lunedì 2 febbraio 2015

MATTARELLIBUS

Potenza dell'enigmistica...
Non ho cominciato io a storpiare in latinorum il nome di colui che è stato appena eletto Presidente della Repubblica: l'utilizzo dell'accusativo singolare per dare un nome alla legge elettorale da lui varata è altrettanto arbitrario di quello dell'ablativo plurale, insomma sono entrambi ad capocchiam ma almeno il mio suonerebbe bene in bocca a Totò in una delle sue giaculatorie esilaranti tipo "cave canem cave canem! in hoc signo vinces! autobus, est est est...".
La storpiatura di allora però ha un autore illustre, e dunque c'è da giurarsi non sia casuale, se è vero com'è vero che prima di essere battezzata da Sartori mattarellum la legge elettorale concepita dal cocco demitiano per neutralizzare l'afflato popolare verso il maggioritario era stata detta "minotauro".
Venivamo da 40 anni di proporzionale puro, che ci aveva dato la durata media dei governi più bassa di tutto il mondo cosiddetto democratico, e non per caso: Yalta ci costringeva ad avere governi filoamericani e tenere il PCI all'opposizione, una legge elettorale che impedisse ai cittadini di scegliere e favorisse in ogni modo il consociativismo era indispensabile. Ma caduto il Muro era forse possibile che l'Italia diventasse una democrazia compiuta, e una legge elettorale che introducesse un'impronta maggioritaria favorendo l'alternanza di governo senza però tradire la frammentarietà ideologica dell'elettorato si imponeva: un doppio turno di tipo francese, era logico e sarebbe stato utile, come si è dimostrato per i sindaci. Ma c'era chi non voleva che diventassimo una democrazia compiuta ed ecco che mandano uno dei meno compromessi con lo schifo che andava emergendo, peraltro fratello di un morto di mafia e quindi con la patente di antimafia in bella vista (ma immeritata a solo voler guardar bene...), a metterci la firma. Su un inguacchio che favoriva da un lato la creazione di due poli ma dall'altro la sopravvivenza di rivoli dentro e accanto le coalizioni e soprattutto l'elezione assicurata di quelli che ce la dovevano avere.
Con queste premesse, ora ci ritroviamo chi lo scrisse nelle condizioni di bloccare, o permettere l'avanzamento in pompa magna, una legge elettorale ulteriormente peggiorativa di quella, non a caso denominata Porcellum dallo stesso relatore, che ha sostituito la sua qualche anno fa per poi venire stracciata dalla Corte Costituzionale. Sarà questa, se accetta o meno di firmare l'Italicum (ormai il suffisso -um nel volgo massmediologico italiano corrente significa "legge elettorale", tocca rassegnarsi, è sempre meglio dell'uso ad minchiam della terminologia anglofona come per il Jobs Act), la prima delle tante occasioni in cui il Nostro avrà modo di dimostrare se merita almeno un decimo dei peana aprioristici che sta ricevendo (tu quoque Leonardo...), o se invece ha ragione chi teme che sia lì solo per completare l'opera sciagurata del suo predecessore: la distruzione definitiva di ogni parvenza di democrazia liberale in Italia.
Intanto come primo atto invita al Quirinale un pregiudicato meritatamente decaduto da parlamentare come esordio non c'è male....

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