Ve l'avevo già detto: "la scimmia del quarto Reich ballava la polka sopra il muro, e mentre si arrampicava le abbiamo visto tutti il culo" - Fabrizio De Andrè, poeta e profeta, La domenica delle salme, 1991 |
La rivoluzione industriale, strappando i contadini al contado per necessità di operai vicini alle fabbriche e un minimo acculturati, ha causato la loro presa di coscienza di classe e innescato la dialettica tra capitalismo e socialismo. Questa è sfociata nella rivoluzione russa, che dimostrava tutta la sua potenzialità di sviluppo e di elevazione delle condizioni materiali dei sudditi, ora cittadini e compagni, proprio mentre il capitalismo mostrava la corda causando milioni di poveri e/o i regimi fascisti. Sconfitti i quali con una guerra molto calda, bisognava ingaggiarne una fredda per attaccare il vero nemico. Ma siccome molti dei sudditi dei regimi capitalisti erano ancora convinti che quelli comunisti erano meglio, bisognava intanto aprire un fronte interno per convincerli del contrario.
Ed ecco la spiegazione storica del perchè e il percome nei tre decenni dopo la guerra mondiale il capitalismo appare ciò che non è: compatibile con la democrazia, col benessere dei popoli, coi diritti umani, con la stessa vita sul pianeta. Non lo è, per sua natura intrinseca. E' una follia, una teoria economica realizzabile solo in un sistema a risorse illimitate, perchè segue leggi iperboliche in un mondo le cui risorse seguono leggi paraboliche, e però riesce a fingere di essere realizzabile all'interno di sottosistemi a patto di sfruttare anche violentemente e drammaticamente altri sottosistemi, e i suoi sudditi gli credono perchè in fondo gli fa comodo credergli. E allora "Franz è il mio nome", concessioni sul welfare da un lato, leva monetaria e consumismo dall'altro, eccoci agli anni 80, col sistema già in crisi che pompa parossisticamente il suo dumping per mostrare la differenza. E vince. E appena vince, si mettono in moto le sue leggi inesorabili: mercato dei capitali unico, mercato delle merci unico, quindi mercato del lavoro unico. Non si fermeranno finchè tutti quelli che non hanno capitali e devono campare del loro lavoro non avranno più o meno lo stesso tenore di vita, e se questo è sotto la sussistenza vorrà dire che in un modo o nell'altro molti dovranno soccombere. E, dall'altro verso, finchè quelli che i capitali li hanno siano i più pochi possibile e sempre più ricchi.
Guardate le statistiche di oggi confrontate a quelle di prima della Crisi, solo sette anni fa: è una realtà crudissima, nel mondo poche centinaia di persone detengono una ricchezza pari a svariati miliardi di altre (queste le statistiche italiane). Tra le due classi, quella media si impoverisce e assottiglia sempre di più, e resta a fare da cuscinetto un piccolo ceto di privilegiati incaricato di gettare il fumo negli occhi ai nuovi schiavi, quello dei politici di carriera e degli araldi dell'infotainement.
Questa è la tendenza di fondo, se ci volete credere basta badare a come funzioni bene come chiave di lettura di tutti gli elementi in storia recente e in cronaca, dalla trappola-Euro al jobs act, passando per le privatizzazioni selvagge e lo smantellamento dello stato sociale.
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