sabato 28 febbraio 2015

METRO DI PRIVILEGIO

Io sono un privilegiato. Penso di meritarmi i privilegi che ho, perché tutto si paga e io ho sempre pagato tutto, ma resta il fatto. Ad esempio, abito a due passi due dalla metropolitana, ma il prezzo di questo privilegio è essermi accontentato di una casa davvero piccola, ché il budget quello era. Inoltre, la metro la prendo al capolinea, e il prezzo di ciò è non abitare certo in un quartiere in o (neanche semisemi) centrale. Inoltre, ho uno stipendio fisso (spero che cambi la tendenza, ma se continua così morti noi l'homo indeterminatus sarà raffigurato nei musei antropologici a scolaresche incredule e annoiate), e questo privilegio mi ha consentito non solo di contrarre un mutuo per la casetta piccina picciò di cui sopra, ma anche pensate un po' di comprare a piccole rate una piccola auto (non un modello in, anzi: una che usciva di produzione e te la tiravano dietro a forza di sconti).
Sapete, io amo guidare. Ma mi stanno facendo passare la voglia a forza di tutor e autovelox, e non perchè uno vorrebbe andare a 200 (che peraltro l'utilitaria di cui sopra manco se li sogna) ma perchè i primi sono operativi principalmente nei tratti di strada dove non servirebbero, e i secondi sono piazzati eminentemente dove servono alla loro vera funzione: fare cassa a enti locali ormai senza quasi altra fonte di sostentamento. La sicurezza stradale? Palle. Basterebbe non regalare, o meglio non vendere, le patenti: con gli esami da privato dei tempi miei, magari resi obbligatori, guiderebbe la metà della gente (e sono buono), e avremmo risolto anche il problema del traffico. Tra l'altro, la velocità elevata è sempre o mai la causa di ogni incidente: sempre, perchè per ogni incidente, qualunque sia la sua causa prima, esiste una velocità inferiore per cui non sarebbe accaduto (al limite, tutte le auto ferme = zero incidenti d'auto); mai, perchè quasi sempre la correlazione tra la velocità e incidente è falsa in senso statistico, cioè esiste quasi sempre una causa prima di natura diversa (disattenzione, sonno o perizia del pilota, stato del veicolo o delle gomme, stato delle strade, clima, eccetera) e invece ci si ferma alla velocità per una forma di pigrizia d'indagine diciamo così incentivata dal fattore economico di cui sopra (la lotta alla velocità conviene, molto più che mettere la briglia alla lobby delle autoscuole o danneggiare quelle dei produttori di auto e dei petrolieri). Altrimenti, basterebbe non omologare vetture che vanno oltre i limiti massimi di velocità consentiti su tutte le strade più il margine di tolleranza. Comunque, è passata la moda dei 45 giri come quella del posto fisso, passerà anche quella del trasporto privato, ce ne faremo una ragione, e non si campa in eterno.
E invece no. Perchè se un privilegiato, che in virtù dei suoi privilegi esce da casa a piedi per salire due minuti dopo sulla metro e sedervicisi, e alla fine del suo percorso senza cambi di linea trovare (questa non ve l'avevo ancora detta, evidentemente ho pudore del mio privilegio...) una navetta aziendale che lo accompagna a gratis negli ultimi dieci minuti di strada, ebbene se questo privilegiato dopo appena un anno di trasporti pubblici romani ne ha già le palle piene e vorrebbe non avere appena rifatto l'abbonamento annuale ai mezzi per poter ricominciare senza lo scrupolo di avere buttato 250 euro ad andare in ufficio in macchina (sfruttando l'altro suo privilegio) - perchè volete mettere smadonnare per il traffico seduti comodi mentre attorno a voi ci sono due metri quadrati di spazio libero dentro il quale suona la vostra musica, che smadonnare dentro di se (per vergogna di imitare i tanti che non si tengono e smadonnano urlando o picchiando i vetri) per il doppio del tempo pigiati come sardine in un vagone sottoterra? - insomma se un privilegiato può arrivare a questo, io vorrei capire come si può pretendere che uno che vive in una periferia profonda, e arriva alla metro dopo un'odissea di traffico in macchina o di sudore e spinte in autobus, per scoprire che anzichè i due/tre minuti dello standard civile deve aspettarne sei quando va bene, otto troppo spesso, e talvolta anche di più, e la stazione è già piena e quando arriva il treno è carico e se anche aspetta dovrà spingere e sgomitare per salire su quello dopo tanto vale tentare su questo, come pretendere che costui usi i mezzi pubblici se ha uno scassone con cui inquinare e intasare il traffico e sticazzi l'ecologia, o che non si incacchi come una belva se non ce l'ha.
Allora l'altro giorno, il terzo consecutivo in cui un tragitto di venti minuti diventava di un'ora, descritto come sopra, tanto è impossibile farlo a parole e poi almeno i romani mi capiscono al volo, mentre tentavo di isolarmi dal mondo con pratiche ascetiche, non essendo fisicamente possibile neanche prendere il fazzoletto dalla tasca figurarsi leggere un libro, emerge dal vociare uno che si impone alla mia attenzione per essersi distinto dal magma di proteste generiche incrociate (che te spigni? - annate avanti che c'è posto! - ma ndo annamo?, eccetera), e dice più o meno così:
ma se anzichè pijarcela l'uno coll'altro andassimo tutti assieme a menare a quelli che hanno dimezzato i treni, mortacci loro, che dicheno che nun ci stanno sordi perchè se li devono magnà?
Ecco, questa, ragionamenti a parte, a caldo, con la schiena a pezzi e un elicottero tra le gambe, mi è sembrata un'ottima piattaforma per un nuovo partito di sinistra.
...
A proposito. Tra i vari privilegi che mi sono meritato anche solo per il fatto di averci pensato (poichè sapevo e so che le liberalizzazioni in Italia si risolvono tutte regolarmente in fregature per il cittadino, quando ho comprato casa ho chiesto al vecchio proprietario di fare la voltura dei contratti temendo che già non fosse possibile per contratti nuovi, e ho sempre attaccato il telefono e chiuso la porta in faccia a quei poveri ragazzi che incaricano di convincere il popolo bue a passare nelle mani voraci del mercato libero) ho i contratti di luce gas sul cosiddetto "mercato tutelato". Quanti di voi sanno che questo governo, in corsa per il primato di peggiore della storia patria, tra le altre cose che impone nel silenzio doloso dei media servi c'è l'abolizione di questa cittadella di resistenza? Mi direte: dopo l'articolo 18, cosa vuoi che sia? Appunto, care le mie rane lesse, appunto...

lunedì 23 febbraio 2015

ANNO II E.R.

Aridatece Telekabul!
Devo essere sincero, non pensavo di dovermi ritrovare così presto a recitare il "si stava meglio quando si stava peggio" di mio nonno con l'era fascista, pensando all'era berlusconiana. Anzi, devo dire che la cronaca di oggi mi spiega finalmente quello che non mi quadrava allora, nel sentire certe parole in bocca a chi sapevo essere stato socialista e aver perso il lavoro in ferrovia per non aver preso la tessera del fascio (che invece avevano preso da giovani quasi tutti quelli in età di quello che allora pomposamente si chiamava "arco costituzionale"...). Sono infatti abbastanza certo, per averle raggiunte diventando adulto e non come capita a tanti ereditate da bambino come il tifo calcistico, che le mie posizioni politiche siano etichettabili come "di sinistra", se per questo intendiamo quel sistema di valori che nel continuum tra interessi dei pochi privilegiati e interessi dei molti all'estremo opposto della distribuzione delle fortune si schiera decisamente da quest'ultima parte, erigendo questo come parametro per la valutazione delle singole scelte politiche ("relative alla poleis").
Di conseguenza mi ribolle il sangue al pensiero che per una lunga catena di eventi il più grande partito di sinistra dell'Occidente sia confluito in un aborto ideologico che ha l'unica ragione d'essere nelle possibilità di vittoria, che nonostante questo ha perso quantitativamente gran parte del suo elettorato, e che però riesce a sfruttare una serie di contingenze per raggiungere da posizioni decisamente minoritarie (circa il 20 per cento dell'elettorato; l'Ulivo valeva quasi il doppio, ma aveva un avversario) il dominio della scena politica, e imporre da li una serie di misure per lo stesso percorso logico di prima indubbiamente catalogabili come "di destra". Con metodi altrettanto di destra. E, cosa che mi ripugna ancora di più, col plauso di ancora troppi elettori "di sinistra" ben contenti di stare finalmente "vincendo" anche se questo costa la definitiva perdita dell'identità (Mazzucco la dice meglio: questi sono i Nuovi stronzi, e poi ci sono i vecchi stronzi che li votano...).
Tra tutte le ragioni per cui mi trovo a dover così presto rimpiangere il Puzzone2 (di Milano2), e sono tante dalla sincera cialtroneria (mille volte meglio della supposta quanto inesistente professionalità di questo figlio di papà moccioloso) alla riconoscibilità come Nemico (mille volte meglio un vero nemico di un falso amico), è che mentre imperversava "chinonsaltaberlusconiè" potevi trovare degli spazi dove la realtà veniva raccontata con un punto di vista diverso dalla narrazione che lui grazie alla posizione di dominanza mediatica che gli era stata colpevolmente (o dolosamente?) lasciata tentava di imporre, con "matteorenzi" non hai scampo: tutti i telegiornali e quasi tutti i giornali recitano il suo verbo, e lo fanno con tutti i superpoteri del pentapartito sommati, dalla melliflua malafede dei democristi alla faccia di tolla dei ladri socialisti-modernisti che bisognava lasciarli lavorare (leggi rubare) sennò eri un disfattista (oggi si dice gufo) e perdevi la tua dose di briciole. Prima, almeno, uno si poteva vedere il Tg3.
"Poi dice che uno si butta da Grillo", potrei dire parafrasando un vero aristocratico. Perchè, c'erano o ci sono alternative? C'era o c'è ancora un bucodelculo della politica dove si può dire qualcosa di sinistra con qualche speranza di attuarla? Cari compagni, dopo che avete consentito questo schifo dando a Vendola giusto quei voti che hanno consentito al PD di prendere l'osceno premio di maggioranza del porcellum (a danno di Grillo che andava fermato perchè populista e senza la patente di sinistra) per poi fargli una opposizione finta in cambio di una bella poltrona vera (ma non a gratis, chè la Boldrini la sta pagando a colpi di ghigliottine e altre porcherie varie, e qui tocca rimpiangere la Pivetti, porcam...), cosa volete fare, davvero aspettare il partito di Landini? O sperare in uno Tsipras italiano, cioè in un altro fantoccio che in campagna elettorale faccia promesse irrealizzabili se non accanto alla riconquista di una sovranità monetaria che però si guarda bene dal perseguire (e infatti dopo manco un mese eccolo costretto a rimangiarsele, e mo vediamo se i greci continuano a credere alle sue chiacchiere o passano direttamente ai nazisti)?
Ora non so se ci sono ancora margini per un rilancio, che non passi per una drammatizzazione della crisi che francamente non mi augurerei, per un Movimento 5 Stelle vittima dell'accerchiamento a tenaglia tra massmedia proni e pappagalli feisbucchiani oltre che dei propri stessi errori, o per un Berlusconi divincolatosi dalla presa ai testicoli in cui è evidentemente costretto dal 2011 per via delle proprie stesse debolezze, ma so che qualunque cosa è meglio del surreale clima nordcoreano in cui stiamo vivendo (ho esagerato? guardate questo filmato, ma mi raccomando con un antiemetico o un recipiente per vomitare vicino...), in cui un bamboccione che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, circondato da ministri e ministre preferibilmente della stessa fatta, sta facendo a pezzi la nostra democrazia e il nostro futuro mentre il coro dei servi ci ripete di continuo quanto è bravo bello e buono, e come e perchè sta rilanciando i nostri destini, in una specie di fiction 2.0 che si impone nelle menti dei telespettatori sulla realtà delle loro stesse tasche vuote. Mentre un codazzo di ladri di varia fatta continua a imperversare e continuerà fino a che può come le orge negli ultimi giorni di Pompei, magnando e stramagnando senza nemmeno avere la faccia di ammetterlo come almeno facevano i padri berlusconiani, senza nemmeno distribuire le briciole come almeno facevano i nonni craxiani, e senza nemmeno le elargizioni populistiche di varia natura (anzi, finendo di smantellare lo Stato sociale...) che almeno facevano i bisnonni mussoliniani.
Non resta che sperare che questo non sia l'anno secondo di un altro ventennio, e in caso chiedere dentro di se lumi a nonno Luigi come si fa ad uscirne vivi e integri. A me non viene in mente altro che non sia spegnere la TV e continuare a spulciare in Rete spunti per tenere in movimento e oliate le rotelle, eccovene alcuni se va anche a voi:
  • Foa, ovvero il golpe realizzato da Renzi complice il festival di Sanremo, ovvero nessuno vi ha raccontato quello che stavano facendo in parlamento mentre voi vi abbioccavate appresso a Carlo Conti, e ora vediamo subito se Mattarella ha intenzione di fare il Napolitano oppure il garante della Costituzione;
  • Giannulli, ovvero l'ultima spiaggia della democrazia in Italia è che il presidente non firmi, il governo cada e si vada a votare col Consultellum;
  • Pisano, ovvero la proposta di alleanza di Grillo a Podemos e Syriza (da questi ignorata per obbedire alla troika, NdR), anche questa mai sentita al TG;
  • Cremaschi, ovvero se questa è l'Europa allora "mi vergogno di essere europeo";
  • Comito, ovvero i due pesi e due misure della Germania e l'uccisione del sogno europeo (e ancora Giannulli, più o meno sullo stesso argomento).

giovedì 19 febbraio 2015

HO SCRITTO GIA' UNA LETTERA...

La mappa (tratta da questo blog, dove è in versione interattiva) mostra i Paesi in
cui l'Isis è già attivo, o almeno attivamente supportato. Facciamo guerra a tutti?
Dopo, è facile dire il classico "l'avevo detto io", è prima, che bisogna dirlo, sennò ti meriti uno sberleffo alla Jannacci...
Se lo hai detto prima, e quello che avevi detto è puntualmente successo, ora magari sto attento a quello che dici, magari ci pigli anche stavolta...
La Libia non è solo un ginepraio da cui tenersi fuori il più possibile, magari come dice Bertani processando in fretta il figlio di Gheddafi assolvendolo con tante scuse e rimandandolo in patria ben rifornito di soldi e armi a riprendersela, la Libia è un ginepraio che abbiamo contribuito a creare noi, che minaccia di risolversi in ogni caso a nostro danno, guerra o pace che sia, perché forse fin dall'inizio il vero obiettivo dei manovratori era sucarsi l'Eni una buona volta, e chi si mette in mezzo non fa una bella fine, vero PPP?
Il paradigma non è nuovo, tutta la politica neocolonialista dell'Impero e delle sue province vi è improntata: finchè un tiranno ci è funzionale è un baluardo della democrazia o almeno della civiltà, quando non lo è più cominciamo a foraggiare armare addestrare i tagliagole che lo soppianteranno, e quando questi ci saranno riusciti se riescono ad imporre un ordine vediamo se ci è funzionale e ricominciamo il giro, altrimenti abbiamo una buona scusa per un intervento diretto. E con questo, abbiamo raccontato la storia recente di Iran, Afghanistan, Iraq, Tunisia, Egitto, Siria, Libia, e con qualche variante altro mezzo mondo. Se poi volete ancora credere alle favole, c'è il cattivo di turno e bisogna andare a bombardarlo, ma per non crederci più basta ascoltare Piero Pelù, non serve rileggersi Gramsci...
Fidatevi del vostro blogger, ecco cosa scriveva quando questa storia è cominciata:
  • La cosa che stride di più della vicenda libica vista da qui, è come gli stessi media che compattamente pochi mesi fa commentavano incuriositi e benevoli le visite del leader Gheddafi a Roma con tanto di tenda amazzoni e hostess reclutate in loco con extra in caso di conversione omaggiato dal nostro premier con tanto di baciamano e riconoscimenti formali di status storico/politico, quegli stessi media oggi parlino dello stesso soggetto come di un sanguinario dittatore punto. (27 febbraio 2011)
  • Gheddafi se è un tiranno adesso lo era anche sei mesi fa, quando veniva ricevuto con tutti gli onori; a me è stato sempre antipatico (come Saddam) ma non è un buon motivo per avallare un attacco militare ed eventualmente una deposizione violenta con tanto di esecuzione sommaria (come per Saddam, una macchia indelebile sulla nostra patente di civiltà). (23 marzo 2011)
  • La guerra alla Libia non è che per caso è una guerra all'Italia, e in particolar modo alle sue modalità storiche di accaparramento delle sue risorse naturali, con offerte ad eccesso di ribasso che avevano il doppio effetto di sbaragliare la concorrenza e creare uno sfrido per abbondante nero dagli usi italici consueti? (7 maggio 2011)
  • La vittima di oggi [...] sarà l'ardua sentenza dei posteri a dirci se era più o meno dittatore di altri, mentre la cronaca dei prossimi mesi ci dirà già se abbiamo liberato la Libia o l'abbiamo schiavizzata: con Gheddafi era il primo stato africano per aspettativa di vita livello di istruzione condizione femminile e altri indicatori di benessere, vediamo se resta così o segue la parabola irachena. (21 ottobre 2011)
L'abbiamo visto. Cerchiamo di non andare oltre, a una parabola vietnamita magari. Facciamocelo ricordare da Battiato in duetto con Giuni Russo, che brutta fine può fare un idiota da quelle parti, non dal conduttore di un telegiornale...




venerdì 13 febbraio 2015

MINIMO GARANTITO

L'Italia (art. 1) è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
(La qual cosa comporta che - art. 4) riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
(Ma siccome è suo compito - art. 3) rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale(, allora ognuno - art. 36) ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa(, nonchè) al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
(E allora anche chi è - art. 38) inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale(, anche perchè la Repubblica - art. 32) tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Quando furono scritte queste parole, era appena finita una guerra, c'erano macerie dappertutto e i sopravvissuti si morivano di fame. La guerra l'avevano voluta i nazifascisti, che erano la risposta della società europea ad una crisi che quella attuale ricorda un po' troppo, perchè alla fin fine puoi distribuire solo risorse che hai e se non ne hai abbastanza devi andartele a prendere. Ma l'avevano vinta gli altri, cioè i capitalisti e i comunisti, che però su come garantire ai propri sudditi quel minimo che gli avrebbe impedito di ribellarsi avevano idee opposte non solo ai nazifascisti ma anche tra loro. Quindi la guerra continuò su altri fronti, e su uno di questi poggiavamo il culo noi, su un altro i nostri ex alleati. Fu deciso, per evitare che la guerra fredda diventasse calda, che loro dovevano essere divisi in due, noi dovevamo restare di qua ma con larghe concessioni a chi pensava che dovessimo andare di la, che peraltro aveva avuto un ruolo decisivo nel brigantaggio che appoggiò l'invasione angloamericana. Le meglio teste del bigoncio furono sedute a pensare come, ed ecco il magnifico testo di cui sopra, un cocktail perfetto di capitalismo socialismo e cattolicesimo, tanto riuscito quanto destinato a restare sostanzialmente inapplicato. Ma per riuscire a tenerci dove dovevamo stare, qualcosa bisognava concederci, e poichè alla fin fine puoi distribuire solo risorse che hai, i sordi li mise l'imperatore. Fino a che gli servì, cioè fino a che non vinse la guerra fredda: 1989 precisamente. Poi, hanno cominciato a chiederceli indietro, e non hanno ancora finito: e se sapete fare 2+2, questo basta a spiegare la storia recente e la cronaca della crisi.
Dal 1991 la guerra è sul fronte di dove sono concentrate le risorse fossili del pianeta. Ma ora si sono riaperti altri fronti, e gli accordi di oggi potrebbero non essere significativi. In ogni caso, il dominio sul pianeta è di nuovo in discussione, e in questi casi tutto può succedere. Anche che qualcuno reputi conveniente mettersi sul mercato per scegliersi un nuovo fornitore di risorse. E su questo piano, noi italiani non abbiamo certo niente da imparare: non so nemmeno se l'abbiamo mai finita, una guerra, dalla stessa parte di dove l'avevamo iniziata (del 1943 si sa, ma anche nel 1915 prima che dichiarassimo guerra all'Austria eravamo suoi alleati....). Ci pensi bene, chi continua a recitare il dogma dell'irreversibilità dell'Euro: di costante, nella Storia, c'è che se non vuoi mantenere il potere col terrore (e se anche vuoi, non è una cosa che dura...) puoi farlo solo se intanto garantisci ai tuoi sudditi il tenore di vita considerato in quel contesto storico/sociale come minimo accettabile. E se i padroni dell'Euro continuano a stamparne pochi e/o a distribuirli male (il sistema bancario è autoreferenziale e inadeguato a fare da apparato circolatorio), prima o poi perderanno i pezzi, in un modo o nell'altro. Trattati o non trattati.
Il modo in cui si può far si che sia garantito questo minimo accettabile è del tutto ininfluente, dal momento in cui non ci riesci. Ma vediamo lo stesso quali sono:
  1. un sistema dinamico, che come una bici sta in piedi solo finchè va avanti, per cui crescendo le risorse stanno meglio tutti (e pazienza se la forbice si allarga a favore di potenti e furbi...), si regge solo finchè ci sono risorse cui attingere, e da quando il pianeta non ne ha più il proprio saldo di può migliorare solo a danno di qualcun altro (e quindi militarmente...);
  2. un sistema statico, in cui ognuno riceve dietro precisa programmazione la sua parte (e pazienza se chi fa le parti come al solito riserva per se un certo privilegio...), si regge solo se le notizie che arrivano da fuori non parlano di condizioni materiali nettamente migliori, cambiando il concetto di "minimo accettabile" all'interno;
  3. ho appena descritto capitalismo e comunismo, e il successo recente della Cina è dovuto, oltre che alla legge dei numeri, anche all'ibrido particolarmente adatto al contesto storico;
  4. ma attenzione che l'Islam, dall'altra parte, deve il suo successo proprio all'essere estremamente adatto a un mondo di risorse scarse, perchè non c'è niente meglio di una religione inculcata pervasivamente per fare accettare certe condizioni e anzi preferirle ad altre apparentemente migliori perchè "immorali", col ruolo subalterno della donna che inoltre dimezza la domanda di lavoro (senza contare che apparenze a parte su quale sia il sistema in cui la donna è più subalterna e degradata la discussione non è così pacifica...).
Insomma, è una partita aperta, e l'Occidente sedicente democratico può vincerla solo se la sua ricerca scientifica partorisce a breve un qualcosa che agisca da moltiplicatore tecnologico delle risorse, o se trova un suo modo di "decrescere" in modo che si affermi nei suoi sudditi un nuovo "minimo accettabile" che poi si preoccupi di garantire a tutti. Meno probabile, e comunque non risolutivo dato il consumo di risorse rinnovabili del pianeta, è che ci riesca appropriandosi militarmente delle risorse altrui, perchè con le armi di oggi non c'è guerra che possa essere vinta da qualcuno, e l'unica spiegazione logica del fatto che si continui a combatterle è che il loro vero obiettivo (ma speriamo di no) non sia vincerle ma creare le precondizioni per un evento che causi una significativa e rapida diminuizione della popolazione mondiale. Questo minimo potete pure non chiamarlo "reddito di cittadinanza", perchè proprio non digerite che in Italia ne parlino solo i 5 stelle che sono populisti e non hanno la patente di Vera Sinistra, ma quello è. Il capitalismo si salva solo se (e infatti i Paesi a capitalismo più avanzato lo fanno) garantisce a tutti quello che serve alla sussistenza di ognuno, magari in cambio di prestazioni che non hanno mercato ma forniscono utilità alla collettività (che poi a chi ne fruisce danno un ritorno anche economico). E questo è, tra l'altro, ancora perfettamente coerente col succitato dettato della nostra Costituzione.
Tra parentesi, se proprio vogliamo ancora continuare a parlare di destra e sinistra, ha senso solo in questo: se vogliamo un reddito di cittadinanza nostro (italiano, europeo, occidentale?) dobbiamo essere consci che non può che essere a danno di quelli di fuori, essere disposti ad appoggiare qualsiasi cosa serva a proteggere questa frontiera, guerre comprese, e avere l'onestà di ammettere di essere di destra; se invece vogliamo un reddito universale minimo garantito, possiamo legittimamente dirci ancora di sinistra, e però dobbiamo arrenderci al fatto che questo non può discostarsi di troppo dalla mera sussistenza, dividendo con tutta l'umanità l'onere imposto dai limiti sistemici del pianeta. Chi non è disposto a questo e continua a dirsi di sinistra, merita una risposta che sta nello spettro tra lo sberleffo e la pena, a seconda della sincerità delle sue (irrealizzabili, come le promesse di Tsipras senza uscire dall'Euro) intenzioni. 
...
E' da un po' che non vi lascio in fondo dei link da seguire, ma le questioni toccate da questo post possono partire per la tangente in troppe direzioni per lasciar perdere:
  • la solita ficcantissima Lameduck, ovvero la trappola dell'Euro spiegata con la metafora delle società tra furbi e fessi;
  • Comito, ovvero come e perché il nuovo trattato commerciale Usa-Europa (TTIP) è un cavallo di Troia che ci stanno imponendo nascondendocene la natura;
  • Cortes, ovvero non c'è solo l'art. 18 a dimostrare che non vogliono che "cinesizzarci";
  • Clericetti, ovvero gli aiuti alla Grecia non sono stati altro che aiuti alle banche tedesche;
  • Greenspan, ovvero "la Grecia esce e l'Euro morirà", (pre)detto da uno che ha guidato la FED non da uno che al massimo può vantare un buon voto in economia politica all'università;
  • un gruppo di economisti piemontesi, ovvero come e perché prima di arrivare a dare "soldi per niente" (we gotta install microwave ovens...) c'è ancora tanto margine per ricominciare ad assumere nella P.A. (ma, come per Tsipras, dentro l'Euro non si può...).

sabato 7 febbraio 2015

TORTO, OGNI TANTO, PLEASE...

Compagni, basta con le favole! Senza una propria moneta non
è possibile fare politiche di sinistra, e chi vi dice il contrario
mente. Per farlo con l'Euro, dovremmo vincere le elezioni in
Germania, perchè le elezioni europee (a parte come la hai usate)
non contano una minchia. Per cui vi piaccia o meno, lo capiate
o meno, la vostra unica speranza è ancora Grillo...
C'era uno che aveva sempre ragione, e non ha fatto una bella fine. Poi certo c'è stato chi non l'ha mai dimenticato, perchè quando c'era lui i treni arrivavano in orario e si poteva dormire con la porta aperta o perchè in fondo aveva fatto tanto per la gente e sbagliato solo la guerra, chi ha cercato di emularlo in versione aggiornata (le tragedie nella Storia si ripetono sempre in farsa, Carlo Marx) ventennio compreso, e chi alla fine ci sta riuscendo senza nemmeno ripetere gli errori dell'uno e dell'altro anzi senza fare altro per la gente che chiacchiere e danni ma facendole credere il contrario, mah!
Fatto sta che giusto pochi giorni fa avevo scritto che l'evidenza dei fatti "costringerà a breve il nuovo governo greco a rimangiarsi le promesse elettorali o a uscire dall'Euro per tentare di mantenerle", gettando il solito misero inavvertito sassolino nel mare di un social network noise di osannanti a Tsipras il Salvatore. Maledizione, accozzaglia di superficiali sedicenti di sinistra, come fate a non capire che certe promesse NON si possono mantenere senza sovranità monetaria, e che se uno vi dice il contrario o vi mente, o non capisce niente di economia, o (nella migliore delle ipotesi) sta bluffando, ma con giocatori molto più forti e molto più ricchi di lui? Quest'ultimo aspetto che conta moltissimo, non si può bluffare quando nessuna cifra tu possa sparare riesce a fare manco il solletico ai tuoi avversari, che infatti hanno subito risposto al bluff: "con quali soldi vuoi mantenere le promesse elettorali? coi nostri no, il Q.E. comunque non consiste in soldi alla spesa pubblica ma alle banche private (quelle di un certo tipo, quelle dell'altro tipo le facciamo sparire), ma anche ammesso che queste possano e vogliano con quelli concedere credito per far ripartire la crescita i Paesi che non rispettano i patti sono esclusi dal Q.E., quindi le tue banche sono escluse, per cui se vuoi spendere stampati i tuoi soldi se sei capace, poi vediamo quanto valgono." Il virgolettato è la traduzione di quello che avete sentito dire in politichese ed economichese, e i link se avete la pazienza di seguirli servono a chiarire perchè e come, se no fidatevi.
Dunque o la Grecia in un modo o nell'altro esce dall'Euro, o Tsipras si sputtana e il suo partito segue la parabola del Pasok lasciando la Grecia in mano ai neonazisti. Chi stava sognando che fosse possibile che la mosca cocchiera greca salisse a orientare la politica europea è già svegliato da una secchiata. Tra parentesi, prima di poterla orientare, una politica economica europea dovrebbe esistere in quanto tale, cioè la UE dovrebbe (o meglio, avrebbe dovuto) porsi il problema di livellare in alto il tenore di vita di tutti i suoi cittadini usando le leve dei singoli sistemi economici perchè sistemi diversi funzionano solo con leve diverse, prima di unificare la moneta, ché ovviamente fare il contrario porta a risultati opposti (il livellamento verso il basso cui stiamo assistendo, in tutti quei Paesi per cui la moneta unica è troppo forte, a favore di quelli per cui è debole). In ogni caso, la Grecia è servita, e ora tocca a noi.
Già perchè ammettendo per ipotesi che Tsipras non sia un doppiogiochista come Renzi (il democristiano di destra che ha scalato il PD con primarie truffa ma poi ha conquistato una base talmente avvezza a perdere che non gli pare vero che ora vince e digerisce tutto), quando la Grecia sarà costretta a ridotarsi di una propria moneta, quanto varrà quella moneta? Ha materie prime? Ha un settore produttivo ad alto valore aggiunto? No. In più, ha un livello di corruzione e inefficienza tale che per ogni dracma necessaria bisogna stamparne due perchè una deve andare ad alimentare il circuito illegale. Vi ricorda qualcosa? Signori, non si scappa: la moneta è una promessa di pagamento del sovrano, se il sovrano ha i forzieri vuoti e una corte di ladri e tutti lo sanno, se qualcuno accetta in pagamento la sua moneta vuole retribuito il rischio che si accolla. E se invece quel sovrano ha aderito a una moneta unica che vale, dovrà pagare, quindi far pagare ai suoi sudditi, lacrime e sangue per ciascuna di quelle monete preziose. E' ovvio.
E qui torniamo a noi: chi era che propone assieme il ritorno alla sovranità monetaria e la lotta senza quartiere a corruzione e illegalità? Grillo, con in più il reddito di cittadinanza, cioè rendere illegale la povertà. Syriza in Grecia e Podemos in Spagna hanno proposte diversamente zoppe, rispetto a queste indispensabili tre gambe. Però greci e spagnoli sanno che quando passa un'opportunità (e non un'altra) bisogna coglierla anche se non è esattamente quella dei nostri sogni, qualcosa succederà. Sono già meglio di noi, che preferiamo catalogarla secondo i nostri schemi pregiudiziali e affossarla partecipando al coro di disinformazione diretto dai nostri stessi nemici. Non avranno miglior destino, perchè nessun tavolino regge senza almeno tre gambe, ma almeno avranno la coscienza a posto. Noi, che osserviamo inerti i nostri politici banchettare come avvoltoi sui resti della nostra democrazia, disinformare di continuo, rubare finchè possono e anche oltre, e rubare il futuro ai nostri figli, noi che tacciamo complici nella speranza di beneficiare di qualche rivolo di questo trogolo, noi saremo spazzati via dalla Storia senza pietà. E ovviamente stavolta spero di avere torto, perchè in questi casi i primi a lasciarci le penne sono gli innocenti.
Ah! chi può, impari il cinese.

giovedì 5 febbraio 2015

MA CHE TI LAMENTI?

Guardate che meraviglia, i ficus benjamin del lungomare Falcomatà...
Qualche giorno fa è scomparso un artista che forse sta a Reggio Calabria come Pino Daniele a Napoli, nella sostanza intima se non nella eco massmediologica, anche se per la commistione tra tradizione e innovazione ricorda più Eugenio Bennato. Mimmo Martino era già nella presenza scenica un ficus di quelli della Via Marina, solido e imponente a dispetto dei guai fisici, e con radici così, larghe grosse e insofferenti ai confini. Anche per questo si poteva permettere indifferentemente di cantare gli standard calabresi e riggitani, ma anche pezzi nuovi e modernissimi scritti in quel solco, e adattamenti di classici "cugini" come Amara terra mia di Modugno o Malarazza (che lo stesso Mimmo pugliese per primo ripescò dalla tradizione siciliana) che diventano nella discografia dei Mattanza rispettivamente Nebbia a la valle e Un servu e un Cristu (che trovate in fondo al post).
Quest'ultima canzone vanta forse un record di versioni (sono decine, davvero: da Roy Paci a Carmen Consoli, da Cristicchi al Muro del canto, da Venuti a Rosa Balistreri, dalla Nannini a Voltarelli, da Eugenio Bennato a Mimmo Cavallaro - altra bandiera della musica popolare calabrese), ma forse solo Margherita Hack che agitava il bastone sul palco ad accompagnare la struggente interpretazione di Ginevra Di Marco riusciva a eguagliare Mimmo e la sua stampella nella capacità di sottolineare il messaggio rivoluzionario di questo canto pagano mascherato da religioso (come per quasi tutte le sagre e feste popolari meridionali): è inutile e molesto che continui a lamentarti, se non agisci nessuno lo farà per te. Con la credibilità di uno che non fa solamente chiacchiere.
Di qui a rammentare che purtroppo nel nostro Paese il coraggio, anche solo di uscire dagli schemi, e la consequenzialità sono merce rara, prevalendo invece la fascinazione e l'opportunismo, il passo è breve. E viene voglia di parlare di Grecia, Spagna, euro/noeuro, eccetera. Ma questo magari domani, oggi ci ascoltiamo Mimmo cantare...

lunedì 2 febbraio 2015

MATTARELLIBUS

Potenza dell'enigmistica...
Non ho cominciato io a storpiare in latinorum il nome di colui che è stato appena eletto Presidente della Repubblica: l'utilizzo dell'accusativo singolare per dare un nome alla legge elettorale da lui varata è altrettanto arbitrario di quello dell'ablativo plurale, insomma sono entrambi ad capocchiam ma almeno il mio suonerebbe bene in bocca a Totò in una delle sue giaculatorie esilaranti tipo "cave canem cave canem! in hoc signo vinces! autobus, est est est...".
La storpiatura di allora però ha un autore illustre, e dunque c'è da giurarsi non sia casuale, se è vero com'è vero che prima di essere battezzata da Sartori mattarellum la legge elettorale concepita dal cocco demitiano per neutralizzare l'afflato popolare verso il maggioritario era stata detta "minotauro".
Venivamo da 40 anni di proporzionale puro, che ci aveva dato la durata media dei governi più bassa di tutto il mondo cosiddetto democratico, e non per caso: Yalta ci costringeva ad avere governi filoamericani e tenere il PCI all'opposizione, una legge elettorale che impedisse ai cittadini di scegliere e favorisse in ogni modo il consociativismo era indispensabile. Ma caduto il Muro era forse possibile che l'Italia diventasse una democrazia compiuta, e una legge elettorale che introducesse un'impronta maggioritaria favorendo l'alternanza di governo senza però tradire la frammentarietà ideologica dell'elettorato si imponeva: un doppio turno di tipo francese, era logico e sarebbe stato utile, come si è dimostrato per i sindaci. Ma c'era chi non voleva che diventassimo una democrazia compiuta ed ecco che mandano uno dei meno compromessi con lo schifo che andava emergendo, peraltro fratello di un morto di mafia e quindi con la patente di antimafia in bella vista (ma immeritata a solo voler guardar bene...), a metterci la firma. Su un inguacchio che favoriva da un lato la creazione di due poli ma dall'altro la sopravvivenza di rivoli dentro e accanto le coalizioni e soprattutto l'elezione assicurata di quelli che ce la dovevano avere.
Con queste premesse, ora ci ritroviamo chi lo scrisse nelle condizioni di bloccare, o permettere l'avanzamento in pompa magna, una legge elettorale ulteriormente peggiorativa di quella, non a caso denominata Porcellum dallo stesso relatore, che ha sostituito la sua qualche anno fa per poi venire stracciata dalla Corte Costituzionale. Sarà questa, se accetta o meno di firmare l'Italicum (ormai il suffisso -um nel volgo massmediologico italiano corrente significa "legge elettorale", tocca rassegnarsi, è sempre meglio dell'uso ad minchiam della terminologia anglofona come per il Jobs Act), la prima delle tante occasioni in cui il Nostro avrà modo di dimostrare se merita almeno un decimo dei peana aprioristici che sta ricevendo (tu quoque Leonardo...), o se invece ha ragione chi teme che sia lì solo per completare l'opera sciagurata del suo predecessore: la distruzione definitiva di ogni parvenza di democrazia liberale in Italia.
Intanto come primo atto invita al Quirinale un pregiudicato meritatamente decaduto da parlamentare come esordio non c'è male....

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