ogni mezzo chi in qualche modo vi si oppone;
  2. la teoria secondo cui è l'animo profondo di un popolo a deciderne il grado di onestà deve registrare una sconfitta almeno parziale nei confronti della teoria opposta, secondo cui il grado di onestà è invece determinato in ogni campo dalla sussistenza o meno in quel campo di regole scritte (sanzioni efficaci comprese) in modo da favorirne il rispetto effettivo.
Ma soprattutto, tutta la vicenda pare confermare, per vie nemmeno troppo traverse, la crisi del modello di sviluppo occidentale, basato tra l'altro sulla totalmente libera mobilità personale garantita in teoria solo dall'automobile. Che, se vorrà salvarsi, dovrà necessariamente puntare su propulsioni alternative (chi se lo ricorda Grillo vent'anni fa sul palco a farsi i suffumigi con lo scarico di un'auto a idrogeno?), e nelle problematiche situazioni urbane cedere il passo al car sharing e a un trasporto pubblico ripensato. Certo, che se pensi a questo mentre stai sulla Metro a Roma, la depressione è assicurata...
Forse, ancora una volta, la visione profetica è stata di un'artista: il poeta bolognese Roberto Roversi nel 1975 scrisse questa poesia, poi rimaneggiata e al tempo stesso esaltata con l'interpretazione da Lucio Dalla:



venerdì 25 settembre 2015

LUNGA VITA, LATIN JAZZ NIGHT!

La locandina dell'evento su Facebook...
Oggi andiamo a ballare. Dico noi tutti. Inizia oggi la dodicesima stagione di The Latin Jazz Night, ancora state a casa? andiamo che è ora! davvero!
Va beh, finisco di scrivere ste due righe, prima.
Dicembre 2003, come scrivevo qui in balloperdiletto inizio per caso a ballare salsa, maestro un ragazzo serio ed esaltato che con me riuscirà in un miracolo. Pochi mesi dopo, fine settembre 2004, il tipo, scontento della qualità della musica che trova in giro nelle serate danzanti, con la complicità della sua compagna d'allora e di un suo amico dj, inizia a organizzarsi le serate da sè, ma non solo: come prevedendole lunga vita, "battezza" la sua creatura.
Non è una serata qualunque, The Latin Jazz Night: il livello qualitativo della musica è tra i più elevati in circolazione, di certo a Roma probabilmente in Italia e non dico altro per non avere elementi. Col tempo, è passata da locali che sembravano soggiorni, ma sempre manco a dirlo molto eleganti, a sale più grandi, fino a occupare da anni in pianta stabile una delle sale del Palacavicchi. Certo, concedendo qualcosa in termini di "morbidezza" delle scelte musicali, specie nella prima parte della serata, ma mai rinunciando alla Qualità. Così, c'è posto per tutti: principianti, romanticoni, comitive festeggianti, e anche puristi del latin jazz spinto cui basta attendere una certa ora...
Maestro di cerimonia, di diritto, è Marcello Pedone, in consolle dj Pio 4te (stasera in ricca compagnia, c'è il festone): non so perchè ma io me li immagino ancora li, anziani, tra qualche decennio, magari in un posticino tutto loro, a coccolarsi con gli occhi la loro serata ormai assurta a storica, e siccome dodici anni fa me li immaginavo uomini fatti a gestire la loro creatura cresciuta e maturata come poi è stato, posso dirlo sicuro che la cosa venga interpretata per quello che è: un augurio, uno di quelli fondati sui fatti però.
Auguri, ho finito, arriviamo!

venerdì 18 settembre 2015

SOCIALISMO O BARBARIE

Com'era? "non c'è PD contro le destre ma umani contro le bestie"? ma vaffancubo!
L'8 settembre scorso è stato il 49mo anniversario della prima messa in onda di Star Trek, e il 72mo del proclama con cui Badoglio rese noto che l'Italia qualche giorno prima aveva "cambiato campo" (vero e proprio manifesto dell'italicità, non c'è che dire). La coincidenza rende possibile il corto circuito logico che porta all'adozione del titolo di questo post.
I Borg, infatti, sono una razza aliena modellata dagli sceneggiatori sulla società delle api, con una regina pensante e tante operaie, individui "assimilati" alla collettività grazie alla tecnologia, senza poter opporre resistenza ("ogni resistenza è inutile" è il loro motto) prima ed avere più coscienza della propria individualità poi. E "resistenza" fu detto quel movimento popolare, peraltro fortemente minoritario checché se ne dica, che "riscattò l'onore" della Patria aprendo un fronte di guerriglia dentro a quella parte della stessa rimasta a lungo sotto il controllo degli ex alleati ora invasori.
Due accezioni diverse del concetto di "resistenza inutile", dunque, se pensiamo:
  • a che fine ha fatto quell'onore, assieme a tutte le conquiste popolari in termini di diritti civili ed economici che comportò quella scelta di campo, e
  • a per mano di chi oggi dominando questa Europa stiamo restituendone i frutti.
Mi fermo.
Voglio per una volta tentare di non assecondare l'autocompiacimento nello scrivere difficile, che fa si che il target di per se ristretto di un qualunque tentativo di approfondimento razionale diventa per questo blog ristrettissimo. E tornare ai concetti espressi di recente sull'immigrazione per tentare, grazie anche alle aggiunte odierne, di "metterli in piano": forse per temi del genere è più importante far capire bene da che parte si sta, che argomentare sottilmente...
Certo, quando un Presidente del Consiglio (mai eletto da nessuno, è bene ricordarlo) si permette abusi di retorica come quello in didascalia, la tentazione di rigettargliela in faccia dichiarandosi provocatoriamente "bestia" come fa Salvini è forte. Ma è molto facile finire arruolati immediatamente tra le fila dei razzisti, se solo si osa aggiungere un "si, ma..." all'accoglienza dei migranti, in un mondo in cui il semplicemente razionale (per tutti, innanzitutto per loro) "aiutamoli a casa loro" è uno slogan irrimediabilmente di destra (ma allora è vero che il Dalai Lama è nazista!...).
L'unica soluzione, peraltro difficile da praticare, è trovare un enunciato semplice da ricordare, e poi per chi la vuole una spiegazione costituita con categorie marxiane, tanto per chiarire.
Voglio un mondo dove la circolazione degli esseri umani:
  1. sia libera, al punto che nessuno debba mai più accettare di sottoporsi a pericolo di vita per forzare un qualsivoglia limite; ma
  2. non sia necessaria alla sopravvivenza, di modo che un limite ragionevole lo trovi da se la volontà delle persone e i vari parametri di attrattiva dei luoghi (tra cui il fatto di esserci nati e quindi esserci legati, o d'altro canto la capacità di offrire lavoro e condizioni di vita migliori.)
Quindi, premesso che il primo soccorso deve essere garantito a chiunque e comunque, voglio:
  • che vengano estirpate le ragioni per cui anche un solo essere umano metta in pericolo la propria vita per emigrare;
  • che venga calcolato nel quadro di una riforma sistemica globale se c'è bisogno di un flusso migratorio e di che direzione e portata; e
  • che una volta calcolato tale flusso questo avvenga gratuitamente e in condizioni di sicurezza.
Un flusso migratorio di misura superiore a quanto compatibile con il mantenimento del modello sociale faticosamente ottenuto dalle lotte dei nostri padri e nonni, è da ritenersi inammissibile in ogni caso, perchè non farebbe appunto che distruggere il lato buono dell'individualismo occidentale, i suoi valori e il suo portato storico (il "welfare state", in estrema sintesi) senza peraltro apportare nessun beneficio significativo al resto dell'umanità, perchè le proporzioni sono tali che anche la totale spoliazione del 99% degli occidentali meno ricco (l'1% più ricco scordatevelo, poi vi spiego perchè) di ogni bene con relativa redistribuzione al resto del mondo delle spoglie, condurrà se va bene a un nuovo medioevo, replicando mutatis mutandis il millenario salto all'indietro che segui la fine dell'Impero romano.
Se pensate che questo sia razzismo, cavoli vostri. Io lo chiamo difesa delle conquiste umane e dei diritti civili, fatto anche per conto di chi ancora queste conquiste e questi diritti non li ha, e del fatto che migrando in massa non solo non li avrà e semmai si rende invece strumento di chi li vuole togliere a noi, ma nemmeno avrà quel significativo miglioramento delle condizioni materiali di vita che è l'unica cosa che gli interessa e che gli promettono e quindi si aspetta.
E ora spiego meglio queste dichiarazioni, e ne preciso i dettagli.
Da quando il capitalismo ha raggiunto la sua fase estrema (o dovremmo dire terminale?), quella in cui, sconfitto (per carità, cavalcandone i difetti, e usando lo spettro del socialismo reale) il "terribile statalismo", ha potuto esplicare senza più argini (e senza più confini, per ragioni tecnologiche, in tutti e tre i suoi mercati: merci, capitale e lavoro) le sue tendenze sistemiche (alla crescita, per cui alla finanziarizzazione una volta raggiunti i limiti naturali nel reale, e alla sempre maggiore concentrazione della ricchezza), con conseguenze pratiche per tutti noi che è meglio elencare, perchè grazie al principio della rana bollita sono di difficile percezione ordinaria:
  1. a meno di non avere ereditato o ricevuto in regalo casa, non è possibile mantenere una famiglia con un solo reddito "normale";
  2. poichè è impossibile nella condizione 1, e difficilissimo comunque, crescere un figlio (e figurarsi più di uno) con tranquillità, e meno che meno immaginare per lui o loro un futuro migliore del proprio, il fatto che procreare sia un lusso è diventato ormai luogo comune;
  3. per tutti gli altri è comunque un problema, ma per chi ha meno di trent'anni il concetto stesso di "diritto al lavoro" (che pure sarebbe di rango costituzionale, e declinato come un vero e proprio diritto al sostentamento e alla dignità) è ignorato e laddove sfiorato resta incomprensibile, e il concetto di "contratto a tempo indeterminato" (per cui tu puoi fare affidamento sul fatto che a meno di pochi codificati e improbabili casi, o a meno che non ti vada di cambiare, quel lavoro è il tuo e non te lo tocca nessuno) del tutto alieno (provate a spiegarlo a un ventenne, vi guarda basito peggio che se gli mostrate un floppy);
  4. salvo per chi ha più di cinquant'anni, e manco per tutti questi, è scontato che se ci sarà mai un momento in cui si andrà in pensione questa non basterà a campare, e bisognerà arrangiarsi in qualche modo;
  5. già oggi per tutti, e sempre di più, se stai male si apre un bivio, e se non hai soldi o un'assicurazione privata imbocchi una strada sempre più disagiata;
  6. quanto detto per la sanità, vale anche per l'istruzione (con l'aggravante che grazie al baciapilismo italico la scuola privata ha pure i finanziamenti pubblici, in palese violazione costituzionale) e tanti altri servizi che sono arrivati a noi in quanto conquiste sociali.
Ora, o si è tanto ingenui da pensare che la comparsa di questi fenomeni in coincidenza con la globaizzazione sia una coincidenza, o si deve ammettere che ad esempio i cinesi c'entrano eccome con tutto questo. E non è razzismo, mi da fastidio persino doverlo rimarcare: addirittura, personalmente, mi piace anche molto l'idea che il quartiere sia un coacervo di occhi a mandorla e facce scure (e come potrebbe essere diversamente, viste le mie origini e la mia stessa storia di emigrato?), ma se viene consentita una concorrenza al ribasso prima o poi questa metterà fuori gioco chi non vuole o non può starci. E oggi, per restare nell'esempio, ci sono interi settori del commercio all'ingrosso e al dettaglio, e interi quartieri, da cui gli italiani sono estromessi, ma chi se ne frega degli italiani, sono estromesse quelle persone che non sono disposte a turni massacranti, margini di guadagno strettissimi, scarsi controlli sulla qualità della merce, e a dividere in 20 l'affitto di una casa dignitosa per 4.
Marx parlava di "esercito industriale di riserva" per gli operai, ma la sintassi è questa, e funziona in tanti altri casi. Prendiamo ad esempio i call center: prima hanno rimpiazzato gli uffici informazioni, grazie al fatto che ragazzi sempre più disperati accorrevano a frotte a fare turni massacranti per quattro soldi, poi non è bastato più (il capitalismo non ha limiti intrinsechi se non ci pensa lo Stato con leggi efficaci a darglieli, figurati se lo Stato grazie a una classe politica corrotta e messa li apposta fa le leggi al contrario proprio per dargli mano libera, leggi Jobs act) e oggi quasi tutte queste strutture sono delocalizzate all'estero (tanto è per telefono, è facile). L'impiego pubblico, altro esempio, è passato da indebito sostituto di un qualsivoglia reddito sociale (e serbatoio di consenso elettorale) a cittadella in cui gli ultimi moicani dello stipendio fisso (fisso anche nel senso che i contratti non si rinnovano da dieci anni, ma uno si guarda intorno e non osa nemmeno più protestare), cui non è valso niente diventare produttivi come i privati perchè nel frattempo i privati sono diventati schiavi, tentano di difendersi dall'odio e dall'invida di tutti gli altri, e dagli attacchi strumentali di chi li vorrebbe (e presto ci riuscirà) privatizzati del tutto nel senso proprio che tutto quello che si esternalizzerà tutto quello che si può, e per il resto si rimpiazzeranno quanto più possibile figure tutelate con figure sottopagate e non tutelate.
Ora, immaginate che questo stesso paradigma si sposti ancora più giù. Oh, si che può farlo. Pensate a male, coraggio: secondo voi, com'è che un fenomeno tutto sommato marginale come le migrazioni transmediterranee viene prima rimpolpato da guerre insensate e distruttive proprio dei pochi regimi a impronta laica e buon tenore di vita (Saddam, Gheddafi, ora Assad, passando per le varie "primavere arabe"), poi cavalcato da ondate di buonismo e commozione? Una coincidenza anche questa? O il prodotto dell'estrema accelerazione del capitalismo terminale verso il compimento della globalizzazione, il momento in cui anche il mercato del lavoro sarà unico come per le merci e il capitale, e quindi la sua retribuzione livellata al minimo?
Non ci credete? starete a vedere. Prima era "non ci rubano il lavoro, sono disposti a fare cose che noi italiani non facciamo più", ricordate? era questo l'argomento "antirazzista", lo condividevamo tutti. Anche chi oggi ha il figlio barista in nero in un bar gestito da cinesi. Prima erano le lotte per il rinnovo del contratto, ricordate? oggi nessuno ha il coraggio di fiatare, sempre meglio di chi gli è toccato di vedersela con la concorrenza a ribasso...
Ma, di nuovo, non è questione di colore della pelle o religione. Amerei molto, anzi, che fosse vera la favola che vengono a pagarci le pensioni, magari! significherebbe che non lavorano in nero e hanno paghe dignitose, e dunque saremmo una società multirazziale e multiculturale ma con un minimo stipendiale e valoriale intoccabile. Invece è proprio quel minimo sotto attacco del capitalismo finanziario globale, e loro ne sono le inconsapevoli armi. Non è colpa loro quello che sono disposti a fare, non hanno scelto di nascere dove sono nati e così ereditare il sistema di valori che hanno ereditato. Migrano perchè hanno problemi enormi, la maggior parte causati dai nostri stessi governanti e dalle politiche imperialiste che abbiamo avallato dandogli il voto. Ma questi problemi sono così grandi che mosse ad effetto come quella della Merkel, peraltro mirata a una precisa popolazione altro che aperta, non valgono nemmeno un panno caldo contro la peste bubbonica. Un sondaggio artatamente pubblicato di recente dice che 2 milioni di famiglie italiane sarebbero disposte ad "adottare" un "profugo"; lasciando perdere la definizione dei termini tra virgolette, cosa sono due milioni contro due miliardi che ne avrebbe bisogno? Perciò vi dico, commuovetevi se vi fa di farlo (nonostante abbiate capito che questi siano li a solleticarvi il velopendulo apposta, e se non lo avete capito peggio per voi), è umano ed è giusto, e aiutate chi potete e quanto potete se questo serve (e se basta) alla vostra coscienza, ma allo stesso tempo è invece un vostro dovere civico, nei confronti dei vostri padri che ve l'hanno consegnata e nei confronti dei vostri figli se avete a cuore il loro futuro, pretendere che i vostri governanti trovino una soluzione sistemica, ovvero votare per chi ne propone una:
  • fine immediata di tutte le guerre neocoloniali,
  • estirpazione immediata della piaga monetarista (e del progetto Euro che ne è figlio) e rilancio delle politiche economiche di stampo keynesiano con obiettivo la piena occupazione o comunque il pieno sostentamento di tutti, 
  • avvio di un "piano Marshall" per il mediterraneo e il medio oriente (ivi compresa una soluzione della piaga palestinese, che passa per un imbrigliamento - perlomeno - del regime sionista) che allo stesso tempo liberi dal bisogno quella povera gente e tolga linfa vitale agli integralismi religiosi (quella che proprio il neocolonialismo gli ha dato, trent'anni fa non ce n'era traccia).
Non è manco il caso di dirlo, quale sia la sola forza politica in Italia che ha queste cose nel programma.
L'alternativa a questo difficile progetto è ritrovarsi precipitati in un mondo dove non sono che un pallido ricordo degli anziani non solo le conquiste dei lavoratori in fatto di welfare, ma anche i diritti civili e altri valori che ancora diamo per acquisiti, come la parità dei sessi e la libera fruizione della cultura e dell'informazione. E' questo il progetto del capitalismo terminale, e perciò è proprio il caso di marciare decisi tutti assieme (sperando che Corbyn non sia un'altro traditore come Tsipras) sotto la scritta "socialismo o barbarie".

venerdì 11 settembre 2015

SIIIIIIIII!

Non uso autocitarmi, ma quando ce vo' ce vo'. Due giorni fa ho scritto che Serena Williams era
... alle soglie di un meritatissimo Grande Slam. Ma se c'è un Dio del tennis, e ha deciso che Serena Williams deve fermarsi a un passo dal vincerlo, è giusto che sia per mano di una delle ultime sue sacerdotesse: Roberta Vinci da Taranto...
Oggi, per giunta dopo che Flavia Pennetta aveva annichilito la n. 2 del mondo nell'altra semifinale, Roberta ha battuto in rimonta la n. 1 del mondo, match ball - che te lo dico a fa' - una demivolée. A rigor di logica, il Dio del tennis ci ha appena dimostrato di esistere.
E sapete le prime parole della nostra campionessa dopo la vittoria quali sono state? I'm sorry, mi dispiace, all'avversaria fermata a due passi dall'obiettivo più grande per un tennista. La classe non è acqua, non solo nei colpi.
Una finale tutta italiana in un torneo dello Slam, non si era mai visto e forse non si vedrà mai più. Ed è giusto che sia toccato a due ragazze di questa "infornata", e alle due che ancora non avevano visto una finale a questi livelli.
Di solito sono scaramantico, si è visto, ma stavolta mi sento di potermi sbilanciare: l'US open 2015 lo vincerà una pugliese, ci scommetto....



mercoledì 9 settembre 2015

MAGARI POI VINCI

Roberta ha 32 anni e la faccia di una ragazzina delle medie che ha già capito che non sarà mai bella come una di quelle sue compagne che già camminano col codazzo di quelli delle superiori che le aspettano all'uscita e che a 45 non riuscendo a farsi una ragione della sua sparizione progressiva hanno già arricchito qualche chirurgo con effetti tragicomici.
Roberta gioca a tennis, uno sport che per parafrasare Gaber che parafrasava Shaw non è che per praticarlo con costanza bisogna essere psicopatici ma aiuta, perchè sei solo come in una partita a scacchi, solo come di fronte alla vita e soprattutto di fronte alla morte (e le religioni ci campano, col business di farti credere il contrario), e Il settimo sigillo con un tre set su cinque a Wimbledon avrebbe funzionato lo stesso ma essendo molto più divertente.
Un frame dell'incontro tra Serena Williams e Roberta Vinci
Ma non basta. Roberta infatti si ostina a giocare il tennis in un modo che pian piano è stato abbandonato da quasi tutti, in quanto meno redditizio in termini di risultati, e anche a livelli amatoriali dove in teoria i risultati dovrebbero contare meno. Ma è quel modo, e lo so bene perchè è anche (a un livello infinitamente inferiore, ovviamente) il mio, che poi vai a dormire e ti sogni quei due o tre punti che sei riuscito a inventarti, e allora i risultati se arrivano bene sennò chissenefrega.
Che poi è un fenomeno diffuso in tutti gli sport il progressivo prevalere della forza fisica sulla tecnica pura (o se preferite della quantià sulla qualità), figlio dell'accorciamento dei termini di valutazione della bontà di un investimento nella società in genere, e si vede, perchè in realtà, al contrario di quello che può sembrare, si tratta di uno stile di gioco meno logorante, che quasi sempre ti allunga la carriera (e infatti io l'ho sempre saputo, e detto, che nonostante fosse più giovane Nadal sarebbe "caduto" prima di Federer, e visto il livello di genio di quest'ultimo ci sta, ma credo che Rafa si sogni di poter arrivare ai quarti di uno slam a 34 anni come il suo connazionale Feliciano Lopez, il tuttotalento che non ha fatto capire niente al nostro bombarolo Fognini che aveva appena eliminato appunto Nadal). Dunque è tutt'altro che scontato che questa scelta, che condiziona le scuole e quindi alla fine seleziona i giocatori a tutti i livelli, sia quella giusta, per cui speriamo che anche dagli eventi sportivi in cronaca passi il seguente messaggio: forse anche per arrivare ai vertici, ma sicuramente per avere una carriera amatoriale piena di soddisfazioni, è meglio imparare il gioco al volo e prima ancora il rovescio a una mano così da poter usare lo slice, fidatevi.
Certo se hai due metri e rotti e servi dal secondo piano è logico puntare sul servizio, e se hai il fisico di Tyson (e i tendini di una ballerina: l'avete vista in spaccata centrale?) picchiare come un mulo su ogni palla ti può portare alle soglie di un meritatissimo Grande Slam. Ma se c'è un Dio del tennis, e ha deciso che Serena Williams deve fermarsi a un passo dal vincerlo, è giusto che sia per mano di una delle ultime sue sacerdotesse: Roberta Vinci da Taranto, per anni numero uno del mondo di doppio e tra le prime cinquanta (ma spesso sfiorando le prime dieci) nel singolo, sopraffina interprete dei gesti bianchi, e quando è in giornata capace di umiliare chiunque.
...
ULTIM'ORA - Flavia forse invece era una di quelle col codazzo, non so. Ma della sua conterronea e quasi coetanea, se non ha lo stile, ha la qualità, e la forza mentale. A tratti anche lei, peraltro. Sicuro, grazie all'exploit di Flavia Pennetta da Brindisi ora abbiamo due italiane, anzi due pugliesi, tra le quattro semifinaliste agli US open. Magari perdono, contro avversarie di tanto più quotate ci sta. Ma magari no...

mercoledì 2 settembre 2015

IGRO

Ma che umani, questi ultras tedeschi! Viene in mente una soluzione...
Con un'analisi etimologicamente corretta la forma verbale "io emigro" sta per "mi sposto da" (per cui dall'altro punto di vista "immigro" cioè "mi sposto in"), e fin qui niente di strano. Curioso è invece che se facessi un'analisi etimologicamente scorretta, spezzando il termine erroneamente in "em-igro", vi troverei dentro il concetto di umidità (preceduto dal tag html del corsivo, ma lasciamo perdere...), che ricorda la modalità più diffusa delle migrazioni in cronaca. E, anzi, proprio il loro risvolto più tragico.
Parto da qui perchè è proprio questo il bandolo di un sottile filo logico che da un po' sto tentando di tessere ragionando sul problema immigrazione, diciamo da quando mi sono reso conto che l'approccio emotivo, in qualunque delle due facce opposte in cui è declinato di continuo sui mass media, non è adeguato ad affrontarlo nella dimensione che ha raggiunto (figurarsi in quella che minaccia di raggiungere, bene fa qui Muratore ad evocare l'apocalittico The march), anzi direi è senz'altro controproducente. La molla nasce da un'idiosincrasia personale, un "filtro psicologico" mio (per carità, senza pretese di esclusiva, ma non diffusissimo) alle "imbeccate" emozionali troppo dirette, per cui ad esempio tento sempre di dribblare film canzoni o romanzi sentimentaloidi o pietistici (anche se poi, specie con l'avanzare dell'età, mi "fregano" prodotti più sofisticati in grado di toccare gli stessi tasti: un'industria che si rispetti non tralascia target minoritari ma ancora rilevanti). Ragion per cui più il mainstream cerca di solleticare la mia pietà o il mio razzismo, più mi convinco che ci sia qualcosa dietro e sotto a motivare un'attenta regia di questa rappresentazione di canto e controcanto. Ed ecco che il vostro affezionatissimo blogger si mette come al solito a scavare nello sporco della Rete, trovando una serie di spunti di riflessione che i meno pigri farebbero bene ad approfondire:
  • Lameduck, ovvero come ti svelo la strategia che c'è dietro l'ondata migratoria e dove vuole arrivare, e soprattutto cosa c'è dietro quella strategia: un progetto di livellamento globale che non può non comportare un netto impoverimento degli europei;
  • Cannavale, ovvero se vuoi capire il progetto Euro e come e perchè fin dall'inizio contemplava la deindustrializzazione e l'impoverimento dei Paesi mediterranei, devi ristudiarti la Questione Meridionale, perchè il paradigma è lo stesso;
  • Blogzero, ovvero tentare di capire il problema, per poterlo combattere davvero, non significa non provare empatia e voltarsi dall'altra parte rispetto all'emergenza;
  • Gawronski, ovvero quali sono davvero, luoghi comuni a parte, le analogie e quali le differenze con le invasioni barbariche al tramonto dell'Impero Romano;
  • Grimaldi, ovvero risalendo il filo del burattino hai visto mai trovi il burattinaio, ovvero i migranti non sono che una delle armi (qui lo spiega ancora meglio Orso - e l'Euro non è che l'altra) con cui il capitalismo globale ha attaccato l'Europa dei diritti e del benessere;
  • Blondet, ovvero magari a un certo punto di ciò si trovano anche le prove;
  • Django, ovvero forse il multiculturalismo non è altro che uno dei più efficaci sistemi di attaccare la (suddetta) cittadella di protezione della Cultura e della Civiltà umana.
Insomma, forse non si hanno tutti i torti a sospettare. Ebbene si, mi autocito:
Se dunque il progetto del capitalismo sovranazionale, chiamato per capirci Globalizzazione, è livellare in basso la retribuzione del fattore lavoro, ecco che a quel progetto non è funzionale favorire flussi migratori controllati e legali, perchè agli immigrati che li seguono poi bisogna applicare le leggi e le garanzie vigenti nel Paese di destinazione, ma incontrollati e illegali, e se poi ci sono morti e casi pietosi tanto meglio, così i "progressisti" si inteneriscono e lasciano fare, e se qualcuno denuncia gli puoi dire che è razzista. Se questo è Grillo puoi dire "hai visto che è di destra?". Anche se usa categorie di pensiero che più comuniste non si può.
E, aggiungo oggi, anche se evoca un piano Merkel, per assonanza al Marshall che tirò fuori l'Europa dalle rovine della guerra, per risolvere alla radice il problema migrazioni. E, tra parentesi, forse l'attacco Usa all'Europa, a tenaglia tra immigrati e capitale finanziario, è probabilmente motivato proprio dal venire meno delle ragioni storiche che spinsero all'ERP (European Rescue Program, la sigla del piano Marshall appunto) e dal tentativo di rientrare dalle spese e annullarne gli effetti perversi, cioè disfunzionali alla deregulation finanziaria imperante.
Allora, se il progetto è questo, chi vuole sfuggire alla polarizzazione strategicamente preordinata, e quindi non vuole né rendersi complice della fine della propria civiltà per troppa indulgenza nei confronti del proprio senso di colpa, né schierarsi sul fronte opposto con chi si ritrova razzista e privo di umana pietà dopo aver iniziato magari solo per paura ad indulgere ai respingimenti, posizioni entrambe ripeto funzionali per vie opposte al progetto di distruzione del modello europeo di vita anche detto Welfare State, non ha forse che una strada: considerare questa di Mazzucco non, come forse sembra a prima vista, una provocazione ma una proposta sensata e praticabile. Forse l'unica, come per le droghe: legalizzare. Intanto, togli subito di mezzo le cricche criminali di lì e di qui che sono decenni che si arricchiscono col traffico di clandestini. Poi, a chi vuole venire davvero glielo permetti al prezzo di un biglietto aereo o navale normale, che dovrebbe essere molto meno di quanto pigliano gli scafisti e a rischi quasi azzerati. Chi arriva, però, va dove gli pare e fa quello che può: cazzi suoi. Niente aiuti o strutture di accoglienza. Niente ghetti o Lampeduse. Anche se il flusso aumentasse di dieci volte, e non è affatto detto che invece non diminuisca - specie se con le risorse risparmiate parte davvero il piano Merkel o ARP o come cavolo volete chiamarlo, senza concentramenti e con libertà di spostamento in tutta l'UE non se ne accorgerebbe praticamente nessuno.
O si ha il coraggio di una fuga in avanti del genere, signori, o continuando con le strategie attuali, e seguendo come le pecore i media fin dove vogliono portarvi, sarà la nave Europa ad affondare quanto prima. E la bagnarola Italia è già in ammollo...

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