giovedì 29 gennaio 2015

MA E' CIOCCOLATA O...?

Non siamo dalle parti di Piero Manzoni (lo scultore di "Merda
d'artista"), ma da quelle di un ristorante "à la page" di Taipei..
C'è un dilemma antico quanto le situazioni che può bene rappresentare, quelle in cui l'apparenza delle cose è tale che la sostanza delle stesse può essere facilmente equivocata, e tra interpretazioni spesso opposte che più non si può.
Un esempio attualissimo è l'ultimo film di Clint Eastwood: da una parte critiche di segno opposto e polarizzate tra i due estremi "boiata nazionalpatriottistica dell'ormai rincoglionito regista repubblicano de L'ispettore Callaghan" e "ennesimo capolavoro dell'intramontabile maestro di Million dollar baby e Gran Torino", dall'altra un successo di pubblico talmente grande da soffiare sul fuoco del dubbio (perché un film visto così tanto non può essere senza pregi, ma non può nemmeno sfuggire facilmente all'etichetta di "roba facile dal messaggio scontato che quindi piace alle masse").
In queste situazioni, non c'è altra soluzione che avvicinarsi se non ad assaggiare, almeno ad odorare il conquibus, per dirimere la questione. E quindi toccava (tocca, se non l'avete ancora fatto) andare a vederlo.
Ora, che non fosse un capolavoro del livello di quelli succitati o - per dire - di Mystic river, era scontato a priori anche solo statisticamente. Oppure bastava aver letto (ad esempio da Leonardo) che il film nasce da un progetto altrui ed è stato solo completato, dal vecchio Clint. A cui quindi è logicamente ascrivibile, con buona approssimazione, tutta la distanza che c'è tra American sniper com'è venuto e il polpettone retorico che sarebbe venuto fuori dalle mani di quasi qualsiasi altro. Ci sono almeno un paio di dettagli che marcano questa distanza, che può notare solo chi ha guardato il film (e quindi da qui in poi chi non lo ha fatto e intende farlo smetta di leggere):
  • è vero che non è una novità, ma il confronto in parallelo tra i due cecchini qui è fatto da uno capace di raccontare la battaglia di Iwo Jima da due punti di vista con due film entrambi epici, e sai che magari non lo farà ma potrebbe essere solo lui capace di farci vedere la guerra di oggi vista dalla prospettiva di quelli che ci piace chiamare terroristi;
  • tra tutte le milioni di ore di trasmissioni televisive che Eastwood poteva scegliere per prendere quei dieci secondi in cui il Nostro vede in TV l'attentato alle Torri gemelle, ha scelto quelli in cui il commentatore ha detto che sembrano venire giù come in una demolizione controllata. Non so in quanti ve ne siete accorti, e a me pare abbastanza per dirimere la questione se il punto di vista registico sia o meno quello del protagonista: no che non lo è. Non è neanche l'opposto, ma non è cerchiobottismo: per accollarsi e portare a termine questo film occorreva camminare sul filo di un rasoio affilato, e secondo me "il Buono" ci riesce.
In realtà il film l'ho visto un po' di tempo fa, ed era un po' che volevo commentarlo ma non trovavo la chiave giusta. Me l'ha data un'amica comune segnalandomi che Sandro Curatolo è uscito con un'instant song sui fatti di Charlie Hebdo. Il pezzo, che fa molto divertire e assieme riflettere come tutti i suoi, sia da solista che coi Pura Utopia, usa la metafora che mi ha dato la chiave di cui sopra, in una declinazione tutta sua che non voglio rovinarvi: ascoltatela.

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